Serie TV > Sherlock (BBC)
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Autore: LilithMichaelis    21/03/2020    0 recensioni
Tu mi ricordi una poesia che non riesco a ricordare
una canzone che non è mai esistita
e un posto in cui non devo essere mai stato.
(Efraim Medina Reyes)
____________________________________
Una raccolta di One shots, senza pretese. Persone diverse, tempi diversi, luoghi diversi, la musica come unico denominatore.
1. Broken - Johnlock
2. No Time To Die - Sherlock Version
3. No Time To Die - John Version
4. The Only - Mystrade
5. I will go to you like the first snow - Mystrade
6. Melted - Eurus
7. All I Want - Johnlock
8. My Flower - Johnlock (angst)
9. Demons - Johnlock
10. Orbit_ - Parentlock
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Song: Demons - Jacob Lee
Link: https://www.youtube.com/watch?v=bOGfHNmrQ-E
Live: https://www.youtube.com/watch?v=2QTDcffpunY

My heart is weak
Tear it down piece by piece

«It is what it is»
Parole che spezzano il cuore. Parole che distruggono muri eretti a difesa di personalità infrante, di sentimenti calpestati, di amori stracciati.
Parole che suonano rassicuranti, ma che sanno di sconfitta, di amarezza, di delusione, di rinuncia.
Parole di conforto per uomini disperati, parole pronunciate per calmare tempeste, ricevute come un uragano.
Parole pronunciate con leggerezza nei vari corsi e ricorsi di una vita, ascoltate con la durezza di una fine. Con la certezza di un punto fermo alla fine di una frase.
Parole che, per John Watson, significano la conclusione di un'illusione creata per non dover affrontare la brutalità di una realtà che non si sarebbe mai aspettato di vivere.
Tuttavia, per quanto riluttante fosse, era giunto il momento che John affrontasse la verità, che si immergesse in quel mare agitato che era la sua mente, che nuotasse fino alle sue profondità, che si lasciasse trasportare dalla corrente, fino a giungere ad un'oasi tranquilla, mentre la tempesta intorno a sè lasciava spazio ad un terreno nuovo.
Possiamo sfidare il tempo, provare a rimandare l'ora finale, ma nessuno di noi può scampare al suo destino. Per quanto John avesse provato ad evitare Sherlock, mentendo a se stesso, odiando quell'uomo che tanto aveva ammirato, la resa dei conti era giunta, e il medico si apprestava ad affrontarla tra le braccia del detective che aveva allontanato dal suo cuore.
«... we might all just be human»
«Even you?»
«No. Even you»

Sherlock aveva ragione. Siamo tutti umani. Anche loro due.
Il dolore è la forma più intensa dell'essere umano.
John Watson, ammettendo a se stesso di aver perso per sempre sua moglie, di non riuscire a odiare l'uomo che gli si piazzava di fronte, di non essere pronto ad affrontare tutto questo da solo...
Era estremamente umano.

Leave me to think
Deep in my structure, I think I still love her
But I need some sleep

Raramente la vita va come nelle favole. Non esiste il "e vissero tutti felici e contenti", il principe non sempre trova la sua principessa.
E quando la trova, lei non lascia i suoi afftetti per seguirlo.
Amare è una conseguenza dell'essere umani. Avvicinarsi così tanto a qualcuno da poter condividere con esso tutte le parti più profonde e recondite del sè è un bisogno che tutti nella vita provano. Ma l'Amore non ha una forma, è cangiante, si trasforma in ciò con cui noi lo definiamo. Non esiste un amore unico ed univoco e John fu costretto a confrontarsi con quella consapevolezza con la forza di un treno che colpisce un muro al massimo della velocità.

Comprendere se stessi è un processo lento ed eterno, raramente coinvolge reazioni spontanee ed impulsive, per questo John, seppure comprendesse gli impulsi che lo percorrevano sottopelle come migliaia di scariche elettriche, si rifiutò di agire secondo i comandi del proprio cuore.
Doveva prendere il tempo di pensare, comprendersi, svelare le bugie che aveva raccontato a se stesso, portare alla luce le mille verità che aveva deciso di ignorare.
Una parte di lui amava la donna che aveva conosciuto come Mary Watson, sua moglie, la madre di sua figlia, il fantasma che lo consolava nel dolore di una perdita improvvisa ed inaspettata.
Una parte di lui odiava l'uomo che credeva di essere, il traditore, il codardo, colui che aveva mentito a sua moglie, mentre lei lo guardava con gli occhi adoranti di una sposa.
Una parte di lui voleva essere l'uomo che Mary Watson aveva sposato, leale, coraggioso, disposto a tutto per tenere unita la sua famiglia.
Una parte di lui, nascosta nelle profondità nascoste del suo cuore, sussurrava a Sherlock Holmes di stringerlo più forte, di non permettergli che andasse in pezzi, di restare accanto a lui, di non lasciarlo da solo.
Ma non poteva permettere a se stesso di lasciare affiorare quella parte di sè, non finchè non fosse stato sicuro di essere al sicuro. Non finchè non fosse stato sicuro di volerlo davvero.

I desideri reconditi del suo animo gli si presentavano davanti agli occhi durante i sogni e lo tormentavano con immagini vivide, tanto da sembrare reali.
Non lasciò spazio ai suoi sogni, preferendo un sonno oscuro e vuoto.
John Watson era esausto.

You've taken my breath away
Now I want to breathe
'Cause I cannot see, what you can see
So easily

Sogni di baci passionali, di corpi nudi intrecciati, di dita che tracciano linee immaginarie sulla pelle.
Braccia candide, occhi di ghiaccio, riccioli neri.
Labbra carnose, gemiti sussurrati, pelle di velluto.
Mani fredde, poi calde, poi fredde di nuovo. Mani che tremano, mani delicate, mani che afferrano, stringono, strappano, stringono.
Labbra che si sfiorano, lingue che si intrecciano, denti che mordono, si scontrano.
Occhi che osservano, occhi che piangono.
Voci sommesse, gemiti lievi, voci che chiamano, che pregano, che implorano.
Corpi vicini, aggrovigliati, gambe intrecciate, schiene che si scontrano, spalle che seguono i ritmo dei respiri.
Uomini che si sfiorano, uomini che si amano, uomini che giacciono l'uno accanto all'altro.

John Watson si svegliava senza fiato. Afferrava l'aria a grandi boccate, ansimando, proprio come nei propri sogni.
Eppure, nella vita reale, sebbene non sentisse il bisogno di accellerare il proprio respiro, non riusciva mai a sentire i polmoni pieni. Un peso all'altezza del cuore gli impediva di respirare.
Nella vita reale, sentiva i polmoni riempirsi solo nel luogo che tanto aveva evitato.
Ma John era stanco di ansimare, di perdere il fiato.
John aveva bisogno di quel luogo - di quell'uomo - come aveva bisogno dell'aria nei polmoni.
La realizzazione era giunta prendendosi il tempo necessario, perchè lui era John Watson, non Sherlock Holmes. Lui non leggeva i sentimenti sui volti della gente, non intuiva i pensieri, seguendone il tragitto dalla mente alla lingua.
Lui provava le emozioni, delicatamente, dolcemente, e poi tutto d'un fiato, come un uragano, come una tempesta, come l'Apocalisse.
John Watson non vedeva le reazioni e le trasformazioni del mondo intorno a sè. Le sentiva, interiorizzandole, provandole sulla pelle, come pugnali che attraversano la carne fino a piantarsi al centro del cuore.

Nel pieno della notte, John Watson si alzò dal letto, pronto a correre da Sherlock Holmes.

I thought my demons were almost defeated
But you took their side and you pulled them to freedom
I kept your secrets and I thought that you would do the same

Nel momento in cui le palme dei piedi nudi toccarono il pavimento freddo della camera da letto, John fu preso dal panico. Il respiro accellerò, se prima avesse annaspato per prendere aria - come se un peso gli giacesse sul petto - ora sentiva qualcosa risucchiargli via l'aria dai polmoni, mentre la testa girava per colpa dell'iperventilazione.

L'immagine del sangue di Mary che gli macchiava le mani tornò alla mente di John istantaneamente.
Il suo cuore perse un battito, mentre le emozioni gli annebbiavano la mente, quasi fosse ubriaco.
Il dolore provato alla vista di Mary lo colpì in pieno petto, mentre sentiva, alle spalle, la pugnalata data dal tradimento di quell'uomo che considerava il suo migliore amico.
Quell'uomo a cui avrebbe affidato la sua stessa vita, ma che non era riuscito a proteggere la donna che John amava.
La rabbia contro quel destino infausto che continuava a percuoterlo sembrava un fuoco che ardeva all'altezza del suo cuore, mentre il fumo risaliva su per la gola, facendogli lacrimare gli occhi, strozzandolo.

Quando aveva sposato Mary era convinto che, finalmente, la vita stesse andando per il verso giusto. Aveva al fianco la donna che amava, il suo migliore amico era vivo e lo accompagnava passo passo.
Gli incubi si erano acquietati. La ricerca del rush di adrenalina non era più una parte integrante della sua vita.
Ma Sherlock aveva rovinato tutto.
Come un partecipante al peggiore dei sui incubi, Sherlock aveva lasciato che Mary morisse sotto i suoi occhi. Era restato lì, in piedi, fermo a guardare, come un macabro spettatore assiste a una tragedia.
Eppure, quello non era teatro. John non aveva fatto un sorriso prima di scendere dal palco, Mary non era tornata a casa a lavarsi via il sangue finto, lamentandosi di quanto fosse appiccicoso. Il sipario non era calato, il pubblico non aveva applaudito.

Per colpa di Sherlock, John era di nuovo solo, di nuovo tormentato da incubi reali e ricorrenti. Come due anni prima, qualcuno moriva nei suoi sogni. Ma, questa volta, Sherlock non era dalla parte degli angeli.
Era lui uno dei demoni che gli squartava l'anima, che lo colpiva con i suoi artigli acuminati, mentre rideva di gusto alla vista dei suoi tormenti.

Sherlock e John conoscevano a menadito gli incubi l'uno dell'altro.
John non avrebbe mai immaginato che l'uomo che lo aveva aiutato a scacciare le sue paure, sarebbe diventato il suo tormentatore notturno.

Leave me in peace
Caught in my memories
Lost underneath

John si nascose di nuovo sotto le coperte, mentre i ricordi di particolari momenti della sua vita contuavano a circolargli in mente, creando un traffico di pensieri, parole, colpe, rimorsi, rimpianti.

I momenti di gioia passati con Mary si alternavano agli infiniti casi risolti con Sherlock, menscolandosi, confondendosi a tal punto che John non riuscì più a distinguere quando ogni ricordo finisse, quando un altro iniziasse.
Il fantasma di Mary tornò per un breve istante, prima che John le urlasse di lasciarlo in pace, grato che Rosie fosse da Molly.
In quel momento, neanche la compagnia di sua figlia avrebbe potuto riparare il suo cuore infranto.

Piano piano, la figura di Mary scomparve dalle immagini che gli frullavano in mente, mentre quella di Sherlock diventava sempre più frequente e dominante.
John rivisse tutti quei momenti di spontanea allegria, di gioia, di collaborazione, che aveva vissuto in quell'appartamento.

Si sorprese a sorridere, ricordando quella corsa intorno a Londra, alla ricerca del misterioso tassista. Ricordò quanto salde fossero le sue mani quando premette il grilletto, urlando il nome di Sherlock. Quasi rise all'idea di quell'imbarazzante copertina arancione.
Il sorriso gli morì sulle labbra quando ricordò l'inaspettato impulso di aggrapparsi a quella copertina, per tirare Sherlock più vicino a sè, rubandogli un bacio al sapor di adrenalina.

Deep in my structure, I feel a rupture
From where she should be

John si rese conto di quanti baci aveva desiderato, di quante volte fosse stato preso dal desiderio di assaporare le labbra del suo coinquilino.
Ogni corsa contro il tempo, ogni rush di adrenalina, ogni mattina pigra, qualcosa dentro di sè lo aveva spinto a cercare la compagnia del detective, mentre la sua coscienza gli aveva urlato di specificare la loro relazione.

Ora, però, lontano dagli occhi di tutti, dalle aspettative, dalle norme, John riportò alla mente il sogno che lo aveva svegliato, mentre il fuoco rabbioso che provava dentro di sè veniva sostituito da un tepore, intenso ma stabile, che John non potè fare a meno di definire come passionale.
Ripensò a come i muscoli di Sherlock fossero evidenti sotto la pelle candida, accentuati da ogni suo sinuoso movimento.
Gli occhi gelidi, in genere occupati a focalizzarsi su ogni piccolo dettaglio del mondo, ribaltati all'indietro, mentre i pensieri logici e raffinati lasciavano spazio ai sentimenti e alle sensazioni carnali pure, crude e imperfette.
John si rigirava nel letto, mentre quella danza passionale continuava a rimbalzargli in testa, come la più dolce delle torture.

Dentro di sè, una porta si spalancò, lasciando uscire il fantasma di un amore reciso prima della sua fine. In un angolo del suo cuore, un altro amore era già fiorito, un amore addirittura più longevo, un fiore del deserto, bellissimo e delicato, spuntato nonostante il terreno arido e incolto, mentre John indugiava col pensiero su ogni dettaglio del viso di quell'uomo che, sì, tanto amava.

You've taken my breath from me
Now I want to breathe
'Cause I cannot see, what you can see
So easily

Questa volta non fu l'intensità della passione a togliergli il fiato, ma la realizzazione di quanto profonamente avesse mentito a se stesso, di quanto si fosse negato per colpa di paure ancestrali.
I ricordi della reazione di suo padre al coming out di sua sorella, delle relazioni disastrose di quest'ultima, dell'alcolismo, lo avevano indotto ad allontanare qualunque azione potesse portarlo sulla stessa via.
Eppure, nonostante avesse seguito tutto ciò che le aspettative gli imponevano, si era ritrovato nella stessa situazione di Harry, mandando giù un bicchiere dopo l'altro, nel tentativo di dimenticare una relazione ormai fallita.
Era stato così cieco da non rendersi conto di quanto avesse sacrificato per colpa di errori non suoi.
Tutti gli altri erano riusciti a vedere la verità prima di lui, a leggere ciò che, involontariamente, i suoi occhi comunicavano a Sherlock.

Ma ora, il suo rapporto con Sherlock era incrinato, e lui era solo di nuovo, mentre i suoi demoni bussavano alla porta, chiedendo di entrare.

I thought my demons were almost defeated
But you took their side and you pulled them to freedom
They know my secrets and won't let me go, won't let me go

Questa volta, a tormentarlo era Mary, ricordandogli il tradimento con la donna sull'autobus.

Che anche quello fosse stato un segnale?
Che persino quella donna, così isolata dal mondo, avesse capito che uomo ignobile fosse, mentre lo aiutava a tradire una moglie che gli aveva appena donato una delle cose più importanti della sua vita?
Che uomo, John Watson. Un soldato d'onore e coraggio, che non ha le palle di confessare tutto, mentre scrive ancora a una donna misteriosa, ogni volta che sua moglie è distratta.
Che uomo, John Watson. Così disperato per la sua vedovanza da lanciarsi tra le braccia dell'assassino di sua moglie senza battere ciglio.
Che uomo, John Watson. Pugno dopo pugno, pesta colui che chiamava il suo migliore amico, senza dargli possibilità di difendersi. Lo picchia mentre è riverso a terra, troppo indebolito da chissà quale combinazione di droghe per potersi difendere.

Che uomo John Watson.
Che disgrazia per chiunque lo circondi.

I demoni lo conoscevano bene e usavano le sue azioni contro di lui, mentre le sue colpe lo circondavano e lo tormentavano, trascinandolo a fondo.

Sempre.

Più.

Giù.

I thought my demons were almost defeated
But you took their side and you pulled them to freedom
I kept your secrets and I thought that you would do the same

Sul fondo di un pozzo, il teschio di un bambino tra le mani, l'acqua alla gola, l'ultimo addio sulle labbra.
Eurus aveva vinto. Aveva usato loro tre l'uno contro l'altro, in un gioco malato, puntando a scoprire i loro demoni per paragonarli ai suoi, diventando essa stessa una tormentatrice, in una partita infernale, dove chi soffre di più è in cima alla classifica.
E ora, John Watson moriva, affogato dalle sue stesse paure. La paura di essere abbandonato, di essere dimenticato. La paura di aver perso Sherlock per sempre. La paura di non poter crescere sua figlia.
La paura di essere responsabile di inimmaginabili sofferenze per tutti coloro che amava.

Le forze lo abbandonarono piano piano, mentre il pozzo si riempiva d'acqua e la consapevolezza di aver perso lo inondava.
Non importava che Sherlock non avesse premuto il grilletto. Sarebbe morto lo stesso.
Non importava che non avesse pronunciato parole cariche d'odio. Mycroft lo aveva fatto al suo posto.
Si lasciò andare.

Ma non furono le braccia della morte che lo afferrarono. La morte non era così dolce, così calda, John lo sapeva. La morte era fredda, spaventosa, noncurante, brutale.
Le braccia che lo accolsero erano forti, ma delicate. Lo tenevano a galla, invece di tirarlo a fondo, mentre le catene chiuse sulle sue caviglie, finalmente, lo lasciavano libero.
Aprì gli occhi per un breve istante, incontrando il sorriso rassicurante di Sherlock, prima che paura, freddo, stanchezza, disperazione, prendessero il sopravvendo, privandolo dei sensi, trasciandolo nel buio dell'incoscienza.

I thought my demons were almost defeated
But you took their side and you pulled them to freedom
They know my secrets and won't let me go, won't let me go

Il tempo, padre di tutti i tormenti, era passato inesorabile, esacerbando le sue cicatrici, mentre una finta normalità prendeva il posto dell'incognita per il futuro.
John non poteva sopportare quel teatrino che aveva portato avanti fin troppo a lungo. Era finalmente giunto il momento della resa dei conti. Era giunto il momento di affrontare se stesso.

Punto primo: aveva amato Mary e, sebbene non fosse stato il migliore dei mariti, ci aveva messo tutto l'impegno di cui era capace. E questo bastava.
Punto secondo: era un essere umano e, per questo, era profondamente fragile. Continuare a fingere di essere indistruttibile non avrebbe fatto che altri danni irreparabili.

Punto terzo: era innamorato di Sherlock Holmes.

Questa volta, la realizzazione non lo colpì con la forza di prima. Fu come una carezza, una stretta sulla spalla, la consapevolezza di non essere più solo.
Si era privato di un sentimento profondo e puro. Aveva perso mille occasioni e opportunità.
Aveva ferito se stesso e Sherlock.
Ma ora, il treno era giunto a destinazione. Era il momento di affrontare l'ultima delle sue paure.

I thought my demons were almost defeated
But you took their side and you pulled them to freedom
I kept your secrets and I thought that you would do the same

Il battito accelerato, il respiro mozzato, le mani tremanti.
Un respiro, due respiri. Prende coraggio.
Sherlock è seduto alla poltrona. John si siede sulla sua.
Tic Toc, il tempo scorre.
Osserva, non si muove, non parla.
Un respiro, due respiri. Silenzio.
«John? Tutto bene?»
Un respiro, due respiri. Silenzio.
Il moro si alza, va verso la cucina, passa accanto alla poltrona.
È lì che accade.
La mano di John scatta prima che lui possa dargli il comando. Sherlock lo guarda confuso, mentre si alza, mettendosi di fronte a lui.
Il detective non si muove mentre John posa la mano libera sulla sua camicia candida, al centro del petto.
Il respiro di entrambi accelera leggermente, mentre si scambiano mille richieste con lo sguardo, cercando il permesso di agire negli occhi dell'altro.
È difficile dire chi si muove per primo. Forse entrambi. I corpi si avvicinano, i nasi si sfiorano.
Labbra contro labbra, per la prima volta, mentre due uomini imparano a conoscersi.
I polmoni di John si riempiono di aria fresca e pura.
Il bacio continua, nessuno dei due uomini è intenzionato a interromperlo.
I corpi si avvicinano, si toccano, si fondono.

Take me away

Braccia candide, occhi di ghiaccio, riccioli neri.
Labbra carnose, gemiti sussurrati, pelle di velluto.
Mani fredde, poi calde, poi fredde di nuovo. Mani che tremano, mani delicate, mani che afferrano, stringono, strappano, stringono.
Labbra che si sfiorano, lingue che si intrecciano, denti che mordono, si scontrano.
Occhi che osservano, occhi che piangono.
Voci sommesse, gemiti lievi, voci che chiamano, che pregano, che implorano.
Corpi vicini, aggrovigliati, gambe intrecciate, schiene che si scontrano, spalle che seguono i ritmo dei respiri.
Uomini che si sfiorano, uomini che si amano, uomini che giacciono l'uno accanto all'altro.

Take me away
«John?»
«Sì?»

«Non lasciarmi di nuovo»

Take me away

«Non preoccuparti. Non vado da nessuna parte»

 

***

Note dell'Autrice:
Finalmente sono riuscita a scrivere il primo bacio Johnlock. Non so come ho fatto a non scoprire prima questa canzone, ma ne sono ufficialmente innamorata.
Sebbene non sia connessa a nessuno dei capitoli precedenti, ho voluto inserie qui e lì qualche lievissimo riferimento allo stile o agli eventi precedenti. Spero che l'effetto sia gradevole.
Al prossimo capitolo!
Lilith

   
 
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