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Autore: Voglioungufo    18/03/2020    1 recensioni
Raccolta di os, flash e drabble.
1: Obito non mangia e Naruto vuole capire perché approffittando del neurone che condivide con Sakura.
2: Sasuke torna a Konoha solo perché ha letteralmente bisogno di vesititi e qualcuno dovrebbe convincere Sai a tenere la bocca chiusa.
3: Forse Sakura dovrebbe smettere di metterci il cuore, ma come può restare indifferente davanti al sangue di una persona speciale?
[La raccolta pertecipa al "Corona Contest" indetto dal gruppo facebook Naruto Fanfiction Italia]
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Team 7
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti, Contesto generale/vago
Capitoli:
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Personaggio: Haruno Sakura.
Prompts: Smettila di fare polemica.
Altri personaggi: Uzumaki Naruto, Hatake Kakashi, Uchiha Obito e Uchiha Sasuke.
Pairing: Kakashi/Sakura? Forse? One-side da parte di Kakashi?
Genere: angst?
Verse: Canon.
Rating: Giallo (Boh, si parla di budella)
Descrizione: Forse Sakura dovrebbe smettere di metterci il cuore, ma come può restare indifferente davanti al sangue di una persona speciale?
 
 
 
Tiro alla fune
 
 
Sakura ricorda il giorno del suo quattordicesimo anno d’età, quando ebbe un attacco di panico: Tsunade le aveva appena detto che non poteva più essere la sua allieva.
C’era stata una grossa missione di infiltrazione, ma dei sette ninja mandati solo quattro erano tornati, tre feriti e uno che morì in ospedale, mentre Sakura premeva ancora le mani scarnificate sull’intestino aperto, afferrando muscoli e budella per aggiustarlo. Il fischio dell’elettrocardiogramma piatta aveva fermato Tsunade, ma non Sakura, che aveva continuato piangendo di rabbia e fatica finché non l’avevo strappata via con forza dal cadavere sanguinante, mentre gridava che poteva ancora salvarlo.
Aveva ancora le mani sporche del sangue di quell’uomo quando Tsunade gliel’ha detto. Aveva avuto paura, perché un giorno Naruto sarebbe tornato, più alto e forte di prima e anche lei doveva essere forte se voleva aiutarlo. Senza Tsunade, la sua maestra, come avrebbe fatto?
“Noi siamo medici”, le aveva detto con distaccato cinismo la Godaime, “noi salviamo le persone, ma più spesso le vediamo morire”.
(Per moltissimi anni Sakura aveva temuto che quella fosse una profezia e si era chiesta chi dei due sarebbe morto davanti ai suoi occhi e alle sue mani incapaci).
Davanti ai suoi occhi pieni di paura, però, Tsunade si era addolcita. Aveva preso le sue mani martoriate dal chakra e le aveva curate, gentile.
“Non puoi polemizzare sempre, soprattutto con la morte” li aveva spiegato. “Non puoi salvare tutti. Per questo tu non sei adatta a fare il medico: ci metti troppo cuore”.
Alla fine non l’aveva cacciata e aveva imparato a controllare, a rassegnarsi e non polemizzare con la morte. Alla fine, Sakura è diventata un mednin.
È diventata forte e ha lottato al fianco di Naruto. Ha salvato i shinobi di Konoha innumerevoli volte. Padroneggia il Byakugō. Ha salvato sia Naruto sia Sasuke fermando le loro emorragie. Ha superato Tsunade. Dirige l’ospedale.
Ma continua a metterci il cuore.
 
 A ventitré anni, Sakura si sente vicina a un attacco di panico. Da quella volta ne ha avuti molti – tutti per causa di Naruto e Sasuke – ma era da allora che il suo respiro non accelerava in una stanza di ospedale.
Si sente sul punto critico di spezzarsi – come legno che fino a quel momento è stato piegato troppo per resistere a oltranza. Le mani le tremano mentre tenta di non lasciare neanche una lacrima oltre le ciglia, di tenere salda la voce nel dare ordini ai suoi sottoposti.
Può ancora fare qualcosa. Non è così grave. Non è grave.
Può salvarlo.
I medici portano la brandina nella sala di animazione, iniziano a predisporre il lettino per il nuovo ospite, in modo che una volta pronto le possa risolvere la sua emorragia, le sue ossa spezzate, i muscoli lacerati…
Oh mio Dio.
Non ricorda l’ultima volta che ha visto Kakashi in questo stato.
“Sakura-chan…”
Il suo pugno scatta prima che possa controllarlo. Si sente i nervi a fior di pelle, suscettibile al minimo fastidio.
Naruto non fa in tempo a scansarsi, ma accusa il colpo indietreggiando di un passo, gli occhi sgranati per il pugno inaspettato. Raggela nel vedere la furia che sta bruciando gli occhi della sua migliore amica.
“Che cazzo è successo?!” grida, i ciuffi rosa che si gonfiano a darle un aspetto più selvaggio. “Che cazzo avete combinato voi due?! Eravate la sua guardia, la sua scorta! Perché cazzo…”
“Era un imboscata, non abbiamo fatto in tempo a…”
“Non avete fatto in tempo?!” lo accusa. “Sei un cazzo di jinchūrike perfetto e non ti sei accorto di una cazzo di imboscata?”
“Sapevano il fatto loro” prova a giustificarsi alzando le mani al viso, come a quietarla.
Sakura spalanca gli occhi e prova a fare un passo avanti, ma una mano si appoggia alla sua spalla. Obito la ferma prima che possa avventarsi alla gola di Naruto.
“Dai, smettila di fare polemica! Abbiamo…”
È Naruto a rendersi conto di quello che sta succedendo, ma non ha il tempo di avvertirlo. Può solo vedere la scintilla nel verde furioso prima che Sakura si volta e colpisca Obito con un pugno così forte da scaraventarlo dall’altra parte del corridoio.
(Per una volta, Naruto è contento che non sia toccato a lui).
“Smetterla?” echeggia con il fiatone la donna. “Siete la sua guardia personale, dovete proteggere l’Hokage! Invece quello mezzo morto è lui e voi non avete un graffio!”
Obito spalanca gli occhi indignato e la guarda dal pavimento.
“Neanche un graffio?! Ho perso una mano!” protesta agitando il moncherino destro.
“Tanto ti ricresce!” sbraita.
Obito si zittisce e Naruto capisce che è grave. Sakura sa trattenersi quando è il momento, se non ci riesce vuol dire che è terrorizzata a morte.
“Sakura…” la chiama, tentando di modulare la voce in modo dolce e rassicurante. “Sembra peggio di quel che è” la rassicura. “Obito ci ha portati via con il Kamui appena ha potuto. È svenuto solo perché vuole fare il drammatico. Non è troppo tardi”.
Vuole solo fare il drammatico.
Per un momento ha la tentazione di colpirlo ancora, ma poi sospira e fa un passo indietro. Non è il momento di entrare in panico, quello che deve fare ora è evitare che Kakashi, il suo Hokage, muoia dissanguato.
Stringe le mani a pugno e si volta verso Sasuke, fino a quel momento restato in silenzio in disparte. È venuto non appena ha sentito la firma di chakra di Naruto e quella quasi evanescente di Kakashi.
“Porta questi due deficienti da Shizune” ordina, “e poi cercami Hinata. Mi servirà il suo byakugan per tenere sotto controllo il flusso di chakra”.
Sasuke è abbastanza furbo da non mostrare il fastidio di essere usato come fattorino. Prende Naruto per la collottola e senza delicatezza inizia a tirarlo, rivolge poi uno sguardo di ghiaccio al parente, ancora steso dove Sakura l’ha lanciato.
“Muoviti” ringhia.
Sakura li guarda andare via, ancora tremante.
“Sakura-sama,” la chiama un membro della sua equipe, “siamo pronti”.
Si prende solo un altro secondo, per raccogliere il proprio panico e dominarlo. Raccoglie i capelli nella solita coda pratica e cammina a schiena dritta al lettino. Lo hanno già pulito dal sangue e iniziato a tamponare lo squarcio.
“Nessun organo vitale è stato colpito” l’informa lo stesso dottore che l’ha richiamata. “Ma ha perso molto sangue, ci sono tessuti danneggiati e i canali di chakra sembrano…”
“Okay” lo taglia, la mente già pronta su quello che deve fare.
Osserva il corpo steso, mezzo nudo e annuisce fra sé. È pallido cadaverico, le occhiaie livide e il respiro così sottile da essere appena udibile; il cuore sondato dall’elettrocardiogramma manca battiti, come se singhiozzasse dal dolore. Le sue braccia sono segnate da altre cicatrici fresche, più superficiali ma ancora aperte. Del resto, Kakashi non ha nessun mostro dentro in grado di ricucirlo.
Ha solo lei.
 Alza entrambe le mani e subito vengono percorse da una luce verde, rassicurante. Le appoggia sullo squarcio alla pancia, concentrata.
Smettila di fare polemica, le ha detto Obito.
Non puoi polemizzare con la morte, l’aveva sgridata Tsunade.
Stringe gli occhi e il bagliore che le sue mani si irradiano si intensifica. Può avvertire sotto il suo tocco il sangue coagularsi, i tessuti rigenerarsi… il chakra rivitalizzare…
Forse Sakura ci mette davvero troppo cuore. Forse Sakura quando lavora lascia che il bisogno di salvare una vita la prosciughi fino a svenire. Forse Sakura è ancora quella ragazzina che singhiozzando aveva tentato a oltranza di guarire un corpo già morto. Forse Sakura non ha mai smesso il suo tiro alla fune con la morte.
Ma dopo tre ore di intensa concentrazione può tirare un sospiro di sollievo: Kakashi ha ripreso a respirare e l’elettrocardiogramma ha ripreso a ticchettare regolare.
Si asciuga il sudore sulla fronte mentre guarda il colore tornato sul viso del suo ex-sensei.
Anche questa volta l’ha avuta vinta lei.
 
Nonostante il cessato pericolo di morte, Sakura non lascia la stanza. Controlla i segni vitali a ritmo regolare ed è sollevata di vederne il continuo miglioramento. Naruto alla fine aveva ragione: sembrava peggio di quel che era, ha affrontato situazioni ben più disperata, salvato pazienti con un piede già nella fossa.
Solo che questo è Kakashi…
Continua a vegliare anche finché scende la sera e la leggera brezza estiva entra nella stanza che puzza di disinfettante, muovendo le leggere tende bianche. Kakashi contrae il viso e socchiude gli occhi.
“Sono morto?”
Sembra sperarlo e Sakura soffia dal naso, esasperata dal desiderio di morte che sembra circondare tutte le sue persone speciali – tranne Naruto.
“Sei vivo” lo rimbecca.
“Oh”.
“Che è successo?” chiede suo malgrado curiosa. È davvero raro prendere Kakashi di sorpresa, soprattutto con due ninja del calibro di Naruto e Obito a guardargli le spalle.
“Dunque, stavo meditando sul significato della vita e le strade che ci hanno portato fino…” prova a scherzare con voce leggera ma un colpo di tosse lo costringe a fermarsi.
Sakura è subito al borde del lettino, sposta le lenzuola e controlla la ferita passandoci sopra le mani, il chakra che rivela eventuali interferenze nella guarigione.
Kakashi tace, osservando le dita sottili e lunghe sfiorare la sua pelle accaldata per la febbre – è abbastanza sicuro di avere la febbre.
“Non sforzarti” decreta alla fine, stringe le mani a pugno e sembra pronta a urlare. “Io quei due li ammazzo. Dovevano proteggerti…”
“Hanno fatto il loro lavoro” prova a minimizzare Kakashi. “Mi sono distratto io, ecco tutto”.
Come se ci credesse, Kakashi non si lascia mai distrarre. È più probabile che Madara sia risorto dagli inferi per l’ennesima volta.
“Resta il fatto che ti hanno portato qui mezzo morto” ringhia.
“Su, su. Capita” tenta ancora di alleggerire. “Non facciamo polemica sterile. Guarda, sto bene”.
Per essere più credibile prova ad alzarsi a sedere, ma Sakura è fulminea a bloccarlo. Poggia entrambe le mani sulle sue spalle e lo rimette steso, senza metterci troppa forza, abbastanza per essere persuasiva.
“Non ci provare, Hokage-sama” lo incenerisce con lo sguardo. “Sappi che resterai qui buono finché io non ti avrò dato il permesso di andartene”.
Ricorda la sua adolescenza, quando Tsunade era Hokage e lui trovava ogni modo, ogni scusa – anche la più infima – per lasciare l’ospedale prima del necessario.
“Maa, se lo dice il dottore” la sorprende invece mansueto.
Sakura lo guarda sospettosa, perciò aggiunge. “Dovrò visitarti spesso, ti sta bene?”
Gli occhi dell’uomo si socchiudono a virgoletta, rappresentanti del sorriso nascosto dalla maschera.
“Finché è una donna bella come te a toccarmi va più che bene” rassicura.
Per un momento Sakura arrossisce e fa un sorriso esitante, le è sempre difficile capire fino a che punto l’ex-sensei scherza. Alla fine scrolla le spalle e decide di stare al gioco.
Prende la cartellina medica, appuntando i risultati che ha appena rilevato dalla velocissima scansione.
“Non approfittarne troppo, Hokage-sama” dice uscendo dalla stanza con un sorriso esasperato.

 

 

   
 
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