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Autore: faithisunavailable    07/03/2020    1 recensioni
Il ritiro estivo del secondo anno di Bakugou alla UA piombò su di lui con tutta la sua furia selvaggia di –beh, parliamoci chiaro, Bakugou stesso.
DA METTERE IN VALIGIA:
- Fidanzato (bisogna capire quanto vorrà fargliela passare liscia)
- Gente che afferma di essergli amica (illusi e bisognosi di correzione)
- DPTS (che in realtà non ha proprio per niente)
- Una sana dose di rifiuto (dillo velocemente 5 volte ed è vero, giusto?)
Traduzione di "A Heart Swelled to Bursting" by eggstay, Ao3 - link nelle note.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Katsuki Bakugou, Kirishima Eijirou
Note: Traduzione | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Il programma del campo è abbastanza definito, il che è un sollievo se si considera l’ultimo ritiro. Anche prima che fosse andato tutto a puttane l’allenamento era stato infernale. Bakugou ancora ricorda il dover tenere le mani in acqua praticamente bollente, finché non sentiva la pelle quasi staccarsi, prima di immergerle in un contenitore pieno di ghiaccio. Non è sicuro di come cazzo una cosa del genere lo avrebbe potuto aiutare con il suo quirk, ma stiamo parlando di Aizawa che è un pazzo e probabilmente anche un sadico, quindi forse era solamente per il suo divertimento.
Stavolta invece è una cosa più diretta. La mattina allenamento, addestramento di forza e resistenza subito dopo pranzo. Diverse lezioni con i professori nel pomeriggio, poi tempo libero, cena, doccia, letto. Bakugou ha il sospetto che i professori ci stiano andando piano, cercando di riabituarli agli allenamenti senza forzarli al punto da far ricordare loro com’era stato lo scorso anno. Tutto quello che sa è che sarebbe meglio per lui fare qualche cazzo di miglioramento o sarà incredibilmente scazzato per questa colossale perdita di tempo.
Il mattino albeggia e tutti gli studenti si trascinano fuori con vari gradi di lucidità. Bakugou spinge quello stronzo di copione in un cespuglio, quando ci sbatte per la terza volta di fila, e si fa i complimenti per come sia riuscito a trattenersi. Quello che avrebbe veramente voluto fare era fargli esplodere la faccia.
“Vorrei che pensiate a un potenziale avversario che possa aiutarvi a migliorare,” sta dicendo Cementoss, come se qualcuno di loro potesse riuscire ad assorbire queste informazioni alle prime luci della cazzo di alba. “Mentre gli istruttori vi daranno dei consigli occasionali, vorremmo che consideraste attentamente le abilità dei vostri compagni e scegliate il vostro avversario di conseguenza. Questi saranno gli eroi con cui collaborerete in futuro: conoscere come armonizzare i vostri quirk e i vostri stili di combattimento è vitale non solo per misurare i vostri progressi, ma anche per incoraggiare una migliore comprensione sia dei vostri amici che delle vostre rivalità.”
Bakugou si strofina gli occhi. La presenza di Kirishima lo ha aiutato a tenere lontano gli incubi, ma aveva comunque dormito male e si era svegliato con una profonda sensazione di disagio. O forse è sempre la stessa preoccupante sensazione che ha da quando è sceso dall’autobus. Dannazione non se ne va-
“Bakugou!”.
Solleva la testa di scatto per vedere, tra tutte le persone, Uraraka saltellare verso di lui con un sorrisone sulla faccia, “Che cazzo vuoi?” chiede.
“Secondo te? Voglio combattere! Fammi da compagno di allenamento!”.
Bakugou chiude gli occhi per un momento. Ha ragione, dal festival sportivo dell’anno precedente non aveva avuto una vera e propria rivincita. “…Va bene” dice dopo un momento, perché, ad essere onesti, non ricorda la metà dei quirk dei suoi compagni di classe quindi tanto vale la pena provarci comunque. E, beh, se deve essere ancora onesto, lo scontro con Uraraka era stato un po’ divertente finché non era finito, troppo presto.
“Oh dio, Uraraka, ma sei masochista?” Kaminari lancia a Bakugou uno sguardo malevolo. “Stavolta potresti evitare di menarla solo per divertimento?”.
“A dire il vero, Bakugou è un grande avversario.” Uraraka sposta delicatamente la mano che Kaminari ha messo sulla sua spalla “Nessuno di noi migliorerà mai se non prendiamo quest’opportunità seriamente, no?”.
“L’hai sentita” si vanta Bakugou, autocompiacendosi. “Mangiati un cazzo. Sono un migliore avversario di te.”
“Non ho detto questo.” Uraraka gira loro attorno e comincia a spingere contro la schiena di Bakugou finché lui non punta i piedi per alzare il dito medio verso Kaminari e comincia a camminare. “Um, ma sì, praticamente quello che ha detto lui! Per favore cerca di prendere sul serio il tuo avversario, anche se è una ragazza, ok Kaminari?”.
“Ehi, perché non combatti di nuovo contro quella ragazza-vite?” fa Bakugou da sopra la sua spalla. “Così potrai essere imbarazzato quando ti farà il culo per la seconda volta!”.
“Hai le spalle molto irrigidite,” nota Uraraka dietro di lui quando finalmente hanno raggiunto un posto abbastanza lontano dove le sue esplosioni non possono interferire con gli altri combattimenti.
“Fatti i fatti tuoi”.
“Ok, ma se ti batto perché prima non ti sei riscaldato, non voglio sentire storie!”.
Bakugou le lancia un’occhiataccia, poi comincia a fare stretching, riluttante. Ignora i suoi risolini.
A causa della vicinanza al resto della classe, Bakugou non può usare le sue esplosioni alla massima potenza come farebbe normalmente. Deve essere creativo: usarle come propulsione per scappare, crearne qualcuna con tanto fumo per oscurarle apposta la vista. Potrebbe ammettere a se stesso, con riluttanza, che è migliorata parecchio nel corpo a corpo quando arriva a pochi centimetri dall’afferrargli il braccio e spedirlo nella maledetta stratosfera.
“Ho fatto qualche lezione all’ufficio di Mr. Gunhead!” cinguetta quando glielo chiede. O meglio, le ringhia contro in una vaga approssimazione di domanda. “Non ha molto tempo libero, ma vorrebbe tanto che il prossimo anno vada da lui per il tirocinio. Mi alleno più che altro con i suoi assistenti, di solito uno o due giorni al mese, ma sento veramente la differenza! Sto andando bene, eh?”.
Bakugou le sgancia un’esplosione in faccia e lei sputacchia.
“Allora” borbotta Uraraka non appena riesce a toccargli la giacca. Lui se ne libera per evitare che gli voli in faccia e quando lei la rilascia da qualche parte sopra di lui, la scaccia via. Ha provato ad accecarlo, la stronzetta. “Hai già trovato qualche posto dove fare tirocinio? Andrai da Best Jeanist?”.
“Dovremmo combattere, non socializzare” scatta Bakugou. E comunque non farebbe mai tirocinio lì, anche se gli si puntasse addosso una pistola. Non solo sarebbe una perdita di tempo, ma dovrebbe indossare quegli orribili jeans attillati. E poi c’è il fatto che Best Jeanist ultimamente non è nelle migliori condizioni e Bakugou non vuole che gli sia ricordato ogni giorno il perché non riesca più a muovere il braccio destro.
“Che problema c’è a fare entrambi? Ahi!” Sputa della sabbia che lui ha lanciato nella sua direzione.
Bakugou si concede di apparire compiaciuto. “Fa’ attenzione o mangia la polvere, faccia rotonda”.
“Che maleducato! Non chiamarmi in quel modo”.
“Allora evita di avere una faccia rotonda”.
“Non è qualcosa che posso cambiare!”.
A un certo punto fa capolino Aizawa per dare la propria opinione. “Stai facendo troppo affidamento sul tuo quirk” dice in tono piatto a Bakugou. “Solo perché è forte, non significa che debba essere il punto focale di ogni tuo attacco”.
“Che altro dovrei usare? Lei ha delle cazzo di mani fluttuanti,” controbatte Bakugou, guance infuocate. Perché cazzo lo sta dicendo solo a lui? Tutti quanti stanno usando il loro quirk in modo eccessivo in questi incontri, non è questa la cosa su cui devono fare pratica?
“Allora avete molte cose in comune. Entrambi avete bisogno della mani per attaccare.” Aizawa fa per afferrare i polsi di Bakugou, ma fa quella cosa strana dove si ferma e lo guarda prima di continuare la sua azione più lentamente. Gli torce un braccio dietro la schiena, ma gli gira il polso e gli preme la mano contro la parte bassa della schiena. “Non puoi usarla ora, o sì? Entrambi dovete pensare più a come riuscire a disarmare il vostro avversario senza usare il vostro quirk.” Lascia Bakugou e indietreggia velocemente, Bakugou sente subito le sue spalle rilassarsi. Se ne massaggia una distrattamente. “Va bene, fatemi sentire le vostre rotelle girare. Uraraka, come potresti immobilizzare Bakugou?”
“Um.” Uraraka si massaggia la bocca pensosa, riducendo gli occhi a due fessure. “…Beh, potrei cominciare col farlo levitar-”
“Ricorda con chi hai a che fare. Bakugou ha un ottimo controllo delle sue esplosioni ed è già abituato a muoversi a mezz’aria. C’è la possibilità che potrebbe usarlo a suo vantaggio.”
“Oh.”  Uraraka torna coi piedi per terra, prima di tirare su il petto e marciare verso Bakugou. Comincia a girargli intorno e a guardarlo come se fosse un pezzo di carne.
“Ehi,” protesta, colpendole la mano quando fa per toccarlo.
“Lasciala fare,” dice lentamente Aizawa, come se pensasse fosse divertente.
Uraraka gli lancia un’occhiata prima di tornare a cercare di toccargli di nuovo i polsi. Lui stringe l’altra mano in un pugno per trattenersi dallo scacciarla. “Credo che, um...” Gli preme il braccio sui fianchi. “Farei quello che ha fatto lei e troverei un modo di bloccarlo così che abbia le mani rivolte contro di sé. O comunque in mezzo. Non può usare le sue esplosioni se con quelle si ferirebbe, giusto?”
-che aspettate a mettergli quelle manette, non può fare nulla con le-
Bakugou allontana il braccio da lei e Uraraka alza le mani in alto. “O qualcosa del genere.”
“Giusto, ma non se ne starà lì impalato per farti cercare qualcosa da utilizzare.”
“Io –oh!” Uraraka corre verso la giacca di Bakugou rimasta a terra a riempirsi di polvere e la afferra. “Avrei potuto bloccarlo con questa mentre cercava di togliersela di dosso!”
Aizawa annuisce. “Esattamente. Non fare qualcosa semplicemente sperando che si rivolga a tuo favore, ogni volta che fai una mossa, anche se diventa un errore, devi essere in grado di usarla a tuo vantaggio.”
Uraraka sbatte via la polvere dalla giacca di Bakugou e sulla sua faccia c’è qualcosa che non gli piace. Una parte di lui che vede più di quanto gli sia concesso, come se avesse in qualche modo sentito il suo cuore accelerare durante la dimostrazione. “Bakugou? Cosa faresti tu?”
Bakugou lo fissa come se niente fosse. Aizawa starà cercando qualche punto debole. Forse anche un motivo per spedirlo a casa: sa che sua madre lo adora. Probabilmente i suoi genitori non ci penserebbero due volte a chiamare Aizawa e raccontargli dell’incubo. Non può lasciarsi sfuggire di non essere al massimo della forma. “Lascerei che mi facesse levitare,” dice con aria di sfida, sollevando il mento. “La afferrerei prima che possa lanciarmi da qualche parte, poi la farei saltare in aria come se non ci fosse un domani.”
Aizawa sospira. “Utilizzeresti ancora il tuo quirk, vedo. Però è una buona strategia.”
“E va bene, la riempirei di pugni in faccia finché non rilascia! Che cosa vuole da me?”
“Va bene, va bene.” Aizawa rivolge lo sguardo verso Uraraka. “Vorrei vedervi pensare in maniera più critica per il tempo che rimane. Le lotte non dovrebbero essere troppo lunghe, vogliamo finirle il più presto possibile. Basta far finta di giocare al gatto e al topo, è noioso da guardare. Capito?”
Uraraka scatta in un saluto. “Sissignore!”
Va bene, ok, va bene.”
Uraraka si gira verso Bakugou dopo che Aizawa se ne va lentamente per infastidire qualcun altro e piega curiosamente la testa. “Davvero mi tireresti un pugno in faccia?”
“Ovviamente. Non stiamo qui a sorseggiare del fottutissimo tè, questa è una battaglia.” Non si aspettava il piccolo sorriso che si fa strada sul volto di lei e le lancia lo sguardo più brutto che ha in repertorio. “Cazzo ridi?”
“No niente!”
“Ti fa eccitare essere presa a pugni? Cazzo, che schifo.”
“Non essere stupido!”
 
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Da quando Bakugou aveva spostato la sua roba da cucina nella cucina al piano di sotto, nessuno lo aveva più lasciato in pace per un cazzo di secondo.
Tutto quello che voleva era un maledetto sauté ogni tanto. Voleva solamente fare un fottutissimo sauté, portarlo in camera sua e mangiarlo in sante pace, ma il minuto dopo che lo avevano visto armeggiare lì dentro, avevano cominciato a girargli intorno come mosche. Come insopportabili, ronzanti, mosche lamentose.
Non che si sentisse obbligato a dar da mangiare a qualcuno di loro, ovviamente. Da quando c’erano i dormitori la mensa era aperta per colazione, pranzo e cena, quindi non è che li lasciassero andare in giro a sfamarsi da soli. E comunque non aveva alcun problema col mettersi gli auricolari e ignorarli pesantemente finché non aveva finito e sarebbe potuto scappare in camera sua.
Ma si erano ingegnati e gli dava sui nervi.
Avevano iniziato col radunarsi attorno ai fornelli lamentandosi ed elogiandolo, ma dopo la volta in cui aveva lanciato una coltellata sul tagliere a due centimetri dalla mano di Sero, avevano tutti capito la minaccia e si erano dispersi. Nessuno lo disturba più, ma c’è sempre troppo traffico al primo piano e ha scoperto un paio di persone a fissarlo.
Kirishima sosteneva che fosse perché vedere Bakugou fare qualcosa di domestico doveva essere veramente interessante, che Bakugou sostiene sia la motivazione più stupida di sempre.
“Non necessariamente,” dice Kirishima mentre guarda Bakugou cucinare con quello sguardo imbrazzanatemente dolce in viso. Kirishima è l’unico a cui è concesso stare intorno a Bakugou quando cucina la cena e utilizza quel privilegio a suo estremo vantaggio sotto le mentite spoglie di “assaggiatore”. Come se gli servisse. “Amico, sei sempre così esagerato. A volte è dura credere che tu sia umano come noi altri.”
“Che cazzo significa?”
“Sei solo troppo serio]. Non è un insulto.”
Bakugou non sa se essere offeso o meno, quindi si limita a dire “Vaffanculo,” e forza un pezzo di tofu nella bocca di Kirishima.
Ha un paio di settimane di meravigliosa pace finché un giorno Jirou, che a quanto pare si è stufata delle vicissitudini della vita e vuole morire, gli si avvicina mentre sta cucinando e gli dice, “Allora, le sai fare le crocchette?”
“Chi cazzo pensi che sia?” Bakugou domanda. Le cazzo di crocchette. Certo che sa fare le crocchette. “Non prendo ordinazioni, stronzetta. Fuori dalla mia vista.”
“Ascolta, a me piacciono veramente un sacco, ma le brucio sempre. Se ti compro gli ingredienti per cucinarle per entrambi, me le faresti?”
“No.”
“Neanche per un pasto gratis?”
“Ti sembro un barbone per caso? Non m’interessano i tuoi pasti gratis!”
Jirou sospira e si allontana dal mobiletto della cucina. “Ok… Vorrà dire che me le cucinerò da sola. Non potranno essere peggiori delle tue, no?”
La situazione è questa: Bakugou sa quando qualcuno lo sta stuzzicando. Lo sa. Lo sa circa sette volte su dieci quando qualcuno sta semplicemente cercando di provocarlo. Non apprezza questo tipo di becera manipolazione, ma-
Ma dannazione, come si permette.
“Le tue sapranno di cibo per cani in confronto alle mie. Comprami quei cazzo di ingredienti, le farò.”
Col senno di poi, se lo sarebbe dovuto aspettare.
Arrivano sempre più e più richieste, generalmente poste allo stesso modo, finché non arriva al punto dove accetta di farlo senza neanche essere provocato. Alcuni vengono rimandati indietro e se il piatto che richiedono non è di suo gradimento, non lo fa (perché dovrebbe cucinare qualcosa che non vorrebbe mangiare?), ma più spesso di quanto ci si aspetti, sono sempre cose semplici. Meno lavoro per lui dato che non deve andare a comprare gli ingredienti e non deve ripulire alla fine.
In più –ok, va bene, gli piace essere elogiato. A quanto pare la sua cucina è così fottutamente buona, il che lui attribuisce a tutti quegli anni passati a insistere a cucinarsi da solo a casa e probabilmente anche dovuta al suo talento naturale. Non che sia difficile, ma quando vede qualcuno come Yaoyorozu chiedergli come cucinare il riso nella vaporiera, pensa al fatto che ha un’altra incredibile capacità che molti dei suoi coetanei non anno. Quindi è una buona spinta per il suo ego.
Alla fine è così che le cose vanno a finire. Per il resto dell’anno ogni tanto fa da cuoco ufficiale della classe e la voce della sua cucina si diffonde anche tra i suoi nuovi compagni di classe quando comincia a frequentare il secondo anno, quindi finisce per diventare il cuoco ufficiale anche della sua nuova classe. Qualcuno dei suoi vecchi compagni continua ad andare al suo dormitorio per chiedergli di cucinare qualcosa, quindi è meglio dire che è il cuoco dell’intero secondo anno. Sospetta inoltre che ci siano una sorta di “linee guida per le richieste” in circolazione, perché seguono sempre una stessa formula e qualche stronzo cono cui non ha mai scambiato mai nemmeno una parola riesce comunque a fare tutto bene senza farlo urlare.
Bakugou non si rende conto, fino a quando non è troppo tardi, che in qualche modo ha imparato piccole cose sui suoi compagni di classe, contro la sua volontà. A Uraraka piace il dashimaki perché le ricorda casa. Tetsutestu mangerebbe qualsiasi cosa contenga spinaci. A Kaminari piacciono gli hamburger che Bakugou prepara nella sua padella in ghisa e a Kendou il goya chanpuru che Bakugou ha cucinato una sola volta perché è disgustoso.
Non sarebbe un problema se quelle informazioni non cominciassero a mischiarsi col resto delle sue interazioni con loro. Il suo maledetto cervello traditore vede Kendou bere da una tazza di caffè e si chiede se lo preferisce nero, dal momento che le piacciono i cibi amari. Ma chi cazzo se ne frega? Perché dovrebbe sprecare la sua preziosa energia celebrale considerando ciò che piace o non piace alle persone?
Smise di accettare richieste per un po’, e di nuovo, non ha idea di come l’informazione si sia diffusa all’intero universo, quando tutto quello che aveva fatto era stato dire a Kaminari di andarsi a farsi fottere: per qualche motivo nessuno lo aveva più disturbato. E poi aveva realizzato che fare la spesa e lavare i piatti era stancante, quindi aveva detto a malincuore a Kirishima di dire a tutti che avrebbe cominciato a cucinare di nuovo.
Non che sia l’unico studente a utilizzare la cucina. E poi c’è una specie di scala gerarchica che è complicata e contorta e non è qualcosa che Bakugou si sente di svelare. Monoma non ha il diritto di fare richieste, di persona o attraverso qualcun altro, perché è un sacco di merda ruba quirk e Bakugou lo odia. Tetsutetsu neanche se recentemente ha fatto lo stronzo, perché a quanto pare si era auto nominato il protettore non ufficiale della virtù di Kirishima, quindi di tanto in tanto lo guarda come se lui non fosse abbasta. Come al solito Kirishima è inutile, dal momento che trova la cosa esilarante.
Todoroki e Deku non avranno nulla, mai. Bakugou sospetta che Uraraka una volta abbia fatto una richiesta per quel motore a quattr’occhi testa di cazzo, ma non ne ha le prove.
Bakugou sa che la situazione gli sta sfuggendo di mano quando Yaoyorozu va da lui a chiedergli una sorta di piatto figo francese che mangia quando è a casa. “Perché cazzo pensi che cucinerò per te?”
Lei lo guarda come se non capisse il perché di quella domanda. “Stai cucinando per tutti quanti.”
“Non tutti”. Bakugou le dà le spalle e riprende a tagliuzzare il suo cavolo. “Sparisci. Non sei neanche più nella mia classe”.
Yaoyorozu sospira dietro di lui, come se fosse lei ad avere problemi per quello che sta succedendo, ma se ne va. Bakugou avrebbe dovuto immaginarselo che Ashido sarebbe venuta volando per infastidirlo, ma è troppo impegnato a essere scocciato di essere caduto così in basso perché Yaoyoruzu possa pensare di poter arrivare e chiedergli cose nel suo dormitorio.
“Bakugou! Andiamo, perché non vuoi cucinare per Momo? Per me lo fai!”
“Lei non mi piace. Quella riccona so tutto io con la coda”.
“Ok, prima di tutto, non è che si vanti di essere ricca o cosa! Secondo, la coda è carina. E terzo-” Ashido gli getta le braccia intorno al collo e pende da lui come una patella. Nella sua testa comincia un conto alla rovescia fino al momento esatto in cui le farà esplodere la faccia se non lo molla. “-ha un sacco di soldi quindi può comprare della carne molto, molto buona. E tu puoi mangiarla.”
Merda. Ha ragione. Probabilmente Bakugou non dovrà neanche convincerla a comprare roba da ricchi.
“Andiamo. Lo sai, se non fosse stato per lei i poliziotti non ti avrebbero neanche ritrovato quando facevamo il primo anno”. Bakugou le lancia un’occhiata pericolosa e Ashido lo molla all’improvviso, facendo un paio di passi indietro, mani serrate dietro la schiena. “Era per dire. È grazie al tracker di Momo che sapevano dove andare a cercare, no? Anche se era ferita, comunque aveva pensato a te. Non pensi di esserle in debito di qualcosa?”
…Cazzo. “Va bene”, ringhia Bakugou. “Valle a dire che lo farò”.
Ashido applaude felicemente e saltella via.
E quando Yaoyorozu si siede a tavola e lo prova e quando si porta una mano davanti alla bocca e lo guarda e dice: “Bakugou, è… delizioso”, beh, grazie al cazzo. E va bene, forse non è così terribile saper fare questo genere di cose.
 
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“Un migliore controllo sui vostri quirk è, sfortunatamente, qualcosa che non si può imparare in una sola settimana”. Cementoss ha le mani poggiate sulle ginocchia mentre si rivolge a ognuno dei suoi circa quaranta studenti seduti in cerchio di fronte a lui. “È qualcosa che si acquisisce in una vita di uso del proprio quirk in modo professionale. Molti di voi hanno già un controllo impressionante del proprio quirk, mentre altri hanno ancora del lavoro da fare”.
“Senza fare nomi?” dice Monoma con autocompiacimento.
“Beh non voleva metterti in imbarazzo”.
“Oooh”, gracchia Kaminari, lanciandosi sopra le gambe di Satou per dare il cinque a Jirou.
“Per favore, state attenti”. Cementoss ha questo magnifico modo di minacciare i suoi studenti che include il fissarli in modo placido. È come essere osservati da un muro di mattoni silenziosamente minaccioso, molto diversa dalla perpetua esausta irritazione di Aizawa. “…Confrontarvi con i vostri compagni è un modo eccellente per incoraggiare a farvi pensare in modo diverso. Spesso un’altra prospettiva è inestimabile nel processo in perenne evoluzione che distingue un eroe mediocre da un grande eroe”.
Bakugou è irritato. Mediocre? ‘Sto stronzo rettangolare. Non c’è nulla di mediocre in lui.
“Siete ancora degli studenti quindi non mi aspetto che possediate la stessa versatilità di un eroe professionista che ha affinato le sue abilità contro miriadi di avversari dai quirk e capacità più disparate. L’opinione dei vostri compagni vi sarà utile per poter meglio isolare i vostri difetti e un feedback onesto sul vostro aspetto da eroe vi aiuterà a coltivare meglio l’immagine che sperate di far arrivare al pubblico. Lo scopo di questa seduta è di fare entrambe, quindi mettete da parte il vostro ego, studenti, così che possiate rafforzare le maglie deboli della vostra armatura. Ora, c’è qualche volontario?”.
Un paio di mani si proiettarono in cielo, ma nessuna più alta di quella di Iida. Bakugou alza gli occhi al cielo e poggia il mento sulla mano. Grandioso. Stare in piedi di fronte ai tuoi compagni di classe e aspettare che ti sbranino. Sarebbe contento se provassero a dire a lui di usare meglio il suo quirk. Gli mostrerà come riesce a controllarla benissimo.
 
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Iida è in piedi accanto a Cementoss con le mani dietro la schiena a urlare qualcosa sul non trattenersi sulle critiche, mentre Bakugou si dissocia dalla conversazione. Non era andato lì per sprecare concentrazione e cervello ad aiutare gli altri a migliorare. Se non ce la fanno da soli, non devono avere la pretesa di diventare un eroe professionista. Opinioni dei compagni, che cazzata.
“Amico”, bisbiglia Kirishima premendogli un gomito nel fianco. “Non dici niente? Guardi tutti così attentamente quando combattono”.
“Questo è perché voglio trovare dei punti deboli per prenderli a calci in culo”, borbotta Bakugou, “Scemo, io voglio diventare l’eroe numero 1. Perché dovrei aiutare la concorrenza?”
“È vero, saremo rivali a tempo pieno una volta diplomati, ma adesso siamo compagni di classe. E ci sono sempre degli esercizi da fare in coppia e cose del genere e qualcuno di noi potrebbe anche finire nella stessa agenzia. Non preferiresti combattere con qualcuno con delle buone capacità che ti copre la schiena?”
“Preferisco combattere da solo, grazie”.
Kieishima non dice niente e Bakugou non gli rivolge lo sguardo, ma non ne ha bisogno. Il secondo in cui quelle parole hanno lasciato la sua bocca aveva capito di aver fatto una cazzata, non ha bisogno di vedere quella punta di dolore sul viso di Kirishima per sapere che l’ha presa sul personale.
Che cazzo di idiota. Pensava che sarebbero stati insieme per sempre o qualcosa del genere? C’è una ragione per cui molti eroi professionisti non si sposano né decidono di avere figli.
“Kirishima? Ok, fai un passo avanti”.
Bakugou guarda Kirishima a bocca aperta mentre abbassa la mano e si alza in piedi, saltellando verso Cementoss. Che sta facendo? Perché si è offerto volontario quando è già ipercritico sul fatto che il suo quirk non sia abbastanza vistoso o cose del genere? Che vuole dimostrare?
Kirishima non sembra preoccupato, mani sui fianchi mentre gonfia il petto orgogliosamente. “Fatevi sotto!” dice giocosamente.
Gli occhi di Bakugou passano in rassegna i suoi compagni di classe, guardandoli in cagnesco.
“Amico, smettila”.
“Non sto facendo un cazzo”, dice Bakugou mentre continua a minacciare tutti con lo sguardo.
Kirishima lo guarda bieco. “Dai!”
Stupido Kirishima, va bene. Bakugou non riesce a capire perché dev’essere così ossessionato dall’amicizia, ma se è così che ha deciso di percorrere la sua carriera da eroe, allora può fare quello che cazzo vuole. Può prendere tutte le stupide decisioni che vuole. A Bakugou non interessa, non gli deve interessare e non gli interesserà.
Si gira sbuffando e ignora il verso di irritazione che fa Kirishima, poggiando nuovamente il mento sulla mano. Come vuole. Come vuole.
Yaoyorozu si schiarisce la voce. “Bene, dal momento che il tuo quirk non è molto vistoso-”
Bakugou torna a girarsi e le punta un dito contro. “Chiudi il becco, codino, non capisci un cazzo!”
Bakugou!”
Bakugou torna a rivolgersi davanti solo per vedere Kirishima lanciargli un’occhiataccia e arrossire, pugni stretti ai fianchi. “Fa silenzio, dai. Mi stai mettendo in imbarazzo”.
Qualcosa di acido gli ribolle nello stomaco e si alza in piedi andandosene. “Va bene. Tanto è una cosa idiota”. Qualcuno lo chiama, ma non sa (né gli importa) chi. Si dirige verso gli alberi, ne trova uno con dei rami abbastanza spessi e lontano da quello spiazzo da non poter esser visto, e si arrampica.
I boschi sono silenziosi. È quel tipo di silenzio che la natura offre a una persona al di fuori della città. Non c’è quel rumore distante del traffico in autostrada, nessun vociare di autostoppisti improvvisati, nessun rumore cittadino in sottofondo a inquinare la calma di una foresta che accoglie solo i suoi abitanti e ospiti occasionali. Da casa, Bakugou deve prendere due treni e un autobus per raggiungere questo tipo di pace.
Ma adesso non è più in grado di godersela completamente.
E di tutto quello che gli è successo, questa è la cosa peggiore. Di tutto quello che era successo: All Might che ha perso la sua forza, il puzzle che si era man mano completato sul modo in cui Deku aveva improvvisamente acquistato un quirk, la sicurezza che si era serrata a punto di diventare opprimente, la paura che si era diffusa sulla popolazione poiché Shigaraki continua a sfuggire alle autorità, di tutte queste cose quella che tormenta di più Bakugou è il non riuscire più a trovare un po’ di pace. Era solito trovarla nei boschi a distanza di due treni e un autobus, nella placidità delle montagne prima del sorgere del sole, ma adesso… adesso non ci riesce più. Sussulta per un’ombra. Si irrigidisce e aspetta che qualcosa si spezzi.
Sarebbe anche ora che qualcosa di spezzasse.
“Ti stai di nuovo autopunendo?”
Bakugou sussulta e aggrotta la fronte verso Ashido che sta ai piedi del suo albero con le mani dietro la schiena. “’Fanculo”.
“Scherzo! Ti conosco troppo bene per pensare che ti senta male per una cosa del genere”. Invece di andarsene si arrampica raggiungendolo e toccandogli le costole finché, a malincuore, non gli fa posto. “Se ti fa sentire meglio, io ho pensato fosse una cosa dolce”.
“Sta’ zitta.”
“Davvero! Soffocante e da maniaco del controllo, ma comunque dolce! Per uno come te.”
“Vaffanculo.”
Ashido tira su un ginocchio e se lo abbraccia. “Kirishima non è arrabbiato. Sarebbe voluto venirti dietro, ma gli ho detto di rimanere”. Poggia una guancia sul ginocchio e fissa Bakugou. “Sai, è molto carino. Sta facendo complimenti alle persone così che non si sentano troppo criticate”.
“Ma stanno lì per essere criticate”, ringhia Bakugou.
Ashido sospira. “Sei così sensibile”.
“Non sono sensibile”.
“Lo sai che devi tornare indietro e fare la stessa cosa. È obbligatorio. Vorresti di nuovo essere incatenato a un palo?”
Grandioso. Era stato bello non averci più pensato. “… Sta’ zitta”.
Ashido dondola le gambe. “Ecco, ti dirò quello che diranno tutti quanti. Che per quanto riguarda la tua immagine da eroe sei un cretino immenso e violento e terribile con la stampa e i civili e i bambini e nessuno vorrebbe stare con te perché sei odioso tutto il tempo.”
Se pensava che queste cose gli facessero male, si sbagliava. E si sbagliava anche perché non importa quanto fosse odioso, le persone comunque continuavano a stargli addosso. “Come se m’importasse di queste cazzate”.
“E per quanti riguarda il tuo quirk…” Ashido alza le spalle. “Gesù, non lo so. Non penso che qualcuno possa usare il proprio quirk meglio di come lo usi tu”.
Bakugou si rifiuta di sentirsi orgoglioso per quelle parole. No –si rifiuta, stupido cervello. Non c’è alcuna ragione per compiacersi solo perché una compagna di classe che odia meno degli altri sta dicendo una cosa del genere come se fosse una cosa risaputa. Perché lo è. Quindi non c’è alcun motivo. Nessuno. “Non lo dirò un’altra volta, Occhi neri: levati”.
Ashido alza gli occhi al cielo e scende dal suo ramo. “Sbrigati a tornare o dovrà venirti a prendere qualcun altro e non sarà Kirishima! Probabilmente Tetsutetsu. O IIda se ci sentiamo particolarmente stronzi”.
È solo finché Bakugou non intravede IIda correre verso di lui che finalmente scende dall’albero e torna dal gruppo. “E va bene, muovetevi”, scatta mentre prende posto al centro del semicerchio, rifiutandosi di sedersi, mani schiaffate in tasca, più profondamente di quanto riesca.
“Ovviamente, per cominciare, c’è da lavorare sulla tua personalità”, Asui dice automaticamente senza neanche alzare la mano.
“Vaffanculo, ragazza-rana!”
Lo indica. “Appunto. Non credo sia buono per la TV”.
“Eh”, dice Sero, “A volte funziona. Endeavor è un po’ così, no? Voglio dire, con meno parolacce, ma sempre con la stessa attitudine? Ed è l’eroe numero 2”.
“Non è diventato l’eroe numero due per la sua attitudine”, precisa Shiozaki. “O almeno penso. Todoroki?”
“È sempre stato così”, mormora Todoroki “ma non so come fosse prima di diventare l’eroe numero 2. Non saprei”.
“Dal tuo passato e dal modo in cui ti comporti penseranno tutti che sei un villain”. Ogni singola testa si rivolge verso Shinsou, mento tra le mani mentre fissa diritto Bakugou senza batter giglio.
Shinsou era entrato del Dipartimento Eroi a metà del primo anno. Bakugou se lo ricordava appena, non stava prestando attenzione a nulla che non fosse proprio davanti al suo naso e Shinsou non aveva alcun interesse nei suoi confronti quindi non avevano alcuna ragione di parlarsi. Neanche quando quello stronzo era stato messo nella loro sezione e poi selezionato per andare in classe con Deku l’anno seguente.
Non che Bakugou non lo sappia. Dopo quella lotta con Deku al festival sportivo tutti erano al corrente del quirk di Shinsou. Un quirk da villain. Non vistoso, non una che cattura l’attenzione, ma pericolosissimo.
Bakugou ficca le mani ancora più in profondità nelle tasche e assottiglia gli occhi. Shinsou sa che non risponderà, quindi è tutto solo una provocazione. Non importa quanto ci sia di vero, molti eroi hanno visto quanto era forte e non avevano esitato a chiedergli di fare tirocinio nelle loro agenzie. Che importava se un branco di patetici perdenti pensavano che potesse essere un villain solo perché era antipatico? Quelle persone non importavano.
Shinsou sbatte gli occhi languidamente. “E ti sta bene? Puoi rispondere, sai. Non ti farò il lavaggio del cervello”.
“La mia risposta è vatti a fare fottere, non m’interessa”.
Kirishima si schiarisce la gola. “Beh, molti eroi sfruttano un’immagine da duro per vendersi. Non tutti devono essere amichevoli, no?”
“Per non parlare” s’intromette Kendou, forse per cercare di mantenere la pace proprio come Kirishima “che è forte e il suo quirk è molto appariscente e questo fa almeno due terzi dei punti di forza di un eroe. E poi, se si procura un’agente non dovrà preoccuparsi molto delle pubbliche relazioni”.
Shinsou alza le spalle e si risiede. “Hai ragione”.
Bakugou incrocia gli occhi di Kirishima per un momento prima di distogliere nuovamente lo sguardo. Il silenzio si fa imbarazzante e Bakugou comincia a spostare il peso da una gamba all’altra. Kirishima si è semplicemente alzato e si è volontariamente proposto per questo linciaggio. Ma che problemi ha?
“Non riesco a pensare a un modo in cui potrebbe usare meglio il suo quirk”, dice alla fine Yaoyorozu, esasperata.
Disgustosamente talentuoso”, Concorda solennemente Sero, annuendo.
“Sta’ zitto”, ringhia Bakugou.
“Um…”
Bakugou alza lentamente la testa, sente il cuore battere mentre scorge la sola mano alzata dal fondo del gruppo.
Deku. Fottutissimo, Deku. Ovviamente doveva dirgli come usare meglio il suo quirk. Gli studenti nella prima linea indietreggiano un pochino quando Bakugou si sporge in avanti. “Cosa.”
Uraraka da una gomitata a Deku e annuisce incoraggiandolo. Stronzetta di una faccia rotonda. Faccia rotonda traditrice. Erano riusciti a fare un buon allenamento che Bakugou non aveva odiato completamente e ora questo. Era stato un idiota per aver anche solo pensato che fosse la meno merdosa di quel merdoso gruppo dei suoi merdosi amici.
“Kacchan, i palmi delle tue mani, uh, il sudore che secernono. È tipo nitroglicerina, vero?”
Bakugou lo guarda il più in cagnesco possibile, pregando per un’improvvisa mutazione di quirk che farebbe esplodere le persone solo con la forza dello sguardo. “Perché cazzo lo chiedi, come se già non lo sapessi”,
“Ehm…” Deku sfoglia il suo stupido quadernino da stalker e Bakugou riesce in qualche modo a resistere all’impulso di raggiungerlo, strapparglielo dalle mani e farlo saltare in aria. “Stavo pensando, se potessi trovarne l’esatta composizione chimica, beh, sai, la nitroglicerina ha anche usi terapeutici”.
“Aspetta, aspetta, aspetta, aspetta. Fermo”. Kaminari alza la mano “Stai dicendo che il sudore di Bakugou ha proprietà curative?”
“No, non esattamente…”
“La nitroglicerina è utilizzata per curare l’angina che è il restringimento dei vasi sanguigni attorno al cuore” interviene Yaoyorozu. “Apre vene e arterie così che il cuore non deve sforzarsi troppo a pompare sangue. È buono per le persone con muscoli indeboliti, malattie cardiache, etc”.
Kendou si gratta il mento. “È abbastanza specifico. Potrà mai tornare utile in una missione?”
“Beh ha anche-” Yaoyorozu diventa paonazza “ha anche altri usi”.
Bakugou, che conosce esattamente quali siano gli altri usi della nitroglicerina, realizza improvvisamente e con un po’ di panico che ci sono abbastanza persone nel gruppo che potrebbero fare la stessa connessione che lui aveva appena fatto. “Sta’ zitta” ordina un po’ troppo disperatamente a giudicare dagli sguardi d’interesse che improvvisamente gli rivolgono Sero e Kaminari, due stronzi che non hanno alcun problema a rischiare la propria vita ridendo di lui.
“Che tipo di altri usi?” chiede Monoma, avendo notato l’imbarazzo di Bakugou e, da bravo semina zizzania e leccaculo, è determinato a scoprirne il perché.
Yaoyorozu guarda Bakugou. Lui fa scorrere il pollice sulla gola e promette morte con gli occhi. Morte e più nessuna di quelle merdose costolette alle cipolle che lei ama, mai, mai più.
“Può bastare”, dice Cementoss sempre placidamente, anche se sembra aver fiutato qualcosa di strano dal modo in cui cerca di accompagnare Bakugou verso il gruppo. “Andiamo avanti, abbiamo altri volontar-”
“Oh mio dio” urla Kaminari, tenendo in mano il cellulare. Ovviamente, ovviamente quel pezzo di merda riesce ad avere una connessione internet in un posto come quello. Ovviamente sa come si scrive nitroglicerina, ovviafottutamente lo ha cercato- “è anche usata come antidolorifico per le dilatazioni anali”.
Ogni singola testa si gira a fissare Kirishima. Kirishima sbatte le palpebre, poi diventa di un rosso così intenso che la sua faccia si mimetizza coi capelli. “Oh mio dio! No! No, non abbiamo neanc-”
“Idiota, chiudi il becco!” Bakugou abbaia e subito la classe scoppia in un ruggito. Può vedere Sero quasi morire e lancia una piccola preghiera a qualsiasi dio esista per prenderselo, prenditi quel cazzo di salsa di soia bastardo.
Kirishima soffoca una risatina e si copre la faccia. “Amico… io neanche lo sapevo…”
“Non lo sapevi?! Andiamo Bakugou devi darti un po’ più da fare”.
Bakugou non ci vede più.
Punta Kaminari, ignorando come il suo viso stia letteralmente andando a fuoco, in favore di avvicinarsi a lui con una mano fumante per prendergli il telefono.
Kaminari strilla e cerca di riprenderselo, quando Bakugou glielo tira via dalle mani. “Amico, non osare-”
Bakugou fa esplodere il cellulare di Kaminari.
 
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Cementoss sembra veramente determinato a portare avanti quell’intera farsa alla samurai vecchio stile perché la sua idea di punizione è di far inginocchiare gli studenti con una statuetta in pietra del Buddha sulle ginocchia. Ma poi da dove cavolo le ha prese? Le ha fatte lui? Con quale cazzo di cemento? Sono nel bel mezzo di dannatissime montagne.
“Mi devi un cellulare nuovo”, sibila Kaminari verso Bakugou, il sudore a imperlargli la fronte.
Bakugou ringhia da sopra la testa del Buddha “Non ti devo un cazzo”.
“Ehi, ragazzi” Kirishima li chiama, la sua testa fa capolino dalla porta “Oh cavolo. Sembrano pesanti.”
“Vaffanculo Kirishima!”
“Non posso credere di essere d’accordo con questo assassino di cellulari, ma sì, vaffanculo”.
“Wow” Kirishima tira su col naso “Sono venuto a vedere se volevate della compagnia, ma se le cose stanno così allora me ne vado”.
Messo davanti alla possibilità di dover stare seduto per il resto della punizione con la sola stupida faccia di Kaminari da dover guardare, Bakugou trova molto più semplice mettere da parte l’orgoglio. Beh, almeno un pochino. “Aspetta.”
Kirishima si ferma sulla porta, si gira e alza un sopracciglio. Merda. Ce l’ha ancora con lui per quel pomeriggio.
Bakugou tamburella le ditta sulla statuetta. “…Puoi rimanere.”
“Oh wow, posso rimanere? Wow…” .
“Uh.” Kaminari guarda prima uno e poi l’altro. “Dovete litigare proprio adesso?”
“Kirishima, cosa diavolo vuoi da me? Sei venuto qui per vedere se potevi restare e ti ho detto che puoi farlo!”
“Sono venuto qui per farti un favore, amico, non per chiederti il permesso di poterlo fare.”
“Ooook”, dice Kaminari ad alta voce, “State litigando. Uh, provate a calmarvi? Chiedetevi scusa?”
“Sta’ zitto,” lo aggredisce Bakugou.
“Amico, finiscila!” Kirishima incrocia le braccia. “Questo è un problema serio, ok? Smettila di urlare contro le persone al mio posto!”
“Gli stavo urlando contro per conto mio!”
“Beh smettila di urlargli, punto!”
Bakugou lancia via la statuetta dalle gambe così da potersi alzare. Non può essere più basso di Kirishima in questa situazione, neanche se per farlo dovrà tenere quella cazzo di cosa sulle gambe per tutta la notte. “Stronzo. Da quand’è che mi dici cosa devo fare?”
“Non sto-” Kirishima si ferma e preme le dita sulle tempie. “Guarda. Non m’importa delle cose che fai se interessano solo te, ok? Ma non puoi urlare contro le persone quando sono stato io a chiedere il loro aiuto, o cercare di minacciarle al posto mio, o- o cose del genere. Non puoi farlo. È la mia linea.
Bakugou lo fissa. “…Che cavolo significa che è la tua linea?”
“La mia linea, la linea che ho disegnato! Quella che sto disegnando così” dimostra Kirishima. “Stai attraversando la mia linea!”
“Sei un cazzo di idiota. Non è la tua linea, è solo una linea.”
“Perché dovrei essere un idiota?! Non è mica la stessa linea per tutti!”
È una linea metaforica!”
“Amico!” Kirishima lancia le mani all’aria. “Che diavolo significherebbe?”
Non sai che significa metaforico?!”
“So che significa, dico che non capisco che cosa vuoi dire tu!”
Voglio dire quel che cazzo ho detto!”
“Oh wow, ragazzi siete un sacco bravi in queste cose,” dice Kaminari, “avrei voluto avere il mio cellulare così avrei potuto registrarvi come dimostrazione di terapia di coppia.”
“Sta’ zitto, Kaminari”, dicono in contemporanea Bakugou e Kirishima.
Non vuole fare qui una cosa del genere. Ogni volta che lui e Kirishima hanno una discussione seria, la fanno sempre in privato. Anche se Kaminari fa parte di questo strano, semi… qualcosa problema con le persone che ha, comunque a Bakugou non va di parlare col suo ragazzo di questo nuovo problema davanti a questo stronzetto pettegolo.
Kirishima si gratta la fronte e questo a Bakugou non piace. Lo fa apparire troppo responsabile, come se avesse delle cose di cui preoccuparsi. Bakugou non vuole essere un suo motivo di preoccupazione. “Guarda, Bakugou, solo-”
Ugh, e va bene, ‘fanculo Kaminari. “Il tuo quirk non è noioso.”
Kirishima guarda in alzo e sospira. “Amico, lo so, ma è che-”
“Non è patetico. Non è poco interessante. Non è noioso, cazzo.” Sputa Bakugou, perché nonostante gli piaccia avere il quirk che ha, odia tutte quelle stronzate sul fatto che debba per forza catturare l’attenzione. Quando diventerà l’eroe numero 1 non sarà dovuto al fatto che il suo quirk è riuscito a catturare l’attenzione, sarà dovuto al fatto che è incredibilmente forte. Lui. E Kirishima – anche lui è altrettanto forte. “Non lascerò che la gente si sieda e ti dica di essere più così o che devi essere meno colà, perché il tuo quirk non è abbastanza interessante. Sono stronzate. Tu sei apposto così. Non devi cambiare niente.”
A quanto pare è riuscito a scioccare anche Kaminari che si è ammutolito. Bakugou si risiede sulle ginocchia e vi poggia sopra la statuetta per sicurezza, in caso Cementoss decidesse di controllare a cosa fossero dovute tutte quelle urla. “Quindi ok. Bene. Come vuoi, non mi metterò più in mezzo. Ma non fare l’idiota.”
Kirishima si poggia allo stipite della porta e la sua espressione diventa quella soffice e vulnerabile che Bakugou non avrebbe voluto che nessun altro vedesse. Prende in considerazione di fare coppia con Kaminari il giorno dopo così da poterlo menare a volontà durante l’incontro di allenamento per avergli portato via quel privilegio.
“Cazzo, è stata una cosa troppo romantica.”
“Scemo,” Bakugou ringhia come avvertimento, “chiudi il becco.”
“No, sono serio, lo penso davvero.” Kaminari si stringe le mani al petto “Non devi cambiare niente di te, baby! Ti amo per come sei!”
“Ma che c-” Bakugou sente la sua faccia surriscaldarsi e si sporge minacciosamente nella direzione di Kaminari. “Non ho detto niente del genere!”
“Eccome invece.”
“Sì, più o meno,” s’intromette Kirishima dall’uscio della porta, quell’espressione dolce ancora sul suo viso anche quando incrocia le braccia e sorride.
“Chiudi il becco! Entrambi chiudete quella cazzo di fogna!”
Cementoss si sporge dentro da dietro Kirishima, più indifferente che mai. “Avete finito? La vostra punizione è terminata. Bakugou mi aspetto che rimborsi a Kaminari il suo cellulare.”
“Che?!”
“Kaminari, mi aspetto che tu chieda scusa a Bakugou. Sentitamente.”
“Ugh, cheeeee?!”
 
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I confini della foresta si scuriscono col tramontare del sole e Bakugou è stanco di esserne spaventato. L’unico modo per farsela passare è marciarci proprio dentro, quindi propone di trovare qualche torcia e dirigersi verso le pareti rocciose in lontananza per andare a esplorare durante il loro tempo libero.
“Ci siamo allenati per tutto il giorno,” si lamenta Sero. “Perché dovrei voler andare ad arrampicarmi? Ma dove la trovi tutta questa energia?”
Ashido salta su dal suo posto sull’erba. “Io ci vengo! Sembra che da lì ci sia una bella vista, voglio andare a controllare!”
“Ooh, anche io voglio venire!” Hagakure s’infila i sandali e trotterella verso lo chalet principale. “Devo cambiarmi però, aspettatemi! Mina, non lasciarlo partire senza di me!”
Kaminari li guarda. “Sul serio? Perché vuoi andarc-ahia,” guaisce quando Jirou gli piazza un gomito nel fianco mentre gli passa accanto. “Ma che cazzo, Jirou?! Che ho fatto?!”
Bakugou non vuole neanche sapere che cosa stanno discutendo. No. È che lo sa, sa quello di cui stanno discutendo ma ha già preso una decisione e sentirli sussurrare cazzate del tipo vai con lui, probabilmente sta cercando di fare il duro lo farà solo incazzare ancora di più. Quindi invece prende una delle torce a LED da uno dei tavoli da picnic e si dirige da solo verso il cancelletto dove si imbocca il sentiero.
E si ferma.
Kirishima gli si avvicina. I graffi e i lividi dell’allenamento di quella mattina in mostra, ma li porta bene. Bakugou sente ancora la nervosa sensazione della loro quasi-lite punzecchiargli le punte delle dita, ma la ignora mentre studia il profilo di Kirishima. “…Vieni anche tu?”
“Vorrei, ma…” Kirishima alza lo sguardo verso di lui. “Verrei solo perché sono preoccupato per te. Quindi se non vuoi che venga, rimarrò qui.”
“Che cazzo di accollo.”
“Non mi stai dando molti motivi per non farlo, amico.”
…Beh, ok. Ha ragione. Guarda nelle ombre che si infittiscono, sconfinando sul sentiero e accende la torcia. "Allora rimani qui. Io sto bene."
Kirishima tocca il gomito di Bakugou, solo a sfiorarlo, ma torna sui suoi passi per andare a infastidire Kaminari.
“Bakugou!” Ashido e Hagakure lo fiancheggiano da entrambi i lati e hanno anche l’audacia di prenderlo a braccetto mentre apre il cancelletto e mette piede sul sentiero.
“Staccatevi cazzo,” ringhia, liberandosene. Torna la nervosità di prima e lui la ignora con intento vendicativo, rifiutandosi di guardarsi indietro. Lì non c’è niente. Lì non c’è un cazzo di niente.
Ashido e Hagakure parlano di argomenti futili che variano dai dolci al trucco alle nuove attrezzature per eroi ai ragazzi carini della classe ai film al libri a che cazzo ne so. Bakugou non capisce come riescano a trovare il tempo per tutte queste cose senza senso, ma suppone che i pomeriggi debbano essere un sacco liberi per la gente che non studia mai.
Ad un certo punto un cervo gli spunta davanti e si lancia tagliandogli la strada. Bakugou sa di aver sussultato, ma una volta che il suo cuore finalmente si calma, realizza che Ashido sta ancora stringendo la sua maglietta. Non le dice di lasciarla.
La scarpinata di per sé non è male. Ci sono un po’ di sentieri scoscesi da attraversare dove Bakugou passa dietro la torcia e prende il comando per trovare gli ancoraggi più sicuri, ma ce la fanno a discapito solo del fiato corto. Bakugou fa festa col bruciore dei muscoli sforzati all’estremo: l’allenamento della mattina e del pomeriggio era stato faticoso e le gambe gli traballano un po’ per tutto quello stare in ginocchio di prima, ma questo è… questo va bene. Va bene. Non è successo nulla nel loro viaggio fin lì, lo ha provato a se stesso. Non c’è alcun motivo di essere inquieti.
“Wow,” sussurra Hagakure e si avvicina un po’ all’orlo del precipizio per guardare in giù. “Oooh, ooh Mina! Mina, guarda, quello è lo chalet! Wow, abbiamo camminato molto meno di quanto mi aspettassi.”
Bakugou da una rapida occhiata all’orizzonte, ancora illuminato di un rosso pallido. Dovrebbe esserci Luna piena e cielo senza nuvole quindi il chiaro di luna li aiuterà al ritorno, ma devono ancora riuscire a scendere quei sentieri rocciosi prima di arrivare sul percorso principale. Farlo con la sola luce della torcia non sarà semplice. Beh, potrebbe sempre fare delle piccole esplosioni se ce n’è bisogno.
Hagakure si siede sull’orlo del precipizio, i piedi a penzoloni oltre il bordo. “Fiuu, sono esausta. Svegliatemi quando è ora di rientrare, ok?” Si sdraia a terra e si gira sul fianco. Bakugou alza gli occhi al cielo.
“Ehi, ehm, Bakugou?” Ashido si preme le mani dietro la schiena e gli si avvicina, abbassando la voce. “Posso chiederti una cosa?”
Lui la guarda in modo sospetto. “Cosa.”
“Quando tu e Kirishima vi siete messi insieme, tipo… voglio dire, chi si è confessato per prima? Tu hai fatto la prima mossa in piscina, giusto? O è stata una cosa molto più romantica, tipo uno di voi-”
Chiudi il becco,” Bakugou mormora disperatamente, guardando indietro al sentiero, un po’ aspettandosi che sbucasse fuori qualche stronzo per registrarlo. “Ma che cazzo? Perché vuoi saperlo?”
“Beh è che…” Ashido si sistema le unghie.
Sputa il rospo.”
“Mi piace Sero,” dice tutto d’un fiato prima di schiaffarsi le mani in faccia. “Ahh! Non l’avevo mai detto ad alta voce prima d’ora! Oddio. Non ci credo che la prima persona a cui l’ho detto sei tu. Cavolo.”
Ma perché glielo ha detto? Neanche lui riusciva a crederci. “…Ok,” dice lentamente, “non m’interessa un cazzo, quindi…”
“Bakugou!” Ashido pesta i piedi. “Ti sto chiedendo un consiglio!”
“Ma è una cosa stupida” la prende in giro Bakugou.
“Non è stupida! È normale.”
“Perché sono io quello a cui chiedere consigli amorosi? Chiedi al cretino elettrico, conosce quel bastardo meglio di me. Oppure chiedi a una delle tue amiche femmine, ce n’è una proprio lì.”
“Non posso chiederlo a Kaminari! E tu stai con Kirishima da tipo sei mesi. Siete una coppia fatta! Voglio una cosa del genere con Sero.”
“Allora chiedi a Kirishima.”
Ashido diventa di una strana sfumatura di magenta. “Non posso. Kirishima non sa tenere i segreti quando è nella foga del momento. Probabilmente lo urlerebbe lo stesso secondo in cui glielo dico.”
Beh, non ha tutti i torti.
“E poi, sicuro sei stato tu a fare la prima mossa. Che probabilmente sarà la stessa cosa che dovrò fare anch’io, dal momento che Sero non sta facendo niente! Dovrò prenderlo e baciarlo prima che riesca a capirlo!”
Bakugou ridacchia, tirando un calcio a una pietra sull’orlo del dirupo. “Allora procurati una scatola su cui salire, tappetta.”
“Ugh! Scemo.” Bakugou sta al gioco quando lei lo spintona e lui fa lo stesso.
È –non lo ammetterebbe mai ad alta voce, ma è ok. Ashido potrà anche essere fastidiosa e parlare un po’ troppo ed essere troppo riservata su certe cose, ma non è ipersensibile. Potrà anche lamentarsi e piagnucolare, ma non è il tipo che quando si impaurisce diventa irritante, tipo come la gente che lo guarda come se stesse per far esplodere un palazzo ogni volta che alza un po’ il tono di voce.
E va bene, ha… ok, sì è stato sul punto di farlo una volta, ma è stato più di un anno fa ed era perché Deku stava facendo lo stronzo. Dai, fatevela passare, era solo un palazzo.
Ashido lo tira dalla manica e lui la lascia fare. “Dovremmo andare. Tra poco ci sarà la cena.”
Ha ragione. E Bakugou sta morendo di fame e se rimanesse ancora qui correrebbe il rischio di essere assalito da altre stronzate sentimentali. All’improvviso la ragazza invisibile si lamenterà con lui di avere una cotta per bastardo mezzo e mezzo o qualcosa del genere. Dio, meglio essere rapito un’altra volta.
“Tooru, stiamo tornando! Sveglia!”
“Mina, oh dio, ti piace Sero.”
Ah! Stavi ascoltando?! Ti odio! Perché non hai detto niente?!”
“Voglio dire, non è colpa tua! È super stiloso. Anche se è praticamente un idiota.”
“Tooru, stai zittaaaa-”
Bakugou ricorda un’intervista di All Might di quando era piccolo. Aveva quattro anni, raggomitolato tra i suoi genitori mentre cercava di star sveglio molto dopo l’ora della nanna per vedere All Might dal vivo in TV per la prima volta. Non ricorda molto dell’intervista, ma ricorda in particolare una domanda perché aveva sempre pensato che la sua risposta fosse stata troppo figa. L’intervistatore aveva chiesto ad All Might come faceva a trovarsi sempre nel posto giusto al momento giusto e la sua risposta era stata:
Non è accurato al 100%, ma quando hai preso conoscenza di quello che ti circonda cominci a sviluppare un certo istinto per l’equilibrio del mondo intorno a te. Credo che molti altri eroi potrebbero rispondere a questa domanda in modo più accurato! Ma per quanto mi riguarda è una semplice sensazione. Sai quando qualcosa sta andando per il verso sbagliato.
Bakugou ha già lasciato cadere la torcia quando lo vede.
I vestiti di Hagakure sono oltre il bordo, troppo lontani, i suoi sandali sono scivolati dall’orlo del precipizio (va a fare trekking coi sandali, l’idiota) e sta cadendo. Ashido sta già cercando di afferrarla dalla maglietta ma si sta sporgendo troppo, finirà col sbatterle contro e mandarle entrambe-
Non c’è tempo.
Il pugno di Bakugou si stringe attorno alla maglietta di Ashido e genera un’esplosione in direzione del precipizio per farli scaraventare nella direzione opposta. Hagakure lancia un urlo e finiscono tutti e tre a terra, uno sopra l’altro, le orecchie che fischiano a causa del boom che ancora echeggia sulle cime degli alberi.
“Bakugou… grazie” dice a fatica Ashido, spingendosi in piedi da sopra Bakugou e tendendo una mano ad Hagakure. “Tooru, tutto bene?”
“Io- io sto bene.” Hagakure è seduta con le gambe incrociate e il suo altro sandalo salta via quando se lo toglie. “Wow, questi cosi sono più mosci di quanto pensavo. Pessima scelta, eh?”
“Una scelta stupida,” sputa Bakugou, tirandosi in piedi sui gomiti. “Sarebbe meglio fare escursioni da scalzi.”
“Sì, penso tu abbia ragione! Wow. Oddio, mi tremano le mani. È stato emozionante! Ti mette l’adrenalina in circolo”.
“Stupida. Sei una stupida. Cadere da quest’altezza significa morire.”
“Ma non l’ho fatto! Mina,” Hagakure getta le mani attorno alle spalle di Ashido. “Tu saresti morta per salvarmi! Forse ora sono io a essermi innamorata di te!”
“Bakugou ci ha salvate entrambe,” fa notare Ashido, guardando nella sua direzione in un modo che non è sicuro piacergli. “Voglio dire, lo hai fatto per questo, vero? Siamo compagni di classe.”
“Il mio corpo si è mosso ancora prima che potessi pensarlo,” ringhia Bakugou alzandosi e scotolandosi la polvere di dosso. Controlla la torcia per assicurarsi di non averla rotta. “Non farti i film. Torniamo, lo avranno sentito tutti quanti. Staranno pensando che siamo sotto attacco.”
Ashido e Hagakure lo seguono giù per il sentiero molto più silenziosamente di prima. Quasi cadere da un precipizio è uno scherzo se comparato a tutte le cose che hanno dovuto passare, ma Bakugou realizza che sono il calo di adrenalina e la fame a farle stare zitte e non si azzarda a rompere il silenzio. Il modo in cui il boom dell’esplosione di prima aveva scosso la parete rocciosa, il modo in cui il fumo ancora danzava sottile e scuro nell’aria immobile, lo trasportarono proprio da quel precipizio da cui era riuscito a scappare.
Quando sia Ashido che Hagakure si aggrappano alla sua maglietta mentre scendono lungo il sentiero principale, le lascia fare.
 
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“E poi è saltato verso di noi, ma tipo, proprio saltato, come se avesse dovuto buttarsi dal dirupo per salvarci! È stato così eroico.”
Il dentista di Bakugou lo odia. Lo odia perché ha diciassette anni e lo smalto dei suoi denti è già andato come se avesse masticato ghiaia per trent’anni. Ha cercato di fargli mettere un apparecchio, convinto che la notte digrignasse i denti. ‘No, no, lo fa durante il giorno’ gli aveva detto sua madre.
“Occhi neri,” dice digrignando quei denti che il suo dentista odia, “se non la smetti di parlare-”
“Ma sei stato un sacco figo! E veloce! Pensavo che saremmo precipitate, vero, Tooru?”
“Già! Ma anche tu sei veloce, Mina, cavolo wow!” Hagakure si lancia addosso ad Ashido e si aggrappa a lei. “Siete entrambi i miei eroi! Potrei essere morta!”
“Probabilmente è per questo motivo che è sconsigliato andare ad arrampicarsi quando fa buio,” dice meccanicamente Todoroki facendo la scarpetta con la salsa che era rimasta.
“Ma è stato entusiasmante!” Ashido spara un sorriso a Bakugou. “E poi, c’era un cavaliere senza macchia pronto a salvarci.”
Bakugou le ringhia contro.
Il secondo in cui arrivarono alla baita c’erano già un paio di professori schierati fuori pronti alla battaglia. Bakugou aveva scoperto che Aizawa era addirittura salito sul precipizio alla ricerca di indizi. Imbarazzante: fare tutto questo casino per una piccola esplosione. Come se non avesse raso al suolo prima metà della foresta se qualcuno avesse provato a prenderli.
Il fatto di non essere l’unico all’erta per l’inevitabile lo fece solo sentire peggio. Un intero anno era passato e la gente ancora credeva che potesse essere preso da quello stronzo di Shigaraki. Che i professori e la polizia sapessero qualcosa che lui non sa? Per quanto ne sapesse Bakugou, Shigaraki aveva superato la fase del rapimento di studenti. Quindi quando l’avrebbero fatta finita con questa farsa? Quando avrebbero messo Shigaraki in prigione? Quando lo avrebbero ucciso?
Il peggiore è stato Kirishima che stava cercando di non stargli troppo addosso, ma ovviamente era in prima fila nel gruppo di studenti che si era formato all’ingresso. Tutti quanti si erano diretti verso la sala da pranzo quando avevano sentito che era stato un falso allarme, ma Kirishima era rimasto e aveva aspettato di scorgere Bakugou prima di andare via. Vedere quel lampo di preoccupazione irrequieta era stata la cosa assolutamente, dannatamente peggiore di tutte.
“-ha detto,” Ashido aggrotta le sopracciglia e abbassa la voce fino a sussurrare, poggiando i gomiti sul tavolo, “Il mio corpo si è mosso ancora prima che potessi pensarlo. Non farti i film.
“Kacchan ha detto una cosa del genere?” chiede Deku, come se avesse il permesso di intromettersi in tutte le conversazioni in cui citano Bakugou senza essere invitato.
“Sì, lo ha fatto! E poi ha detto qualcosa sul tornare indietro, ma la parte importante è quella.” Ashido sorride e punta Kirishima che cercava di far finta di stare ascoltando. “Non è una cosa che lo rende davvero attraente, Kirishima? Non sei ancora di più suuuuuuper innamorato di lui adesso?”
“Sì, più o meno.” Dice Kirishima con un boccone di riso in bocca e Ashido e Hagakure lanciano degli urletti e battono le mani.
Bisogna adottare delle misure drastiche. “Peccato che non fossi Sero, dal momento che è il suo cazzo quello su cui vuoi sederti.”
Sulla tavola scende il silenzio e Bakugou impila i suoi piatti sul vassoio prima di alzarsi dalla panca. Kirishima lo guarda a bocca aperta, poi guarda Sero e apre la bocca ancora di più e sorride ancora di più e comincia a indicare gente e Bakugou realizza che, sì, Ashido aveva ragione. Non avrebbe mai tenuto il segreto.
“Aspetta,” dice lentamente Kaminari. “Sero? Ti piace Sero?”
“Ti piaccio io?”  Dice Sero incredulo, afferrando il bordo del tavolo.
“Io- tu -! Aaah! Bakugou!” l’urlo di Ashido echeggia dietro di lui mentre Bakugou scappa verso la cucina.
Lavare i piatti non è esattamente il suo passatempo preferito o cose del genere, ma è silenzioso e solitario e gli lascia spazio e tempo per pensare. Le sue dita non la smettono di tremare, come quando usa il suo quirk troppo a lungo. Quasi le bacchette non gli cadevano per due volte. Stava meglio prima. Stupida Hagakure. Stupida Ashido.
Riempie lo scolapiatti e apre una tovaglia.
“Davvero piaccio ad Ashido?”
Bakugou non si scomoda nemmeno a girarsi. Ha forse un cartello sulla schiena? Venite a disturbarmi coi vostri patetici problemi amorosi o cose del genere? “Ti sembro mica Ashido? Vallo a chiedere a lei.”
“È scappata. Ha detto che doveva preparare le cose per il bagno.” Sero si avvicina a Bakugou e comincia ad asciugare i piatti. Bakugou vorrebbe spaccargli un piatto in testa, ma non è in vena di avere un’altra cosa da sostituire e piuttosto continua a ignorarlo mentre lava i piatti. “Quindi, come fai tu a saperlo?”
“Perché ha aperto bocca e me lo ha detto, cretino.”
Perché?”
Era andato lì per trovare della cazzo di pace, non per questo interrogatorio di cazzate- “Non lo so! Cazzo, non so perché qualcuno di voi idioti fa le cose! Lasciami da solo, cretino! Non m’importa un cazzo dei tuoi sentimenti e non m’importa un cazzo della tua brutta copia di una vita amorosa! Fottiti!”
Sero smette di asciugare i piatti e schiaffa la tovaglia sul piano cottura. “Gesù Cristo, va bene. Sei proprio uno stronzo.”
Bene. Finalmente. “Ovviamente!”
Bakugou strofina furiosamente una ciotola mentre Sero si dirige a passi pesanti verso la porta. Passano dieci secondi di silenzio prima di decidere di avere l’ultima parola. “Non ti sei chiesto perché tutti sono stati così gentili con te per tutto il campo, anche se continui a essere uno stronzo?”
Il pasto di Bakugou si trasforma in acido nel suo stomaco mentre solleva la testa e serra la mascella. Non deve girarsi. Non darà a quello stronzo questa soddisfazione. “Non perdere tempo.  Non ho bisogno della compassione di nessuno.” Sogghigna, lascia che la sua voce si permei di quel tono di scherno. “In particolare la tua, patetico.”
“Stronzo.” Mormora Sero e Bakugou aspetta teso prima di girarsi e trovare l’uscio vuoto. Le sue dita tremano nell’acqua e sapone, sente le risate provenienti dalla sala da pranzo dietro l’uscio stesso. La cucina è di un bianco accecante, non ci sono ombre da nessuna parte.
Il boom del precipizio ancora gli vibra nelle ossa.
Non c’è nessuno. Non c’è niente.
Niente.
 
&&&
 
Bakugou si sveglia all’odore acre di paglia bruciata e al suono di qualcuno che urla.
È a pezzi. Qualcuno lo sta trattenendo a terra, qualcuno di grosso –cazzo, forse il tizio calamita? Cazzo –ha i polsi legati, i palmi delle mani rivolti verso il basso così se dovesse usare il suo quirk non farebbe altro che farsi saltare in aria le mani. Maledetti bastardi –gli stanno impedendo di attaccare. Vaffanculo. È disposto anche a farsi saltare in aria le mani pur di andare via di lì, a staccarsi gli arti uno alla volta-
Il ginocchio di qualcuno gli preme contro la schiena e Bakugou ricorda il viso di Kirishima spezzarsi in due e soffoca nel suo stesso grido –le urla sono le sue.
Si dimena il più possibile. Tira una gomitata a qualcosa o qualcuno, perché è così buio, dov’è lui, ma qualcuno prende il posto di chi si è liberato e ora sente come di avere l’intera Alleanza dei Villain sulla schiena a schiacciarlo contro il terreno, a soffocarlo, e qualcuno dice qualcosa su una quirk e il ghiaccio e non –deve andarsene da lì, deve-
“No, no, no! Non lo trattenete!”
Kirishima. C’è Kirishima qui, sta gridando, deve raggiungerlo prima di Shigaraki, deve farlo, è un eroe-
Comincia a scalciare di più quando i rumori iniziano a filtrare, quando sente “-impazzendo, che cosa dovremmo fare?!”
Levatevi di dosso!” ringhia Bakugou, strattonando le braccia finché non gli fanno male le spalle. Il panico gli stringe lo stomaco in una morsa. Kirishima è qui, lui deve vederlo, deve- deve-
Bakugou calmati, è tutto ok!” Qualcuno gli blocca di nuovo le gambe e Bakugou non riesce a trattenere un altro urlo mentre scalcia a più non posso. Il suo piede prende qualcuno e a un tratto il peso su di lui sparisce.
Bakugou si alza sulle ginocchia, lo stomaco gli sussulta come se dentro di lui vi fosse un terremoto e gli arti gli tremano come se stesse per congelarsi a morte. Una mano gli si avvicina al viso per toccargli la guancia. Bakugou si tira indietro, ma la mano ritorna e c’è luce, all’improvviso, troppo forte e vede rosso-
Kirishima.
È Kirishima. È proprio lì. Sta bene.
Bakugou non riesce a guardarlo, gli occhi ancora fissi sulle sue dita mezze raccolte e tremanti tra le sue ginocchia. Sta tremando tutto. Ogni parte di lui sta tremando, tremando, tremando.
“Vai a chiamare un professore,” dice Kirishima. Bakugou vorrebbe dire a chiunque stia andando di non fare niente, ma i suoi denti battono così forte che non riesce a parlare. L’altra mano di Kirishima si poggia sulla sua spalla. “Bakugou. Ci sei?”
Piano piano ritorna anche la percezione spaziale. Bakugou ricorda un pezzo alla volta. Il ritiro. L’estate del secondo anno. Si sono allenati tutto il giorno sulle montagne. L’escursione nel bosco dopo il tramonto. Hagakure e Ashido sono quasi cadute. Boom attraverso gli alberi. Cena, bagno, letto.
Nessun attacco. Nessun’ombra a spingerlo nel vuoto. Nessuna cosa appiccicosa che gli si riversa nella gola fino a farlo strozzare. Nessun muro saltato in aria. Nessuno che lo insegue. Ok, lui sta bene. Non è ferito. Nessuno lo sta costringendo ad andare in qualche posto in cui non vorrebbe. Va tutto bene. Lui sta bene. Non c’è niente che non va.
Ma il suo corpo non ha ancora realizzato. I polmoni ghermiscono l’interno delle costole, bruciano come se fossero stati strofinati con della carta vetrata. Continua ad ansimare. Non riesce a respirare.
Bakugou non realizza di essere piegato su se stesso con la testa sulle ginocchia finché non sente un’altra mano sulla sua schiena. “Lasciategli spazio,” dice Aizawa da sopra di lui. Lui sta bene. “Allontanatevi, lasciategli spazio.”
Respirare è difficilissimo, la cosa più difficile che abbia mai fatto-
“Inspira e conta.”
Bakugou scuote la testa. La vista gli si annebbia ai bordi. Lui sta bene.
Bakugou. Trattieni il respiro e conta. Inspira.”
Bakugou prende decisamente troppa poca aria. Aizawa conta fino a cinque e lui espira col più patetico woosh mai sentito prima, ma la volta dopo ne prende di più ed è più facile trattenere il respiro. Aizawa continua a tenergli la mano sulla schiena, facendo pressione verso il basso come se non volesse permettergli di alzarsi. Bakugou non vuole alzarsi. Vuole solo tornare a respirare normalmente e poi nascondersi per sempre sotto le coperte. Merda, lo hanno visto tutti, ha avuto un incubo e tutti lo hanno sentito-
“Al cinque espira, Bakugou. Ricomincia da capo.”
Aizawa continua a contare, continua a tenerlo fermo finché non respira normalmente. Il suo battito smette di pulsargli così forte in testa come il ruggito di uno tsunami, ma ancora Bakugou non solleva la testa. Sa che nella stanza ci sono ancora tutti gli altri ragazzi. Sa che nella stanza c’è ancora Kirishima.
Tutti hanno visto.
“Ho fatto saltare in aria il pavimento,” mormora Bakugou con voce roca. La stanza puzza ancora di fumo. Per quanto ne sa potrebbe esserci un piccolo incendio.
“Lascia perdere. Andiamo, in piedi.”
Alzarsi sembra impossibile, ma Bakugou si costringe a farlo. Le gambe gli sembrano troppo instabili quindi lo fa incrociando le gambe e ora vede che la luce viene da una delle torce LED dei tavoli di fuori. Sono tutti svegli. Tutti lo stanno guardando.
Bakugou serra i pugni e fissa il pavimento.
Aizawa indica la porta con la testa. “Andiamo.”
Bakugou non chiede dove. Kirishima è intenzionato a seguirli, ma Bakugou lo trattiene con una mano sul petto. Non riuscirebbe a sopportare la sua presenza, non adesso che la vuole veramente. Se si concedesse una cosa del genere sarebbe finita. Deve riuscire a farcela da solo. “Torna a dormire.”
Kirishima gli tocca il polso. “Amico, è impossibile dopo una cosa del genere.”
“Allora rimani qui e basta, non m’importa.”
Kirishima abbassa la testa finché Bakugou non la alza per guardarlo, i loro occhi s’incrociano. Li fissa in cerca di qualcosa, prima di mordersi sofficemente il labbro e annuire, stringendogli il polso e allontanandosi. “Quando tornerai io sarò qui,” dice.
Aizawa lo guida fino all’ingresso. Bakugou vede la porta delle ragazze chiudersi velocemente non appena la raggiungono. Perfetto. L’intero Dipartimento Eroi sa cos’è successo. L’indomani dovrà anche averci a che fare. E quelli stupidi gli si avvicineranno per fargli delle domande perché non ci arrivano proprio, perché non sanno starsene zitti.
Aizawa lo porta in una specie di lounge e gli indica il divano. Bakugou ci sprofonda dentro, strizzando gli occhi alla luce troppo forte, ma non di meno grato di questa cosa. Le mani non gli tremano più almeno, ma ogni centimetro del suo corpo continua a risuonare ed è stanco, mentre il suo cervello è sveglissimo, come se avesse preso anfetamine o roba del genere. Aizawa va da qualche parte, i suoi passi soffici. Bakugou spinge la testa nelle mani e stringe i pugni tra i capelli.
Aizawa non torna subito, ma quando lo fa ha in mano una tazza di tè e sta aspettando che Bakugou alzi la testa e la prenda. “C’è della droga dentro?” chiede Bakugou, ma lo sorseggia comunque.
“Non stavolta.”
Bakugou alza gli occhi al cielo e prende un altro sorso.
Aizawa è seduto su un bracciolo del divano e Bakugou deve nascondere quanto questa cosa lo tranquillizzi. “Non farmi aspettare tutta la notte, Bakugou.”
Mani piene di graffi e punti a coprirgli la bocca, qualcuno di grosso sopra di lui a tenerlo giù, gli tiene giù le mani mentre gli infilano di forza delle manette-
“-un sogno,” dice Bakugou in tono strozzato, stringendo la tazza così forte che gli brucia sui palmi, dà l’illusione che stia usando il suo quirk. “Solo un fottutissimo sogno.”
“Midoriya ha detto che stavi urlando.”
Bakugou lo maledice. Ovviamente doveva essere Deku a chiamare il professore. Come se non ne avesse avuto abbastanza di salvarlo. Maledetto idiota col complesso del salvatore.
Aizawa sospira e si alza, si siede pesantemente su una sedia di fronte a lui e incrocia le braccia. “Non cominciare a fare storie. Si sentiva dall’ingresso. Stavo comunque per venire a controllare.”
“Era solo un sogno,” insiste Bakugou.
“Se continui a tenerlo dentro, la prossima volta sarà peggio.” Bakugou guarda il tè bagnare delicatamente la ceramica. Aizawa si sistema sulla sedia davanti a lui e sospira di nuovo. “Vorresti tornare a casa?”
Cazzo, no,” sussulta Bakugou. Gesù Cristo, essere portato via da un campo estivo a diciassette anni perché fa degli incubi? Può già sentire il sapore dell’umiliazione. Non riuscirebbe a sopravviverci.
“Allora torna a letto. Domani ci aspetta un altro giorno.” Aizawa si avvicina uno sgabello e ci poggia i piedi, sprofondando nella sedia e chiudendo gli occhi.
Bakugou strizza gli occhi nella sua direzione. “Dorme qui?”
“Certo.” Aizawa tira su col naso. “Sono troppo stanco per tornare indietro. Tu fai quello che ti pare.”
Bakugou fissa il suo tè, lo finisce e poggia la tazza sul pavimento prima di sdraiarsi sul divano, girarsi per dare le spalle ad Aizawa e far finta di dormire fino al mattino.
Il programma del campo è abbastanza definito, il che è un sollievo se si considera l’ultimo ritiro. Anche prima che fosse andato tutto a puttane l’allenamento era stato infernale. Bakugou ancora ricorda il dover tenere le mani in acqua praticamente bollente, finché non sentiva la pelle quasi staccarsi, prima di immergerle in un contenitore pieno di ghiaccio. Non è sicuro di come cazzo una cosa del genere lo avrebbe potuto aiutare con il suo quirk, ma stiamo parlando di Aizawa che è un pazzo e probabilmente anche un sadico, quindi forse era solamente per il suo divertimento.
Stavolta invece è una cosa più diretta. La mattina allenamento, addestramento di forza e resistenza subito dopo pranzo. Diverse lezioni con i professori nel pomeriggio, poi tempo libero, cena, doccia, letto. Bakugou ha il sospetto che i professori ci stiano andando piano, cercando di riabituarli agli allenamenti senza forzarli al punto da far ricordare loro com’era stato lo scorso anno. Tutto quello che sa è che sarebbe meglio per lui fare qualche cazzo di miglioramento o sarà incredibilmente scazzato per questa colossale perdita di tempo.
Il mattino albeggia e tutti gli studenti si trascinano fuori con vari gradi di lucidità. Bakugou spinge quello stronzo di copione in un cespuglio, quando ci sbatte per la terza volta di fila, e si fa i complimenti per come sia riuscito a trattenersi. Quello che avrebbe veramente voluto fare era fargli esplodere la faccia.
“Vorrei che pensiate a un potenziale avversario che possa aiutarvi a migliorare,” sta dicendo Cementoss, come se qualcuno di loro potesse riuscire ad assorbire queste informazioni alle prime luci della cazzo di alba. “Mentre gli istruttori vi daranno dei consigli occasionali, vorremmo che consideraste attentamente le abilità dei vostri compagni e scegliate il vostro avversario di conseguenza. Questi saranno gli eroi con cui collaborerete in futuro: conoscere come armonizzare i vostri quirk e i vostri stili di combattimento è vitale non solo per misurare i vostri progressi, ma anche per incoraggiare una migliore comprensione sia dei vostri amici che delle vostre rivalità.”
Bakugou si strofina gli occhi. La presenza di Kirishima lo ha aiutato a tenere lontano gli incubi, ma aveva comunque dormito male e si era svegliato con una profonda sensazione di disagio. O forse è sempre la stessa preoccupante sensazione che ha da quando è sceso dall’autobus. Dannazione non se ne va-
“Bakugou!”.
Solleva la testa di scatto per vedere, tra tutte le persone, Uraraka saltellare verso di lui con un sorrisone sulla faccia, “Che cazzo vuoi?” chiede.
“Secondo te? Voglio combattere! Fammi da compagno di allenamento!”.
Bakugou chiude gli occhi per un momento. Ha ragione, dal festival sportivo dell’anno precedente non aveva avuto una vera e propria rivincita. “…Va bene” dice dopo un momento, perché, ad essere onesti, non ricorda la metà dei quirk dei suoi compagni di classe quindi tanto vale la pena provarci comunque. E, beh, se deve essere ancora onesto, lo scontro con Uraraka era stato un po’ divertente finché non era finito, troppo presto.
“Oh dio, Uraraka, ma sei masochista?” Kaminari lancia a Bakugou uno sguardo malevolo. “Stavolta potresti evitare di menarla solo per divertimento?”.
“A dire il vero, Bakugou è un grande avversario.” Uraraka sposta delicatamente la mano che Kaminari ha messo sulla sua spalla “Nessuno di noi migliorerà mai se non prendiamo quest’opportunità seriamente, no?”.
“L’hai sentita” si vanta Bakugou, autocompiacendosi. “Mangiati un cazzo. Sono un migliore avversario di te.”
“Non ho detto questo.” Uraraka gira loro attorno e comincia a spingere contro la schiena di Bakugou finché lui non punta i piedi per alzare il dito medio verso Kaminari e comincia a camminare. “Um, ma sì, praticamente quello che ha detto lui! Per favore cerca di prendere sul serio il tuo avversario, anche se è una ragazza, ok Kaminari?”.
“Ehi, perché non combatti di nuovo contro quella ragazza-vite?” fa Bakugou da sopra la sua spalla. “Così potrai essere imbarazzato quando ti farà il culo per la seconda volta!”.
“Hai le spalle molto irrigidite,” nota Uraraka dietro di lui quando finalmente hanno raggiunto un posto abbastanza lontano dove le sue esplosioni non possono interferire con gli altri combattimenti.
“Fatti i fatti tuoi”.
“Ok, ma se ti batto perché prima non ti sei riscaldato, non voglio sentire storie!”.
Bakugou le lancia un’occhiataccia, poi comincia a fare stretching, riluttante. Ignora i suoi risolini.
A causa della vicinanza al resto della classe, Bakugou non può usare le sue esplosioni alla massima potenza come farebbe normalmente. Deve essere creativo: usarle come propulsione per scappare, crearne qualcuna con tanto fumo per oscurarle apposta la vista. Potrebbe ammettere a se stesso, con riluttanza, che è migliorata parecchio nel corpo a corpo quando arriva a pochi centimetri dall’afferrargli il braccio e spedirlo nella maledetta stratosfera.
“Ho fatto qualche lezione all’ufficio di Mr. Gunhead!” cinguetta quando glielo chiede. O meglio, le ringhia contro in una vaga approssimazione di domanda. “Non ha molto tempo libero, ma vorrebbe tanto che il prossimo anno vada da lui per il tirocinio. Mi alleno più che altro con i suoi assistenti, di solito uno o due giorni al mese, ma sento veramente la differenza! Sto andando bene, eh?”.
Bakugou le sgancia un’esplosione in faccia e lei sputacchia.
“Allora” borbotta Uraraka non appena riesce a toccargli la giacca. Lui se ne libera per evitare che gli voli in faccia e quando lei la rilascia da qualche parte sopra di lui, la scaccia via. Ha provato ad accecarlo, la stronzetta. “Hai già trovato qualche posto dove fare tirocinio? Andrai da Best Jeanist?”.
“Dovremmo combattere, non socializzare” scatta Bakugou. E comunque non farebbe mai tirocinio lì, anche se gli si puntasse addosso una pistola. Non solo sarebbe una perdita di tempo, ma dovrebbe indossare quegli orribili jeans attillati. E poi c’è il fatto che Best Jeanist ultimamente non è nelle migliori condizioni e Bakugou non vuole che gli sia ricordato ogni giorno il perché non riesca più a muovere il braccio destro.
“Che problema c’è a fare entrambi? Ahi!” Sputa della sabbia che lui ha lanciato nella sua direzione.
Bakugou si concede di apparire compiaciuto. “Fa’ attenzione o mangia la polvere, faccia rotonda”.
“Che maleducato! Non chiamarmi in quel modo”.
“Allora evita di avere una faccia rotonda”.
“Non è qualcosa che posso cambiare!”.
A un certo punto fa capolino Aizawa per dare la propria opinione. “Stai facendo troppo affidamento sul tuo quirk” dice in tono piatto a Bakugou. “Solo perché è forte, non significa che debba essere il punto focale di ogni tuo attacco”.
“Che altro dovrei usare? Lei ha delle cazzo di mani fluttuanti,” controbatte Bakugou, guance infuocate. Perché cazzo lo sta dicendo solo a lui? Tutti quanti stanno usando il loro quirk in modo eccessivo in questi incontri, non è questa la cosa su cui devono fare pratica?
“Allora avete molte cose in comune. Entrambi avete bisogno della mani per attaccare.” Aizawa fa per afferrare i polsi di Bakugou, ma fa quella cosa strana dove si ferma e lo guarda prima di continuare la sua azione più lentamente. Gli torce un braccio dietro la schiena, ma gli gira il polso e gli preme la mano contro la parte bassa della schiena. “Non puoi usarla ora, o sì? Entrambi dovete pensare più a come riuscire a disarmare il vostro avversario senza usare il vostro quirk.” Lascia Bakugou e indietreggia velocemente, Bakugou sente subito le sue spalle rilassarsi. Se ne massaggia una distrattamente. “Va bene, fatemi sentire le vostre rotelle girare. Uraraka, come potresti immobilizzare Bakugou?”
“Um.” Uraraka si massaggia la bocca pensosa, riducendo gli occhi a due fessure. “…Beh, potrei cominciare col farlo levitar-”
“Ricorda con chi hai a che fare. Bakugou ha un ottimo controllo delle sue esplosioni ed è già abituato a muoversi a mezz’aria. C’è la possibilità che potrebbe usarlo a suo vantaggio.”
“Oh.”  Uraraka torna coi piedi per terra, prima di tirare su il petto e marciare verso Bakugou. Comincia a girargli intorno e a guardarlo come se fosse un pezzo di carne.
“Ehi,” protesta, colpendole la mano quando fa per toccarlo.
“Lasciala fare,” dice lentamente Aizawa, come se pensasse fosse divertente.
Uraraka gli lancia un’occhiata prima di tornare a cercare di toccargli di nuovo i polsi. Lui stringe l’altra mano in un pugno per trattenersi dallo scacciarla. “Credo che, um...” Gli preme il braccio sui fianchi. “Farei quello che ha fatto lei e troverei un modo di bloccarlo così che abbia le mani rivolte contro di sé. O comunque in mezzo. Non può usare le sue esplosioni se con quelle si ferirebbe, giusto?”
-che aspettate a mettergli quelle manette, non può fare nulla con le-
Bakugou allontana il braccio da lei e Uraraka alza le mani in alto. “O qualcosa del genere.”
“Giusto, ma non se ne starà lì impalato per farti cercare qualcosa da utilizzare.”
“Io –oh!” Uraraka corre verso la giacca di Bakugou rimasta a terra a riempirsi di polvere e la afferra. “Avrei potuto bloccarlo con questa mentre cercava di togliersela di dosso!”
Aizawa annuisce. “Esattamente. Non fare qualcosa semplicemente sperando che si rivolga a tuo favore, ogni volta che fai una mossa, anche se diventa un errore, devi essere in grado di usarla a tuo vantaggio.”
Uraraka sbatte via la polvere dalla giacca di Bakugou e sulla sua faccia c’è qualcosa che non gli piace. Una parte di lui che vede più di quanto gli sia concesso, come se avesse in qualche modo sentito il suo cuore accelerare durante la dimostrazione. “Bakugou? Cosa faresti tu?”
Bakugou lo fissa come se niente fosse. Aizawa starà cercando qualche punto debole. Forse anche un motivo per spedirlo a casa: sa che sua madre lo adora. Probabilmente i suoi genitori non ci penserebbero due volte a chiamare Aizawa e raccontargli dell’incubo. Non può lasciarsi sfuggire di non essere al massimo della forma. “Lascerei che mi facesse levitare,” dice con aria di sfida, sollevando il mento. “La afferrerei prima che possa lanciarmi da qualche parte, poi la farei saltare in aria come se non ci fosse un domani.”
Aizawa sospira. “Utilizzeresti ancora il tuo quirk, vedo. Però è una buona strategia.”
“E va bene, la riempirei di pugni in faccia finché non rilascia! Che cosa vuole da me?”
“Va bene, va bene.” Aizawa rivolge lo sguardo verso Uraraka. “Vorrei vedervi pensare in maniera più critica per il tempo che rimane. Le lotte non dovrebbero essere troppo lunghe, vogliamo finirle il più presto possibile. Basta far finta di giocare al gatto e al topo, è noioso da guardare. Capito?”
Uraraka scatta in un saluto. “Sissignore!”
Va bene, ok, va bene.”
Uraraka si gira verso Bakugou dopo che Aizawa se ne va lentamente per infastidire qualcun altro e piega curiosamente la testa. “Davvero mi tireresti un pugno in faccia?”
“Ovviamente. Non stiamo qui a sorseggiare del fottutissimo tè, questa è una battaglia.” Non si aspettava il piccolo sorriso che si fa strada sul volto di lei e le lancia lo sguardo più brutto che ha in repertorio. “Cazzo ridi?”
“No niente!”
“Ti fa eccitare essere presa a pugni? Cazzo, che schifo.”
“Non essere stupido!”
 
&&&
 
Da quando Bakugou aveva spostato la sua roba da cucina nella cucina al piano di sotto, nessuno lo aveva più lasciato in pace per un cazzo di secondo.
Tutto quello che voleva era un maledetto sauté ogni tanto. Voleva solamente fare un fottutissimo sauté, portarlo in camera sua e mangiarlo in sante pace, ma il minuto dopo che lo avevano visto armeggiare lì dentro, avevano cominciato a girargli intorno come mosche. Come insopportabili, ronzanti, mosche lamentose.
Non che si sentisse obbligato a dar da mangiare a qualcuno di loro, ovviamente. Da quando c’erano i dormitori la mensa era aperta per colazione, pranzo e cena, quindi non è che li lasciassero andare in giro a sfamarsi da soli. E comunque non aveva alcun problema col mettersi gli auricolari e ignorarli pesantemente finché non aveva finito e sarebbe potuto scappare in camera sua.
Ma si erano ingegnati e gli dava sui nervi.
Avevano iniziato col radunarsi attorno ai fornelli lamentandosi ed elogiandolo, ma dopo la volta in cui aveva lanciato una coltellata sul tagliere a due centimetri dalla mano di Sero, avevano tutti capito la minaccia e si erano dispersi. Nessuno lo disturba più, ma c’è sempre troppo traffico al primo piano e ha scoperto un paio di persone a fissarlo.
Kirishima sosteneva che fosse perché vedere Bakugou fare qualcosa di domestico doveva essere veramente interessante, che Bakugou sostiene sia la motivazione più stupida di sempre.
“Non necessariamente,” dice Kirishima mentre guarda Bakugou cucinare con quello sguardo imbrazzanatemente dolce in viso. Kirishima è l’unico a cui è concesso stare intorno a Bakugou quando cucina la cena e utilizza quel privilegio a suo estremo vantaggio sotto le mentite spoglie di “assaggiatore”. Come se gli servisse. “Amico, sei sempre così esagerato. A volte è dura credere che tu sia umano come noi altri.”
“Che cazzo significa?”
“Sei solo troppo serio]. Non è un insulto.”
Bakugou non sa se essere offeso o meno, quindi si limita a dire “Vaffanculo,” e forza un pezzo di tofu nella bocca di Kirishima.
Ha un paio di settimane di meravigliosa pace finché un giorno Jirou, che a quanto pare si è stufata delle vicissitudini della vita e vuole morire, gli si avvicina mentre sta cucinando e gli dice, “Allora, le sai fare le crocchette?”
“Chi cazzo pensi che sia?” Bakugou domanda. Le cazzo di crocchette. Certo che sa fare le crocchette. “Non prendo ordinazioni, stronzetta. Fuori dalla mia vista.”
“Ascolta, a me piacciono veramente un sacco, ma le brucio sempre. Se ti compro gli ingredienti per cucinarle per entrambi, me le faresti?”
“No.”
“Neanche per un pasto gratis?”
“Ti sembro un barbone per caso? Non m’interessano i tuoi pasti gratis!”
Jirou sospira e si allontana dal mobiletto della cucina. “Ok… Vorrà dire che me le cucinerò da sola. Non potranno essere peggiori delle tue, no?”
La situazione è questa: Bakugou sa quando qualcuno lo sta stuzzicando. Lo sa. Lo sa circa sette volte su dieci quando qualcuno sta semplicemente cercando di provocarlo. Non apprezza questo tipo di becera manipolazione, ma-
Ma dannazione, come si permette.
“Le tue sapranno di cibo per cani in confronto alle mie. Comprami quei cazzo di ingredienti, le farò.”
Col senno di poi, se lo sarebbe dovuto aspettare.
Arrivano sempre più e più richieste, generalmente poste allo stesso modo, finché non arriva al punto dove accetta di farlo senza neanche essere provocato. Alcuni vengono rimandati indietro e se il piatto che richiedono non è di suo gradimento, non lo fa (perché dovrebbe cucinare qualcosa che non vorrebbe mangiare?), ma più spesso di quanto ci si aspetti, sono sempre cose semplici. Meno lavoro per lui dato che non deve andare a comprare gli ingredienti e non deve ripulire alla fine.
In più –ok, va bene, gli piace essere elogiato. A quanto pare la sua cucina è così fottutamente buona, il che lui attribuisce a tutti quegli anni passati a insistere a cucinarsi da solo a casa e probabilmente anche dovuta al suo talento naturale. Non che sia difficile, ma quando vede qualcuno come Yaoyorozu chiedergli come cucinare il riso nella vaporiera, pensa al fatto che ha un’altra incredibile capacità che molti dei suoi coetanei non anno. Quindi è una buona spinta per il suo ego.
Alla fine è così che le cose vanno a finire. Per il resto dell’anno ogni tanto fa da cuoco ufficiale della classe e la voce della sua cucina si diffonde anche tra i suoi nuovi compagni di classe quando comincia a frequentare il secondo anno, quindi finisce per diventare il cuoco ufficiale anche della sua nuova classe. Qualcuno dei suoi vecchi compagni continua ad andare al suo dormitorio per chiedergli di cucinare qualcosa, quindi è meglio dire che è il cuoco dell’intero secondo anno. Sospetta inoltre che ci siano una sorta di “linee guida per le richieste” in circolazione, perché seguono sempre una stessa formula e qualche stronzo cono cui non ha mai scambiato mai nemmeno una parola riesce comunque a fare tutto bene senza farlo urlare.
Bakugou non si rende conto, fino a quando non è troppo tardi, che in qualche modo ha imparato piccole cose sui suoi compagni di classe, contro la sua volontà. A Uraraka piace il dashimaki perché le ricorda casa. Tetsutestu mangerebbe qualsiasi cosa contenga spinaci. A Kaminari piacciono gli hamburger che Bakugou prepara nella sua padella in ghisa e a Kendou il goya chanpuru che Bakugou ha cucinato una sola volta perché è disgustoso.
Non sarebbe un problema se quelle informazioni non cominciassero a mischiarsi col resto delle sue interazioni con loro. Il suo maledetto cervello traditore vede Kendou bere da una tazza di caffè e si chiede se lo preferisce nero, dal momento che le piacciono i cibi amari. Ma chi cazzo se ne frega? Perché dovrebbe sprecare la sua preziosa energia celebrale considerando ciò che piace o non piace alle persone?
Smise di accettare richieste per un po’, e di nuovo, non ha idea di come l’informazione si sia diffusa all’intero universo, quando tutto quello che aveva fatto era stato dire a Kaminari di andarsi a farsi fottere: per qualche motivo nessuno lo aveva più disturbato. E poi aveva realizzato che fare la spesa e lavare i piatti era stancante, quindi aveva detto a malincuore a Kirishima di dire a tutti che avrebbe cominciato a cucinare di nuovo.
Non che sia l’unico studente a utilizzare la cucina. E poi c’è una specie di scala gerarchica che è complicata e contorta e non è qualcosa che Bakugou si sente di svelare. Monoma non ha il diritto di fare richieste, di persona o attraverso qualcun altro, perché è un sacco di merda ruba quirk e Bakugou lo odia. Tetsutetsu neanche se recentemente ha fatto lo stronzo, perché a quanto pare si era auto nominato il protettore non ufficiale della virtù di Kirishima, quindi di tanto in tanto lo guarda come se lui non fosse abbasta. Come al solito Kirishima è inutile, dal momento che trova la cosa esilarante.
Todoroki e Deku non avranno nulla, mai. Bakugou sospetta che Uraraka una volta abbia fatto una richiesta per quel motore a quattr’occhi testa di cazzo, ma non ne ha le prove.
Bakugou sa che la situazione gli sta sfuggendo di mano quando Yaoyorozu va da lui a chiedergli una sorta di piatto figo francese che mangia quando è a casa. “Perché cazzo pensi che cucinerò per te?”
Lei lo guarda come se non capisse il perché di quella domanda. “Stai cucinando per tutti quanti.”
“Non tutti”. Bakugou le dà le spalle e riprende a tagliuzzare il suo cavolo. “Sparisci. Non sei neanche più nella mia classe”.
Yaoyorozu sospira dietro di lui, come se fosse lei ad avere problemi per quello che sta succedendo, ma se ne va. Bakugou avrebbe dovuto immaginarselo che Ashido sarebbe venuta volando per infastidirlo, ma è troppo impegnato a essere scocciato di essere caduto così in basso perché Yaoyoruzu possa pensare di poter arrivare e chiedergli cose nel suo dormitorio.
“Bakugou! Andiamo, perché non vuoi cucinare per Momo? Per me lo fai!”
“Lei non mi piace. Quella riccona so tutto io con la coda”.
“Ok, prima di tutto, non è che si vanti di essere ricca o cosa! Secondo, la coda è carina. E terzo-” Ashido gli getta le braccia intorno al collo e pende da lui come una patella. Nella sua testa comincia un conto alla rovescia fino al momento esatto in cui le farà esplodere la faccia se non lo molla. “-ha un sacco di soldi quindi può comprare della carne molto, molto buona. E tu puoi mangiarla.”
Merda. Ha ragione. Probabilmente Bakugou non dovrà neanche convincerla a comprare roba da ricchi.
“Andiamo. Lo sai, se non fosse stato per lei i poliziotti non ti avrebbero neanche ritrovato quando facevamo il primo anno”. Bakugou le lancia un’occhiata pericolosa e Ashido lo molla all’improvviso, facendo un paio di passi indietro, mani serrate dietro la schiena. “Era per dire. È grazie al tracker di Momo che sapevano dove andare a cercare, no? Anche se era ferita, comunque aveva pensato a te. Non pensi di esserle in debito di qualcosa?”
…Cazzo. “Va bene”, ringhia Bakugou. “Valle a dire che lo farò”.
Ashido applaude felicemente e saltella via.
E quando Yaoyorozu si siede a tavola e lo prova e quando si porta una mano davanti alla bocca e lo guarda e dice: “Bakugou, è… delizioso”, beh, grazie al cazzo. E va bene, forse non è così terribile saper fare questo genere di cose.
 
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“Un migliore controllo sui vostri quirk è, sfortunatamente, qualcosa che non si può imparare in una sola settimana”. Cementoss ha le mani poggiate sulle ginocchia mentre si rivolge a ognuno dei suoi circa quaranta studenti seduti in cerchio di fronte a lui. “È qualcosa che si acquisisce in una vita di uso del proprio quirk in modo professionale. Molti di voi hanno già un controllo impressionante del proprio quirk, mentre altri hanno ancora del lavoro da fare”.
“Senza fare nomi?” dice Monoma con autocompiacimento.
“Beh non voleva metterti in imbarazzo”.
“Oooh”, gracchia Kaminari, lanciandosi sopra le gambe di Satou per dare il cinque a Jirou.
“Per favore, state attenti”. Cementoss ha questo magnifico modo di minacciare i suoi studenti che include il fissarli in modo placido. È come essere osservati da un muro di mattoni silenziosamente minaccioso, molto diversa dalla perpetua esausta irritazione di Aizawa. “…Confrontarvi con i vostri compagni è un modo eccellente per incoraggiare a farvi pensare in modo diverso. Spesso un’altra prospettiva è inestimabile nel processo in perenne evoluzione che distingue un eroe mediocre da un grande eroe”.
Bakugou è irritato. Mediocre? ‘Sto stronzo rettangolare. Non c’è nulla di mediocre in lui.
“Siete ancora degli studenti quindi non mi aspetto che possediate la stessa versatilità di un eroe professionista che ha affinato le sue abilità contro miriadi di avversari dai quirk e capacità più disparate. L’opinione dei vostri compagni vi sarà utile per poter meglio isolare i vostri difetti e un feedback onesto sul vostro aspetto da eroe vi aiuterà a coltivare meglio l’immagine che sperate di far arrivare al pubblico. Lo scopo di questa seduta è di fare entrambe, quindi mettete da parte il vostro ego, studenti, così che possiate rafforzare le maglie deboli della vostra armatura. Ora, c’è qualche volontario?”.
Un paio di mani si proiettarono in cielo, ma nessuna più alta di quella di Iida. Bakugou alza gli occhi al cielo e poggia il mento sulla mano. Grandioso. Stare in piedi di fronte ai tuoi compagni di classe e aspettare che ti sbranino. Sarebbe contento se provassero a dire a lui di usare meglio il suo quirk. Gli mostrerà come riesce a controllarla benissimo.
 
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Iida è in piedi accanto a Cementoss con le mani dietro la schiena a urlare qualcosa sul non trattenersi sulle critiche, mentre Bakugou si dissocia dalla conversazione. Non era andato lì per sprecare concentrazione e cervello ad aiutare gli altri a migliorare. Se non ce la fanno da soli, non devono avere la pretesa di diventare un eroe professionista. Opinioni dei compagni, che cazzata.
“Amico”, bisbiglia Kirishima premendogli un gomito nel fianco. “Non dici niente? Guardi tutti così attentamente quando combattono”.
“Questo è perché voglio trovare dei punti deboli per prenderli a calci in culo”, borbotta Bakugou, “Scemo, io voglio diventare l’eroe numero 1. Perché dovrei aiutare la concorrenza?”
“È vero, saremo rivali a tempo pieno una volta diplomati, ma adesso siamo compagni di classe. E ci sono sempre degli esercizi da fare in coppia e cose del genere e qualcuno di noi potrebbe anche finire nella stessa agenzia. Non preferiresti combattere con qualcuno con delle buone capacità che ti copre la schiena?”
“Preferisco combattere da solo, grazie”.
Kieishima non dice niente e Bakugou non gli rivolge lo sguardo, ma non ne ha bisogno. Il secondo in cui quelle parole hanno lasciato la sua bocca aveva capito di aver fatto una cazzata, non ha bisogno di vedere quella punta di dolore sul viso di Kirishima per sapere che l’ha presa sul personale.
Che cazzo di idiota. Pensava che sarebbero stati insieme per sempre o qualcosa del genere? C’è una ragione per cui molti eroi professionisti non si sposano né decidono di avere figli.
“Kirishima? Ok, fai un passo avanti”.
Bakugou guarda Kirishima a bocca aperta mentre abbassa la mano e si alza in piedi, saltellando verso Cementoss. Che sta facendo? Perché si è offerto volontario quando è già ipercritico sul fatto che il suo quirk non sia abbastanza vistoso o cose del genere? Che vuole dimostrare?
Kirishima non sembra preoccupato, mani sui fianchi mentre gonfia il petto orgogliosamente. “Fatevi sotto!” dice giocosamente.
Gli occhi di Bakugou passano in rassegna i suoi compagni di classe, guardandoli in cagnesco.
“Amico, smettila”.
“Non sto facendo un cazzo”, dice Bakugou mentre continua a minacciare tutti con lo sguardo.
Kirishima lo guarda bieco. “Dai!”
Stupido Kirishima, va bene. Bakugou non riesce a capire perché dev’essere così ossessionato dall’amicizia, ma se è così che ha deciso di percorrere la sua carriera da eroe, allora può fare quello che cazzo vuole. Può prendere tutte le stupide decisioni che vuole. A Bakugou non interessa, non gli deve interessare e non gli interesserà.
Si gira sbuffando e ignora il verso di irritazione che fa Kirishima, poggiando nuovamente il mento sulla mano. Come vuole. Come vuole.
Yaoyorozu si schiarisce la voce. “Bene, dal momento che il tuo quirk non è molto vistoso-”
Bakugou torna a girarsi e le punta un dito contro. “Chiudi il becco, codino, non capisci un cazzo!”
Bakugou!”
Bakugou torna a rivolgersi davanti solo per vedere Kirishima lanciargli un’occhiataccia e arrossire, pugni stretti ai fianchi. “Fa silenzio, dai. Mi stai mettendo in imbarazzo”.
Qualcosa di acido gli ribolle nello stomaco e si alza in piedi andandosene. “Va bene. Tanto è una cosa idiota”. Qualcuno lo chiama, ma non sa (né gli importa) chi. Si dirige verso gli alberi, ne trova uno con dei rami abbastanza spessi e lontano da quello spiazzo da non poter esser visto, e si arrampica.
I boschi sono silenziosi. È quel tipo di silenzio che la natura offre a una persona al di fuori della città. Non c’è quel rumore distante del traffico in autostrada, nessun vociare di autostoppisti improvvisati, nessun rumore cittadino in sottofondo a inquinare la calma di una foresta che accoglie solo i suoi abitanti e ospiti occasionali. Da casa, Bakugou deve prendere due treni e un autobus per raggiungere questo tipo di pace.
Ma adesso non è più in grado di godersela completamente.
E di tutto quello che gli è successo, questa è la cosa peggiore. Di tutto quello che era successo: All Might che ha perso la sua forza, il puzzle che si era man mano completato sul modo in cui Deku aveva improvvisamente acquistato un quirk, la sicurezza che si era serrata a punto di diventare opprimente, la paura che si era diffusa sulla popolazione poiché Shigaraki continua a sfuggire alle autorità, di tutte queste cose quella che tormenta di più Bakugou è il non riuscire più a trovare un po’ di pace. Era solito trovarla nei boschi a distanza di due treni e un autobus, nella placidità delle montagne prima del sorgere del sole, ma adesso… adesso non ci riesce più. Sussulta per un’ombra. Si irrigidisce e aspetta che qualcosa si spezzi.
Sarebbe anche ora che qualcosa di spezzasse.
“Ti stai di nuovo autopunendo?”
Bakugou sussulta e aggrotta la fronte verso Ashido che sta ai piedi del suo albero con le mani dietro la schiena. “’Fanculo”.
“Scherzo! Ti conosco troppo bene per pensare che ti senta male per una cosa del genere”. Invece di andarsene si arrampica raggiungendolo e toccandogli le costole finché, a malincuore, non gli fa posto. “Se ti fa sentire meglio, io ho pensato fosse una cosa dolce”.
“Sta’ zitta.”
“Davvero! Soffocante e da maniaco del controllo, ma comunque dolce! Per uno come te.”
“Vaffanculo.”
Ashido tira su un ginocchio e se lo abbraccia. “Kirishima non è arrabbiato. Sarebbe voluto venirti dietro, ma gli ho detto di rimanere”. Poggia una guancia sul ginocchio e fissa Bakugou. “Sai, è molto carino. Sta facendo complimenti alle persone così che non si sentano troppo criticate”.
“Ma stanno lì per essere criticate”, ringhia Bakugou.
Ashido sospira. “Sei così sensibile”.
“Non sono sensibile”.
“Lo sai che devi tornare indietro e fare la stessa cosa. È obbligatorio. Vorresti di nuovo essere incatenato a un palo?”
Grandioso. Era stato bello non averci più pensato. “… Sta’ zitta”.
Ashido dondola le gambe. “Ecco, ti dirò quello che diranno tutti quanti. Che per quanto riguarda la tua immagine da eroe sei un cretino immenso e violento e terribile con la stampa e i civili e i bambini e nessuno vorrebbe stare con te perché sei odioso tutto il tempo.”
Se pensava che queste cose gli facessero male, si sbagliava. E si sbagliava anche perché non importa quanto fosse odioso, le persone comunque continuavano a stargli addosso. “Come se m’importasse di queste cazzate”.
“E per quanti riguarda il tuo quirk…” Ashido alza le spalle. “Gesù, non lo so. Non penso che qualcuno possa usare il proprio quirk meglio di come lo usi tu”.
Bakugou si rifiuta di sentirsi orgoglioso per quelle parole. No –si rifiuta, stupido cervello. Non c’è alcuna ragione per compiacersi solo perché una compagna di classe che odia meno degli altri sta dicendo una cosa del genere come se fosse una cosa risaputa. Perché lo è. Quindi non c’è alcun motivo. Nessuno. “Non lo dirò un’altra volta, Occhi neri: levati”.
Ashido alza gli occhi al cielo e scende dal suo ramo. “Sbrigati a tornare o dovrà venirti a prendere qualcun altro e non sarà Kirishima! Probabilmente Tetsutetsu. O IIda se ci sentiamo particolarmente stronzi”.
È solo finché Bakugou non intravede IIda correre verso di lui che finalmente scende dall’albero e torna dal gruppo. “E va bene, muovetevi”, scatta mentre prende posto al centro del semicerchio, rifiutandosi di sedersi, mani schiaffate in tasca, più profondamente di quanto riesca.
“Ovviamente, per cominciare, c’è da lavorare sulla tua personalità”, Asui dice automaticamente senza neanche alzare la mano.
“Vaffanculo, ragazza-rana!”
Lo indica. “Appunto. Non credo sia buono per la TV”.
“Eh”, dice Sero, “A volte funziona. Endeavor è un po’ così, no? Voglio dire, con meno parolacce, ma sempre con la stessa attitudine? Ed è l’eroe numero 2”.
“Non è diventato l’eroe numero due per la sua attitudine”, precisa Shiozaki. “O almeno penso. Todoroki?”
“È sempre stato così”, mormora Todoroki “ma non so come fosse prima di diventare l’eroe numero 2. Non saprei”.
“Dal tuo passato e dal modo in cui ti comporti penseranno tutti che sei un villain”. Ogni singola testa si rivolge verso Shinsou, mento tra le mani mentre fissa diritto Bakugou senza batter giglio.
Shinsou era entrato del Dipartimento Eroi a metà del primo anno. Bakugou se lo ricordava appena, non stava prestando attenzione a nulla che non fosse proprio davanti al suo naso e Shinsou non aveva alcun interesse nei suoi confronti quindi non avevano alcuna ragione di parlarsi. Neanche quando quello stronzo era stato messo nella loro sezione e poi selezionato per andare in classe con Deku l’anno seguente.
Non che Bakugou non lo sappia. Dopo quella lotta con Deku al festival sportivo tutti erano al corrente del quirk di Shinsou. Un quirk da villain. Non vistoso, non una che cattura l’attenzione, ma pericolosissimo.
Bakugou ficca le mani ancora più in profondità nelle tasche e assottiglia gli occhi. Shinsou sa che non risponderà, quindi è tutto solo una provocazione. Non importa quanto ci sia di vero, molti eroi hanno visto quanto era forte e non avevano esitato a chiedergli di fare tirocinio nelle loro agenzie. Che importava se un branco di patetici perdenti pensavano che potesse essere un villain solo perché era antipatico? Quelle persone non importavano.
Shinsou sbatte gli occhi languidamente. “E ti sta bene? Puoi rispondere, sai. Non ti farò il lavaggio del cervello”.
“La mia risposta è vatti a fare fottere, non m’interessa”.
Kirishima si schiarisce la gola. “Beh, molti eroi sfruttano un’immagine da duro per vendersi. Non tutti devono essere amichevoli, no?”
“Per non parlare” s’intromette Kendou, forse per cercare di mantenere la pace proprio come Kirishima “che è forte e il suo quirk è molto appariscente e questo fa almeno due terzi dei punti di forza di un eroe. E poi, se si procura un’agente non dovrà preoccuparsi molto delle pubbliche relazioni”.
Shinsou alza le spalle e si risiede. “Hai ragione”.
Bakugou incrocia gli occhi di Kirishima per un momento prima di distogliere nuovamente lo sguardo. Il silenzio si fa imbarazzante e Bakugou comincia a spostare il peso da una gamba all’altra. Kirishima si è semplicemente alzato e si è volontariamente proposto per questo linciaggio. Ma che problemi ha?
“Non riesco a pensare a un modo in cui potrebbe usare meglio il suo quirk”, dice alla fine Yaoyorozu, esasperata.
Disgustosamente talentuoso”, Concorda solennemente Sero, annuendo.
“Sta’ zitto”, ringhia Bakugou.
“Um…”
Bakugou alza lentamente la testa, sente il cuore battere mentre scorge la sola mano alzata dal fondo del gruppo.
Deku. Fottutissimo, Deku. Ovviamente doveva dirgli come usare meglio il suo quirk. Gli studenti nella prima linea indietreggiano un pochino quando Bakugou si sporge in avanti. “Cosa.”
Uraraka da una gomitata a Deku e annuisce incoraggiandolo. Stronzetta di una faccia rotonda. Faccia rotonda traditrice. Erano riusciti a fare un buon allenamento che Bakugou non aveva odiato completamente e ora questo. Era stato un idiota per aver anche solo pensato che fosse la meno merdosa di quel merdoso gruppo dei suoi merdosi amici.
“Kacchan, i palmi delle tue mani, uh, il sudore che secernono. È tipo nitroglicerina, vero?”
Bakugou lo guarda il più in cagnesco possibile, pregando per un’improvvisa mutazione di quirk che farebbe esplodere le persone solo con la forza dello sguardo. “Perché cazzo lo chiedi, come se già non lo sapessi”,
“Ehm…” Deku sfoglia il suo stupido quadernino da stalker e Bakugou riesce in qualche modo a resistere all’impulso di raggiungerlo, strapparglielo dalle mani e farlo saltare in aria. “Stavo pensando, se potessi trovarne l’esatta composizione chimica, beh, sai, la nitroglicerina ha anche usi terapeutici”.
“Aspetta, aspetta, aspetta, aspetta. Fermo”. Kaminari alza la mano “Stai dicendo che il sudore di Bakugou ha proprietà curative?”
“No, non esattamente…”
“La nitroglicerina è utilizzata per curare l’angina che è il restringimento dei vasi sanguigni attorno al cuore” interviene Yaoyorozu. “Apre vene e arterie così che il cuore non deve sforzarsi troppo a pompare sangue. È buono per le persone con muscoli indeboliti, malattie cardiache, etc”.
Kendou si gratta il mento. “È abbastanza specifico. Potrà mai tornare utile in una missione?”
“Beh ha anche-” Yaoyorozu diventa paonazza “ha anche altri usi”.
Bakugou, che conosce esattamente quali siano gli altri usi della nitroglicerina, realizza improvvisamente e con un po’ di panico che ci sono abbastanza persone nel gruppo che potrebbero fare la stessa connessione che lui aveva appena fatto. “Sta’ zitta” ordina un po’ troppo disperatamente a giudicare dagli sguardi d’interesse che improvvisamente gli rivolgono Sero e Kaminari, due stronzi che non hanno alcun problema a rischiare la propria vita ridendo di lui.
“Che tipo di altri usi?” chiede Monoma, avendo notato l’imbarazzo di Bakugou e, da bravo semina zizzania e leccaculo, è determinato a scoprirne il perché.
Yaoyorozu guarda Bakugou. Lui fa scorrere il pollice sulla gola e promette morte con gli occhi. Morte e più nessuna di quelle merdose costolette alle cipolle che lei ama, mai, mai più.
“Può bastare”, dice Cementoss sempre placidamente, anche se sembra aver fiutato qualcosa di strano dal modo in cui cerca di accompagnare Bakugou verso il gruppo. “Andiamo avanti, abbiamo altri volontar-”
“Oh mio dio” urla Kaminari, tenendo in mano il cellulare. Ovviamente, ovviamente quel pezzo di merda riesce ad avere una connessione internet in un posto come quello. Ovviamente sa come si scrive nitroglicerina, ovviafottutamente lo ha cercato- “è anche usata come antidolorifico per le dilatazioni anali”.
Ogni singola testa si gira a fissare Kirishima. Kirishima sbatte le palpebre, poi diventa di un rosso così intenso che la sua faccia si mimetizza coi capelli. “Oh mio dio! No! No, non abbiamo neanc-”
“Idiota, chiudi il becco!” Bakugou abbaia e subito la classe scoppia in un ruggito. Può vedere Sero quasi morire e lancia una piccola preghiera a qualsiasi dio esista per prenderselo, prenditi quel cazzo di salsa di soia bastardo.
Kirishima soffoca una risatina e si copre la faccia. “Amico… io neanche lo sapevo…”
“Non lo sapevi?! Andiamo Bakugou devi darti un po’ più da fare”.
Bakugou non ci vede più.
Punta Kaminari, ignorando come il suo viso stia letteralmente andando a fuoco, in favore di avvicinarsi a lui con una mano fumante per prendergli il telefono.
Kaminari strilla e cerca di riprenderselo, quando Bakugou glielo tira via dalle mani. “Amico, non osare-”
Bakugou fa esplodere il cellulare di Kaminari.
 
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Cementoss sembra veramente determinato a portare avanti quell’intera farsa alla samurai vecchio stile perché la sua idea di punizione è di far inginocchiare gli studenti con una statuetta in pietra del Buddha sulle ginocchia. Ma poi da dove cavolo le ha prese? Le ha fatte lui? Con quale cazzo di cemento? Sono nel bel mezzo di dannatissime montagne.
“Mi devi un cellulare nuovo”, sibila Kaminari verso Bakugou, il sudore a imperlargli la fronte.
Bakugou ringhia da sopra la testa del Buddha “Non ti devo un cazzo”.
“Ehi, ragazzi” Kirishima li chiama, la sua testa fa capolino dalla porta “Oh cavolo. Sembrano pesanti.”
“Vaffanculo Kirishima!”
“Non posso credere di essere d’accordo con questo assassino di cellulari, ma sì, vaffanculo”.
“Wow” Kirishima tira su col naso “Sono venuto a vedere se volevate della compagnia, ma se le cose stanno così allora me ne vado”.
Messo davanti alla possibilità di dover stare seduto per il resto della punizione con la sola stupida faccia di Kaminari da dover guardare, Bakugou trova molto più semplice mettere da parte l’orgoglio. Beh, almeno un pochino. “Aspetta.”
Kirishima si ferma sulla porta, si gira e alza un sopracciglio. Merda. Ce l’ha ancora con lui per quel pomeriggio.
Bakugou tamburella le ditta sulla statuetta. “…Puoi rimanere.”
“Oh wow, posso rimanere? Wow…” .
“Uh.” Kaminari guarda prima uno e poi l’altro. “Dovete litigare proprio adesso?”
“Kirishima, cosa diavolo vuoi da me? Sei venuto qui per vedere se potevi restare e ti ho detto che puoi farlo!”
“Sono venuto qui per farti un favore, amico, non per chiederti il permesso di poterlo fare.”
“Ooook”, dice Kaminari ad alta voce, “State litigando. Uh, provate a calmarvi? Chiedetevi scusa?”
“Sta’ zitto,” lo aggredisce Bakugou.
“Amico, finiscila!” Kirishima incrocia le braccia. “Questo è un problema serio, ok? Smettila di urlare contro le persone al mio posto!”
“Gli stavo urlando contro per conto mio!”
“Beh smettila di urlargli, punto!”
Bakugou lancia via la statuetta dalle gambe così da potersi alzare. Non può essere più basso di Kirishima in questa situazione, neanche se per farlo dovrà tenere quella cazzo di cosa sulle gambe per tutta la notte. “Stronzo. Da quand’è che mi dici cosa devo fare?”
“Non sto-” Kirishima si ferma e preme le dita sulle tempie. “Guarda. Non m’importa delle cose che fai se interessano solo te, ok? Ma non puoi urlare contro le persone quando sono stato io a chiedere il loro aiuto, o cercare di minacciarle al posto mio, o- o cose del genere. Non puoi farlo. È la mia linea.
Bakugou lo fissa. “…Che cavolo significa che è la tua linea?”
“La mia linea, la linea che ho disegnato! Quella che sto disegnando così” dimostra Kirishima. “Stai attraversando la mia linea!”
“Sei un cazzo di idiota. Non è la tua linea, è solo una linea.”
“Perché dovrei essere un idiota?! Non è mica la stessa linea per tutti!”
È una linea metaforica!”
“Amico!” Kirishima lancia le mani all’aria. “Che diavolo significherebbe?”
Non sai che significa metaforico?!”
“So che significa, dico che non capisco che cosa vuoi dire tu!”
Voglio dire quel che cazzo ho detto!”
“Oh wow, ragazzi siete un sacco bravi in queste cose,” dice Kaminari, “avrei voluto avere il mio cellulare così avrei potuto registrarvi come dimostrazione di terapia di coppia.”
“Sta’ zitto, Kaminari”, dicono in contemporanea Bakugou e Kirishima.
Non vuole fare qui una cosa del genere. Ogni volta che lui e Kirishima hanno una discussione seria, la fanno sempre in privato. Anche se Kaminari fa parte di questo strano, semi… qualcosa problema con le persone che ha, comunque a Bakugou non va di parlare col suo ragazzo di questo nuovo problema davanti a questo stronzetto pettegolo.
Kirishima si gratta la fronte e questo a Bakugou non piace. Lo fa apparire troppo responsabile, come se avesse delle cose di cui preoccuparsi. Bakugou non vuole essere un suo motivo di preoccupazione. “Guarda, Bakugou, solo-”
Ugh, e va bene, ‘fanculo Kaminari. “Il tuo quirk non è noioso.”
Kirishima guarda in alzo e sospira. “Amico, lo so, ma è che-”
“Non è patetico. Non è poco interessante. Non è noioso, cazzo.” Sputa Bakugou, perché nonostante gli piaccia avere il quirk che ha, odia tutte quelle stronzate sul fatto che debba per forza catturare l’attenzione. Quando diventerà l’eroe numero 1 non sarà dovuto al fatto che il suo quirk è riuscito a catturare l’attenzione, sarà dovuto al fatto che è incredibilmente forte. Lui. E Kirishima – anche lui è altrettanto forte. “Non lascerò che la gente si sieda e ti dica di essere più così o che devi essere meno colà, perché il tuo quirk non è abbastanza interessante. Sono stronzate. Tu sei apposto così. Non devi cambiare niente.”
A quanto pare è riuscito a scioccare anche Kaminari che si è ammutolito. Bakugou si risiede sulle ginocchia e vi poggia sopra la statuetta per sicurezza, in caso Cementoss decidesse di controllare a cosa fossero dovute tutte quelle urla. “Quindi ok. Bene. Come vuoi, non mi metterò più in mezzo. Ma non fare l’idiota.”
Kirishima si poggia allo stipite della porta e la sua espressione diventa quella soffice e vulnerabile che Bakugou non avrebbe voluto che nessun altro vedesse. Prende in considerazione di fare coppia con Kaminari il giorno dopo così da poterlo menare a volontà durante l’incontro di allenamento per avergli portato via quel privilegio.
“Cazzo, è stata una cosa troppo romantica.”
“Scemo,” Bakugou ringhia come avvertimento, “chiudi il becco.”
“No, sono serio, lo penso davvero.” Kaminari si stringe le mani al petto “Non devi cambiare niente di te, baby! Ti amo per come sei!”
“Ma che c-” Bakugou sente la sua faccia surriscaldarsi e si sporge minacciosamente nella direzione di Kaminari. “Non ho detto niente del genere!”
“Eccome invece.”
“Sì, più o meno,” s’intromette Kirishima dall’uscio della porta, quell’espressione dolce ancora sul suo viso anche quando incrocia le braccia e sorride.
“Chiudi il becco! Entrambi chiudete quella cazzo di fogna!”
Cementoss si sporge dentro da dietro Kirishima, più indifferente che mai. “Avete finito? La vostra punizione è terminata. Bakugou mi aspetto che rimborsi a Kaminari il suo cellulare.”
“Che?!”
“Kaminari, mi aspetto che tu chieda scusa a Bakugou. Sentitamente.”
“Ugh, cheeeee?!”
 
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I confini della foresta si scuriscono col tramontare del sole e Bakugou è stanco di esserne spaventato. L’unico modo per farsela passare è marciarci proprio dentro, quindi propone di trovare qualche torcia e dirigersi verso le pareti rocciose in lontananza per andare a esplorare durante il loro tempo libero.
“Ci siamo allenati per tutto il giorno,” si lamenta Sero. “Perché dovrei voler andare ad arrampicarmi? Ma dove la trovi tutta questa energia?”
Ashido salta su dal suo posto sull’erba. “Io ci vengo! Sembra che da lì ci sia una bella vista, voglio andare a controllare!”
“Ooh, anche io voglio venire!” Hagakure s’infila i sandali e trotterella verso lo chalet principale. “Devo cambiarmi però, aspettatemi! Mina, non lasciarlo partire senza di me!”
Kaminari li guarda. “Sul serio? Perché vuoi andarc-ahia,” guaisce quando Jirou gli piazza un gomito nel fianco mentre gli passa accanto. “Ma che cazzo, Jirou?! Che ho fatto?!”
Bakugou non vuole neanche sapere che cosa stanno discutendo. No. È che lo sa, sa quello di cui stanno discutendo ma ha già preso una decisione e sentirli sussurrare cazzate del tipo vai con lui, probabilmente sta cercando di fare il duro lo farà solo incazzare ancora di più. Quindi invece prende una delle torce a LED da uno dei tavoli da picnic e si dirige da solo verso il cancelletto dove si imbocca il sentiero.
E si ferma.
Kirishima gli si avvicina. I graffi e i lividi dell’allenamento di quella mattina in mostra, ma li porta bene. Bakugou sente ancora la nervosa sensazione della loro quasi-lite punzecchiargli le punte delle dita, ma la ignora mentre studia il profilo di Kirishima. “…Vieni anche tu?”
“Vorrei, ma…” Kirishima alza lo sguardo verso di lui. “Verrei solo perché sono preoccupato per te. Quindi se non vuoi che venga, rimarrò qui.”
“Che cazzo di accollo.”
“Non mi stai dando molti motivi per non farlo, amico.”
…Beh, ok. Ha ragione. Guarda nelle ombre che si infittiscono, sconfinando sul sentiero e accende la torcia. "Allora rimani qui. Io sto bene."
Kirishima tocca il gomito di Bakugou, solo a sfiorarlo, ma torna sui suoi passi per andare a infastidire Kaminari.
“Bakugou!” Ashido e Hagakure lo fiancheggiano da entrambi i lati e hanno anche l’audacia di prenderlo a braccetto mentre apre il cancelletto e mette piede sul sentiero.
“Staccatevi cazzo,” ringhia, liberandosene. Torna la nervosità di prima e lui la ignora con intento vendicativo, rifiutandosi di guardarsi indietro. Lì non c’è niente. Lì non c’è un cazzo di niente.
Ashido e Hagakure parlano di argomenti futili che variano dai dolci al trucco alle nuove attrezzature per eroi ai ragazzi carini della classe ai film al libri a che cazzo ne so. Bakugou non capisce come riescano a trovare il tempo per tutte queste cose senza senso, ma suppone che i pomeriggi debbano essere un sacco liberi per la gente che non studia mai.
Ad un certo punto un cervo gli spunta davanti e si lancia tagliandogli la strada. Bakugou sa di aver sussultato, ma una volta che il suo cuore finalmente si calma, realizza che Ashido sta ancora stringendo la sua maglietta. Non le dice di lasciarla.
La scarpinata di per sé non è male. Ci sono un po’ di sentieri scoscesi da attraversare dove Bakugou passa dietro la torcia e prende il comando per trovare gli ancoraggi più sicuri, ma ce la fanno a discapito solo del fiato corto. Bakugou fa festa col bruciore dei muscoli sforzati all’estremo: l’allenamento della mattina e del pomeriggio era stato faticoso e le gambe gli traballano un po’ per tutto quello stare in ginocchio di prima, ma questo è… questo va bene. Va bene. Non è successo nulla nel loro viaggio fin lì, lo ha provato a se stesso. Non c’è alcun motivo di essere inquieti.
“Wow,” sussurra Hagakure e si avvicina un po’ all’orlo del precipizio per guardare in giù. “Oooh, ooh Mina! Mina, guarda, quello è lo chalet! Wow, abbiamo camminato molto meno di quanto mi aspettassi.”
Bakugou da una rapida occhiata all’orizzonte, ancora illuminato di un rosso pallido. Dovrebbe esserci Luna piena e cielo senza nuvole quindi il chiaro di luna li aiuterà al ritorno, ma devono ancora riuscire a scendere quei sentieri rocciosi prima di arrivare sul percorso principale. Farlo con la sola luce della torcia non sarà semplice. Beh, potrebbe sempre fare delle piccole esplosioni se ce n’è bisogno.
Hagakure si siede sull’orlo del precipizio, i piedi a penzoloni oltre il bordo. “Fiuu, sono esausta. Svegliatemi quando è ora di rientrare, ok?” Si sdraia a terra e si gira sul fianco. Bakugou alza gli occhi al cielo.
“Ehi, ehm, Bakugou?” Ashido si preme le mani dietro la schiena e gli si avvicina, abbassando la voce. “Posso chiederti una cosa?”
Lui la guarda in modo sospetto. “Cosa.”
“Quando tu e Kirishima vi siete messi insieme, tipo… voglio dire, chi si è confessato per prima? Tu hai fatto la prima mossa in piscina, giusto? O è stata una cosa molto più romantica, tipo uno di voi-”
Chiudi il becco,” Bakugou mormora disperatamente, guardando indietro al sentiero, un po’ aspettandosi che sbucasse fuori qualche stronzo per registrarlo. “Ma che cazzo? Perché vuoi saperlo?”
“Beh è che…” Ashido si sistema le unghie.
Sputa il rospo.”
“Mi piace Sero,” dice tutto d’un fiato prima di schiaffarsi le mani in faccia. “Ahh! Non l’avevo mai detto ad alta voce prima d’ora! Oddio. Non ci credo che la prima persona a cui l’ho detto sei tu. Cavolo.”
Ma perché glielo ha detto? Neanche lui riusciva a crederci. “…Ok,” dice lentamente, “non m’interessa un cazzo, quindi…”
“Bakugou!” Ashido pesta i piedi. “Ti sto chiedendo un consiglio!”
“Ma è una cosa stupida” la prende in giro Bakugou.
“Non è stupida! È normale.”
“Perché sono io quello a cui chiedere consigli amorosi? Chiedi al cretino elettrico, conosce quel bastardo meglio di me. Oppure chiedi a una delle tue amiche femmine, ce n’è una proprio lì.”
“Non posso chiederlo a Kaminari! E tu stai con Kirishima da tipo sei mesi. Siete una coppia fatta! Voglio una cosa del genere con Sero.”
“Allora chiedi a Kirishima.”
Ashido diventa di una strana sfumatura di magenta. “Non posso. Kirishima non sa tenere i segreti quando è nella foga del momento. Probabilmente lo urlerebbe lo stesso secondo in cui glielo dico.”
Beh, non ha tutti i torti.
“E poi, sicuro sei stato tu a fare la prima mossa. Che probabilmente sarà la stessa cosa che dovrò fare anch’io, dal momento che Sero non sta facendo niente! Dovrò prenderlo e baciarlo prima che riesca a capirlo!”
Bakugou ridacchia, tirando un calcio a una pietra sull’orlo del dirupo. “Allora procurati una scatola su cui salire, tappetta.”
“Ugh! Scemo.” Bakugou sta al gioco quando lei lo spintona e lui fa lo stesso.
È –non lo ammetterebbe mai ad alta voce, ma è ok. Ashido potrà anche essere fastidiosa e parlare un po’ troppo ed essere troppo riservata su certe cose, ma non è ipersensibile. Potrà anche lamentarsi e piagnucolare, ma non è il tipo che quando si impaurisce diventa irritante, tipo come la gente che lo guarda come se stesse per far esplodere un palazzo ogni volta che alza un po’ il tono di voce.
E va bene, ha… ok, sì è stato sul punto di farlo una volta, ma è stato più di un anno fa ed era perché Deku stava facendo lo stronzo. Dai, fatevela passare, era solo un palazzo.
Ashido lo tira dalla manica e lui la lascia fare. “Dovremmo andare. Tra poco ci sarà la cena.”
Ha ragione. E Bakugou sta morendo di fame e se rimanesse ancora qui correrebbe il rischio di essere assalito da altre stronzate sentimentali. All’improvviso la ragazza invisibile si lamenterà con lui di avere una cotta per bastardo mezzo e mezzo o qualcosa del genere. Dio, meglio essere rapito un’altra volta.
“Tooru, stiamo tornando! Sveglia!”
“Mina, oh dio, ti piace Sero.”
Ah! Stavi ascoltando?! Ti odio! Perché non hai detto niente?!”
“Voglio dire, non è colpa tua! È super stiloso. Anche se è praticamente un idiota.”
“Tooru, stai zittaaaa-”
Bakugou ricorda un’intervista di All Might di quando era piccolo. Aveva quattro anni, raggomitolato tra i suoi genitori mentre cercava di star sveglio molto dopo l’ora della nanna per vedere All Might dal vivo in TV per la prima volta. Non ricorda molto dell’intervista, ma ricorda in particolare una domanda perché aveva sempre pensato che la sua risposta fosse stata troppo figa. L’intervistatore aveva chiesto ad All Might come faceva a trovarsi sempre nel posto giusto al momento giusto e la sua risposta era stata:
Non è accurato al 100%, ma quando hai preso conoscenza di quello che ti circonda cominci a sviluppare un certo istinto per l’equilibrio del mondo intorno a te. Credo che molti altri eroi potrebbero rispondere a questa domanda in modo più accurato! Ma per quanto mi riguarda è una semplice sensazione. Sai quando qualcosa sta andando per il verso sbagliato.
Bakugou ha già lasciato cadere la torcia quando lo vede.
I vestiti di Hagakure sono oltre il bordo, troppo lontani, i suoi sandali sono scivolati dall’orlo del precipizio (va a fare trekking coi sandali, l’idiota) e sta cadendo. Ashido sta già cercando di afferrarla dalla maglietta ma si sta sporgendo troppo, finirà col sbatterle contro e mandarle entrambe-
Non c’è tempo.
Il pugno di Bakugou si stringe attorno alla maglietta di Ashido e genera un’esplosione in direzione del precipizio per farli scaraventare nella direzione opposta. Hagakure lancia un urlo e finiscono tutti e tre a terra, uno sopra l’altro, le orecchie che fischiano a causa del boom che ancora echeggia sulle cime degli alberi.
“Bakugou… grazie” dice a fatica Ashido, spingendosi in piedi da sopra Bakugou e tendendo una mano ad Hagakure. “Tooru, tutto bene?”
“Io- io sto bene.” Hagakure è seduta con le gambe incrociate e il suo altro sandalo salta via quando se lo toglie. “Wow, questi cosi sono più mosci di quanto pensavo. Pessima scelta, eh?”
“Una scelta stupida,” sputa Bakugou, tirandosi in piedi sui gomiti. “Sarebbe meglio fare escursioni da scalzi.”
“Sì, penso tu abbia ragione! Wow. Oddio, mi tremano le mani. È stato emozionante! Ti mette l’adrenalina in circolo”.
“Stupida. Sei una stupida. Cadere da quest’altezza significa morire.”
“Ma non l’ho fatto! Mina,” Hagakure getta le mani attorno alle spalle di Ashido. “Tu saresti morta per salvarmi! Forse ora sono io a essermi innamorata di te!”
“Bakugou ci ha salvate entrambe,” fa notare Ashido, guardando nella sua direzione in un modo che non è sicuro piacergli. “Voglio dire, lo hai fatto per questo, vero? Siamo compagni di classe.”
“Il mio corpo si è mosso ancora prima che potessi pensarlo,” ringhia Bakugou alzandosi e scotolandosi la polvere di dosso. Controlla la torcia per assicurarsi di non averla rotta. “Non farti i film. Torniamo, lo avranno sentito tutti quanti. Staranno pensando che siamo sotto attacco.”
Ashido e Hagakure lo seguono giù per il sentiero molto più silenziosamente di prima. Quasi cadere da un precipizio è uno scherzo se comparato a tutte le cose che hanno dovuto passare, ma Bakugou realizza che sono il calo di adrenalina e la fame a farle stare zitte e non si azzarda a rompere il silenzio. Il modo in cui il boom dell’esplosione di prima aveva scosso la parete rocciosa, il modo in cui il fumo ancora danzava sottile e scuro nell’aria immobile, lo trasportarono proprio da quel precipizio da cui era riuscito a scappare.
Quando sia Ashido che Hagakure si aggrappano alla sua maglietta mentre scendono lungo il sentiero principale, le lascia fare.
 
&&&
 
“E poi è saltato verso di noi, ma tipo, proprio saltato, come se avesse dovuto buttarsi dal dirupo per salvarci! È stato così eroico.”
Il dentista di Bakugou lo odia. Lo odia perché ha diciassette anni e lo smalto dei suoi denti è già andato come se avesse masticato ghiaia per trent’anni. Ha cercato di fargli mettere un apparecchio, convinto che la notte digrignasse i denti. ‘No, no, lo fa durante il giorno’ gli aveva detto sua madre.
“Occhi neri,” dice digrignando quei denti che il suo dentista odia, “se non la smetti di parlare-”
“Ma sei stato un sacco figo! E veloce! Pensavo che saremmo precipitate, vero, Tooru?”
“Già! Ma anche tu sei veloce, Mina, cavolo wow!” Hagakure si lancia addosso ad Ashido e si aggrappa a lei. “Siete entrambi i miei eroi! Potrei essere morta!”
“Probabilmente è per questo motivo che è sconsigliato andare ad arrampicarsi quando fa buio,” dice meccanicamente Todoroki facendo la scarpetta con la salsa che era rimasta.
“Ma è stato entusiasmante!” Ashido spara un sorriso a Bakugou. “E poi, c’era un cavaliere senza macchia pronto a salvarci.”
Bakugou le ringhia contro.
Il secondo in cui arrivarono alla baita c’erano già un paio di professori schierati fuori pronti alla battaglia. Bakugou aveva scoperto che Aizawa era addirittura salito sul precipizio alla ricerca di indizi. Imbarazzante: fare tutto questo casino per una piccola esplosione. Come se non avesse raso al suolo prima metà della foresta se qualcuno avesse provato a prenderli.
Il fatto di non essere l’unico all’erta per l’inevitabile lo fece solo sentire peggio. Un intero anno era passato e la gente ancora credeva che potesse essere preso da quello stronzo di Shigaraki. Che i professori e la polizia sapessero qualcosa che lui non sa? Per quanto ne sapesse Bakugou, Shigaraki aveva superato la fase del rapimento di studenti. Quindi quando l’avrebbero fatta finita con questa farsa? Quando avrebbero messo Shigaraki in prigione? Quando lo avrebbero ucciso?
Il peggiore è stato Kirishima che stava cercando di non stargli troppo addosso, ma ovviamente era in prima fila nel gruppo di studenti che si era formato all’ingresso. Tutti quanti si erano diretti verso la sala da pranzo quando avevano sentito che era stato un falso allarme, ma Kirishima era rimasto e aveva aspettato di scorgere Bakugou prima di andare via. Vedere quel lampo di preoccupazione irrequieta era stata la cosa assolutamente, dannatamente peggiore di tutte.
“-ha detto,” Ashido aggrotta le sopracciglia e abbassa la voce fino a sussurrare, poggiando i gomiti sul tavolo, “Il mio corpo si è mosso ancora prima che potessi pensarlo. Non farti i film.
“Kacchan ha detto una cosa del genere?” chiede Deku, come se avesse il permesso di intromettersi in tutte le conversazioni in cui citano Bakugou senza essere invitato.
“Sì, lo ha fatto! E poi ha detto qualcosa sul tornare indietro, ma la parte importante è quella.” Ashido sorride e punta Kirishima che cercava di far finta di stare ascoltando. “Non è una cosa che lo rende davvero attraente, Kirishima? Non sei ancora di più suuuuuuper innamorato di lui adesso?”
“Sì, più o meno.” Dice Kirishima con un boccone di riso in bocca e Ashido e Hagakure lanciano degli urletti e battono le mani.
Bisogna adottare delle misure drastiche. “Peccato che non fossi Sero, dal momento che è il suo cazzo quello su cui vuoi sederti.”
Sulla tavola scende il silenzio e Bakugou impila i suoi piatti sul vassoio prima di alzarsi dalla panca. Kirishima lo guarda a bocca aperta, poi guarda Sero e apre la bocca ancora di più e sorride ancora di più e comincia a indicare gente e Bakugou realizza che, sì, Ashido aveva ragione. Non avrebbe mai tenuto il segreto.
“Aspetta,” dice lentamente Kaminari. “Sero? Ti piace Sero?”
“Ti piaccio io?”  Dice Sero incredulo, afferrando il bordo del tavolo.
“Io- tu -! Aaah! Bakugou!” l’urlo di Ashido echeggia dietro di lui mentre Bakugou scappa verso la cucina.
Lavare i piatti non è esattamente il suo passatempo preferito o cose del genere, ma è silenzioso e solitario e gli lascia spazio e tempo per pensare. Le sue dita non la smettono di tremare, come quando usa il suo quirk troppo a lungo. Quasi le bacchette non gli cadevano per due volte. Stava meglio prima. Stupida Hagakure. Stupida Ashido.
Riempie lo scolapiatti e apre una tovaglia.
“Davvero piaccio ad Ashido?”
Bakugou non si scomoda nemmeno a girarsi. Ha forse un cartello sulla schiena? Venite a disturbarmi coi vostri patetici problemi amorosi o cose del genere? “Ti sembro mica Ashido? Vallo a chiedere a lei.”
“È scappata. Ha detto che doveva preparare le cose per il bagno.” Sero si avvicina a Bakugou e comincia ad asciugare i piatti. Bakugou vorrebbe spaccargli un piatto in testa, ma non è in vena di avere un’altra cosa da sostituire e piuttosto continua a ignorarlo mentre lava i piatti. “Quindi, come fai tu a saperlo?”
“Perché ha aperto bocca e me lo ha detto, cretino.”
Perché?”
Era andato lì per trovare della cazzo di pace, non per questo interrogatorio di cazzate- “Non lo so! Cazzo, non so perché qualcuno di voi idioti fa le cose! Lasciami da solo, cretino! Non m’importa un cazzo dei tuoi sentimenti e non m’importa un cazzo della tua brutta copia di una vita amorosa! Fottiti!”
Sero smette di asciugare i piatti e schiaffa la tovaglia sul piano cottura. “Gesù Cristo, va bene. Sei proprio uno stronzo.”
Bene. Finalmente. “Ovviamente!”
Bakugou strofina furiosamente una ciotola mentre Sero si dirige a passi pesanti verso la porta. Passano dieci secondi di silenzio prima di decidere di avere l’ultima parola. “Non ti sei chiesto perché tutti sono stati così gentili con te per tutto il campo, anche se continui a essere uno stronzo?”
Il pasto di Bakugou si trasforma in acido nel suo stomaco mentre solleva la testa e serra la mascella. Non deve girarsi. Non darà a quello stronzo questa soddisfazione. “Non perdere tempo.  Non ho bisogno della compassione di nessuno.” Sogghigna, lascia che la sua voce si permei di quel tono di scherno. “In particolare la tua, patetico.”
“Stronzo.” Mormora Sero e Bakugou aspetta teso prima di girarsi e trovare l’uscio vuoto. Le sue dita tremano nell’acqua e sapone, sente le risate provenienti dalla sala da pranzo dietro l’uscio stesso. La cucina è di un bianco accecante, non ci sono ombre da nessuna parte.
Il boom del precipizio ancora gli vibra nelle ossa.
Non c’è nessuno. Non c’è niente.
Niente.
 
&&&
 
Bakugou si sveglia all’odore acre di paglia bruciata e al suono di qualcuno che urla.
È a pezzi. Qualcuno lo sta trattenendo a terra, qualcuno di grosso –cazzo, forse il tizio calamita? Cazzo –ha i polsi legati, i palmi delle mani rivolti verso il basso così se dovesse usare il suo quirk non farebbe altro che farsi saltare in aria le mani. Maledetti bastardi –gli stanno impedendo di attaccare. Vaffanculo. È disposto anche a farsi saltare in aria le mani pur di andare via di lì, a staccarsi gli arti uno alla volta-
Il ginocchio di qualcuno gli preme contro la schiena e Bakugou ricorda il viso di Kirishima spezzarsi in due e soffoca nel suo stesso grido –le urla sono le sue.
Si dimena il più possibile. Tira una gomitata a qualcosa o qualcuno, perché è così buio, dov’è lui, ma qualcuno prende il posto di chi si è liberato e ora sente come di avere l’intera Alleanza dei Villain sulla schiena a schiacciarlo contro il terreno, a soffocarlo, e qualcuno dice qualcosa su una quirk e il ghiaccio e non –deve andarsene da lì, deve-
“No, no, no! Non lo trattenete!”
Kirishima. C’è Kirishima qui, sta gridando, deve raggiungerlo prima di Shigaraki, deve farlo, è un eroe-
Comincia a scalciare di più quando i rumori iniziano a filtrare, quando sente “-impazzendo, che cosa dovremmo fare?!”
Levatevi di dosso!” ringhia Bakugou, strattonando le braccia finché non gli fanno male le spalle. Il panico gli stringe lo stomaco in una morsa. Kirishima è qui, lui deve vederlo, deve- deve-
Bakugou calmati, è tutto ok!” Qualcuno gli blocca di nuovo le gambe e Bakugou non riesce a trattenere un altro urlo mentre scalcia a più non posso. Il suo piede prende qualcuno e a un tratto il peso su di lui sparisce.
Bakugou si alza sulle ginocchia, lo stomaco gli sussulta come se dentro di lui vi fosse un terremoto e gli arti gli tremano come se stesse per congelarsi a morte. Una mano gli si avvicina al viso per toccargli la guancia. Bakugou si tira indietro, ma la mano ritorna e c’è luce, all’improvviso, troppo forte e vede rosso-
Kirishima.
È Kirishima. È proprio lì. Sta bene.
Bakugou non riesce a guardarlo, gli occhi ancora fissi sulle sue dita mezze raccolte e tremanti tra le sue ginocchia. Sta tremando tutto. Ogni parte di lui sta tremando, tremando, tremando.
“Vai a chiamare un professore,” dice Kirishima. Bakugou vorrebbe dire a chiunque stia andando di non fare niente, ma i suoi denti battono così forte che non riesce a parlare. L’altra mano di Kirishima si poggia sulla sua spalla. “Bakugou. Ci sei?”
Piano piano ritorna anche la percezione spaziale. Bakugou ricorda un pezzo alla volta. Il ritiro. L’estate del secondo anno. Si sono allenati tutto il giorno sulle montagne. L’escursione nel bosco dopo il tramonto. Hagakure e Ashido sono quasi cadute. Boom attraverso gli alberi. Cena, bagno, letto.
Nessun attacco. Nessun’ombra a spingerlo nel vuoto. Nessuna cosa appiccicosa che gli si riversa nella gola fino a farlo strozzare. Nessun muro saltato in aria. Nessuno che lo insegue. Ok, lui sta bene. Non è ferito. Nessuno lo sta costringendo ad andare in qualche posto in cui non vorrebbe. Va tutto bene. Lui sta bene. Non c’è niente che non va.
Ma il suo corpo non ha ancora realizzato. I polmoni ghermiscono l’interno delle costole, bruciano come se fossero stati strofinati con della carta vetrata. Continua ad ansimare. Non riesce a respirare.
Bakugou non realizza di essere piegato su se stesso con la testa sulle ginocchia finché non sente un’altra mano sulla sua schiena. “Lasciategli spazio,” dice Aizawa da sopra di lui. Lui sta bene. “Allontanatevi, lasciategli spazio.”
Respirare è difficilissimo, la cosa più difficile che abbia mai fatto-
“Inspira e conta.”
Bakugou scuote la testa. La vista gli si annebbia ai bordi. Lui sta bene.
Bakugou. Trattieni il respiro e conta. Inspira.”
Bakugou prende decisamente troppa poca aria. Aizawa conta fino a cinque e lui espira col più patetico woosh mai sentito prima, ma la volta dopo ne prende di più ed è più facile trattenere il respiro. Aizawa continua a tenergli la mano sulla schiena, facendo pressione verso il basso come se non volesse permettergli di alzarsi. Bakugou non vuole alzarsi. Vuole solo tornare a respirare normalmente e poi nascondersi per sempre sotto le coperte. Merda, lo hanno visto tutti, ha avuto un incubo e tutti lo hanno sentito-
“Al cinque espira, Bakugou. Ricomincia da capo.”
Aizawa continua a contare, continua a tenerlo fermo finché non respira normalmente. Il suo battito smette di pulsargli così forte in testa come il ruggito di uno tsunami, ma ancora Bakugou non solleva la testa. Sa che nella stanza ci sono ancora tutti gli altri ragazzi. Sa che nella stanza c’è ancora Kirishima.
Tutti hanno visto.
“Ho fatto saltare in aria il pavimento,” mormora Bakugou con voce roca. La stanza puzza ancora di fumo. Per quanto ne sa potrebbe esserci un piccolo incendio.
“Lascia perdere. Andiamo, in piedi.”
Alzarsi sembra impossibile, ma Bakugou si costringe a farlo. Le gambe gli sembrano troppo instabili quindi lo fa incrociando le gambe e ora vede che la luce viene da una delle torce LED dei tavoli di fuori. Sono tutti svegli. Tutti lo stanno guardando.
Bakugou serra i pugni e fissa il pavimento.
Aizawa indica la porta con la testa. “Andiamo.”
Bakugou non chiede dove. Kirishima è intenzionato a seguirli, ma Bakugou lo trattiene con una mano sul petto. Non riuscirebbe a sopportare la sua presenza, non adesso che la vuole veramente. Se si concedesse una cosa del genere sarebbe finita. Deve riuscire a farcela da solo. “Torna a dormire.”
Kirishima gli tocca il polso. “Amico, è impossibile dopo una cosa del genere.”
“Allora rimani qui e basta, non m’importa.”
Kirishima abbassa la testa finché Bakugou non la alza per guardarlo, i loro occhi s’incrociano. Li fissa in cerca di qualcosa, prima di mordersi sofficemente il labbro e annuire, stringendogli il polso e allontanandosi. “Quando tornerai io sarò qui,” dice.
Aizawa lo guida fino all’ingresso. Bakugou vede la porta delle ragazze chiudersi velocemente non appena la raggiungono. Perfetto. L’intero Dipartimento Eroi sa cos’è successo. L’indomani dovrà anche averci a che fare. E quelli stupidi gli si avvicineranno per fargli delle domande perché non ci arrivano proprio, perché non sanno starsene zitti.
Aizawa lo porta in una specie di lounge e gli indica il divano. Bakugou ci sprofonda dentro, strizzando gli occhi alla luce troppo forte, ma non di meno grato di questa cosa. Le mani non gli tremano più almeno, ma ogni centimetro del suo corpo continua a risuonare ed è stanco, mentre il suo cervello è sveglissimo, come se avesse preso anfetamine o roba del genere. Aizawa va da qualche parte, i suoi passi soffici. Bakugou spinge la testa nelle mani e stringe i pugni tra i capelli.
Aizawa non torna subito, ma quando lo fa ha in mano una tazza di tè e sta aspettando che Bakugou alzi la testa e la prenda. “C’è della droga dentro?” chiede Bakugou, ma lo sorseggia comunque.
“Non stavolta.”
Bakugou alza gli occhi al cielo e prende un altro sorso.
Aizawa è seduto su un bracciolo del divano e Bakugou deve nascondere quanto questa cosa lo tranquillizzi. “Non farmi aspettare tutta la notte, Bakugou.”
Mani piene di graffi e punti a coprirgli la bocca, qualcuno di grosso sopra di lui a tenerlo giù, gli tiene giù le mani mentre gli infilano di forza delle manette-
“-un sogno,” dice Bakugou in tono strozzato, stringendo la tazza così forte che gli brucia sui palmi, dà l’illusione che stia usando il suo quirk. “Solo un fottutissimo sogno.”
“Midoriya ha detto che stavi urlando.”
Bakugou lo maledice. Ovviamente doveva essere Deku a chiamare il professore. Come se non ne avesse avuto abbastanza di salvarlo. Maledetto idiota col complesso del salvatore.
Aizawa sospira e si alza, si siede pesantemente su una sedia di fronte a lui e incrocia le braccia. “Non cominciare a fare storie. Si sentiva dall’ingresso. Stavo comunque per venire a controllare.”
“Era solo un sogno,” insiste Bakugou.
“Se continui a tenerlo dentro, la prossima volta sarà peggio.” Bakugou guarda il tè bagnare delicatamente la ceramica. Aizawa si sistema sulla sedia davanti a lui e sospira di nuovo. “Vorresti tornare a casa?”
Cazzo, no,” sussulta Bakugou. Gesù Cristo, essere portato via da un campo estivo a diciassette anni perché fa degli incubi? Può già sentire il sapore dell’umiliazione. Non riuscirebbe a sopravviverci.
“Allora torna a letto. Domani ci aspetta un altro giorno.” Aizawa si avvicina uno sgabello e ci poggia i piedi, sprofondando nella sedia e chiudendo gli occhi.
Bakugou strizza gli occhi nella sua direzione. “Dorme qui?”
“Certo.” Aizawa tira su col naso. “Sono troppo stanco per tornare indietro. Tu fai quello che ti pare.”
Bakugou fissa il suo tè, lo finisce e poggia la tazza sul pavimento prima di sdraiarsi sul divano, girarsi per dare le spalle ad Aizawa e far finta di dormire fino al mattino.
  
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