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Autore: Pol1709    24/03/2020    3 recensioni
La donna in nero sorrise – Anch’io ho sempre indossato abiti da uomo, sorella! Colei che cerchiamo si trova nel nord della Gallia, una terra che lei e chi l’accompagna chiamano Francia, vanno verso ovest, verso una terra chiamata Normandia, proprio di fronte alla Britannia ed è un segno…Una donna in abiti da uomo, che si comporta come un uomo e che ha un nome da uomo –
Il Comandante delle Guardie Reali del Re diFrancia, Oscar de Jarjayes, si sta recando in Normandia per un controllo di routine alle proprietà della sua famiglia. E' accompagnata dal suo attendente e migliore amico Andrè. I due smarriscono la strada e si ritrovano, loro malgrado, in un mondo antico e leggendario, quello del ciclo arturiano della vicina Inghilterra. Oscar dovrà combattere con un'avversaria potente e ben più pericolosa di tutte le nobildonne della Corte di Versailles: la Fata Morgana.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Degli uomini portarono un grande vassoio in metallo con sopra dei pezzi di cinghiale arrostito con erbe aromatiche e contorno di salsa alle mele. Lo appoggiarono in mezza alla tavola e, a seguire, arrivarono delle serve portando altre caraffe con acqua, vino e birra e cesti con pane caldo.
Una ragazza porse a Oscar e André degli stracci che, immaginò lei, servissero come tovaglioli e ne ebbe la conferma vedendo Morgana che staccava con il pugnale un grosso pezzo carne portandoselo alla bocca con le mani e poi pulendosi. Morgause tagliò qualche pezzettino di cinghiale e rimase appoggiata languidamente allo schienale con il calice in mano, guardando André.
Oscar aggrottò la fronte, era molto strano che delle nobildonne inglesi non usassero le posate. I nobili d’oltremanica che aveva conosciuto a Versailles erano, anzi, piuttosto pignoli sull’etichetta.
Scrollò le spalle, dopotutto erano in campagna e non alla reggia. Sorrise e si pulì la bocca: – Lady Morgana…Perdonatemi, ma sono curiosa di sapere il nome del vostro casato –
Morgana guardò il suo stemma sopra il camino e poi Oscar – I nostri antenati sono Duchi di Cornovaglia da generazioni, fin da quando Roma abbandonò la Britannia…Quando nostro padre…E’ morto, abbiamo preso il cognome del nostro patrigno: Pendragon. Il suo stemma era un vessillo rosso bordato d’oro con un drago ad ali spiegate, che poi è stato ereditato da nostro fratello…Fratellastro, a dire il vero – disse e fece una smorfia nel pronunciare le ultime parole.
André aggrottò la fronte e Oscar sbatté le palpebre – Io…Non credo di conoscere nemmeno quel casato –
Morgause sospirò e sorrise – Sono casati molto antichi. Comunque…Nostro padre ha avuto tre figlie femmine, la maggiore di noi, Viviana, ha preso…I voti…Io mi sono sposata al Nord e Morgana è rimasta in Cornovaglia come Duchessa –
Morgana annuì – Fino a quando anch’io mi sono sposata in Galles –
Oscar rimase interdetta, stranamente non immaginava quella donna come una moglie e non poteva certo immaginare il tipo di uomo che aveva come marito. Pensò che si trattava, sicuramente, di un matrimonio combinato, come sempre accadeva con la nobiltà. “E come non accadrà con me!” pensò. Andrè sorrise di nuovo – Allora potremo conoscere il padrone di casa prima o poi? –
Morgana sorrise con l’angolo della bocca e prese il calice – Temo di no! Mio marito è morto molto tempo fa…Non ne faccio una tragedia, era molto più vecchio di me: lui mi ha sposato per entrare nella mia famiglia e io l’ho sposato per il suo titolo in Galles. In effetti non abbiamo nemmeno consumato. Per quello che riguarda Morgause…Beh! Anche suo marito ha lasciato questo mondo – disse e bevve un sorso di vino.
La Regina di Lothian fece un gesto con la mano – Oh! Lot non è mai stato un granché…In nessun campo – disse solo.
Oscar e André si guardarono e lei lesse nei anche nei suoi occhi lo sconcerto. Nemmeno Madame Du Barry, che pure veniva dagli strati più bassi del popolo, aveva mai parlato con una tale schiettezza della sua famiglia.
Oscar, però, si limitò a sorridere – Voi dunque siete inglesi di famiglia cattolica? Vostra sorella è badessa di un convento che si trova qui in Francia? –
Morgause scrollò le spalle – Diciamo che ha una confraternita di donne al suo comando –
Oscar annuì non capendo e decise di spostare l’argomento sulla politica più recente – Ho sentito che Re Giorgio III sta spostando molte truppe nelle colonie americane, perlopiù mercenari tedeschi in aiuto alle forze regolari. E’ quindi vero che laggiù c’è aria di rivolta contro la corona? Avete degli interessi anche oltremare? –
Morgana socchiuse gli occhi – Mai avuto interessi in altre parti che non siano nella Britannia, ovviamente –
Oscar si sentì a disagio, la notizia di un’imminente ribellione delle colonie inglesi in Nord America era sulla bocca di tutta Europa.
Morgause prese il suo calice e bevve un sorso – Lo sai, sorella, che il bel cavaliere biondo qui presente è una donna? Una bellissima donna a cui il padre ha dato un nome da uomo! Non è singolare? –
Morgana staccò un nuovo pezzo di carne e se la mise nel piatto, si pulì le mani con lo straccio – Una donna…Perdonate l’entusiasmo fuori luogo di mia sorella, immagino capiate che qui non passa molta gente e qualunque cosa modifichi le nostre monotone giornate è visto da lei come una festa… - appoggiò un gomito sul tavolo e la indicò con un dito – Eppure, Oscar, in una lingua antica, quella dei Sassoni, se non sbaglio, questo nome si pronuncia Oskar, con la “k” e significa “Guerriero di Dio”, oppure può essere tradotto come…”La lancia di Dio”…Non è vero? –
Oscar aggrottò la fronte – Se per Sassoni voi intendete i popoli germanici, si, è vero…Come dicevo a vostra sorella prima che arrivaste, mio padre ha sempre voluto un maschio, ma ha avuto solo figlie femmine e mi ha allevato come sue erede –
Fu Morgause che si piegò in avanti – Un nome da uomo…E avete detto che comandate la Guardia Reale del vostro Re, quindi siete un cavaliere! –
Oscar si girò e annuì – Sono nobile di nascita, come mio padre e mia madre prima di me. Sono il comandante della Guardia Reale e guardia personale della Regina Maria Antonietta –
Morgana rimase a bocca aperta – Un momento! Volete dire…Che oltre ad essere un cavaliere siete anche…Il campione della vostra Regina? –
Oscar annuì, non capendo il motivo delle strane domande delle due donne. Non era la prima volta che discuteva della sua situazione di ufficiale e gentildonna della corte e, solitamente, trovava la cosa alquanto fastidiosa visto che, ogni volta, seguivano gridolini e risatine di ammirazione e curiosità di dame curiose e pettegole e uomini annoiati. Ma, come aveva già potuto notare, quelle donne non si potevano paragonare alle dame di Versailles e i loro sguardi verso di lei le sembravano sempre più quelli di due lupi famelici. Si pulì la bocca di nuovo, anche se non aveva messo in bocca nulla e fu André a salvarla: - Perdonate Lady Morgana, ma anche voi vestite come un uomo e avete detto che il cinghiale lo avete cacciato voi –
La donna in nero si passò la lingua sulle labbra con gli occhi fissi su Oscar – Mio padre…Mio padre non mi ha mai amata! Non ha mai amato nessuna di noi, a dire il vero, ma per me ha sempre avuto un…Diciamo…Odio particolare…Del resto le donne servono a stringere alleanze e null’altro. E’ stato molto…Soddisfacente, per me, imparare l’arte della guerra e della caccia rendendomi indipendente da ogni uomo e, lo ammetto, provo sempre un brivido di piacere quando mi siedo sul suo scranno di Duca –
Oscar aggrottò la fronte e non si trattenne – La vostra visione, se permettete, Lady Morgana, è troppo pessimistica –
L’altra scrollò le spalle – Credete? L’unica cosa che ricordo del Duca mio padre è che mi diceva che non avrei mai dovuto nascere…Non che di Morgause gli importasse poco di più ma il mio…Aspetto particolare…Non mi ha mai aiutato, né con gli uomini e né con le donne e allora ho deciso di essere quello che loro volevano che fossi…Un mostro! – disse e snudò i suoi canini appuntiti. Prese il calice e bevve un altro sorso di vino – Ma io ho scelto il mio destino…Lady Oscar…Invece voi…Se non ho capito male è stato vostro padre a scegliere, non aveva un erede maschio? E allora se lo è inventato! Uomini! Il più delle volte sono inutili, ma in alcuni casi possono anche essere dannosi! –
Oscar si alzò di scatto facendo cadere la sedia all’indietro e sobbalzare Morgause e André. Guardò Morgana con occhi di fuoco    - Siamo nel vostro castello Lady Morgana! Io so quali sono le regole dell’ospitalità, ma credo che voi le abbiate dimenticate! Non lascerò insultare me e la mia famiglia impunemente! Vi ringrazio per averci accolto, ma vi chiedo di darci i cavalli, i bagagli e di lasciarci partire per Carentan adesso! –
Morgause sorrise debolmente e guardò Morgana. Quest’ultima socchiuse gli occhi, studiando la bella donna bionda in piedi di fronte a lei. La donna in nero appoggiò il calice e si alzò, poi si chinò leggermente – Vogliate perdonarmi se vi ho offesa Lady Oscar. Purtroppo passando gran parte del tempo da sola dimentico spesso le regole del buon vivere. Mi rendo conto che la mia, diciamo, esuberanza nel parlare, può urtare le persone, ma non era mia intenzione offendervi. Non potete lasciare il castello adesso, la nebbia in questa stagione è come un mondo bianco inaccessibile. Vi prego di approfittare ancora della mia         ospitalità –
Oscar rimase di sasso per il repentino cambiamento della donna. Annuì e raddrizzò la sedia – Accetto le vostre scuse Lady Morgana…Ma vorrei che usaste il termine “Lord” quando vi rivolgete a me –
Morgana guardò per un attimo sua sorella e poi di nuovo Oscar e annuì sorridendo – Ma certo…Lord Oscar –
André inarcò le sopracciglia – Credo di parlare anche nome del comandante Oscar: possiamo chiedere il permesso di ritirarci per la notte? –
Morgana sorrise con l’angolo della bocca – Ma certo…Perdonateci se vi abbiamo tediato con le nostre chiacchiere – disse e battè le mani due volte. La porta si aprì ed apparvero due serve. La padrona del castello alzò un braccio – Cara e Gerda vi accompagneranno ai vostri alloggi…André…Lord Oscar –
Oscar e André si inchinarono alle due donne e poi lasciarono la sala seguendo le serve.
 
Una volta usciti e rimaste sole, Morgause si alzò lentamente, fiancheggiò il tavolo e arrivò da sua sorella. Con un gesto leggiadro e giovanile fece un piccolo salto all’indietro e si sedette sulla tavola, accavallò le gambe e sorrise – Un cavaliere della Gallia…Il cui nome è “la lancia di Dio”…Un campione di una regina…Ed è una donna…Sorella mia, davvero…Come hai fatto a trovare una persona così…Perfetta? -
Morgana si sedette pesantemente sulla sedia, mise le mani sui braccioli e sospirò guardando il soffitto – In effetti…E’ perfetta… E anche lo scudiero…E’ un’arma perfetta per noi –
Morgause prese il calice della sorella e bevve un sorso di vino – E perché mai? –
L’altra la guardò con compatimento – Non ti sei accorta di nulla? Eppure non credo che serva la magia per vedere che quell’uomo prova un sentimento molto forte per quella donna…Quando sono insieme…C’è un’energia…La posso percepire chiaramente… E quello che è buffo è che nemmeno…Lady…Oscar…Se ne rende conto, ma sta iniziando a provare gli stessi sentimenti –
Morgause socchiuse gli occhi e sospirò – Gli uomini amano le donne…E quella, anche se si veste da uomo, è una bella donna! E’ alta, slanciata, ha un carattere fiero ed impetuoso e se combatte anche bene, credo che persino nostro fratello l’avrebbe ammessa tra i suoi cavalieri…Una donna come quella avrebbe rovinato molti cuori a corte e la cosa divertente, per dirla con parole tue, è che non si rende nemmeno conto dell’effetto che fa sulle persone –
Morgana sospirò di nuovo – Io non parlo di una semplice attrazione fisica, ma di un qualcosa di molto più profondo…Una…Una sorta di magia…Morgause –
L’altra bevve un altro sorso – So cosa intendi, anche se non l’ho mai provato…Tu…Invece…Hai mentito a Lady Oscar –
La donna in nero strinse le labbra – E’ stato molto tempo fa…E sono stata io a rovinare tutto…E’ proprio perché, anche solo per un istante, ho visto quel potere, che posso riconoscerlo e stai pur certa che lei farà di tutto per lui –
Morgause appoggiò il calice, sorrise e socchiuse gli occhi maliziosa, toccò la gamba della sorella leggermente con un piede            - Quando si è alzata di colpo…Ho creduto che l’avresti incenerita! E’ stato divertente vederti chiedere scusa –
Morgana sorrise – Lieta di averti divertito, sorella… - disse piegandosi verso di lei – Ma ti garantisco che è stata la prima e l’ultima volta! –
La donna in rosso scese con grazia dal tavolo – Quindi…Quando agiamo? –
L’altra si alzò – Lasciamoli riposare e domattina…Partiremo! – disse e prese il volto della sorella tra le mani – Viviana pagherà! Pagherà per quello che ti ha fatto! – avvicinò il viso al suo e mise la fronte sulla sua – Per quello che…Ci ha…Fatto! –
Morgause annuì – E così sia sorella! Pagherà per tutto! E Merlino con lei! –
L’altra la lasciò si avviò alla porta, fece un gesto con la mano – Merlino ormai è vecchio e rimbambito…Non è mai stato lui il problema…Ma nostra sorella…E’ un altro discorso che affronteremo quando saremo di fronte a lei – disse e fu colta da dei colpi di tosse violenta. Barcollò e si appoggiò allo stipite della porta.
Morgause fece un passo verso di lei – Sorella…Stai bene? –
Morgana si passò una mano sulla bocca, la guardò e la strinse a pugno – Sto bene! E starò bene! –
 
André e Oscar percorsero il corridoio di pietra fianco a fianco, seguiti dalle serve. Lui strinse le labbra – Lo sai dove siamo, vero Oscar? –
Lei sorrise debolmente – Sulla strada per Carentan? Ospiti di due simpatiche nobildonne inglesi? –
Lui sospirò – Si! Nella dimora di due amabili nobildonne inglesi! Anche se, devo dire, non me le immaginavo così! Dicono che bevono sempre il thé e che offrono dolci e panini…A noi sono toccate la Regina del Galles e di Loreal…Lotus…Ma ti sembra… -
Una delle serve tossì di proposito – Sua Grazia Lady Morgana è Duchessa di Cornovaglia e Regina del Galles, sua sorella Lady Morgause è Regina di Lothian e delle Orcadi –
André si girò – Parlate bene la nostra lingua –
L’altra serva sorrise – Voi parlate la nostra, adesso –
Oscar aggrottò la fronte e tentennò – Beh! Sarà un argomento di cui discutere con l’ambasciatore inglese a Versailles –
André sospirò di nuovo e si avvicinò a lei – Non credo che servirà a qualcosa. Probabilmente verrai a conoscenza di un patto segreto e che Re Giorgio paga profumatamente il nostro Sovrano per tenere quelle donne lontane dalla…Come hanno detto? Britannia –
Arrivarono a due porte, una di fronte all’altra. La serva di nome Gerda incrociò le mani in grembo – La stanza a destra è per il vostro scudiero, quella a sinistra per voi -
André aggrottò la fronte – Attendente! Io sono un attendente. Nel senso che attendo…I suoi ordini –
Le ragazze non batterono ciglio e Oscar strinse le labbra – Ti ringrazio! André… - disse e si avvicinò a lui – Credo sia meglio non dormire molto stanotte e domattina, nebbia o non nebbia, partiremo per Carentan e la Normandia – sussurrò.
Lui annuì – Puoi scommetterci –
Gerda la fece entrare nella stanza. Le pareti erano in blocchi di pietra, e un piccolo camino acceso provvedeva al riscaldamento. Oscar notò che, sul pavimento, c’erano i suoi bagagli recuperati dal cavallo. Guardò la ragazza – Molto bene! Posso farti alcune domande? –
La ragazza annuì sgranando gli occhi. Oscar sorrise – Che…Che tipo di donne sono le tue padrone? –
L’altra rimase per un attimo in silenzio – Sua Grazia Lady Morgana è la mia padrona…Sua Grazia Lady Morgause viene dal Lothian ed è ospite della sorella dopo che il Re l’ha bandita da là –
Oscar inarcò un sopracciglio incuriosita – Ah! E come mai Re Giorgio l’ha bandita dai suoi possedimenti? –
Gerda inclinò la testa di lato – Non so perché il Grande Re l’ha esiliata – disse e si avvicinò guardandosi intorno – Sembra che siano stati i suoi figli a consigliare il Re, Sir Galvano e i suoi fratelli: Sir Agravain, Sir Gaheris e Sir Gareth…Lei è venuta qui con il suo seguito e il suo ultimogenito –
Oscar aggrottò la fronte, quattro figli e un ultimogenito facevano la bellezza di cinque gravidanze. Il fisico di quella donna non le dimostrava minimamente, era asciutto e tonico e la sua pelle liscia e fresca, tanto che avrebbe potuto far innamorare di sé torme di uomini e persino di ragazzi. Tentennò – E…Lady Morgana…Il suo aspetto…Da cosa dipende…E’ una malattia? Ho sentito di persone dalla pelle e dai capelli completamente bianchi, Sua Grazia si tinge i suoi? Sono neri come i suoi abiti...In…In un modo innaturale –
Gerda strinse le labbra – No. E’ il sangue dell’Antico Popolo –
Oscar annuì – L’Antico Popolo…Si, certo…Ti ringrazio -
La ragazza indicò il camino – L’acqua calda è accanto al caminetto e il pitale sotto il letto. Le auguro un buon riposo – disse ed uscì.
Oscar andò verso la porta, girò la chiave e si appoggiò per un attimo con la testa sul legno “Dove siamo capitati! Qualunque cosa accada, domani andremo via da qui! Ad ogni costo!” pensò, andò a ispezionare i suoi bagagli. Erano due borse di pelle e la sua spada era appoggiata ad una sedia. Strinse le labbra e si tolse la giacca, controllò una tasca interna sentendosi sollevata nel trovare l’oggetto che si era portata dietro sempre al suo posto. Poi si levò il gilet e la camicia per togliere la fascia che le stringeva il seno. Si rilassò quando i fermi si allentarono e sorrise debolmente. Era una tortura, ma necessaria. Un soldato non poteva certo portare corpetti in pizzo e le sartorie militari non prevedevano uniformi femminili. Si lavò con l’acqua piacevolmente tiepida e si rimise la camicia. Si stese nel letto e lo trovò comodo. Mise le braccia dietro la testa e incrociò le caviglie. La luce fioca del camino era l’unica cosa che illuminava la stanza ed era piacevole, quasi ipnotico vedere il gioco delle ombre sul soffitto. Il sonno arrivò quasi subito.
 
Guardò fuori dalla finestra. Le ragazze giocavano con una palla di stracci oppure si raggruppavano a parlare, generalmente di maschi. Dopo aver giurato di non avere più paura e di restare da sola, se necessario, il suo intero mondo era cambiato.
Dopo qualche giorno suo padre era partito per la guerra. E non era solo una schermaglia con gli scorridori Sassoni che sempre più si avvicinavano alle loro coste. Stava andando a combattere contro il Grande Re di Britannia, ovvero il nuovo Grande Re che lui non riconosceva come tale.
Lo aveva visto partire in sella al suo destriero nero, alla testa dei suoi uomini e lo aveva visto tornare adagiato su un carro, senza vita, con il corpo crivellato dalle frecce. A dietro di lui c’era il Grande Re in persona con i suoi uomini e, al suo fianco, il suo primo consigliere: quell’individuo strano, un po' prete cristiano e un po'…Qualcos’altro che rispondeva al nome di Merlino. Lo aveva già visto altre due volte: un vecchio alto e curvo con una lunga barba bianca candida e, cosa che lei giudicava piuttosto inquietante, il suo aspetto era sempre identico. La prima occasione era stata quando era arrivato al castello per prendere e accompagnare sua sorella maggiore al santuario dell’Isola delle Mele di Glastonbury dove sarebbe stata istruita alle vie dell’Antica Religione, la seconda quando lei era venuta a trovare la sua famiglia e ad annunciare che sarebbe diventata la somma sacerdotessa, assumendo il titolo di Dama del Lago. Aveva sentito dire da suo padre che quello che veniva chiamato lago era solamente una enorme palude, percorribile in barca. Una pianura malsana in cui, non si sapeva bene il perché, c’era una comunità di frati e suore cristiane e, presso una grande altura artificiale, quello che veniva chiamato il Tor, costruita da chissà chi e chissà quando, c’erano gli adepti degli antichi dei. In effetti si era più volte chiesta come quei due gruppi potessero vivere a stretto contatto tra di loro.
Ma la terza volta che aveva visto Merlino era arrivato con il Grande Re in personae e lei, sua sorella Morgause e sua madre Igraine erano state scortate o, per meglio dire, portate nella corte. Ricordava gli occhi avidi del Re che guardavano la vedova del Duca di Cornovaglia e sua madre che non aveva nemmeno degnato di uno sguardo il corpo del defunto marito, ma che sorrideva lasciva al suo nuovo padrone che di nome faceva Uther Pendragon.
Uther era sceso da cavallo e si era avvicinato alla donna, gli aveva girato intorno grattandosi il mento con una mano e poi aveva sorriso – E’ come mi avevi detto Merlino…Bellissima… - disse e si mise di fronte a lei – Igraine! Il Duca di Cornovaglia è morto e tu sei mia come preda di guerra, con le tue figlie – aggiunse e poi passò a vedere le altre sue “conquiste”.
Vide Morgause e sorrise, forse chiedendosi a chi l’avrebbe data in moglie e poi passò a lei e fece una smorfia – Il sangue dell’Antico Popolo! Per alcuni è una maledizione! Dimmi Merlino, cosa dobbiamo fare di lei? –
Merlino posò lo sguardo su di lei ammiccando – E’ una fortuna Mio Re…L’Antica Religione è ancora seguita da molta gente –
Uther la guardò, ancora indeciso se tenerla con se o ucciderla sul posto. Sorrise e guardò Igraine – Sarà il mio dono di nozze per te…La piccola strega vivrà –
Dopo aver sposato Igraine e dopo aver consumato le nozze, lasciarono il castello per un altro, più grande, a Caerleon, dove lei e sua sorella diventarono principesse. Su indicazione delle loro madre, la nuova Grande Regina, assunsero il cognome del Grande Re in modo da essere destinate e sposare altri Re, per favorire nuove alleanze. Sua sorella era già stata promessa ad uno dei più potenti alleati di Uther, Re Lot di Lothian e delle Orcadi, ma lei no. Non che non fosse un buon partito, ma il suo aspetto e le storie che si raccontavano su di lei non ispiravano code di pretendenti.
Era felice così, ma una parte di lei, come sempre, ne soffriva. Nemmeno da figlia di Re la volevano! Durante un banchetto si era avvicinata al patrigno, aveva imitato, per quanto possibile, i modi vezzosi di sua sorella e gli aveva chiesto di essere allenata come un soldato, ad usare la spada, la lancia e ad andare a cavallo come un uomo. Lui aveva riso, da ubriaco, aveva scrollato le spalle e aveva detto di si: “La piccola strega vuole diventare un soldato! Ah! Ah! Ah! E che sia! Alla prima ferita scapperà a gambe levate a cucire con le altre donne”.
Invece non era stato così. Era stata ferita, picchiata, umiliata, ma non si era mai arresa e, salvo rare occasioni, indossava solo abiti maschili. Poi, dopo appena un anno dal matrimonio di sua madre con Uther, nacque suo fratello. Un esserino rosso che piangeva sempre, che mangiava, vomitava, mangiava, defecava e dormiva, mangiava e poi piangeva di nuovo.
Anche in quel momento stava piangendo. Sentì sua madre chiamarla dall’altra stanza. Entrò e la trovò in piedi, davanti a un grande specchio di bronzo, regalo di Uther, con due serve mentre si agghindava per un qualche torneo di quel giorno. Accanto al letto nuziale, nella culla, suo fratello piangeva. La Grande Regina fece un cenno con la mano “Occupati tu del piccolo” disse. Lei sospirò e si avvicinò al lettino. Com’era possibile che sua madre avesse completamente cancellato suo padre? E sua sorella maggiore, la Dama del Lago, era anche lei figlia del Duca di Cornovaglia, perché non aveva fatto nulla? E quell’esserino immondo che Uther celebrava come suo erede e futuro Grande Re, perché piangeva sempre facendole venire il mal di testa? E se lo avesse eliminato? Forse sua madre non se ne sarebbe nemmeno accorta e lei sarebbe stata molto meglio. Allungò la mano come un artiglio pallido, sarebbe bastata poca pressione e il suo piccolo collo si sarebbe spezzato. Sorrise snudando i suoi canini appuntiti; aveva cominciato a limarseli dopo aver giurato che sarebbe stata lei a fare paura. Improvvisamente il bambino smise di piangere e sorrise, poi rise divertito allungando le piccole braccia verso di lei. Ritirò la mano vergognandosi, sentì le lacrime agli occhi, ma si sforzò di non piangere. Il piccolo faceva sempre così con lei, lui non aveva paura dei suoi denti appuntiti, stranamente li trovava divertenti, lui la voleva e la cercava. Lui le voleva bene. Avvicinò il suo volto a quello del fratello sorridente e gli diede un piccolo bacio sulla punta del nasino: “Mi dispiace! Non volevo farti del male, ma non piangere più per nostra madre, io sarò sempre con te, mio piccolo Artù
 
Oscar si svegliò di soprassalto e si mise seduta sul letto. Si passò una mano sulla faccia e tentennò “Non vedo l’ora di essere sulla spiaggia a cavalcare in santa pace” pensò e si mise in piedi. Indossò di nuova la fascia per il seno, la camicia, il gilet e la giacca e andò alla finestra. Aprì i battenti in legno e rimase a bocca aperta. La nebbia era scomparsa e, al suo posto, c’era una luce pallida e un cielo plumbeo. Strinse le labbra – Il clima ideale della Normandia, ma se non altro possiamo andarcene – disse piano, ma sentì anche un odore particolare. Aspirò con il naso e sentì l’aria salmastra. Guardò verso il basso e vide il cortile con i bracieri spenti e nemmeno una persona. Ovunque fosse quel castello, si disse, non era lontano dalla costa e, quindi, Carentan non poteva essere lontana.
Allacciò la sua spada al fianco, aprì la porta e si guardò a destra e a sinistra, non c’era nessuno nemmeno lì. Bussò alla porta di fronte – André! Coraggio! Dobbiamo andare via e salutare Lady Morgana e Lady Morgause –
Non ottenne risposta, e allora bussò più forte – Dannato dormiglione! André! Svegliati, accidenti a te! – gridò, ma lui non rispose.
Oscar serrò le mascelle, tutto quel silenzio la stava facendo impazzire, afferrò la maniglia e la porta si aprì. Strinse le labbra ed entrò. La stanza era vuota ed il letto intatto. Forse aveva sbagliato porta, uscì, ma era proprio di fronte alla sua e non potevano esserci errori.
Mise mano all’elsa della spada e cercò di tranquillizzarsi: André era sicuramente uscito prima e non l’aveva svegliata e, in quel momento, si trovava nella sala da pranzo del castello a fare una qualche colazione inglese in compagnia delle nobildonne. Al solo pensiero del suo amico da solo con Morgause che lo guardava con occhi languidi, come la sera prima, si sentì, senza nemmeno sapere il perché, ribollire il sangue.
Percorse il corridoio a lunghi passi cercando di ricordare da dove erano arrivati ieri sera e si trovò davanti alla grande porta della sala. Di fianco, come di guardia, c’era il vecchio con la barba incolta che si inchinò.
Oscar notò che aveva una corta ascia legata alla cintura. Il fatto che non avesse visto delle armi da fuoco nel castello non significava, ovviamente, che non ci fossero, ma gli abitanti di quella strana costruzione sembravano prediligere spade e lance.
Lei strinse le labbra – Buongiorno! Avete visto il mio attendente? –
L’uomo si raddrizzò, si girò ed aprì i battenti. Oscar vide quello che più aveva temuto: nella sala c’erano Lady Morgause nella sua pelliccia, Lady Morgana, nei suoi lugubri abiti neri, seduta su un grande scranno di legno con le mani appoggiate sulla guardia della sua spada nera di e, poco in disparte, André circondato da alcuni uomini armati di lancia.
Oscar deglutì e cercò di sorridere – Buongiorno Mie Signore! Vi prego di perdonare il ritardo per la colazione, ma ieri ho avuto una giornata pesante. Aspettavate me? –
Morgause sollevò una mano e si coprì il sorriso con il dorso – Incantevole! –
Morgana socchiuse gli occhi e strinse la presa delle mani sulla spada – Come un vero cavaliere! –
Oscar vide con la coda dell’occhio che l’uomo anziano aveva impugnato la sua ascia e allora, con un rapido scatto, sguainò la sua lama e lo attaccò disarmandolo e facendolo cadere all’indietro. Gli uomini armati accanto ad André si irrigidirono e lui sorrise   - Ben fatto Oscar! – disse e si lanciò verso uno degli altri uomini.
Morgana sbuffò, alzò un avambraccio e André cadde all’indietro, come colpito da una forza invisibile. La Duchessa di Cornovaglia si alzò lentamente appoggiando la sua spada allo scranno e fece qualche passo verso Oscar – Ben svegliata Lady Oscar, spero che il clima della Cornovaglia ti abbia conciliato il sonno –
Oscar si mise in posizione di difesa e aggrottò la fronte, la Cornovaglia era territorio inglese e non si trovava certo in Normadia, gonfiò il petto – In nome di Sua Maestà Luigi XVI di Francia vi ordino di liberare André e di lasciarci andare –
Morgana sospirò e si avvicinò ancora a lei – Non so chi sia questo Re Luigi, come non so chi sia il Re Giorgio di cui parlavi ieri sera –
Oscar sentì un rivolo di sudore sulla tempia e si mise in posizione di difesa – Sono il comandante della Guardia Reale, se non rientrerò un intero reggimento verrà a cercarmi –
Morgause rise di nuovo – No! Non credo che arriveranno qui a Tintagel –
Oscar strinse le labbra – Quindi questo è il nome del castello! Siamo vicini a Carentan? –
La Duchessa tentennò – No…Siamo nei miei domini Lady Oscar, il castello di Tintagel sulle coste settentrionali della Cornovaglia, nel Regno di Britannia –
Oscar sorrise con l’angolo della bocca – Certo…Un’ultima cosa, Lady Morgana: vi avevo detto di chiamarmi “Lord”! – disse e si gettò verso di lei.
Morgana non estrasse la sua spada, alzò un braccio e Oscar si bloccò all’istante. Rimase a bocca aperta e vide la donna in nero sospirare: – Certe cose non cambiano mai! – disse e piegò le dita della mano.
Oscar sentì il braccio che impugnava la spada muoversi e piegarsi verso di lei, fino a che la lama si fermò sotto il suo mento, all’altezza della gola.
Morgana si avvicinò ancora e mise il suo volto a pochi centimetri da quello dell’altra – Forse adesso inizi a capire con chi hai a che fare, Lady Oscar, non farci perdere altro tempo o, te lo giuro, ti farò tagliare la testa del tuo scudiero! –
André che aveva visto la scena, si gettò verso di loro, ma venne bloccato dagli armigeri. Morgause, con un rapido gesto, lasciò cadere la pelliccia, rivelando abiti maschili: pantaloni in cuoio rosso con stivali dello stesso colore e giacca dello stesso materiale rinforzata con delle placche di metallo sulle spalle, unite da una catenella sul petto. Portava solamente il cerchio dorato sui suoi capelli di fiamma e al suo fianco pendeva una piccola spada ricurva.
Si avvicinò alla sorella e ad Oscar, si mise al fianco di quest’ultima – Non vogliamo farvi del male…Se non ne saremo costrette, ovviamente –
Oscar strinse l’elsa della sua spada e cercò di allontanarla dalla sua gola, ma inutilmente. Fece una smorfia – Chi sei tu!? – sibilò a Morgana; quest’ultima strinse le labbra – Chi sono io? La Duchessa di Cornovaglia e Regina del Galles! Mi hanno chiamato in molti modi: sorella, moglie, uno solo mi ha chiamato anche…Amore…Ma tutti mi hanno chiamata strega! E questo, alla fine, sono diventata – disse e rilassò le dita.
Oscar cadde in ginocchio e lasciò cadere la spada. Respirò affannosamente e guardò André che, impercettibilmente, scosse la testa, sconsigliandole di lottare ancora. Guardò ancora Morgana – Non vi conosciamo e non vi abbiamo fatto nulla –
La donna in nero piegò la testa verso il basso e sorrise – No…Ma io conosco te, Lady Oscar: oltrepassando le barriere del tempo e dello spazio cercavo una persona che potesse avere tutte le caratteristiche che ci servono: un cavaliere della Gallia, il campione di una regina e… - sorrise – Sei una donna…E il tuo nome…Ricorda quello di una lancia…Oh! Sei tu colei che cerchiamo -
Oscar tentennò sconsolata – Siete pazze! Non ho la minima idea di cosa stiate dicendo! Lasciateci andare! –
Morgause piegò le ginocchia e appoggiò le braccia sulle cosce, mettendo il proprio volto all’altezza di quello di Oscar: - Mia sorella ha cercato una persona come te nelle pieghe del tempo…E quando ti ha trovata ti ha portato da noi…Tu sola puoi spezzare l’incantesimo che ci impedisce di attraversare la nebbia –
Oscar strinse le palpebre e tentennò di nuovo – Siete…Siete due pazze! Parlate di Gallia…Di cavalieri…Di incantesimi…Quello che state dicendo non ha nessun senso! –
Morgause alzò lo sguardo verso la sorella. Morgana piegò le ginocchia e prese il mento di Oscar con una mano – Ascoltami bene! Non è difficile! Tu dovrai fare solo quello che noi ti diremo e, credimi, non sarà nulla di immorale bel cavaliere, poi, te lo giuro, potrai tornare dal tuo Re, dalla tua Regina…E dal tuo scudiero…E da chiunque altro vorrai – disse e schioccò le dita.
Gli armigeri presero le braccia di André e gliele piegarono facendolo gemere. Morgana accarezzò la guancia di Oscar – Serve che ti dica cosa succederà altrimenti? –
Oscar scrollò la testa per evitare il contatto con la mano della donna, sorrise con l’angolo della bocca – Posso almeno alzarmi? –
Morgause si raddrizzò, come Morgana. Oscar chiuse per un attimo gli occhi e poi balzò verso l’alto, verso la donna in nero mettendo una mano all’interno della giacca.
Morgana cadde a terra sorpresa dall’attacco e, quando fu con la schiena sul pavimento non vide alcuna lama o il volto di Oscar, ma solo un punto nero. Oscar, con un ginocchio a terra e l’altro piede saldamente poggiato sul pavimento, costrinse la Duchessa di Cornovaglia a restare a terra. Sorrise e tirò il cane della sua pistola ad avancarica, rallegrandosi di averla portata con se. Adesso era lei in vantaggio, anche se aveva a disposizione un solo colpo.
La donna in nero aggrottò la fronte – Ma cosa… - disse e guardò Oscar – Cosa è questo arnese che impugni? –
Oscar sorrise – Lo sai benissimo cos’è! Ti atteggi a strega, ma sono sicuro che c’è una spiegazione per quello che mi hai fatto fare…Tutte queste storie su cavalieri e incantesimi…Credevi che sarebbe stato così facile sconfiggermi? –
In quel momento sentì una presa sul braccio, girò lo sguardo e vide Morgause. Due uomini corsero verso di loro e la bloccarono facendole cadere l’arma. Oscar fece una smorfia di dolore, ma non per il male fisico. Lo fece pensando alla stupidità che aveva dimostrato nel non aver considerato Morgause pericolosa e per aver perso anche l’ultima speranza che avevano lei e André di fuggire.
Morgana fu aiutata a rialzarsi dal vecchio Volker, poi si piegò verso la pistola e la prese in mano delicatamente. Morgause lasciò Oscar con i soldati e si avvicinò – Cos’è questo? –
Morgana scrollò le spalle – Non ne ho idea…In effetti io ho solo trovato la persona che corrispondeva alle caratteristiche che cercavamo, ma non ho pensato a che tipo di armi potessero avere oltre alle spade. Sono stata stupida! Lo ammetto! Alle volte il mio potere mi fa dimenticare che la tecnologia fa passi da gigante nel corso dei secoli, anche se, in verità, non ho la minima idea di come funzioni questa…Arma…E che danni faccia – disse e si avvicinò alla spada di Oscar – Ma non mi importa – aggiunse, prese l’arma e fece roteare la lama in aria un paio di volte. Morgause strinse le labbra – Non sembra solida, per me non riuscirebbe a scalfire nemmeno uno scudo –
La donna in nero studiò l’elsa per qualche istante e poi guardò la sorella – Non l’abbiamo vista combattere, ma è l’arma di un cavaliere – disse e guardò André; andò da lui – La tua padrona è combattiva e sa essere pericolosa – disse e allungò la mano prendendogli la gola – Tu invece, di questa coppia, sei quello riflessivo, non che tu non voglia combattere, lo so, ma sei curioso di sapere cosa sta effettivamente succedendo…Hai perlomeno capito che non siete più in Gallia? –
André strinse le labbra – Notevole Lady Morgana, Ma ho solo capito che siamo vostri prigionieri e che siamo tenuti in ostaggio. Il comandante Oscar de Jarjayes è un personaggio molto importante ed è amica personale della Regina di Francia…Io ci penserei due volte prima di minacciala…Tuttavia…Voi siete in vantaggio. Se facciamo quello che volete, ci libererete? –
Morgana annuì – L’ho detto e avete la mia parola, quella della Duchessa di Cornovaglia e della Regina del Galles –
Oscar tentò di liberarsi dalla presa degli uomini – Stupidaggini! Prendi la tua spada e affrontami! Strega! –
La donna in nero sorrise, lasciò André e si girò verso di lei – Ah! Alla buon’ora…Stai cominciando a capire, finalmente, con chi hai a che fare! - disse e tornò a guardare André – Ve lo ripeto: avete la mia parola! -
André aggrottò la fronte – Io sono un attendente…Oh! Lasciamo perdere…Oscar… - disse e la guardò stringendo le labbra e inarcando le sopracciglia. Oscar capì con uno sguardo che André voleva aspettare un altro momento più opportuno per tentare la fuga e chiuse per un attimo le palpebre per fare in modo che lui capisse che era d’accordo. Sbuffò soffiando dalle narici come un toro e guardò Morgana con occhi iniettati di sangue – La pagherai, strega! Lo giuro sul mio onore! Ma…Faremo quello che volete –
Morgana sollevò la mano con la pistola – Bene! Non mi aspettavo certo che avessi detto subito di si, Lady Oscar, nemmeno che avessi capito subito dove ti trovavi e, sinceramente, nemmeno che tu fossi così…Così combattiva! E’ un bene! Sei la persona giusta! – disse e fece un cenno agli uomini che la trattenevano e la lasciarono.
Oscar face un passo avanti, guardando Morgause e Morgana, ma poi respirò a fondo – Cosa mai dobbiamo fare? –
La donna in nero prese la spada di Oscar per la lama e gliela porse – Un momento, cavaliere, anche io ho la tua parola? –
Oscar fece un altro respiro profondo – Avete la mia parola di comandante della Guardia Reale e di nobile di Francia – disse, prese la spada e la rinfoderò – Avreste potuto chiedere il nostro aiuto ieri sera a cena! –
Morgause sorrise – E ci avreste aiutato di vostra spontanea volontà? –
Oscar si sistemò la spada al fianco e la guardò – Ovviamente no! Ma vi stupirebbe sapere quello che posso fare, Lady Morgause! E sarebbe stato cortese prima chiedere! Posso avere anche la…L’altro oggetto? –
Morgana socchiuse gli occhi e guardò ancora una volta la pistola – Non so cosa sia capace di face quest’arma, per adesso no, ma hai la tua spada, cavaliere…E hai il tuo scudiero – disse e guardò il vecchio con l’ascia – Volker! Prepariamoci a lasciare        Tintagel –
Il vecchio si batté il pugno sul petto e chinò leggermente la testa. Oscar aggrottò la fronte – Un momento! Lasciare il castello? Per dove? –
Morgana sorrise con i suoi strani e sinistri canini appuntiti – A spezzare l’incantesimo, Lady Oscar…Andiamo a trovare la nostra cara sorella Viviana…Andiamo ad Avalon! –
   
 
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