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Autore: Stillintoyou    18/03/2020    1 recensioni
Il buio legava il corpo della ragazza come se fossero funi strette, salde, legate ad un soffitto che in realtà non esisteva. Era in trappola.
Nel guardare verso il basso, vide altri mille corpi fluttuanti, dalla pelle pallida. Così pallida da farle capire che quelli erano morti.
Nel guardarli, Void riusciva a vedere ogni creatura:
Fenice, Banshee, Kitsune, Chimera, Basilisco... tutte lì.
Persone, come lei, legate ad un qualcosa.
Delle mani si allungavano verso di loro, e dei fili trasparenti uscirono fuori da polsi e caviglie.
Ed eccoli nudi, senza la possibilità di muoversi per contro loro. Controllati, privi di coscienza e volontà.
Genere: Angst, Fluff, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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“I would die for you my love, my love.
I would lie for you my love, my love
I would steal for you my love, my love 
I would die for you my love, my love”

“ Morirei per te, amore mio, amore mio.
Mentirei per te, amore mio, amore mio.
Ruberei per te, amore mio, amore mio.
Morirei per te, amore mio, amore mio”
Sacrificio

E così iniziò un continuo susseguirsi di spostamenti che quasi non dava tregua ai due.
Passavano due giorni in un posto e poi si spostavano di nuovo. Di casa in casa, ostello e ostello, hotel e hotel.
Cambiamenti radicali anche nei loro comportamenti.
Per Void era tutto diverso, ora.
Prima, comunque, Hells le metteva un freno:
“Uccidere per divertimento era sbagliato. Uccidere era sbagliato. La vita umana era così fragile, non era da trattare come quella di una mosca”.
Ma dopo la scena vista dagli occhi del ragazzo, era cambiato tutto.
Lui era cambiato, e quella sete di vendetta gli seccava la gola ed il cuore. Ora, Void, aveva tutto il diritto di uccidere chiunque si mettesse in mezzo nella loro ricerca di Razan.
Lei doveva vendicare Hells.
Lei voleva vendicare Hells... ma, era davvero un suo volere?
Lui sapeva benissimo che lei, pur di vederlo soddisfatto, avrebbe fatto qualsiasi cosa.
La consapevolezza di avere così tanto potere su di lei lo aveva reso inconsciamente egoista, ma a Void, quello, non interessava.
A lei interessava solo vederlo felice. Non si rendeva minimamente conto di essere semplicemente uno strumento.
La furia omicida di Void era un'arma perfetta.
Il problema di Void, quello principale, era l'ingenuità.
Sarà stata l'età, il fatto di non avere mai avuto qualcuno che l'amasse e le desse le stesse attenzioni, il fatto di essere accecata dall'amore per il ragazzo, ma... era fin troppo ingenua.
Per lei, quello, era semplicemente un atto di amore e di difesa.
Voleva vederlo felice. Voleva che fosse orgoglioso di lei. Voleva il suo amore e la sua approvazione.
Hells era cambiato.
Era più freddo, meticoloso, perfettino.
Sì, le dava attenzioni, ma erano diverse da prima.
Carezze, baci, sesso, parole dolci... sì, ma con un certo distacco.
Giusto quando si trovavano in intimità era tutto più “simile”, quasi come se in quel momento riuscisse veramente a rilassarsi.
Void lo capiva, però. O meglio, faceva del suo meglio per capirlo: doveva essere dura vedere i propri genitori morti. Sfortunatamente non poteva capirlo fino in fondo.

Quella notte, Hells non riusciva a darsi pace.
Faceva avanti e indietro per la stanza, nonostante fosse stato il primo a dire che era il caso di dormire, ed era parecchio scocciato dal fatto che Void fosse ancora sveglia ad aspettarlo.
Quindi, lei, per lasciaro tranquillo, decise di mettersi a letto per prima.
Ma... Hells aveva la testa tra le mani. Tirava con forza i capelli, digrignava i denti.
Faceva avanti e indietro per la stanza, reggendo in mano un bicchiere di Tequila che tracannava ogni 10 minuti come se fosse acqua distillata.
Avevano circa sei bottiglie, in quella stanza, e già quattro di quelle erano finite.
Il corpo del ragazzo era carico di venature dorate. Il nervoso che aveva in corpo, insieme all'alcool, avevano fatto attivare il suo quirk da chi sa quanto, ma proprio perché stava bruciando l'alcool non faceva alcun tipo di effetto,
Stava semplicemente bevendo per sfizio, in un vago tentativo di affogare i pensieri, forse.
Void fingeva di dormire da ore ormai, pensando che l'isteria del ragazzo si sarebbe placata nel giro di un'ora, esagerando, e sarebbe tornato a letto.
Non si muoveva, non volendo farlo arrabbiare di più.
Ma sobbalzo quando, in preda al nervoso, lanciò la bottiglia contro il muro.
A quel punto si mise seduta sul letto.
Il corpo di Hells, oltre quelle venature dorate che Void trovava affascinanti, era ricoperto di sudore. Riusciva a vederne le gocce nel buio grazie alla luce delle venature.
Inspirò e poggiò le mani sulle ginocchia, lui, sbuffando.
‹‹ Che c'è, Hells, che hai? Perché non vieni qui con me? ››
‹‹ Stiamo girando inutilmente. È impossibile  che nessuno sappia dove si trovi quel figlio di puttana.
No... lui c'è. Ne sono sicuro ››
‹‹ Agisce da solo, no? ››
‹‹ Ma che cazzo ne so ›› si rimise dritto con la schiena, afferrando un altra bottiglia di Tequila ‹‹ ricordi il tizio che hai ucciso ieri? ››
‹‹ Quali dei dieci, Hells? Sono giorni che faccio fuori persone. Sono stupita che non ci abbiano ancora beccati gli hero ››
‹‹ Quello che animava gli oggetti ››
‹‹ Oh. Sì, e beh? ››
‹‹ Ricordi cosa ti ha detto, prima di morire? ››
Void scosse la testa. Non ricordava niente, dopo aver ucciso qualcuno.
Era sempre presa dalla rabbia e l'eccitazione.
‹‹ Bene, ha parlato di Gorou Fujiwara. Tu non lo conosci, ma io sì. Mio padre andava spesso nel bar gestito da lui, e... ››
‹‹ Okay, e...? ››
Hells rimase in silenzio per un attimo. Il suo sguardo rimase perso nel buio della stanza.
Poi, un sorriso illuminò il suo viso.
‹‹ Non dista molto da qui ›› disse, avvicinandosi poi al letto. Il suo viso era cambiato dall'essere insensibile ad essere quello di un bambino che aveva appena trovato la sua caramella preferita.
Si abbassò, sollevò il volto di Void e depositò un bacio sulla sua fronte.
‹‹ Dormi, piccola. Torno tra un attimo. Tieni il telefono vicino e, se succede qualcosa, chiamami, okay? ››
‹‹ Aspetta. Dove vai? Solo, senza di me.. ma sei matto? ›› nel vederlo ignorarla, Void si agitò anche di più.
Non voleva lasciarlo andare da solo.
Non voleva vederlo uscire. E chi avrebbe più dormito, dopo?
Inutile dire che, infatti, non chiuse occhio fino all'alba. Quando di fatti tornò in stanza Hells.
Fece comunque finta di svegliarsi bella riposata, aspettando notizie dal ragazzo.
Notizie che non arrivarono.
Queste sue uscite notturne si protrassero per quasi due settimane, ed ogni notte tornava più pieno di botte e lividi. Tanto che Void era frustrata dal non essere coinvolta in quello che faceva. Non poteva difenderlo, e non poteva curarlo.
Non poteva fare nulla perché Hells non voleva metterla in mezzo.
Hells voleva solo che Void recuperasse le energie la notte, in modo che di giorno potesse continuare la caccia senza disturbi e distrazioni al di fuori di lui.
La cosa positiva, era quelle uscite gli stavano procurando indizi certi su dove trovare Razan.

A circa tre settimane di distanza da quando quella situazione notturna era iniziata, Hells si decise a renderla partecipe. Non gliene disse la ragione, e tanto meno le disse dov'erano diretti.
La portò di fronte a quello che sembrava essere un magazzino abbandonato.
Bussò.
Una voce femminile gli disse di farsi avanti, e così aprì la porta.
Sì, di fatto, aveva portato Void in un magazzino.
Presumibilmente, la voce che lo aveva invitato ad entrare, proveniva dalla ragazza seduta sullo scatolone di fronte a loro.
Capelli verdi, corti, occhi enormi ed uno sguardo che la raccontava lunga sul suo stato mentale.
‹‹ Ben tornato, Hells. È questa la volpe? ››
Void corrugò la fronte
‹‹ Sì ›› rispose Hells ‹‹ dov'è lui, Ichigo? ››
La ragazza balzò giù, fiondandosi di fronte a Void fin troppo vicina per i gusti della nogitsune.
‹‹ È carina! Sono sicuro che gli piacerà un sacco! ma.. non vedo le code! Dove sono le code? È vero che sono nove? ››
‹‹ Vuoi provarle sulla tua pelle? ›› Void le ringhiò quasi contro, allontanandola con uno spintone.
Odiava quella confidenza.
Tutta via, quella Ichigo, non sembrava offesa o afflitta dal gesto.
Guardò Hells, e si degnò di risponderlo
‹‹ È di là. È incatenato. È stato piuttosto complicato trovarlo e trattenere gli altri dalla voglia di strappargli le budella. Ha ammazzato un paio dei nostri, quindi ti avverto ›› la ragazza cominciò a camminare, facendo loro cenno di seguirla, e così fecero ‹‹  Alpha è piuttosto incazzato al momento, ma ha mantenuto la parola e non lo ha ucciso ››
‹‹ Bene. Ci penseremo io e la mia ragazza ››
Void, confusa, sollevò entrambe le sopracciglia ‹‹ quando avevi intenzione di aver affidato ad altri il compito di trovare Razan? ›› brontolò
‹‹ Non prendertela, il tuo compito è stato comunque fondamentale. Razan aveva capito di avere alle calcagna qualcuno con un quirk che non conosceva. Tu sei nessuno per la società, nessuno ti conosce, quindi non aveva modo di sapere come funziona il tuo quirk e questo l'ha messo in allerta. Per cui, in preda alla paranoia di sfuggirti, non ha badato alle azioni dei sons of silence ›› diede un cenno con la testa verso Ichigo ‹‹ questa gang ››.
Void era ancora più confusa di prima.
‹‹ E perché non mi hai detto niente? ››
Hells non rispose a quella domanda. Fece semplicemente le spallucce.
Il silenzio durò poco, dato che in breve tempo raggiungerò uno stanzino piccolo.
Troppo piccolo per tutte le persone lì dentro.
La centro della stanza c'era una sedia con sopra un uomo imbavagliato, con gli occhi bendati e legato con una catena.
Di fronte a lui, con le braccia conserte, c'era un uomo col petto scoperto ed i capelli rossi.
Void notò subito dei segni sul suo viso, ed istintivamente toccò la propria guancia.
Non erano gli stessi, ma si sentì quasi rincuorata dal non essere l'unica ad avere “il viso sporco”.
Hells aveva delle piccole linee rosse sotto gli occhi, ma erano talmente fini da averle scambiate per trucco per chi sa quanto tempo.
L'uomo, comunque, si voltò non appena vide Hells entrare in stanza.
‹‹ Eccoli, Alpha ›› disse Ichigo, spostandosi immediatamente per farli entrare. A quel punto, tutti i presenti – tranne Razan – si voltarono a guardali.
‹‹ Niente male ›› commentò quel “Alpha”.‹‹ io e Beta ci stavamo di fatto chiedendo quanto tempo ci avresti messo a convincerla ›› a quel commento, un ragazzo biondo accanto a lui, con gli occhi neri e l'iride blu, ridacchiò sotto i baffi.
‹‹ Già, pivello. Sei stato puntuale ››
‹‹ Non avevo bisogno di convincerla ›› commentò Hells, e si avvicinò a loro ‹‹ Void va dove vado io. Non ho bisogno di pregarla in ginocchio. Ti da fastidio, forse? ››
‹‹ E tu vuoi altri pugni, forse? Dovresti rispettare i tuoi senpai ››
‹‹ Dorian ›› lo richiamò il rosso, con un tono serio ‹‹ non è questo il momento. Hells, muoviti a fare ciò per cui sei qui, prima che perda la pazienza e decida di agire io. Un patto è un patto, ma se non ti sbrighi, sarò io a riservargli il trattamento che merita ››
Hells annuì. Si girò verso Void, allungando la mano nella sua direzione.
Void capì. Si avvicinò, quindi. Si rilassò, e lasciò uscire tutte e nove le code.
Hells si mise dietro Razan, poggiò le mani sulle sue spalle. Un sorriso si dipinse sul suo volto. Non era gioia. Non era malinconia. Era proprio come se in quel momento non fosse nemmeno lui.
Rapidamente, la pelle di Hells assunse un colorito che, in genere, assumeva solo dopo aver usato fin troppe volte e per troppo tempo il quirk. Quasi nera, e le venature dorate irradiavano la stanza.
Razan cominciò a muoversi come se fosse in prema alle convulsioni. La pelle diventava dal rosata a rossa, poi lentamente marrone. A quel punto, Void lo fissò attentamente. Riuscì a guidare la sua mente per fargli credere di essere attaccato. Il suo corpo cominciò a sanguinare in più punti. Non voleva ucciderlo lei. Voleva torturarlo, e lasciare che fosse Hells ad ucciderlo del tutto, lasciandolo bruciare dall'interno.
Altro sangue. Sangue, sangue e ancora sangue. Poi il sangue smise di uscire, perché il calore lo faceva solidificare subito.
Così Void usò le code per spaccargli le ossa.
Le grida erano soffocate, ma erano musica per entrambi i ragazzi.
L'aria era carica di zolfo, e qualcuno tossiva.
Ma importava? no. Si stavano divertendo.
E questo, fino a quando non smise di muoversi.
Qualcuno di quei ragazzi fece un controllino veloce per capire se fosse morto o meno.
E sì. Era morto.

Lo lasciarono lì. Non spostarono il corpo, per quello che aveva potuto capire Void mentre si allontanavano da quella stanza.
Alpha, Hells e Void, comunque, uscirono da lì stanza insieme, lasciando il resto delle persone in compagnia di quel morto.
Entrarono in una stanza ancora più piccola, per niente addobbata.
All'interno c'erano solo scatoloni ed un tavolo – con sopra altri scatoloni – , sulla quale il rosso si sedette. Void pensò che fosse un pazzo, perché quel tavolo non aveva l'aria di qualcosa in grado di reggerne il peso.
‹‹ Quindi, Void. È un piacere incontrare una nogitsune dal vivo ›› Alpha inclinò la testa. Con un rapido sguardo, squadrò la ragazza dalla testa ai piedi, tanto che Void, per la prima volta, provò un forte disagio nell'essere osservata in quel modo ‹‹ fantastica. Omega aveva ragione, dopotutto. Avrei voluto fosse ancora viva per vederne una con i propri occhi.
Leggeva di continuo il bestiario per individuare tutti i quirk rari prima di All for one ›› il volto del ragazzo, in quel momento, si spense.
Se prima la sua espressione era ricca di eccitazione nel vedere la nogitsune, cambiò radicalmente nel nominare il nome quella donna.
Void si sentì quasi in dovere di porgli delle domande riguardo la sua morte, ma si trattenne. Non le interessava seriamente.
‹‹ Cos'è un bestiario? ›› chiese, piuttosto.
‹‹ Un libro che raccoglie tutte le figure “magiche e mitologiche” ›› rispose Hells ‹‹ come noi.
I quirk come il mio e il tuo provengono da mitologie. Sono rari ››
Alpha cominciò a frugare dentro uno degli scatoloni sul tavolo. Poco dopo, tirò fuori un libro e lo lanciò in direzione di Hells, che lo afferrò al volo.
Poi, dopo aver passato la mano sulla copertina decorata d'oro, lo porse a Void.
‹‹ Quello è il bestiario che ci ha lasciato Omega, prima della sua morte. Era consapevole del fatto che da lì a poco All for one l'avrebbe rintracciata per averlo, quindi si è fatta cancellare la memoria, così che non ci potessero trovare, prima di.... ›› e prese una lunga, lunghissima pausa.
Né Void né Beta dissero niente al riguardo. Persino Void capì che quel ricordo era un qualcosa di troppo delicato.
‹‹ Comunque ›› Alpha scosse velocemente la testa, come per scrollarsi di dosso quel pensiero, sfoderò un sorriso apparentemente naturale, scendendo dal tavolo per avvicinarsi ai due ragazzi. Porse la mano ad Hells, con un cenno di approvazione ‹‹ un patto è un patto, giusto? ››
‹‹ Hai la mia parola ›› rispose Hells, afferrando e stringendo la mano di Alpha. Poco dopo, Alpha porse la mano anche a Void.
Ma lei non la prese. La fissò in modo quasi disgustato.
‹‹ Lei non stringe le mani di nessuno ›› intervenne Hells ‹‹ odia il contatto fisico, ma fa parte del patto e lo rispetterà. Non preoccuparti ››
‹‹ Che patto? ››
Alpha ritrasse la mano, sollevando un sopracciglio ‹‹ lo spero ››

Il patto?
Era chiaro e limpido.
I sons of silence avrebbero rintracciato Razan e portato Hells, a patto che lui e la nogitsune diventassero membri della gang guidata da Alpha.
La gang contava un gran numero di persone dai quirk particolari, e Hells e Void sarebbero stati perfetti in quel gruppo. Inoltre, a quanto Void poteva immaginare dalle parole dette da Alpha, Omega stessa sarebbe stata felice di una cosa simile. Void, quindi, interpretava quel volere da parte dell'uomo (sì, uomo... a quanto pare, Alpha aveva 42 anni, ma non li dimostrava per niente) come un tributo alla donna.
Inoltre, il loro compito principale consisteva proprio nel cerca di individuare tutti i quirk presenti nel bestiario. Ecco perché Alpha aveva affidato a lui il bestiario di Omega.
Alpha sosteneva una teoria in cui tutti i quirk come quello, prima o poi, erano destinati ad incontrarsi, com'era successo a loro.
Anche lui, quell'uomo, possedeva un quirk simile: l'urlo di una Banshee.
Tuttavia, Void, rifiutava l'idea di far parte di un gruppo di persone. Era abituata ad essere il capo di sé stessa e non dipende da nessuno, ed odiava il fatto che Hells l'avesse sostanzialmente venduta.
I due litigarono a lungo, infatti, dopo essere usciti da quel posto.
Un litigio dove lui, alla fine, ebbe la meglio.
Usò il suo stesso amore contro di lei.
‹‹ Non avevi detto che saresti addirittura morta per me? ››
E quelle parole giocarono con la sua testa. Void non era il tipo di persona che tradiva la fiducia del prossimo.
Sì, Void avrebbe fatto di tutto per lui. Pur di vederlo felice e di essere amata. Pur di saperlo suo.
Lo avrebbe fatto, e lo aveva fatto, eppure a quanto pare non era abbastanza.
Il tono di voce di lui, durante quella discussione, cambiò quando vide che il volto della ragazza s'incupì nell'essere improvvisamente consapevole di averlo sostanzialmente deluso.
Forse qualcosa, in lui, gli disse che rischiava di perderla.
‹‹ Piccola mia, ascolta ›› le prese il viso tra le mani. Lo sguardo Hells, ormai, non aveva più quella luce di affetto che aveva prima. Era uno sguardo diverso, ormai, da dopo la morte dei suoi genitori.
Da dopo che il suo quirk si era potenziato. Si era spento qualcosa ed acceso un'altra luce.
Accarezzo le guance della nogitsune, sforzandosi, comunque, di apparire il più dolce possibile ai suoi occhi ‹‹ dobbiamo unirci a loro. Siamo ancora giovani, e siamo senza una casa. Vedi la gang di Alpha come una famiglia, okay? Abbiamo bisogno di loro, e loro hanno bisogno di noi ››
Void non era comunque convinta di una cosa del genere.
Una famiglia...
Per lei, Hells era la sua unica famiglia.
‹‹ Questo ti renderebbe felice? ›› chiese, ingenuamente. Lui annuì.
Alla fine, per Void, era quella la cosa importante. 
‹‹ Va bene... se questo ti renderà felice, mi unirò a loro insieme a te ››
Chiudere un occhio per rinunciare alla propria libertà, per far sì che lui potesse trovare il suo posto.
Era anche questa una forma di amore.
Lentamente, però, Void capì una cosa: Hells era diventato egoista.
E forse, lo era diventato proprio per colpa sua.
  
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