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Autore: DarkShinigami    11/03/2020    1 recensioni
Premetto che questo è un What If dove Piton è ancora vivo perchè ci sono troppo affezionata e scriverò tramite flashback della sua adolescenza a Hogwarts con dei miei OC che vivranno l'ultimo anno di Harry a scuola, e siccome avranno tutti l'età di Severus, il ragazzo vorrà sapere da loro un po' di cose tipo quale fosse il loro rapporto coi genitori e I Malandrini, o di come hanno vissuto l'ascesa di Voldemort ecc. Per i capitoli flashback quindi ci saranno diversi POV, mentre per il resto quello di Harry diciamo.
Dal primo capitolo:
- Immagino che siate tutti curiosi di sapere che… - riprese a parlare la nuova preside cercando di resistere alle lacrime - … sono, anzi, siamo tutti riconoscenti alla professoressa Sliferang per aver usato le sue conoscenze per salvare il caro professor Piton e strapparlo alla morte. Spero che con questo siate tutti stimolati a impegnarvi seriamente e molto, molto duramente quest’anno: una minaccia è stata sventata, ma chissà che il mondo non ne stia tenendo un’altra in serbo. -
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Severus Piton | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Triangolo, Violenza | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Disclaimer: Quasi tutti i personaggi e i luoghi presenti in questa storia appartengono a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. Il personaggio originale e la trama di questo racconto sono, invece, in quanto mie creazioni, di proprietà della sottoscritta; di conseguenza occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia e/o per estrapolare una citazione dalla stessa.
Questa storia è stata scritta esclusivamente per puro divertimento e non ha alcuno scopo di lucro, non è pertanto intesa alcuna violazione del copyright.
 
Cap. 1 - Settembre
 
La guerra era finita. Il mondo magico era salvo un’altra volta grazie allo sforzo e al sacrificio di molte, forse troppe persone: Lupin era morto; Fred anche; per non parlare di Dobby; della morte di Severus e di quella che aveva lasciato la ferita più profonda di tutte, quella di Silente. L’uomo che aveva capito come sconfiggere il Signore Oscuro e dedicato la sua vita nel compimento del bene supremo. Tutti hanno sofferto per la sua morte, ma quello che ne stava risentendo di più era Harry, che l’aveva visto espirare proprio davanti ai suoi occhi, incosciente di quello che il preside aveva in serbo per lui, l’uomo sapeva sin dall’inizio quale sarebbe stato il suo destino, anzi, quello di entrambi.
Al momento, Harry stava nella casa dei Black, la stessa dove aveva scoperto, e in seguito sarebbe entrato a far parte dell’Ordine della Fenice. Stava da solo, e questo di certo non lo aiutava a superare quella depressione post guerra; dopotutto Kreacher non era mai stato di grande compagnia, perciò passava gran parte del suo tempo sdraiato sul letto, a contemplare il soffitto, oppure faceva un giro veloce nei quartieri babbani, per evitare di entrare in contatto con qualsiasi mago: gli avrebbero di sicuro detto che era un eroe, lo avrebbero ringraziato, ma lui non era affatto contento di ciò. Ogni volta che incontrava per sbaglio qualcuno del mondo magico, ecco che partiva la stessa storia, dicevano tutti le stesse frasi, e lui si sentiva sempre peggio, sempre deluso di quel che aveva fatto. “Magari se non avessi fatto quella scelta, sarebbe ancora vivo.” pensava sempre, se lo ripeteva per tutti quelli che avevano dato la loro vita per far sì che lui adempisse al suo compito, al suo destino di salvare tutti… “Già, salvare tutti. Non sono mai stato il Prescelto: non sono riuscito a salvarli tutti. Bel Prescelto che sono.”. I sensi di colpa lo stavano divorando, finché una mattina dei primi giorni di settembre, Kreacher entrò in camera sua, dove il giovane mago stava, come si aspettava l’elfo domestico, sdraiato sul letto a pancia all’insù, con le braccia dietro la testa a guardare il nulla.
<< Signorino Potter, sono arrivati dei gufi per lei. >> e gli porse tre lettere.
<< Grazie, Kreacher. >> guardò il nome dei mittenti. Il Ministero della Magia, Hermione e una laccata con lo stemma di Hogwarts, proveniva probabilmente dalla McGranitt. Aprì la prima lettera.
<< Gentile Sig. Potter,
 
da parte del Ministero della Magia Inglese e di tutto il Mondo Magico, La ringrazio per i Suoi servizi. Le Sue gesta e il Suo coraggio non saranno mai dimenticati.
Approfitto dell’occasione per farle le mie più sincere condoglianze per tutte le perdite che ha subito.
 
Sinceramente,
 
il Ministro della Magia >>.
La prima lettera era andata, lasciando di nuovo Harry nel suo sconforto. Buttò quel pezzo di carta nel caminetto, sperando così di gettare anche i suoi tormenti nel fuoco; quindi aprì la busta di Hermione.
<< Ciao Harry,
 
come stai? Non ti sei più fatto sentire dopo la fine della guerra, e ci stiamo preoccupando tutti. Attualmente sono dagli Weasley, e sono sicura che sarebbero molto felici di avere anche te, dopotutto abbiamo patito gli stessi mali… non è che ti voglia fare la morale o altro, ma ci manchi, Harry, specialmente a Ron e a Ginny.
Speriamo di rivederti entro metà settembre, perché sia Ron, sia io abbiamo intenzione di terminare la scuola.
Fatti sentire presto, ti prego: abbiamo bisogno di avere tue notizie… almeno se stai bene.
 
Hermione e Ron >>
“Quindi l’hanno firmata insieme; però hanno ragione: sono stato un pessimo amico. Gli scriverò stasera… sperando di aver preso una decisione.” pensò il giovane, e al pensiero del nuovo anno scolastico mosse di corsa le sue dita per aprire la terza e ultima busta, ovvero quella della nuova preside: Minerva McGranitt.
<< Sig. Potter,
 
sperando che questa lettera Le sia gradita, Le chiedo gentilmente di continuare il suo percorso di studi con i suoi colleghi dello stesso anno.
Sono consapevole di ciò che sta passando, ma vorrei che ritrovasse lo spirito combattivo e il coraggio che Le appartiene per affrontare quest’ultimo A.S. Dopotutto, se la memoria non m’inganna, voleva diventare Auror. Spero che le sue aspirazioni non siano cessate: dolerebbe non solo a me, in quanto sua ex-docente che l’ha vista crescere e diventare il giovane uomo che ha reso possibile l’impossibile, ma specialmente a Lei.
 
Spero di ricevere presto una Sua risposta.
In allegato trova i titoli dei libri e le materie del settimo, nonché ultimo anno.
 
P.S.      Nel caso in cui accettasse la mia richiesta, Le assicuro che ci sarà una lieta sorpresa ad attenderla.
 
Sinceramente,
Minerva McGranitt >>
L’occhialuto rilesse un’altra volta il contenuto della lettera. L’ex professoressa di Trasfigurazione sapeva come attirare la sua attenzione, quali bottoni premere, nonostante ciò l’Eletto non sapeva cosa fare, dove andare: non era mai stato un granché a prendere decisioni da solo, perciò colse la palla al balzo. Avrebbe deciso cosa fare e avrebbe rivisto gli altri membri del trio quello stesso giorno. Avvertì Kreacher che sarebbe partito per un periodo di tempo indeterminato, andò nel camino collegato alla Metropolvere più vicino e si materializzò nella Tana.
<< Harry! >> urlò Hermione, stupita (ma non così tanto dopotutto), dell’impulsività del Prescelto. Erano tutti a tavola, e lui era apparso dal nulla senza avvertire, né inviare un gufo. Nonostante ciò, Il-Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto fu accolto calorosamente dagli Weasley; Molly fu la prima ad alzarsi e ad andare verso il giovane:
<< Harry caro! Avresti potuto mandarci un gufo per avvertirci della tua visita… ci hai colti di sorpresa. Forza, su, unisciti a noi. >> disse facendolo sedere tra Ginny e George.
<< Grazie signora Weasley, mi scusi per l’intrusione, ma avevo urgente bisogno di… rivedervi, e non potevo aspettare ed inviare un gufo. >>
<< Nessun problema, Harry. >> affermò Arthur << Siamo sempre felici di averti tra noi. Poi, sei “Il-Ragazzo-Che-Ha-Salvato-Il-Mondo” tu, e come potremmo dirti di no? >>
A quella frase gli occhi di Harry si posarono involontariamente su George, che portava ancora le bende sul volto, e i sensi di colpa presero di nuovo il sopravvento, tanti, troppi pensieri, un sacco d’immagini della guerra e della morte che portarono Il-Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto a non rivolgere più lo sguardo, né la parola a George per il resto della giornata… e qualcuno se ne accorse.
A fine giornata, al tramonto, Harry decise di contemplare il sole all’orizzonte fuori, a pochi passi dalle rive del laghetto di fronte la Tana. Se ne stava in piedi, accarezzato dal vento caldo proveniente da sud. Una voce femminile lo richiamò; era Ginny, la quale si mise accanto a lui.
<< Hai parlato pochissimo oggi. >> cominciò lei.
<< Tu dici? >> contestò lui, senza nemmeno girarsi.
<< Cos’hai, Harry? È per quello che ha detto mio padre? >> silenzio. << Harry, non puoi sentirti in colpa per ogni cosa che accade. >> disse la rossa alzando il tono di voce, ma il suo ragazzo non si degnò nuovamente di voltarsi: sembrava rimanere impassibile alle sue parole. A quel punto la Weasley più giovane tornò nella posizione iniziale, che era la stessa che l’altro aveva assunto sin dall’inizio. Sospirò.
<< Quel che è successo, è successo… Fred e gli altri sapevano quello a cui andavano incontro, conoscevano i rischi. >> si girò un’ultima volta, prendendo l’Eletto per le mani << Io ti ringrazio per averci salvati. >> lo baciò solo per un istante, non perché lo volesse lei, ma perché erano arrivate altre due persone che, come lei, volevano parlare con Il-Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto.
<< Meglio che vada. >> annunciò lei, ed entrò in casa.
Il trio che aveva ucciso Voldemort rimase in silenzio per un lunghissimo secondo, guardandosi negli occhi. Come al solito, fu la ragazza a iniziare il discorso:
<< Immagino tu sia venuto qui subito dopo aver ricevuto la nostra lettera. >> il ragazzo annuì. << Dunque? Che hai deciso? >>
<< Io… io non ho deciso. >> affermò infine con la testa bassa.
<< Come no? Harry, devi decidere il più presto possibile: la scuola inizia tra poco! >>
<< Lo so! Ma la scuola non sarebbe la stessa senza… senza… >>
<< Senza Silente? >> completò la frase Ron.
<< Già… inoltre non c’è neanche più Piton. So che non mi è mai piaciuto, ma sapere che ha fatto così tanto per me senza che io me ne accorgessi, o lo ringraziassi nei suoi ultimi istanti… mi fa venire una rabbia… >>
<< Noi ti capiamo, Harry. >> continuò il rosso. << Ma non puoi combattere i tuoi sensi di colpa da solo. Pensi che non lo sappiamo che sei rimasto per tutta l’estate a casa di Sirius da solo con Kreacher? Per diamine Harry, io sarei impazzito al posto tuo se fossi rimasto solo con quell’elfo maligno! >>
<< Quello che vuole dire Ron… >> interruppe Hermione prima che il suo ragazzo cominciasse a fare un discorso dei suoi e divagasse << …è che noi ci saremo sempre per te, Harry. Lo siamo sempre stati. Perciò devi decidere se venire con noi o meno. Non ti voglio costringere, ma lasciami dire solamente questa cosa: è solo l’ultimo anno, Harry, molto probabilmente sarà l’ultima occasione per entrarci e rivedere i nostri compagni. Vuoi davvero che l’ultimo ricordo di Hogwarts sia quello di una scuola mezza distrutta dalla guerra, dalla battaglia e di te che cammini nella Sala Grande piena di feriti e morti su dei lenzuoli bianchi? >>
L’Eletto guardò di nuovo per terra, poi l’orizzonte che stava dietro di lui. Il sole era appena tramontato e il buio stava prendendo il sopravvento del cielo e di tutto il resto. Fu come una visione per Harry: il sole era lui, e il buio i brutti ricordi e il rimorso di non essere stato abbastanza. Non era una bella visione, voleva la luce, voleva che quella stella tornasse a illuminare i campi, che lui brillasse. Perciò si voltò nuovamente verso i suoi due migliori amici annunciando:
<< D’accordo. Come al solito, mi hai convinto Hermione. Grazie ragazzi. >> si avvicinò alla coppia e il trio, di nuovo unito, si strinse in un abbraccio breve, ma significativo, pieno di sentimenti e speranze.
<< Allora, domani tutti a Diagon Alley a prendere il necessario, e dopodomani tutti al 9 e 3/4! >> annunciò la ragazza, che a quanto pare era l’unica ad avere voglia di tornare sui banchi di scuola. Era come una babbana che aveva scoperto che sarebbe partita per Disneyland. Il rosso commentò la scena:
<< Ah, Hermione, perché sei così felice? A me sta tornando la depressione al pensiero della scuola… e non c’è Piton per diamine! >> risero.
                                                                       ***
Sul treno gioia e malinconia erano perfettamente fusi: nessun sentimento risaltava, positivo o negativo che fosse. I giovani maghi facevano mente locale sui bagagli; altri osservavano i nuovi libri scolastici, cercando così di partire avvantaggiati rispetto ai colleghi dello stesso anno; quelli del primo anno, invece, più di tutti mostravano quel misto di sentimenti così opposti: gioia e paura. Temevano di avere un professore severissimo, o che addirittura potesse essere un Mangiamorte sfuggito al Ministero; tuttavia avevano un fuoco dentro che difficilmente avrebbero contenuto prima di arrivare a destinazione.
Erano a metà del viaggio e la signora che vendeva i dolciumi stava passando di fronte al vagone del famoso trio:
<< Volete delle caramelle, ragazzi? >>
<< Ehm, no grazie. >> rispose Hermione.
Ron la guardava in cagnesco come a voler dire: “Come osi parlare per noi sulle caramelle?!”. La signora stava per andarsene, quando si sentì chiamare:
<< Aspetti! >> era un ragazzo, probabilmente aveva la loro età. Prese delle Tuttigusti ringraziando la signora molto cordialmente, con un bellissimo sorriso. << Aspetta… dove… ti conosco per caso, giovanotto? >>
<< Eh? Non credo signora: è la prima volta che salgo su questo treno. Mi dispiace averla disillusa. >> si scusò, come se il suo peccato peggiore fosse stato quello di somigliare a qualcuno che non conoscesse.
<< Oh, davvero? Certo che sei davvero alto per essere uno del primo anno allora. >> commentò portandosi le mani sul mento << No, perché sai… mi ricordi un giovane che molti anni fa prendeva questo stesso treno. Magari sei il suo fratellino? >> continuò mentre lentamente allungava la mano destra verso il viso coperto da un foltissimo ciuffo di capelli neri. << Eppure questo viso l’ho già visto da qualche parte. >>
<< Purtroppo sono figlio unico, signora. >> affermò lui, abbassando dolcemente la mano rugosa e insistente della donna.
<< Allora Hec! Quanto tempo bisogna aspettare per queste cazzo di caramelle? >> si sentì un urlo decisamente poco pacato. << A-arrivo subito! Mi dispiace signora, ma devo andare. >> disse allontanandosi velocemente, mentre la donna riprese a spingere il carrello borbottando tra sé e sé:
<< Eppure sono sicura di conoscerlo, per diamine. Ma dove? >>
Il trio aveva guardato tutta la scena e incuriosito, Ron chiese:
<< Certo che la vecchia si sta piano, piano rimbambendo. >>
<< Ha anche una certa età, Ron. Penso sia vicina alla pensione. >> rispose Hermione. << Piuttosto, l’avete riconosciuto? >> continuò la Grifondoro.
<< No. Perché, è famoso? >> chiese il rosso.
<< No. >> disse seccamente lei. << Mi chiedevo solamente se uno di voi due lo conoscesse. Io non l’ho mai visto. >>
<< Sarà sicuramente uno del primo anno. >> intervenne Harry.
<< No Harry, non ho mai visto undicenni di 1 metro e 80. >> commentò la giovane. << Magari lui è il primo. >> continuò Ron.
<< Ragazzi, aveva anche un inizio di barba! >> affermò incredula.
<< Come hai fatto a vedere che aveva la barba? >> chiese Harry.
<< E come mai ti sei soffermata così tanto a vederlo? >> chiese il fidanzato di lei, guardandola in cagnesco per la sua evidente gelosia. Hermione rispose con calma:
<< Harry, probabilmente dal tuo lato non lo potevi vedere visto che quello aveva il lato sinistro del volto coperto dai capelli, ma noi qua lo vedevamo perfettamente, e lo confermo: non è un ragazzo del primo anno, e non l’ho mai visto a scuola. >>
<< E con questo che vorresti dire? >>
<< Non voglio andare a conclusioni affrettate, ma potrebbe essere un agente del Ministero inviato per controllare la situazione, visto che siamo appena usciti da un periodo di guerra. >>
<< E a che scopo? >>
<< Non ne ho idea, ma ormai ho l’abitudine di controllare qualsiasi cosa: ogni volta che torniamo ad Hogwarts ne succedono di tutti i colori. >> terminò col viso che si scuriva dalla tristezza dei ricordi.
<< Non penso che quest’anno sarà così, anzi, ne sono quasi sicuro. >>
<< Che intendi Harry? >> chiese Ron.
<< Guardate. >> disse loro mostrando la lettera della McGranitt. << C’è scritto che ci sarà una lieta sorpresa, e anche se non ho idea di cosa significhi, sono sicuro che indicherà un anno tranquillo. >>
<< Forse hai ragione. E probabilmente sarà anche abbastanza strano per noi frequentare Hogwarts senza alcun intoppo, senza preoccuparci di… quelle cose brutte. >> concluse Ron con un mezzo sorriso che poi si è trasformato in una linea piatta e inespressiva.
<< Secondo voi che cosa ci aspetterà? >> chiese curioso l’occhialuto.
<< Boh. Ma dalla McGranitt mi aspetterei anche un regalo tipo “Era il coraggio di tornare a scuola il suo regalo signor Potter.”, o una cosa del genere. Magari era solo una scusa solamente per attirarti. >> continuò l’amico.
<< Ron… stiamo cercando di sollevarci ed essere positivi. Come al solito hai un gran tatto. >> commentò la fidanzata.
<< Che ho detto? >>
<< Piuttosto, Hermione. >> iniziò Harry << Come era fatto quel tipo? Sai, in tal caso la tua ipotesi si dimostrasse vera… dovremmo indagare… no? >>
<< Certo che non le perdi mai le tue abitudini. >> aggiunse lei ridacchiando.
<< Ma se sei stata tu la prima! >> risero.
<< Ad ogni modo… >> riprese lei << Era molto alto. Indossava una felpa giallognola, marroncina con cappuccio. Gli stava abbastanza larga. Non era né abbronzato, né pallido, ma aveva decisamente un bel viso nonostante si vedesse solamente la parte destra del volto: la sinistra era coperta interamente da un sacco di capelli neri, sembravano quasi violacei a tratti. Probabilmente per colpa della luce. L’occhio… non ho visto bene il colore, ma pareva… giallo? O un marrone molto chiaro. E poi il sorriso… era un bellissimo sorriso: sembrava potesse illuminare ogni cuore… per un attimo mi ero perfino scordata che lo stavo “studiando”. >>
<< Hai visto se portasse un simbolo, una spilla di una casa di Hogwarts? >> continuava ad indagare l’Eletto.
<< No. Niente di niente. Ed è anche per questo che mi ero insospettita: mancano pochi minuti all’arrivo, e ancora non aveva indossato la divisa. Alquanto sospetto per un normale studente, no? >>
<< Oltretutto non è solo. C’era un tizio che l’ha chiamato, giusto? >> continuò il ragazzo con la cicatrice.
<< Non sbagli. >>
<< Mm… >> fece Ron portandosi l’indice e il pollice al mento con fare da detective.
<< Che hai Ron? >> chiese il Prescelto.
<< Hai detto che aveva i capelli che coprivano il volto, eh? >> chiese alla ragazza, che annuì. << Mio padre me ne ha parlato di questi tizi. Disse che nel mondo Babbano li chiamino eco, e che si stiano diffondendo a macchia d’olio in questo periodo. >>
<< Si chiamano emo, Ron! >> confermò Harry ridendo.
Sentirono il treno fischiare. Era giunto il momento di scendere.
                                                                                     ***
<< Benvenuti e bentornati a tutti nella Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Sono la preside Minerva McGranitt, e ho il piacere di accogliere tutti voi, facce vecchie e nuove. Prima di spiegare ai nuovi arrivati la Coppa delle Case e quant’altro, ho il piacere e l’onore di accogliere quattro nuovi professori, nonché ex studenti di Hogwarts e gli ultimi, veri eredi dei fondatori della nostra antica scuola. >>
Dal portone d’ingresso al salone entrarono quattro ragazzi, due maschi e due femmine, ognuno di altezza diversa, e si separarono in due coppie, in piedi, ai lati della nuova preside. Ognuno di loro si era messo in linea con uno dei quattro gruppi per cui era divisa la scuola; probabilmente era la loro vecchia casa, oppure quella dei loro antenati. Il trio si scambiò degli sguardi misti tra timore e curiosità. Insomma, “ultimi eredi”, l’ultimo non era Voldemort, che avevano appena sconfitto? Ron bisbigliò:
<< Ragazzi, non dovremmo mica combattere un altro erede di Serpeverde, vero? >>
<< Spero proprio di no, anche perché non è detto che siano i diretti discendenti. Ricordo di aver controllato l’albero genealogico dei quattro fondatori, e mi pare che Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato fosse stato l’ultimo. >> puntualizzò Hermione, mentre tutti e tre ascoltavano il resto del discorso dell’ex professoressa di Trasfigurazione.
<< A partire dalla mia sinistra, abbiamo il professor Hector Leonidas Hughes, della casa dei Tassorosso. Insegnerà Trasfigurazione al posto mio. >> questi fece un inchino di 15 gradi verso gli studenti. I suoi capelli mossi, color cenere e un morbido ciuffo che gli copriva la parte sinistra del volto per intero scatenò qualcosa nei tre ragazzi.
<< Non mi dire… >>
<< Oh cielo! È lui! >> affermò Weasley.
<< Quindi… abbiamo sospettato di un professore. >> commentò Hermione.
<< Vi ricordo che sin dal primo anno abbiamo avuto a che fare con professori sospetti. >> intervenne l’occhialuto.
<< Ma Harry, dopo quello che abbiamo passato, penso che la McGranitt abbia controllato più volte prima di affidare a qualcuno quest’incarico. >> disse la ragazza cercando di farlo ragionare.
<< Sarà, ma io non mi fido ancora. >>
“Tutto è successo sempre perché mi sono fidato di qualcuno.” pensò lui. L’Eletto si mise a osservare il nuovo, sospetto professore e la sua compagnia. L’unico occhio visibile era grande e giallo; esprimeva sincerità e fiducia nonostante l’uomo, dall’aspetto di un ventenne, sembrasse intimorito di tale ruolo, del posto in cui si trovasse, anche se non era nuovo né per lui, né per il resto del gruppo che lo aveva accompagnato. Sorrise verso la Casa dei Tassorosso, spostando l’ingombrante ciuffo e rivelando così l’altro occhio. Era eterocromo, due occhi diversi: il destro giallo, mentre il sinistro rosa, come quello delle persone affette da albinismo. Le ragazze della casata gialla e nera sembravano invaghite immediatamente del nuovo professore, scordandosi che probabilmente aveva il doppio della loro età, solo che non lo dimostrava, come nessuno del quartetto dopotutto: sembrava che si fossero tutti appena diplomati.
<< Continuiamo adesso con la professoressa Lucy Fairjewel, ultima della casa Corvonero. >> disse la McGranitt cercando di riportare l’attenzione delle ragazzine su di sé. Stava indicando la ragazza più bassa del quartetto. Bionda, capelli lunghi con una frangia che le copriva l’alta fronte, portava un paio di occhiali neri come i suoi occhi, delle lenti ovali che le incorniciavano perfettamente il viso tondo. Le forme piene del petto avevano attirato l’attenzione della stragrande maggioranza dei ragazzi, i quali, al contrario delle studentesse, non si chiedevano come facessero quelle esili gambe e quel corpicino, apparentemente debole e magro, a sorreggere un importante peso sul petto.
<< La signorina Fairjewel si occuperà dell’insegnamento degli Incantesimi. Vi ricordo anche che da quest’anno saranno possibili anche delle lezioni private coi i professori, visto che l’anno scorso avevamo tutti altro a cui pensare. >> seguì un eco misto a bisbiglio tra gli alunni.
<< Vi spiego meglio. >> ricominciò la preside. << Ognuno di questi professori sarà disponibile in certi giorni a certi orari e aiuteranno gli studenti bisognosi in una delle materie nelle quali sono specializzati. Diciamo che faranno da “Tutor”. Potrete chiedere aiuto in una delle materie prenotandovi sulla bacheca laggiù. >> terminò indicando la bacheca appesa accanto al portone della Sala Grande.
<< Bene. Accogliamo adesso il Professor Griffiths, dei Grifondoro. Insegnerà Cura delle Creature Magiche assieme ad Hagrid. >>
<< Grazie prof, ma avrei una cosa da aggiungere se permette. Una cosina piccina, picciò. >> chiese lui facendole l’occhiolino. << Quando fa così, Griffiths, non è nulla di buono. >> rispose la strega. << Ma prof, sono cambiato, non sono più uno studente. >> la implorò. Alla fine la donna cedette:
<< Sii breve. >>
<< Ma certo. >> affermò lui tutto sorridente rimanendo al suo posto. << Ragazzi, prima che inizi l’anno ho da darvi un consiglio importantissimo se volete arrivare vivi alla fine di quest’anno. >> prese un bel respiro e urlò:
<< Non vi azzardate più a guardare la mia donna così! >>
Silenzio generale. “Tra tutte le cose che poteva dire, questa?” pensò Harry, sicuro che tutti i presenti condividessero il suo pensiero.
<< Pacato come sempre, Griffiths. >> commentò la ragazza accanto a lui, nonché l’ultima del gruppo. L’ex Grifondoro si girò verso di lei con aria di sfida. Si sistemò un ciuffo di quei capelli spettinatissimi dietro l’orecchio; pareva non se li fosse mai curati: molti lasciati liberi, lunghi poco oltre le spalle e altrettanti raccolti in un codino che non bastava a trattenere la ribellione di quei ciuffi castani. Non c’era un capello che seguisse l’altro, quello era sicuro! << Che vuoi Mi? >> ringhiò lui.
<< Io nulla. Notavo solo che ti sei riaffermato il solito: continui a spaventare i più piccoli. >> disse lei con calma: la rabbia del collega le era scivolata addosso. Dall’inizio della presentazione fino a quel momento era rimasta con le braccia non proprio conserte, ma appoggiate davanti a lei, non sembrava nemmeno interessata a quello che succedeva intorno, si guardava in giro con occhi assenti, senza incrociare lo sguardo di nessuno.
<< Ragazzi dai, smettetela. >> li pregò Lucy mentre Hector si portò una mano sul volto.
<< Signori, vi ho chiamato pensando che foste maturati dopo tutti questi anni e invece vi ritrovo tali e quali! – li sgridò la McGranitt. << “Come ai vecchi tempi” avevi detto Keith, no? Sei stato accontentato: sgridata dalla McGranitt entro le prime 24 ore a scuola… stavolta però hai battuto ogni record. >> continuò “Mi’”. Non era né bella, né brutta, forse sopra la media, ma nemmeno di così tanto. Capelli rossi di media lunghezza, lisci e occhi verdi. A quella vista, Harry cercò di guardare qualcos’altro, qualunque cosa! Troppo simile a qualcuno a cui teneva troppo, qualcuno che poteva vedere solamente nelle foto e nei sogni.
<< Signorina Sliferang, non mi costringa a rimandarla a casa già stanotte! >>
L’ultima professoressa non rispose, si limitò a tornare nella sua posizione.
<< Continuiamo con la professoressa Mina Sliferang, dei Serpeverde. >> << Ovviamente. Avrebbe il carattere giusto per insegnare Pozioni, ma visto che c’è Lumacorno sono tranquillo. >> bisbigliò Ron. << La signorina Sliferang è stata incaricata di una nuova materia: Magia Elementale. Ora, prima di dare l’inizio ufficiale all’anno scolastico avrei una sorpresa per tutti voi. >>
Le porte della Sala Grande si aprirono al “sorpresa” lasciando tutti a bocca aperta… e il Prescelto capì. Capì la lettera. Da quelle porte arrivò un uomo, un uomo dai capelli corvini e la pelle giallastra.
<< Diamo un caloroso bentornato al professor Piton, che avrà la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure. >> e cominciò un bell’applauso, uno di quelli così rumorosi da farti apprezzare il chiasso, il caos. Una reazione alquanto prevedibile: stavano accogliendo un eroe di guerra dopotutto, ma una domanda percorreva le testoline di tutti. “Come è sopravvissuto? L’abbiamo visto morire.” si chiese Harry.
<< Immagino che siate tutti curiosi di sapere che… >> riprese a parlare la nuova preside cercando di resistere alle lacrime << … sono, anzi, siamo tutti riconoscenti alla professoressa Sliferang per aver usato le sue conoscenze per salvare il caro professor Piton e strapparlo alla morte. Spero che con questo siate tutti stimolati a impegnarvi seriamente e molto, molto duramente quest’anno: una minaccia è stata sventata, ma chissà che il mondo non ne stia tenendo un’altra in serbo. >> cominciò un altro applauso, ancora più forte di quello di prima. Si alzarono tutti in piedi, o quasi. Ron si rivolse nel caos generale ai suoi compagni:
<< Ragazzi, ditemi che è uno scherzo. >>
<< Mi sa di no Ron. Siamo increduli come te. >> affermò Hermione mentre i professori stavano tutti prendendo posto sul lungo tavolo. Il nuovo professore di Trasfigurazione si mise immediatamente alla destra della McGranitt, mentre Griffiths e la sua compagna alla destra del loro compagno. A Piton era stato riservato il suo solito posto, con l’ultimo membro dei Serpeverde alla sua sinistra.
 
 
 
Disclaimer: Quasi tutti i personaggi e i luoghi presenti in questa storia appartengono a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. Il personaggio originale e la trama di questo racconto sono, invece, in quanto mie creazioni, di proprietà della sottoscritta; di conseguenza occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia e/o per estrapolare una citazione dalla stessa.
Questa storia è stata scritta esclusivamente per puro divertimento e non ha alcuno scopo di lucro, non è pertanto intesa alcuna violazione del copyright.
 
Cap. 1 - Settembre
 
La guerra era finita. Il mondo magico era salvo un’altra volta grazie allo sforzo e al sacrificio di molte, forse troppe persone: Lupin era morto; Fred anche; per non parlare di Dobby; della morte di Severus e di quella che aveva lasciato la ferita più profonda di tutte, quella di Silente. L’uomo che aveva capito come sconfiggere il Signore Oscuro e dedicato la sua vita nel compimento del bene supremo. Tutti hanno sofferto per la sua morte, ma quello che ne stava risentendo di più era Harry, che l’aveva visto espirare proprio davanti ai suoi occhi, incosciente di quello che il preside aveva in serbo per lui, l’uomo sapeva sin dall’inizio quale sarebbe stato il suo destino, anzi, quello di entrambi.
Al momento, Harry stava nella casa dei Black, la stessa dove aveva scoperto, e in seguito sarebbe entrato a far parte dell’Ordine della Fenice. Stava da solo, e questo di certo non lo aiutava a superare quella depressione post guerra; dopotutto Kreacher non era mai stato di grande compagnia, perciò passava gran parte del suo tempo sdraiato sul letto, a contemplare il soffitto, oppure faceva un giro veloce nei quartieri babbani, per evitare di entrare in contatto con qualsiasi mago: gli avrebbero di sicuro detto che era un eroe, lo avrebbero ringraziato, ma lui non era affatto contento di ciò. Ogni volta che incontrava per sbaglio qualcuno del mondo magico, ecco che partiva la stessa storia, dicevano tutti le stesse frasi, e lui si sentiva sempre peggio, sempre deluso di quel che aveva fatto. “Magari se non avessi fatto quella scelta, sarebbe ancora vivo.” pensava sempre, se lo ripeteva per tutti quelli che avevano dato la loro vita per far sì che lui adempisse al suo compito, al suo destino di salvare tutti… “Già, salvare tutti. Non sono mai stato il Prescelto: non sono riuscito a salvarli tutti. Bel Prescelto che sono.”. I sensi di colpa lo stavano divorando, finché una mattina dei primi giorni di settembre, Kreacher entrò in camera sua, dove il giovane mago stava, come si aspettava l’elfo domestico, sdraiato sul letto a pancia all’insù, con le braccia dietro la testa a guardare il nulla.
<< Signorino Potter, sono arrivati dei gufi per lei. >> e gli porse tre lettere.
<< Grazie, Kreacher. >> guardò il nome dei mittenti. Il Ministero della Magia, Hermione e una laccata con lo stemma di Hogwarts, proveniva probabilmente dalla McGranitt. Aprì la prima lettera.
<< Gentile Sig. Potter,
 
da parte del Ministero della Magia Inglese e di tutto il Mondo Magico, La ringrazio per i Suoi servizi. Le Sue gesta e il Suo coraggio non saranno mai dimenticati.
Approfitto dell’occasione per farle le mie più sincere condoglianze per tutte le perdite che ha subito.
 
Sinceramente,
 
il Ministro della Magia >>.
La prima lettera era andata, lasciando di nuovo Harry nel suo sconforto. Buttò quel pezzo di carta nel caminetto, sperando così di gettare anche i suoi tormenti nel fuoco; quindi aprì la busta di Hermione.
<< Ciao Harry,
 
come stai? Non ti sei più fatto sentire dopo la fine della guerra, e ci stiamo preoccupando tutti. Attualmente sono dagli Weasley, e sono sicura che sarebbero molto felici di avere anche te, dopotutto abbiamo patito gli stessi mali… non è che ti voglia fare la morale o altro, ma ci manchi, Harry, specialmente a Ron e a Ginny.
Speriamo di rivederti entro metà settembre, perché sia Ron, sia io abbiamo intenzione di terminare la scuola.
Fatti sentire presto, ti prego: abbiamo bisogno di avere tue notizie… almeno se stai bene.
 
Hermione e Ron >>
“Quindi l’hanno firmata insieme; però hanno ragione: sono stato un pessimo amico. Gli scriverò stasera… sperando di aver preso una decisione.” pensò il giovane, e al pensiero del nuovo anno scolastico mosse di corsa le sue dita per aprire la terza e ultima busta, ovvero quella della nuova preside: Minerva McGranitt.
<< Sig. Potter,
 
sperando che questa lettera Le sia gradita, Le chiedo gentilmente di continuare il suo percorso di studi con i suoi colleghi dello stesso anno.
Sono consapevole di ciò che sta passando, ma vorrei che ritrovasse lo spirito combattivo e il coraggio che Le appartiene per affrontare quest’ultimo A.S. Dopotutto, se la memoria non m’inganna, voleva diventare Auror. Spero che le sue aspirazioni non siano cessate: dolerebbe non solo a me, in quanto sua ex-docente che l’ha vista crescere e diventare il giovane uomo che ha reso possibile l’impossibile, ma specialmente a Lei.
 
Spero di ricevere presto una Sua risposta.
In allegato trova i titoli dei libri e le materie del settimo, nonché ultimo anno.
 
P.S.      Nel caso in cui accettasse la mia richiesta, Le assicuro che ci sarà una lieta sorpresa ad attenderla.
 
Sinceramente,
Minerva McGranitt >>
L’occhialuto rilesse un’altra volta il contenuto della lettera. L’ex professoressa di Trasfigurazione sapeva come attirare la sua attenzione, quali bottoni premere, nonostante ciò l’Eletto non sapeva cosa fare, dove andare: non era mai stato un granché a prendere decisioni da solo, perciò colse la palla al balzo. Avrebbe deciso cosa fare e avrebbe rivisto gli altri membri del trio quello stesso giorno. Avvertì Kreacher che sarebbe partito per un periodo di tempo indeterminato, andò nel camino collegato alla Metropolvere più vicino e si materializzò nella Tana.
<< Harry! >> urlò Hermione, stupita (ma non così tanto dopotutto), dell’impulsività del Prescelto. Erano tutti a tavola, e lui era apparso dal nulla senza avvertire, né inviare un gufo. Nonostante ciò, Il-Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto fu accolto calorosamente dagli Weasley; Molly fu la prima ad alzarsi e ad andare verso il giovane:
<< Harry caro! Avresti potuto mandarci un gufo per avvertirci della tua visita… ci hai colti di sorpresa. Forza, su, unisciti a noi. >> disse facendolo sedere tra Ginny e George.
<< Grazie signora Weasley, mi scusi per l’intrusione, ma avevo urgente bisogno di… rivedervi, e non potevo aspettare ed inviare un gufo. >>
<< Nessun problema, Harry. >> affermò Arthur << Siamo sempre felici di averti tra noi. Poi, sei “Il-Ragazzo-Che-Ha-Salvato-Il-Mondo” tu, e come potremmo dirti di no? >>
A quella frase gli occhi di Harry si posarono involontariamente su George, che portava ancora le bende sul volto, e i sensi di colpa presero di nuovo il sopravvento, tanti, troppi pensieri, un sacco d’immagini della guerra e della morte che portarono Il-Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto a non rivolgere più lo sguardo, né la parola a George per il resto della giornata… e qualcuno se ne accorse.
A fine giornata, al tramonto, Harry decise di contemplare il sole all’orizzonte fuori, a pochi passi dalle rive del laghetto di fronte la Tana. Se ne stava in piedi, accarezzato dal vento caldo proveniente da sud. Una voce femminile lo richiamò; era Ginny, la quale si mise accanto a lui.
<< Hai parlato pochissimo oggi. >> cominciò lei.
<< Tu dici? >> contestò lui, senza nemmeno girarsi.
<< Cos’hai, Harry? È per quello che ha detto mio padre? >> silenzio. << Harry, non puoi sentirti in colpa per ogni cosa che accade. >> disse la rossa alzando il tono di voce, ma il suo ragazzo non si degnò nuovamente di voltarsi: sembrava rimanere impassibile alle sue parole. A quel punto la Weasley più giovane tornò nella posizione iniziale, che era la stessa che l’altro aveva assunto sin dall’inizio. Sospirò.
<< Quel che è successo, è successo… Fred e gli altri sapevano quello a cui andavano incontro, conoscevano i rischi. >> si girò un’ultima volta, prendendo l’Eletto per le mani << Io ti ringrazio per averci salvati. >> lo baciò solo per un istante, non perché lo volesse lei, ma perché erano arrivate altre due persone che, come lei, volevano parlare con Il-Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto.
<< Meglio che vada. >> annunciò lei, ed entrò in casa.
Il trio che aveva ucciso Voldemort rimase in silenzio per un lunghissimo secondo, guardandosi negli occhi. Come al solito, fu la ragazza a iniziare il discorso:
<< Immagino tu sia venuto qui subito dopo aver ricevuto la nostra lettera. >> il ragazzo annuì. << Dunque? Che hai deciso? >>
<< Io… io non ho deciso. >> affermò infine con la testa bassa.
<< Come no? Harry, devi decidere il più presto possibile: la scuola inizia tra poco! >>
<< Lo so! Ma la scuola non sarebbe la stessa senza… senza… >>
<< Senza Silente? >> completò la frase Ron.
<< Già… inoltre non c’è neanche più Piton. So che non mi è mai piaciuto, ma sapere che ha fatto così tanto per me senza che io me ne accorgessi, o lo ringraziassi nei suoi ultimi istanti… mi fa venire una rabbia… >>
<< Noi ti capiamo, Harry. >> continuò il rosso. << Ma non puoi combattere i tuoi sensi di colpa da solo. Pensi che non lo sappiamo che sei rimasto per tutta l’estate a casa di Sirius da solo con Kreacher? Per diamine Harry, io sarei impazzito al posto tuo se fossi rimasto solo con quell’elfo maligno! >>
<< Quello che vuole dire Ron… >> interruppe Hermione prima che il suo ragazzo cominciasse a fare un discorso dei suoi e divagasse << …è che noi ci saremo sempre per te, Harry. Lo siamo sempre stati. Perciò devi decidere se venire con noi o meno. Non ti voglio costringere, ma lasciami dire solamente questa cosa: è solo l’ultimo anno, Harry, molto probabilmente sarà l’ultima occasione per entrarci e rivedere i nostri compagni. Vuoi davvero che l’ultimo ricordo di Hogwarts sia quello di una scuola mezza distrutta dalla guerra, dalla battaglia e di te che cammini nella Sala Grande piena di feriti e morti su dei lenzuoli bianchi? >>
L’Eletto guardò di nuovo per terra, poi l’orizzonte che stava dietro di lui. Il sole era appena tramontato e il buio stava prendendo il sopravvento del cielo e di tutto il resto. Fu come una visione per Harry: il sole era lui, e il buio i brutti ricordi e il rimorso di non essere stato abbastanza. Non era una bella visione, voleva la luce, voleva che quella stella tornasse a illuminare i campi, che lui brillasse. Perciò si voltò nuovamente verso i suoi due migliori amici annunciando:
<< D’accordo. Come al solito, mi hai convinto Hermione. Grazie ragazzi. >> si avvicinò alla coppia e il trio, di nuovo unito, si strinse in un abbraccio breve, ma significativo, pieno di sentimenti e speranze.
<< Allora, domani tutti a Diagon Alley a prendere il necessario, e dopodomani tutti al 9 e 3/4! >> annunciò la ragazza, che a quanto pare era l’unica ad avere voglia di tornare sui banchi di scuola. Era come una babbana che aveva scoperto che sarebbe partita per Disneyland. Il rosso commentò la scena:
<< Ah, Hermione, perché sei così felice? A me sta tornando la depressione al pensiero della scuola… e non c’è Piton per diamine! >> risero.
                                                                       ***
Sul treno gioia e malinconia erano perfettamente fusi: nessun sentimento risaltava, positivo o negativo che fosse. I giovani maghi facevano mente locale sui bagagli; altri osservavano i nuovi libri scolastici, cercando così di partire avvantaggiati rispetto ai colleghi dello stesso anno; quelli del primo anno, invece, più di tutti mostravano quel misto di sentimenti così opposti: gioia e paura. Temevano di avere un professore severissimo, o che addirittura potesse essere un Mangiamorte sfuggito al Ministero; tuttavia avevano un fuoco dentro che difficilmente avrebbero contenuto prima di arrivare a destinazione.
Erano a metà del viaggio e la signora che vendeva i dolciumi stava passando di fronte al vagone del famoso trio:
<< Volete delle caramelle, ragazzi? >>
<< Ehm, no grazie. >> rispose Hermione.
Ron la guardava in cagnesco come a voler dire: “Come osi parlare per noi sulle caramelle?!”. La signora stava per andarsene, quando si sentì chiamare:
<< Aspetti! >> era un ragazzo, probabilmente aveva la loro età. Prese delle Tuttigusti ringraziando la signora molto cordialmente, con un bellissimo sorriso. << Aspetta… dove… ti conosco per caso, giovanotto? >>
<< Eh? Non credo signora: è la prima volta che salgo su questo treno. Mi dispiace averla disillusa. >> si scusò, come se il suo peccato peggiore fosse stato quello di somigliare a qualcuno che non conoscesse.
<< Oh, davvero? Certo che sei davvero alto per essere uno del primo anno allora. >> commentò portandosi le mani sul mento << No, perché sai… mi ricordi un giovane che molti anni fa prendeva questo stesso treno. Magari sei il suo fratellino? >> continuò mentre lentamente allungava la mano destra verso il viso coperto da un foltissimo ciuffo di capelli neri. << Eppure questo viso l’ho già visto da qualche parte. >>
<< Purtroppo sono figlio unico, signora. >> affermò lui, abbassando dolcemente la mano rugosa e insistente della donna.
<< Allora Hec! Quanto tempo bisogna aspettare per queste caramelle? >> si sentì un urlo decisamente poco pacato. << A-arrivo subito! Mi dispiace signora, ma devo andare. >> disse allontanandosi velocemente, mentre la donna riprese a spingere il carrello borbottando tra sé e sé:
<< Eppure sono sicura di conoscerlo, per diamine. Ma dove? >>
Il trio aveva guardato tutta la scena e incuriosito, Ron chiese:
<< Certo che la vecchia si sta piano, piano rimbambendo. >>
<< Ha anche una certa età, Ron. Penso sia vicina alla pensione. >> rispose Hermione. << Piuttosto, l’avete riconosciuto? >> continuò la Grifondoro.
<< No. Perché, è famoso? >> chiese il rosso.
<< No. >> disse seccamente lei. << Mi chiedevo solamente se uno di voi due lo conoscesse. Io non l’ho mai visto. >>
<< Sarà sicuramente uno del primo anno. >> intervenne Harry.
<< No Harry, non ho mai visto undicenni di 1 metro e 80. >> commentò la giovane. << Magari lui è il primo. >> continuò Ron.
<< Ragazzi, aveva anche un inizio di barba! >> affermò incredula.
<< Come hai fatto a vedere che aveva la barba? >> chiese Harry.
<< E come mai ti sei soffermata così tanto a vederlo? >> chiese il fidanzato di lei, guardandola in cagnesco per la sua evidente gelosia. Hermione rispose con calma:
<< Harry, probabilmente dal tuo lato non lo potevi vedere visto che quello aveva il lato sinistro del volto coperto dai capelli, ma noi qua lo vedevamo perfettamente, e lo confermo: non è un ragazzo del primo anno, e non l’ho mai visto a scuola. >>
<< E con questo che vorresti dire? >>
<< Non voglio andare a conclusioni affrettate, ma potrebbe essere un agente del Ministero inviato per controllare la situazione, visto che siamo appena usciti da un periodo di guerra. >>
<< E a che scopo? >>
<< Non ne ho idea, ma ormai ho l’abitudine di controllare qualsiasi cosa: ogni volta che torniamo ad Hogwarts ne succedono di tutti i colori. >> terminò col viso che si scuriva dalla tristezza dei ricordi.
<< Non penso che quest’anno sarà così, anzi, ne sono quasi sicuro. >>
<< Che intendi Harry? >> chiese Ron.
<< Guardate. >> disse loro mostrando la lettera della McGranitt. << C’è scritto che ci sarà una lieta sorpresa, e anche se non ho idea di cosa significhi, sono sicuro che indicherà un anno tranquillo. >>
<< Forse hai ragione. E probabilmente sarà anche abbastanza strano per noi frequentare Hogwarts senza alcun intoppo, senza preoccuparci di… quelle cose brutte. >> concluse Ron con un mezzo sorriso che poi si è trasformato in una linea piatta e inespressiva.
<< Secondo voi che cosa ci aspetterà? >> chiese curioso l’occhialuto.
<< Boh. Ma dalla McGranitt mi aspetterei anche un regalo tipo “Era il coraggio di tornare a scuola il suo regalo signor Potter.”, o una cosa del genere. Magari era solo una scusa solamente per attirarti. >> continuò l’amico.
<< Ron… stiamo cercando di sollevarci ed essere positivi. Come al solito hai un gran tatto. >> commentò la fidanzata.
<< Che ho detto? >>
<< Piuttosto, Hermione. >> iniziò Harry << Come era fatto quel tipo? Sai, in tal caso la tua ipotesi si dimostrasse vera… dovremmo indagare… no? >>
<< Certo che non le perdi mai le tue abitudini. >> aggiunse lei ridacchiando.
<< Ma se sei stata tu la prima! >> risero.
<< Ad ogni modo… >> riprese lei << Era molto alto. Indossava una felpa giallognola, marroncina con cappuccio. Gli stava abbastanza larga. Non era né abbronzato, né pallido, ma aveva decisamente un bel viso nonostante si vedesse solamente la parte destra del volto: la sinistra era coperta interamente da un sacco di capelli neri, sembravano quasi violacei a tratti. Probabilmente per colpa della luce. L’occhio… non ho visto bene il colore, ma pareva… giallo? O un marrone molto chiaro. E poi il sorriso… era un bellissimo sorriso: sembrava potesse illuminare ogni cuore… per un attimo mi ero perfino scordata che lo stavo “studiando”. >>
<< Hai visto se portasse un simbolo, una spilla di una casa di Hogwarts? >> continuava ad indagare l’Eletto.
<< No. Niente di niente. Ed è anche per questo che mi ero insospettita: mancano pochi minuti all’arrivo, e ancora non aveva indossato la divisa. Alquanto sospetto per un normale studente, no? >>
<< Oltretutto non è solo. C’era un tizio che l’ha chiamato, giusto? >> continuò il ragazzo con la cicatrice.
<< Non sbagli. >>
<< Mm… >> fece Ron portandosi l’indice e il pollice al mento con fare da detective.
<< Che hai Ron? >> chiese il Prescelto.
<< Hai detto che aveva i capelli che coprivano il volto, eh? >> chiese alla ragazza, che annuì. << Mio padre me ne ha parlato di questi tizi. Disse che nel mondo Babbano li chiamino eco, e che si stiano diffondendo a macchia d’olio in questo periodo. >>
<< Si chiamano emo, Ron! >> confermò Harry ridendo.
Sentirono il treno fischiare. Era giunto il momento di scendere.
                                                                                     ***
<< Benvenuti e bentornati a tutti nella Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Sono la preside Minerva McGranitt, e ho il piacere di accogliere tutti voi, facce vecchie e nuove. Prima di spiegare ai nuovi arrivati la Coppa delle Case e quant’altro, ho il piacere e l’onore di accogliere quattro nuovi professori, nonché ex studenti di Hogwarts e gli ultimi, veri eredi dei fondatori della nostra antica scuola. >>
Dal portone d’ingresso al salone entrarono quattro ragazzi, due maschi e due femmine, ognuno di altezza diversa, e si separarono in due coppie, in piedi, ai lati della nuova preside. Ognuno di loro si era messo in linea con uno dei quattro gruppi per cui era divisa la scuola; probabilmente era la loro vecchia casa, oppure quella dei loro antenati. Il trio si scambiò degli sguardi misti tra timore e curiosità. Insomma, “ultimi eredi”, l’ultimo non era Voldemort, che avevano appena sconfitto? Ron bisbigliò:
<< Ragazzi, non dovremmo mica combattere un altro erede di Serpeverde, vero? >>
<< Spero proprio di no, anche perché non è detto che siano i diretti discendenti. Ricordo di aver controllato l’albero genealogico dei quattro fondatori, e mi pare che Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato fosse stato l’ultimo. >> puntualizzò Hermione, mentre tutti e tre ascoltavano il resto del discorso dell’ex professoressa di Trasfigurazione.
<< A partire dalla mia sinistra, abbiamo il professor Hector Leonidas Hughes, della casa dei Tassorosso. Insegnerà Trasfigurazione al posto mio. >> questi fece un inchino di 15 gradi verso gli studenti. I suoi capelli mossi, color cenere e un morbido ciuffo che gli copriva la parte sinistra del volto per intero scatenò qualcosa nei tre ragazzi.
<< Non mi dire… >>
<< Oh cielo! È lui! >> affermò Weasley.
<< Quindi… abbiamo sospettato di un professore. >> commentò Hermione.
<< Vi ricordo che sin dal primo anno abbiamo avuto a che fare con professori sospetti. >> intervenne l’occhialuto.
<< Ma Harry, dopo quello che abbiamo passato, penso che la McGranitt abbia controllato più volte prima di affidare a qualcuno quest’incarico. >> disse la ragazza cercando di farlo ragionare.
<< Sarà, ma io non mi fido ancora. >>
“Tutto è successo sempre perché mi sono fidato di qualcuno.” pensò lui. L’Eletto si mise a osservare il nuovo, sospetto professore e la sua compagnia. L’unico occhio visibile era grande e giallo; esprimeva sincerità e fiducia nonostante l’uomo, dall’aspetto di un ventenne, sembrasse intimorito di tale ruolo, del posto in cui si trovasse, anche se non era nuovo né per lui, né per il resto del gruppo che lo aveva accompagnato. Sorrise verso la Casa dei Tassorosso, spostando l’ingombrante ciuffo e rivelando così l’altro occhio. Era eterocromo, due occhi diversi: il destro giallo, mentre il sinistro rosa, come quello delle persone affette da albinismo. Le ragazze della casata gialla e nera sembravano invaghite immediatamente del nuovo professore, scordandosi che probabilmente aveva il doppio della loro età, solo che non lo dimostrava, come nessuno del quartetto dopotutto: sembrava che si fossero tutti appena diplomati.
<< Continuiamo adesso con la professoressa Lucy Fairjewel, ultima della casa Corvonero. >> disse la McGranitt cercando di riportare l’attenzione delle ragazzine su di sé. Stava indicando la ragazza più bassa del quartetto. Bionda, capelli lunghi con una frangia che le copriva l’alta fronte, portava un paio di occhiali neri come i suoi occhi, delle lenti ovali che le incorniciavano perfettamente il viso tondo. Le forme piene del petto avevano attirato l’attenzione della stragrande maggioranza dei ragazzi, i quali, al contrario delle studentesse, non si chiedevano come facessero quelle esili gambe e quel corpicino, apparentemente debole e magro, a sorreggere un importante peso sul petto.
<< La signorina Fairjewel si occuperà dell’insegnamento degli Incantesimi. Vi ricordo anche che da quest’anno saranno possibili anche delle lezioni private coi i professori, visto che l’anno scorso avevamo tutti altro a cui pensare. >> seguì un eco misto a bisbiglio tra gli alunni.
<< Vi spiego meglio. >> ricominciò la preside. << Ognuno di questi professori sarà disponibile in certi giorni a certi orari e aiuteranno gli studenti bisognosi in una delle materie nelle quali sono specializzati. Diciamo che faranno da “Tutor”. Potrete chiedere aiuto in una delle materie prenotandovi sulla bacheca laggiù. >> terminò indicando la bacheca appesa accanto al portone della Sala Grande.
<< Bene. Accogliamo adesso il Professor Griffiths, dei Grifondoro. Insegnerà Cura delle Creature Magiche assieme ad Hagrid. >>
<< Grazie prof, ma avrei una cosa da aggiungere se permette. Una cosina piccina, picciò. >> chiese lui facendole l’occhiolino. << Quando fa così, Griffiths, non è nulla di buono. >> rispose la strega. << Ma prof, sono cambiato, non sono più uno studente. >> la implorò. Alla fine la donna cedette:
<< Sii breve. >>
<< Ma certo. >> affermò lui tutto sorridente rimanendo al suo posto. << Ragazzi, prima che inizi l’anno ho da darvi un consiglio importantissimo se volete arrivare vivi alla fine di quest’anno. >> prese un bel respiro e urlò:
<< Non vi azzardate più a guardare la mia donna così! >>
Silenzio generale. “Tra tutte le cose che poteva dire, questa?” pensò Harry, sicuro che tutti i presenti condividessero il suo pensiero.
<< Pacato come sempre, Griffiths. >> commentò la ragazza accanto a lui, nonché l’ultima del gruppo. L’ex Grifondoro si girò verso di lei con aria di sfida. Si sistemò un ciuffo di quei capelli spettinatissimi dietro l’orecchio; pareva non se li fosse mai curati: molti lasciati liberi, lunghi poco oltre le spalle e altrettanti raccolti in un codino che non bastava a trattenere la ribellione di quei ciuffi castani. Non c’era un capello che seguisse l’altro, quello era sicuro! << Che vuoi Mi? >> ringhiò lui.
<< Io nulla. Notavo solo che ti sei riaffermato il solito: continui a spaventare i più piccoli. >> disse lei con calma: la rabbia del collega le era scivolata addosso. Dall’inizio della presentazione fino a quel momento era rimasta con le braccia non proprio conserte, ma appoggiate davanti a lei, non sembrava nemmeno interessata a quello che succedeva intorno, si guardava in giro con occhi assenti, senza incrociare lo sguardo di nessuno.
<< Ragazzi dai, smettetela. >> li pregò Lucy mentre Hector si portò una mano sul volto.
<< Signori, vi ho chiamato pensando che foste maturati dopo tutti questi anni e invece vi ritrovo tali e quali! – li sgridò la McGranitt. << “Come ai vecchi tempi” avevi detto Keith, no? Sei stato accontentato: sgridata dalla McGranitt entro le prime 24 ore a scuola… stavolta però hai battuto ogni record. >> continuò “Mi’”. Non era né bella, né brutta, forse sopra la media, ma nemmeno di così tanto. Capelli rossi di media lunghezza, lisci e occhi verdi. A quella vista, Harry cercò di guardare qualcos’altro, qualunque cosa! Troppo simile a qualcuno a cui teneva troppo, qualcuno che poteva vedere solamente nelle foto e nei sogni.
<< Signorina Sliferang, non mi costringa a rimandarla a casa già stanotte! >>
L’ultima professoressa non rispose, si limitò a tornare nella sua posizione.
<< Continuiamo con la professoressa Mina Sliferang, dei Serpeverde. >> << Ovviamente. Avrebbe il carattere giusto per insegnare Pozioni, ma visto che c’è Lumacorno sono tranquillo. >> bisbigliò Ron. << La signorina Sliferang è stata incaricata di una nuova materia: Magia Elementale. Ora, prima di dare l’inizio ufficiale all’anno scolastico avrei una sorpresa per tutti voi. >>
Le porte della Sala Grande si aprirono al “sorpresa” lasciando tutti a bocca aperta… e il Prescelto capì. Capì la lettera. Da quelle porte arrivò un uomo, un uomo dai capelli corvini e la pelle giallastra.
<< Diamo un caloroso bentornato al professor Piton, che avrà la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure. >> e cominciò un bell’applauso, uno di quelli così rumorosi da farti apprezzare il chiasso, il caos. Una reazione alquanto prevedibile: stavano accogliendo un eroe di guerra dopotutto, ma una domanda percorreva le testoline di tutti. “Come è sopravvissuto? L’abbiamo visto morire.” si chiese Harry.
<< Immagino che siate tutti curiosi di sapere che… >> riprese a parlare la nuova preside cercando di resistere alle lacrime << … sono, anzi, siamo tutti riconoscenti alla professoressa Sliferang per aver usato le sue conoscenze per salvare il caro professor Piton e strapparlo alla morte. Spero che con questo siate tutti stimolati a impegnarvi seriamente e molto, molto duramente quest’anno: una minaccia è stata sventata, ma chissà che il mondo non ne stia tenendo un’altra in serbo. >> cominciò un altro applauso, ancora più forte di quello di prima. Si alzarono tutti in piedi, o quasi. Ron si rivolse nel caos generale ai suoi compagni:
<< Ragazzi, ditemi che è uno scherzo. >>
<< Mi sa di no Ron. Siamo increduli come te. >> affermò Hermione mentre i professori stavano tutti prendendo posto sul lungo tavolo. Il nuovo professore di Trasfigurazione si mise immediatamente alla destra della McGranitt, mentre Griffiths e la sua compagna alla destra del loro compagno. A Piton era stato riservato il suo solito posto, con l’ultimo membro dei Serpeverde alla sua sinistra.
 
 
 
Disclaimer: Quasi tutti i personaggi e i luoghi presenti in questa storia appartengono a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. Il personaggio originale e la trama di questo racconto sono, invece, in quanto mie creazioni, di proprietà della sottoscritta; di conseguenza occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia e/o per estrapolare una citazione dalla stessa.
Questa storia è stata scritta esclusivamente per puro divertimento e non ha alcuno scopo di lucro, non è pertanto intesa alcuna violazione del copyright.
 
Cap. 1 - Settembre
 
La guerra era finita. Il mondo magico era salvo un’altra volta grazie allo sforzo e al sacrificio di molte, forse troppe persone: Lupin era morto; Fred anche; per non parlare di Dobby; della morte di Severus e di quella che aveva lasciato la ferita più profonda di tutte, quella di Silente. L’uomo che aveva capito come sconfiggere il Signore Oscuro e dedicato la sua vita nel compimento del bene supremo. Tutti hanno sofferto per la sua morte, ma quello che ne stava risentendo di più era Harry, che l’aveva visto espirare proprio davanti ai suoi occhi, incosciente di quello che il preside aveva in serbo per lui, l’uomo sapeva sin dall’inizio quale sarebbe stato il suo destino, anzi, quello di entrambi.
Al momento, Harry stava nella casa dei Black, la stessa dove aveva scoperto, e in seguito sarebbe entrato a far parte dell’Ordine della Fenice. Stava da solo, e questo di certo non lo aiutava a superare quella depressione post guerra; dopotutto Kreacher non era mai stato di grande compagnia, perciò passava gran parte del suo tempo sdraiato sul letto, a contemplare il soffitto, oppure faceva un giro veloce nei quartieri babbani, per evitare di entrare in contatto con qualsiasi mago: gli avrebbero di sicuro detto che era un eroe, lo avrebbero ringraziato, ma lui non era affatto contento di ciò. Ogni volta che incontrava per sbaglio qualcuno del mondo magico, ecco che partiva la stessa storia, dicevano tutti le stesse frasi, e lui si sentiva sempre peggio, sempre deluso di quel che aveva fatto. “Magari se non avessi fatto quella scelta, sarebbe ancora vivo.” pensava sempre, se lo ripeteva per tutti quelli che avevano dato la loro vita per far sì che lui adempisse al suo compito, al suo destino di salvare tutti… “Già, salvare tutti. Non sono mai stato il Prescelto: non sono riuscito a salvarli tutti. Bel Prescelto che sono.”. I sensi di colpa lo stavano divorando, finché una mattina dei primi giorni di settembre, Kreacher entrò in camera sua, dove il giovane mago stava, come si aspettava l’elfo domestico, sdraiato sul letto a pancia all’insù, con le braccia dietro la testa a guardare il nulla.
<< Signorino Potter, sono arrivati dei gufi per lei. >> e gli porse tre lettere.
<< Grazie, Kreacher. >> guardò il nome dei mittenti. Il Ministero della Magia, Hermione e una laccata con lo stemma di Hogwarts, proveniva probabilmente dalla McGranitt. Aprì la prima lettera.
<< Gentile Sig. Potter,
 
da parte del Ministero della Magia Inglese e di tutto il Mondo Magico, La ringrazio per i Suoi servizi. Le Sue gesta e il Suo coraggio non saranno mai dimenticati.
Approfitto dell’occasione per farle le mie più sincere condoglianze per tutte le perdite che ha subito.
 
Sinceramente,
 
il Ministro della Magia >>.
La prima lettera era andata, lasciando di nuovo Harry nel suo sconforto. Buttò quel pezzo di carta nel caminetto, sperando così di gettare anche i suoi tormenti nel fuoco; quindi aprì la busta di Hermione.
<< Ciao Harry,
 
come stai? Non ti sei più fatto sentire dopo la fine della guerra, e ci stiamo preoccupando tutti. Attualmente sono dagli Weasley, e sono sicura che sarebbero molto felici di avere anche te, dopotutto abbiamo patito gli stessi mali… non è che ti voglia fare la morale o altro, ma ci manchi, Harry, specialmente a Ron e a Ginny.
Speriamo di rivederti entro metà settembre, perché sia Ron, sia io abbiamo intenzione di terminare la scuola.
Fatti sentire presto, ti prego: abbiamo bisogno di avere tue notizie… almeno se stai bene.
 
Hermione e Ron >>
“Quindi l’hanno firmata insieme; però hanno ragione: sono stato un pessimo amico. Gli scriverò stasera… sperando di aver preso una decisione.” pensò il giovane, e al pensiero del nuovo anno scolastico mosse di corsa le sue dita per aprire la terza e ultima busta, ovvero quella della nuova preside: Minerva McGranitt.
<< Sig. Potter,
 
sperando che questa lettera Le sia gradita, Le chiedo gentilmente di continuare il suo percorso di studi con i suoi colleghi dello stesso anno.
Sono consapevole di ciò che sta passando, ma vorrei che ritrovasse lo spirito combattivo e il coraggio che Le appartiene per affrontare quest’ultimo A.S. Dopotutto, se la memoria non m’inganna, voleva diventare Auror. Spero che le sue aspirazioni non siano cessate: dolerebbe non solo a me, in quanto sua ex-docente che l’ha vista crescere e diventare il giovane uomo che ha reso possibile l’impossibile, ma specialmente a Lei.
 
Spero di ricevere presto una Sua risposta.
In allegato trova i titoli dei libri e le materie del settimo, nonché ultimo anno.
 
P.S.      Nel caso in cui accettasse la mia richiesta, Le assicuro che ci sarà una lieta sorpresa ad attenderla.
 
Sinceramente,
Minerva McGranitt >>
L’occhialuto rilesse un’altra volta il contenuto della lettera. L’ex professoressa di Trasfigurazione sapeva come attirare la sua attenzione, quali bottoni premere, nonostante ciò l’Eletto non sapeva cosa fare, dove andare: non era mai stato un granché a prendere decisioni da solo, perciò colse la palla al balzo. Avrebbe deciso cosa fare e avrebbe rivisto gli altri membri del trio quello stesso giorno. Avvertì Kreacher che sarebbe partito per un periodo di tempo indeterminato, andò nel camino collegato alla Metropolvere più vicino e si materializzò nella Tana.
<< Harry! >> urlò Hermione, stupita (ma non così tanto dopotutto), dell’impulsività del Prescelto. Erano tutti a tavola, e lui era apparso dal nulla senza avvertire, né inviare un gufo. Nonostante ciò, Il-Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto fu accolto calorosamente dagli Weasley; Molly fu la prima ad alzarsi e ad andare verso il giovane:
<< Harry caro! Avresti potuto mandarci un gufo per avvertirci della tua visita… ci hai colti di sorpresa. Forza, su, unisciti a noi. >> disse facendolo sedere tra Ginny e George.
<< Grazie signora Weasley, mi scusi per l’intrusione, ma avevo urgente bisogno di… rivedervi, e non potevo aspettare ed inviare un gufo. >>
<< Nessun problema, Harry. >> affermò Arthur << Siamo sempre felici di averti tra noi. Poi, sei “Il-Ragazzo-Che-Ha-Salvato-Il-Mondo” tu, e come potremmo dirti di no? >>
A quella frase gli occhi di Harry si posarono involontariamente su George, che portava ancora le bende sul volto, e i sensi di colpa presero di nuovo il sopravvento, tanti, troppi pensieri, un sacco d’immagini della guerra e della morte che portarono Il-Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto a non rivolgere più lo sguardo, né la parola a George per il resto della giornata… e qualcuno se ne accorse.
A fine giornata, al tramonto, Harry decise di contemplare il sole all’orizzonte fuori, a pochi passi dalle rive del laghetto di fronte la Tana. Se ne stava in piedi, accarezzato dal vento caldo proveniente da sud. Una voce femminile lo richiamò; era Ginny, la quale si mise accanto a lui.
<< Hai parlato pochissimo oggi. >> cominciò lei.
<< Tu dici? >> contestò lui, senza nemmeno girarsi.
<< Cos’hai, Harry? È per quello che ha detto mio padre? >> silenzio. << Harry, non puoi sentirti in colpa per ogni cosa che accade. >> disse la rossa alzando il tono di voce, ma il suo ragazzo non si degnò nuovamente di voltarsi: sembrava rimanere impassibile alle sue parole. A quel punto la Weasley più giovane tornò nella posizione iniziale, che era la stessa che l’altro aveva assunto sin dall’inizio. Sospirò.
<< Quel che è successo, è successo… Fred e gli altri sapevano quello a cui andavano incontro, conoscevano i rischi. >> si girò un’ultima volta, prendendo l’Eletto per le mani << Io ti ringrazio per averci salvati. >> lo baciò solo per un istante, non perché lo volesse lei, ma perché erano arrivate altre due persone che, come lei, volevano parlare con Il-Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto.
<< Meglio che vada. >> annunciò lei, ed entrò in casa.
Il trio che aveva ucciso Voldemort rimase in silenzio per un lunghissimo secondo, guardandosi negli occhi. Come al solito, fu la ragazza a iniziare il discorso:
<< Immagino tu sia venuto qui subito dopo aver ricevuto la nostra lettera. >> il ragazzo annuì. << Dunque? Che hai deciso? >>
<< Io… io non ho deciso. >> affermò infine con la testa bassa.
<< Come no? Harry, devi decidere il più presto possibile: la scuola inizia tra poco! >>
<< Lo so! Ma la scuola non sarebbe la stessa senza… senza… >>
<< Senza Silente? >> completò la frase Ron.
<< Già… inoltre non c’è neanche più Piton. So che non mi è mai piaciuto, ma sapere che ha fatto così tanto per me senza che io me ne accorgessi, o lo ringraziassi nei suoi ultimi istanti… mi fa venire una rabbia… >>
<< Noi ti capiamo, Harry. >> continuò il rosso. << Ma non puoi combattere i tuoi sensi di colpa da solo. Pensi che non lo sappiamo che sei rimasto per tutta l’estate a casa di Sirius da solo con Kreacher? Per diamine Harry, io sarei impazzito al posto tuo se fossi rimasto solo con quell’elfo maligno! >>
<< Quello che vuole dire Ron… >> interruppe Hermione prima che il suo ragazzo cominciasse a fare un discorso dei suoi e divagasse << …è che noi ci saremo sempre per te, Harry. Lo siamo sempre stati. Perciò devi decidere se venire con noi o meno. Non ti voglio costringere, ma lasciami dire solamente questa cosa: è solo l’ultimo anno, Harry, molto probabilmente sarà l’ultima occasione per entrarci e rivedere i nostri compagni. Vuoi davvero che l’ultimo ricordo di Hogwarts sia quello di una scuola mezza distrutta dalla guerra, dalla battaglia e di te che cammini nella Sala Grande piena di feriti e morti su dei lenzuoli bianchi? >>
L’Eletto guardò di nuovo per terra, poi l’orizzonte che stava dietro di lui. Il sole era appena tramontato e il buio stava prendendo il sopravvento del cielo e di tutto il resto. Fu come una visione per Harry: il sole era lui, e il buio i brutti ricordi e il rimorso di non essere stato abbastanza. Non era una bella visione, voleva la luce, voleva che quella stella tornasse a illuminare i campi, che lui brillasse. Perciò si voltò nuovamente verso i suoi due migliori amici annunciando:
<< D’accordo. Come al solito, mi hai convinto Hermione. Grazie ragazzi. >> si avvicinò alla coppia e il trio, di nuovo unito, si strinse in un abbraccio breve, ma significativo, pieno di sentimenti e speranze.
<< Allora, domani tutti a Diagon Alley a prendere il necessario, e dopodomani tutti al ! >> annunciò la ragazza, che a quanto pare era l’unica ad avere voglia di tornare sui banchi di scuola. Era come una babbana che aveva scoperto che sarebbe partita per Disneyland. Il rosso commentò la scena:
<< Ah, Hermione, perché sei così felice? A me sta tornando la depressione al pensiero della scuola… e non c’è Piton per diamine! >> risero.
                                                                       ***
Sul treno gioia e malinconia erano perfettamente fusi: nessun sentimento risaltava, positivo o negativo che fosse. I giovani maghi facevano mente locale sui bagagli; altri osservavano i nuovi libri scolastici, cercando così di partire avvantaggiati rispetto ai colleghi dello stesso anno; quelli del primo anno, invece, più di tutti mostravano quel misto di sentimenti così opposti: gioia e paura. Temevano di avere un professore severissimo, o che addirittura potesse essere un Mangiamorte sfuggito al Ministero; tuttavia avevano un fuoco dentro che difficilmente avrebbero contenuto prima di arrivare a destinazione.
Erano a metà del viaggio e la signora che vendeva i dolciumi stava passando di fronte al vagone del famoso trio:
<< Volete delle caramelle, ragazzi? >>
<< Ehm, no grazie. >> rispose Hermione.
Ron la guardava in cagnesco come a voler dire: “Come osi parlare per noi sulle caramelle?!”. La signora stava per andarsene, quando si sentì chiamare:
<< Aspetti! >> era un ragazzo, probabilmente aveva la loro età. Prese delle Tuttigusti ringraziando la signora molto cordialmente, con un bellissimo sorriso. << Aspetta… dove… ti conosco per caso, giovanotto? >>
<< Eh? Non credo signora: è la prima volta che salgo su questo treno. Mi dispiace averla disillusa. >> si scusò, come se il suo peccato peggiore fosse stato quello di somigliare a qualcuno che non conoscesse.
<< Oh, davvero? Certo che sei davvero alto per essere uno del primo anno allora. >> commentò portandosi le mani sul mento << No, perché sai… mi ricordi un giovane che molti anni fa prendeva questo stesso treno. Magari sei il suo fratellino? >> continuò mentre lentamente allungava la mano destra verso il viso coperto da un foltissimo ciuffo di capelli neri. << Eppure questo viso l’ho già visto da qualche parte. >>
<< Purtroppo sono figlio unico, signora. >> affermò lui, abbassando dolcemente la mano rugosa e insistente della donna.
<< Allora Hec! Quanto tempo bisogna aspettare per queste cazzo di caramelle? >> si sentì un urlo decisamente poco pacato. << A-arrivo subito! Mi dispiace signora, ma devo andare. >> disse allontanandosi velocemente, mentre la donna riprese a spingere il carrello borbottando tra sé e sé:
<< Eppure sono sicura di conoscerlo, per diamine. Ma dove? >>
Il trio aveva guardato tutta la scena e incuriosito, Ron chiese:
<< Certo che la vecchia si sta piano, piano rimbambendo. >>
<< Ha anche una certa età, Ron. Penso sia vicina alla pensione. >> rispose Hermione. << Piuttosto, l’avete riconosciuto? >> continuò la Grifondoro.
<< No. Perché, è famoso? >> chiese il rosso.
<< No. >> disse seccamente lei. << Mi chiedevo solamente se uno di voi due lo conoscesse. Io non l’ho mai visto. >>
<< Sarà sicuramente uno del primo anno. >> intervenne Harry.
<< No Harry, non ho mai visto undicenni di 1 metro e 80. >> commentò la giovane. << Magari lui è il primo. >> continuò Ron.
<< Ragazzi, aveva anche un inizio di barba! >> affermò incredula.
<< Come hai fatto a vedere che aveva la barba? >> chiese Harry.
<< E come mai ti sei soffermata così tanto a vederlo? >> chiese il fidanzato di lei, guardandola in cagnesco per la sua evidente gelosia. Hermione rispose con calma:
<< Harry, probabilmente dal tuo lato non lo potevi vedere visto che quello aveva il lato sinistro del volto coperto dai capelli, ma noi qua lo vedevamo perfettamente, e lo confermo: non è un ragazzo del primo anno, e non l’ho mai visto a scuola. >>
<< E con questo che vorresti dire? >>
<< Non voglio andare a conclusioni affrettate, ma potrebbe essere un agente del Ministero inviato per controllare la situazione, visto che siamo appena usciti da un periodo di guerra. >>
<< E a che scopo? >>
<< Non ne ho idea, ma ormai ho l’abitudine di controllare qualsiasi cosa: ogni volta che torniamo ad Hogwarts ne succedono di tutti i colori. >> terminò col viso che si scuriva dalla tristezza dei ricordi.
<< Non penso che quest’anno sarà così, anzi, ne sono quasi sicuro. >>
<< Che intendi Harry? >> chiese Ron.
<< Guardate. >> disse loro mostrando la lettera della McGranitt. << C’è scritto che ci sarà una lieta sorpresa, e anche se non ho idea di cosa significhi, sono sicuro che indicherà un anno tranquillo. >>
<< Forse hai ragione. E probabilmente sarà anche abbastanza strano per noi frequentare Hogwarts senza alcun intoppo, senza preoccuparci di… quelle cose brutte. >> concluse Ron con un mezzo sorriso che poi si è trasformato in una linea piatta e inespressiva.
<< Secondo voi che cosa ci aspetterà? >> chiese curioso l’occhialuto.
<< Boh. Ma dalla McGranitt mi aspetterei anche un regalo tipo “Era il coraggio di tornare a scuola il suo regalo signor Potter.”, o una cosa del genere. Magari era solo una scusa solamente per attirarti. >> continuò l’amico.
<< Ron… stiamo cercando di sollevarci ed essere positivi. Come al solito hai un gran tatto. >> commentò la fidanzata.
<< Che ho detto? >>
<< Piuttosto, Hermione. >> iniziò Harry << Come era fatto quel tipo? Sai, in tal caso la tua ipotesi si dimostrasse vera… dovremmo indagare… no? >>
<< Certo che non le perdi mai le tue abitudini. >> aggiunse lei ridacchiando.
<< Ma se sei stata tu la prima! >> risero.
<< Ad ogni modo… >> riprese lei << Era molto alto. Indossava una felpa giallognola, marroncina con cappuccio. Gli stava abbastanza larga. Non era né abbronzato, né pallido, ma aveva decisamente un bel viso nonostante si vedesse solamente la parte destra del volto: la sinistra era coperta interamente da un sacco di capelli neri, sembravano quasi violacei a tratti. Probabilmente per colpa della luce. L’occhio… non ho visto bene il colore, ma pareva… giallo? O un marrone molto chiaro. E poi il sorriso… era un bellissimo sorriso: sembrava potesse illuminare ogni cuore… per un attimo mi ero perfino scordata che lo stavo “studiando”. >>
<< Hai visto se portasse un simbolo, una spilla di una casa di Hogwarts? >> continuava ad indagare l’Eletto.
<< No. Niente di niente. Ed è anche per questo che mi ero insospettita: mancano pochi minuti all’arrivo, e ancora non aveva indossato la divisa. Alquanto sospetto per un normale studente, no? >>
<< Oltretutto non è solo. C’era un tizio che l’ha chiamato, giusto? >> continuò il ragazzo con la cicatrice.
<< Non sbagli. >>
<< Mm… >> fece Ron portandosi l’indice e il pollice al mento con fare da detective.
<< Che hai Ron? >> chiese il Prescelto.
<< Hai detto che aveva i capelli che coprivano il volto, eh? >> chiese alla ragazza, che annuì. << Mio padre me ne ha parlato di questi tizi. Disse che nel mondo Babbano li chiamino eco, e che si stiano diffondendo a macchia d’olio in questo periodo. >>
<< Si chiamano emo, Ron! >> confermò Harry ridendo.
Sentirono il treno fischiare. Era giunto il momento di scendere.
                                                                                     ***
<< Benvenuti e bentornati a tutti nella Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Sono la preside Minerva McGranitt, e ho il piacere di accogliere tutti voi, facce vecchie e nuove. Prima di spiegare ai nuovi arrivati la Coppa delle Case e quant’altro, ho il piacere e l’onore di accogliere quattro nuovi professori, nonché ex studenti di Hogwarts e gli ultimi, veri eredi dei fondatori della nostra antica scuola. >>
Dal portone d’ingresso al salone entrarono quattro ragazzi, due maschi e due femmine, ognuno di altezza diversa, e si separarono in due coppie, in piedi, ai lati della nuova preside. Ognuno di loro si era messo in linea con uno dei quattro gruppi per cui era divisa la scuola; probabilmente era la loro vecchia casa, oppure quella dei loro antenati. Il trio si scambiò degli sguardi misti tra timore e curiosità. Insomma, “ultimi eredi”, l’ultimo non era Voldemort, che avevano appena sconfitto? Ron bisbigliò:
<< Ragazzi, non dovremmo mica combattere un altro erede di Serpeverde, vero? >>
<< Spero proprio di no, anche perché non è detto che siano i diretti discendenti. Ricordo di aver controllato l’albero genealogico dei quattro fondatori, e mi pare che Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato fosse stato l’ultimo. >> puntualizzò Hermione, mentre tutti e tre ascoltavano il resto del discorso dell’ex professoressa di Trasfigurazione.
<< A partire dalla mia sinistra, abbiamo il professor Hector Leonidas Hughes, della casa dei Tassorosso. Insegnerà Trasfigurazione al posto mio. >> questi fece un inchino di 15 gradi verso gli studenti. I suoi capelli mossi, color cenere e un morbido ciuffo che gli copriva la parte sinistra del volto per intero scatenò qualcosa nei tre ragazzi.
<< Non mi dire… >>
<< Oh cielo! È lui! >> affermò Weasley.
<< Quindi… abbiamo sospettato di un professore. >> commentò Hermione.
<< Vi ricordo che sin dal primo anno abbiamo avuto a che fare con professori sospetti. >> intervenne l’occhialuto.
<< Ma Harry, dopo quello che abbiamo passato, penso che la McGranitt abbia controllato più volte prima di affidare a qualcuno quest’incarico. >> disse la ragazza cercando di farlo ragionare.
<< Sarà, ma io non mi fido ancora. >>
“Tutto è successo sempre perché mi sono fidato di qualcuno.” pensò lui. L’Eletto si mise a osservare il nuovo, sospetto professore e la sua compagnia. L’unico occhio visibile era grande e giallo; esprimeva sincerità e fiducia nonostante l’uomo, dall’aspetto di un ventenne, sembrasse intimorito di tale ruolo, del posto in cui si trovasse, anche se non era nuovo né per lui, né per il resto del gruppo che lo aveva accompagnato. Sorrise verso la Casa dei Tassorosso, spostando l’ingombrante ciuffo e rivelando così l’altro occhio. Era eterocromo, due occhi diversi: il destro giallo, mentre il sinistro rosa, come quello delle persone affette da albinismo. Le ragazze della casata gialla e nera sembravano invaghite immediatamente del nuovo professore, scordandosi che probabilmente aveva il doppio della loro età, solo che non lo dimostrava, come nessuno del quartetto dopotutto: sembrava che si fossero tutti appena diplomati.
<< Continuiamo adesso con la professoressa Lucy Fairjewel, ultima della casa Corvonero. >> disse la McGranitt cercando di riportare l’attenzione delle ragazzine su di sé. Stava indicando la ragazza più bassa del quartetto. Bionda, capelli lunghi con una frangia che le copriva l’alta fronte, portava un paio di occhiali neri come i suoi occhi, delle lenti ovali che le incorniciavano perfettamente il viso tondo. Le forme piene del petto avevano attirato l’attenzione della stragrande maggioranza dei ragazzi, i quali, al contrario delle studentesse, non si chiedevano come facessero quelle esili gambe e quel corpicino, apparentemente debole e magro, a sorreggere un importante peso sul petto.
<< La signorina Fairjewel si occuperà dell’insegnamento degli Incantesimi. Vi ricordo anche che da quest’anno saranno possibili anche delle lezioni private coi i professori, visto che l’anno scorso avevamo tutti altro a cui pensare. >> seguì un eco misto a bisbiglio tra gli alunni.
<< Vi spiego meglio. >> ricominciò la preside. << Ognuno di questi professori sarà disponibile in certi giorni a certi orari e aiuteranno gli studenti bisognosi in una delle materie nelle quali sono specializzati. Diciamo che faranno da “Tutor”. Potrete chiedere aiuto in una delle materie prenotandovi sulla bacheca laggiù. >> terminò indicando la bacheca appesa accanto al portone della Sala Grande.
<< Bene. Accogliamo adesso il Professor Griffiths, dei Grifondoro. Insegnerà Cura delle Creature Magiche assieme ad Hagrid. >>
<< Grazie prof, ma avrei una cosa da aggiungere se permette. Una cosina piccina, picciò. >> chiese lui facendole l’occhiolino. << Quando fa così, Griffiths, non è nulla di buono. >> rispose la strega. << Ma prof, sono cambiato, non sono più uno studente. >> la implorò. Alla fine la donna cedette:
<< Sii breve. >>
<< Ma certo. >> affermò lui tutto sorridente rimanendo al suo posto. << Ragazzi, prima che inizi l’anno ho da darvi un consiglio importantissimo se volete arrivare vivi alla fine di quest’anno. >> prese un bel respiro e urlò:
<< Non vi azzardate più a guardare la mia donna così! >>
Silenzio generale. “Tra tutte le cose che poteva dire, questa?” pensò Harry, sicuro che tutti i presenti condividessero il suo pensiero.
<< Pacato come sempre, Griffiths. >> commentò la ragazza accanto a lui, nonché l’ultima del gruppo. L’ex Grifondoro si girò verso di lei con aria di sfida. Si sistemò un ciuffo di quei capelli spettinatissimi dietro l’orecchio; pareva non se li fosse mai curati: molti lasciati liberi, lunghi poco oltre le spalle e altrettanti raccolti in un codino che non bastava a trattenere la ribellione di quei ciuffi castani. Non c’era un capello che seguisse l’altro, quello era sicuro! << Che vuoi Mi? >> ringhiò lui.
<< Io nulla. Notavo solo che ti sei riaffermato il solito: continui a spaventare i più piccoli. >> disse lei con calma: la rabbia del collega le era scivolata addosso. Dall’inizio della presentazione fino a quel momento era rimasta con le braccia non proprio conserte, ma appoggiate davanti a lei, non sembrava nemmeno interessata a quello che succedeva intorno, si guardava in giro con occhi assenti, senza incrociare lo sguardo di nessuno.
<< Ragazzi dai, smettetela. >> li pregò Lucy mentre Hector si portò una mano sul volto.
<< Signori, vi ho chiamato pensando che foste maturati dopo tutti questi anni e invece vi ritrovo tali e quali! – li sgridò la McGranitt. << “Come ai vecchi tempi” avevi detto Keith, no? Sei stato accontentato: sgridata dalla McGranitt entro le prime 24 ore a scuola… stavolta però hai battuto ogni record. >> continuò “Mi’”. Non era né bella, né brutta, forse sopra la media, ma nemmeno di così tanto. Capelli rossi di media lunghezza, lisci e occhi verdi. A quella vista, Harry cercò di guardare qualcos’altro, qualunque cosa! Troppo simile a qualcuno a cui teneva troppo, qualcuno che poteva vedere solamente nelle foto e nei sogni.
<< Signorina Sliferang, non mi costringa a rimandarla a casa già stanotte! >>
L’ultima professoressa non rispose, si limitò a tornare nella sua posizione.
<< Continuiamo con la professoressa Mina Sliferang, dei Serpeverde. >> << Ovviamente. Avrebbe il carattere giusto per insegnare Pozioni, ma visto che c’è Lumacorno sono tranquillo. >> bisbigliò Ron. << La signorina Sliferang è stata incaricata di una nuova materia: Magia Elementale. Ora, prima di dare l’inizio ufficiale all’anno scolastico avrei una sorpresa per tutti voi. >>
Le porte della Sala Grande si aprirono al “sorpresa” lasciando tutti a bocca aperta… e il Prescelto capì. Capì la lettera. Da quelle porte arrivò un uomo, un uomo dai capelli corvini e la pelle giallastra.
<< Diamo un caloroso bentornato al professor Piton, che avrà la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure. >> e cominciò un bell’applauso, uno di quelli così rumorosi da farti apprezzare il chiasso, il caos. Una reazione alquanto prevedibile: stavano accogliendo un eroe di guerra dopotutto, ma una domanda percorreva le testoline di tutti. “Come è sopravvissuto? L’abbiamo visto morire.” si chiese Harry.
<< Immagino che siate tutti curiosi di sapere che… >> riprese a parlare la nuova preside cercando di resistere alle lacrime << … sono, anzi, siamo tutti riconoscenti alla professoressa Sliferang per aver usato le sue conoscenze per salvare il caro professor Piton e strapparlo alla morte. Spero che con questo siate tutti stimolati a impegnarvi seriamente e molto, molto duramente quest’anno: una minaccia è stata sventata, ma chissà che il mondo non ne stia tenendo un’altra in serbo. >> cominciò un altro applauso, ancora più forte di quello di prima. Si alzarono tutti in piedi, o quasi. Ron si rivolse nel caos generale ai suoi compagni:
<< Ragazzi, ditemi che è uno scherzo. >>
<< Mi sa di no Ron. Siamo increduli come te. >> affermò Hermione mentre i professori stavano tutti prendendo posto sul lungo tavolo. Il nuovo professore di Trasfigurazione si mise immediatamente alla destra della McGranitt, mentre Griffiths e la sua compagna alla destra del loro compagno. A Piton era stato riservato il suo solito posto, con l’ultimo membro dei Serpeverde alla sua sinistra.
   
 
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