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Autore: Ray Wings    10/03/2020    1 recensioni
Non c'era al mondo persona che non conoscesse Fairy Tail. La gilda simbolo di Magnolia vantava tra i suoi membri alcuni dei maghi migliori dell'intero continente. Ma ogni medaglia ha due facce e se Fairy Tail ne aveva una sublime, abbagliante, dall'altro lato portava solchi indelebili, segreti che mai sarebbero dovuti uscire da quelle mura. Fairy Tail era nata anche per quello: proteggere, curare, perché la felicità, talvolta, non è altro che una maschera di ferro fusa sulla carne.
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«Sai cosa significa il mio nome?»
«Conoscendo tuo padre, penso non sia qualcosa come "fiore di campo", vero?»
«Sai bene che non ha mai avuto tutto questo riguardo nei miei confronti. Priscilla... è un nome così freddo».
«Qual è il suo significato?»
«Prova a pensare a qual è il mio significato»
«Che ne dici se invece io ti chiamassi Pricchan?»
Una risata candida e timida, gli occhi adornati di una dolce malinconia, imbrattata di un amore che neppure il tormento di quegli anni era stato in grado di sradicare.
«Sembra il verso di un animaletto».
~ Priscilla deriva dal latino Priscus il cui significato è: "antico" ~
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luxus Dreher, Mistgun, Nuovo personaggio, Wendy
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incest
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Parco acquatico



Ryuuzetsu Land si chiamava il parco acquatico e non era troppo lontano da Crocus. Arrivarono che era mattina presto, eppure nonostante ciò c'era già un sacco di gente. Le piscine erano immense e ce n'erano di svariate per tutti i gusti, con scivoli più o meno ovunque. Qualche chiosco posto in giro che vendeva cibo, bevande e frutta fresca. C'era persino un acquario dove poter passeggiare, ammirando le vasche di pesci dalla forma e colori incredibili. Priscilla, colta dall'eccitazione, iniziò a spogliarsi ben prima di arrivare, lanciando in giro maglia e pantaloni e infine correndo verso l'ingresso. Con meno enfasi, anche Erza, Lucy e Wendy la seguirono.  Lluvia si prese qualche istante in più, Bisca le fece compagnia insieme a Levy. Quando entrarono, trovarono i ragazzi che già erano pronti e avevano già cominciato a girare per il posto. 
«Pricchan! Andiamo a comprare qualcosa da bere, vieni con noi?» le chiese Fried, indicando il chiosco più avanti. Priscilla si voltò a guardare le sue amiche, vedendo come bene o male tutte avessero già preso la loro strada, perciò saltellando annuì e seguì lui e Bickslow.
«Evergreen non è voluta venire?» chiese camminando al fianco dei due ragazzi. 
«L'abbiamo lasciata con Elfman in infermeria» disse Fried.
«In realtà non glielo abbiamo nemmeno detto» scoppiò a ridere Bickslow.
«Che crudeli! Perché mai?» chiese lei, dispiaciuta.
«Sono certo che starà bene» sghignazzò Bickslow.
«Credi che possa davvero nascere qualcosa tra quei due?» chiese Priscilla, curiosa e allegra. 
«Probabilmente è già nato, ma non vogliono dircelo» rispose Fried, appoggiandosi al bancone del chiosco e cominciando a pensare a quale bibita prendere. Priscilla spostò lo sguardo su una vetrina con dentro vari bicchieri di frutta e si illuminò come una bambina di fronte a un negozio di dolciumi. Ne scelse uno grande di anguria e mangiandolo si rallegrò tanto che riprese, come suo solito, a svolazzare invece che camminare. I capelli, lasciati sciolti quel giorno, ondeggiavano sulle punte come fossero stati immersi in acqua. «È dolcissima» disse con le guance rosse per la gioia e ne addentò un secondo pezzo. 
«A proposito...» disse poi, svolazzando a fianco ai due. «Avete visto Laxus? Siamo arrivati insieme, ci siamo divisi per gli spogliatoi... pensavo poi di trovarlo con voi».
«Negativo, è sparito. Ma sarà qui da qualche parte» disse Bickslow.
«Sperando che non si sia perso» disse Fried, scoraggiato all'idea che non sarebbe mai riuscito a migliorare quel piccolo difetto che aveva col senso dell'orientamento. Priscilla anche lo sapeva bene, era qualcosa che si portava dietro fin da bambino e non c'era verso che ritrovasse da solo la strada. Si strinse nelle spalle e scoppiò a ridere divertita a quel pensiero. Ondeggiò leggiadra per aria, ridendo con una voce candida e rilassata, e nel vederla nella morbidezza delle sue curve senza veli, con solo il costume addosso, i capelli sciolti e la sua solita tenerezza, Bickslow cadde di nuovo nella sua trappola, benché si fosse ripromesso che avrebbe lasciato il passo a Laxus. 
«È una sirena» mormorò con lo sguardo inebetito. 
«Sai, penso che tu abbia fatto male a rinunciarci. In fondo tra lei e Laxus non c'è assolutamente niente, ti sei solo fatto dei castelli in aria» disse Fried, risoluto e anche lievemente infastidito. 
«Questo è quello che speri tu» rispose Bickslow, guardando l'amico che ancora negava l'evidenza e in tutta risposta lui ruggì furibondo: «È la nuda realtà!».
«Eh?» mormorò Bickslow, voltandosi poi per tornare a guardarla e restando sorpreso nel non vederla più. L'aveva persa di vista solo per un brevissimo istante e lei era sparita completamente.
«Dov'è andata?» si chiesero entrambi prima di sentire la sua voce urlante provenire da qualche metro più in là. Volava via, distesa in orizzontale, le braccia allungate indietro che lasciavano cadere anguria da tutte le parti e una mano attaccata a un lunghissimo braccio che la teneva per una caviglia e la stava trascinando via con violenza. Nessuno dei due ebbe neanche la forza di chiedersi cosa stesse accadendo e di chi fosse quella mano disumana, restarono semplicemente perplessi fino a quando non la videro sparire dietro a una finta montagna che rovesciava una cascata dentro una piscina. 
Priscilla venne trascinata con violenza dentro un'altra piscina, poco lontana, e solo quando atterrò dentro l'acqua la mano che l'aveva presa la lasciò finalmente libera. Riemerse lentamente, solo per una parte della testa, lasciando naso e bocca sommersi e facendo bollicine d'aria contrariata. Puntò gli occhi su suo nonno, seduto a bordo piscina non troppo lontano da un Laxus abbattuto e scocciato. 
«Finalmente sei arrivata anche tu» disse Makarov.
«Avevo scelta?» chiese lei, restando immersa in acqua.
«Volevo te fin dal principio, ma ho trovato prima lui e speravo fosse abbastanza. Cosa che invece non è» disse Makarov, indicando Laxus al suo fianco. Poi fece un gesto della mano per incitarla ad andare e disse: «Forza, falla divertire».
«Eh?» si chiese lei, non avendo la più pallida idea di cosa stesse parlando. Fino a quando non sentì l'acqua al suo fianco muoversi e si voltò appena in tempo per vedere Mavis lanciarsi su di lei saltando fuori dall'acqua della piscina. Urlò spaventata, ma venne immersa dal peso cadutole improvvisamente addosso e sempre mentre era sott'acqua Mavis le piazzò un piede in faccia per darsi la spinta e tornare a nuotare allegra. Priscilla roteò per un po' sott'acqua, perdendo il senso del sopra e del sotto, fino e quando non arrivò a bordo piscina con la testa immersa, la schiena poggiata alla parete, e i piedi sollevati fuori dall'acqua. Li lasciò cadere in avanti, facendo un altro mezzo giro usando il peso della caduta delle sue gambe e con quel poco di forza che aveva riemerse e si aggrappò alla parete della piscina. 
«Ma non doveva essere uno spirito?» chiese completamente distrutta da quella specie di attacco.
«Così doveva» rispose Laxus, scocciato di essere stato coinvolto anche lui in quella faccenda. 
«Pare possa toccare alcune cose, tra cui noi membri... visto che abbiamo il simbolo e possiamo anche vederla» spiegò Makarov, come fosse qualcosa di semplice ed ovvio.
«A me sembra assurdo lo stesso» mormorò Priscilla.
Mavis saltò fuori dall'acqua nuovamente al suo fianco e saltellando per la gioia disse: «Facciamo una gara di nuoto! Da qui a lì!» disse e cominciò a nuotare rapidamente verso la parte opposta della piscina. Priscilla la guardò ancora intimorita, chiedendosi cosa si aspettassero da lei e perché mai fosse stata trascinata in quella storia, ma alla fine decise di non fare troppe domande e semplicemente godersi il momento. Si spinse via dal bordo e nuotò per cercare di raggiungere Mavis, che nel frattempo era già arrivata al lato opposto. 
«Ancora, via!» disse Priscilla, raggiungendola poco dopo e ridendo divertita si tuffò di nuovo e prese a nuotare con rapidità verso l'altro lato. Nonostante non avesse idea di cosa stesse accadendo e perché mai avesse avuto il compito di farla divertire, trovò lo stesso la situazione piacevole e presto si dimenticò del modo in cui era stata tirata lì in mezzo. Nuotando, ridendo, cominciò a giocare con Mavis come se fosse una vecchia amica e non lo spirito del primo Master della loro gilda. Si schizzavano, si facevano scherzi, nuotavano e si immergevano, provarono a fare qualche gara a chi teneva di più il fiato e così passarono almeno la prima ora di quella giornata. Fino a quando, stanca, Priscilla non tornò di nuovo a bordo piscina. Restò immersa in acqua e si rilassò, poggiando braccia e testa sul marmo vicino a un Laxus che non faceva che sbuffare annoiato. 
«Perché non ti fai una nuotata anche tu invece di tenere il broncio?» gli chiese Priscilla e lui in tutta risposta sbuffò ancora. 
«Sei noioso» disse lei, infine, tornando a rilassarsi coccolata dal tocco dell'acqua leggera sulla pelle. 
«È per questo che ho chiamato anche te» disse Makarov e Laxus borbottò sempre più irritato: «Potevi pensarci da solo, vecchio».
«Su, su! Divertiamoci!» disse Mavis, avvicinandosi di nuovo a Priscilla e prendendola per le spalle. Lei spalancò gli occhi, colta di sorpresa, ed esclamò con un filo di terrore: «Ancora?!»
Si aggrappò a Laxus quando Mavis provò a tirarla nuovamente in mezzo alla piscina , ma lui restò immobile, impassibile, e alla fine Mavis vinse di nuovo. Come una bambina, si lanciò di nuovo sulla ragazza, cercando di coinvolgerla nel suo divertimento ma finendo solo con il stremarla ancora di più e tentare più volte di affogarla. 
«E va bene!» esclamò infine Priscilla, alzandosi in piedi. «Vuoi il divertimento? Essia!» esclamò fingendo di tirarsi su una manica. Urlando per darsi carica generò battendo le mani tra loro un tornado che nacque proprio nel centro della piscina e coinvolse tutta la sua acqua e la stessa Mavis.
«A-aspetta, Pricchan!» provò a richiamarla Laxus, preoccupato, ma Priscilla ormai aveva cominciato la sua missione: sfinisci Mavis. Fece roteare lo spirito della loro master portandola lentamente sempre più in alto, e incredibilmente Mavis rispose a quel trattamento con una risata e urla divertita come se si trovasse su di una giostra. Quando Mavis raggiunse un'altezza decente la lasciò andare, facendola cadere nel vuoto e ancora lei urlò e rise divertita. Un soffio di vento catturò ancora l'acqua e lei e la trascinò verso destra, poi verso sinistra, la fece piroettare e la lanciò ancora in aria.
«E su! E giù! Scivola scivola!» disse Priscilla, sempre più presa e concentrata in quel nuovo gioco che portava il proprio vento a essere un mega scivolo e una giostra per lo spirito. «E ora... giro della morte!» disse allargando le braccia e Mavis venne sbalzata in alto con potenza. La videro rapidamente volare verso l'altra parte del centro e solo quando fu troppo tardi si resero conto che era ora fuori il controllo di Priscilla.
«Mi è sfuggita!» gridò lei, guardandola terrorizzata mentre cadeva verso il suolo anche se ancora rideva come una matta. «Laxus! Prendila!» urlò Makarov pallido in volto e insieme al ragazzo cominciarono a correre come folli per raggiungere Mavis prima che si schiantasse a terra. 
«A-aspettate!» gridò Priscilla, saltando fuori dalla vasca vuota e cominciando a correre dietro di loro. Tutti e tre a testa alzata, guardavano la figura di Mavis pallidi in volto cercando di calibrare le misure in quel pochissimo tempo che gli restava. Laxus si voltò, credendo di trovarsi sotto la sua traiettoria e alzò le braccia pronto a prenderla al volo. Suo nonno alle sue spalle invece ancora correva in avanti e guardava lo spirito sopra di loro, cercando ancora di prendere bene le misure. Priscilla li raggiunse e allungò le braccia verso Mavis, pronta a usare il suo vento per riprenderla, ma il pavimento della piscina era bagnato e questo la portò a scivolare miseramente. Urlò e cadde in avanti a braccia ben tese, afferrando la prima cosa che trovò sulla traiettoria in un impacciato tentativo di salvarsi... inconsapevole che quello fosse proprio il costume di Laxus. Il ragazzo rosso in volto per la vergogna lasciò perdere il primo master che ancora cadeva e rideva come una matta, si afferrò il costume prima che fosse troppo tardi riuscendo a coprirsi e restare nella decenza, ma il gesto, unito allo spavento e al fatto che ancora stesse correndo all'indietro per intercettare Mavis, lo fecero inciampare. Cadde all'indietro, atterrando dritto dritto sopra Makarov e schiacciandolo. Mavis arrivò a terra, ma non toccò il freddo e duro pavimento in quanto in un ultimo disperato tentativo Makarov aveva allungato il proprio braccio e ingrandito la propria mano tanto da riuscire a prenderla come fosse una pallina da baseball durante una partita. Esultò e alzò le braccia al cielo, urlando: «Ancora! Ancora!» e tutti e tre, stesi l'uno sull'altro, più o meno feriti -sia nel fisico che nell'orgoglio- sospirarono abbattuti. 
Makarov e Laxus tornarono a una delle piscine, riportando Mavis in acqua per far in modo che si sfogasse e divertisse ancora. Priscilla invece si offrì di andare a comprare per tutti qualcosa da bere per cercare di rilassarsi almeno un po'. Tornò con un bicchiere per tutti e quattro, dando a Makarov e Laxus i loro rispettivi. Provò a chiamare Mavis più volte, ma lei continuò a nuotare allegra e neanche l'ascoltò. Appoggiò il suo drink a bordo piscina e tenendo infine il proprio si sedette di fianco a Laxus, a gambe incrociate, guardando il primo Master che si divertiva come una bambina. 
«Si stancherà prima o poi» commentò guardandola.
«È uno spirito, ha davvero un "corpo da stancare"?» rispose lui sorseggiando dal proprio bicchiere e Priscilla ridacchiò nervosamente in risposta, sapendo quale sarebbe potuta essere la risposta. «Oh, sai una cosa?! Mentre tornavo ho intravisto Elfman ed Evergreen. Pensavo fossero rimasti in città e invece si nascondono qui in giro» ridacchiò e ondeggiò divertita. «Tu sapevi della loro storia clandestina?»
«Mi avevano accennato qualcosa» mormorò lui semplicemente, dandole la minore delle attenzioni. «Sul serio?» esclamò lei, sbarrando gli occhi. «Pensavo fossero solo fantasie di Bickslow invece è vero. Sono carini, non credi?»
«Bah, non saprei» sospirò ancora. 
«Ah! E poi ho visto Natsu cavalcare un treno acquatico» disse ancora «Ma poi gli è venuta la nausea» scoppiò a ridere divertita e a quel pensiero persino Laxus riuscì ad accennare un sorriso e sospirare: «Quell'idiota».
«Ho visto poi Happy andare verso l'acquario. Spero non abbia intenzione di mangiarli quei pesci» mormorò pensierosa e preoccupata.
«Hai visto molte cose per essere semplicemente andata a prendere da bere» le disse Laxus, abbozzando un sorriso divertito. Lei arrossì dall'imbarazzo e ridacchiò nervosa, tornando a bere dal proprio bicchiere. «Ho solo fatto un giro un po' più lungo, per camminare un po', tutto qua» tentò di giustificarsi. 
«Stavi tentando di evadere, vero?» e lei sempre più rossa bevve sempre più forte dal proprio bicchiere, evitando di rispondere. Ma dopo infiniti secondi di sorseggiamenti rumorosi, confessò: «Avrei solo voluto godermi un po' di più questo posto, invece che stare fermi qui» confessò imbarazzata.
«A me sta bene» disse improvvisamente Mavis, comparendo davanti a loro tanto inaspettatamente da farli sobbalzare. «Perché non andate a fare una passeggiata da qualche parte? Io posso restare insieme a sesto» sorrise e alle sue spalle Makarov sbiancò all'idea di restare solo con lei e trovare qualcosa per intrattenerla. 
«Ah!» si illuminò Priscilla, colta da un'idea. Si inginocchiò a fianco di Laxus e si appoggiò a lui, aggrappandosi a una sua spalla, prima di dirgli: «Ho visto che c'è uno scivolo incredibile! Gigantesco! Ci andiamo insieme?»
«Sembra divertente» le diede corda Mavis e Priscilla si strinse ancora più su Laxus, finendo col schiacciare il proprio seno ancora bagnato dall'acqua della piscina contro il proprio bicipite. Certo le sue intenzioni non erano maliziose, semplicemente inclinò la testa da un lato e disse come una bambina: «Ti preeego!» ma ancora una volta la mente di Laxus non riuscì a non tornare a tutto ciò che era successo nei giorni precedenti e ciò che ne aveva conseguito. Voltò la testa dall'altro lato, sforzandosi di non cedere alla tentazione di posare gli occhi sul suo corpo ora avvinghiato a lui, e maledisse ancora una volta l'ingenuità di Priscilla che la portavano in simili atteggiamenti senza rendersi conto di ciò che poteva fare alle persone.
«Non mi interessa. Vacci da sola» disse cercando di prendere le distanze. 
«Ma dicono che bisogna andarci per forza in due» lamentò lei, continuando ad agitarsi e di conseguenza strusciarsi contro il suo braccio. «Laxus» brontolò con un tono di voce supplichevole che certo non aiutavano la sua mente a tornare a pensieri meno perversi.
«Che razza di scivolo è che ha questa assurda regola?» lamentò lui, sempre più sotto tensione nel sentire la pelle del suo petto strofinargli contro il bicipite. 
«Quello lì» indicò allungando il braccio verso l'enorme scivolo che si diramava per metri e metri, in curve e discese alte decine di metri da terra.  Sulla cima, all'inizio dello scivolo, l'enorme scritta rosa dava il nome a quell'attrazione unica: Lo scivolo dell'amore. Lo fissò qualche istante, incredulo e ormai rassegnato all'idea che non avrebbe mai trovato una via d'uscita a quel problema.
«Parli sul serio?» mormorò semplicemente, non avendo più neanche la forza di imbarazzarsi, trovandolo semplicemente assurdo. 
«Vieni con me?» chiese innocentemente, facendo penzolare la testa da un lato e stringendosi al suo petto.
«No» rispose lui, secco e irritato.
«Uffa!» sbuffò lei, finalmente separandosi da lui. «Sei veramente noioso, volevo solo fare un giro sullo scivolo».
«Vai su un altro scivolo» le rispose secco.
«Ma quello è il più grande di tutti! Io volevo andare su quello» si imbronciò, rattristata. Ci rifletté qualche istante, poi il sorriso le tornò pensando a una soluzione: «Ho visto Leon prima, magari lui accetterà di venirci con me!» batté le mani, allegra della trovata. Poggiò un piede sul bordo della piscina e si diede giusto lo slancio per alzarsi in piedi, ma non riuscì mai a drizzarsi del tutto. La mano di Laxus la bloccò, scorrendole lungo i fianchi e infine prendendola per la vita. La sollevò da terra, come un sacco di patate, e se la caricò su una spalla mentre si alzava.
«Che fai?!» lamentò lei, scalciando e tirandogli pugni sulla schiena. 
«Ti porto lassù» disse cominciando a camminare verso lo scivolo con la ragazza ben ferma sulla spalla. «Così smetti di fare i capricci e mi lasci in pace» una scusa stupida, visto che aveva già deciso di lasciarlo in pace, ma era ben intenzionato a non lasciare che quel Leon la sfiorasse nemmeno.
"Perché mai deve irritarmi così tanto?" si chiese, facendo così aumentare l'imbarazzo e soprattutto il nervoso ora rivolto anche verso se stesso che era di nuovo caduto in quello stesso errore. Prendeva decisioni ponderate e ben ragionate, ma alla prima provocazione di Priscilla finiva sempre col mandare tutto a monte e non solo rendersi così ridicolo ma farsi anche coinvolgere in situazioni che eviterebbe volentieri. Sentì Priscilla puntare delicatamente i gomiti sulla sua schiena, forse per poggiarci la testa e tenerla alzata nonostante la scomoda posizione. Non le avrebbe dato peso se solo non avesse visto la punta dei suoi piedi ondeggiare allegri avanti e indietro, colmi di spensieratezza.
«Stai sorridendo?» chiese infastidito, non potendola vedere in volto.
«No, affatto» disse, ma il suo tono di voce era in realtà decisamente troppo allegro. 
«L...L'hai fatto di proposito?!» cominciò a realizzare, tremando all'idea che avesse scoperto quel suo punto debole. Quella gelosia che non aveva motivo di esistere ma che comunque non riusciva a tenerlo sotto controllo.
«Ti dico di no» disse lei ancora allegra e per niente convincente. E questo lo innervosì ancora di più, maledicendo quella sua stupida debolezza che era stata palesemente scoperta. Spostò lo sguardo verso di lei, appesa alla sua spalla, ma tutto ciò che riuscì a vederci furono le sue gambe e il sedere nudo se non per quello striminzito costume che la copriva appena nelle zone più delicate. Non seppe se odiarla o lasciarsi ancora travolgere da quei perversi pensieri che ultimamente non facevano che venirgli tutte le volte che potevano. Cedette però a un infantile istinto di punirla e con la mano che non la sorreggeva le diede un pizzicotto sulla coscia. Lei squittì dal dolore e sobbalzò, ma non disse niente anche se l'offesa era stata immensa. Pochi secondi dopo e lei si vendicò con un morso ben deciso sulla schiena di Laxus, che lo fecero mugolare e irrigidire. Le diede una spinta con la spalla su cui era poggiata e si aiutò con l'altro braccio, tirandola via da quella posizione e portandola sul davanti, sempre tenendola in braccio ma facendo così in modo di allontanare la sua faccia dalla sua schiena. Priscilla si aggrappò al suo collo per non cadere a terra e approfittando della posizione che le permetteva di vederlo in volto gli fece una linguaccia. Laxus era pronto a rispondere a sua volta, sempre più offeso e irritato, ma l'urlo di Natsu li distolse da quel silenzioso battibecco un attimo prima che potessero vederlo arrivare a bordo di un enorme cuore dritti verso di loro scivolando giù per l'enorme scivolo verso cui erano diretti. Priscilla si aggrappò ancora di più al collo di Laxus, temendo il peggio, e vennero travolti ben prima che potessero pensare a qualche modo per reagire o capire cosa stesse accadendo. Vennero trascinati via con lui, ma a differenza sua caddero poco dopo dritti nell'acqua dello scivolo. Laxus steso di schiena nell'acqua, Priscilla praticamente sopra di lui che ancora lo abbracciava. Riaprirono gli occhi, chiedendosi cosa stesse succedendo, e si lanciarono reciprocamente uno sguardo perplesso. Sentirono da un lato differente dello scivolo anche Levy urlare, seguita da un paio di ringhi di Gajeel, e si voltarono per guardarli mentre anche loro scivolavano via fuori controllo.
«Ma che è successo?» chiese Priscilla, non capendo come e quando fossero finiti lì.
«È colpa tua!!!» l'urlo di Erza, poco più avanti, abbracciata a Mistgun e diretta furiosa verso un Natsu che ancora biascicava sopra l'enorme cuore che cadeva giù.
Laxus sotto di lei si lamentò, silenziosamente, ma comunque non riuscì a trattenere un verso gutturale dal profondo della gola. Priscilla tornò a guardarlo preoccupata e lo trovò con gli occhi serrati, l'espressione concentrata e corrucciata, tanto che i denti si stringevano tra loro. Lo conosceva abbastanza da sapere di cosa si trattasse: «Ti... ti è venuta la nausea?!» sobbalzò lei, non sapendo se preoccuparsi o ridere di quanto il suo stomaco fosse dannatamente debole a certe cose. Non reggeva nemmeno uno scivolo. 
«Maledetto... Natsu...» gorgogliò, prima che un conato lo costringesse a irrigidirsi ancora di più.
«Resisti! Ci penso io!» disse lei, allarmata. Alzò le mani sopra la sua testa, poggiando i gomiti sulle sue spalle per trovare una posizione ideale e si concentrò per generare quella magia di supporto che aveva imparato proprio per lui anni addietro. Usava il vento e la pressione dell'aria per riuscire a ristabilire un minimo l'equilibrio all'interno del suo padiglione auricolare, riusciva ad aiutarlo, ma la costringeva ad un uso continuo di magia e concentrazione che la portavano poi a non poter fare altro. 
Laxus riuscì nuovamente a riaprire gli occhi, sentendosi meglio grazie alla magia di Priscilla, e tenendola per la vita con un braccio cercò di far leva sull'altro e poter cercare Natsu con lo sguardo. L'avrebbe incenerito non appena l'avesse visto, ma questo fece perdere l'equilibrio precario di Priscilla che non poteva reggersi con le mani e scivolò sulla sua spalla. Urlò mentre veniva sbalzata in avanti e perse contatto con la sua magia. Fu inutile per Laxus provare a tirare indietro la testa, nel cadere comunque il seno di Priscilla arrivò dritto dritto al suo viso, schiacciandolo. 
«L-Laxus?! Stai bene?» provò a chiedergli e lui non seppe se a farlo stare peggio era il luogo in cui era finito o ancora il senso di nausea che tornava a tormentarlo. L'urlo di Lucy attirò nuovamente la sua attenzione e lei la guardò curiosa e perplessa mentre la vedeva scivolare poco lontana ben stretta a Lluvia.
«Lucy?» mormorò, sorpresa.
«P... Pricchan...» biascicò Laxus, tentando di riprendere la sua attenzione e portarla a fare qualcosa prima che fosse potuto impazzire. 
«Ah!» sobbalzò lei. «Scusa!» e si sollevò nuovamente, cercando di tornare in una posizione migliore. Poggiò di nuovo i gomiti sulle sue spalle e portò le mani a sfiorargli la testa, tornando poi a concentrarsi. Certamente Laxus si sentì nuovamente meglio, ma ci avrebbe messo giorni interi per riuscire a cancellare quei ricordi e sensazioni dalla testa. Quand'è che il suo seno era cresciuto così tanto? Perché era dovuta dannatamente crescere così tanto e diventare così stramaledettamente sexy? Perché non riusciva più a pensare a lei come a una sorella e smettere di avere quegli stupidi pensieri?
Rosso in volto, decise che la cosa migliore era restare immobile e semplicemente aspettare che la discesa finisse quanto prima. Ma non arrivarono in fondo come aveva sperato, perché l'acqua sotto di loro cominciò a congelarsi sempre più rapidamente, tanto che non lo scoprirono fino a che non ne furono travolti. 
«Ma che...» ringhiò lui, cercando di stringere Priscilla e provando in maniera istintiva e infantile a proteggerla, sollevandola come poteva. 
«Kyaaa» urlò Priscilla aggrappandosi a lui ma venendo comunque congelata. «È fredda» balbettò.
«Perché diamine mi sono fatto coinvolgere in tutto questo?» mormorò Laxus ancora una volta schiacciato contro il suo petto. 
«Gray!» ruggì Natsu, saltando in piedi sullo scivolo completamente congelato. «Idiota! Non congelare la piscina!» ringhiò e caricò il proprio pugno di fuoco prima di saltare e puntare contro il ghiaccio.
«Natsu!» richiamò Priscilla spaventata, già sapendo come sarebbe potuta andare a finire. Natsu non aveva mezze misure e la sua rabbia verso il compagno del ghiaccio era tale che certo non l'avrebbe aiutato a trattenersi.
«Quell'idiota!» disse Laxus, vedendolo mentre puntava contro lo scivolo ma incapace di poter intervenire. 
E l'intera struttura esplose e venne completamente distrutta dal colpo infernale di Natsu, che soddisfatto non fece che ridere e complimentarsi con se stesso per essere riuscito a vincere. 
Spostando quello che probabilmente una volta era un pezzo di muro, Laxus riuscì a liberare sia lui che Priscilla e rialzarsi. Lei cadde subito dopo a terra, piagnucolando per il dolore, ma lui aveva fin troppa rabbia da scaricare. Si avvicinò a Natsu come un mostro pronto a divorarlo, lo colpì in testa tanto forte da mandarlo a terra e poco dopo destinò lo stesso trattamento anche a Gray. 
«Chi è stato?!» sentì urlare Makarov, uscendo anche lui da sotto un paio di sassi crollati, e Laxus semplicemente sollevò da terra entrambi i ragazzi già fuori combattimento. 
«Natsu!» ringhiò Makarov, già pronto ad assalirlo e probabilmente decapitarlo, ma un addetto gli si avvicinò tossendo rumorosamente. Il preludio di una disgrazia che già, purtroppo, conosceva fin troppo bene.
«Metto tutto a spese di Fairy Tail, giusto?» chiese l'uomo e Makarov, con lo spirito di Mavis al suo fianco dello stesso umore, scoppiò in lacrime senza neanche riuscire più a rispondere.
   
 
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