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Autore: _Misaki_    14/03/2020    12 recensioni
Ogni cuore ha la sua storia. Ogni storia la sua canzone.
Genere: Romantico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Photograph #3
 
 
 
Loving can heal, loving can mend your soul
And it's the only thing that I know, know
I swear it will get easier
Remember that with every piece of you
Hm, and it's the only thing we take with us when we die

“Photograph”, Ed Sheeran  –
 
 
 
Non credeva che le sarebbe mancato così tanto. O meglio, non credeva che nonostante la lontananza i suoi sentimenti avrebbero continuato ad esserci, immutati nel tempo. Eppure lo avevano deciso insieme, quella notte di due anni fa, quando seduti al tavolo di un bar si erano detti che se lei fosse tornata al proprio paese, al di là dell’oceano, oltre chilometri e chilometri di terra, la loro storia non sarebbe potuta continuare. Entrambi erano convinti che fosse la cosa giusta. Per quanto il tempo trascorso insieme fosse stato perfetto, davanti a un futuro così incerto nessuno dei due si sentiva abbastanza sicuro di sé. Era stato il loro essere titubanti a portarli a quella decisione. Avevano paura di non essere capaci di portare avanti una relazione a distanza e soprattutto, paura che questa loro incapacità potesse ferirli, rompere in mille pezzi il cuore della persona che più amavano al mondo. Così avevano deciso di essere loro a distruggere tutto, prima che fosse troppo tardi. Si erano detti che era meglio lasciarsi in buoni rapporti. Inizialmente volevano rimanere almeno amici, perché nessuno dei due voleva perdere l’altro, però, riflettendoci bene, nemmeno così avrebbe funzionato. Sarebbe durato al massimo pochi giorni, poi avrebbero ceduto e sarebbero tornati insieme e a quel punto che ne sarebbe stato del loro futuro? Avevano paura che la lontananza li avrebbe portati alla solitudine, alla gelosia e chissà a quali altre cose terribili. Così quella notte si erano salutati per un’ultima volta e avevano deciso che in futuro avrebbero limitato i loro contatti a poche occasioni speciali, come gli auguri di compleanno e le festività. Erano consapevoli che sarebbe stata dura all’inizio, ma “col tempo diventerà più facile” si erano detti.
In un battito di ciglia erano passati due anni e no, nulla era diventato più facile. Era ancora doloroso tenere le distanze, era ancora difficile non pensare a lui, era impossibile dimenticarlo. Non è che non ci avesse provato, anzi, ce l’aveva messa tutta per crearsi una nuova routine. Si era dedicata anima e corpo al lavoro, aveva rispolverato vecchi hobby, ne aveva trovati di nuovi, aveva cercato di uscire spesso con gli amici a fare due chiacchiere, di andare a visitare posti nuovi, ma nonostante tutto ancora pensava a lui e quanto sarebbe stato bello se avesse fatto ancora parte della sua quotidianità. Sarebbero potuti andare a passeggiare in quel parco insieme, a vedere quella mostra, a prendere un latte macchiato, seduti a un tavolo di legno affacciato alla vetrata di un bar, parlando del più e del meno. A volte faceva fatica ad ammette anche a sé stessa questa mancanza, aveva paura che fosse sbagliata, che fosse una malsana ossessione, ma nonostante tutto non poteva farci niente. Quando tornava stanca dal lavoro, quando la vita era troppo dura e il mondo le gravava sulle spalle, era proprio in quei momenti che lui le mancava di più. Allora riguardava le loro foto, i video in cui si sentiva la sua voce e non poteva fare altro che sorridere ricordando quei bei momenti e sospirare pensando a quanto le mancava.
Inoltre, qualcosa le faceva pensare che per lui fosse la stessa cosa. Qualche tempo dopo essersi lasciati, lui aveva iniziato una nuova relazione con una collega di lavoro. Non poteva dire di non essere gelosa, ma in un certo senso lo capiva. Lui era di qualche anno più grande di lei e una volta superati i trent’anni aveva cominciato a sentire le pressioni della famiglia. Molti suoi amici erano già sposati, altri avevano figli e ad un certo punto non importava quanto la sua carriera fosse avviata, essere single cominciava a diventare un problema. Da quel momento in poi, lei aveva iniziato a rassegnarsi e ripetersi che doveva essere felice per lui. Molte volte lui aveva detto che se si fosse fidanzato di nuovo lo avrebbe fatto con l’obiettivo di sposarsi, perciò cercava di prepararsi psicologicamente al momento in cui avrebbe annunciato le nozze. Al contrario di qualsiasi aspettativa, però, Il giorno del suo compleanno l’aveva chiamata per farle gli auguri e le aveva detto che lui e la collega si erano lasciati pochi giorni prima. Per sei mesi ci aveva provato a far funzionare la relazione, ma aveva realizzato di sentirla come qualcosa di imposto, di falso e che non avrebbe reso felice nessuno dei due.
Era stata questa confessione a farla riflettere: per due lunghi anni non aveva fatto altro che aspettare anziché dimenticare. Qualsiasi cosa la trattenesse lontana da lui era solo una scusa, ed era arrivato il momento di ripartire. Dopo aver prenotato il volo, aveva deciso di chiamarlo. Con il cellulare in mano era uscita sul balcone di casa e aveva contemplato per un po’ la luna, piena e luminosa in mezzo a quel cielo scuro, aspettando che dall’altra parte del mondo fosse mattina. Aveva composto il numero e lui aveva risposto quasi subito. Allora lei si era fatta coraggio e senza indugiare in giri di parole aveva detto «Ho comprato il biglietto, torno da te!»
Ovviamente non sapere quale sarebbe stata la risposta le faceva paura. Pensava che avrebbe dovuto spiegarsi meglio, dirgli che sarebbe tornata nel suo paese per un viaggio e magari cercare lavoro e che sarebbe stata contenta se lui avesse voluto rivederla, ma le parole le erano uscite di bocca in modo frettoloso.
  «Ti aspetto!» fu la risposta. E in un attimo fu come se due anni fossero stati cancellati e tutto stesse per ricominciare nell’esatto momento in cui si era interrotto.
Da quel giorno erano passati altri tre interminabili mesi e finalmente lei si trovava di nuovo lì, all’aeroporto dove tutto era finito due anni prima. Trascinando la pesante valigia, con il cuore in gola per l’emozione, lo vide ad aspettarla all’uscita. Era venuto a prenderla proprio come le aveva promesso.
 Fece appena in tempo a scorgere il suo sorriso che in un attimo lui corse ad abbracciarla e la baciò. Era stato stupido lasciarsi, era stato stupido non provarci nemmeno, ma forse era servito a qualcosa perché ora erano di nuovo insieme e questa volta sapevano che nemmeno la distanza di un oceano sarebbe bastata a dividerli.
  
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