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Autore: Koa__    12/03/2020    5 recensioni
Questa che vi propongo sarà una raccolta di brevi storie incentrate su sei coppie diverse, la propria NOTP, l’OTP, una coppia Crack-Paring, una coppia Slash/FemSlash, una coppia Canon e infine una coppia Het.
Storia partecipante alla “Challenge delle sei coppie” indetta da GiuniaPalma/LadyPalma sul Forum di Efp.
1.Coppia NOTP: Sherlock/Molly “Balla sulla tua tomba, Molly Hooper”
2.Coppia HET: James Moriarty/Irene Adler "Pour l'Amour"
3.Coppia SLASH/FEMSLASH: Sherlock Holmes/Victor Trevor "Canto d'Autunno"
4.Coppia CANON: Mr Holmes/Mrs Holmes "Il libraio di Edgware Road"
5.Coppia OTP: John Watson/Sherlock Holmes "Una lunga storia d'amore"
6.Coppia CRACK: Mycroft Holmes/James Moriarty "L'arte metafisica del ragno"
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Quasi tutti
Note: AU, Lemon, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Coppia SLASH/FEMSLASH: Sherlock Holmes/Victor Trevor
Contesto: AU in cui Eurus non esiste e Victor è vivo.
Genere: Angst, Sentimentale, Introspettivo




 



 
Canto d’Autunno





 
“Ben presto affonderemo nelle tenebre;
addio viva chiarità delle troppo brevi estati!
Sento già cadere con dei lugubri colpi
la legna echeggiante sul selciato dei cortili.”
 
 
 


 
Si dissero addio sul finire d’un torrido agosto. Ma per salutarsi ci avevano impiegato l’intera estate. Lontani da Londra, a dividere una villetta il cui giardinetto s’affacciava su di una spoglia spiaggia del Salento, s’erano amati con disperazione. L’Italia, per viversi un’ultima volta, era l’ideale. Non avevano parlato del futuro, non lo avevano mai fatto davvero. L’uno perché afferrava sempre con largo anticipo ogni ragionamento che l’altro snocciolava tra un caffè e un biscotto. Mentre a Victor invece bastava uno sguardo per intuire lo stato d’animo di quella persona che, ormai, conosceva da tutta una vita. Si erano incontrati da bambini e d’allora non si erano più lasciati.

 
Che Victor avesse intenzioni serie riguardo lo studio del pianoforte, Sherlock lo aveva dedotto quasi per caso. Distratto com’era stato dai primi seri tentativi di risolvere un delitto, oltre che dai pressanti impegni universitari, non si era reso conto che nel suo più vecchio amico un qualcosa era cambiato. Le ore che passava seduto al seggiolino occupavano gran parte delle sue giornate. Poi, la deduzione arrivata come un lampo a ciel sereno. L’archetto che cadeva a terra, non raccolto. Un arpeggio sbagliato, le dita di Victor che avevano tremato sotto al suo sguardo.

 
Te ne vai. Aveva pensato Sherlock, senza riuscire a pronunciare una singola parola.

 
Vieni con me. Disse invece Victor, facendo vibrare ogni nota di disperazione. Urlandogliele, quelle parole, pur tacendole. Conscio che quel dannato Holmes, come lo chiamava, ormai avesse capito tutto. Fottuto genio, pensò mordendo il filtro della sigaretta tra i denti, intanto che sbagliava di nuovo quell’odioso passaggio. Ma come poteva rinunciarvi? Pensò, facendo finta di non aver intuito la rapidità delle deduzioni di Sherlock. La Svizzera, un conservatorio, un sogno che durava da tutta una vita e quel futuro che era lì, a portata di mano. Forse avrebbero dovuto parlarne. Victor non lo aveva mai fatto. Sherlock d’altronde, neppure aveva chiesto. Spiandosi da dietro gli spartiti, in quel ventoso giorno di maggio, entrambi avevano capito che non sarebbero mai riusciti a metter la parola fine alla loro storia. Amici, amanti, fratelli. Erano ogni cosa e lo sarebbero sempre stati. A discapito del tempo, dei luoghi. Di altri amori. Come si può a lasciare un qualcuno che per te è stato ogni cosa? Nemmeno a questo trovarono risposta.
 
 
E infine, giunse l’estate. Con la partenza per la Svizzera già programmata, una casa comprata, i libri acquistati. Con la famiglia Trevor a fremere nell’attesa, a farlo con orgoglio. E Sherlock a morire a ogni passo, lui con mille confessioni mai dette e la voglia di fermarlo, e di farlo con determinazione. Quella ancor più folle di seguirlo. Il fatto successe alla fine del mese di giugno. Per caso s’incontrarono sulla soglia di villa Holmes e per la prima volta dopo mesi si guardarono negli occhi. E capirono. Quel giorno Victor e Sherlock scomparvero nel nulla. Quella casa, un regalo di Mycroft, loro due soli. Il Salento coi suoi profumi, i sapori, il caldo. Il mare a entrare la notte dalle finestre aperte. Odore di spray per zanzare e pomodori ripieni preparati dalla signora Andreina. Amarsi con devozione, senza parlare. Mai di cose serie comunque. A mangiare e ridere, a fare follie, consci che tutto quello stava per finire e che la vita li avrebbe divisi. Certi che niente sarebbe stato più come prima.
 
 
Non si dissero addio. Non ci furono imbarazzati discorsi o proclami d’amore. Victor scomparve appena prima dell’alba, lasciando uno Sherlock ormai abituato a finger di dormire. Si sentirono piangere e ridere, mandarsi al diavolo. Loro a stringere i pugni, sapendo ogni cosa. Eppure tacendo. E con un vuoto nel petto che diventava insopportabile. Avrebbe dovuto fermarlo, pensò Sherlock. Avrebbe dovuto fermarmi, disse Victor ormai lontano. Eppure, quel primo passo lo fece nel silenzio, prima uno e poi mille. Correndo via. La mente proiettata al futuro. Il cuore fermo a quell’estate, ma conscio che ormai l’autunno era arrivato. Solo poche parole scritte di fretta prima d’andarsene. Abbozzate in un francese perfetto, con un sorriso sghembo sulla labbra. Un foglio già scarabocchiato lasciato in cucina sotto la caffettiera perché non volasse via. Letto, baciato e mai più toccato. Appiccicato sul frigorifero di quella casa del Salento. Baudelaire, il loro poeta maledetto che pareva aver avuto la presunzione di raccontar di loro a ogni riga. Si dissero quello e basta. Perché il solo modo che avevano avuto di dirsi addio era stato di non farlo.
 
 
 
 
“Ieri ancora era estate; ed ecco, l’autunno”
 



 
 
 
 
 
Fine
 
 
 
 
 
 
Note: Che bella botta di vita, eh? Comunque, sia il titolo che le citazioni provengono da una delle poesie, intitolata appunto Canto d’autunno, contenuta ne: “Les Fleurs du Mal” di Charles Baudelaire. L’idea per Victor pianista e per una Viclock impostata in questo modo mi è nata sia leggendo Baudelaire che la storia True Eternal Love, di Marilla__88 che non scrive né legge più fanfiction, ma che continua a ispirarmi.
Grazie alle persone che hanno recensito fino ad ora e a tutti coloro che hanno letto.
Koa
   
 
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