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Autore: IrideNotturna    21/03/2020    3 recensioni
Siamo giá nel 2020 da soli 3 mesi e le cose non vanno propriamente bene. In corso c´é una Pandemia globale che sta piegando l´intera umanitá e la sta constringendo a rinchiudersi in casa non facendola avere contatti di alcun tipo. Alcuni sono riusciti a sfuggire al Virus, altri invece stanno lottando giorno e notte aggrappandosi a qualsiasi fonte per poter alleggerire le proprie sofferenze. Questa, é una raccolta di 40 brevi storie da 1000 parole circa per raccontare cosa succede nelle vostre mura e cosa é realmente é successo, passo dopo passo dagli inizi ad ora. Sotto chiave comica e drammatica cercheró di tirarvi su il morale tramite la scrittura, e che possiate vivere serenamente ovunque voi siate. Presto ci rialzeremo piú forti di prima!
Genere: Comico, Malinconico, Satirico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2: IL POSTO SICURO
 
Non ho mai considerato la Cina come casa mia. Sono nata e cresciuta in Italia anche se ho entrambi i miei genitori cinesi. Nessun sangue misto. Sono cinesi puri, appartenenti alla città di Changsha. Non ho la minima idea di come sia la vita li; non ho amici ma solo alcuni parenti che vedo speso e volentieri tramite i nostri altissimi mezzi di comunicazione che rendono più vicine queste lunghe distanze.
 L´Italia è la mia casa, la mia vita, il mio posto sicuro. È stata colei che mi ha cresciuta, mi ha dato un´istruzione, un buon sostegno economico ai miei genitori, che, tutti i giorni dell´anno, lavorano nel loro negozio e mi permettono in futuro di poter diventare qualcuno.

O per lo meno spero.

Quando ho visto il telegiornale quel giorno, e leggendo quella scritta a caratteri grandi, ammetto di aver avuto paura. Tanta paura. Ma non per me, no. Per mia madre e mio padre. La loro città natale, é molto vicina a Wuhan e mi è salita una tristezza assoluta vedere mia mamma piangere perché non poteva essere accanto alla sua in un momento così orribile. Mio padre doveva essere forte ma sulle sue spalle poggiava tutta l´economia familiare. Cosa avrebbe procurato questo Virus? Ma era ancora presto per dire e fare conclusioni affrettate. Avremmo superato anche questo.

Si, lo avrei voluto.

I giorni passavano, ma le cose peggioravano non solo a Wuhan, ma in tutta la Cina e, in Italia, iniziavano a diffondersi i primi contagi e il panico assoluto. Le chiamate successive che mia nonna mi faceva erano direttamente fatte dall´ospedale per dirci che loro erano stati colpiti dal Virus e stavano facendo tutti i controlli e messi in quarantena.
Era un giorno come gli altri quel fine Febbraio, quando andai a trovare mio padre al negozio; ma mai, prima d´ora, era stato così privo di vita e si percepiva la tensione crescere tra le nostra mura “Papà dove sono tutti?” iniziai non aspettandosi minimamente che io fossi lì “Shan, tesoro, non dovresti essere a scuola?” “Ci sono stata, ma oggi all´ultima ora mancava un insegnante e ci hanno fatto uscire prima” risposi poggiando il mio zaino dietro il banco “Allora?” “Ti hanno fatto qualcosa?” chiese raddrizzandosi sullo schienale della sedia serio e al contempo scuro in volto “No, cosa mi dovrebbero fare?” chiesi non capendo a cosa alludesse “Sei stata attaccata o aggredita?” “Papà sei impazzito?” “Rispondi per favore” “Assolutamente no! Perché mai qualcuno dovrebbe farmi qualcosa?”. La risposta non si fece attendere, solo che avrei preferito mille volte averla udita da mio padre, e non dalla finestra del negozio che veniva frantumata da una pietra. “La situazione sta peggiorando, i casi di contagiati dal nuovo Virus sono aumentati a dismisura nel Nord Italia, e ora hanno paura che noi lo portiamo qui al Sud” mi spiegò mentre prendeva il telefono per fare il numero della Polizia “Sono già i terzi oggi, che vengono a vandalizzarmi il negozio, e questa è la più grave”. Mentre mi parlava, la sua voce non era arrabbiata, ma stanca e abbattuta. Non lo avevo mai visto così e, in quel momento, non sapevo assolutamente cosa fare e come agire.
Lasciai mio padre parlare con gli agenti, mentre io cercavo di farmi una chiara mappa mentale sul come alcuni di queste persone abbiano iniziato ad additarci come portatori di questo ignobile Virus. Pensavo che fosse solo un caso quello che la mia migliore amica mi diceva stamattina al cambio dell´ora. I suoi genitori hanno un ristorante nel centro cittá ma giá da due sere, non avevano alcun tipo di clientela. Ora anche il negozio di mio padre era stato duramente colpito in tutti i sensi e mi fa strano che alcuni clienti fissi, che passavano anche solo per salutarci, non sono venute.
Io, che non ho mai visto la Cina, se non tramite il cellulare; mio padre e mia madre vivono in Italia da più di 20 anni ormai; come possono dirci che siamo la causa del Virus? Per non parlare di quello che ho visto sentito nei giorni successivi. Prendevano di mira chiunque avesse dei lineamenti asiatici e lo tormentavano in ogni modo possibile, che fosse maschio o femmina non aveva importanza. Di quello che io stessa ho subito a scuola: insegnanti che mi hanno messa isolata in un angolo della classe per non contagiare gli altri, i miei compagni che mi deridevano e mi additavano come minaccia mortale e ho subito ogni sorta di bullismo.

Io, però, andavo avanti.
Non ho mai parlato con nessuno di questi episodi.

Agli inizi di marzo, mio padre chiuse il negozio, e fu costretto a lasciare a casa la nostra compagna, amica e dipendente italiana; che ci ha aiutato in ogni modo possibile. Le riferì il messaggio con gli occhi colmi di lacrime che non poteva più permettersi di pagarla e lei, in tutta risposta, lo abbracciò dicendogli “perdonaci, non siamo tutti uguali”, ma questo mio padre lo sapeva perfettamente.

Quello sarebbe stato l´ultimo abbraccio che lui ricevette da un´estranea.

Mia nonna è morta proprio il giorno in cui è stata dichiarata la pandemia globale e mio nonno la seguì poco dopo per non avere più le forze di continuare a vivere senza di lei. Lo avevano comunicato a mia madre alcuni infermieri con cui si teneva in contatto. Hanno sofferto. Non si sono nemmeno salutati, guardati o abbracciati. L´ultimo gesto di addio non c´è stato e il dolore è stato troppo forte per loro; così anche per i miei che hanno iniziato ad avere un vero e proprio declino.
 Ci hanno chiamato torturatori di cani, mangia schifezze, portatori di epidemie e malattie di vario genere. Ci considerano la parte più sporca del mondo in cui andiamo in giro con le ciabattine e vestiti di stracci. Però, vi piacciono molto le cose che ni produciamo e vendiamo per voi. Vi piace risparmiare e spendere pochi spiccioli per delle ´Cacatine´ come voi le chiamate. Quando non trovate qualcosa da altre parti, avete sempre in mente di ´Passare dai cinesi´ a comprarle e volentieri ci entrate. Ma dove eravate quando noi avevamo bisogno di voi?
L´Italia è un posto meraviglioso pieno, per la maggior parte, di persone altrettanto meravigliose. Ma un tempo, questo era il mio posto sicuro.
Parlo al passato perché adesso, un posto sicuro, non esiste.

 
   
 
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