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Autore: Adele Emmeti    20/03/2020    2 recensioni
La Fuga non è un rimedio, ma un tentativo di allontanarsi dalla fonte primaria del proprio dolore.
E Mizu lo sa bene, perché lei sta fuggendo da un torto assoluto, da un male gratuito e ingiustificato, da un'ingiustizia silenziosa ma lacerante. Lifeline è il racconto del suo lento percorso di rinascita, della sua sofferta risalita, dell'insieme di amore e gentilezza che nuovi e vecchi amici sono in grado di fornire.
Perché tutti, prima o poi, hanno bisogno di un'ancora di salvezza.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Per raggiungere il Bonnie mi sono  persa già tre volte.
 Non ricordavo se bisognasse imboccare il secondo o il terzo vicolo di Green Street. Alla fine ho attivato il navigatore e ho scoperto di averlo dietro le spalle, a pochi metri dal mio naso.
 Mi avvicino e scorgo Andy già seduto all'interno, che spulcia il menù.
 «Ciao!» Gli dico andandogli incontro.
 Andy sobbalza e mi fa un enorme sorriso dei suoi.
 «Ciao Mizu!» Si alza e mi abbraccia. Gli arrivo giusto al collo e sento tutto il profumo che avrà messo dopo gli allenamenti e la doccia. È come un peluche appena uscito dalla lavatrice.
 «Come è andato il secondo giorno di scuola?»
 «Molto bene direi.»
 «Fantastico! La Crown è un ambiente piccolo, i ragazzi si conoscono tutti, i professori sono spesso dei casi umani o disperati. Venendo da Shallville, sarai abituata a grandi strutture, piene di corsi e di iniziative, con professori ultra-qualificati.»
 «Beh... sì, la mia vecchia scuola era molto grande, eravamo più di duemila studenti, ma non mancavano di certo gli squilibrati o i fanatici.»
 Il cameriere si avvicina e gli ordiniamo del tè con i famosi biscotti giganti.
 «Non posso ancora crederci che vivi qui... per quanto resterai?»
 «Penso fino alla fine dell'anno scolastico.»
 «E poi? Hai già fatto i test di ammissione? Hai scelto qualche università?»
 La sua domanda mi riporta velocemente indietro nei mesi, a quei pomeriggi passati con Ryan per studiare, in vista degli ACT di maggio. Se penso a quanto mi fossi avvicinata a lui per quelle stupide lezioni di matematica...
 «Sì... li ho già sostenuti. E ho fatto alcune domande, ma non ho ancora ricevuto risposte.»
 «In quali università?» Mi chiede con veemenza, come se speri che abbia scelto le stesse che ha scelto lui.
 «Ho fatto domanda alla Emory University e al Baylor college of medicine, ma la mia speranza più grande è quella di entrare alla John Hopkins, dove si è laureato mio padre.»
 «Oh... capisco. Vuoi fare medicina, quindi?» Il suo entusiasmo si affievolisce.
 «Sì, è sempre stato il mio sogno.»
 «Lo so... come dimenticare tutte le visite che mi hai fatto con lo stetoscopio di tuo padre? E quegli intrugli di succhi che mi davi per curarmi?»
 Scoppio a ridere fragorosamente.
 «Sei stato la mia prima cavia! Direi che ti ha fatto bene!» Andy sbuffa divertito.
 «Beh, ti auguro davvero di riuscire a entrare alla Hopkins. Dicono che sia difficilissimo entrare, ma sono sicuro che ce la farai. Peccato che sia così lontana.»
 «Perché? Tu dove andrai?»
 «Ho fatto domanda alla Jacksonville University, al Florida International University e alla Miami University... tutte in Florida, per la facoltà di economia. Sai, mi piacerebbe entrare nell'azienda di famiglia.»
 «Wow... sarebbe fantastico. Ti ci vedo bene a dirigere un esercito di dipendenti, tutto vestito a puntino, con una bella segretaria al servizio e tanti consiglieri che ti stanno alle calcagna notte e giorno.»
 Arrivano il tè e i biscotti. Resto sconvolta e meravigliata: sono esattamente come li ricordavo. Ne addento uno e mi sembra di riascoltare la voce di mia nonna che li ordina, nonostante Beky li avesse proibiti per il loro folle quantitativo calorico.
 «Sono buonissimi... grazie per avermi portata qui!»
 «Di nulla... » mi risponde soddisfatto.
 «E per il resto? Cosa hai fatto di bello in questi anni? Io sono stato in India con tua zia per un servizio fotografico. Te l'ha detto?»
 «Sì, mi ha accennato che hai lavorato per loro in alcune occasioni!»
 «Ai miei non va molto giù che entri in quell'ambiente... sono convinti che sia pieno di gente senza scrupoli, in attesa di sfruttarti. Eppure, ogni tanto, mi piace accettare le loro proposte. Mi fa salire l'autostima alle stelle.»
 «Come se ne avessi bisogno! Tutto avrei potuto immaginare, tranne che venissi ingaggiato come modello.»
 «Perché tu ricordi l'Andy grassoccio e sgraziato. Hai idea di quanto si possa cambiare in cinque anni?»
 «Ora sì!» Poso il biscotto e faccio una pausa. Il mio stomaco è già pieno.
 «Comunque anche io ho viaggiato, sono stata in Francia, in Italia e in Australia per degli scambi culturali. Sono stata anche in Giappone, dai parenti di mia madre. È stato il viaggio più bello della mia vita...»
 «Come stai vivendo il distacco da casa? Ti mancano i tuoi?»
 «Non posso negarlo... un po' mi mancano.»
 «Ti capisco... deve essere stata dura decidere di andarsene così lontano.»
 Intuisco che voglia arrivare a indagare sui motivi della mia partenza. Ma non è quello il momento e il luogo per parlarne. Devo sforzarmi di cambiare argomento.
 «E tu invece? Ti sei dato da fare...»
 «A cosa ti riferisci?»
 «Alla tua ragazza!»
 «Ah sì... ma te l'ho spiegato. Non è una cosa seria... stiamo insieme da due anni, ma suppongo che non durerà ancora molto. Lei non ha intenzione di iscriversi all'università, per cui staremo lontani e questo finirà per dividerci.»
 «In breve... la lascerai prima di partire?»
 Ci guardiamo negli occhi e scoppiamo a ridere.
 «È così che va la vita... » Aggiunge sarcastico.
 «Tu, invece? Hai spezzato qualche cuore?»
 «Io? Uhmm... direi di no. Lo sai bene, sono molto selettiva.» Mi sforzo di sorridere.
 «Proprio nessuno? Impossibile. Non ci credo.»
 «Eppure è così. Credimi.»
 «Nessuna dichiarazione?»
 «No.»
 Sta per salirmi un fiotto d'ansia. Ho già iniziato a tremare. Nascondo le mani sotto il tavolo.
 Vedo che Andy mi osserva incredulo; ha capito che sono leggermente turbata. Apre la bocca per dire qualcosa, ma si ferma subito. Ha scorto qualcuno alle mie spalle e gli ha indirizzato lo sguardo.
 «Professor Clark!»
 Mi volto e scorgo un uomo sulla cinquantina, robusto, con la testa tonda e lucida, le labbra carnose e due folti baffi grigi guardarsi intorno, alla ricerca di un tavolo libero. Quando Andy lo chiama, lui ci individua e ci viene vicino.
 «Ciao Andy!»
 «Si sieda con noi! A quest'ora è difficile trovare un posto.»
 «Ti ringrazio!» Si siede di fianco a lui, davanti a me, e posa la sua enorme tazza di caffè e un libro che ho già visto, anzi, che ho già letto.
 «Lui è il nostro professore di storia. Forse vi siete già incontrati.» Dice Andy.
 l professore mi osserva e poi esordisce: «sei la ragazza nuova, o mi sbaglio?»
 Distolgo lo sguardo dal libro e metto per un istante a fuoco il suo viso.
 «È vero, mi scusi... sono proprio io.»
 «Noi ci conosciamo dall'infanzia. Da piccola veniva a trovare sua nonna qui.» Andy racconta brevemente la mia storia e la nostra amicizia.
 «Ti stai trovando bene alla Crown?» Mi chiede.
 «Per ora sì... anche se sono passati soltanto due giorni.»
 «Quali materie preferisci?»
 Il professore ha un tono amichevole e confidenziale. Sembra un tipo alla mano.
 «Quelle scientifiche... chimica e biologia. Ma adoro anche la storia e la letteratura.»
 «Molto bene! Hai già fatto qualche domanda universitaria?»
 «Sta aspettando risposta dalla Hopkins!» Anticipa Andy.
 «Davvero? Notevole! Ci vuole un punteggio molto alto per entrare... »
 «Ho raggiunto il 34 nell'ACT.»
 «Complimenti... è davvero tanto! Abbiamo guadagnato un ottimo elemento direi... » afferma guardando Andy, che annuisce fiero.
 «La ringrazio... »
 Adesso che ricordo bene, quello che ha posato sul tavolo, è il libro che ho finito di leggere in treno mentre venivo a Whitecliff. Unico elemento di svago che sia riuscito a distrarmi. Il professore si accorge che lo sto fissando e mi chiede: «lo conosci?»
 «Sì... ho finito di leggerlo due giorni fa.»
 «E ti è piaciuto?»
 «Molto... l'ho comprato in una fiera quest'estate. Mi avevano colpito la trama e soprattutto la copertina.»
 «Di cosa parla?» Chiede Andy.
 «È la storia di un uomo che si reincarna molteplici volte dopo essere morto, e ricorda esattamente tutte le sue vite passate.» Risponde il professore.
 «Un uomo che pur conoscendo alla perfezione tutti i rischi e i pericoli della società, i difetti dell'animo umano e le sue debolezze, continua a commettere gli stessi errori, continua a soffrire e a sperare di non rinascere più.» Aggiungo io.
 «Anche se dopo ogni morte, rinasce con una voglia sempre più forte di vivere la sua vita al meglio.» Conclude.
 «Wow... molto interessante. Chi è l'autore?»
 «Un certo Dorian Smith. La fiera era piena dei suoi libri, intere bancarelle tappezzate dai suoi romanzi. Ne ho trovati tantissimi persino nelle librerie del mio quartiere.»
 Gli rispondo.
 «Questo è il suo terzo romanzo. È considerato un fenomeno, un genio letterario come pochi negli ultimi decenni. Si pensa che conquisterà il mercato mondiale, ha già vinto diversi premi importanti e, se continua così, entrerà nell'olimpo della letteratura americana.»
 I suoi occhi piccoli e neri si sono accesi come due fari. L'entusiasmo e l'orgoglio con cui parla gli gonfiano il petto. Sembra quasi che lo conosca.
 «L'ha mai incontrato di persona?» Gli chiedo.
 «... no. Nessuno sa chi sia. Non lo sapevi?»
 «In che senso?» Chiede Andy.
 «Nessuno conosce il suo volto. Nemmeno questo nome sarà reale. Ha scelto di rimanere nel totale anonimato. I romanzi arrivano all'editore, col quale ha un regolare contratto, per via telematica e basta. Nessuno l'ha mai intervistato, né è mai riuscito a capire da dove arrivi il suo materiale. È particolarmente bravo a non lasciare alcuna traccia di sé.»
 Restiamo tutti in silenzio.
 «Che storia incredibile.» Afferma Andy.
 «Non mi sono mai chiesta che faccia avesse. La copertina è enigmatica, c'è un volto oscuro, di profilo, che guarda verso un orizzonte inesistente. Mi ha subito dato l'impressione che non fosse il protagonista del romanzo, ma proprio lui, l'autore. È come se attraverso la copertina e le parole stesse del libro, voglia dire qualcosa di se... voglia trasmettere un messaggio. Forse è molto solo, ha commesso degli errori, sente di avere delle colpe e non sa come rimediare. Forse ha soltanto bisogno di essere compreso.» Mi lascio andare a intime osservazioni. Presa come sono dai miei problemi, dimentico quanto ci sia di bello e interessante, intorno a me, di cui parlare. Quel libro mi ha dato conforto e mi ha aiutata a sopportare il silenzio e la solitudine del mio cuore.
 Il professor Clark mi ha ascoltata con attenzione.
 «Sei una lettrice molto attenta... oltre che una bella mente.» Mi dice con fermezza. Continua ad osservarmi, come se fosse stato colpo da un'idea o da un'illuminazione improvvisa. Reggo il suo sguardo, fino a quando non inizio a sentirmi a disagio, così lo abbasso. Cosa starà pensando?
 «Adesso devo andare ragazzi... è stato un piacere. Vi saluto. A domani!»
 Salutiamo il professore e decidiamo di andare via. Andy si offre di darmi un passaggio con la sua decappottabile rossa.
 Arriviamo davanti casa e vedo che Beky è già rientrata.
 «Grazie del passaggio e della chiacchierata.» Gli dico aprendo lo sportello.
 «Sai che diventerà uno dei nostri ritrovi?»
 «Quei biscotti mi faranno uscire una marea di brufoli.»
 «Impossibile... » mi dice sorridendo. La sua dolcezza è come una ventata di aria fresca in un giorno di caldo torrido. Non ne percepivo così tanta da molto tempo.
 Lo saluto e chiudo lo sportello.
 Mia nonna diceva sempre che per una brutta persona ce ne sono almeno due bellissime, altrimenti l'uomo si sarebbe estinto.
 Io penso di aver trovato la prima.

   
 
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