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Autore: Baudelaire    21/03/2020    12 recensioni
Anche questa storia si ispira al manga, ed è una parte del manga che mi ha colpita tantissimo.
André e la sua disperazione, che lo porta quasi a commettere un'azione infame.
Ho provato a sviscerare questo André, capire quello che può aver provato per arrivare a compiere un'azione tanto grave.
L'ho fatto con sentimento, come sempre, provando ad immedesimarmi in lui.
Oscar, qui, si rivolge a se stessa come se fosse un uomo. Lo fa in tutto il manga, perciò ho lasciato inalterato questo aspetto.
Genere: Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Un amore impossibile, in terra e oltre la morte.
A che mi serve quest’occhio maledetto, sopravvissuto all’altro, la cui visuale a volte si offusca, facendomi vacillare come un dannato ubriaco?
A che serve, amore mio? Dimmelo tu. Forse, a vederti tra le braccia di un altro? Saperti conquistata da lui, il rivale con il quale mai potrò competere?
Battaglia persa, la mia. Nulla potrei mai, contro di lui.
Lui, che può giungere al cospetto di tuo padre per chiedere la tua mano.
Lui, che ha tutto da offrirti, onore, sangue, prestigio, dignità.
Lui, il cui amore può farsi vanesio agli occhi di questo mondo spietato, superficiale e crudele.
Lui, che mai sarà oltraggiato, deriso, gettato a terra come un ammasso informe di stracci.
Lui, così diverso da me, che mai potrà amarti quanto me.
Eccola, la soluzione.
Nemmeno lui ti avrà.
Oh no, che io sia dannato!
Brucerai con me all’Inferno!
No, che dico! Ti amo troppo per augurarti questo!
No, mio Dio, no! Manda me dritto all’Inferno, che io sia confuso tra i maledetti!
Ma risparmia lei, cuore angelico dalle mille virtù, beltà assoluta la cui anima merita solo l’azzurro del Paradiso, che ha il colore dei suoi occhi.
Ci separeremo, dunque. Se non può dirsi mia nemmeno oltre questa lurida vita terrena, che sia!
Io tra le fiamme, lei tra gli angeli!
Tacerò, nell’attimo terribile in cui le porgerò il calice del tradimento. Berremo all’unisono, con labbra tremanti, il vino del peccato. Le terrò la mano, nell’attesa spasmodica che la Morte sopraggiunga, pronto a spiccare il volo insieme a lei.
Ci libreremo nell’aria, amore mio, liberi, finalmente.
Ti porterò con me, sarai te stessa.
Afferro i calici. Perché queste mani tremano, André? Non sei forse sicuro di ciò che il tuo arido cuore sta per mettere in atto? Assassino, questo sei.
Ma non cedo, ostinato, incurante dell’atrocità che sto per commettere.
Non ho pietà, nemmeno per lei.
Verso il veleno, velocemente mescolo, terribile la colpa che sta per macchiare queste mani, ma spietato ignoro la voce dell’innocenza che cerca di fermarle.
Busso, apro la porta.
Eccola, bella come sempre.
Perché piange?
Ha un libro tra le mani.
“La Nuova Eloisa.”
Rousseau.
Alza il viso su colui che sta per abbattere sul suo capo innocente la sua ascia mortale.
“Non capisco perché, André, ma da un po’ di tempo non riesco a trattenere le lacrime. Eppure, quando l’ho letto la prima volta, non mi sembrava niente di speciale. Lacrime senza una ragione, mi si stringe il cuore…”
Stille scintillanti che rendono quegli occhi ancora più belli.
Perché ti fa piangere, amore mio?
Tu lo sai, vero?
Dimmelo, so che lo sai.
Ma non oso chiedere, a malapena riesco a pensare.
Non posso indugiare.
Devo agire, anche se tremo.
Devo agire, o il coraggio verrà a mancare.
Agisci, bruto, compi l’infamia e poi brucia all’Inferno per l’eternità.
“Ti ho portato il vino.”
La mia voce è calma.
“Oh, grazie.”
Oh, non ringraziarmi, amore mio. Tu non sai, tu non conosci, tu ignori l’essere abietto che ti sta di fronte!
“Posso… posso berlo insieme a te?”
Eccola, la richiesta fatale.
“Perché oggi me lo chiedi?” – mormori stupita.
Ne afferri uno, a caso.
Uno vale l’altro, entrambi decreteranno la nostra condanna a morte.
Ma tu non lo sai.
Afferro il mio e brindiamo.
“Sai, André, si dice che un uomo, quando arriva il momento di morire, torni alla sua infanzia.”
Spalanco gli occhi. Perché dici questo? Perché?
“Ma io… mi viene in mente solo una volta in cui cercavo di essere adulto, con tutto me stesso. Prima ancora di finire l’Accademia Militare, fui scelto da Sua Maestà per fare parte della Guardia Reale, al servizio della principessa Maria Antonietta. Ero così felice, deciso a proteggerla, quella principessa di rara bellezza, anche a costo della vita!”
Scoppi a ridere, di un riso triste, vuoto, inconsistente. “A quanto pare, non avrò una vita lunga.”
Parole che sono come lame taglienti per il mio animo inquieto e tormentato.
Sono ipnotizzato, incredulo, svuotato.
Sono un pazzo.
Sono un folle.
Ma tu sei più veloce della mia mente annebbiata.
Porti il calice alle labbra, ed è un attimo. Sono addosso a te, con tutta la mia forza, con tutta la mia disperazione, con tutto il rimorso che questo cuore maledetto e consumato può provare.
“Non berlo, Oscar! Non bere! Non bere! Non berlo!”
Grido, urlo mentre il calice cade a terra in mille pezzi, il vino una pozza di sangue che si allarga sul pavimento.
Sei a terra, spaventata, te lo leggo negli occhi.
Io, sopra di te, tremante, delirante, agghiacciato dalla mia stessa pazzia.
Mi guardi, e non mi riconosci.
Ti guardo, e non so più chi sono.
“André.”
La tua voce è sottile.
Distolgo lo sguardo.
Mi alzo e raccolgo i cocci.
Ho orrore di me stesso, non riesco nemmeno a guardarti.
Che cosa stavo per fare?
A tal punto è giunta la mia pazzia?
A questo sono arrivato? Pensare di togliere la vita all’unica persona che per me conta in questo mondo?
Morire per te, con te. Con quale diritto, mio Dio? Con quale diritto?
Una scheggia penetra la mia carne infetta. Il sangue zampilla, ha lo stesso colore del vino avvelenato, lo stesso veleno che scorre nelle mie vene.
Sì, Oscar, sono veleno, anche se non ho assaggiato una sola goccia di quel fiele.
Sei tu che mi hai avvolto con le tue spire, morbida, silenziosa, letale, e ignara hai avvelenato questo cuore per l’eternità.
Non ho scampo, non sarò redento.
Morirò, non per opera di questo vino mortale, ma per opera di Amore.
“André, la tua mano.”
Sei vicina, troppo.
“Non avvicinarti!”
Ti ritrai di colpo, spaventata dal mio grido che squarcia il silenzio.
Atterrita, mi guardi e, di nuovo, non mi riconosci.
“Ti porterò dell’altro vino.” E’ tutto ciò che mi resta da dirti.
Sei viva e non mi sei mai sembrata così bella. In te scorre il sangue, sento il battito del tuo cuore.
Ti proteggerò, fino alla morte.
Esco da questa stanza, senza una parola.
Ora lacrime silenziose e bollenti solcano il mio viso.
Le merito. Le lascio scorrere, grato che siano celate alla tua vista.
Reggo con mani tremanti il vassoio sul quale ho posato i cocci di vetro infranti, macchie rosso sangue su di essi.
Uguale al mio cuore: infranto e sanguinante.
   
 
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