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Autore: Keeper of Memories    15/03/2020    2 recensioni
Questa storia si sviluppa sessant'anni dopo la battaglia del sistema Sol dopo il finale "controllo" e ripercorre le vicende di tre personaggi, inizialmente slegati tra loro: Rebekha T'Soni, figlia di Liara e irruente cacciatrice asari, Edward Anderson, spettro e nipote del ben noto eroe umano, e Selius Victrilius, soldato turian ligio al dovere.
Una minaccia antica e ben nota farà incrociare le loro strade, una parola che ancora fa tremare di paura la Galassia: i razziatori.
Genere: Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Cintura di Asteroidi, Sistema Tikkun, 2246 EC

La MSV Aster era arrivata nel punto di rendez-vous da meno di mezz’ora quando l’intercom della cabina del capitano suonò.
«Capitano Anderson, l’ammiraglio Waem chiede il permesso di attraccare» annunciò Taylor.
«Concesso. Informa il sottotenente Vega, ci vediamo nella sala briefing tra cinque minuti.»
«Subito capitano.»

L’ammiraglio Waem entrò rapidamente nella fregata umana assieme a due suoi uomini, dove venne accolta dal giovane pilota.
«Il capitano mi ha incaricato di scortarvi alla sala briefing» annunciò Taylor, facendo il saluto «Seguitemi.»
Con un cenno di assenso, i quarian seguirono l’umano.
«Questa nave è davvero notevole» commentò uno dei quarian, osservando con interesse la sala tattica.
«È una fregata molto avanzata, degna di uno spettro» rispose Taylor «l’umanità va molto fiera dei successi del Capitano Anderson.»
«Ciò che ci si aspetta da qualcuno che si chiama Anderson» commentò lo stesso quarian. Taylor strinse le labbra.
«Con tutto il rispetto» rispose «ma il capitano Anderson si è guadagnato il suo posto lavorando duramente e dimostrando a tutti le sue capacità.»
«Ah certo, non intendevo…» si scusò il quarian, poco prima che Taylor aprisse la porta della sala briefing.
«Siamo arrivati.»

Ed e Michelle li stavano già attendendo all’interno.
«Ammiraglio Waem, benvenuta a bordo della SSV Aster» salutò Ed, notando che questa volta tutti e tre i quarian erano totalmente coperti dalla tuta ambientale.
«Grazie capitano Anderson. Immagino abbiate già conosciuto Nitor vas Rannoch, della sezione ingegneri» disse la quarian, accennando a uno dei suoi uomini.
«Brevemente» rispose Ed, mentre Nitor faceva il saluto.
«Vi presento dunque il tenente Yur’Heemos vas Rannoch» aggiunse, accennando al quarian che poco prima Taylor aveva ripreso, ora anche lui sull’attenti.
«Molto piacere, tenente. Permettetemi di presentarvi i miei uomini dunque. Il mio pilota, il tenente Alexander Taylor…» disse Ed, accennando ad Alex.
«Piacere di conoscervi!» salutò Alex, sull’attenti.
«… e il sottotenente Michelle Vega» concluse accennando a Michelle, che salutò senza dire nulla.
«Molto bene, ora che le presentazioni sono concluse è il caso di discutere della missione. Nitor?»
«Si, signora» rispose Nitor, facendosi avanti ed armeggiando brevemente con il suo factotum «abbiamo già provveduto a fare una scansione accurata del planetoide. Le sto inviando i dati dello scanner e del LADAR, capitano.»
Alex verificò le parole del quarian al terminale della sala briefing. L’immagine olografica di Uriyah apparve, in scala.
«Molto bene, dov’è il nostro obiettivo?» chiese Ed.
«Qui, signore, dove lo scanner ha rilevato una concentrazione di esseri viventi» rispose il quarian, indicando un punto su cui Alex zoomò.
Ed si grattò la corta barba nera, osservando attentamente l’immagine che aveva davanti. «Possiamo stabilire a grandi linee quanti sono?»
«Dalle informazioni in nostro possesso, almeno una sessantina di elementi» rispose l’ammiraglio Waem.
«Sessanta! Va bene, cosa sapete dirmi di queste creature?» Ed ebbe difficoltà a mantenere un contegno.
«Non sono particolarmente forti. Un colpo di fucile a pompa ben assestato è sufficiente. La loro forza sta nella velocità e, soprattutto, nel numero.»
«Capisco.»
«Non è tutto» intervenne Nitor «lo scanner a lungo raggio ha individuato l’ingresso a una struttura sotterranea, proprio in mezzo a quelle creature.»
«La nostra missione è recuperare informazioni su questi mutanti, quella struttura potrebbe avercele» osservò l’ammiraglio Waem.
Ed fissò i puntini luminosi che indicavano quei mostri sulla mappa per alcuni minuti, in silenzio.
«Avrei un piano» disse infine, rivolgendosi all’ammiraglio «è semplice, ma mi sembra la soluzione migliore. Sempre se non ne avete già uno.»
«Vi ascolto.»
«Ci divideremo in due squadre. La prima farà da diversivo mentre la seconda si occuperà d’infiltrarsi nella struttura.»
«Come pensate di attirarli precisamente?»
«Abbiamo un veicolo adeguato. È abbastanza veloce e armato. Il signor Taylor è molto abile nel pilotarlo.»
«Molto bene. Come pensa di dividere le squadre.»
«Taylor e i suoi due uomini per la squadra esca, io, lei e Vega nella squadra d’infiltrazione.»
La quarian sembrò pensarci un attimo. «Secondo quale criterio ha scelto le squadre?»
«Il sottotenente Vega è un’aggiunta recente alla squadra, per cui vorrei osservare il suo comportamento in missione. Inoltre, ammiraglio, immagino sia interessata quanto me ad entrare in quella struttura di persona e potremmo aver bisogno di qualcuno con conoscenze tecnologiche là sotto. Un geth per esempio.»
«Faremo come dice lei, allora» concluse, posando una mano sul fianco.
«Posso contare sull’abilità dei suoi uomini?»
«Il tenente Heemos è uno dei nostri cecchini migliori e l’ingegnere Rel’hon potrebbe smontare la sua navetta e rimontarla in un’ora.»
«Mi fido delle sue parole.» A Ed sfuggì un sorriso.
«Se è d’accordo, lascerei a Nitor e a lei il comando delle due squadre.»
«Ne è sicura, ammiraglio? Il suo grado è superiore al mio.»
«Non so quanto i gradi quarian e umani possano sovrapporsi, capitano, ma è evidente che dei due lei è quello con più esperienza.» (*)
«E sia. Atterreremo tra venti minuti, qui, a 3 km dalla destinazione» concluse Ed, indicando il punto della mappa «fatevi trovare pronti.»
 
Uriyah, Cintura di Asteroidi, Sistema Tikkun, 2246 EC

Ed, Michelle e l’ammiraglio Waem scesero dal veicolo, su cui rimasero solo Alex e i due quarian.
«Vega, vieni con me» ordinò Ed, facendo cenno ai rilievi che si frapponevano tra loro e l’obiettivo della missione «Faremo una breve ricognizione.»
«Si signore.»
Uriyah era un asteroide abbastanza grosso da poter essere considerato un pianeta nano. L’atmosfera quasi inesistente e la temperatura di -33°C lo rendevano però del tutto inabitabile, ma comunque buono per delle strutture estrattive, in quanto ricco di eezo. Un’altra difficoltà era rappresentata dalla bassa gravità, circa il 16% di quella terrestre, che richiedeva particolare cautela con le armi da fuoco.
«Trovato qualcosa?» chiese Ed alla sua sottoposta, mentre regolava lo zoom del visore del suo casco.
«Cosa… cosa sono quei cosi?» chiese Michelle quasi schifata. Delle creature umanoidi dalla pelle grigia e nera si aggiravano come zombie a pochi chilometri da lì.
«Mutanti. La nostra missione è trovare un ingresso a una base sotterranea, entrarci e raccogliere informazioni» puntualizzò Ed, che non aveva dimenticato le note di cattiva condotta sul file di Michelle.
«Credo di aver trovato l’ingresso. È circondato.»
Ed guardò nella stessa direzione di Michelle e la trovò, una struttura circolare alta mezzo metro circa che affondava nel terreno roccioso.
«Trasmetti le coordinate a tutti. Entreremo in azione tra dieci minuti esatti.»
 
L’ M-72 Mongoose, il veicolo da trasporto fanteria in loro possesso, era il diretto discendente dell’ M-44 Hammerhead, con diverse migliorie, tra cui una migliore resistenza alle temperature estreme, un cannone singolo che può ruotare orizzontalmente e una capacità minima di viaggio iperluce che la rendevano adatta anche agli sbarchi planetari. Nonostante non fosse l’ultimo modello disponibile, il tenente Alexander Taylor lo aveva richiesto specificatamente, poiché particolarmente adatto al suo stile di guida che faceva uso dei suoi poteri biotici come ausilio.
Ed ricordava ancora molto bene quando, tre anni prima, aveva deciso di assistere agli esami finali dei piloti dell’Accademia, su insistenza di un suo superiore. Le reclute erano tutte promettenti, tuttavia la commissione voleva bocciare il cadetto Taylor, in quanto aveva usato i suoi poteri biotici durante le manovre. A Ed sembrò assurdo. Possedeva anche lui poteri biotici ed era fermamente convinto che fossero un dono e una risorsa da sfruttare. Inoltre, l’uso che ne faceva Taylor derivava da un attento studio del velivolo che maneggiava, tutt’altro sconsiderato come continuavano a ripetere alcuni pomposi membri della commissione.
Non solo Ed aveva insistito affinché Alexander Taylor fosse promosso ma anche chiese espressamente che fosse assegnato alla MSV Aster. Pensava che quel giovane così ingegnoso meritasse una possibilità e mai, in quei tre anni fianco a fianco, Alex gli aveva mai dimostrato di essersi sbagliato. Per questo non disse molto quando ripartì, assieme ai due quarian, sapeva di potersi fidare.

Ed ricontrollò le sue armi, una mitragliatrice Tempest e un fucile Eviscerator, scegliendo d’imbracciare quest’ultimo. Michelle lo seguiva, pistola Suppressor in mano e un fucile Widow fissato sulla schiena. Fu la scelta delle armi dell’ammiraglio Waem, anzi Neela Waem come insistette per farsi chiamare, a lasciare tutti basiti: oltre a una mitragliatrice al plasma, la giovane quarian aveva con sé un lanciagranate.
«Non sai mai quando può servirti un lanciagranate» commentò con tono divertito e a Ed sfuggì un altro sorriso.
Avanzarono sul suolo roccioso, oltre le alture ma tenendosi a debita distanza. Il Mongoose fece una curva ampia, per poi sfrecciare in mezzo ai mutanti, tranciandone alcuni e attirando l’attenzione degli altri. Come membri di un unico branco, buona parte dei mutanti inseguì il Mongoose, il cui cannone iniziò ben presto a far fuoco.
Non tutti i mutanti si erano dati all’inseguimento però, la metà rimase presso l’ingresso, un po' troppi rispetto a quello che Ed si aspettava. Osservò brevemente i dintorni, si trovavano a circa un chilometro dalla destinazione e oltre alle alture alle loro spalle, non c’era alcun riparo.
«Vega, fuoco di copertura da qui. Sorveglia la zona mentre siamo dentro, voglio essere aggiornato su ogni granello di polvere che si muove.»
«Si, signore» rispose Michelle, assicurando la pistola ed estraendo il fucile da cecchino.
«Waem, dentro con me, vado avanti io.»
«Ti seguo.»

Grazie ai suoi poteri biotici, Ed concentrò un campo di forza attorno alle gambe e puntò il nemico più vicino, caricandolo. In pochi minuti, il mutante era a terra, lontano da dove si trovava prima, un ammasso di materia spappolata. Al secondo e al terzo non andò meglio, trovandosi di punto in bianco il fucile di Ed alla testa, che non lasciò molto di loro. Ne lanciò in aria altri due prima che Neela lo raggiungesse.
«Capitano, l’obiettivo è davanti a lei, dobbiamo avanzare!» le disse attraverso il comunicatore del casco, mentre scaricava una raffica di proiettili ai mutanti più vicini.
«Ricevuto» rispose, mentre un paio di mutanti accanto a lui venivano seccati dai proiettili di Michelle.
«Capitano, abbiamo un problema» annunciò la voce di Nitor «i mutanti sembrano aver perso interesse e stanno tornando indietro. Il tenente Heemos se ne sta occupando ma aspettatevi comunque un’altra decina almeno entro pochi minuti.»
«Dannazione. Sbrighiamoci Waem, Vega dovrai occuparti anche dei nuovi arrivati in nostra assenza» ordinò Ed, creando un campo di forza che sollevò i pochi nemici che si frapponevano tra lui e l’ingresso.
«Permette, Capitano?» chiese Neela, indicando i controlli d’apertura «Haueal ci metterà un attimo.»
«E chi sarebbe Haueal?» chiese Ed, sparando ad un altro mutante.
«Il mio geth.»
«Giusto. Domanda sciocca. Quindi quant’è un attimo per Haueal?»
«Adesso.»
Ci fu un rumore metallico, quindi il portellone si aprì, lasciando il posto alla piattaforma di un ascensore.

«Scendiamo, presto!» disse Ed, salendoci sopra, imitato da Neela subito dopo. Dovettero liberarsi di qualche altro mutante, prima che il portellone sopra di loro si chiudesse.
«Haueal non trova segni vitali» lo informò Neela, mentre l’ascensore si fermava con un cigolio davanti a una porta.
«Brutto segno» rifletté, precedendo la quarian nella struttura.
La struttura comprendeva quattro stanze ampie e luminose, adibite a laboratorio, più due più piccole, adibite ad alloggio e mensa per gli scienziati che vi lavoravano.
Neela si diresse a passo sicuro verso la prima postazione computer che trovò, mettendo immediatamente al lavoro Haueal. Il primo laboratorio appunto, dove Neela si era fermata, sembrava dedicato alla raccolta e all'elaborazione di dati di qualunque cosa stessero ricercando, con alcune postazioni informatiche ma soprattutto i server, che il geth di Neela stava già esaminando.
Ed però non si fermò lì ma proseguì. Dai posti letto disponibili, dedusse che lì lavoravano una decina dieci scienziati, ma non seppe dire altro. Il secondo laboratorio era diviso in due parti, quella accessibile dall’ingresso, che conteneva banchi da lavoro con microscopi e vetrini, e l’altra separata da un vetro elettrificato e una porta a tenuta stagna, dove Ed individuò tre di quei spuntoni che l’ammiraglio Zorah aveva chiamato “denti di drago”.

Non va bene. Non va bene per niente.

I quarian avevano ragione, qualcuno stava riproducendo le armate dei razziatori. Ma com’era possibile? Il Comandante Shepard aveva sacrificato la sua umanità per diventare la mente dei razziatori e allontanarli dalla Galassia, o così aveva comunicato a tutti, prima di dirigersi nello Spazio Oscuro assieme alla Cittadella e a quelle macchine terrificanti. Se anche fossero degli elementi rimasti indietro, quei mutanti non avrebbero dovuto possedere nessun tipo di raziocinio o essere comunque inermi.

Potrebbe essere tornato. Magari è giunto alla stessa conclusione dei razziatori, cioè che le forme di vita superiori vadano periodicamente eliminate, prima di una guerra tra una razza sintetica e organica.

 Quel pensiero, per un attimo, gli gelò il sangue nelle vene. Era davvero finita? L’ultima guerra con i razziatori aveva eliminato più di un quarto degli organici della Galassia e questa volta non c’era nessun Shepard a salvarli. Costruire un congegno come il Crucibolo non aveva senso, non essendoci la Cittadella a fare da catalizzatore, sarebbe stata soltanto una lunga e inesorabile carneficina.

Non ha senso, realizzò, non c’è nessuna guerra tra organici e sintetici. Quarian e geth vivono in pace. Tutti vivono in relativa pace, dalla fine della ricostruzione.

Decise di rimandare quelle congetture a dopo e proseguire nella stanza successiva. Non aveva tempo da perdere.
Ciò che saltava all’occhio nel terzo laboratorio erano delle capsule cilindriche che a Ed ricordavano molto dei sistemi di contenimento. La più piccola, poggiata su un banco da lavoro, era alta meno di mezzo metro mentre la più grande troneggiava al centro della stanza e ne superava i due. Erano tutte vuote e nessuna di queste portava marchi di produttori conosciuti.

L’ultimo laboratorio, realizzò Ed, non era affatto un laboratorio ma una prigione, con sei celle ai due lati maggiori della stanza. Per scrupolo le controllò e trovò cinque di esse vuote. Nell’ultima però trovò qualcosa, i resti di quattro tute ambientali quarian, lacerate in più punti.
«Waem, raggiungimi al quarto laboratorio. C’è una cosa che devi vedere.»
Neela raggiunse Ed pochi minuti dopo.
«Che succede?»
«Ho trovato ciò che resta della tua squadra di ricognizione.»
«Cosa?! Oh Keelah… sono le loro tute.»
«Credo li abbiano trasformati in mutanti. Mi dispiace.»
«Dobbiamo trovare i responsabili.»
«Lo faremo, ma prima lasciamo questo posto. A che punto è il tuo geth?»

Neela non ebbe il tempo di rispondere che un acuto rumore metallico arrivò alle loro orecchie, annunciando la messa in funzione dell’ascensore. Ed imbracciò il fucile e fece cenno alla quarian di seguirlo all’ingresso.
Ed era già pronto ad usare i suoi poteri biotici quando la sagoma di Michelle Vega varcò la porta.
«Vega? Che cosa diavolo ci fai qui? I tuoi ordini erano di sorvegliare l’area dalla distanza!»
«Non si preoccupi capitano! Me ne sono già liberata.»
«Cosa?»
«Ho eliminato i mutanti superstiti, signore! Ho pensato di contribuire alle ricerche qui.»
«Ti rendi conto di aver disubbidito a un ordine di un superiore, vero?»
Michelle non rispose e Ed non poté intuire la sua espressione, avendo il volto coperto dal casco. Non ci fu però il tempo per le risposte poiché la terra prese a tremare all'improvviso.
«Capitano, mi sente? Abbiamo un problema e questa volta è decisamente grosso.»
«Ti sento. Cosa diavolo sta succedendo?»
«Mutanti, signore. Almeno una trentina, diretti verso di voi.»
«Non è possibile» esclamò Michelle «ho appena sgomberato l’area dai mutanti!»
«Perché lo scanner non li ha individuati?» chiese Ed.
«Perché non c’erano, signore. Sono arrivati dall’orbita.»
«Merda. A che punto è il tuo geth, Waem?»
«Ha finito, capitano.»
«Molto bene, signori. Ritirata! Taylor, la nave.»
«Si, signore. Vi stiamo aspettando fuori!»

Ed, Neela e Michelle salirono, trovando la Mangoose ad attenderli. Salirono tutti a bordo del veicolo, ma ormai i mutanti erano troppo vicini. Inaspettatamente, fu Neela a risolvere la situazione con il suo lanciagranate, che fece saltare in aria i primi quattro mutanti, dando tempo a Taylor per partire.
«Avevo detto che un lanciagranate sarebbe servito» concluse Neela con tono divertito mentre il Mangoose planava nell’hangar dell’Aster.



 


(*) ci tengo a ricordare che nella società quarian del tempo, il titolo di ammiraglio ha principalmente una connotazione politica. Ciò non vale, ovviamente, per gli ammiragli dell’Alleanza.
   
 
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