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Autore: _xhiLauren_    21/03/2020    1 recensioni
In un futuro in cui il mondo è diviso tra progresso e devastazione.
Compiuti i vent'anni viene data a ciascuno la possibilità di migliorare la propria condizione di vita passando ''al lato migliore''. Il lato migliore ha un nome e si chiama Arca. Accedervi non è semplice; gli abitanti dell'Arca sono considerati superiori, puri e privi di difetti. Lo scopo del processo è quello di selezionare tra i candidati solo quelli degni di vivere in un mondo perfetto come l'Arca. La selezione avviene attraverso prove fisiche e mentali, colloqui e test di vario genere. Solo il 3% della popolazione riesce a superarli. Il restante 97% è costretto a vivere in una gigantesca favela.
Una situazione bizzarra, fuori dal comune e certamente discutibile. Che razza di mondo è se costringe più della metà della popolazione a morire di fame? Ma questo non sono io a pensarlo, ma Clarke, che si trova tra coloro che affronteranno il processo. Ma con quali intenzioni?
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, John Murphy, Lexa, Raven Reyes, Sorpresa
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cambiare si può. Il luogo dove poter vivere la vostra vita perfetta esiste. Siate il vostro cambiamento, parte tutto da voi. Ve lo meritate e ciò che desiderate più di ogni altra cosa vi aspetta dall'altra parte. Compiuti i venti anni le porte dell'Arca si apriranno e con esse la vostra possibilità di gratificare gli anni di lavoro e sacrificio che hanno preceduto questo momento. Varcate le soglie sarete voi a determinare il vostro destino. L'Arca e l'intera equipe vi aspettano e vi augurano buon viaggio. Che possa ciascuno di voi diventare ciò per che desidera diventare. Che possa ciascuno di voi ottenere ciò che merita.
 
Lo lesse due volte. Poi ancora e ancora. Si soffermava su ogni parola, cercava di studiarne il tono e l'intenzione. Se l'aveva scritto uno di loro dietro quelle quattro righe si nascondeva una logica che doveva necessariamente conoscere. Quella logica doveva diventare la sua logica e se non voleva sbagliare doveva ripetersela a mente più e più volte. Mettere a tacere la sua voce e i suoi pensieri e pensare come loro. Sarebbe stata spudorata. Spudorata e falsa. Quello era il cortometraggio per cui si era tanto preparata e la sua doveva essere una recitazione da oscar. Nessun passo falso. Trasparenza zero. Fidarsi mai, di nessuno. Respirare, riflettere e poi rispondere. Respirare riflettere e poi...
''Sei già sveglia? LO SAPEVO!''
Clarke sussultò per lo spavento.
''Scusa, non volevo spaventarti, scusami ''
Si girò in direzione della voce. Una testa sbucava dalla porta semichiusa della sua camera e due occhi scuri e frenetici la stavano scrutando.
''Ciao Shana'', salutò.
''Ciao. E scusami. C'era la porta d'ingresso aperta e ho bussato ma non rispondeva nessuno così sono salita. Pensavo di trovarti già pronta, anche se effettivamente è un po' presto.'' disse ridendo.
Clarke scosse la testa e non poté fare a meno di ricambiare il sorriso.
''No, hai fatto bene a passare. Se non fossi passata mi sarei sicuramente dimenticata e avrei sicuramente trascorso la giornata come se fosse un giorno qualunque''
''Ha ha, sei divertente. Pensavo che il tuo buon umorismo se la prendesse comoda e si svegliasse dopo le dodici e invece.. ''
Clarke ridacchio e alzò gli occhi al cielo.
''Non pensare che io sia sveglia, disse mentre prendeva dei vestiti dalla sedia, perché non è così''.

Entrò in bagno e si guardò allo specchio. Prese una ciocca di capelli e la portò al naso per sentirne l'odore. Pensavo peggio, disse a bassa voce a se stessa. Si sfilò i vestiti e aprì il rubinetto. Un filo sottile d'acqua iniziò a scorrere. Con le mani a conca, aspettava di accumularne un po' per poi portarla al viso. Fece lo stesso con le braccia, poi con il resto del corpo.
''Ti sentivo farfugliare. Sarai agitata. Io lo sono. Tu sei agitata?''
Continuò a bagnarsi, se così si può dire. L'acqua gelida le pizzicava il corpo. Uscì dal bagno indossando una variante dei vestiti che usava per dormire. Stessa taglia, stesso tessuto ruvido, ma di un colore diverso.
''Un pò lo sono, si'', rispose.
Ma per ragioni che non possono essere dette ad alta voce, pensò.
Clarke fece cenno all'amica di seguirla con la testa, uscì dalla camera e si diresse al piano di sotto.
''Vuoi mangiare qualcosa?''
''Assolutamente no. Ho lo stomaco chiuso, non riuscirei''
Clarke tirò fuori dall'armadietto una brioche. L'addentò.
''E' così deliziosa che non sa di niente'' disse scherzando.
''Presto mangeremo cibo vero. E avremo un letto vero, e dei vestiti morbidi di un materiale non irritante, e chissà quali stregonerie ultraspaziali tra le mani. T'immagini? Abbiamo aspettato così tanto.. credevo non arrivasse più questo giorno. E adesso.. Ci siamo. Ho quasi paura'' Shana gesticolava mentre lasciava fuoriuscire il suo entusiasmo.
''Quasi?''
''Di non passare, si. Quasi, perché passeremo. Siamo persone oneste, siamo sempre state oneste, nonostante tutto. Noi rientreremo in quella percentuale, l'Arca lo sa. Sa che ce lo meritiamo. Governa la giustizia dall'altra parte giusto? Premiano la gente per bene e noi lo siamo. Passeremo''

Shana recita bene la sua parte. Il suo entusiasmo e le sue parole sono quelle di chi ci crede. Una fedele sostenitrice del processo e dell'Arca, ecco il personaggio che devo interpretare. Ecco come lo devo interpretare. Non varcano la soglia gli scettici, giusto? Non avrebbe senso se fosse così. O forse arrivati dall'altra parte ti inculcano ciò che gli fa comodo... Come dei giocattoli in serie saremo sfornati, uguali, tutti, uno ad uno. Se nessuno pensa davvero con la propria testa e tutti appoggiano ciò che a loro fa comodo si ottiene la città perfetta, giusto?

''..o faremo tardi. Clarke, mi stai ascoltando?''
Clarke alzò lo sguardo.
''Scusa, non stavo ascoltando. Sono pronta comunque. Andiamo e parliamo strada facendo, va bene?''
Shana annuì e le due uscirono lasciandosi la casa alla spalle.

La città è divisa, per motivi convenzionali, in distretti. Non ci sono mura o confini tra un distretto e l'altro, essa appare come un'unica grande città, laddove grande è un eufemismo. Non ci sono reali differenze tra un distretto e l'altro, di nessuna natura. Siamo gli altri, tutti quanti, indistintamente. Se vogliamo vederla su questo piano allora anche questo è un lato del globo dove regna giustizia. Non c'è chi è più ricco di altri, l'assistenza sanitaria è semi assente per tutti, non ci sono ladri o truffatori perché non c'è niente da rubare. O meglio, i delinquenti ci sono. Ma rubano per sopravvivere, questo quindi non li arricchisce ma li aiuta a superare la giornata, il che ha un non che di nobile. Qui c'è giustizia perché qui la miseria non attua distinzioni. E poi c'è l'Arca.

''Sei un po' distratta. Sei sicura che vada tutto bene?'' Shana frenò i pensieri di Clarke.
''Credo di si. Sarà l'agitazione''
Ma non è l'agitazione.
''Ehi, numerosi come sempre. Guarda''

C'erano altri ragazzi per strada. Oltrepassarono una famiglia che in lacrime abbracciava il figlio. Clarke pensò a sua mamma.
Ogni trenta giorni questo spettacolo si ripeteva. Centinaia di ragazzi salutavano le proprie famiglie e le strade si riempivano di giovani in marcia. Per coloro che abitavano al distretto numero uno il viaggio durava una manciata di minuti. Clarke abitava al diciannovesimo ma con un passo sostenuto in poco più di un'ora sarebbe arrivata a destinazione. Lo sapeva perché quel tragitto lo aveva già fatto e sapeva anche cosa l'aspettava una volta giunta ai piedi della Montagna. Le era capitato diverse volte di mettersi in viaggio per andare a curiosare.

Ogni candidato aveva un chip identificativo sottocutaneo inserito dietro la nuca. Qualche giorno prima dell'evento erano chiamati per effettuare l'iscrizione al processo e se non c'erano irregolarità a fine visita tornavi a casa con un piccolo segnetto per niente dolorante. Questo, aveva pensato Clarke, era solo un piccolissimo assaggio di ciò che la loro medicina era in grado di fare. La gente muore per il dolore post intervento dalle nostre parti e dalle loro sono in grado di inserire un aggeggio estraneo nel corpo con un invasività pari a zero. Ma a ognuno spetta ciò che si merita, giusto?

Arrivati all'ingresso, che non era ancora l'ingresso dell'Arca ma quello che ti permetteva di andare oltre la Montagna, il gruppo di viaggiatori si divide in file. Per ogni fila una via d'accesso. Ad attenderti un grosso monitor e un controllore in divisa. Questo accoglie con un sorriso e punta come da procedura un sensore nel punto dove è stato inserito il chip.
''Buongiorno Candidato, si identifichi per favore'' disse, sempre seguendo la procedura.

Si schiarì la gola, ''Clarke Griffin''.
Seguì un bip e sullo schermo comparve il suo volto e i suoi dati. Una cornice verde si accese sul monitor e seguì un suono simile a quello emesso dal sensore. Il controllare, senza mai smettere di sorridere, le porse una sacca, le augurò buon viaggio e la invitò ad oltrepassare le porte che si aprirono al suo segnale. Tutto ciò che sapeva finiva lì. Si guardò attorno, era ancora all'aria aperta. Imitò gli altri ragazzi e curiosò anche lei dentro la sacca. C'era una borraccia d'acqua e delle barrette. Carino da parte loro.
''Clarke! Hai visto? Non siamo neanche arrivati e già ci viziano'' Shana la raggiunse.
''E' buonissima cazzo ''
Clarke rise.
''Io le conserverei per dopo. Ci aspetta una lunga scalata'' disse guardando davanti a se ''e chissà per quanto dovremmo camminare''
''Infatti..'' disse Shana con la bocca piena ''Volevo solo assaggiarle. Adesso le metto via. Tu va avanti e non ridere. Giuro che assaporo solo un altro boccone e poi le metto via''.
Clarke scosse la testa.
''Non ti darò le mie quando mi supplicherai di farlo perché la fame ti divora'' le urlò con tono scherzoso dandole le spalle.
''Ei! Fai già squadra da sola?''
''Mors tua vita mea'' scherzò Clarke allungando il passo.
''Fanculo Griffin. Ti infastidirò per tutto il tempo. Sarà il mio essere logorroica la tua punizione per averlo anche solo pensato. E' inutile che corri, posso infastidirti anche da qui!''

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Camminarono tanto, ma non seppero dire quanti chilometri percorsero in totale. Capirono di essere arrivati quando un'enorme struttura metallica scintillò davanti ai loro occhi.
E' l'Arca? Chiese qualcuno. Non è l'Arca. Qui svolgeremo le nostre prove e se e solo se le supereremo andremo dall'altra parte. Voi sapete che tipo di prove saranno? Sono sicura che la ragazza che ci sta venendo incontro ce lo dirà molto presto.

''Benvenuti candidati. Prego,da questa parte''
Clarke e Shana si lanciarono uno sguardo.
''Venite avanti, fate spazio anche agli altri, così che tutti possano sentire. Ecco, così. Quella che vedete alle mie spalle è la struttura dove alloggerete per i prossimi giorni e dove svolgerete quelli che noi chiamiamo test. Non allarmatevi, vi verrà spiegato di volta in volta in cosa consistono. Sono stata incaricata di accogliervi ma non c'è molto altro da dire, lo vedrete con i vostri occhi. E, in ogni caso, la mia è solo un accoglienza formale perché vi sarà nuovamente dato il benvenuto dai nostri direttori. Mi sembrate alquanto stanchi. Seguitemi. Avrete un'ora a disposizione per ricaricarvi prima del vostro colloquio. Da questa parte''

''Colloquio?'' bisbigliò Shana.
Clarke alzò le spalle e ricambiò lo sguardo interrogativo. Seguirono la donna e si avvicinarono all'ingresso della struttura. Con una chiave magnetica aprì la porta e fece loro cenno di entrare. Clarke osservava ogni cosa scrupolosamente. La porta non aveva maniglie, neanche all'interno, e la sola cosa che l'apriva era una specie di tessera elettronica che di certo non veniva distribuita a ciascun partecipante. Non si entra o esce a piacimento a quanto pare.
Entrarono in una sala medio grande completamente spoglia. In fondo alla stanza una decina di porte. La donna ordinò di entrare uno per volta e Clarke e Shana aspettarono il loro turno.
Avevano mille domande ma rimasero in silenzio. Dovevano solo pazientare, il tempo avrebbe dato presto loro delle risposte.

Fu il turno di un ragazzo, scomparve oltre la porta ma Clarke non riuscì a vedere cosa c'era all'interno. Subito dopo sarebbe toccato a lei. Aspettò un paio di minuti poi un bottone si illuminò e divenne verde.
Si voltò per guardare Shana e lei ricambiò con un sorriso di incoraggiamento. Clarke schiacciò il pulsante, la porta si aprì e scomparve anche lei. Si ritrovò al buio. Durò solo pochi secondi, poi si accese una luce.

Era in una stanza quadrata molto piccola. Da una delle pareti uscì automaticamente quello che sembrava un cassetto. Clarke si guardò attorno. Nel cassetto un cartoncino colorato sul quale erano disegnati degli abiti, sotto, in corsivo, la scritta depositare qui. Sul soffitto un asta metallica. Una doccia? Clarke si sfilò i vestiti, un po' titubante. Li infilò nel cassetto ed ebbe la conferma di aver fatto la cosa giusta perché questo iniziò a ritirarsi fino a scomparire.

Da quello che doveva essere un erogatore iniziò a scendere dell'acqua. Era calda. Sentì il corpo rilassarsi sotto il getto e pensò che piacevole non era abbastanza per descrivere la sensazione. Quando l'acqua smise di scorrere si aprì una porta che si richiuse non appena Clarke la oltrepassò. Si ritrovò in un'altra stanza, identica alla precedente. C'era però un tavolino dove trovò un asciugamano e una strana capsula in metallo della lunghezza di un braccio. L'aprì e trovò al suo interno dei vestiti. Li accarezzò per sentirne il tessuto e sorrise al tocco. Shana aveva ragione.

Li indossò, schiacciò il bottone sulla porta, la porta si aprì e si ritrovò in un'altra stanza. Questa volta però non era da sola, vi erano radunati anche altri candidati. Venne loro incontro un uomo e li salutò cordialmente. Si presentò e chiese se andava tutto bene perché se così fosse avrebbero immediatamente proseguito con il colloquio, in caso contrario invece avrebbero potuto aspettare qualche minuto e prendere fiato.

''Di che si tratta?'' chiese un ragazzo.
''Vi verranno fatte delle domande, nulla di preoccupate'' si limitò a spiegare l'uomo in divisa.
Clarke guardò prima i candidati uno per uno ma non trovò il volto familiare che cercava, così decise di proseguire. L'uomo li portò in quelle che dovevano essere delle postazioni. Erano una quindicina, forse di più, ben distanziate tra la loro. Prese posto in quella più vicina e fu accolta da un uomo, forse sulla cinquantina? Portava anche lui l'uniforme contrassegnata da un simbolo che immaginò fosse quello dell'Arca. Fece ondeggiare la sua mano a mezz'aria e uno schermo si materializzò tra loro. Carino, pensò.

Iniziarono a scorrere dei dati leggibili solo per il suo interlocutore.
''Clarke Griffin, è corretto?'' chiese l'uomo senza distogliere lo sguardo dalle scritte.
''Si, sono io''
Una domanda futile, il suo volto e i suoi dati personali erano registrati e nelle loro mani. Sapevano chi era perché lo schermo glielo suggeriva, non avrebbe potuto essere qualcun altro.
''Perfetto'' disse l'uomo e fece ondeggiare ancora una volta la sua mano. Le scritte scomparvero. Adesso i suoi occhi erano concentrati su di lei.
''Avrai molte domande''
Clarke sorrise debolmente.
L'uomo continuava a fissarla intensamente, in silenzio. Si sentì profondamente in soggezione. Capì che non era un affermazione.
''Immagino di si''disse titubante.
''Immagini?''
Clarke annuì.
L'uomo non sembrò soddisfatto. Ancora i suoi occhi penetranti fissi su di lei. Non capiva. Era la prima volta che si trovava in una situazione del genere ma pensò che se l'obiettivo era instaurare una dialogo l'approccio iniziale non era proprio dei migliori e la conversazione sarebbe morta di li a poco.

''Lo immagini perché hai dedotto dalla mia domanda che io volessi questo da te, o hai davvero delle domande?''
Clarke lo studiò attentamente. Gli occhi, l'espressione, la postura. Ma non c'era niente che lo tradisse, era impassibile. Fece l'unica cosa che si era esercitata a fare. Si prese del tempo per riflettere e respirò profondamente.

''Ho delle domande'' disse. ''E' anche questo un test?'' chiese.
L'uomo piegò la testa a destra e a sinistra ''Si e no''.
Probabilmente lo era. Altrimenti perché non passare direttamente alle prove vere e proprie? Perché perdere tempo interrogando un centinaio di ragazzi? Di certo non per conoscerli. Lo sguardo di Clarke fu attirato da un numero lampeggiante sullo schermo. La loro conversazione era cronometrata. Non aveva altre ipotesi e doveva scegliere in fretta la strada da percorrere. Si raddrizzò sulla sedia e cercò di assumere una postura rilassata. Se aveva ragione le serviva tempo per capire cosa voleva il suo esaminatore.
''E' solo una formalità'' disse l'uomo annoiato. ''Le farò delle domande e le chiedo di rispondere sinceramente. Cominciamo?''
Clarke annuì.
''Che idea ti sei fatta dell'Arca?''
''Credo.. sia una ricostruzione della nostra Città. Ma qualitativamente migliore'' si affrettò a chiarire ''E credo.. che nasca per dare agli abitanti un luogo esente da ciò che di negativo esiste ''
''Ma perché l'Arca? Perché non migliorare una città già esistente invece di crearne una nuova?''
Già. Perché, Clarke?
''Perché si opera una selezione da ciò che non è perfetto.. per dar vita a qualcosa che lo sarà sin da subito. Che dovrà poi, più semplicemente, solo essere ampliato''
''Dar vita a qualcosa da zero quindi, una sorta di rinascita'' disse l'uomo inclinando lievemente la testa.
''Si'' rispose con sicurezza Clarke.
''E di cosa ti occupavi in Città?''
''Facevo il medico. Li affiancavo più che altro''
Sua mamma era un medico, lei.. stava ancora imparando.

La sua risposta deve averlo stupito ''Fantastico'' esclamò.
''Allora chissà se un domani non affiancherai uno dei nostri''
''Mi piacerebbe molto'' rispose Clarke sforzandosi di sfoderare un sorriso che sembrasse sincero.
''Bene.. Allora ti faccio un'altra domanda. Non ci sono molti medici in Città, giusto? Non pensi che la tua lontananza possa essere un danno?''
''Sicuramente degli altri..''
''Certo certo'' la fermò l'uomo ''Ma.. non è ingiusto il fatto che noi siamo numericamente superiori? Per non parlare delle apparecchiature e del fatto che sottraiamo periodicamente giovani che potrebbero apprendere questo mestiere o, come nel tuo caso, che lo stavano apprendendo''.

Clarke si irrigidì. Che diamine di domanda era?
''No, non penso che sia un danno ''
''Ma così è troppo facile, è troppo semplice. Voglio un ragionamento da parte sua e non una risposta secca''.

Non sapeva cosa dire.
Pensa Clarke, dannazione, pensa. L'uomo sospirò pesantemente. Fece per aprire la bocca, come se stesse per parlare ma non fece in tempo, qualcosa attirò la loro attenzione. ''No, la prego '' stava urlando un ragazzo ''la prego mi dia un'altra possibilità'' Proveniva da una delle postazione. Clarke si girò in direzione del frastuono.

''Mi faccia un'altra domanda, la prego! Me ne faccia un'altra, vedrà che risponderò correttamente, la prego!''
Vide due uomini irrompere nella stanza e avvicinarsi alla scrivania. Il ragazzo continuava ad urlare. Era bruno, magrolino, e adesso non più seduto ma sospeso a mezz'aria. I due uomini lo stavano sollevando per trascinarlo via. Il ragazzo agitava le braccia, scalciava, urlava di essere lasciato stare. Poco dopo venne accompagnato fuori. Clarke deglutì. Il suo interlocutore, invece, si comportò come se nulla fosse. Quella scena non doveva essere nuova.
''Ipoteticamente parlando'' disse costringendola a voltarsi ''non pensi sia ingiusto privare una parte della popolazione delle tue doti?''
Clarke si passò una mano fra i capelli, si bagnò le labbra e fissò l'angolo della scrivania per concentrarsi meglio.

Qual'era la risposta giusta? Quale doveva scegliere, cosa doveva dire? Cosa diamine voleva sentirsi dire? E se avesse scelto la risposta sbagliata? Non aveva alternative, doveva buttarsi. Cominciava a percepire il fastidio dell'altro. Così scelse e cercò di apparire più naturale e convincente possibile.

''Non vedo distinzioni'' iniziò ''Non.. non siamo forse tutti cittadini di questo mondo? Presterei comunque il mio servizio al popolo. Che io sia qui o da un'altra parte, che differenza fa?''
L'uomo la guardò intensamente. I dubbi o la paura di aver detto la cosa sbagliata non ebbero il tempo di farsi strada tra i suoi pensieri perché ricevette un sorriso in risposta. L'uomo in divisa agitò una mano a mezz'aria e lo schermo si illuminò. Inserì rapidamente dei dati, Clarke era troppo tesa per capire cosa stesse facendo.

''Questo mi basta per capire che lei è adatta a raggiungerci dall'altra parte. Può seguire la mia collega, l'accompagnerà nella sua camera'' picchiettò ancora una volta sulla sua tastiera invisibile ''Le auguro buona fortuna. Non vediamo l'ora di conoscere le sue abilità''
Clarke sentiva i muscoli ancora tesi. Ringraziò e con grande sforzo si alzò dalla sedia, come se non avesse il pieno controllo delle gambe. Sentì risuonare nelle orecchie la voce di sua madre.

Sarai sottoposta a test di ogni genere, devi essere pronta. Nessuno dei nostri è mai stato dall'altra parte quindi non posso dirti con certezza cosa troverai. Sta attenta. Devi entrare nell'ottica che tutto è calcolato nei minimi dettagli là dentro. Tutto è studiato, tutto ha una scopo. Qualunque sia la situazione che ti si presenterà davanti, non agire d'istinto ma prendi un respiro e guardati attorno. Chi c'è con me? Che cosa vogliono? Cosa vogliono che faccia? Come vogliono che mi comporti? Pensa. Pensa come penserebbero loro, rifletti e sta attenta. E quando avrai tra le mani la risposta.. agisci.

Quel dialogo, quelle.. domande un po' ambigue l'avevano lasciata perplessa. Ma adesso doveva tornare a concentrarsi. Qualunque cosa fosse, l'aveva superata, ce l'aveva fatta. Doveva ora solo trovare la lucidità e la calma per affrontare ciò che ancora l'attendeva.
Questo.. questo era solo l'inizio.

Note d'autore: Fine del primo capitolo, prendi fiato. Sono sei pagine di word, forse sono un pò troppe? Probabilmente anche gli altri capitoli avranno più o meno questa lunghezza, ancora non so. Che ne pensi? Ho volutamente omesso delle parti, vorrei che non fossero inzialmente chiare le intenzioni di Clarke. Sui manuali di scrittura c'è scritto che bisogna creare suspense e allora io... Comunque le scoprirai nel prossimo capitolo che spero di rilasciare entro un paio di giorni, massimo due. La parte più difficile da scrivere è stata l'ultima, il dialogo con l'esaminatore. Clarke è la protagonista e si sa, il protagonista deve farcela. Ma metterla in difficoltà e allo stesso tempo pianificare come sarebbe riuscita a cavarsela.. è stato strano. Non so neanche se sono riuscita nell'intento. Il problema è che ci saranno continuamente situazioni che la metteranno in difficoltà.. Sono buona e ti svelo in anticipo che nel prossimo capitolo farà il suo ingresso Murphy. Vedrai, vedrai, i manuali dicono che non devo dirti nulla, proprio niente di niente, mi spiace. Spero di trovarti nei commenti.
Buon fine settimana, Mar

 
   
 
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