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Autore: L0g1c1ta    24/03/2020    0 recensioni
Il nostro mondo è stato creato da quel che noi chiamiamo Dea Bianca.
La tale generò il nostro pianeta, ci diede la vita, il desiderio di vivere e di creare noi stessi altre vite. Lei, ci creò noi tutti, sia Creature Umane, che Magiche, che Fantastiche.
Trovammo sette frammenti, pregni di magia talmente potente da credere che fossero parte della sua essenza. Vi furono spedizioni fino alla fine del mondo e trovammo i pezzi della leggenda.
Decidemmo di costruire dei laboratori e, dopo secoli e secoli di tentativi su vari esseri viventi, trovammo dei Compatibili, capaci di trattenere e di utilizzare perfettamente il potere della Dea Bianca.
Ma accadde una disgrazia: i Compatibili si ribellarono a noi, per colpa di traditori e Creature Fantastiche ribelli. Si sono nascosti e sono cresciuti in un luogo che non immaginavamo nemmeno che esistesse.
Abbiamo trovato il luogo, ma sfortunatamente i nostri precedenti membri sono scomparsi.
Mi chiamo Oracolo, sto cercando un nuovo adepto per questa missione.
Non abbiamo mai reclutato una Creatura Umana, ma sono certo che farai un ottimo lavoro! Sarai tu il protagonista di questa storia e tu ci aiuterai a trovare i Compatibili.
In nome della Dea Bianca.
Genere: Demenziale, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Al di là del Ponte dei Draghi c’è Smiley, completamente scomposto ed entusiasta. Si sta pulendo le unghie con uno dei suoi coltelli. Analizza l’indice finché non diventa bianco e perfetto. Soddisfatto, ricomincia il lavoro con il pollice. Attorno a lui non c’è anima viva. Saranno tutti andati al lavoro verso i piani superiori. L’ascensore va su e giù, senza toccare completamente terra.

Qualcuno oltrepassa il ponte barcollando sui suoi stessi piedi. Pan ha un aspetto orribile. I suoi capelli sono sporchi di terra, la sua uniforme perfetta è strappata e ha pozze nere sotto agli occhi. Ironicamente Smiley ha occhiaie meno profonde delle sue. Nota subito il bambino, senza scomporsi. 

“Ciao, Pan! Sei arrivato, finalmente! Vuoi riposarti un po’? Hai una brutta cera” dice al bambino, come se fosse un vecchio amico.

Pan non alza nemmeno lo sguardo. Probabilmente non deve aver né dormito né mangiato per giorni. La bava alla bocca gli scende fino alla gola. L’odore sgradevole delle piscine di lava gli fanno girare la testa. Sembra che stia per cadere. 

“Sai, potresti sederti qui e mangiare qualcosa prima di avvertire Agran e dirgli che voglio uccidere tutti quanti. Dovresti proprio” dice con compassione.

Pan per fortuna non cade. Continua a camminare, con molta più fatica. Alza gli occhi per un breve istante verso Smiley. Il ragazzaccio sta usando il coltello per tagliare un pezzo di carne cruda. Gocciola del sangue sui suoi stivali, ma sembra che a lui non importi affatto. 

“Questo è coniglio” dice, masticando mentre parla “Dopo una breve chiacchierata con un amico mi era venuta voglia di coniglio…” continua, parlando fra sé e sé. 

Pan non cede e continua a camminare. Sta per raggiungere l’ascensore. Preme il pulsante, ma deve aspettare ancora per molto. Smiley lo osserva interessato, senza fare nulla. Bloob compare alle sue spalle in un battito di ciglia. Alza gli occhi verso il suo padrone con ansia.

“Non hai fatto niente per trovare il ragazzino, Bloob” il fuoco fatuo trema per la voce inflessibile di Smiley “Questa cosa non mi è piaciuta per niente”. 

Bloob non ha il tempo di realizzare quel che ha detto che accade qualcosa. Pan non regge più lo sforzo. I suoi occhi si rigirano all’indietro e diventano bianchi. Cade a terra sulla schiena. Per un attimo il terreno tremò sotto i nostri piedi. Persino Smiley si è retto alla roccia dov’è seduto. Pan rimane lì, senza muoversi più. A malapena respira. Non si muoverà affatto se rimarrà in queste condizioni.

“Come ho detto prima” ricomincia Smiley a Bloob, irritato per essere stato interrotto “Quello che non hai fatto non mi è piaciuto per niente. Tu mi dovresti ubbidire sempre” Bloob non può fare a meno di tremare. Ma Smiley non si impegna nemmeno di essere spaventoso. Sta osservando Pan, ancora immobile. 

Dalla manica della divisa saltella qualcosa. Brinna ha preso le sembianze di un saltatore e, come un qualsiasi saltatore, saltella fuori dall’uniforme. Squadra Smiley col suo sorriso determinato ed entra dentro l’ascensore, che nel frattempo ha finalmente raggiunto terra. Smiley non sembra aver voglia di fare nulla al riguardo. Guarda annoiato Brinna mentre piroetta sui pulsanti. 

“Se Pan non raggiungerà Agran, allora sarà Agran a raggiungere Pan” afferma, continuando ad ingozzarsi di coniglio. Bloob sospira, sollevato per non aver ricevuto una punizione. 

L’ascensore continua a salire sempre più in alto.

Brinna non può raggiungere Agran adesso. Se Agran venisse avvisato scenderebbe con lui anche Leonilevic e i tre elfi. Smiley non riuscirebbe a sconfiggerli. Devo impedirlo.

Raggiungo l’ultimo piano, dove è diretto l’ascensore. Cambio forma. Mi trasformo in un mangiasogni, viscido e colante, in modo tale da entrare all’interno delle manopole. Salgo e scendo tra i corridoi dei vari condotti, seguendo fili e cavi colorati. Raggiungo il generatore. Non è tanto diverso da un qualsiasi generatore, tranne per il fatto che Tekla abbia usato ruote di bicicletta e cerchioni di automobili.

Muto forma. Divento un goblin di ferro, piccolo come un bambino. Prendo a pugni il generatore fino a distruggerlo. Escono scintille elettriche e fumo scuro. Assumo di nuovo la forma di un mangiasogni e percorro lo stresso tragitto all’indietro. Scendo fino alla stanzetta dell’ascensore. Vedo Brinna attraverso un piccolo vetro. Saltella da un lato all’altro della stanzetta. Pigia i bottoni e muta forma in continuazione. Non capisce cosa stia succedendo e ha paura. 

Questo dovrebbe fermarla per molto più tempo del previsto. Mi rammarica fare questo ad un membro della mia stessa specie, ma non posso farne altrimenti. 

Lascio Brinna indietro e torno sui miei passi. Il piccolo mutaforma non riesce nemmeno a far scendere l’ascensore trasformandosi in un troll rugoso. Il suo sorriso sembra non essere affatto felice. 

Raggiungo il piano superiore. Un fuoco fatuo si palesa in una vivace esplosione viola. Riprendo la mia solita forma di insetto appena in tempo. Se mi avesse visto sarebbe stata la fine. Il fuoco fatuo dagli occhietti bianchi pigia con tutte le sue forze il pulsante dell’ascensore. È giovane: probabilmente non sa ancora teletrasportarsi in un luogo troppo lontano. L’ascensore, giustamente, non sale né scende. Il fuoco fatuo nota tutto questo. Decide di voltarsi per chiedere aiuto ad un robot a forma di scarabeo, grande quanto un gatto. 

No! Se ripareranno l’ascensore è la fine!

Lo scarabeo afferra il messaggio del fuoco fatuo tra le antenne e incomincia a sgambettare verso casa di Tekla. Di fronte alla porta c’è il solito robot a forma di verme. Si scambiano messaggi criptici con guizzi di elettricità. Il robot scarabeo annuisce e si dirige verso un altro ascensore che lo porta più in alto ancora. 

Il tubo è decisamente più basso di quello in cui c’era Brinna, non avrei il tempo per spaccare anche questo generatore. 

M’intrufolo tra le porte, dentro la stanzetta in cui si trova il robot scarabeo. Lui è ignaro della mia presenza. Mi trasformo in un drago spinanera. Il robot non si accorge di avere delle spire di rose alle sue spalle. Lo avvolgo nella mia essenza. Si è accorto solamente ora di me. Strilla e sibila in maniera incomprensibile mentre lo stringo fino a fargli saltare i fusibili. I suoi vetri si sono spezzati. Lo stringo ancora un po’, non sia mai che possa risvegliarsi. L’ultimo barlume elettrico esplode con il mio ultimo abbraccio. Le porte si spalancano di fronte all’hotel. Il robot scarafaggio è meno che una lattina schiacciata. 

Lo butto fuori con le mie spire. Faccio quel che posso per nasconderlo. Sei a meno di venti metri da me, insieme ad Agran, Tekla, Leonilevic e gli elfi. A quanto pare Tekla ha in mente un altro piano incredibile. Il robot scarabeo sarà sicuramente trovato da qualcuno in futuro, ma non oggi. Riprendo la mia forma di insetto e sgattaiolo verso di te. Leonilevic fa un cenno con la testa ad Agran. Sembra molto dispiaciuto dallo sguardo. Agran ricambia, meno deciso. 

“Questa volta è la volta buona. Joy finalmente sarà sconfitta per sempre!” riesco a riconoscere dall’infinito monologo di Tekla. 

“L’importante è che questa faccenda si risolva” Leonilevic continua a fare lo stesso cenno al ragazzo. In qualche modo sembra incredibilmente teso. Tekla non nota davvero nulla di tutto questo. Gli elfi a malapena ascoltano la ragazza, preferendo piuttosto esplorare gli esterni dell’hotel. Oggi stranamente non c’è anima viva. Tekla annuisce emozionata dalle parole di Agran “Sai, in questi giorni mi sono divertita moltissimo con te. Era noioso stare tutto il giorno in laboratorio. Sento che il mio cervello stia lavorando positivamente questa volta. Non sto rovinando tutto come facevo da ragazzina. Grazie a te ho passato delle bellissime giornate” Agran annuisce impercettibilmente. Il suo sguardo duro tradisce tutto il suo imbarazzo. Leonilevic per non guardare si strofina gli occhi. 

“Grazie, Agran, per tutto” dice Tekla facendo arrossire persino gli occhiali. È quasi adorabile il modo in cui guarda il suo eroe. Agran ricambia con un cenno impercettibile. Leonilevic non può fare a meno di imitare uno sguardo mortificato. Gli elfi ritornano dopo aver fatto chissà quale scoperta. Crisser ha un sorriso divertito, non si sa il perché. 

Ci troviamo di fronte alle porte dell’hotel. È davvero il momento smettere con questa pagliacciata. 

“Bene, si va!”

“Tekla” Agra interrompe la sua camminata. Le ha appoggiato una mano sulla spalla. Lei lo nota ed è ancora più felice. Leonilevic sembra aver trovato qualcosa di positivo in questa situazione “Secondo me dovresti restare qui” conclude Agran, facendo spalancare gli occhi a Tekla e crollare le speranze del vampiro “L’ultima volta ci hai aiutato stando dietro le quinte. So che farai lo stesso anche questa volta”

Leonilevic si massaggia il collo del naso con le dita. A quanto pare avrebbe voluto strapparsi i capelli da come guarda il ragazzo. 

A Tekla brillano gli occhi “Dici davvero?”

“Puoi farcela, Tekla” concorda Agran, facendo impazzire di gioia la ragazza. Leonilevic è decisamente contrariato da quello che sta succedendo. Crisser mostra persino un pollice in su. Eirikk e Wiliamm lo guardano infastiditi. 

“Bene, allora… Buona fortuna” dice, saltellando come una ballerina diretta chissà dove. Il vampiro attende che Tekla sparisca del tutto prima di piazzarsi di fronte ad Agran.

“Pensavo che sarebbe il cas-”

“No” interrompe il sermone Agran “So come concludere questa faccenda. Senza spezzare il cuore a nessuno” Wiliamm ed Eirikk non possono fare a meno di annuire. Crisser si gratta la testa quasi del tutto rasata con perplessità. Qualcosa sembra sfuggirgli. 

Entrate all’interno dell’hotel. Sembra che non sbucheremo nello stesso teatro ristorante che abbiamo visto il giorno prima. Ci sono cartelli seminati in ogni angolo di qualsiasi corridoio. ‘Andate a destra’ e andate a destra. C’è un altro corridoio e un altro cartello imbarazzante ‘Alla mia destra, imbecilli’. Wiliamm sbuffa sonoramente. Andate a sinistra ed entrate in una sala spaziosa. In fondo vedete delle sedie e dei tavolini vuoti. 

“Ma è il teatro di prima!” esclama irritato Wiliamm. 

“Abbiamo solo fatto il giro per finirci sopra…” mormora Eirikk, scoraggiato. 

Qualcuno deve averci sentito e probabilmente non dev’essere contento di quello che ha detto Eirikk. Joy compare sopra le nostre teste scendendo lentamente con una corda legata alle assi del palco. Per qualche strano motivo sono riuscite a reggere il suo peso. Joy si presenta in un completo maschile di un viola eccessivamente vivace. Fa un gesto teatrale col cilindro. 

Boys, siete qui, finally!” esclama l’ultima parola con un che di irritato. Eirikk si gratta la testa, rosso come un peperone “E’ il momento che tutti quanti stavamo aspettando. La vostra fine e il mio inizio!”.

Qualcosa si trascina sul palco con la velocità di un lombrico in corsa. Di G.R.O.S si riconosci soltanto il gigantesco occhio. Vi guarda minacciosi, pronto per fare qualcosa di pericoloso. Il suo corpo sembra essere diventato cubico e spesso. I proiettori puntano tutti su di lui. G.R.O.S è finalmente fiero di avere il corpo di un carro armato verde. Non è fatto di gomma, ma di vero acciaio, con un vero lanciarazzi. 

“G.R.O.S è sempre stato inutile finora, finché non sono arrivata io, of course!” ridacchia divertita. Il poveretto non si lascia abbattere “E’ diventato una macchina da guerra, pronto a neutralizzarvi con uno dei suoi missili! Sono stati presi in prestito dal laboratorio di Tekla” i robot sulle travi di legno fischiettano nervosi, guardando ovunque meno che quaggiù. 

“Miei cari soldati… avete perso anche stavolta” esclama melodrammatica sbattendo il dorso della mano sulla fronte. 

“Ma se abbiamo sempre vinto…” sottolineano i tre elfi in un coro malinconico. 

“Zitti!” ruggisce la falsa diva del cinema “G.R.O.S mostrerà a voi patetici idioti cosa significa avere un nemico alto come un elefante indiano di trecento tonnell-…”

Crisser fa un passo in avanti. Ha uno sguardo fiero e solare in volto. Afferra il suo coltello più largo, quello dietro la cinta. Lo lancia con estrema precisione verso il robot terrorizzato. G.R.O.S chiude il suo unico occhio. Crisser ha centrato in pieno il legamento principale del suo nuovo corpo. Il finto carro armato si apre come una mela. I pezzi fanno un grande baccano mentre cadono a terra, tra le sedie e i tavoli. Rimane solo G.R.O.S, ritornato sottile e basso. Il suo occhio guarda l’elfo, tradito nel profondo.

“Ce l’ho fatta, ragazzi! Ho vinto il gioco! Senza l’aiuto di Tekla!” esulta Crisser. Alza le mani in alto in un moto di trionfo, gioendo per se stesso. Wiliamm lo guarda storto, Eirikk è più freddo di Agran stesso. Joy ha un tic all’occhio. Ha una faccia di una persona tutt’altro che bella.

“Perché non festeggiate?”

“STA’ ZITTO, IMBECILLE!” ruggisce con occhi di fuoco. I suoi colleghi sulle impalcature tremano. Qualcuno è caduto affianco a voi. Un robot giallo a forma di ragno vi guarda imbarazzato. Scappa subito fuori scena, in preda al disagio. Questo non migliora l’umore di Joy. 

“TU!” G.R.O.S la guarda tremando “Sei davvero inutile! Non sai usare una telecamera, non sai giostrare, non sai essere un carro armato!”

G.R.O.S è incredulo, sbigottito, triste. Cerca di dare spiegazioni con i suoi sibili da robot, ma questo non migliora affatto la situazione. Joy sbatte il tacco a terra. Il legno tremi sotto i suoi tacchi. 

“Sei licenziato”.

G.R.O.S spalanca il suo unico occhio. Joy è una fiamma ardente in questo momento. 

“SEI LICENZIATO! Per sempre! Forever!”. 

G.R.O.S sembra voler dire qualcosa. 

“SPARISCI!”.

G.R.O.S non si muove da lì. Non può fare altro che abbassare la testa, mortificato da tutto quello che gli è successo in questi giorni. Agran tossisce leggermente, facendo voltare tutti i presenti. Persino i robot lassù, che ormai hanno capito che non ci sarà più alcun spettacolo da filmare. Alcuni di loro stanno già incominciando a scendere lungo corde e scale di ferro. 

“Joy” incomincia, facendo voltare di centosessanta gradi la sua testa “Sappiamo che tu e Tekla vi siete messe d’accordo riguardo tutto quello che è successo in questi giorni”.

“Cosa?!” esclama Crisser, l’unico meravigliato. Eirikk e Wiliamm lo scaraventano lontano dalla scena. 

“Ho pensato a quel che potremmo fare a riguardo” ritorna alla carica Agran “Ti potremmo sconfiggere, metaforicamente parlando, in modo tale che Tekla possa essere soddisfatta e che tu possa concludere il tuo lavor-…”.

“Senti, belloccio” interrompe Joy. Si sfila la parrucca. La sua testa metallica è liscia come un uovo. Sarà anche un robot, ma lo sguardo serioso che incrocia con Agran sembra molto più umano di quel che mi sarei aspettato “Prima di questo casino non ti avevo mai incontrato, ma ho capito subito che tipo fossi. Sei l’eroe senza macchia e senza paura che si trovano nelle favole per bambini. Beh, eroe, ti do una notizia esplosiva: mi sono rotta i circuiti!”.

La voce di Joy è diventata grave. I robot scesi a terra si guardano fra loro, indecisi di cosa fare. Il corpo di Joy sta diventando qualcosa di decisamente più grande e resistente. Dovete alzare la testa per incrociare i vostri occhi con i suoi. Lei è diventata una specie di mostro di metallo. Ha cannoni su entrambe le braccia, una mascella larga e massiccia e un petto muscoloso. È tutt’altro che la bellissima donna che avete incontrato. Persino G.R.O.S sembra esserne spaventato. Scende giù per i gradini veloce come un folletto. 

“Io sono stata concepita per essere una macchina da combattimento in caso di attacco diretto alle Isole, ma Tekla come al solito ha cambiato i suoi progetti. Non ha mai ammesso di essere patetica. Lei doveva essere un’eroina, che combatteva la cattiva di turno insieme a te e bla bla bla” la voce autoritaria è quasi irritante “Ma sai l’ultima, eroe? Io odio il mondo esterno e odio ascoltare i piani romantici di quella lagna di Tekla! Beccati questo!”.

Alza una delle sue braccia gigantesche. Il cannone all’interno brilla di una luce accecante che investe tutta la sala. Agran è interessato a qualcosa che sta succedendo alle spalle di Joy. G.R.O.S concentra tutte le sue forze sul laser che ha al posto della pupilla e colpisce il mostro robot alle spalle. Il cannone perde potenza e si spegne definitivamente. I robot, nascosti dietro le tende, alzano gli occhi sullo spettacolo. Joy ha perso colore. È completamente immobile. G.R.O.S sale di nuovo sul palco. Guarda Agran fiero di se stesso. 

“Ragazzi, credo di aver spento Joy per sempr-… Oh!” 

Tekla in qualche modo sbuca alle nostre spalle. Batte più volte le palpebre, incredula. Fa un giro completo intorno a Joy, ancora più confusa “Avete… fuso la batteria sulla schiena. Oh, fantastico!” dice, alzando la voce, palesemente delusa. 

Leonilevic rimprovera Agran con lo sguardo. Il ragazzo fa un passo avanti “Tekla, dovresti confessarci la verità”.

Tekla mostra uno sguardo confuso. Dietro di loro un vampiro si sta spiaccicando un palmo aperto in piena faccia “Cosa?”.

“Sappiamo che tutto questo l’hai progettato insieme a Joy. Hai programmato ogni cosa per… dare un’immagine diversa di te stessa” dice Agran, guardando di lato. È palesemente imbarazzato da tutto questo. Al contrario, Tekla ha la faccia di una che ha appena ricevuto un ceffone in piena faccia. Le tremano gli angoli della bocca. 

“Eh” ridacchia “Ma che stai dicendo, Agran? Io sono fantastica! Che immagine dovrei dare di me stessa? Che mi sento sola qui e che spesso immagino di essere con te mentre rischi la vita in qualche Isola sperduta chissà dove?” si rende conto in ritardo di aver detto qualcosa di imbarazzante. Non può fare a meno che continuare a ridacchiare. 

“Credevo di aver già chiarito ogni cosa. Pensavo ti sentissi meglio. Io preferisco rimanere da solo” Agran è decisamente più concentrato sui tavoli alle spalle di Tekla. Leonilevic sospira, mostrando uno sguardo paziente. 

“Quello che Agran sta cercando di dire, signorina Tekla” dice, girando gli occhi di fronte al ragazzo “E’ che apprezza i tuoi sentimenti nei suoi confronti, ma non è pronto per fare un ulteriore passo avanti in un’eventuale relazione” Tekla annuisce fra sé e sé. Qualcosa però sembra sfuggirle. 

“Non è questo. Io, ecco…”.

“Tekla, mi dispiace” dice Agran irremovibile. Forse crede che tutta questa faccenda sia conclusa del tutto. Tekla alza le mani. 

“In realtà è stato molto divertente… essere Caerina per qualche giorno”.

Leonilevic se potesse diventerebbe ancora più pallido. Agran sbarra gli occhi, preso alla sprovvista. Fulmina Tekla “Come?”.

Tekla si para le mani davanti alla bocca in modo infantile. Deglutisce e rialza gli occhi. Sembra molto più bassa e timida adesso “Ah, no, aspetta. L’ho detto male. Dimentica quello che ho detto” mormora a bassa voce. 

“Tu volevi prendere il posto di Caerina?” ringhia sottovoce Agran. Sembra grande, grosso e pericoloso. L’intera sala si è congelata. I tre elfi si guardano fra loro perplessi, ma comprensivi, chi più e chi meno. Avvertono anche loro il pericolo. Tekla deglutisce ancora una volta, facendo tanti e tanti passi indietro.

“Agran, sai come dice spesso Karoo: tendo a pensare a qualcosa, ma spesso sbaglio il modo in cui dovrei dirlo” cerca di spiegarsi con un sorrisetto imbarazzato e terrorizzato. Trema dalla testa ai piedi. Ad Agran questo non importa affatto. 

“Tu non potrai mai essere come lei! Lei è insostituibile! Ma non riesci a capirlo?”

Leonilevic si mette in mezzo “Agran, abbassa la voce”.

“Questo è troppo” urla alla sala. Tekla si è fatta piccola come un mignolino “Tekla, lo vuoi capire che per me lei era importante? È questo il tuo problema. Fai del male alle persone, tu le raggiri continuamente e non te ne rendi nemmeno conto. Credi che qualsiasi Creatura sia sostituibile come una macchina, ma non è affatto vero! Pensavo che vivendo qui te ne rendessi conto! Il tuo modo di pensare non ti porterà da nessuna parte!”

“Agran, io non intendevo questo” Tekla non trema più. 

“Lo intendevi, invece!”.

“Forse dovremmo uscire” bisbiglia a noi tre Wiliamm, il più saggio fra gli elfi. Fa un cenno alle nostre spalle, verso la porta in cui siamo entrati venendo qui. Eirikk spinge Crisser lì dentro. Non facciamo in tempo ad uscire che accade qualcosa. Tekla inghiotte un singhiozzo e scappa via. Agran non sembra affatto commosso, piuttosto sembra volersi avviare insieme a noi sul palco, ma Leonilevic lo ferma appena in tempo. È infuriato col ragazzo. Non senti cosa stiano dicendo. Wiliamm ti trascina fuori. Non puoi fare a meno di osservare lo sguardo tradito e infuriato di Agran mentre vieni portato via.

    

Mi sono rifiutato di scrivere come tu sia finito dentro un tram legato a dei fili nel vuoto, di come tu sia seduto comodamente mentre un robot, di cui non ho intenzione di descrivere, ti abbia riempito un piatto in mezzo alle tue ginocchia. Lo stesso vale per i tre elfi, meno che Wiliamm, colui che vi ha portato qui. L’odore del cervo ti pizzica le narici. Dev’essere agrodolce. Fuori dal finestrino riconosci l’Isola Maestra. Purtroppo il fumo provocato dal vulcano non ti permette di vedere il Ponte dei Draghi e nemmeno l’ascensore principale. 

Crisser è il primo che svuota il piatto. Si asciuga la bocca con la manica della sua pelliccia “Perché siamo qui?”. 

La domanda che tutti vi state ponendo sembra essere stupida alle orecchie di Wiliamm. Rigira gli occhi “Ho riflettuto attentamente su quello che è successo tra Agran e Tekla. Dobbiamo aiutarli a risolvere questa situazione”.

Un robot sottile meno che per il gigantesco occhio trotta affianco a te. G.R.O.S vi ha seguiti a quanto pare. Probabilmente le sue ruote sono semplicemente molto lente per imitare il passo di tre elfi e di un umano. O forse vi ha spiati per poi comparire di fronte a voi. Il robot si piazza affianco a Wiliamm. Hanno lo stesso sguardo deciso. Eirikk e Crisser non sanno se ridere di loro o ignorarli. 

“Ma che centriamo noi in questa storia?”.

Le reazioni sono immediate. G.R.O.S stringe sempre più le palpebre finte della sua orbita. Guarda storto Eirikk, colui che ha osato contraddirli. Wiliamm sembra mostrare la stessa espressione, potendo però incrociare le braccia “State scherzando? Si parla del destino delle nostre Isole!”. 

I due elfi non cambiano espressione. Sia Wiliamm che G.R.O.S scuotono la testa come due gemelli “State a sentire. Questa piccola rottura fra Agran e Tekla sembrerà una semplice litigata fra pseudo amici, ma in realtà nasconde qualcosa di molto più pericoloso!”.

La teoria sembra rammaricare G.R.O.S. Osserva qualcosa di indefinito fuori dal finestrino. Per qualche strana ragione adesso c’è un conveniente tramonto che rende ancora più mesta la scena del robot malinconico. Wiliamm stringe un pugno “Tutto incomincerà in questo modo. Tekla non riuscirà più a lavorare per via del trauma subito e quest’Isola non avrà più un Guardiano per proteggerla. Lo stesso varrà per Agran con l’Isola Maestra. Tutti i Guardiani saranno preoccupati così tanto per la vicenda da ignorare i problemi della popolazione e poi… il cataclisma!”

Conclude il sermone spalancando le braccia al cielo. G.R.O.S cerca di fare lo stesso, imitando un triste saltello poco coordinato. Eirikk e Crisser si guardano un attimo negli occhi prima di prendere una decisione a riguardo della terribile faccenda. 

“Sei un esagerato” dicono all’unisono. Il tramonto alle spalle di Wiliamm e G.R.O.S diventa sempre più scuro. 

“Da quando hai imparato a leggere sei diventato sempre più strano” anche Eirikk concorda su quest’ultima affermazione. 

Wiliamm li ignora bellamente “Non capite! Dobbiamo farli stare insieme!”. 

“In che senso?” sbadiglia Eirikk. 

“Faranno pace grazie a noi!” se fosse possibile G.R.O.S punterebbe un indice in alto “Organizzeremo una serata romantica, così ritorneranno amici e la catastrofe non si percuoterà sull’arcipelago!” dice, mentre alcune stelline immaginarie riempiono il contorno della sua figura. Crisser non può fare altro che grattarsi la testa quasi del tutto rasata. Eirikk mostra un sorriso annoiato. 

“Sei tutto fuori…” conclude. 

“Per me va bene” persino Wiliamm è sorpreso. Crisser si è alzato in piedi, facendo volare il piatto fuori dal finestrino. Guarda con determinazione il suo amico negli occhi. G.R.O.S è commosso: ha persino una lacrimuccia dentro il vetro del suo gigantesco occhio. 

“Però voglio sapere una cosa: tutti gli spettacoli di Joy sono stati davvero organizzati da Tekla?”.

Cala un silenzio imbarazzante. Gli occhi di Crisser si spalancano lentamente. Ha compreso qualcosa di incredibile in pochi istanti. Wiliamm tira dietro le orecchie i ciuffi di capelli del caschetto e si tappa le orecchie con entrambe le dita. Eirikk ha già i capelli legati nella coda alta, non ha bisogno di fare altro. Sia tu che G.R.O.S rimanete immobili come salami. 

Crisser lancia l’urlo di sconforto più spaccatimpani che tu abbia mai sentito in tutta la tua vita.

 

Sei di fronte al cubo che forma la casa di Tekla. Col cavolo che scrivo come sei tornato indietro e che razza di piano avete ingegnato voi cinque per riappacificare Tekla e Agran. 

Tutto questo è talmente stupido che non so nemmeno se dovrei scriverne una sola parola. 

Non ti scoraggi e ti avvii. Le tende alle finestre sono tirate, non passa nemmeno un filo di luce e quel che è peggio è che è sera tardi. A malapena riconosci i contorni degli oggetti. L’unica luce presente è quella del piano di sopra, nella stanzetta di Tekla. Ed è anche l’unico suono presente. 

Tekla è in uno stato pietoso. Ha addosso la coperta del letto che la avvolge come un baco. I suoi occhiali sono umidi. Guarda un piccolo televisore collegato ad una batteria, anch’essa collegata ad una batteria… non credo sia necessario descrivere la quantità di batterie presenti. Il televisore mostra la scena di una serie televisiva. Una donna dai capelli corti e biondi è in lacrime all’interno di una cripta o qualcosa del genere. Piange fra le braccia di un uomo che l’abbraccia, professando qualcosa come l’amore reciproco. Volti lo sguardo altrove. 

Muoviti. Adesso. 

Dici a Tekla di aver trovato un modo per risolvere il suo problema. 

Lei a malapena si accorge della tua presenza. Tra le braccia ha un gigantesco barattolo rotondo. Inghiotte cucchiaiate di gelato al pistacchio, ignorando completamente la temperatura glaciale. Dalla manica appena scoperta noti un pigiama bianco con delle paperelle. Tutto questo è ancora più patetico. 

Dille quello che vuole sentirsi dire. 

Le spieghi che conosci un modo per farle fare pace con Agran. 

Lei, finalmente, si volta. Le lacrime sembrano aver voglia di far esplodere il vetro degli occhiali. Annuisce più e più volte. L’hai convinta con una sola frase.

Racconti in poche parole il piano che hai ingegnato insieme agli elfi e a G.R.O.S. Tekla sembra allargare il sorriso più commosso della sua vita. Ti invita ad uscire fuori. Acconsenti. Dopo poco meno di cinque minuti lei si presenta per le scale con un vestito bianco con pois rossi. Si è legata i capelli in uno chignon. Non hai il coraggio di dirle che quel vestito la faccia sembrare ancora più rotonda e che il piano a cui avete pensato non sia così geniale come le hai fatto credere. Senza dire altro vi avviate verso l’hotel. 

Sembra che qualcuno abbia applicato delle luci al di fuori della struttura. Hanno persino potato le piante di plastica. Robot, fuochi fatui e incendiari entrano ed escono come se fossero a teatro. Alle vostre spalle un dodo vi mostra un pollice in su. Tekla non sembra accorgersene. 

Respira profondamente “Agran sa che verrò all’appuntamento?”

Decidi di dirle la verità.

“Oh” conclude, guardandosi le punte dei piedi. Questa notizia non la tira su il morale “Bah, fa niente! L’importante è che io faccia pace con lui!”.

Senza nessun preavviso si avvia verso il tappeto rosso. Corri dietro di lei. Raggiungete la sala, apparecchiata per l’occasione. Sembra che i due elfi e G.R.O.S abbiano sparso la voce che ci fosse qualcosa di divertente in questo ristorante. Non riesci nemmeno a scorgere un solo tavolo vuoto. Alcune galline hanno pensato di saltare il turno di lavoro a favore di un piatto di batterie e rotelle. I fuochi fatui si divertono a giocare ai camerieri imbrogliando gli ordini. Sul teatrino scorgi Eirikk col suo arco. 

Anche Joy è lassù, nella stessa posizione in cui l’avete lasciata. Eirikk mostra la sua abilità di arciere mirando all’enorme robot, centrando le banane che le hanno poggiato sulle mani. Non vuoi nemmeno immaginare cosa avrebbe fatto Joy se fosse stata cosciente. Wiliamm appare in mezzo alla folla. C’è qualcosa di elegante nel modo in cui si è pettinato il caschetto. 

“Signorina Tekla, siamo tutti pronti per impedire la catast- insomma, per farle fare pace con Agran!” si corregge all’ultimo secondo. Appare addirittura G.R.O.S con un farfallino stretto sotto l’enorme occhio e un cappellino nero. Accompagna Tekla ad un tavolo vuoto di soli due posti. Ogni Creatura e robot presente mostra la propria approvazione con sibili allegri. Tekla è commossa. 

“G-Grazie”.

“Lasci fare tutto a noi! Non potrebbe andare niente storto!” conclude Wiliamm con un sorriso fin troppo ampio. Trattiene il fiatone meglio che può. 

Tekla deglutisce, non notando nulla “Agran non è ancora qui?”.

“Lo aspetto all’entrata”.

Wiliamm si avvia, mentre G.R.O.S decide di cimentarsi anche lui nel lavoro di cameriere. Riesce a portare sul suo testone una fila di piatti che atterrano senza alcuna imprecisione sopra un tavolo di dieci persone. Non è così inutile come sembra. 

Tekla sospira, felice per il suo robot “Forse Agran ha saputo di tutto questo e non è voluto venire qui. Vedi, io volevo dire quelle cose, ma non in quel modo. Lui… è fantastico, forte, coraggioso. Caerina era bella, intelligente, un po’ cattiva, ma lo completava. Erano la coppia perfetta”.

Differentemente da quel che sembra alcuni robot hanno sentito il discorso dal tavolo dietro di noi. Sospirano pieni di compassione. Inevitabilmente lo fa anche Tekla, alzando di nuovo lo sguardo verso di te.

“Caerina era fantastica anche perché sapeva dire le cose al momento giusto. Io non sono brava a parlare. Spesso ferisco le persone perché dico le cose nel modo sbagliato o solo perché ho pensato a qualcosa di scortese. Non me ne rendo nemmeno conto. Forse io ed Agran non siamo destinati a stare insieme…”.

Si guarda le mani piena di tristezza. Chissà cosa starà macchinando il suo cervello ora che è così abbattuta. Un guizzo inaspettato accende una lampadina nella tua mente. Qualcosa che non avevo assolutamente programmato si sta formando tra le tue idee. 

Dici di volerla aiutare. 

Perché dovremmo risolvere i suoi problemi di cuore?

Tekla alza la testa di scatto, in qualche modo il tuo tono di voce l’ha rassicurata “E come?”. 

Vorresti fingere di essere Agran, in modo tale da esercitarla per la futura chiacchierata con lui. 

Questa prospettiva non sembra convincerla. Si guarda attorno, ma nessuno sembra volerla aiutare. Ti guarda negli occhi, per niente sicura di quello che starà per accadere. 

“Oh, beh, credo che dovrei, in effetti” si schiarisce la gola, questa volta con decisione “C-Ciao, A-A-A-Agran!”.

Tutto questo mi ricorda un kharacora di nostra conoscenza.

La saluti come farebbe Agran. 

Lei incomincia a tremare “S-So che s-sei molto a-arrabbiato con me. Io… volevo chiederti scusa! Non volevo dire quelle cose! In realtà volevo dirle… ma non in quel modo!”.

Tutto questo non l’aiuterà affatto. 

Lei dici di essere davvero ferito, come direbbe Agran in una situazione del genere.

“A-Agran, la verità è che io… Oh, ma chi se ne frega!” alza i toni all’improvviso. Qualche tavolo affianco a voi si volta di scatto “Agran, sei fantastico! Ti sogno da quando dimostravo diciotto anni!” quest’ultima affermazione fa voltare persino Eirikk. Per poco non uccideva con una freccia un piccolo fuoco fatuo “Avrei voluto essere io Caerina, anche se lei era decisamente più attraente e simpatica di me! Sei il mio sogno proibit-”.

“Che cos’hai detto?” esclama qualcuno con un tono piatto.

È Agran. La sua divisa è ricucita, la manica è ritornata come nuova. A differenza del tono usato, la sua faccia è sconvolta. Non hai mai visto una faccia del genere addosso a lui. Tekla realizza chi si trovi di fronte a lei. Sorride come un’ebete. È palesemente nel panico. 

“Oh, Agran… dimentica tutto!” esclama con una voce terrorizzata. 

Leonilevic alza lo sguardo verso il palco. Eirikk mostra un saluto incerto con un sorrisetto altrettanto imbarazzato. Joy ha una banana spiaccicata in mezzo agli occhi. Il vampiro non può fare a meno di alzare un sopracciglio. Agran osserva la sala da cima a fondo. Ogni singolo robot o fuoco fatuo studia la situazione, chi perplesso chi emozionato. 

“Ma perché…? Aspetta un attimo” cambia espressione, ritornando severo. Tekla deglutisce “Hai organizzato un appuntamento per farmi dimenticare tutto quello che mi hai detto?”. 

Il tono feroce che ha usato taglia in due la parlantina di Tekla. All’entrata appare Crisser che si regge in piedi soltanto perché si è gettato addosso al muro. Secondo il vostro piano geniale avrebbe dovuto portare Agran con un scusa fino al teatro. A quanto pare qualcosa è andato storto. Wiliamm lo issa come meglio può. Tekla ritrova la parola. 

“Erm, no. Non ho fatto niente. Sono stati i ragazzi a pensare a tutto questo, ma ho deciso di parteciparvi perché mi era sembrata una buona idea!”.

“Cosa?!”.

“Agran!” lo interrompe appena in tempo. A quanto pare nessuno dei due ha voglia di sedersi a tavola per una serata romantica. G.R.O.S guarda i suoi piatti allineati perfettamente sulla sua testa pieno di tristezza. La sua carriera da cameriere è rovinata. Tekla prende un respiro profondo. 

“Io… mi dispiace!”.

“Come?”.

“Non sono riuscita a spiegarmi meglio” lo guarda dritto negli occhi “Volevo dirti che ho sempre ammirato il tuo coraggio ogni volta che partivi per una missione” Leonilevic si porta le mani al cuore, commosso. Se potesse lo farebbe anche G.R.O.S “Volevo dirti che spesso scatto delle foto grazie ai miei robot per sapere se tu sia ferito o ti sia sentito male” Agran fa un respiro profondo “Volevo dirti… che mi dispiace. Non volevo offendere la memoria di Caerina”.

“Tekla”.

“Io volevo sembrare fantastica come lei. Volevo impressionarti con la mia intelligenza, ma non volevo offenderti o offendere lei”.

“Tekla” Agran le alza il mento con due dita. Riflette attentamente su ciò che deve dirle. Ogni orecchio qui presente, persino quelli meccanici, sono pronti per captare ogni minima informazione. 

“Anch’io ho delle cose da dire. In effetti ho esagerato. Non avrei dovuto offenderti in quel modo. Avrei dovuto voltare pagina anni fa e iniziare a pensare al futuro e non al passato”.

Leonilevic sembra quello più colpito da questa affermazione. Avanza addirittura un sorriso. Agran scuote la testa “Ma non oggi. Ho ancora in mente Caerina, suo figlio Agros e suo nipote Kirke. Sono molto importanti per me, lo capisci?”.

Tekla non sembra apprezzare quello che le sta dicendo, ma annuisce comunque. 

“Si, capisco…”.

“Ti ho ossessionata perché non fai altro che guardarmi per quello che sono dall’esterno” Tekla sembra aver ricevuto un altro ceffone in pieno volto “Non mi comprendi come tante altre persone e sono certo che cambieresti idea se mi conoscessi meglio. Troverai sicuramente il vero amore, come l’ho trovato io”. 

Tekla è l’immagine dello sconforto. Annuisce, anche se non è affatto convinta di quel che le è stato detto. In un attimo i robot e gli incendiari acclamano la vittoria. Agran si congeda dalla massa di Creature. Leonilevic lo guarda con infinita tristezza. Scuote la testa impercettibilmente.

Agran ha intenzione di partire domani per l’Isola Maestra. L’hai scoperto chiacchierando con Crisser. 

A quanto pare, dopo aver scoperto il piano da lui stesso, ha deciso di usarlo come manichino per un allenamento extra. Crisser non ha potuto fare altro che accettare la situazione e allenarsi anche lui col coltello. Agran gliene ha date di santa ragione, ma almeno è riuscito a trascinarlo fino all’appuntamento. 

Agran è sparito chissà dove con Leonilevic. 

Tekla è scesa nel suo laboratorio in cantina. 

G.R.O.S ha un nuovo lavoro e l’hotel potrà essere utilizzato appieno la prossima settimana.

I tre elfi si congratulano fra di loro per la trovata di Wiliamm. Tutto questo però non ti convince affatto. 

Suvvia, domani Agran e Smiley si incontreranno. Andrà tutto per il meglio!

Qualcosa nel tuo stomaco si rigira, non comprendi nemmeno tu cosa sia. Ti addormenti ascoltando il saggio Wiliamm nel complimentarsi con se stesso per la sua passione per la lettura.

  
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