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Autore: Adele Emmeti    12/03/2020    1 recensioni
La Fuga non è un rimedio, ma un tentativo di allontanarsi dalla fonte primaria del proprio dolore.
E Mizu lo sa bene, perché lei sta fuggendo da un torto assoluto, da un male gratuito e ingiustificato, da un'ingiustizia silenziosa ma lacerante. Lifeline è il racconto del suo lento percorso di rinascita, della sua sofferta risalita, dell'insieme di amore e gentilezza che nuovi e vecchi amici sono in grado di fornire.
Perché tutti, prima o poi, hanno bisogno di un'ancora di salvezza.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Andy-Luke-Eisner

 Chi avrebbe mai immaginato che il goffo e tondetto Andy sarebbe diventato, un giorno, altissimo e snello, con spalle e braccia ben definite, folta chioma bionda e sorriso ammiccante. Rimango a fissarlo incredula, soprattutto per come regge il confronto con la ragazza snob e appariscente che sembra pendergli dalle labbra. L'Andy che ricordo aveva paura della sua ombra, era timido e maldestro, arrossiva in presenza di mia zia o di altre bambine della nostra età, era impacciato e sudava di continuo.
 «Migliori a... amici?» Mi chiede Greta con un fil di voce.
 «Sì... sua madre Nelly e mia zia sono cresciute insieme. Quando Nelly veniva a trovarci, portava sempre Andy con sé; negli anni siamo diventati “gli amici delle vacanze”. Ci conosciamo da quando ho memoria. Tutte le estati io tornavo a Whitecliff e riprendevamo i nostri spettacolini e piani di conquista della città esattamente da dove li avevamo lasciati.»
 «Non ci posso credere... » aggiunge sconvolta. I suoi grandi occhi azzurri brillano di una luce strana e sembrano essere ancora più ampi.
 «Scommetto che faceva il figo già allora. Me lo immagino... occhiali da sole e bicicletta sempre nuova di pacca.» Interviene Fely.
 «No ti sbagli... era molto diverso. Non era così alto, era timido e goffo ma molto gentile. Si prendeva sempre cura di me, era premuroso e molto amichevole. Mi portava un sacco di biscotti che rubava alla nonna, inventava storie e giochi di ogni tipo per intrattenermi e quando mi rivedeva, dopo i mesi di scuola, gli scoppiava letteralmente il cuore dalla gioia.»
 Le mie parole piene di affetto sembrano ferire Greta, la quale si eclissa e indietreggia a volto basso. Fely se ne accorge e le mette una mano sulla spalla.
 «Che ne dici se andiamo in mensa adesso?» Mi chiede Fely.
 «Sì... andiamo.» Le rispondo rivolgendole lo sguardo, ma quando dirigo nuovamente gli occhi verso il fondo del corridoio, mi accorgo che Andy e la sua ragazza stanno venendo verso di noi, che lui mi ha individuata nella folla e che non riesce a smettere di fissarmi. Avanza gradualmente, con un braccio intorno al collo della tipa e aggrotta le sopracciglia fino ad assumere un'espressione tra l'incredulo e lo stranito.
 Infine si arresta, esattamente di fronte a me. I suoi amici giocatori di football frenano alle sue spalle, la tipa appariscente inchioda e tutti i presenti si voltano a guardarci in un silenzio paradossale.
 Andy non può credere ai suoi occhi. Saranno cinque anni che non ci vediamo.
 «Tu... sei... »
 Io non posso negare di non essere Mizu, né fingere di non conoscerlo. Nonostante fossimo molto amici, non ci siamo mai sentiti con frequenza al di fuori delle vacanze estive. Avevamo entrambi i nostri numeri, ma li usavamo pochissimo. Era come se il nostro mondo fosse lì, a Withecliff, nei mesi caldi, e che tutto il resto dell'anno fosse soltanto una triste parentesi. Negli ultimi anni ci siamo persi di vista e nessuno dei due sapeva come fossimo diventati.
 Sollevo una mano, gli sorrido e lo saluto con estrema naturalezza: «ciao Andy, sono io: Mizu.»
 Andy sgrana gli occhi, toglie il braccio dal collo della sua ragazza e si avvicina.
 «Non ci posso credere... »
 Mi viene addosso, mi avvolge le spalle con le braccia e mi stringe a sé con una forza tale da sollevarmi da terra. Poi mi lascia, mi afferra con le mani e mi riguarda in viso: «ma cosa ci fai qui? Quando sei cambiata! Come mai sei alla Crown?»
 Greta e Fely spariscono all'ombra degli armadietti. Il gruppo del football inizia a guardarmi come fossi un trofeo mai confessato, la sua ragazza mi rivolge uno sguardo carico di odio e un vociare imbarazzante riempie tutto il corridoio, fino alle aule aperte.
 «È... una lunga storia.» Gli confesso stentatamente.
 Andy si accorge del mio imbarazzo e dell'attenzione che abbiamo suscitato, così mi prende per mano e mi conduce verso l'esterno. «Ci vediamo dopo... » dice ai suoi amici e alla sua ragazza. Spalanca la porta e si dirige verso una scalinata di pietra, che conduce a una parte del giardino sopraelevato.
 «Ma sai che stavo pensando di scriverti proprio l'altro ieri? Volevo chiederti come stessi e che fine avessi fatto... volevo sapere se saresti mai tornata qui, se ci saremmo più rivisti.» Rallenta il passo e mi lascia la mano. Arriva in prossimità di una panchina e si siede, indicandomi il posto accanto.
 «Beh... siamo sempre stati un po' telepatici.» Sorrido accomodandomi.
 «Mi sono trasferita ieri da mia zia Beky. Sai mia nonna è mancata alcuni fa... e da allora non siamo più venuti.»
 «Sì, lo so bene. C'ero anch'io al suo funerale.»
 «Hai ragione... perdonami.» Per un attimo avevo dimenticato la sua vicinanza e la sua mano quel giorno, che ha stretto la mia durante tutta la cerimonia.
 «Da allora non ci siamo più visti. È stata forse l'unica volta in cui eri qui e c'era la neve... »
 In effetti non avevo mai visto Withecliff d'inverno. Ricorda molte più cose di me.
 «E perché questa scelta? Sei venuta per tutto l'anno scolastico o solo per un periodo?»
 «No, per l'intero anno. Beh... diciamo che ho avuto qualche problema con delle persone, nella mia vecchia scuola.»
 «Bulli? Professori?»
 «No... amicizie poco piacevoli.» Abbasso lo sguardo e prego che non mi chieda altro. Non ho né la forza, né la voglia di affrontare l'argomento.
 «Capisco... mi spiace tanto.» Andy comprende di non dover andare oltre.
 «In realtà ne sono contento.. non sai quanto. Insomma... è una sorpresa immensa. Sono felice in modo spudorato. Mi sembra un sogno... non posso ancora crederci. Tu sei qui e ci starai per il resto dell'anno. Proprio tu... Mizu Allen: la mia migliore amica!»
 Andy ha un sorriso così dolce e solare da scaldarmi fin dentro le ossa. Ricordo quel bagliore che si accendeva nei suoi occhi quando era particolarmente contento, le fossette nelle guance, l'entusiasmo sconfinato e la pazienza immensa che ha sempre avuto nel cercare di stemperare la mia negatività.
 «Anche io sono molto contenta di averti rivisto... sei cambiato tantissimo!»
 «Eh sì, ho guadagnato diversi centimetri in altezza.»
 «Direi tantissimi! Quanto sei alto?»
 «Un metro e ottantanove.»
 «Diamine!» Gli do una pacca sulla spalla.
 «Ho faticato un bel po' a riconoscerti! È stato come trovare il piccolo Andy rimescolato e ridistribuito su un corpo adulto.»
 Ridiamo insieme. «Anche io ci ho messo un po'... non tanto per la diversità, quanto per l'incredulità che fossi proprio tu!»
 «Non mi trovi cambiata per nulla?»
 «Sì... sei più adulta, ma hai gli stessi capelli lunghi, lo stesso ciuffo a sinistra, gli stessi occhi sottili e la stessa espressione imbronciata.» Scoppio a ridere.
 «Hai già conosciuto qualcuno? Hai trovato il tuo armadietto? Hai fatto il tour della scuola?»
 «Sì, ho già trovato l'armadietto e ho conosciuto due ragazze particolari ma simpatiche. So soltanto che si chiamano Fely e Greta. Erano come me in corridoio. Si sono offerte loro di farmi fare il tour.»
 «Uhm... sì, forse ho presente Fely: una tipa alternativa, alta e magra come un chiodo?»
 «Esatto.»
 «Greta, invece, non mi dice nulla.»
 «È piccolina, ha i capelli ricci e lunghi, biondissimi, gli occhi azzurri... un viso da bambola di porcellana.»
 «Uhmm no... me la presenterai.»
 «Certo... »
 «Stavi andando a mangiare con loro? Ho interrotto la vostra conoscenza?»
 «In effetti volevano portarmi in mensa, ma non importa. Le recupererò più tardi. E tu? Sei fidanzato con la più bella dell'istituto?» Gli dico con tono scherzoso. Andy solleva il braccio e inizia a grattarsi la testa.
 «Sì... abbiamo una storia molto altalenante. Nulla di particolarmente serio... »
 «Capisco... storie tra cheerleader e giocatori di football.» Gli spingo la faccia con la mano. Lui la prende e mi tira a sé. Si porta la mia testa al petto e mi spettina i capelli. Mi libero e mi risistemo.
 «Non approfittare del fatto che sei molto più alto di me, adesso.» Ridiamo ancora.
 «Sarò contento se riuscirai ad integrarti bene. Sappi che, in realtà, hai già tutta la scuola ai tuoi piedi. Ti basta schioccare le dita e farò sparire chiunque ti stia antipatico.»
 «Ti ringrazio... molto confortante.»
 «Non scherzo... sei sotto la mia custodia. Per qualsiasi problema, screzio o difficoltà, corri subito da me.»
​ Annuisco con la testa. Le sue parole mi rassicurano molto e mi danno un conforto concreto .
 Ci guardiamo ancora sorridendo, profondamente felici di esserci ritrovati.
 «Ora vado a cercare le mie probabili due nuove amiche. Non voglio che pensino che le ho mollate solo perché il più bello della scuola mi ha sequestrata e portata via.»
 «Hai ragione... potrebbero iniziare irrimediabilmente a odiarti . Restiamo d'accordo per sentirci più tardi? Oggi ho gli allenamenti, ma domani dovrei essere più libero. Tanto ho il tuo numero... ti avviso tramite messaggio.»
 «Niente di più semplice. Ti ringrazio.» Mi bacia sulla fronte e insieme ci dirigiamo verso la mensa.
 Ritrovo Fely e Greta sedute a un tavolo solitario, distante dal resto degli studenti. Per fortuna non mi odiano, né hanno iniziato a formulare strani aneddoti su di me. Mi chiedono dettagli sulla mia amicizia con Andy e rispondo loro con leggerezza, addentando un panino al pollo. Mi sento sollevata e piena di positività, ma la malinconia che leggo nello sguardo di Greta mi apre un piccolo vuoto nella mente. Se mai dovessimo approfondire la nostra amicizia, cercherò di capire cos'è che la turba tanto.
 Al termine delle lezioni, ci scambiamo i numeri di telefono e ci salutiamo. Ai loro occhi sono la studentessa sconosciuta, dai tratti orientali, che senza dare nell'occhio si è infilata silenziosamente nel loro mondo e ha raggiunto l'apice della posizione sociale, senza alcuno sforzo. Come al solito, ci metteranno tempo a inquadrarmi. Ma a questo sono abituata.
 Nel rientrare, scopro che Beky è già a casa e mi aspetta in cucina.
 Indossa un grembiule e nell'aria c'è odore di qualcosa, ma non so definire cosa.
 Mi saluta con un enorme sorriso e mi manda un bacio: ha le mani occupate e girare mestoli e scuotere padelle.
 «Come è andata oggi?»
 La racconto la mia giornata per filo e per segno. Mentre iniziamo a mangiare le spiego di Fely e di Greta, poi di Andy e della scena nel corridoio, di quanto sia stato bello rivederlo e parlargli.
 «Andy è cresciuto molto in questi anni. È diventato un ragazzo bellissimo. Molto spesso viene da me in agenzia perché lo contattano per dei servizi fotografici. Se soltanto volesse intraprendere quella carriera... avrebbe la strada spianata. Sono contenta che vi siate ritrovati.»
 Ci spostiamo in giardino e Beky accende tre grosse candele che tengono lontani gli insetti. Qui fa ancora molto caldo la sera.
 Mi siedo sulla sedia in ferro battuto e mi allungo, rilassando tutto il corpo.
 «Allora... dove eravamo rimaste?» La domanda di mia zia mi riporta con i piedi per terra. La guardo mentre prende posto dinnanzi a me. Vorrei dirle: -no, nulla... lascia stare. Sono qui soltanto perché mi andava, perché volevo cambiare aria- e fingere che non sia successo nulla.
 Ma non è possibile farlo. Beky è lì, pronta a sorreggere tutto lo schifo che non ho ancora vomitato.
 Quindi perché tentennare? Che lo schifo abbia inizio.

   
 
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