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Autore: MadPhantom21    07/03/2020    0 recensioni
Fanfiction Dennor/Sunor/Nednor ispirata a Notre Dame de Paris.
Copenaghen, 1635.
Tratto dal testo:
"Cosa ti turba, amico mio?"
Jan incrociò le braccia sul tavolo, guardando l'amico fisso negli occhi.
Mathias teneva stretto tra le mani un piccolo crocifisso d'oro, e non rispose, tenendo lo sguardo basso.
"Sarà forse... una streghetta puttanella?"
A quelle parole Mathias alzò lo sguardo, gli occhi azzurri erano adesso rossi per lo stress.
"Lo sapevo" Rispose Jan con un ghigno. "Beh, mi dispiace per te, amico, ma sarò io ad averlo per primo."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Danimarca, Nordici, Norvegia, Paesi Bassi, Svezia/Berwald Oxenstierna
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: Triangolo
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Lukas, per la prima volta dopo tanto tempo, si sentiva felice.
Non di una felicità istantanea, passeggera, che filosofi come Epicuro avrebbero definito appagamento dei bisogni e dei desideri fisici, ma un sentimento di gioia generato nell’anima, una sorta di calore che dal cuore si espandeva a tutto il resto del corpo, uniformemente, germogliando infine sul sorriso che adesso si trovava sulle sue labbra, cosa abbastanza rara.

Persino Emil, il suo fedele suonatore di flauto, si era sorpreso alla vista di tale allegria sul volto chiaro e solitamente misterioso di Lukas. Un’allegria che aveva il nome di Jan deVries.

Dopotutto lui non era uno che lasciava leggere le proprie emozioni facilmente, aveva imparato a proprie spese che quella era l’unica arma a propria disposizione contro il mondo intero.
Gli unici a cui permetteva di leggerlo erano Emil e Berwald, le uniche due persone di cui si fidava, le sole che lo conoscevano davvero. Entrambe avrebbero saputo cogliere il minimo guizzo di luce, fosse esso positivo o negativo, negli occhi del giovane norvegese, specialmente Berwald, che per Lukas più che un migliore amico era un fratello maggiore, ma che andasse tutelato e protetto al meglio in cambio dell’amore e della sensazione di famiglia che riusciva a dargli.

Non lo reputava ripugnante, a dire la verità dopo un po’ si era abituato e quello ormai era… beh, era Berwald.
All’inizio, la prima volta che lo aveva visto, accucciato com’era come un cane bastonato e ferito sul ciglio della strada sotto la pioggia cadente, gli aveva fatto pena. Vivendo tra zingari, storpi e mendicanti, nulla gli faceva più ribrezzo. Lui avrebbe potuto essere uno di loro, lo invitò alla corte dei miracoli, ma lui aveva rifiutato, perché in mezzo all’odio che la gente gli aveva versato sopra, nel suo cuore era ancora viva la sua passione per la piccola bottega che era anche la sua casa.

E Lukas da quel giorno l’aveva considerata anche casa sua, con quel perpetuo odore di legno e vernice, i manufatti ammassati sugli scaffali che coprivano tutte le pareti, e Berwald sempre chino sul bancone a intagliare qualsiasi cosa.
Spesso Lukas si divertiva a indovinare quale fosse il soggetto del corrente artefatto, ma spesso sbagliava perché Berwald era davvero imprevedibile con i suoi lavori.
L’ultimo era stato un piccolo uccello di legno con un cassetto segreto.

Ma quel giorno Lukas non era entrato nella bottega di Berwald per curiosare tra le sue creazioni.
 
“Lukas.”
Vide gli occhi del gobbo illuminarsi alla sua vista, e lasciò subito andare il pezzo di legno a cui stava lavorando per sorridegli con la sua bocca storta.
“Ciao Berwald. Ti ho portato qualcosa” Disse Lukas posando un cestino contente pane, frutta e altri beni sul bancone, e subito vide Berwald indicare la sua testa.
Lukas si lasciò scappare un sospiro, sorridendo, e passò le lunghe dita affusolate tra i morbidi capelli, spostandoli di lato. Non era più abituato a non indossare la sua forcina a forma di croce, che dopo la notte passata con Jan era misteriosamente sparita.

“Vedo che l’hai notato, Berwald” Gli disse dolcemente, appoggiandosi al bancone.
“D’v’è?” Chiese l’altro con un brontolio, simile a un verso animalesco.
“L’ho perso. Forse mentre danzavo ieri, in piazza. Mi dispiace” Lukas mentì spudoratamente, in fondo al cuore sapeva che Jan l’aveva probabilmente rubata come pegno del loro amore, per ricordarsi di lui, ma non avrebbe mai potuto dirlo a Berwald. “Magari potresti farmene un altro? Era davvero bello e ho bisogno di una molletta”
Ricevette un cenno della testa in risposta.
Berwald adorava Lukas, più della sua bottega probabilmente, e non gli avrebbe mai detto di no.
“Devo andare adesso. Ci…” Iniziò, sul punto di andare via, poi vide all’angolo del bancone una statuina, raffigurante un giovane dai lineamenti delicati e femminei, con una molletta a forma di croce tra i capelli.
Lukas la prese e la osservò, sorridendo leggermente. “Sono io…?” Chiese a Berwald, che stava guardando in basso imbarazzato, e gli rispose con un altro cenno della testa
“E’ così bella…” Restò quasi incantato a guardare la creazione, curata fin nei minimi dettagli e non notando che gli occhi del falegname erano invece rivolti verso di lui, e quasi brillavano di amore e di ammirazione.
Così, quando si girò verso di lui, non potè fare a meno di notare come Berwald lo stava guardando, come se fosse un angelo o un’apparizione divina.
Ormai aveva capito qualsiasi cosa ci fosse da capire e l’unica cosa che gli restò da fare fu chinarsi a baciare la sua guancia e rimettere la statuina tra le sue mani, poi lasciò il negozio senza ulteriori parole.

Lukas tirò il cappuccio sulla propria testa e cominciò a camminare, intenzionato a tornare alla Corte dei Miracoli prima che facesse buio. Camminò guardandosi intorno, e accuratamente tendendo l’orecchio al minimo rumore. Infatti, poco dopo, ebbe l’impressione che qualcuno lo stesse seguendo, vedendo un’ombra misteriosa nascondersi dietro di lui.
 Così si fermò, non avrebbe potuto di certo condurre chiunque lo stesse seguendo al covo.
Lukas si voltò, impugnando saldamente il pugnale che conservava alla cintura sotto il mantello, e si guardò cautamente intorno, sicuro che ci fosse qualcuno.

“Non voglio farti del male” Disse una figura, uscendo dal proprio nascondiglio all’angolo di un edificio. Anche lui, come Lukas, indossava un lungo mantello e il cappuccio che gli copriva la testa, ma il giovane fu in grado di scorgere due occhi azzurri come il mare, che però brillavano di una luce alquanto strana.
Non ebbe bisogno di molto tempo per riconoscere il giovane nobile che gli aveva lanciato una moneta l’altro giorno mentre ballava in
piazza di fronte la chiesa maggiore. Così si fermò ad ascoltarlo, per capire cosa avesse da dire.

“Perché mi seguite?” Chiese, sospettando che l’uomo volesse scoprire la locazione della Corte.
L’aristocratico lo guardava in una maniera che Lukas non avrebbe potuto descrivere se non in un modo: ossessiva.
Lo guardava come se fosse una grande mela del peccato sul punto di essere colta, lo guardava come se lo odiasse ma ne fosse allo stesso tempo terribilmente attratto, e Lukas si sentì tremendamente a disagio. Mathias fece qualche passo verso di lui e afferrò il suo polso sottile.
Lukas si dimenò e tentò di sottrarsi alla presa, impugnando l’arma nella propria cintura ma l’uomo lo spinse verso l’edificio, sbattendolo al muro e avvinghiandosi su di lui.

“Dal primo istante in cui ti ho visto…” Sussurrò guardandolo negli occhi, il suo sguardo era carico di lussuria. “Io non ho fatto altro che desiderarti”
Lukas lo guardò a sua volta, la mano ancora sul pugnale ma non lo sfoderò, voleva prima dare una possibilità a quest’uomo che con la sua moneta gli aveva assicurato la giornata. “Ci sono dei prezzi…” gli rispose in maniera neutrale, dopotutto era quello il suo lavoro principale, non danzare in piazza per quattro spiccioli dai passanti.
“Prezzi?” Mathias corrugò le sopracciglia, di certo non si aspettava di ricevere una tale risposta da parte del giovane che gli annebbiava la mente da giorni, e di cui non sapeva nemmeno il nome.
Non era certamente disposto a pagare per usufruire delle sue candide carni, ma quello cosa significava?
Se c’erano dei prezzi era scontato che non era l’unico a godere di quel corpo, né lo sarebbe mai stato.
In fondo al cuore, Mathias pensava (e sperava) che la candida creatura fosse ancora pura, ma si sbagliava.

Mathias si staccò da lui e fece qualche passo indietro, guardandolo ora con disprezzo e anche una punta di disgusto. “Non solo strega, anche meretrice!” Disse tra sé e sé, quasi borbottando.
Si allontanò ulteriormente prima di trovare nuove parole da rivolgere al giovane:
“Bada, pagherai per questo!” Gli urlò più da lontano prima di sistemare il cappuccio sulla propria testa e allontanarsi.



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Angolo autrice!

Salve a tutti, sono qui per ringraziare tutti voi che seguite la storia, volevo soltanto chiedervi di lasciare una piccola recensione o un messaggio privato se la storia fino ad ora vi piace. 
Come potete ben vedere, mi sto distaccando dall'opera originale mantenendo solo i ruoli principali e qualche avvenimento importante. Mathias non è un prete, Lukas non è uno zingaro (anche se perfettamente degno di risiedere alla Corte dei Miracoli) e Berwald non è un campanaro sordo e servo di Mathias. 
La stesura della storia è impegnativa perchè, come aveva detto qualcuno in  una recensione al capitolo 3, il rischio dell'ooc è sempre in agguato e mi sto impegnando al massimo per non caderci, anche perchè sto srivendo di personaggi complessi da analizzare. 

Detto questo, mi piacerebbe davvero sapere cosa ne pensate della storia fino ad adesso e magari cosa vi aspettate che succederà (come già detto, non pensate che io segua fedelmente la trama di Notre Dame de Paris perchè non è quello che farò).

Al prossimo capitolo ^^
-MadPhantom

 
   
 
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