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Autore: fefi97    23/03/2020    8 recensioni
[sterek; witcher au; os divisa in due parti]
Stiles è un witcher, un mutante addestrato allo scopo specifico di uccidere mostri.
Non dovrebbe partecipare alle feste di fidanzamento delle principesse, non dovrebbe intromettersi nelle faccende umane e, soprattutto, non dovrebbe richiedere la legge della sorpresa.
In qualche modo tutto questo accade e Derek accade.
Derek Hale è il suo destino.
Peccato che Stiles non abbia mai creduto al destino.
Ma per quanto Stiles possa scappare, non potrà evitare per sempre quel legame che tanto teme.
Perché le persone legate dal destino trovano sempre un modo per ritrovarsi.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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A volte Stiles odiava sul serio il suo lavoro.

In particolar mondo quando tornava coperto di sangue e budella.

Era già di pessimo umore quando entrò nella taverna dove aveva lasciato Derek. Aggrottò la fronte. Derek avrebbe dovuto già essergli corso tra le braccia, le sue labbra sulla fronte.

Qualcosa non andava.

Fece vagare gli occhi gialli alla sua ricerca e quando alla fine lo trovò, il suo umore peggiorò ulteriormente.

Derek era premuto contro il muro vicino alle scale per il piano di sopra. Davanti a lui c'era un uomo alto e con un fisico da colosso, che gli bloccava la strada tenendo una mano premuta al muro accanto alla sua testa.

Stiles non riuscì a trattenere un ringhio, facendo sobbalzare una povera ragazza che gli stava passando accanto con un vassoio.

Si precipitò verso i due, una mano che già cercava l'elsa della spada appesa alla cintura. Più si avvicinava, più notava quanto Derek sembrasse a disagio, con gli occhi verdi che vagavano al di sopra della spalla del nerboruto, come alla ricerca di qualcuno. Quando i suoi occhi si incrociarono con i propri e si illuminarono, Stiles capì con soddisfazione che era lui quello che cercava.

-Io mi sposterei all'istante – disse con voce gelida, fermandosi accanto ai due.

L'uomo non si scompose, limitandosi a voltare infastidito la testa.

-E tu che cazzo vuoi? Sparisci. -

Stiles sorrise, un sorriso talmente terrificante che l'uomo perse un po' della sua arroganza e deglutì nervosamente.

-Ascolta – disse piano Stiles, avvicinando il viso a quello dell'altro – Ho appena ucciso due fottutissime selkiemore che hanno riversato midolla dappertutto. Non sono dell'umore. Quindi hai due opzioni. O abbassi la mano e ti allontani dal ragazzo di tua volontà, o sarà un piacere tagliartela con la spada. Scegli tu e scegli bene. -

Gli occhi acquosi dell'uomo si riempirono di subitaneo terrore.

-Non stavo facendo nulla di male – si difese, con voce un po' acuta – Non è un crimine provarci. -

Stiles gli rivolse uno sguardo gelido.

-Ha diciassette fottuti anni, potresti essere suo nonno – disse piano, con voce bassa e disgustata – E non mi sembra che gradisca le tue attenzioni. Te lo ripeto ancora una volta: vaffanculo. -

Prevedibilmente, l'uomo abbassò subito la mano e si allontanò in fretta.

Stiles lo osservò con occhi assottigliati finché non lo reputò a una distanza accettabile, poi si voltò verso Derek.

Il ragazzo aveva un'aria un po' imbarazzata, mentre ricambiava il suo sguardo.

- Ho lasciato le mie armi di sopra e non volevo scatenare una rissa, o mi sarei difeso. -

Stiles scosse la testa, avvicinandosi e scrutando preoccupato Derek dalla testa ai piedi.

-Hai fatto bene a non reagire fisicamente, era il triplo di te. Ma porta il pugnale che ti ha regalato John sempre con te. Non si può mai sapere. -

Derek annuì, regalandogli un timido sorriso.

-Va bene. Come è andata la caccia? -

Ma Stiles lo ignorò, continuando a scrutarlo con apprensione, e Derek sbuffò, sempre sorridendo.

-Sto bene Stiles! Non mi ha nemmeno toccato. Era solo un fottuto idiota ubriaco. -

-Non imprecare – disse automaticamente Stiles, poi i suoi occhi si riempirono di rabbia al pensiero dell'uomo che troneggiava su Derek – Non ci posso credere che ci abbia provato con un ragazzino di diciassette anni. Se va bene a casa ha pure moglie e figli, lo stronzo. -

Derek si morse un labbro, guardandolo esitante.

-Diciotto – mormorò e Stiles lo guardò confuso.

-Mh? -

Derek fece un piccolo sorriso.

-Era il mio compleanno la settimana scorsa. -

Stiles lo fissò, incredulo.

-E perché cazzo non me lo hai detto? -

Derek sbuffò, sulla difensiva.

-Non pensavo che lo ritenessi importante! Non parli mai del tuo di compleanno. E poi sai, witcher, uomini tutti d'un pezzo che uccidono mostri e non hanno tempo per altro. Pensavo che l'avresti ritenuta una cosa frivola. -

-Ovvio che non l'avrei ritenuta una cosa frivola – protestò Stiles, un po' irritato – È il tuo fottuto compleanno, diciotto anni sono importanti! Avremmo dovuto festeggiare, cazzo! -

Derek si strinse nelle spalle con noncuranza e questo se possibile fece incazzare Stiles ancora di più.

-Va bene, stupido ragazzino. Vuol dire che festeggeremo ora. Dammi il tempo di lavarmi via questo schifo di dosso e poi tu ed io ci prenderemo la peggiore delle sbronze. -

Derek lo fissò, incredulo, un lento sorriso che gli fioriva sul volto, facendogli spuntare le fossette agli angoli della bocca.

-Davvero? -

Stiles annuì, dandogli un buffetto sulla guancia.

-Sì. Ma prima mi serve un bagno. Ci metto poco, aspettami qui. Non penso che quel tizio ti importunerà più, dopo che se l'è quasi fatta nei calzoni. -

Derek scosse la testa, cominciando già a tirarlo verso le scale con un sorriso allegro.

-Facciamo prima se ti do una mano! Posso aiutarti con i capelli! -

Era una cosa che Derek faceva spesso quella di aiutarlo a lavare i suoi capelli lunghi e a sbrogliarli dai nodi, quindi Stiles non trovò davvero nulla contro cui protestare.

Avrebbe dovuto capire che quella fosse una cosa stupida e rischiosa, quando notò Derek arrossire mentre si sfilava la camicia.

Avevano condiviso la stanza o la tenda durante l'ultimo anno ed entrambi erano abituati a vedersi nudi.

Ultimamente, Stiles aveva notato che Derek arrossisse un po' quando si spogliava o che non fosse mai a letto con lui la mattina, come se non volesse farsi vedere al suo fianco appena sveglio.

Ma non aveva voluto darci troppo peso. Derek non aveva una cotta per lui. Derek era un adolescente con gli ormoni in subbuglio e senza il leggendario autocontrollo di un witcher.

Probabilmente provava certe cose solo perché Stiles era stata la sua unica compagnia per mesi e mesi.

Doveva sentirsi frustrato, ma era normale per un ragazzo così giovane.

Non era niente di cui preoccuparsi.

Così Stiles non si era preoccupato, era entrato nella tinozza e aveva lasciato che Derek si sedesse su uno sgabello dietro di lui e cominciasse a sbrogliare con dita delicate i nodi dei capelli.

Derek era bravo in questo, era lento e metodico, concentrato sul non tirargli i capelli e non fargli del male.

L'acqua era calda e leniva deliziosamente i muscoli stanchi di Stiles, e il movimento dolce delle dita di Derek sul suo cuoio capelluto era semplicemente fantastico.

Senza quasi accorgersene, si trovò a chiudere gli occhi e rilasciare un sospiro soddisfatto e roco. Sentì Derek fermarsi alle sue spalle e l'odore zuccherino e solleticante dell'eccitazione cominciò ad espandersi per la stanza.

Stiles aprì di scatto gli occhi, inspirando bruscamente. Rimase voltato e immobile, sintonizzandosi sul suono del respiro di Derek, sul battito accelerato. Poi Derek si mosse per prendere una bacinella d'acqua e l'aria tesa sembrò spezzarsi come per incanto.

-Abbassa un po' la testa, ti sciacquo i capelli – sussurrò Derek, con voce solo un po' incerta.

Stiles obbedì, chiudendo di nuovo gli occhi e cercando di rilassarsi.

Non significava ancora niente.

Derek era intelligente, troppo per prendersi una cotta per uno come lui. Una volta che Derek ebbe finito con i suoi capelli, finì di lavarsi da solo, mentre Derek sistemava la stanza, più rumorosamente del necessario.

Stiles osservò le sue spalle tese, mentre si vestiva.

-Derek – lo chiamò infine con voce dolce, imprecando mentalmente quando vide il ragazzo irrigidirsi ancora di più – Non devi... non devi vergognarti. È normale a diciotto anni sentire... sentire cose. -

Fanculo, perché doveva fare lui questo discorso? Perché non potevano vivere ancora con Isaac? Isaac avrebbe fatto una dannata ballata sull'educazione sessuale e la cosa sarebbe finita lì. Persino Jackson se la sarebbe cavata con un discorso spiccio e assolutamente volgare. John sarebbe stato più scientifico, avrebbe tirato fuori uno dei suoi mille libri su ogni argomento e avrebbe spiegato a Derek cosa fosse un'erezione e come funzionassero gli ormoni.

Ma Stiles?

Stiles aveva vissuto per decenni da solo, prima di Derek. E non aveva mai avuto a che fare con un ragazzo a parte se stesso. Non aveva idea di cosa dovesse dire o fare, non aveva idea di come far sentire Derek meglio. Sapeva solo che non voleva sembrasse così teso. Per una cosa normale, che non significava niente.

Derek si voltò di scatto verso di lui, sembrando orribilmente sulla difensiva.

-Come? -

Stiles sospirò, avvicinandosi piano a lui. Aveva ancora i capelli umidi e li sentiva gocciolare a ogni passo sulla schiena e sul pavimento.

-Prima... ho sentito il tuo odore. Lo sento da un po'. E va bene, sul serio. -

Derek lo fissò per qualche secondo, guardingo. Poi, con enorme sollievo di Stiles, si rilassò di botto.

-Va bene? Davvero? - sussurrò, con voce timida e speranzosa.

Stiles aggrottò la fronte, fermandosi proprio davanti al ragazzo.

-Certo che va bene. -

-Quindi tu... provi lo stesso? - domandò Derek in un soffio, sporgendosi un po' verso di lui.

Stiles aggrottò la fronte, confuso. Di cosa stava parlando adesso?

-Perché pensavo di essere solo io – continuò Derek, parlando velocemente, gli occhi verdi agitati – Pensavo che tu... tu non potessi tenere a me in quel modo... -

-Io tengo molto a te – lo interruppe Stiles, sempre più confuso.

Derek sorrise, uno di quei sorrisi che faceva sempre sentire un po' strano Stiles. Solo che ora se possibile era anche peggio del solito, Stiles si sentiva tutto strano nello stomaco, come se avesse mangiato qualcosa di avariato.

O qualche fottuto animaletto gli svolazzasse nella pancia.

Derek si avvicinò ancora e Stiles pensò d'un tratto che fossero troppo vicini. Non si era mai preoccupato di questo, del fatto che Derek fosse troppo vicino. Era abituato al ragazzo sempre intorno, voleva il ragazzo sempre intorno, ma in qualche modo adesso era diverso. In qualche modo Stiles si sentiva nervoso e tutto caldo e gli sembrava che al mondo esistessero solo gli occhi di Derek, grandissimi e troppo vicini. Quegli occhi lo avrebbero ingoiato e non sarebbe rimasto niente di lui, neppure la spada.

E poi Derek si sporse ancora.

Prima che Stiles potesse reagire in qualunque modo, le labbra del ragazzo erano sulle sue, morbide, dolci, esitanti.

Stiles spalancò gli occhi, immobile, senza nemmeno respirare. Solo quando Derek si appese alle sue spalle e tentò di approfondire il bacio, reagì.

Lo spinse via, più brusco di quanto avrebbe voluto essere.

Derek barcollò all'indietro, riuscendo a non perdere l'equilibrio per un pelo. Le lezioni di Jackson sul pendolo avevano dato i loro frutti.

Stiles sapeva che avrebbe dovuto essere gentile, delicato. Spiegare con calma a Derek perché non potesse fare quello che aveva fatto, perché fosse così sbagliato. Sapeva di doverlo confortare, di dover lenire quell'odore forte di delusione e dolore che il ragazzo stava emanando, di dover calmare quel battito agitato e tranquillizzare quegli occhi spalancati.

Ma non ci riuscì.

-Che cazzo pensi di fare? - ringhiò, passandosi automaticamente una mano sulla bocca.

Derek sbatté le palpebre, facendo un piccolo passo indietro.

-Io... pensavo che tu... tu provassi quello che provo io. -

-Davvero? - domandò Stiles, più sprezzante di quanto avrebbe voluto essere. Non sapeva perché stesse reagendo in modo così aggressivo, sapeva solo che per un secondo aveva desiderato rispondere al bacio. E questo lo terrorizzava. Lo terrorizzava perché non poteva, non doveva, desiderare Derek in quel modo. Perché Derek era giovane e intatto e meritava meglio di un vecchio witcher rotto. Non importava se fuori avesse l'aspetto di un trentenne, dentro era già morto.

E Derek non doveva avere nulla a che fare con un morto vivente.

-E che cosa provi? -

Non si aspettava che Derek rispondesse sul serio alla domanda, era stata posta per schernirlo, per fargli capire quanto fosse ridicolo quello che aveva fatto.

Ma Derek, quel maledetto ragazzo testardo, rispose.

-Io ti amo. -

Oh no. Questa no. Che cazzo aveva fatto di male per meritarsi quello?

-Io ti amo – ripeté Derek più forte e Stiles si rese con orrore che avesse le lacrime agli occhi – Da tanto tempo, ormai. -

-Tu non mi ami – ringhiò Stiles con ferocia, facendolo sobbalzare – Sei solo un ragazzino traumatizzato, che si appiglia all'unica persona che gli è rimasta. Non è vero amore. -

-Sì che lo è! - protestò Derek, quasi urlando – Io... amo tutto di te, Stiles, davvero. Amo le tue cicatrici, amo i tuoi silenzi. Amo come ti prendi cura di me e ti preoccupi sempre per me. Amo... il tuo odore. E come le tue braccia mi stringono durante la notte, anche se mi fanno diventare pazzo per qualcosa di più. -

Stiles fece un passo indietro, afferrandosi con forza la testa con le mani.

-Sei solo un ragazzino. -

-Ho diciotto anni – protestò Derek con inaspettata forza, facendo un passo avanti. Stiles ne fece uno indietro, guardandolo con avvertimento – Non sono un ragazzino. E so quello che provo, quello che voglio. -

-Io devo prendermi cura di te, non essere il tuo...amante, il tuo pappone o qualsiasi altra cosa! - esclamò Stiles, disgustato – Sono troppo vecchio per te, in ogni caso. -

Derek lo fissò, una lenta comprensione che passava per gli occhi verdi. Stiles non sapeva cosa avesse capito, ma sperava che lo condividesse con il resto della classe visto che lui non ci stava capendo più niente.

-È questo che ti preoccupa? - sussurrò Derek, facendo un altro passo avanti. Stiles ne fece uno indietro, preoccupato – Che sia... sbagliato se ti permetti di provare qualcosa per me? -

-È sbagliato – disse con forza Stiles, gli occhi infuocati – È fottutamente sbagliato e immorale. -

Derek scosse la testa, aggrottando profondamente la fronte. Non avanzò ancora e Stiles emise un sospiro di sollievo.

-Non ci sarebbe nulla di sbagliato. Sei la persona più buona e onesta che conosca, Stiles. Non ti approfitteresti mai di nessuno. Non ti sei mai approfittato di me in questi mesi e so che non lo avresti fatto in futuro. Non sono un ragazzino confuso che perde la testa per l'eroe che lo salva. Ti ho conosciuto e mi sono innamorato di te. E adesso voglio stare con te, perché sono praticamente un adulto e posso prendere le mie decisioni. Possiamo stare insieme, non devi pensare che sia sbagliato o immorale. -

Stiles lo fissò, la mascella dura e rigida.

-E chi ti dice che io voglia stare con te? - sbottò, cattivo.

Vide Derek trasalire, ma non si fermò.

-Ascoltami bene ragazzino, perché te lo dirò solo una volta. Non so che strane idee romantiche tu ti sia fatto su di noi, ma non accadranno mai. Ho promesso a tua madre che ti avrei protetto, nient'altro. E per il tuo bene è meglio che tu lo capisca in fretta. -

Derek lo fissò, quasi inespressivo nel suo dolore.

-Tu... tu non provi... tu non mi ami? -

Era una domanda così innocente, così sciocca e così dolce, proprio nella sua ingenuità. Stiles provò ancora quella strana sensazione allo stomaco, quell'istinto che gli diceva di prendere Derek tra le braccia e baciarlo, un bacio vero questa volta, un bacio che entrambi avrebbero ricordato per sempre.

Invece, le sue labbra si arricciarono in un ghigno di scherno.

-I witcher non provano sentimenti, ragazzo. Già te lo dissi, molto tempo fa. Non avresti dovuto dimenticarlo, adesso non dovrei avere a che fare con uno stupido adolescente con il cuore spezzato. -

Derek rimase immobile e silenzioso, gli occhi insopportabilmente vuoti.

Stiles grugnì, distogliendo lo sguardo.

-Vado di sotto, ho bisogno di bere qualcosa – sbottò brusco, superando Derek per dirigersi verso la porta – Non aspettarmi sveglio. -

Uscì prima che Derek potesse dire anche solo una parola, anche se dubitava che l'avrebbe fatto comunque. Sbatté con forza la porta dietro di sé e si precipitò al piano di sotto.

Le orecchie gli fischiavano mentre usciva dalla locanda e si dirigeva alle stalle. Aveva bisogno di calmarsi, di calmare il suo corpo che stava reagendo in modi inediti e niente lo calmava come stare con Roscoe.

Accarezzò piano la vecchia giumenta, dandole di tanto in tanto delle mele che Derek aveva preso per lei nella scorsa città.

Piccolo ladro di mele.

Stiles imprecò, scuotendo forte la testa per allontanare i pensieri.

Non doveva pensare a Derek, non doveva.

Ma era difficile farlo, con lo stupido cavallo di Derek che lo fissava, quasi giudicante.

-Ho dovuto essere duro! - sbottò Stiles diretto a Sunflower, sentendosi un pazzo – È giovane e merita di meglio. Prima capisce che la sua infatuazione è una follia, meglio staremo tutti.-

Sunflower nitrì piano, in un chiaro rimprovero. Stiles imprecò contro il cavallo, sentendosi ancora più pazzo.

Per un attimo considerò persino l'idea di andarsene, di prendere Roscoe e di partire nel cuore della notte, lasciando indietro il ragazzo.

In fondo lui stesso aveva detto di non essere più un ragazzino. Aveva diciotto anni, era armato e sapeva combattere, possedeva un cavallo e Stiles aveva già pagato la locanda per quella notte. Gli avrebbe lasciato tutte le monete che possedeva sul tavolo della loro camera e se la sarebbe cavata.

Ma quel pensiero durò meno di un secondo.

Non poteva lasciare Derek a se stesso, non ancora.

Gli Argent lo cercavano ancora con dedizione. Stiles aveva sentito dire in giro che Gerard sperava di farlo sposare con la figlia, in modo da legittimare il possesso degli Argent su Beacon Hills e far finire le rivolte della popolazione e degli altri re contro di loro.

Stiles non poteva permettere che Derek finisse in mani sbagliate, aveva promesso a Talia che lo avrebbe protetto.

E lui manteneva sempre le promesse.

No, avrebbe continuato a vegliare su Derek. Ma doveva allontanare il ragazzo, almeno per un po'.

Almeno finché pensare alle labbra di Derek sulle sue non avrebbe smesso di farlo sentire caldo in tutto il corpo, specialmente in una zona compromettente. Non aveva mai avuto queste reazioni per Derek, era sempre riuscito ad avere un perfetto controllo sul suo corpo.

E adesso ecco che il ragazzo mandava tutto a puttane.

Maledetto ragazzino dagli occhi troppo verdi e troppo grandi.

Stiles tornò in camera che era quasi l'alba.

Sospirò quando vide Derek rannicchiato sul pavimento, ancora vestito.

Doveva averlo aspettato sveglio, fino ad addormentarsi senza accorgersene.

Con delicatezza, attento a non svegliarlo, Stiles lo sollevò e lo adagiò sul letto.

Le guance del ragazzo erano umide di lacrime secche e lo stomaco di Stiles si strinse in maniera decisamente meno piacevole rispetto a prima.

Lo coprì bene con le lenzuola e gli baciò la fronte. Le ciglia di Derek sfarfallarono, ma per fortuna non si svegliò.

-Ragazzo sciocco – borbottò con affetto, passandogli rude una mano tra i capelli.

Fissò con serietà il volto addormentato di Derek, la lieve ruga tra le sopracciglia, il labbro superiore arricciato a mostrare gli incisivi sporgenti.

-Mi dispiace. Spero che potrai perdonarmi – sussurrò, pianissimo.

Poi si stese sul pavimento, accanto al letto, e chiuse gli occhi.

Ma non dormì.

Stava elaborando il suo piano e stava cercando di non pensare a quanto Derek lo avrebbe odiato per questo.

 

 

 

Per una settimana cavalcarono in silenzio, un'aria tesa e opprimente tra di loro.

Derek non aveva chiesto dove stessero andando e Stiles non glielo aveva detto. Stava attento a evitare le città, in modo che lui e Derek dovessero dormire all'aperto, senza la tensione di condividere un letto.

Derek si addormentava sempre al lato opposto del fuoco, dandogli le spalle. A volte si agitava nel sonno e allora Stiles andava a sedersi vicino a lui, anche se il ragazzo non poteva vederlo. Sembrava che lo sentisse, però, perché il sonno di Derek si faceva sempre più sereno.

Quando finalmente Stiles li fece uscire dai campi e li condusse all'interno di una cittadina variopinta e chiassosa, Derek ruppe il silenzio.

-Dove siamo? -

La sua voce era roca per il prolungato inutilizzo e incredibilmente triste, per cui Stiles si impedì di guardarlo.

O avrebbe cambiato idea.

-Oxenfurt. -

Poteva sentire Derek aggrottare la fronte anche senza vederlo.

-E che ci facciamo a Oxenfurt? Cerchiamo un contratto per te? -

-No. Qui c'è solo l'accademia. Non ci sono mostri, solo artisti e intellettuali fannulloni – Stiles fece una breve pausa, mentre spronava leggermente Roscoe in modo che fossero allo stesso livello di Sunflower – Isaac abita qui. -

Il viso di Derek si illuminò per la prima volta in giorni.

-Oh. Siamo venuti a trovarlo? -

Stiles non rispose, ma Derek non si diede per vinto.

-Ci sarà anche Jackson? -

-Può darsi. Non vivono sempre insieme. -

A questo punto anche Derek tacque e Stiles azzardò un'occhiata nella sua direzione.

Il cuore gli si strinse dolorosamente.

Odiava vedere Derek infelice.

-Ehi – lo chiamò quindi, con voce morbida. Derek si voltò di scatto verso di lui, sorpreso e diffidente. Poteva capirlo, Stiles non gli aveva praticamente rivolto parola per giorni e quando lo faceva usava sempre un tono brusco e sbrigativo.

-Andiamo a galoppo fino al centro della città? Facciamo una gara? -domandò Stiles, con un mezzo ghigno.

Derek sorrise, era un sorriso timido e incerto, non i suoi soliti sorrisi luminosi, ma scaldò comunque Stiles come il sole.

-Se riesci a starmi dietro – lo provocò Derek, nello stesso momento in cui dava un colpo di reni a Sunflower.

Stiles spronò immediatamente Roscoe, anche se sapeva che non avrebbe mai raggiunto Sunflower. La giumenta era piuttosto vecchia, mentre il cavallo di Derek ancora giovane e vivace.

Un po' come loro due, pensò amaramente Stiles.

Arrivarono a casa di Isaac poco prima dell'ora di pranzo.

Stiles bussò alla porta ed esattamente come era successo a Kaer Morhen mesi prima, fu Jackson ad aprirla.

Li osservò sorpreso per un istante, poi il volto sfigurato si aprì in un piccolo ghigno.

-Sei come l'erbaccia Stilinski – proclamò mentre gli stringeva vigorosamente la mano – Sei sempre intorno. -

Poi abbracciò con forza Derek, quasi sollevandolo da terra e facendo ridere il ragazzo.

-Come stai ragazzino? Stiles ti tratta bene? -

Stiles si irrigidì appena, ma Derek si limitò ad annuire, un piccolo sorriso sulle labbra.

-Benissimo – mentì e Stiles si sentì ancora peggio del solito.

-Merda, venite dentro, avanti. O Isaac mi romperà i coglioni per mesi per non avergli detto dopo un secondo che eravate qua. Attento ragazzino, non ti farà respirare. -

Ancora una volta le predizioni di Jackson si rivelarono vere.

Non appena furono dentro casa, Isaac corse loro incontro, salutò velocemente Stiles e poi buttò le braccia al collo di Derek, che, imbarazzato, cercava di contenere l'entusiasmo del bardo.

Poco dopo erano tutti seduti intorno a un robusto tavolo di quercia, con Isaac che serviva l'infuso di erbe che aveva appena preparato.

-Allora Stiles – esclamò con allegria il bardo, mentre serviva Derek con una carezza affettuosa tra i capelli scuri – Cosa ci fate qui? Siete di passaggio? -

-No, non proprio – rispose deciso Stiles, calamitandosi gli sguardi di tutti addosso. Poteva sentire la silenziosa confusione di Derek entrargli nelle ossa.

-Vi fermerete molto? - insistette Isaac, aggrottando la fronte.

-Io no – Stiles prese un sorso del suo infuso, per poi allontanarlo con una smorfia. Decisamente, preferiva la birra.

-Derek rimane per un po'. -

Per un po' nessuno parlò. Stiles guardava dritto davanti a sé, aspettando rassegnato l'esplosione di Derek.

Non dovette aspettare a lungo.

-Non puoi essere serio! - urlò, senza preoccuparsi che non fossero soli o del fatto che Stiles odiasse le scenate – Non puoi lasciarmi qui! -

-È solo per qualche tempo. Qualche mese al massimo – rispose Stiles piano, senza guardarlo – Ho intenzione di accettare alcuni lavori difficili e non posso svolgerli con tranquillità, se devo pensare a proteggere te. -

-Stronzate! - esclamò Derek e questa volta gli sentì le lacrime nella voce – Se fosse davvero il lavoro il motivo ce la caveremo come al solito, potrei aspettare al campo con i cavalli o in una locanda se siamo in città. Tu mi stai punendo per il ba...-

-Basta così – lo interruppe Stiles gelido, lanciandogli uno sguardo di avvertimento.

Derek strinse le labbra, gli occhi che scintillavano di lacrime trattenute. Stiles resse lo sguardo per un po', poi si voltò verso Jackson e Isaac, che assistevano imbarazzati.

-Potete lasciarci un attimo? - chiese piano, guardando con la coda dell'occhio Derek che si asciugava di nascosto gli occhi.

Isaac assunse un'aria preoccupata.

-Non so se sia una buona idea lasciarvi da soli...- cominciò, ma Jackson si era già alzato in piedi e stava guidando dolce ma fermo il bardo fuori dalla stanza. Evidentemente, non vedeva l'ora di andarsene da quella stanza che puzzava della tristezza e della rabbia di Derek.

-Coraggio, Songbird. Andiamo di sopra, lasciamogli un po' di spazio. -

Non appena rimasero soli, Derek si scagliò contro Stiles.

-Avevi promesso che saremmo stati sempre insieme! - esclamò, la voce che tremava in maniera insopportabile da ascoltare – Lo avevi promesso, Stiles! -

-Lo so – ringhiò il witcher, esasperato e frustrato – Lo so – ripeté con più calma, guardando gli occhi lucidi di Derek – E lo intendevo. Non è una separazione definitiva, Derek. Tornerò a prenderti.-

-Ti prego non lo fare – mormorò Derek, mentre cominciava a piangere. Stiles strinse le mani sulle cosce, lottando per non distogliere lo sguardo – Per favore non farlo. Non... non lo faccio più, te lo giuro. Non ti bacio più. Io... io ho capito la lezione, so che non potremmo mai essere... va bene. Ma per favore, non lasciarmi. Almeno tu non lasciarmi. -

Stiles deglutì, stringendo più forte i pugni.

-Derek, non ti sto punendo per quello che è successo alla locanda. Non hai fatto niente di male. -

Derek lo fissò, scettico e arrabbiato.

-Non sembravi pensarla così quando mi hai spinto via dicendo che fosse sbagliato e immorale. -

-Avrei dovuta gestirla meglio – ammise Stiles, con sforzo – Sono stato brusco con te e non te lo meritavi. Derek, sono sincero quando dico di tenere molto a te. Ma non... non voglio stare con te nel modo in cui vorresti tu. Ho bisogno di un po' di spazio, non ti sto lasciando. -

Derek scosse la testa, Stiles sentiva l'odore pesante della sua rabbia.

-Se tu mi lasci qui adesso, io non te lo perdono, Stiles – proclamò e mai come in quel momento a Stiles era sembrato di più un principe.

-Sarà solo per pochi mesi – ripeté Stiles, cominciando a sentirsi impotente davanti allo sguardo sprezzante e deluso di Derek – È la cosa migliore anche per te. Non vuoi un po' di stabilità? Non vuoi un letto caldo invece di dormire sotto un albero? Dei pasti veri, la possibilità di vivere una vita normale per un po'? Non lo vuoi, Derek? -

Derek liberò un singhiozzo e Stiles dovette chiudere un istante gli occhi.

-Io voglio stare con te! - pianse, con voce supplicante e acuta.

Stiles cercò di guardarlo con tutta la fermezza di cui era capace.

-Derek, niente di quello che dirai mi farà cambiare idea. Starai qui con Isaac e Jackson. E non provare nemmeno a farti passare per quella testolina dura l'idea di scappare. Isaac può essere morbido e dolce quanto vuoi, ma Jackson non si lascia incantare. Ti riporterà a casa con la forza, se necessario. Per cui non farmi stare in pensiero e rimani qui, al sicuro. Io tornerò, questa è una promessa. -

Derek rimase immobile per un lungo istante, gli occhi rossi fissi nei suoi. Poi, con un gesto improvviso, si strappò il medaglione di Stiles dal collo, lasciandolo cadere per terra mentre si alzava in piedi. Stiles sentì un dolore sordo al petto, ma non reagì. Rimase immobile, osservando con occhi apatici Derek che correva verso la porta e la spalancava.

Non sapeva se ridere o piangere quando quasi inciampò in Jackson e Isaac, che stavano chiaramente origliando.

-Merda, è stato Isaac a insistere, io volevo solo... -

-Tesoro, stai bene? -

Derek ignorò entrambi, facendosi strada a forza tra di loro e correndo al piano di sopra. Stiles poteva sentire il suono dei suoi singhiozzi persino da lì.

Isaac e Jackson si guardarono incerti per un secondo, poi il bardo sospirò.

-Vado da Derek. Tu pensa all'idiota adulto. -

Jackson rimase a guardare Isaac allontanarsi, poi si avvicinò lentamente a Stiles, sedendosi davanti a lui.

Il witcher non si era mosso di un solo millimetro da quando Derek era scappato via, il volto immobile e privo di emozioni.

-E così, alla fine ti sei accorto della cotta del ragazzo. -

Il tono di Jackson era beffardo, ma non sgarbato. Era quasi gentile, per gli standard di Jackson.

Stiles fece una smorfia, senza guardarlo.

-È stata colpa mia. John aveva ragione. L'ho lasciato avvicinare troppo e ho mischiato cuore e ragione. -

Jackson inarcò le sopracciglia.

-Quindi lo ammetti. Che provi qualcosa anche tu. -

Stiles gli ringhiò addosso, sulla difensiva.

-Non ho detto questo. E non voglio parlarne con te, cazzo! -

Jackson sollevò le mani, un sorrisetto sul volto. Stiles lo avrebbe preso a pugni, sul serio.

-Va bene, non ci tengo a essere coinvolto nei vostri drammi in ogni caso. -

Stiles grugnì, cominciando ad alzarsi in piedi.

-Promettimi solo che baderai a lui, d'accordo? Rimani qui con Isaac almeno finché non torno, per favore. -

Jackson si strinse nelle spalle con noncuranza, ma Stiles lo conosceva e sapeva che poteva fidarsi, che Jackson non avrebbe mai sottovalutato la sicurezza di Derek.

Gli voleva bene anche lui, anche se non lo avrebbe mai ammesso.

-Avevo comunque in programma di rimanere nei paraggi – fissò Stiles negli occhi, stranamente serio – Stai attento anche tu, d'accordo? Non ho intenzione di consolare il ragazzino sul tuo cadavere. -

Stiles produsse un piccolo sorrisetto, cercando di non pensare al fatto che probabilmente Derek lo volesse comunque morto in quel momento.

-Farò del mio meglio. -

Fece per andare verso la porta, ma Jackson gli bloccò rapidamente la strada, dopo aver raccolto il suo medaglione dal pavimento.

Glielo tese, con un'espressione eloquente.

Stiles esitò, poi scosse la testa.

-Tienilo tu. Nel caso Derek lo rivoglia. È suo. -

Jackson ringhiò.

-Non fare il coglione, Stiles. Prendi il cazzo di medaglione. Sai che ti serve, ti proteggerà. -

Stiles inarcò le sopracciglia, con un vago sorriso.

-Stai diventando sentimentale. Isaac ti fa male. -

-Vaffanculo – ringhiò Jackson, ma abbassò lentamente la mano – Va bene, fai come vuoi. Ma se muori, il ragazzino non te lo perdonerà mai – disse in tono definitivo, indiscutibile.

Stiles divenne serio, concentrandosi sui rumori provenienti dal piano di sopra.

Poteva sentire i singhiozzi soffocati di Derek e il suono della voce calma e cantilenante di Isaac, intento a calmarlo.

-Lo so – sussurrò, appena udibile – Ma gli ho fatto una promessa. E io mantengo sempre le promesse. -

 

 

 

Due mesi dopo

 

 

 

 

 

-Che io sia dannata se questo non è Stiles Stilinski che beve con aria imbronciata una birra! -

Stiles grugnì, senza nemmeno sollevare lo sguardo.

-Vattene, Lydia. -

La maga ovviamente non lo ascoltò, scivolando con grazia nella panca libera davanti a Stiles.

Il witcher a quel punto fu costretto a guardarla.

Lydia era sempre uguale, ovviamente.

Sempre bella, sempre giovane, nonostante fosse di qualche anno più vecchia di Stiles. I suoi lunghi capelli biondo fragola le cadevano come una cascata sulle spalle, catturando i tenui raggi dei candelabri appesi al soffitto e attirando molti sguardi desiderosi.

Stiles si guardò intorno, grugnendo.

-Vattene. Attiri troppo l'attenzione e io ero qui per bere da solo.

Lydia sorrise affilata e, lungi dall'offendersi, si mise più comoda.

Stiles trattenne a stento un ringhio.

-Sempre un gentiluomo, vedo. E comunque, mi spiace deluderti, ma attiri abbastanza l'attenzione anche da solo. Bere con due spade attaccate alla schiena ha qualche scopo, oltre a spaventare gli avventori di questa amabile locanda? -

Stiles mostrò i denti, frustrato.

-Sì, tenere lontano gli scocciatori. -

Lydia rise, deliziata, mentre Stiles roteava gli occhi, un sorriso che suo malgrado gli tirava le labbra.

Tra lui e Lydia non c'era quello che gli umani definivano un rapporto romantico, ma apprezzavano la reciproca compagnia, anche se giocavano a fare finta che non fosse così e anche se i loro incontri erano sempre piuttosto casuali e fugaci. La maga aveva comunque un posto speciale nel cuore di Stiles. Lydia era la prima donna con cui Stiles fosse stato che non aveva mai mostrato paura, neppure una volta. In questo era terribilmente simile a...

Stiles scosse forte la testa, maledicendosi. Non doveva pensarci, cazzo. Non doveva.

Lydia inclinò la testa, guardandolo con curiosità.

-Tutto bene? -

-Sì – biascicò Stiles, anche se non era affatto così. Doveva togliersi quel pensiero dalla testa. Guardò Lydia e d'un tratto si rese conto che fosse bellissima e un tenue affetto e un po' di nostalgia per i loro momenti passati insieme gli scaldò il cuore.

-Sei impegnata, stanotte? - domandò, con voce un po' roca.

Le labbra rosse di Lydia si aprirono in un sorriso consapevole.

-Lo sarei stata, se non avessi incontrato te. Sai di avere una certa priorità per me – si alzò in piedi, aggraziata e ammaliante, subito imitata da Stiles.

-Ho una stanza al piano di sopra – continuò la donna, gli occhi che brillavano – La cosa ti attira in qualche modo? -

Stiles non sapeva bene cosa fosse successo dopo, sapeva solo che lui e Lydia si stavano divorando la bocca a vicenda, sbattendosi reciprocamente contro la porta della sua stanza. La maga riuscì ad aprirla a fatica e subito Stiles fu di nuovo su di lei, baciandola e stringendola a sé.

Lydia aveva un buon odore, lo aveva sempre avuto.

Non era odore di erba e terra e nemmeno quello dolce della frutta, ma era buono.

Stiles imprecò nella bocca di Lydia, esasperato dai suoi pensieri.

Lydia si staccò un po', guardandolo perplessa.

-Stiles? Sei sicuro di stare bene? -

-Bene – borbottò Stiles burbero, spingendola però gentilmente sul letto – Tutto bene. -

Lydia gli sorrise, circondandogli il collo con le braccia e baciandolo di nuovo. Invertì facilmente le loro posizioni, mettendosi a cavalcioni dell'uomo.

Stiles poteva vederla bene in viso adesso. Era così bella. I suoi occhi erano particolarmente belli, erano grandi e verdi e sembravano occupare tutto il mondo di Stiles al momento.

Così grandi e verdi...

Lydia si chinò a baciargli il collo e Stiles gemette piano.

-Dì il mio nome – sussurrò Lydia, mordicchiandogli la pelle, e Stiles non le avrebbe mai negato nulla.

-Derek... -

Stiles spalancò di scatto gli occhi, inorridito.

Lydia era completamente immobile sopra di lui, le labbra ancora premute contro la sua gola. Molto lentamente, la maga si sollevò, fissandolo con gli occhi stretti a due fessure.

-Derek? - sibilò, scendendo come una furia da Stiles – Mi hai appena chiamata Derek? -

Stiles emise un ringhio frustrato, coprendosi il viso le mani.

-Merda, merda, merda – borbottò, furioso con se stesso.

Perché cazzo aveva detto il nome di Derek? Era stata sicuramente colpa di tutto quel verde. Anche se gli occhi di Derek erano di un verde diverso rispetto a quello di Lydia, era più intenso, più luminoso e...

Merda, lo stava facendo di nuovo! Doveva smetterla!

-Stiles? -

La voce di Lydia sembrava meno arrabbiata e più preoccupata adesso, ma Stiles non si scoprì comunque il volto.

La maga sospirò e Stiles la sentì appoggiarsi ai cuscini della sua parte di letto.

-Sai, non pretendo monogamia da te, così come tu non te la aspetti da me. E non mi formalizzo se gemi il nome di un'altra lady mentre sei con me. Ma un uomo? C'è qualcosa che vuoi dirmi? -

-È stato un incidente – borbottò Stiles tra le dita, costernato.

Sapeva che Lydia aveva roteato gli occhi anche senza vederla.

-Beh, mi sembra chiaro che sia stato un incidente. L'ultima volta che ho controllato non avevo niente che potesse indurre le persone a scambiarmi per un uomo. Ora vuoi dirmi chi è Derek? -

-Nessuno – rispose troppo in fretta Stiles, praticamente ammettendo che Derek fosse tutto.

Lydia rimase per un bel po' in silenzio, Stiles sentiva letteralmente le rotelle del suo cervello in movimento. Purtroppo conosceva l'intelligenza di Lydia e sapeva che lo avrebbe capito.

-No – sussurrò infatti Lydia, in tono stranamente sconvolto – Il tuo bambino sorpresa? Davvero? -

Stiles grugnì e, finalmente, si scoprì il viso.

-Sapevo che non avrei dovuto parlartene – mormorò, affranto.

Lydia si strinse nelle spalle, sorridendo appena.

-Sai che non puoi resistermi. Una bottiglia di vino, due baci e mi dici tutto – la maga tornò seria, fissandolo intensamente. Stiles avrebbe voluto che non lo facesse, tutto quel verde era ancora piuttosto distraente.

-Allora il principe non è morto come pensano in molti. È con te. Lo stai proteggendo. -

-Era con me – la corresse Stiles, una strana fitta al petto – Io... ci siamo separati. Per un po'. -

Lydia sorrise, assottigliando gli occhi.

-Già. Non mi è difficile immaginare il perché. -

Stiles la fissò, infastidito.

-Che vuoi dire? -

-Che per essere un witcher sei sempre stato molto codardo quando si trattava di sentimenti – rispose Lydia, esaminandosi imperturbabile le unghie.

Stiles le ringhiò contro, anche se non suscitò nessun effetto sull'altra.

-Non provo nessun fottutissimo sentimento, smettila.-

Lydia inarcò le sopracciglia, senza lasciarsi impressionare.

-Stiles, hai appena ansimato il suo nome mentre ti baciavo il collo, abbi almeno la decenza di non negarlo. -

-È sbagliato! - sbottò all'improvviso Stiles, frustrato – Non posso provare certe cose per Derek, non posso. -

-E perché no? - domandò Lydia, sinceramente perplessa – A quanto ne so deve avere almeno diciotto anni ormai. E non è che tu lo abbia cresciuto dall'età di cinque anni. Quello sarebbe stato sbagliato. Ma così... Derek è un adulto, tu sei un adulto, se oltre sessant'anni su questa terra bastano per questa classificazione. Non vedo perché non possiate stare insieme.-

-È troppo giovane – disse Stiles dopo un po', sconcertato dalla tranquillità con cui Lydia aveva preso il tutto – Ed è umano. Merita qualcosa di meglio. -

-Sono sicura che Derek non la pensi così – ribatté Lydia, quasi gentile.

Stiles la fissò, scettico, e Lydia sospirò profondamente. Si avvicinò al witcher e prese una delle sue mani tra le sue, delicata.

-Ascolta, Stiles. Ti conosco da tanti anni ormai e piuttosto bene, anche. E quella stronzata dei witcher che non provano niente? Beh, sicuramente non si riferisce a te. -

Stiles deglutì, abbassando un po' lo sguardo.

I witcher non hanno sentimenti. Sai che non è vero, giusto? Sai che non riguarda te?

Derek, il testardo, irritante e fottutamente necessario Derek, glielo aveva già detto, quella notte di molti mesi prima.

Stiles lo aveva liquidato, non gli aveva dato retta.

Ma se avesse ragione? Se fosse il motivo per cui Stiles non aveva potuto fare a meno di pensare a lui, giorno e notte, in quei due mesi passati lontani?

Era per questo che nei suoi sogni ricambiava il bacio esitante e timido di Derek?

Era per questo che cercava con nostalgia odore di erba e terra in ogni persona, senza mai trovarlo?

Era per questo che si era sentito per settimane lacerato, come se una parte di lui fosse venuta meno?

Era questo quel qualcosa di più che era Derek?

Era... amore?

Lydia sospirò piano, ritraendo la mano, e Stiles si riscosse dai suoi pensieri.

-Dovresti andare adesso – disse, decisa ma gentile – È chiaro che hai qualcun altro in mente e sai che non mi piace essere la seconda scelta di nessuno. -

Stiles annuì, senza contraddirla, mettendosi svelto in piedi e sistemandosi la camicia di nuovo dentro i pantaloni. Raccolse le spade che Lydia aveva lanciato sul pavimento e si rimise le scarpe.

Si voltò a guardare la maga, che era ancora stesa sul letto, apparentemente impassibile.

-Mi dispiace – borbottò Stiles imbarazzato – Vorrei dirti che ci rifaremo la prossima volta, ma non credo... -

-Non credi che ci sarà perché stai andando a cercare quel tuo principe – lo interruppe Lydia soave, con un piccolo sorriso.

Stiles la guardò storto per un istante, poi annuì, con riluttanza.

La maga sospirò di nuovo, ma non sembrava arrabbiata. Solo un po' triste.

-Mentirei se dicessi che non mi mancherai. Ma sono contenta che tu abbia trovato qualcosa di più, alla fine. Ti meriti di essere felice. -

Stiles si passò la mano dietro la nuca, imbarazzato.

-Abbi cura di te – disse infine, impacciato – E cerca anche tu di essere felice – aggiunse, con voce più calda e sincera.

Stiles si stava avviando verso la porta, quando la voce di Lydia lo richiamò.

-Stiles? -

L'uomo si girò, incrociando il sorriso lievemente beffardo della maga.

-Porta un regalo a quel tuo Derek. Uomo o donna, a nessuno piace essere piantato in asso per due mesi. Non mi presenterei a mani vuote, se fossi in te. -

Stiles grugnì e si sbatté la porta alle spalle, un piccolo sorriso nascosto che gli tirava le labbra.

 

 

 

 

Stiles era un po' nervoso mentre fermava Roscoe davanti alla casa di Isaac.

Stringeva tra le mani un piccolo pacchetto irregolare, un po' macchiato di fango.

Era una cosa stupida, lo sapeva. Derek gli avrebbe probabilmente riso in faccia, ma valeva la pena provarci.

Una parte di lui sperava che Derek si fosse calmato in quei mesi, ma conosceva il suo piccolo ladro di mele e sapeva quanto potesse essere testardo.

Legò Roscoe a un albero, accanto a Sunflower. Il cavallo nero nitrì e avvicinò il muso a Stiles, che glielo accarezzò con un piccolo sorriso.

-Almeno tu sei contento di vedermi. E non tenti di mordermi, è una novità. -

Con un profondo sospiro, si avvicinò alla porta e bussò.

Si aspettava di tutto, ma non che gli aprisse una donna bionda, con gli occhi azzurri vivaci e furbi.

Stiles si irrigidì, la mano che correva in modo istintivo alla spada. La donna seguì con gli occhi il suo movimento, ma non smise di sorridere.

-Ciao! Chi sei? -

-Chi cazzo sei tu – ringhiò Stiles, stringendo la presa sulla spada.

La donna inclinò la testa, studiando l'uomo dalla testa ai piedi.

Non sembrava spaventata e la cosa insospettì e irritò Stiles in ugual misura.

Anche il suo odore lo infastidiva, un odore pungente di polvere d'argento e di acqua di mare.

Prima che la donna potesse rispondere, dei passi che si avvicinavano richiamarono l'attenzione di entrambi.

-Kara? Va tutto bene? -

Stiles si tese tutto, una tensione completamente diversa rispetto a quando gli era apparsa quella donna davanti, perché quella era la voce di Derek.

Stiles vide l'esatto momento in cui Derek lo notò, fissandolo alle spalle della donna. Vide i suoi occhi spalancarsi e il volto impallidire. Non era cambiato molto, anzi non era cambiato affatto, ma il suo collo era stranamente nudo e il cuore di Stiles si strinse in una morsa dolorosa.

Prima, prima che discutessero e Stiles se ne andasse, Derek gli sarebbe semplicemente corso tra le braccia e Stiles gli avrebbe baciato la fronte. Ma adesso fu la donna, Kara, ad avvinghiarsi al fianco di Derek, reclamando la sua attenzione.

Stiles aggrottò la fronte, stringendo la presa sulla spada finché le nocche non divennero bianche.

-Derek? Conosci quest'uomo? -

Derek sbatté le palpebre e staccò a fatica lo sguardo da Stiles per riportarlo su Kara.

-Sì. È Stiles. Ricordi che te ne avevo parlato?-

-Oh – la donna sorrise, lanciando uno sguardo a Stiles – Sì, ricordo. Il witcher. -

Stiles la fissò con sufficienza per un istante, poi riportò lo sguardo su Derek.

-Chi è lei? Dove sono Isaac e Jackson? -

Derek aprì la bocca per rispondere, ancora stordito, ma Kara gli parlò sopra. Stiles decise all'istante che la odiava.

-Stavamo per cenare tutti insieme, a dire il vero. Vuoi accomodarti? -

Stiles scoprì i denti verso di lei, spazientito, ma inaspettatamente fu Derek a parlare.

-Non ha bisogno di un invito – proclamò, quasi brusco - È Stiles – aggiunse, come se spiegasse tutto.

Stiles sentì le proprio dita allentarsi intorno all'elsa, giusto un po'.

Kara continuò a sorridere, anche se i suoi occhi mandavano lampi.

Chiunque fosse, era ovvio che non fosse abituata a Derek che le rispondeva bruscamente.

-Ti dispiace andare via? - domandò Derek d'un tratto, guardando la donna – Prometto che domani ci vedremo. -

Stiles dovette trattenere un ghigno soddisfatto davanti alla faccia di Kara. La donna si costrinse comunque a sorridere, anche se con poca grazia.

-Certo, tesoro – lo baciò piano sulle labbra e Stiles si irrigidì. Lei lo fissava soddisfatta durante il bacio e Stiles provò il vergognoso istinto di spingerla via, anche se era una donna.

Fu Derek a scostarsi per primo, gettando una veloce occhiata imbarazzata a Stiles, che ricambiò il suo sguardo, severo e impassibile.

-Ciao, Stiles! - lo salutò Kara, con voce allegra.

Stiles non le rispose, non la guardò nemmeno mentre gli passava accanto. Esisteva solo Derek.

Quando se ne fu andata, c'era ancora solo Derek.

Stiles nascose lentamente il pacchetto infangato nell'armatura, senza staccare lo sguardo da Derek, che lo fissava ad occhi spalancati. Stiles poteva sentire distintamente il suo battito impazzito.

Sapeva che Derek non avrebbe parlato per primo. Era troppo orgoglioso per farlo.

Stava a lui spezzare il silenzio e doveva scegliere le parole giuste, se voleva che le cose tornassero come prima.

-Quanti cazzo di anni ha, Kara? - sbottò Stiles, maledicendosi.

Derek trasalì, mettendosi immediatamente sulla difensiva.

-Ventotto. È quasi una coetanea. -

-Quasi una coetanea un cazzo! - esclamò Stiles, scaldandosi – Jackson e Isaac ti hanno permesso di frequentarla? La fanno cenare qui? Oh, li ucciderò. -

Derek aggrottò la fronte, infastidito.

-Jackson e Isaac non sono i miei genitori. Non sono riusciti a impedirmi di vederla. -

Questa almeno era una piccola consolazione. Dalle parole di Derek e dalla sua espressione era chiaro che la dolce Kara non andasse a genio non solo a lui.

-Beh, devi smettere comunque di vederla – sbottò Stiles, senza riuscire a controllarsi - È troppo grande per te e non mi piace. Ha un'aria ambigua. Non dovresti permettere alle persone di avvicinarti con questa facilità, non è questo che ti ho insegnato. -

Derek arrossì, pieno di vergogna e di rabbia.

-No, lo so cosa mi hai insegnato. A non fidarmi di nessuno, a tenere lontano tutti – Derek fece un sorriso amaro – Beh, mi sono fidato di te, mi sono avvicinato a te. E guarda come è andata a finire. Kara non può essere tanto peggio. -

Stiles sentì il senso di colpa risalire il suo stomaco, amaro, e invadergli la gola, togliendogli quasi il respiro.

-Ascolta, Derek... -

-No ascolta tu! - urlò Derek e Stiles tacque, soprattutto perché sentì che la voce di Derek fosse intrisa di lacrime – Non puoi venire qua dopo due fottuti mesi e pretendere di comandarmi ancora a bacchetta come facevi quando mi hai portato via da Beacon Hills! Non è giusto! Non dopo che tu mi hai respinto! Ho il diritto di provare a essere felice, a stare con qualcuno... -

-Certo che ce l'hai – ringhiò Stiles esasperato, facendo un passo avanti – Certo che ce l'hai, vorrei solo che tu scegliessi meglio le persone di cui fidarti, tutto qui! -

-Non la conosci neppure! -

Stiles fece una brutta smorfia.

-Non serve. Sono su questa terra da molto prima di te, ragazzo, gli umani mi basta uno sguardo per conoscerli. E quella, quella è un cattivo tipo di umano, lo sento. -

Derek emise un grugnito esasperato.

-È inutile parlare con te. Sei troppo pieno di pregiudizi e di diffidenza per credere che qualcuno possa essere animato da buone intenzioni, per una volta. -

-Cerco solo di proteggerti! – sbottò Stiles, accaldandosi.

-Non serve! - ribatté Derek alzando la voce – Me la sono cavata benissimo anche senza di te, come vedi! -

Stiles tacque, colpito.

Vide dell'incertezza passare per gli occhi di Derek, come se si fosse pentito delle sue parole.

Il ragazzo deglutì, distogliendo lo sguardo.

-Vado... vado in camera mia. Ti lascio salutare Jackson e Isaac con calma, sono in cucina.-

-Va bene – rispose Stiles, atono e inespressivo.

Derek annuì a se stesso e si voltò. Aveva appena fatto un passo, che si voltò di nuovo, con urgenza, e si buttò su Stiles, gettandogli le braccia al collo.

Stiles era talmente sorpreso che per un attimo perse l'equilibrio, ma si riprese subito. Non era mai stato un problema avvolgere il corpo più piccolo di Derek tra le braccia e sostenerlo contro di sé e non lo fu nemmeno quella volta. Lo strinse forte, immergendo il viso nei suoi capelli neri, sconvolti come sempre, mentre Derek immergeva il naso freddo nel suo collo, inspirando il suo odore proprio come avrebbe fatto un cucciolo di lupo.

-Sai ancora di cannella – mormorò Derek contro la sua pelle e Stiles sorrise, nascosto.

- Sei ancora incapace di usare una spazzola – ribatté, passando con gentilezza una mano tra il groviglio morbido dei suoi capelli.

Derek sbuffò, alzando il viso per poter guardare male il witcher dal basso.

-Senti chi parla! I tuoi capelli sono un disastro senza di me a... - si interruppe bruscamente, i ricordi del loro bacio che affioravano nei suoi occhi.

Stiles colmò quel silenzio baciandolo delicatamente sulla fronte.

Derek sospirò, tremante, stringendosi nuovamente a Stiles.

-Sono ancora arrabbiato con te. Ma mi sei mancato – sussurrò, la bocca premuta contro il petto dell'altro.

Stiles gli passò una mano sulla schiena, delicato, quella strana sensazione allo stomaco che tornava a colpirlo prepotente, dopo due mesi di assenza.

-Anche tu, piccolo ladro di mele. Anche tu. -

 

 

 

 

-Non ci posso credere che gliela abbiate lasciata frequentare! -

Stiles stava cercando di non alzare la voce per non farsi sentire da Derek al piano di sopra, ma non stava avendo molto successo visto che ogni sua parola stava uscendo sotto forma di ringhio. Stava camminando come un lupo in gabbia davanti al tavolo a cui erano seduti Jackson e Isaac, che avevano entrambi delle espressioni tra il preoccupato e l'esasperato.

-Ho provato a impedirgli di vederla, ma era solo peggio! - esclamò Jackson, frustrato – Una volta ha provato a uscire dalla fottuta finestra di notte, se non lo avessi preso al volo si sarebbe sfracellato per terra. Quindi sì, Stiles, ho pensato che fosse meglio permettergli di portare la ragazza a casa! -

-Non è una ragazza! - sibilò Stiles – Ha trent'anni. È... è troppo grande per lui! -

-In realtà ne ha ventotto – intervenne Isaac, temerario – Ed è comunque più giovane di te. Quanti sono, più o meno di cento?-

Stiles gli ringhiò addosso, mentre Jackson si alzava in piedi e si metteva prudentemente tra di loro.

-Questo non c'entra un cazzo! E poi cosa vorresti dire, che sei d'accordo sul fatto che stia con una perfetta sconosciuta che potrebbe benissimo avere cattive intenzioni? -

-Quello che voglio dire – esclamò Isaac, sporgendosi oltre Jackson per guardarlo male – È che quando te ne sei andato, ti sei lasciato un bel casino alle spalle. E ora che è finalmente un po' più sereno non ti permetterò di rovinare tutto, non senza delle reali prove che Kara sia pericolosa! -

Stiles tacque, interdetto.

-Derek... - si schiarì la gola, d'un tratto arida – Derek è stato tanto male... dopo?-

Isaac non rispose, distogliendo lo sguardo, ma Jackson emise un sospiro e guardò Stiles quasi comprensivo.

-Senti, so che sei preoccupato per il ragazzo, so che Derek non è una persona qualunque e che non possiamo permettere che persone sbagliate lo avvicinino. Ma non è stato facile gestirlo all'inizio, d'accordo? Aveva questi incubi terribili tutte le notti e continuava a urlare il tuo nome... – Stiles deglutì, il cuore stretto in una morsa - Isaac ha dovuto dormire con lui per calmarlo ed è stato imbarazzante per tutti, dopo. Non mangiava, non voleva cavalcare, non faceva niente. Se ne stava solo in camera sua. E poi ha conosciuto quella ragazza al mercato, teneva una bancarella di stoffe. Era tutto invaghito ed era carino a vedersi, finalmente sembrava un ragazzo normale, cazzo. Ho comunque pensato che fosse strano che una donna così si interessasse a un ragazzino e ho cercato di impedirgli di vederla. Ma era solo peggio. -

-Con Kara invece sta meglio – intervenne Isaac, deciso – Non ha più incubi e sorride di più. E direi che è il massimo che possiamo aspettarci da un ragazzo che ha già sofferto così tanto. -

Stiles strinse i pugni, ma non disse niente.

Odiava ammetterlo, ma Isaac aveva ragione. Non poteva negare a Derek anche quello spiraglio di felicità. Avrebbe dovuto essere contento in realtà. Non voleva che Derek provasse certe cose per lui e adesso, a quanto sembrava, le provava per qualcuno di normale, di umano. Qualcuno che aveva solo dieci anni più di lui e non sessanta. Qualcuno che sarebbe invecchiato insieme a lui.

Qualcuno che avrebbe potuto amarlo come si meritava.

Avrebbe dovuto essere felice.

Eppure tutto in lui urlava, infelice e ferito.

D'un tratto non poté più sopportare lo sguardo imbarazzato di Jackson e quello giudicante di Isaac.

-Vado a dormire – sbottò, ignorando Jackson che imprecava e gli diceva di aspettare.

Stiles salì al piano di sopra e si fermò davanti alla camera che sapeva fosse stata data a Derek. Rimase ad ascoltare per un istante, attento.

Nessun rumore dall'interno, solo il respiro pacifico di Derek.

Sospirò, sollevato.

Nessun incubo.

 

 

 

Il mattino dopo, Stiles bussò piano alla porta di Derek, sistemandosi nervosamente il piccolo pacchetto all'interno della camicia.

-Avanti. -

La voce di Derek giunse roca e gonfia di sonno, e Stiles non riuscì a trattenere un piccolo sorriso.

Entrò nella stanza, trovando Derek seduto in mezzo alle coperte, intento a stropicciarsi gli occhi. Stiles aveva l'odiosa sensazione che i propri, posati su Derek, fossero morbidi.

-Ciao. Mi chiedevo se avessi voglia di prendere i cavalli e andare a fare un giro. Noi due soli – si ritrovò a specificare, senza nemmeno sapere il perché.

Derek sembrò subito più sveglio e Stiles praticamente si nutrì del suo sorriso.

-Oh, sì! Mi... - si interruppe, mordendosi un labbro – Oh. In realtà avevo detto a Kara... -

Stiles sbuffò senza guardarlo, interrompendolo con un gesto della mano.

-Ho capito. Non importa, ci andremo un altro giorno. -

Fece per voltarsi verso la porta, ma la voce di Derek lo richiamò.

-No, aspetta! - Stiles lo guardò, in attesa, mentre Derek si mordeva di nuovo il labbro - Sei appena tornato, Kara capirà. -

Stiles annuì, dicendosi che fosse molto stupido e immaturo da parte sua sentire un moto di trionfo nascere nel petto.

-Ti aspetto di sotto allora. -

Era abbastanza presto, Jackson e Isaac dormivano ancora, per cui Stiles ne approfittò per prendere qualche provvista dalla cucina prima di andare ad aspettare Derek dai cavalli. Il ragazzo scese poco dopo, ancora assonnato e con i capelli dritti in testa. Stiles sorrise appena, porgendogli le redini di Sunflower.

-Vedo che non sei più abituato a svegliarti presto. -

-È la fottutissima alba – mugugnò Derek, ma non sembrava veramente imbronciato.

-Non imprecare – disse Stiles, per abitudine.

Derek ormai sapeva salire su Sunflower anche senza staffe, ma era talmente intontito dal sonno che continuava a scivolare. Stiles si mosse per aiutarlo, come sempre, e gli mise le mani sui fianchi. Quando sentì Derek trasalire, si rese conto che fosse una cattiva idea.

-Scusa – borbottò, facendo per ritrarsi, ma Derek gli trattenne le mani sovrapponendo le sue, in un muto consenso. Stiles sollevò velocemente Derek, sistemandolo sul cavallo.

In qualche modo, le guance rosse di Derek non lo preoccuparono come facevano di solito, ma lo confortarono, facendolo sentire come se niente fosse cambiato.

Anche se era cambiato tutto, e il lieve odore di ansia che stava emettendo Derek in quel momento lo confermava.

Stiles non poté fare a meno di maledirsi tra sé. Isaac aveva ragione, si era lasciato un bel casino alle spalle e adesso era suo dovere cercare di aggiustare le cose con Derek.

Montò su Roscoe, poi sorrise a Derek.

-Al galoppo fino al colle? -

Derek non rispose, ma invece strinse i polpacci contro il fianco di Sunflower, spronando il cavallo al galoppo. Stiles fece lo stesso con Roscoe, anche se rimase attento a non sforzare troppo la cavalla. Era anziana e ormai non ci provava nemmeno a tenere il passo con il cavallo di Derek.

Il colle di Oxenfurt era a circa mezz'ora dal centro della città e piaceva a Stiles perché era un posto isolato e tranquillo. Qualcuno diceva che fosse un colle incantato, perché per tutto l'anno lo ricoprivano fiori variopinti e erba verde. Stiles era piuttosto sicuro che non fosse vero, aveva visto la neve su quel colle una volta che era venuto a trovare Isaac per l'inverno, ma era comunque una bella storia per bambini.

-Sai, è un colle magico questo – esclamò Derek in tono vivace, mentre entrambi smontavano dai cavalli.

Stiles nascose un sorriso contro il muso di Roscoe, ma non disse niente.

Si sedettero sull'erba e mangiarono in silenzio il cibo che aveva portato Stiles, mentre Roscoe e Sunflower pascolavano tranquilli.

C'era un bel sole caldo ed era una di quelle giornate in cui sembra che non ci sia un problema al mondo.

Era una giornata rara, per uno come Stiles.

Guardò Derek, che aveva puntato le mani dietro di lui e teneva inclinato il viso verso il sole, gli occhi chiusi, simile a un gatto che si scalda appollaiato su un balcone.

Era bellissimo, e il pensiero travolse Stiles come un pugno.

Si schiarì la voce, imbarazzato, mentre estraeva il pacchetto malandato dalla camicia.

-Io... ti ho portato una cosa. - bofonchiò, già pentendosi.

Derek aprì un occhio, irriducibilmente curioso.

-Mh? Un regalo? -

-Più o meno – borbottò Stiles, lanciandogli il pacchetto.

Derek lo prese al volo, guardandolo divertito.

-È un nuovo pugnale, del veleno o...?-

Stiles grugnì, guardandolo male.

-Aprilo e basta, ragazzino. -

Derek ridacchiò piano e obbedì. Rimase in silenzio per un lungo momento, Stiles che lo fissava teso, chiedendosi se avesse fatto qualcosa di sbagliato.

Aveva sempre paura di sbagliare con Derek, e questo era maledettamente frustrante.

-Non so se te lo ricordi – sbottò dopo un po', incapace di sopportare il silenzio – Me lo hai offerto il giorno in cui ci siamo conosciuti. Hai detto che mi... -

-...avrebbe protetto dai mostri e dalla solitudine – completò Derek, atono, gli occhi fissi sul piccolo orso malandato – Sì, mi ricordo – guardò Stiles, ancora senza mostrare alcuna emozione – Non pensavo ce lo avessi tu. -

-Volevo avere un ricordo di te – spiegò Stiles, imbarazzato – All'epoca ero convinto che non ti avrei più rivisto. -

Derek emise un suono sprezzante, gli occhi pieni di amarezza.

-Già. Scommetto che avresti preferito così.

Stiles si irrigidì e d'un tratto quella giornata di sole sembrò fredda e cupa.

-Non dire così – disse piano, con rabbia a malapena trattenuta – Sai che non è vero. -

Derek lo fissò con sfida, testardo fino alla morte.

-Ah no? Perché quel giorno alla locanda è sembrato così. -

Stiles rimase un attimo in silenzio, fissando Derek con gravità.

-Pensavo che avessimo superato quella cosa – mormorò infine, frustrato.

Anche con tutti i suoi sensi sviluppati, non poté prevedere Derek che si alzava di scatto, facendo cadere il pupazzo tra l'erba.

-Io non ti capisco! - esclamò, furioso – Sembra che tu ti diverta a torturarmi! -

Anche Stiles si alzò in piedi, più confuso che arrabbiato.

-Che cazzo stai dicendo? -

-Ti bacio e ti dico che ti amo e tu dici che non potrà mai esserci niente tra noi, che è sbagliato! Poi mi lasci qui per due mesi, a chiedermi se il tuo stupido culo sia ancora vivo o se un fottuto basilisco o qualche altra schifezza ti abbia ucciso! Poi ritorni e fai tutto il geloso con Kara... -

-Io non faccio... - cominciò Stiles, infiammandosi, ma Derek lo ammutolì con uno sguardo di fuoco.

-E poi mi porti qui, su un colle incantato dove tutti sanno che ci si va con la persona che si ama... -

-Cosa? E da quando? E poi non è un colle incantato, è un normalissimo, fottutissimo colle! - esclamò Stiles, esasperato, ma Derek lo ignorò ancora.

-E adesso scopro che hai tenuto per tredici anni uno stupido orsetto solo per avere un ricordo di me! Mi confondi, te ne rendi conto almeno? -

-Lo sai che ci tengo a te! - sbottò Stiles, davvero non capendo – Non è una fottuta novità! Solo perché non posso averti in una certa maniera, non significa che io non tenga a te! -

Capì di aver detto la cosa sbagliata quando vide l'espressione di Derek trasformarsi completamente e diventare sconvolta da che era furiosa.

-Tu non puoi avermi... significa che in realtà lo vuoi? -

Stiles imprecò ad alta voce, maledicendo per l'ennesima volta il destino.

-Non ho detto questo! - esclamò, cercando di fare marcia indietro, ma Derek scosse la testa, la bocca leggermente aperta. Si avvicinò a Stiles, che lo fissò, diffidente. Tuttavia rimase immobile, permettendo al ragazzo di essere così vicino da sentire il suo respiro sulla pelle.

-Sai che puoi avermi in ogni modo, vero? Sai che puoi? - domandò Derek, piano come se non volesse spaventarlo, gli occhi verdi fissi con aria seria in quelli gialli del witcher.

Stiles emise un grugnito scettico, chiedendosi perché fosse così difficile allontanarsi da Derek.

-Davvero? E che fine ha fatto Kara? -

Non era geloso, davvero. Gli dava solo fastidio che Derek non sapesse rispettare gli impegni che si prendeva, tutto qui. Derek sorrise leggermente e Stiles lo odiò.

-Non sei il mostro senza sentimenti che la gente ti ha fatto credere di essere, Stiles – mormorò Derek, di nuovo serio -Non sei quel mostro che ha abusato di una ragazza e si è meritato quella cicatrice. Sei tutto il contrario. Sei... sei l'essere umano più bello che abbia mai incontrato. E puoi provare sentimenti per me. Senza pensare che sia sbagliato. Per nessuno motivo, né per la mia età, né per il fatto che tu sia un witcher. -

Stiles rimase a fissarlo, incapace di dire qualsiasi cosa. Il cuore gli batteva fortissimo, ed era una novità estremamente irritante. Aveva sempre avuto un battito lente e costante, ma adesso gli sembrava che il suo petto sarebbe esploso.

-Non è cambiato niente – sussurrò infine Derek, con voce appena tremante – Non è cambiato niente per me, da quel giorno nella locanda. Provo esattamente lo stesso. -

A Stiles sembrò che ci fosse improvvisamente di nuovo il sole, ma non soltanto fuori, anche dentro di lui. Era un'immagine patetica e stupida, ma Stiles si sentiva come se il suo cuore pulsasse di una luce calda e dolce. Una nuvola sembrò passare su quel sole, quando Derek si imbronciò, fraintendendo il suo silenzio.

-Beh, è chiaro che anche per te non sia cambiato nulla – borbottò, la voce già tremante, mentre provava ad allontanarsi.

Senza pensare, Stiles lo bloccò per un polso, rapido e fulmineo, inchiodando l'altro con i suoi occhi ambrati.

-Anche per me non è cambiato niente. Ma non nel modo in cui pensi tu – sussurrò, godendosi gli occhi spalancati di Derek, il suo broncio che spariva, l'odore ancora incerto ma chiaro della felicità che li avvolgeva.

-Tu... provavi lo stesso per me? - domandò Derek, cauto e ancora guardingo, e il cuore di Stiles si strinse.

Non sopportava che Derek stesse così sulla difensiva, non con lui.

Non aveva mai pensato ai suoi sentimenti per Derek, semplicemente perché riteneva che non fosse una cosa permessa. Una parte di lui pensava probabilmente di non essere nemmeno in grado di provare certi sentimenti. Ma adesso erano qui, erano così vicini, gli occhi di Derek erano così grandi e belli e improvvisamente Stiles non aveva più voglia di negare e scappare.

Forse voleva essere felice.

-Sì. E per tutti questi mesi... sempre lo stesso. Non è cambiato niente. E non penso che ormai potrà cambiare – mormorò, caldo e dolce.

Avrebbe ricordato il sorriso di Derek per sempre, proprio come ricordava ancora quello di Talia.

Era pronto all'assalto di Derek, era pronto alle labbra sulle sue, ma volle comunque perdere l'equilibrio, perché d'un tratto era diventato sentimentale e voleva baciare Derek tra l'erba e i fiori. Derek rise nella sua bocca mentre rotolavano tra l'erba alta, senza smettere di baciarsi, di tenersi stretti. Stiles lo baciò sul serio questa volta, una mano posata sulla sua guancia e l'altra stretta con dolcezza tra i suoi capelli arruffati. Derek aveva sempre avuto l'odore dell'erba e della terra, ma adesso era ancora più forte e inebriante, con l'aggiunta dell'odore delicato dei fiori. Non protestò quando il ragazzo ribaltò le loro posizioni, inchiodando Stiles sull'erba. Glielo permise, perché Derek sembrava uno degli dei illustrati nei libri sacri in quel modo, seduto sul suo stomaco e illuminato dal sole, con un sorriso grande e selvaggio.

-Tu mi ami – proclamò, quasi con arroganza, e Stiles sbuffò, anche se sorrideva.

-Non l'ho mai detto – precisò, ma Derek continuò a sorridere, chinandosi fino a far strofinare i loro nasi insieme.

-Allora non mi ami – mormorò, baciandogli un angolo della bocca e facendolo sciogliere in un modo per cui qualunque altro witcher si sarebbe vergognato fino alla morte.

-Non ho mai detto neppure questo – sussurrò Stiles, mettendosi seduto per poter stringere Derek in grembo e baciarlo come si deve.

Derek emise un rombo soddisfatto nella sua bocca, simile a un grosso lupo che finalmente riesce a catturare la preda.

-Ti amo – gli sussurrò sulle labbra e Stiles emise un gemito esasperato, perché quel ragazzo sciocco lo avrebbe ucciso. Lo baciò più forte, impedendogli di dire qualunque altra cosa.

Continuarono a baciarsi finché Stiles non avvertì il suo autocontrollo venire meno e non dovette allontanare dolcemente Derek.

Forse potevano avere quella cosa, potevano stare insieme, ma Stiles non voleva comunque affrettare le cose. Non con Derek.

Il ragazzo protestò un po', cercando di riprendere il bacio, ma Stiles lo allontanò, delicato ma fermo.

Alla fine Derek cedette e si ritrovarono sdraiati sull'erba, Stiles sulla propria schiena e Derek con la testa del suo petto, sempre vicino, ma meno intossicante, meno necessario rispetto a prima per Stiles.

Stiles teneva gli occhi chiusi, godendosi i raggi del sole sul volto, mentre faceva passare le dita tra i capelli di Derek.

-Vieni via con me. Domani – sussurrò, senza guardarlo.

Sentì Derek alzare appena il viso, per fissarlo. Stiles non era preoccupato. Derek emetteva ancora un soffocante odore di felicità.

-Va bene. Ma dovrò parlare con Kara prima. -

Stiles non riuscì a trattenere un ringhio, mentre Derek si sistemava di nuovo sul suo petto, ridendo dolcemente.

-Non sarebbe successo niente con lei, se tu non mi avessi lasciato qui con il cuore spezzato.-

Era vero, ma Stiles voleva comunque che Kara sparisse velocemente dalle loro vite. Sapeva che non era giusto, che stava condannando Derek a una vita sbagliata, con un uomo – un mutante – sbagliato.

Ma non poteva farci niente.

Forse Lydia aveva ragione, forse meritava la felicità.

Non doveva più fuggire.

Quello tra le sue braccia non era solo il suo destino.

Era qualcosa di più.

-Stiles? - bisbigliò Derek dopo un po', richiamandolo.

-Mh?-

-Ho chiamato Sunflower così per via del colore dei tuoi occhi. -

Stiles rimase in silenzio per un lungo istante, il respiro pesante di Derek era l'unico rumore.

Poi grugnì esasperato, ribaltò Derek sull'erba e lo baciò, forte, mentre il ragazzo rideva felicemente nella sua bocca, intrecciando le dita tra i suoi capelli castani.

Stupido ragazzino.

 

 

 

 

Con grande fastidio di Stiles, né Jackson né Isaac si mostrarono particolarmente sconvolti alla notizia che sarebbe partito con Derek l'indomani.

-Era veramente l'ora, cazzo – sospirò Jackson, chiaramente sollevato – Mi stava facendo impazzire quel dannato ragazzo. -

Isaac rise, i suoi occhi azzurri scintillavano su Stiles.

-Da come Derek è corso da Kara per “parlarle di una cosa urgente” senza nemmeno salutarci, dobbiamo dedurre che tu abbia finalmente aperto gli occhi? E il cuore? -

Stiles lo fissò, infastidito dalle parole da poeta.

-Pensavo che tu fossi un fiero sostenitore di Kara – sputò, senza riuscire a contenere un tono velenoso.

Jackson si aprì in un ghigno, mentre Isaac scoppiava a ridere.

-Nah, la ragazza è francamente insopportabile. L'ho detto solo per farti reagire – lo informò Isaac, con un sorriso subdolo – E a quanto pare ha funzionato. E molto meglio del piano di Jackson di prenderti a pugni per farti ragionare, oserei dire. -

Stiles strinse gli occhi su di lui, ma non era davvero arrabbiato.

-Sei una piccola merda manipolatrice. -

-Sì, una delle sue tante qualità – concordò Jackson, mentre Isaac si stringeva con allegria nelle spalle.

Stiles grugnì, poi voltò il viso verso la finestra.

-Vorrei che Derek si sbrigasse a tornare, è via da troppo. -

Jackson roteò gli occhi.

-Appena venti minuti. Un consiglio: rilassati o il ragazzo si stancherà di te presto. -

Stiles gli ringhiò addosso, poi tornò a guardare dalla finestra, di fatto ignorando il suggerimento.

Si illuminò quando finalmente scorse la sagoma di Derek avvicinarsi.

Ma la felicità durò poco. Derek aveva un'espressione strana in viso e Stiles poteva annusare il suo odore di confusione e rabbia anche da lì.

-Restate qui – disse asciutto a Isaac e Jackson, prima di scattare verso la porta senza altre spiegazioni.

Uscì di casa, guardandosi intorno finché non vide Derek nell'angolo del cortile dove era legato Sunflower. Il ragazzo gli dava le spalle, mentre accarezzava il muso del cavallo nero.

-Derek? - lo chiamò incerto, avvicinandosi – Derek, stai bene? -

Derek, finalmente, si voltò verso di lui e Stiles congelò. Non aveva mai visto quell'espressione sul volto di Derek. O meglio, gliela aveva vista quella notte alla locanda, quasi un anno prima, quando gli aveva parlato di vendicarsi delle persone che avevano ucciso i suoi genitori. Ma non aveva mai guardato così lui, mai, nemmeno nei loro momenti peggiori.

-Cosa ti ha detto Kara? - domandò piano Stiles, mettendo insieme i pezzi.

-Sono un bambino sorpresa – disse Derek, non una domanda, ma un'affermazione, gli occhi che ardevano in quelli di Stiles.

Il witcher lo fissò per lungo tempo, senza sapere cosa dire.

-Come lo sai? - domandò infine, con voce roca.

-Sono il tuo premio per aver salvato la vita di mio padre, diciotto anni fa – continuò Derek alzando la voce, ignorandolo – Solo una carta casuale giocata dal destino, giusto? -

-Come cazzo fai a saperlo, Derek – ripeté Stiles, soffocato, facendo un passo verso il ragazzo.

-Non ti avvicinare! - esclamò Derek e Stiles si immobilizzò. Gli occhi di Derek erano lucidi e Stiles avrebbe solo voluto abbracciarlo, calmarlo e spiegargli tutto, ma non voleva violare la volontà di Derek – Mi hai mentito, per tutto questo tempo! Tu, John, Isaac, Jackson...mi avete mentito tutti! -

-Derek, questo... questo non è importante. Non cambia niente. Non cambia niente tra noi – tentò Stiles, un po' disperato.

-Cambia tutto invece! - urlò Derek, rauco – Per tutto questo tempo ho pensato... ho pensato che ci fosse qualcosa di speciale a legarci e invece era solo destino, qualcosa di inevitabile – lo fissò, con un sorriso amaro – Non mi hai nemmeno scelto. Sono una cosa che ti è capitata e basta. -

Stiles lo fissò, la rabbia che si impossessava lentamente di lui.

Era tutto così falso che non riusciva nemmeno a parlare.

La verità è che aveva scelto Derek, aveva chiesto la legge della sorpresa sapendo benissimo a cosa stesse andando incontro.

Il destino non c'entrava un cazzo.

-È stata Kara a dirti queste cose? - domandò infine con ferocia, scoprendo i denti.

-Non importa chi me le ha dette – si mise sulla difensiva Derek, stringendosi di più a Sunflower.

Stiles imprecò.

-Ragiona, Derek. Come fa a sapere queste cose? Come fa a sapere chi sei? E perché dovrebbe avere interesse a metterti contro di me? Ti sta manipolando, non lo vedi? -

Derek esitò per un istante, poi la sua espressione si indurì nuovamente.

-Dice che ha partecipato alla festa di fidanzamento di mia madre, quando era piccola. E che ti ha visto chiedere la legge della sorpresa come ricompensa a mio padre. Ti ha riconosciuto subito quando ti ha aperto la porta ieri, ha collegato i pezzi e capito chi sono. -

Stiles si aprì in un brutto sorriso sarcastico.

-Ma che ragazza ingegnosa. E scommetto che in questi mesi ti ha gironzolato intorno per puro e sincero amore, vero? Una donna abbastanza importante da partecipare al fidanzamento di una principessa, che finisce in un piccolo borgo e intreccia un'innocente relazione con un ragazzo senza titoli e ricchezza. Curioso no? Ma ovviamente la dolce Kara non sospettava minimamente chi potessi essere. -

-Smettila – sibilò Derek, furioso – Non è lei che mi ha mentito. Avresti dovuto dirmi la verità. Avresti dovuto dirmi che sono il tuo destino. -

Stiles scosse la testa, incerto su cosa dire. Avrebbe voluto dirgli che non glielo aveva detto perché non era importante, perché non era il fottuto destino che lo aveva portato ad amarlo, ma non ci riusciva. Avrebbe dovuto essere molto più coraggioso di quello che era, per confessare apertamente a Derek i suoi sentimenti.

-C'è qualcosa di più almeno? - domandò Derek, disperato – C'è qualcosa di più o è solo destino? Dimmi che c'è qualcosa di più, Stiles. -

C'è, pensò Stiles altrettanto disperatamente, c'è così tanto di più. Sei così tanto di più per me.

Ma, ancora, non riuscì a dire nulla.

Derek gli rivolse uno sguardo cupamente soddisfatto, mentre una lacrima gli rotolava lungo la guancia.

-Bene. Non abbiamo più niente da dirci, allora – mormorò, spezzato.

Prima che Stiles potesse fermarlo, Derek montò su Sunflower, per una volta senza problemi.

-Derek, non ti azzardare... - cominciò Stiles, preoccupato, ma Derek aveva già lanciato il cavallo al galoppo.

Stiles imprecò, lanciandosi a sua volta verso Roscoe.

-Stiles! -

Si voltò appena in tempo per afferrare la spada che Jackson gli aveva lanciato dalla porta di casa. Stiles si limitò a un cenno, spronando la cavalla a partire. Non doveva dare spiegazioni a Jackson, sapeva che il witcher avesse sentito tutto e che avrebbe spiegato a Isaac.

Imprecò quando si rese conto di aver perso Derek. Sunflower era troppo veloce e Stiles a un certo punto dovette fermare Roscoe per far passare il carretto di un commerciante.

Dalla direzione che aveva preso all'inizio della sua fuga, Stiles pensò che potesse essere andato al colle. Disperato, lanciò Roscoe in quella direzione, sperando di non sbagliarsi.

Era stato così stupido, così stupido.

Avrebbe dovuto dare ascolto ad Isaac e dire subito a Derek la verità.

Avrebbe dovuto dire a Derek che lo amava quando ne aveva avuta l'occasione.

-Avanti, Roscoe – mormorò, dando una pacca affettuosa al collo della giumenta - L'ultimo sforzo, per Derek. -

Roscoe sembrò capirlo, perché andò più veloce, permettendogli di raggiungere il colle in poco tempo.

Stiles smontò subito, guardandosi frenetico intorno.

-Derek! - urlò, anche se sapeva che se Derek fosse stato lì avrebbe già sentito il suo odore di erba e terra – Derek! -

E all'improvviso sentì un odore.

Ma era l'odore sbagliato.

Non era erba e terra.

Era polvere d'argento e acqua di mare.

Stiles si voltò di scatto, la spada già pronta.

Il colle risuonò del rumore metallico di due lame che si scontrano. Kara gli sorrise, gli occhi azzurri illuminati dal baluginare del sole sulla spada.

-Ciao, Stiles. -

Stiles ringhiò, respingendo la donna indietro con un colpo deciso della spada.

Kara danzò via, leggera e abile.

Stiles produsse un sorriso cattivo, che gli tirò la pelle spessa della cicatrice.

-Combatti bene. Immagino che tu non sia solo l'umile detentrice di una bancarella di stoffe, non è così? -

Kara rise, portandosi indietro i lunghi capelli biondi senza abbassare la guardia.

-No, non direi. -

Stiles scoprì i denti, cominciando a girarle intorno come un lupo.

-Ti chiami almeno Kara? -

-Temo di no. Ma non ho dovuto cambiare di molto il mio nome, se ti consola. -

Stiles la studiò per diversi istanti, poi capì.

-Kate Argent – sibilò, mentre la donna sorrideva – Avrei dovuto capirlo quando Derek mi ha detto che eri presente alla festa di fidanzamento di Talia. -

-Oh, è stato così emozionante quel giorno! - esclamò Kate, spalancando gli occhi azzurri con falsa commozione - Avevo solo dieci anni, non avevo mai visto la legge della sorpresa essere applicata. Sai, allora mi chiedevo se il destino vi avrebbe davvero legato insieme. A quanto pare è così. -

-Come hai fatto a trovare Derek? - chiese piano Stiles, continuando a studiare le mosse della donna.

Più la faceva parlare, più era probabile che abbassasse la guardia. Era una brava combattente, ma non era un witcher, i suoi sensi erano puramente umani. E Stiles avrebbe sfruttato la cosa.

-Non è stato poi così difficile. Ovviamente non avevamo idea di dove fosse il principe. Non era nel castello quando lo abbiamo preso, nessuno l'aveva visto. Per mesi abbiamo brancolato nel buio – Kate sorrise, perfida – Ma poi mi sei venuto in mente tu. E ho pensato “e se il witcher lo avesse fatto davvero? Se avesse preso il ragazzo con sé?”. Deaton non ha mai voluto confermarlo, ma il suo silenzio è stato piuttosto eloquente. -

Stiles strinse la mano intorno all'elsa, fino a farsi sbiancare le nocche.

-Lo hai ucciso – sibilò, pieno d'odio.

-Un sacrificio per un bene più grande – lo corresse Kate allegramente – In ogni caso, la mia famiglia e io abbiamo capito che per trovare Derek dovevamo trovare prima te. E tutti conoscono il grande Stiles Stilinski, il witcher con la cicatrice sul volto, tanto simile a un lupo. Ammetto che è stato comunque difficile rintracciarti, sei stato previdente, facendo spostare il ragazzo di continuo. Ma poi ecco che vengo a sapere da alcuni informatori che sei amico del famoso bardo che vive a Oxenfurt. Non ero molto fiduciosa di trovarti qui, pensavo che non saresti stato così stupido da far rimanere il ragazzo in uno stesso posto per tanto tempo – Kate rise – Beh, penso di averti sopravvalutato. Puoi immaginare la mia sorpresa quando, mentre mandavo tranquillamente avanti la mia copertura al mercato, mi sono trovata davanti un giovane che corrispondeva perfettamente alla descrizione del principe Derek. -

-Eppure non eri ancora sicura si trattasse di Derek – mormorò Stiles, rigido.

Kate scosse la testa, i capelli dorati che le danzavano intorno.

- All'inizio pensavo che il tuo amico, il witcher con il volto sfigurato, fosse te. Ma ho capito piuttosto rapidamente che non era così. Ho pensato che fosse strano che avessi lasciato Derek indietro dopo aver vegliato su di lui come una mamma chioccia per un anno. Pensavo che fosse una falsa pista, un ragazzo che assomigliava a Derek che avevi lasciato qui per confondere le acque. Non ne ero sicura. Così ho deciso di aspettare, nel caso fossi tornato per riprenderti il giovane Lupo. In quel caso avrei capito che si trattava del ragazzo giusto – sorrise, soddisfatta – E non mi hai delusa, Stiles, anche se sei arrivato proprio nel momento in cui le cose si stavano facendo interessanti con il principino. Ho dovuto fare qualcosa per separarvi. -

-Non toccherai mai più Derek. Ti ucciderò – ringhiò Stiles, stanco di quel gioco.

La donna perse finalmente il sorriso, stabilizzandosi meglio sulle gambe, la spada ben bilanciata.

-Oh no, Stiles. Sarò io a uccidere te. E farò in modo di non sporcarmi del tuo sangue, così non spaventerò il dolce Derek quando lo raggiungerò a casa mia, dove so che mi sta aspettando come un cucciolo smarrito, sconvolto perché il suo amato witcher gli ha mentito. E poi chissà – gli occhi di Kate ammiccarono, crudeli – Potrei sposarlo o ucciderlo, entrambe le cose sederebbero le rivolte che il popolo di Beacon Hills fa a suo nome. Non ho ancora deciso, in effetti. Penso che lascerò decidere al destino, tu cosa ne pensi? -

Stiles si lanciò in avanti, e Kate purtroppo si fece trovare pronta. Cominciarono a combattere, agili e feroci.

Stiles era più forte e più esperto, ma anche Kate era brava.

Ma non era un witcher.

Non ci volle molto per Stiles per disarmarla e farla cadere a terra, la lama puntata alla gola.

Gli occhi di Kate non erano più illuminati da un divertimento perfido ora. Erano solo terrorizzati.

Stiles la fissò senza nessuna pietà, premendo la lama contro la gola della donna fino a farle uscire un rivolo di sangue.

-Fallo – gorgogliò la donna, con occhi folli – Uccidimi. E poi cerca di spiegare a Derek perché hai ucciso la sua Kara. -

Stiles ringhiò, conscio di quale gioco stesse giocando la donna. Avrebbe dovuto ucciderla e basta, ma il solo sentire pronunciare il nome di Derek lo confondeva e lo rendeva debole.

-Derek capirà, una volta che gli avrò raccontato la verità. -

Kate rise, un suono orribile. Aveva il sangue alla bocca.

-E pensi che ti crederà? Dopo che hai tradito la sua fiducia? -

Stiles rimase in silenzio, ma sapeva che Kate avesse letto la ferita nei suoi occhi. La donna sorrise, pronta a dare il colpo finale.

-Ti odierà, witcher. E tu sarai di nuovo solo. Un triste mutante che vaga per questa terra con il solo scopo di uccidere i mostri. Ma vuoi sapere la cosa peggiore? Derek, l'unica persona che ti abbia mai amato, vivrà per sempre con la certezza che anche tu sia un mostro. -

La mano di Stiles tremò, incontrollabile, la pressione alla gola della donna si attenuò.

Fu un errore.

Kate approfittò della sua esitazione per recuperare la spada, mentre con una gamba spazzava il piede di Stiles, facendolo barcollare. La donna gli diede una spallata e Stiles crollò a terra con un tonfo che gli tolse per un secondo l'aria dai polmoni. In un attimo Kate era sopra di lui, gli calciò la mano che teneva la spada e gli puntò la propria alla gola. Sorrise, le labbra sporche del suo stesso sangue.

-Bene. Questo è quello che io chiamo un ribaltamento degli eventi, non sei d'accordo? È proprio vero che i witcher non dovrebbero provare sentimenti. Tranquillo, ti ucciderò proprio come ho ucciso Talia, rapido e indolore. Non te ne accorgerai neppure, sarà come addormentarsi. -

Stiles ringhiò, mentre muoveva lentamente la mano per recuperare il pugnale che teneva alla cintura. Ma prima che potesse anche solo muoversi, ci fu un baluginio argentato e Kate d'un tratto spalancò gli occhi, ancora più sangue che le colava dalla bocca, la sua gola squarciata in un sorriso inquietante. La donna emise un lamento terribile, mentre soffocava nel suo stesso sangue, poi gli crollò addosso, morta.

Stiles la spinse via, la mano che correva al proprio pugnale, gli occhi che schizzavano verso l'alto.

Deglutì, lasciando perdere il pugnale.

Derek era sopra di lui, con il pugnale insanguinato che gli aveva regalato John stretto in mano, un'espressione sconvolta e feroce in volto, schizzato dal sangue di Kate. Ricambiò lo sguardo di Stiles e sembrò riacquistare un minimo di lucidità.

-Stai bene? - domandò, con voce a malapena udibile.

-Sì – mormorò Stiles, roco.

Derek annuì, poi crollò in ginocchio. Stiles si mosse senza esitazione. Con delicatezza liberò le sue dita dal manico del pugnale e guidò con forza il ragazzo contro il suo petto. Sospirò di sollievo quando sentì le dita di Derek stringersi con forza alle sue spalle, segno che stesse uscendo dal suo stato di shock.

-L'ho uccisa – sussurrò contro il suo orecchio, tremante.

Stiles non riusciva a capire se stesse piangendo o meno, ma lo strinse comunque forte, zittendolo dolcemente e baciandogli una tempia.

-Per proteggere me. L'hai fatto per proteggere me, piccolo ladro di mele. Non potrò mai ringraziarti abbastanza per questo – mormorò, intenzionato a distogliere Derek da ogni senso di colpa.

Derek emise un singhiozzo asciutto, senza lacrime, e nascose il naso freddo contro il collo di Stiles.

-Sei tornato indietro – sussurrò Stiles, pieno d'amore e gratitudine, continuando a baciargli la testa, sembrando quasi pazzo – Sei tornato da me. -

Derek annuì contro il suo collo, senza alzare il volto.

-Kara non era a casa e nemmeno tu eri più da Jackson e Isaac. E ho avuto una brutta sensazione. -

-Una sensazione tempestiva – commentò Stiles, con un sorriso leggero, appoggiando il mento sui capelli sconvolti del ragazzo.

Derek tacque per un po'. Stiles aggrottò la fronte quando sentì dell'umido contro la sua pelle.

-Mi dispiace Stiles – pianse Derek, stringendosi più forte a lui – Avrei dovuto fidarmi di te e non permettere... avevi ragione, avevi ragione su Kara. Io le ho permesso... e lei... ha ucciso mia madre Stiles, l'ho sentita. E avrebbe ucciso anche te e io non me lo sarei mai perdonato. -

-Ehi. -

Stiles costrinse il ragazzo ad alzare il viso, trattenendolo dolce tra le mani.

Gli occhi di Derek erano pieni di lacrime e Stiles gliele spazzò via con i pollici, delicato.

-Non è stata colpa tua. Non pensarlo nemmeno per un istante. Ti ha ingannato. Ha ingannato anche me. Non avrei mai pensato potesse essere una Argent. -

Derek singhiozzò di nuovo, le mani che si alzavano per afferrare i polsi di Stiles, stringendoli forte.

-È finita adesso? - mormorò, fragile e speranzoso.

Stiles annuì, posando la fronte contro la sua.

-Finita. Non permetterò mai più che qualcuno ti faccia del male. Mai più. -

Derek sorrise, un sorriso leggero e un po' dolorante.

-È una promessa? -

Stiles gli baciò le labbra, attento e delicato.

-Sì. E io mantengo sempre le promesse. -

Derek sorrise contro la sua bocca, più sincero questa volta.

-Lo so – diede un altro bacio a Stiles, più lungo e deciso, mentre le mani del witcher si liberavano dalla sua presa ai polsi per potergli circondare la schiena.

-È per questo che ti amo.-

Stiles lo cullò contro il suo petto per un tempo lunghissimo, baciandogli i capelli in silenzio. Isaac e Jackson li trovarono così, quando arrivarono a galoppo al colle, stretti come due anime che diventano una sola.

 

 

 

Tre mesi dopo

 

 

 

Stiles grugnì mentre lanciava la testa del basilisco sulla scrivania del borgomastro.

L'ometto lanciò un urlo, gli occhiali tondi gli andarono di traverso sul naso.

-Stiles! Sei impazzito? -

Il witcher lo ignorò, impaziente.

-Ho ucciso il mostro, come da voi richiesto. Voglio il mio pagamento, vado di fretta. -

Il borgomastro brontolò, ma aprì un cassetto ed estrasse subito un sacchetto colmo di monete d'oro.

-Sei fortunato che tu sia maledettamente bravo in quello che fai, Stiles, e che io sia dotato di una pazienza infinita. Con il carattere che ti ritrovi, non molte città ti avrebbero permesso di rimanere per tre mesi. -

Stiles si strinse nelle spalle, controllando distrattamente le monete.

Darwey era il borgomastro più fifone che avesse mai conosciuto, ma era un uomo onesto perlomeno.

-Ce ne andremo comunque presto. -

Darwey apparve preoccupato e, stranamente, anche un po' dispiaciuto.

-Davvero? Peccato, peccato... Ci stavamo abituando alla presenza di un witcher qui da noi... e quel tuo ragazzo che ti segue dappertutto, beh, piace a tutti. -

Stiles sbuffò, ma i suoi occhi erano morbidi.

-Ironicamente, è il ragazzo che piace a tutti che vuole andarsene. -

Derek aveva espresso in modo abbastanza perentorio il desiderio di andare sulla costa.

E Stiles, ovviamente, non aveva detto no.

In fondo, preferiva non stare nello stesso posto troppo a lungo.

Dopo la vicenda di Oxenfurt, Isaac e Jackson avevano aiutato la loro fuga e si erano occupati del cadavere di Kate Argent.

Derek e Stiles erano già lontani quando la notizia della morte della figlia era giunta a Gerard. Jackson era riuscito a far credere agli emissari degli Argent che fosse stato un animale ad attaccarla e ucciderla. Visto che la ferita alla gola di Kate era stata indubbiamente provocata da un umano, Stiles non dubitava che Jackson avesse usato certe tecniche persuasive per convincerli.

Ad ogni modo, lui e Derek erano riusciti a far perdere le proprie tracce e si erano rifugiati nella piccola città di Darwey, abbastanza lontana da poter essere considerata ai confini del mondo. Solo Jackson e Isaac sapevano dove fossero e il bardo un mese prima gli aveva mandato una lettera in cui lo informava che il vecchio Gerard era morto per un improvviso malore e che adesso era suo figlio Chris a regnare su Beacon Hills. Sembrava che Chris fosse meno sanguinario di Kate e Gerard e molto meno interessato a Derek. Era un sovrano saggio e le ribellioni erano molto diminuite sotto di lui. Isaac ipotizzava persino che avrebbe preso in considerazione l'idea di restituire il trono a Derek, ma Stiles non voleva rischiare.

Finché non fosse stato certo delle intenzioni di Chris, preferiva tenere Derek lontano e al sicuro.

Derek stesso sembrava preferire la vita sulla strada a quella di corte. E ora Stiles gli aveva promesso che lo avrebbe portato a vedere il mare, e Stiles manteneva sempre le sue promesse.

Non appena uscì da casa di Darwey, Derek, che lo aveva aspettato impaziente accanto a Roscoe e a Sunflower, gli corse incontro e gli gettò le braccia al collo, come se non si vedessero da mesi invece che da pochi minuti.

Stiles sorrise appena, accogliendo il corpo del ragazzo tra le braccia e baciandogli la fronte, come sempre.

Derek però grugnì e tirò Stiles in basso per l'armatura, facendo scontrare le loro bocche in un bacio dolce. Stiles sorrise contro le sue labbra, stringendolo più forte. A volte aveva la sensazione che, se non l'avesse stretto forte, Derek si sarebbe dissolto tra le sue braccia, come un bel sogno quando spunta l'alba e il corpo si sveglia.

Ma Derek era lì, era suo.

E non doveva, non voleva, rinunciarvi.

-Quanto ti ha pagato? - domandò poi Derek, staccandosi un pochino ma senza lasciarlo andare.

Stiles allungò una mano per accarezzargli la guancia, delicato.

-Quanto stabilito. -

Derek fece una smorfia e Stiles rise piano.

-Tutto qui? Non ha aggiunto niente? Lo sa che un basilisco ti può pietrificare con lo sguardo? Non ci posso credere che sia stato così taccagno. E tu, ovviamente, non gli hai detto niente. -

Stiles scosse la testa, guardandolo in maniera indulgente.

-Avevamo un patto. Sai che non mi rimangio la parola – sorrise improvvisamente, un bagliore di denti bianchi, il sorriso del lupo – E poi non ho fatto tutto da solo. Avevo un bellissimo assistente. -

Derek arrossì e il suo odore di felicità fece emettere un rombo soddisfatto al petto di Stiles.

-Sono stato bravo vero? Hai visto come ho saltato per schivare la coda? Eh? Lo hai visto, Stiles? -

Il witcher rise, senza riuscire a impedirsi di baciare la bocca sorridente di Derek di nuovo.

-Sì, piccolo ladro di mele. Te la sei cavata – disse, per non gonfiare ulteriormente il su ego.

C'erano voluti molti litigi e molti bronci da parte di Derek, ma alla fine Stiles aveva ceduto a portarlo con sé in alcune cacce. In realtà, Derek era piuttosto utile, era un bravo combattente e sapeva quando poteva intervenire e quando era meglio stare accanto a Roscoe e lasciare che ci pensasse Stiles.

Il witcher non avrebbe comunque mai permesso che Derek si mettesse sul serio in pericolo. La prima cosa che aveva fatto era stata accecare il basilisco, in modo da permettere a Derek di decapitarlo senza troppi rischi. Derek non doveva necessariamente saperlo, comunque.

-Dai – lo richiamò dolcemente, sciogliendo il loro abbraccio e tirando Stiles per una mano – Andiamo a casa. -

Casa era in realtà una stanza della locanda in cui soggiornavano da mesi, ma Stiles non lo corresse. Qualsiasi topaia gli sarebbe sembrata casa, con Derek.

Decisero di approfittare della paga appena ricevuta per una cena abbondante, senza negare anche qualche extra per i cavalli. Mentre mangiavano, Stiles non poteva fare a meno di osservare Derek alla luce tremolante della candela sul loro tavolo.

Il ragazzo era cambiato in quei mesi. Si era fatto crescere un po' i capelli, anche se non erano ancora lunghi come quelli di Stiles e aveva una nuova luce negli occhi verdi, più adulta, più consapevole. Portava di nuovo il medaglione di Stiles intorno al collo, con ostentato orgoglio, e il witcher non si sarebbe mai stancato di quella vista.

Derek si accorse che lo stava fissando e posò lentamente la propria forchetta, dando un sorriso malizioso all'uomo.

-Vedi qualcosa che ti interessa? - domandò in tono pomposo, mettendosi di profilo.

Stiles scosse la testa, un sorriso dolce e predatore insieme che gli tirava le labbra.

-Penso che tu lo sappia. -

Derek si morse il labbro e intrecciò la propria gamba a quella di Stiles sotto il tavolo. Gli occhi del witcher si incupirono, ma non disse nulla.

-Stasera? - domandò Derek in un sussurro, quasi timido.

Stiles sapeva a cosa fosse dovuto quell'odore di ansia e aspettativa. Avevano condiviso lo stesso letto per mesi, e c'erano stati baci e carezze audaci, ma niente di più. Stiles tendeva sempre a rallentare le cose a un certo punto. Il motivo non era che non desiderasse Derek, come il ragazzo lo aveva scioccamente accusato una volta.

Lo voleva, forse anche troppo, ma qualcosa continuava a frenarlo.

Il fatto che anche Derek non fosse mai stato con uomo in quel modo, non facilitava le cose. Una sera in cui le cose erano quasi sfuggite di mano, Derek gli aveva candidamente confessato che sarebbe stato il primo, rendendo piuttosto ovvio che con il suo ragazzo delle scuderie non avesse mai raggiunto quel tipo di intimità.

Questo aveva mandato Stiles ancora più nel panico, nonostante tutte le rassicurazioni di Derek.

Ma una parte di lui continuava a pensare che Derek fosse troppo giovane e che meritasse di fare un passo così importante con qualcuno di diverso.

Qualcuno più degno.

Qualcuno più umano.

Ma Derek era ancora lì, proprio davanti a sé, e desiderava lui, solo lui.

Ed era così bello, alla luce della candela, che Stiles si riscoprì, non molto sorprendentemente, debole per lui.

Non poté fare altro che annuire.

-Stasera – confermò con voce bassa e fu subito avvolto dall'odore dolce ed eccitato di Derek, mentre il sorriso del ragazzo prendeva la stessa intensità del sole.

Non avevano più detto niente, ma entrambi avevano preso a mangiare più in fretta, come se ci fosse stato un muto accordo tra di loro.

Anche Derek adesso lo fissava, gli occhi verdi luminosi ed eccitati. Erano anche pieni di amore e devozione e per un attimo Stiles si sentì sopraffatto da tutto quello. Non aveva mai amato qualcuno come ormai sapeva di amare Derek e nessuno lo aveva mai amato come Derek così sfacciatamente lo amava.

Forse era tutto troppo?

Forse non si meritava tutta quella felicità?

Un witcher poteva amare ed essere amato?

Derek si alzò in piedi con un gesto veloce ed elegante, riscuotendo Stiles dai suoi pensieri. Il ragazzo gli ammiccò dall'alto, mandandogli una scossa di eccitazione per tutto il corpo.

Senza dire niente, Derek si allontanò dal tavolo e si diresse verso le scale che portavano al piano di sopra. Poco prima di sparire dalla sua vista,voltò la testa e gli scoccò un sorriso luminoso da sopra la spalla.

Stiles deglutì, alzandosi in piedi così in fretta che verso il boccale mezzo vuoto di birra sul tavolo.

Non importava, avrebbe chiesto scusa alla cameriera l'indomani. Adesso, tutto ciò a cui riusciva a pensare era Derek. Salì rapido i gradini, mentre le sue narici si aprivano per seguire l'odore di Derek. Terra e erba, con un odore dolce e zuccherino. Derek aveva sicuramente sgraffignato una delle mele di Roscoe e Stiles non vedeva l'ora di sentire il sapore dolce della frutta nella sua bocca.

Aprì la porta della propria stanza, certo che Derek non avesse nemmeno pensato a chiudere a chiave.

Prima o poi gli avrebbe fatto quel discorso sulla sicurezza, davvero.

Gemette miseramente quando si rese conto che Derek era già sul letto, completamente nudo.

-Non hai perso tempo, vedo - quasi ringhiò, assicurandosi di chiudere bene la porta. Non avrebbe mai voluto uccidere qualche cameriera sventurata che veniva a portare asciugamani puliti.

Derek sorrise e si raggomitolò un po' su se stesso, quasi timido, le guance rosse.

-Così per una volta non avresti cambiato idea – lo provocò, tentando un sorriso malizioso che però risultò troppo nervoso.

Stiles lo guardò e sentì un'ondata di tenerezza investirlo. Si avvicinò al letto e si sedette accanto a Derek. Gentilmente, tirò Derek per un braccio finché il ragazzo non gli fu in grembo. Derek era duro tra di loro, ma Stiles badò soltanto al suo viso, rosso e ansioso.

Gli strofinò rassicurante le mani ruvide sulla schiena nuda, facendogli arricciare la pelle. Derek gli passò le braccia intorno al collo con un piccolo sospiro, ma odorava ancora troppo di ansia per i gusti di Stiles.

-Derek – lo richiamò, picchiettando con il naso sulla guancia del ragazzo finché gli occhi verdi non furono nei suoi – Non sei costretto, lo sai? Non dobbiamo andare fino in fondo, se non vuoi. -

-Voglio – disse subito Derek, ancora più ansioso, strappando suo malgrado un sorriso a Stiles – Sono solo nervoso. -

Stiles scosse la testa, chinandosi appena per poter baciare una guancia morbida.

-Non devi. Anche per me è la prima volta con un uomo. È tutto nuovo anche per me. -

Derek lo guardò, scettico.

-Sì. Ma tu sei sulla terra da tipo mille anni. Hai comunque più esperienza. Perdonami se sono nervoso. -

Stiles rise, facendo sobbalzare leggermente il corpo di Derek sopra il suo.

-Non sono così vecchio. E puoi essere nervoso quanto vuoi. Per questo ti sto dicendo che non c'è fretta. -

Derek mise il broncio, premendosi con più decisione al corpo di Stiles, cocciuto.

-Ma io ti voglio. Ti voglio dentro di me – dichiarò, quasi con innocenza.

Stiles gemette sconvolto, spingendo a sua volta contro il corpo di Derek e stringendolo più forte.

-Non puoi dire queste cose, non le puoi dire – sussurrò, quasi con rabbia, prima di reclamare le labbra di Derek per un bacio che il ragazzo gli concesse con entusiasmo.

-Lo sapevo. Sapevo che avresti avuto il sapore delle mele – mormorò Stiles sulle sue labbra, facendolo ridere.

Rotolarono sul letto, le mani di Derek che strattonavano i vestiti di Stiles, scoprendo la pelle. Gemettero entrambi quando furono finalmente entrambi nudi, a contatto.

Derek emise un suono quasi straziante quando Stiles, con delicatezza, sbrogliò i loro arti e si alzò dal letto.

-Solo un attimo, piccolo ladro di mele – lo rassicurò dolcemente, chinandosi per potergli baciare i capelli scombinati.

Non ci mise molto a trovare la bottiglia d'olio con cui girava stupidamente da un mese intero. Derek lo guardò a sopracciglia inarcate quando tornò verso il letto, ma Stiles si limitò a una scrollata di spalle e ad un grugnito evasivo.

In fondo non aveva mai fatto mistero del fatto che anche lui desiderasse Derek, nonostante tutte le sue remore.

Derek allargò le braccia, con un sorriso invitante, e Stiles non si fece pregare. Salì con attenzione sul corpo di Derek, attento a non pesargli, e lo strinse a sé, la piccola bottiglia di vetro fredda contro la colonna vertebrale del ragazzo. Derek lo baciò con passione, stringendogli il collo con le braccia.

Stiles non ebbe difficoltà a rimettersi seduto con Derek in grembo, nella stessa posizione di poco prima. Passò un braccio intorno alla vita sottile di Derek, tenendolo un po' sollevato, mentre con l'altra mano svitò il tappo dell'olio con dita abili, bagnandosele con attenzione. Derek tremò e si strinse più forte a lui quando le punte delle dita di Stiles gli accarezzarono la schiena, scendendo lentamente verso il basso. Il ragazzo teneva il viso nascosto contro la spalla di Stiles, l'uomo poteva sentire il naso freddo contro il proprio collo.

Voltò un po' la testa, sentendo la necessità di vedere gli occhi di Derek, che erano enormi e un po' persi. Derek adesso odorava quasi completamente di felicità, ma Stiles doveva comunque essere sicuro, doveva comunque chiedere.

-Vuoi andare avanti? -

Derek sospirò, ma non sembrava arrabbiato. Sollevò stancamente la testa per dare un piccolo bacio a Stiles, che rombò, pieno d'amore e soddisfazione.

-Sì. Voglio questo da molto tempo – rispose, guardandolo in un modo per cui Stiles non avrebbe potuto mettere in discussione le sue parole neppure volendo.

Stiles gli baciò la fronte, sorridendo appena. Cominciò a prepararlo con calma, senza fretta, con estrema attenzione. Ogni gemito di Derek era prezioso, ogni variazione del suo odore era importante. Stiles teneva tutti i sensi all'erta, come quando era a caccia di mostri.

Anche se questa non era una caccia e lo scopo non era uccidere e ferire, ma proteggere e amare.

Fu Derek a farli rotolare sul materasso, quando si ritenne pronto, cosa che non sorprese più di tanto Stiles, ma che lo fece sorridere esasperato.

Derek gli rivolese un sorriso sfacciato, allargando le gambe e avvolgendogliele intorno alla vita per tirarlo più vicino a sé. Stiles nascose un gemito nella sua bocca, le unghie conficcate nel cuscino ai lati della testa di Derek. Aveva paura che se avesse stretto qualunque parte del corpo del ragazzo in quel momento, avrebbe lasciato dei lividi. E Stiles non voleva marchiare o dominare. Con Lydia era stato così, era stata una gara su chi tra i due sarebbe stato in grado di lasciare più segni sul corpo dell'altro, una stupida dimostrazione di forza e potere.

Con Derek non era così.

Fare l'amore con Derek aveva il sapore delle mele, della terra e dell'erba, era tutto morbido e dolce.

E Stiles voleva che rimanesse per sempre così.

Non lasciò gli occhi di Derek nemmeno un istante, mentre entrava piano in lui. Derek si lamentò appena, chiudendo gli occhi, e Stiles rimase fermo e gli lasciò baci sulle guance e sul naso finché Derek non gli disse di continuare, usando le sue gambe per fare leva quando Stiles esitò per un secondo.

Stiles gemette, anche se obbedì e riprese piano a muoversi. Lanciò un'occhiata a Derek, troppo morbida per sembrare davvero di rimprovero.

-Sei prepotente – mormorò, mordendogli dolcemente il naso e facendolo ridere.

-E tu sei troppo lento – ridacchiò Derek sfiatato, gli occhi che brillavano in una muta sfida.

Stiles scosse la testa, ma continuò a mantenere il ritmo lento e dolce, non cadendo nella trappola. Sapeva che Derek avesse bisogno di questo e il gemito dolcissimo che lasciò le labbra del ragazzo e il suo odore appagato ne furono solo una conferma.

Quando venne, Derek si strinse forte alle spalle di Stiles, lasciandogli sicuramente il segno delle unghie sulla pelle.

A Stiles non era mai importato di meno nella sua vita. Aveva tante cicatrici sul corpo, i segni di Derek erano qualcosa di confortante e dolce, qualcosa da portare con orgoglio, per una volta.

-Ti amo – gli sussurrò, sfinito, quando anche Stiles venne nel suo corpo.

Stiles non rispose per un lungo momento, il volto premuto contro i capelli sudati di Derek, cercando di riprendere fiato.

-Mh – fece, maledicendosi perché non era questo che voleva dire.

Ma non sapeva se sarebbe mai stato in grado di dire ciò che voleva, ciò che così evidentemente e così intensamente provava.

Sentì Derek sorridere contro la sua spalla e questo lo rassicurò, come il sole dopo la pioggia o come un abbraccio di Derek dopo una giornata faticosa.

-Tu mi ami? - domandò in un sussurro, stringendosi forte all'uomo sopra di lui.

Stiles passò il naso tra i capelli di Derek, inspirando forte.

-Questo è ovvio – mormorò e sorrise quando sentì l'odore di Derek farsi più aspro, pieno di eccitazione e sorpresa.

-Quanto è ovvio?- insistette, petulante, un sorriso chiaro nella sua voce.

Stiles rise, esasperato, e ribaltò le loro posizioni finché Derek non fu di nuovo sopra di lui. Si mise a sedere, tenendo il ragazzo in grembo e unendo le loro fronti, gli occhi gialli morbidi e morbidi. Quelli di Derek brillavano come non mai.

-Come il sole che sorge ad est e tramonta ad ovest – mormorò e Derek si chinò per un bacio irruento, chiaramente soddisfatto della risposta.

 

 

 

Più tardi Stiles accarezzava distrattamente la schiena nuda di Derek, accoccolato sul suo petto.

-A cosa pensi? - sussurrò Derek, baciandogli con tenerezza il cuore.

-Alla legge della sorpresa – rispose Stiles, senza mezze parole.

Sentì Derek irrigidirsi appena e Stiles lo strinse più forte e gli baciò i capelli, come a rassicurarlo.

Non avevano più parlato della legge della sorpresa da quando Derek lo aveva scoperto, ma Stiles adesso aveva bisogno di parlarne.

Aveva bisogno di dire delle cose a Derek.

-Ti ricordi quando mi hai detto che non ti ho nemmeno scelto, che mi sei capitato e basta? -

Derek lo fissò seriamente, poi annuì piano. Poteva sentire il senso di colpa irradiarsi dal suo corpo e Stiles gli sorrise, rassicurante.

-Non è esattamente così – esitò, chiedendosi se Derek lo avrebbe odiato venendo a scoprire quel dettaglio.

-Che vuoi dire? - domandò Derek, e il suo sguardo era così fiducioso e dolce che diede forza a Stiles.

-Sapevo che tua madre fosse incinta, quando ho chiesto la legge della sorpresa – spiegò, gentilmente – I witcher sono sterili. E sono pochi. Pensavo che... pensavo che se avessi avuto un bambino, avrei potuto trasformarlo in uno di noi. -

Derek rimase in silenzio, pensieroso. Stiles si accorse con sollievo che non sembrava arrabbiato.

-È per questo che eri a Beacon Hills, tredici anni fa? Volevi prendermi con te per farmi diventare un witcher? -

Stiles annuì, attento a sondare ogni reazione di Derek.

Il ragazzo corrugò la fronte, le dita che creavano cerchi distratti sul petto di Stiles.

-Ma non l'hai fatto. -

Stiles scosse la testa, con il più lieve dei sorrisi.

-No. -

Derek lo fissò, la fronte ancora contratta.

-Perché no? -

-Perché diventare un witcher, diventarlo veramente... è un processo rischioso – lo guardò seriamente negli occhi, stringendolo forte a sé – E dopo averti conosciuto ho capito che non avrei mai voluto correre il rischio. -

Derek gli sorrise, caldo e luminoso, e Stiles non poté fare a meno di baciargli piano le labbra.

-Ma poi sei tornato. Sei tornato per me – continuò Derek, scostandosi un pochino per poterlo vedere bene in viso.

Stiles annuì.

-Avevo promesso a tuo padre che non mi avresti mai più rivisto, che avrei rinunciato alla legge della sorpresa. Ma poi sono venuto a sapere che eri in pericolo e ho dovuto infrangere quella promessa. Per proteggerti. -

-Sei tornato per me – ripeté Derek con meraviglia, quasi con reverenza – Mi hai trovato e mi hai portato al sicuro. Dopo tutti quegli anni. Forse allora è vero. Che eravamo legati dal destino – sorrise, pieno di speranza e amore, stringendosi al petto di Stiles – Sono il tuo destino, Stiles? -

Ma Stiles scosse la testa, gli occhi seri fissi in quelli del ragazzo.

-No, Derek. -

Sentì Derek irrigidirsi, il suo odore mutarsi in un misto di paura e delusione, mentre la sua espressione felice crollava miseramente.

Stiles scosse di nuovo la testa, attirando Derek più vicino e sorridendogli rassicurante.

Derek si sciolse immediatamente tra le sue braccia, mantenendosi comunque guardingo.

-Sei qualcosa di più, Derek – sussurrò Stiles con devozione, mentre gli occhi di Derek brillavano nei suoi, completamente e assolutamente felici.

-Sei molto di più. -

 

 

 

 

 

ANGOLINO

 

Ciao a tutti <3

Ecco la seconda parte, è più corta della prima e più angstosa, ma tutto finisce bene e spero che vi sia piaciuta!

Come al solito ringrazio le mie cicce, che con il loro entusiasmo mi fanno sempre sorridere. Vi voglio infinitamente bene.

Mi è stato detto che è difficile capire i riferimenti presi da the witcher per chi non ha mai visto la serie e avete ragione! Mi scuso, non ho pensato a questa cosa! Sotto metterò una piccola legenda in cui spiego alcuni riferimenti presi da quell'universo, scusate ancora <3

Grazie a chiunque leggerà!

Un bacione,

Fede <3

 

LEGENDA (assolutamente non in ordine alfabetico perché sono pigra, perdonatemi):

 

 

Pendolo: è un'attrezzatura che i witcher usano per allenarsi, serve a sviluppare l'equilibrio e la velocità. Jackson addestra Derek con questo pendolo. Non saprei bene che forma abbia, nel libro Ciri dice che se sei lenta il pendolo ti colpisce, quindi l'ho immaginato come una sorta di mulino a vento.

 

 

Kikimora: è un mostro che vive nelle paludi. Nella serie sembra un ragno gigante ed è piuttosto disgustoso.

 

 

Selkiemore: un altro mostro. Nella serie Geralt dice che per ucciderlo ha dovuto trafiggerlo dall'interno, ecco perché Stiles torna alla locanda coperto di budella.

 

Prova delle erbe: è la prova finale che serve per diventare witcher. Consiste in una serie di mutazioni magiche, che possono portare al cambiamento del colore degli occhi e dei capelli. Molti bambini non sopravvivono a questa prova.

 

 

Segno axii: i witcher sono in grado di fare alcune magie, tra cui il segno axii, che comporta una sorta di controllo psichico sull'altra persona. Di solito calma e rende docile chi lo subisce.

 

 

Segno igni: un altro incantesimo che produce calore.

 

 

Medaglione dei witcher: nel libro è una sorta di amuleto magico, vibra se avverte la magia. Non mi ricordo se anche nella serie abbia questa funzione.

 

Bambino sorpresa: per bambino sorpresa si intende qualcuno che, non ancora nato, è stato promesso a qualcuno in virtù della legge della sorpresa, che è appunto un metodo di ricompensa casuale, in cui chiedi qualunque cosa di nuovo capiti a colui che hai salvato.

 

 

Songbird: il soprannome che dà Jackson a Isaac è più un riferimento alle mille fic geraskier che ho letto, piuttosto che alla serie o ai libri! Lì Geralt chiama sempre Jaskier così e lo amo tantissimo!

 

Inoltre, maghe e witcher sono eternamente giovani, invecchiano molto lentamente, ma non sono immortali.

 

 

Direi che è tutto! Se avete dubbi su altre cose ditemi pure <3

 

 

  
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