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Autore: Stillintoyou    18/03/2020    0 recensioni
Il buio legava il corpo della ragazza come se fossero funi strette, salde, legate ad un soffitto che in realtà non esisteva. Era in trappola.
Nel guardare verso il basso, vide altri mille corpi fluttuanti, dalla pelle pallida. Così pallida da farle capire che quelli erano morti.
Nel guardarli, Void riusciva a vedere ogni creatura:
Fenice, Banshee, Kitsune, Chimera, Basilisco... tutte lì.
Persone, come lei, legate ad un qualcosa.
Delle mani si allungavano verso di loro, e dei fili trasparenti uscirono fuori da polsi e caviglie.
Ed eccoli nudi, senza la possibilità di muoversi per contro loro. Controllati, privi di coscienza e volontà.
Genere: Angst, Fluff, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Here is the darkness

I know myself”

 

“Qui nell'oscurità

riconosco me stessa”

 

 

Passato

 

Il bosco.

Quella era l'unica vera casa di Void.

Non era mai riuscita a trovarsi a suo agio circondata dalle altre persone. È sempre stata sola, per quel poco che riusciva a ricordare della sua infanzia.

 

Il suo quirk, da quello che ricorda è questo il modo con cui vengono chiamati quei “poteri”, ha sempre spaventato gli altri.

Per lei... in un certo senso, era una sorta di maledizione.

Sempre stato motivo di prese in giro, e lei non ne ha mai capito il motivo.

Non aveva qualcuno a cui appellarsi per chiederne il motivo. Non aveva una mamma con cui confrontarsi o che le spiegasse le cose basi.

Non aveva modo di imparare a controllarsi.

Non ha mai conosciuto i suoi genitori, per cui, ha passato gran parte dell'infanzia all'interno dell'orfanotrofio. I bambini la evitavano per colpa dei suoi occhi: completamente neri, tranne l'iride, che era rossa. Mettevano gli altri in soggezione.

La coda lunga e le orecchie, poi, spesso venivano tirate dagli altri bambini. Come se non bastasse, ha imparato a leggere con più fatica rispetto agli altri, perché leggeva tutto al contrario.

Dai quattro anni in poi, sul volto di Void cominciarono a comparire dei piccoli segni.

Cominciarono a formarsi dei pallini sopra l'arcata sopraccigliare, che però poteva nascondere con una frangia. Poi arrivarono delle strisce sulle guance.

All'età di 6 anni, cominciò a crescerle un'altra coda.

Per quanto anche gli altri bambini ormai avessero cominciato a sviluppare poteri, Void continuava ad attirare più attenzione degli altri.

“Sei una kitsune, anzi, peggio! Hai il pelo nero! Sei una nogitsune! sei un mostro!”

“Ho letto un libro dove quelle come te vengono bruciate, portano sfortuna e malattie!”

“Se scappi da qui dovremmo chiamare un acchiappa cani, non credi? Sei una mezza volpe, no?”

“Hai le pulci!”

“Nessuna famiglia ti vorrà mai. Andrebbero direttamente in un canile!”

ed altre cose fin troppo cattive per dei bambini. Void non ci dava peso, in tutta realtà. La situazione diventava pesante solo quando dalle parole si passava a spintori, tiri alle code (ben più forti di quando erano bambini) o lotta con i quirk, in un vano tentativo di vedere se il suo quirk consisteva solo nell'avere l'aspetto di una volpe.

Ma lei non usava mai il quirk “per intero”.

Alcuni di loro, nonostante la cattiveria, volevano diventare degli eroi.

Si esercitavano ogni giorno col proprio quirk, frequentavano delle lezioni, ed alcuni erano ispirati da grandi nomi, come “quello biondo che sorride”, di cui Void a stento ricordava l'aspetto. Altri dal “ragazzo broccolo”, come lo chiamava lei. Tutti, anche se in età precoce, sapevano cosa fare da grandi.

Void no. Non si esercitava nemmeno ad usare il proprio quirk, se non per cose basilari, come cercare di capire cosa fosse in grado di fare. Non lo usava nemmeno per difendersi, come già detto.

L'oscurità che risvegliava. Quella specie di fuoco che divampava...

Più il tempo passava, più l'aspetto di Void sembrava inquietare le persone.

La verità, alla fine, è che col passare degli anni, Void cominciò ad essere apatica nei confronti degli altri bambini.

 

“Cos'è giusto? Cos'è sbagliato? E perché? Chi l'ha deciso?

Perché gli eroi sono eroi? Perché i villain sono villain?

Cosa differenzia gli uni dagli altri?”

Mille domande aleggiavano nella sua testa. Nessuna risposta.

Le motivazioni degli altri bambini erano tutte futili, niente di veramente completo.

Inoltre, non parlavano con lei. Non direttamente.

Non capiva cosa ci fosse di male nelle azioni dei villain. Non capiva perché i bambini se la presero tanto con lei, quando chiese una cosa del genere.

Non capiva perché poi l'attaccarono come se fosse “una di loro”, ma sapeva che doveva difendersi.

Ma capii che provocare emicranie talmente forti da provocare allucinazioni e vomito, era una cosa cattiva.

Aveva dieci anni, con cinque code, quando scappò dall'orfanotrofio per rifugiarsi altrove.

Non aveva la benché minima idea su dove andare, ma si lasciò guidare dal proprio istinto.

Alla fine, si ritrovò all'interno di una sorta di boscaglia. Aveva letto di posti simili solo sui libri della biblioteca.

Era la prima volta che si trovava bene in un posto. Era sola, ma... in realtà era sempre stata sola, nonostante tutte le persone all'interno della struttura.

Quella desolazione immersa negli alberi era tutto ciò di cui aveva bisogno per poter trovare sé stessa.

Quella scelta fu come un'illuminazione, per lei. Lei non era sbagliata. Il suo quirk non la rendeva diversa.

Il mondo lo era. La società.

E lei non ne faceva parte. Lei era superiore. Lei era una dea, e nessuno poteva toccare il territorio di una dea.

Si era autoconvinta di una cosa simile, ed era bene così.

Nessuna difficoltà di adattamento in quella zona. Per nutrirsi? Cacciava, per lo più.

Sì, come un animale. Si nutriva di ciò che trovava.

Semplice capacità di adattamento.

Non aveva una casa vera e propria, all'interno del bosco, ma una vecchia catapecchia abbandonata che cadeva a pezzi, ma se cose “basilari”, come l'acqua, andavano ancora.

Quello bastava, per una come lei, che tanto passava la maggior parte del tempo fuori casa. Non voleva un castello o robe simili. Ci passava le notti piene di pioggia, tanto, e niente di più.

Tornava una volta al mese “nella società”, per pochissimo tempo. Giusto quando non trovava da mangiare, voleva dei vestiti nuovi, coperte, bagno schiuma e cose così. Insomma, cose utili.

Non aveva soldi, quindi le rubava con facilità. Sarà stato il suo essere una mezza volpe, o il suo quirk, ma nessuno ha mai fatto caso ad una bambina che rubava le cose.

Imparò a “far sparire” le code e le orecchie, anche se tanto non avrebbe dato molto nell'occhio, dato che non rimaneva mai abbastanza a lungo da guardarsi attorno o essere fermata.

Non guardava le altre persone, in modo molto egoistico. Badava solo a sé stessa.

Il fatto di ritrovarsi all'interno di uno spazio completamente aperto, e completamente suo, aveva incrementato la voglia di scoprire di più sul suo quirk. Ma aveva bisogno di qualcuno su cui provare. E no, non aveva voglia di addentrarsi in città.

Approfittava di tutti coloro che “osavano” entrare nel bosco, creando loro allucinazioni (con conseguenti emicranie, nausee, vomiti etc... ci mise del tempo a capire che le cose erano collegate) esercitandosi con quel “fuoco oscuro” (così lo chiama), ma tutto a debita distanza.

Imparò a controllare le allucinazioni, decidendo lei stessa cosa far vedere, e creandosi delle “guardie del corpo immaginarie”, in grado di infliggere danni anche esteriormente.

Se nell'allucinazione la persona veniva trafitta, beh... accadeva anche nella realtà.

Il lato negativo della cosa era l'avere la stanchezza addosso ed un forte mal di testa, ma per il resto... si sentiva viva.

Quel posto, tutto quel posto, era casa sua. Il suo territorio. E non permetteva a nessuno di avvicinarsi. Era giusto così. Il suo quirk... lei si sentiva una Dea. E nessuno poteva e doveva andare contro una Dea.

Il suo quirk era perfetto per impedire alle persone di invadere il suo territorio.

Ogni volta che qualcuno entrava, finiva con non uscire mai più. Void sterminava chiunque, indipendentemente dal sesso, ma prediligeva i maschi.

Crescendo, la sua velocità ed agilità aumentarono, anche grazie a dei continui allenamenti.

Poteva saltare facilmente da un albero all'altro, e sfruttò ogni sua abilità fisica per sterminare chiunque. Imparò ad usare agilmente anche le code come arma, abbastanza muscolose da poter sollevare anche sé stessa. Si dava lo slancio con quelle, con un colpo secco era in grado di spezzare le ossa delle persone.

Si tratteneva dal farlo solo in vista di famiglie con figli. Non li uccideva, ma li portava ad allontanarsi.

Nessuno, eccetto lei e gli animali, doveva stare nel suo territorio.

Per un buon periodo di tempo, nessuno mise più piede nel bosco.

Non aveva nemmeno idea di quanto tempo fosse passato dall'ultima volta In cui “un umano” avesse messo piede in quel posto.

Anzi, in realtà ormai aveva proprio praticamente perso ogni singola cognizione del tempo. A cosa le serviva, tanto, tenere conto degli anni che passavano?

Sapeva solo che ormai aveva tutte e nove le code, e, da quanto aveva capito leggendo dai libri (che prendeva e teneva con sé... ma le biblioteche servono a questo, no?), significava aver raggiunto il livello massimo di saggezza e potere.

Si vestiva molto se sentiva freddo, si vestiva poco se sentiva caldo, mangiava come voleva, si vestiva come voleva.

Forse le sparizioni delle persone che entravano lì dentro aveva portato il messaggio di non varcare quella soglia. Forse, finalmente, le persone diffidavano di quel posto, e lei poteva finalmente vivere in pace.

 

Mille possibilità. Una sola realtà.

Quel giorno, si era vestita fin troppo leggera, ma stava bene. Sorprendentemente bene.

Era come se ci fosse un fuoco, dentro di lei, che non le permetteva di sentire freddo nonostante l'abbondante scollatura e la gonna cortissima.

Le code non erano ben visibili, e lei aveva deciso di andare in città per prendere qualcosa dal market.

Una volta infilata in quel posto caotico, gli occhi le caddero sullo schermo gigante appeso ad una palazzina. Davano le notizie. Non ci aveva mai badato fino a quel momento.

La voce riecheggiava in tutta la strada. Come aveva fatto, fino ad ora, ad evitare quel fracasso fastidioso?

Non diede peso alle parole di quel presentatore dalle orecchie ad ali di pipistrello e, direttamente e senza troppi complimenti, si infilò in quel piccolo market di fiducia.

Il commesso la salutò col solito sorriso. Void non sapeva nemmeno se fosse cortese perché era suo dovere o, semplicemente, perché era una bella ragazza.

Non era stupida, ma fin troppo cosciente del suo bell'aspetto.

Mentre passava verso il reparto igiene, aguzzò le orecchie. Due signore erano ferme nel reparto gastronomia.

Parlavano di villain, di quanto tempo addietro ci fosse una linea netta tra la lega dei villain ed i suoi attacchi contro la UA e cose simili.

Void a mala pena sapeva dell'esistenza di quella scuola, tanto che non gliene fregava niente di intraprendere una carriera stupida come quella dell'eroe.

Morire per gli altri? Che senso aveva, quando si poteva benissimo vivere per sempre o, comunque, condurre una vita in santa pace?

‹‹ Ma in realtà non si è sciolta, questa lega, non lo sai? ›› disse una di loro ‹‹ non hai visto quanto questa città pulluli di villain? Il tizio con la mano in faccia si è scontrato con una con una cicatrice nell'occhio destro ed una maschera strana. Erano vicino a casa mia. Hanno discusso a lungo, forse anche lottato. Ero terrorizzata e ho deciso di non ascoltare ››

Nella testa di Void si formò l'immagine di un ragazzo che, invece del volto, possedeva un enorme mano. Storse il naso.

‹‹ Ma va! ›› rispose l'altra ‹‹ la lega si è sciolta tempo fa grazie all'intervento di eroi del calibro di All Might. Poi, ora, c'è Deku a difenderci. Nessuno si metterebbe contro di lui. Quell'anno, dalla UA, sono usciti eroi fortissimi. La maggior parte della lega e di tutte le altre gang si sono sciolte, scoraggiati da loro ››

‹‹ Si saranno anche sciolti, ma questo non impedisce loro di agire nel buio. Magari ci sono nuove reclute. Pensaci. Nel bosco, per esempio, nessuno può entrare. Ogni volta che qualcuno si addentra lì, sparisce completamente ›› ora sì che l'argomento attirò l'attenzione di Void più che mai ‹‹ è ovvio che lì dentro ci sia qualcosa. Qualche base, forse, e magari un intera organizzazione ››

‹‹ Direi che non sarà più un problema. Ho sentito che gli Hero vogliono addentrarsi ed indagare ››

‹‹ Gli Hero moriranno se entreranno lì e c'è un'intera organizzazione ad attenderli ››

Void non ascoltò oltre. Non era niente di interessante, ma erano cose importanti. Aveva dissuaso le persone dall'entrare nel suo territorio, ma attirato l'attenzione di pesci ben più grossi.

Prese delle cose dagli scaffali. Un po' di tutto. Gettò ogni cosa nel primo carrello vuoto, preso ad una signora che si era appena spostata.

Uscì dal negozio senza nemmeno soffermarsi alle lamentele delle signore. Il commesso fece finta di non vederla nemmeno.

Qualcosa ribolliva nel suo cuore. Lei DOVEVA tornare nel suo territorio.

‹‹ Ehi! Ti ho detto di fermarti! ›› furono le uniche ed ultime parole che sentì uscire dalla bocca della stessa signora a cui aveva preso il carrello, poco prima di lasciar uscire tutte e nove le code, darle un colpo secco e farla schiantare contro il muro.

Le persone in strada, che avevano assistito alla scena, cominciarono a gridare come matti.

C'era seriamente motivo di fare tutto quel casino?

Void sbuffò. La città era seriamente noiosa.

Le urla che chiamavano l'intervento degli eroi e della polizia, per un misero atto simile le fecero intuire che la spesa di quel giorno sarebbe andata veramente a farsi fottere.

Sbuffò una seconda volta e cominciò a correre via. Allungò la strada di chi sa quanto, prima di giungere finalmente nel bosco. E nonostante la distanza sentiva ancora le sirene della polizia.

‹‹ Mi hanno seguita. Davvero? Ma perché? ››

mentre si addentrava sempre di più, rifletté sulle parole della signora.

Gli eroi volevano entrare lì.

Forse era quello.

Ma se rimaneva ferma... forse avrebbero interpretato il silenzio come l'ennesima sparizione.

Avrebbe potuto attaccarli uno ad uno, farli separare... ma troppa energia sprecata, e troppo rischio.

Continuò a correre.

Pochi minuti. Silenzio.

Dov'erano tutti?

Poi sentì puzza. Un odore talmente forte da farle pizzicare il naso. Un fumo intenso.

Le venne d'istinto correre al riparo.

Poi fu come un lampo.

Si schiantò contro un corpo, e se non fosse stato per le code, probabilmente sarebbe caduta a terra.

Il viso del ragazzo contro cui si scontrò, si fece vicinissimo al suo.

‹‹ Trovata! ›› occhi neri, iride gialla.

Simili ai suoi.

Void non mosse un muscolo, ma praticamente gli ringhiò contro.

‹‹ Dovresti dirmi grazie, almeno ›› disse, poi, quasi scocciato.

‹‹ Grazie? ›› chiese Void ‹‹ fuori da qui. ››

‹‹ Non sarai un po' troppo aggressiva nei confronti di chi ti ha appena liberato del problema “polizia?”. Non erano molto intenzionati a farti restare qui. Hai ucciso un civile ››

‹‹ E allora? La gente muore tutti i giorni. Dov'è il problema? Mi voleva fermare, ed io ero di fretta. Ho pure lasciato di là il carrello ››

‹‹ Non è una cosa carina uccidere qualcuno solo perché sei di fretta ›› incrociò le braccia ‹‹ non si fa. Nessuno te l'ha detto? ››

‹‹ Eh? ›› Void corrugò la fronte ‹‹ e perché? ››

‹‹ Perché le persone sono esseri viventi...? ››

‹‹ Anche le mosche, eppure se mi infastidiscono le schiaccio ››

Il ragazzo di fronte a sé aveva le sopracciglia sollevate. Stupito. Fin troppo.

Void non capiva seriamente la differenza tra le due cose.

‹‹ Sei strana ››

‹‹ Tu mi sei piombato davanti senza troppi complimenti e pretendi pure di essere ringraziato. Io invece voglio solo che tu te ne vada ›› si scostò e riprese a camminare ‹‹ il mio ringraziamento consiste nel lasciarti uscire da qui illeso ››

‹‹ Oh, no, tu ora mi stai a sentire ››

‹‹ Prego? ›› ma si fermò, girandosi a guardarlo con aria superiore ‹‹ e perché? ››

‹‹ Non hai idea di cosa hai combinato, vero? Hai attirato attenzione. Sarai anche un essere abbastanza normale, ma sei apparsa dal nulla e hai creato scompiglio. In più il mio fumo, qui, ha fatto fuori la polizia. Sarai sulla bocca di tutti in meno di un'ora, e sono abbastanza sicuro di non essere stato l'unico ad averti vista entrare qui – eccetto la polizia, ma non è più un problema – ››

‹‹ La polizia è opera tua, non mia ››

‹‹ Sì, ma nessuno oltre te lo sa. Ed io sono un ragazzo dall'aspetto troppo carino per poter aver fatto qualcosa di male. Inoltre la mia famiglia è conosciuta. Tu... vivi in un bosco, no? Sei in netto svantaggio ››

‹‹ Continuo a non vedere il problema. E come sai dove vivo? ››

‹‹ Non lo sapevo, l'hai confermato. Allora, vuoi il mio aiuto? ››

‹‹ No ›› secca, e riprese a camminare.

Ma il ragazzo non smise di seguirla, anche se in silenzio. Void lo lasciò fare. Voleva vedere fino a dove fosse intenzionato a spingersi.

Intanto, lei valutava come farlo fuori.

Dopo essere arrivata di fronte alla casa, e solo allora, si voltò e decise di concedergli di spiegarsi meglio.

Il suo nome era Hells, o meglio, così era quello con cui il ragazzo si era presentato, le spiegò che l'attenzione che aveva attirato era fin troppo ampia. E non aveva la benché minima idea di quanto fosse stato d'impatto per... tutti.

Aveva attirato fin troppe bocche.

 

Era quello il modo in cui Void ed Hells s'incontrarono.

L'inizio che forse nessuno voleva vedere.

Il quirk di Void e di Hells li portava, e porta, ad essere l'uno l'opposto dell'altro.

Void una nogitsune.

Hells, invece, un mastino infernale.

Un cane ed una volpe.

Due esseri che di norma non vanno minimamente d'accordo.

Nemmeno mitologicamente parlando.

Il motivo per cui per Hells fu un gioco da ragazzi individuare Void, è legato al suo quirk.

Ha visto morire una persona di fronte a sé, ed ha seguito “l'odore” del colpevole.

Hells aveva spiegato a Void come funziona il suo quirk. Crea del fumo dal terreno, pesante come quello degli incendi, che penetra nei tessuti e nei polmoni ed impedisce la respirazione, ustionando tramite quello dall'interno.

Il suo quirk è tramandato da padre a figlio, ma a detta sua è una condanna. Non potrà usufruire al massimo del suo quirk finché suo padre sarà in vita, ed è meglio così.

Disse che una volta morto suo padre, il suo quirk, oltre a quel fumo, gli avrebbe permesso cose terribili. Oltre al fumo, avrebbe potuto controllare la temperatura corporea delle persone, facendole bruciare dall'interno come se stessero ingoiando del fuoco vivo. Praticamente li scioglie vivi.

‹‹ Mitologicamente parlando, il mastino infernale è colui che protegge le porte dell'altro mondo. In pratica sentiamo quando muore qualcuno. Siamo sensibili a questo. Niente di negativo ››

‹‹ Sensibili? Piangete? ››

‹‹ … No, lo sentiamo e basta. Sempre mitologicamente parlando, i mastini accompagnavano gli spiriti nell'oltretomba. E hanno tutti poteri legati al fuoco ››

‹‹ E tu? ››

‹‹ No. Mio padre sa far prendere fuoco al proprio corpo. Io no ››

Void era rimasta confusa da quelle parole.

Hells dovette spiegarle come funzionava la trasmissione dei quirk da genitori a figli.

Ci vollero quasi due ore, ma alla fine capì.

A modo suo.

‹‹ Quindi... quando tuo padre morirà, tu avrai una sorta di miglioramento del quirk? ››

‹‹ In pratica. Non di molto, te l'ho già spiegato. Per fortuna non sarò capace di prendere fuoco in pieno stile torcia umana ››.

Hells aveva sempre un'aria un po' distaccata. Diversa da quella di Void.

Anche nel parlare dei suoi genitori e del suo Quirk.

Lui gli spiegò molte cose che Void non sapeva.

Le spiegò come nacquero i quirk, dell'esistenza di diversi quirk come i loro, sviluppati su miti.

Le raccontò meglio le cose che aveva sentito in città, riguardanti eroi e villain.

Passarono molto tempo insieme, e sorprendentemente parlando, a Void non dava fastidio la sua presenza. Principalmente perché, alla fine, anche lui stesso aveva cominciato a difendere quel territorio, dicendo che probabilmente era portato a farlo dal suo quirk.

Void non indagò oltre. Non le interessava realmente.

Col tempo, lui le confessò che il suo vero nome è Takeda Tamotsu (dal significato di proteggere/diffendere) , ma lo considerava il “deadname”. Tutti, anche in famiglia, lo conoscevano come Hells, diminutivo per Hellhound.

Void invece non aveva un nome... ma era veramente importante?

  
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