Film > Re Leone
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Autore: PaikeApirana    24/03/2020    2 recensioni
Durante Siku Ya Oracle, il Giorno dell'Oracolo, a Rafiki viene concesso dagli antenati di vedere il destino del sovrano e il futuro del regno. Durante la reggenza di Scar, tuttavia, le sue parole non avrebbero potuto essere più terribili per le leonesse: la stirpe del secondogenito di Ahadi è infatti destinata a grandezza e gloria.
"Quando il Re Polvere siederà a fianco della Luna, scesa sotto forma di leonessa, le loro terre non temeranno né nemici, né carestia. La loro discendenza regnerà nei secoli".
Dopo il ritorno di Simba, però, le ambizioni di Scar, che viene esiliato assieme ai suoi seguaci, sembrano infrangersi per sempre. Ovviamente Zira, la sua compagna, non è la luna scesa in terra e Nuka, un erede debole secondo lui, ne è la prova vivente. Eppure è proprio quel figlio che fa di tutto per ottenere un minimo di affetto dai genitori a incontrare, mentre vagabonda da solo nelle terre esterne, una giovane leonessa dal manto candido come la luna.
Scar è davvero il Re Polvere, destinato a regnare per secoli? O la profezia si riferisce a qualcun'altro? E quale sarà la scelta di Nuka quando si troverà diviso tra la fedeltà a suo padre e l'amore?
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuka, Scar, Zira
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Le iene avevano faticato molto per tenere buona la leonessa, dopo che Nuka era stato spinto nel fiume. Aveva lottato, ruggito per la disperazione, chiamato il suo amato a squarciagola finché la gola non le aveva fatto male, ma non era riuscita a passare oltre i lacchè di Scar, né a vedere cosa ne fosse stato del leone.

In un tentativo estremo, aveva graffiato una delle iene più grosse, che per risposta le aveva assestato un duro colpo sul muso, abbastanza forte da spedirla sul terreno. Tuttavia, il gesto aveva fatto infuriare il suo padrone, che non aveva esitato a punirlo con una zampata altrettanto potente, se non di più. L’unica differenza era che, mentre Mwezi non sanguinava affatto, sul fianco del malcapitato si erano disegnati quattro profondi solchi sanguinolenti.

-Vi ho detto di non farle male!- aveva sbraitato agli altri, per poi rivolgere alla giovane leonessa un sorriso affabile, come se non fosse successo niente. La principessa dovette ammettere di aver avuto molta paura in quel momento. Era sola, non aveva possibilità contro tutti quegli invasori… Si stava verificando lo scenario peggiore che sua madre avesse mai immaginato.

Con un cenno, Scar si era poi messo in marcia verso l’albero del branco. Mwezi camminava dietro di lui avvolta da un nugolo di iene. Appena provava a girarsi verso il fiume, sperando di scorgere Nuka, una o più di loro facevano schioccare minacciose le mascelle grondanti di saliva. Tuttavia, ciò a cui aveva appena assistito non era nemmeno la parte peggiore.

Arrivati alla tana, infatti, oltre il cerchio di pietre la principessa scorse subito sua madre, Kamaria e le leonesse. Si stringevano l’una all’altra tra le rocce, strette tra le iene dell’invasore e intente a tentare di medicarsi le numerose ferite. Furaha e il capo delle iene, in particolare, sembravano avere appena la forza di reggersi in piedi. Tuttavia, la regina si animò di colpo quando vide sua figlia arrivare, al seguito di Scar.

-Lasciatela! Lasciatela subito!- ruggì a pieni polmoni. Il suo muso era una maschera di odio e sangue. Le sue zanne ormai ingiallite si mostravano in tutta la loro fierezza, mentre protendeva in alto il collo in modo che la sua voce arrivasse alle orecchie del leone. -Non azzardarti a toccarla! Mi hai sentito?! Toccala e giuro su tutti gli spiriti che ti ammazzo! Ti ammazzo hai capito?!- urlò ancora, lasciando però che dalla sua voce trasudasse tutta la sua disperazione. Evitava di guardare direttamente la figlia, ma le lacrime erano già visibili sulla sua pelliccia sporca di sangue.

A Mwezi si strinse il cuore nel vederla così, mentre Scar si arrampicava sulle rocce, che costellavano la collina su cui si ergeva l’albero, come se non la sentisse. I suoi fedeli lo festeggiavano con latrati esultanti e sguaiati. Solo una di loro, circondata come una prigioniera teneva gli occhi bassi e rimaneva muta. A causa dell’orecchio mancante e della pelliccia segnata da diverse ferite, la principessa impiegò un po’ a riconoscere Shenzi, la zia di Asante. L’aveva vista solo una volta, quando era venuta a prendere Nuka al confine. A giudicare dal suo aspetto, forse non era più così fedele a Scar, ma allora perché era ancora viva?

Per un istante Mwezi incrociò i suoi occhi ambrati e inespressivi, come se si fosse arresa ormai al suo destino, ma d’un tratto li sgranò spaventata guardando alle spalle della candida leonessa.

Lei seguì il suo esempio, solo per vedere un’altra leonessa trascinare il corpo molle di Asante. Le scappò un guaito, vedendo l’amico penzolare dalle fauci di quella che doveva essere Zira, la madre di Nuka. Non capiva se fosse vivo o morto, ma il terrore bastò a raggelarla e riempirle gli occhi di lacrime. Voleva chiamarlo, urlare il suo nome, ma il disgusto, nel vedere la scia di sangue che si lasciavano dietro le sue ferite e le zampe molli che strisciavano sul terreno, le impediva di emettere qualsiasi suono diverso da un guaito strozzato.

Zira le passò accanto, rivolgendole un’occhiata carica di disprezzo, uno sguardo infuocato come il più inclemente dei soli. Mwezi si ritrasse istintivamente, osservando il corpo scheletrico, ma quasi lindo della leonessa. Asante non era riuscito a infliggerle più che qualche ferita leggera. Tutto in quella guerriera evocava paura: dall’espressione letale ai lineamenti affilati del muso. Man mano che l’esercito di Scar si accorgeva della sua presenza, tutti ammutolivano, guardandola con un misto di timore e curiosità.
Vedendola arrivare, anche Kamaria si lanciò in un richiamo disperato verso il figlio.

Zira lo lasciò cadere in terra, come se fosse stata solo una vecchia carcassa rancida, e passò oltre. Il corpo della giovane iena sollevò una nuvola di polvere, ma Mwezi riuscì a sentirlo tossire e tirò un flebile sospiro di sollievo, come se temesse di farsi sentire da Scar nel silenzio che era calato.
Proprio in quel momento, dall’alto della roccia su cui troneggiava, la voce del leone calò giù come un lampo dal cielo: -Chiedo scusa a tutti voi per queste presentazioni un po’… brusche- disse ridacchiando -Mi duole annunciarvi che quel patetico sciacallo travestito da leone a cui avevate affidato le vostre terre è ora cibo per coccodrilli… Ecco perché sono pronto ad accettare il vostro giuramento di fedeltà in quanto nuovo sovrano di queste terre-

-Noi siamo fedeli a Furaha, legittima regina delle Terre Alluvionali!- urlò Kamaria, prima di cadere preda di un violento attacco di tosse. Furaha dovette aiutarla a reggersi in piedi, per impedire che collassasse al suolo.

-Oh, ma da questo momento non è più lei la vostra regina- disse il leone con un sorriso sardonico, piantando gli occhi sulla giovane leonessa ai piedi del pendio. -Mwezi cara- continuò con voce melliflua -sarai felice di sapere che da oggi, regnerai al mio fianco. Sarai la madre della stirpe più potente mai vista su queste terre!

A quelle parole tutti gli occhi si puntarono verso la candida leonessa circondata dalle iene. Furaha prese a dimenarsi furiosamente in mezzo a quelle che la circondavano, ruggendo come una furia per correre dalla figlia. Kamaria dovette trattenerla e riportarla in mezzo agli altri prigionieri prima che si facesse male. Mwezi, invece, era terrorizzata dallo sguardo lascivo di Scar, che scorreva avido su tutto il suo corpo. Persino Zira sembrava gradire male quelle attenzioni che il suo compagno riservava ad un'altra, ma dimostrava tutto il suo risentimento rivolgendo alla principessa uno sguardo di puro odio.
Il solo pensiero di avvicinarsi a quel… mostro, che aveva scaraventato Nuka nel fiume, un leone abbastanza anziano da essere suo padre, per poco non provocò alla giovane leonessa un conato di vomito. Dunque, era vero? Voleva davvero prenderla come compagna o peggio ancora come concubina, visto che aveva già Zira!

Un brivido di disgusto le scosse ogni pelo del corpo, mentre scuoteva la testa e riusciva solo a dire: -No…! No…!-

-Questo è un peccato- disse Scar, fingendo un tono dispiaciuto -Qualcuno potrebbe soffrire per questo tuo rifiuto. Qualcuno diverso da me, s’intende…-
A un suo cenno, Zira avanzò di nuovo verso Asante, ancora riverso a terra mentre arrancava per respirare. Appena si affilò gli artigli su una roccia, il cuore di Mwezi sembrò fermarsi. La leonessa fece un alto passo verso la giovane iena in stato di incoscienza. Con una lentezza straziante poggiò la zampa con gli artigli scoperti sulla sua gola, stringendo appena e strappando un gemito al poveretto steso ai suoi piedi.

-No, lascialo!- urlò la candida leonessa, guardando in alto verso Scar, supplichevolmente. Senza sapere dove trovasse la forza di pronunciare quelle parole, disse:- I…io a…accetto. Accetto! S-sarò la tua regina- sentì il ghiaccio del terrore montarle dentro, come se fosse già sola con lui -Ma Asante e le nostre famiglie devono essere salve…-

-Ma certo!- le rispose Scar sornione -Non farei mai niente per dispiacere la mia regina… Sempre che i miei nuovi sudditi non si rifiutino di giurare fedeltà.
Il suo sguardo si spostò sulle leonesse e le iene fatte prigioniere, a un cenno della matriarca e di Furaha, tutte accettarono di inchinarsi, ma loro due restarono in piedi, sostenendosi a vicenda.

-Morirò combattendo prima di lasciarti mettere le tue luride zampe su mia figlia!- ruggì la leonessa -Ti sfido nell’arena, Scar!

Il leone non poté trattenersi dall’esplodere in una risata fragorosa. -Sai già che perderai, Furaha. Da quanto non affronti qualcuno in combattimento? E poi guardati! Sei ferita gravemente, a mala pena ti reggi in piedi. Vuoi davvero lasciare tua figlia?- le disse, continuando a sorridere trionfante -Avrà bisogno di te dopo…beh sai la prima notte.

Mwezi si irrigidì ancora, sentendo quelle parole. Quella notte era molto più vicina di quanto volesse e non poteva sfuggire a quel destino, o ne avrebbe pagato il prezzo Asante.

Furaha sembrò meditare su quelle parole, ma alla fine dovette riconoscerne la ragionevolezza, anche se provenivano dal suo nemico. Si lasciò scivolare in ginocchio, con un leggero singhiozzo. In cuor suo sua figlia le fu grata, non avrebbe sopportato l’inferno che l’attendeva senza il supporto di sua madre.

Kamaria però rimase in piedi, fissando il leone dritta negli occhi. -Ho giurato di morire prima di vivere di nuovo servendo te!- gli gridò, ma Scar gli dette la stessa importanza di una mosca.

-Molto bene- disse semplicemente, prima di rivolgersi di nuovo a Mwezi -Vuoi seguirmi, mia cara? Preferirei tu non assistessi, nel caso in cui Kamaria non dovesse ricredersi. Non preoccuparti per il tuo amico. Gli darò tempo di riprendersi e poi giurarmi fedeltà…

Con passi incerti, trascinati, la giovane leonessa ubbidì, pregando che Kamaria fosse abbastanza ragionevole da accettare di inginocchiarsi. Era come una zia per lei... Mentre saliva sulle rocce fino all'albero che era sempre stata la sua casa, sentì il pianto sommesso di sua madre, accasciata a terra in mezzo alle altre leonesse che cercavano di confortarla. Le si spezzò il cuore, ma per quel giorno, si disse, aveva perso anche troppo per permettersi il lusso di opporsi a Scar.

La camera tra le radici non le era mai sembrata così buia e piccola come in quel momento. Si accorse di tremare mentre evitava lo sguardo di Scar, seduto impettito davanti a lei. Aveva ucciso Nuka, il suo amato…e ora lei…lei avrebbe dovuto… Non sopportava il pensiero di condividere con quel mostro la stessa intimità che aveva riservato a Nuka!
Si fermò a debita distanza da lui, lasciandosi sfuggire un singhiozzo soffuso. Una volta seduta, il leone si avventò contro di lei, spingendola contro la parete. La strinse a sé, prendendo subito a leccarle ogni centimetro del suo muso e del collo, dapprima con una lentezza estrema, poi sempre con più foga, immergendo il muso nella sua pelliccia candida come una stella. Mwezi protestò debolmente, guaendo e cercando di allontanarlo con le zampe, senza riuscirvi. Sentiva lo stomaco torcersi dal disgusto mentre sentiva addosso il manto ispido del leone e il suo odore acre. Lui strinse ancora la presa, fin quasi a farle male.

-Non ti reclamerò oggi. Non contravverrò alle usanze e attenderò l’equinozio- le disse, facendo appena pressione con gli artigli -Ma ho aspettato così tanto per averti…Troppo, mia dolce luna. Voglio raccogliere almeno un po’ dei frutti di tanta attesa. Non mi resistere…! Sai chi pagherebbe, altrimenti.

Riluttante, Mwezi compì quel primo sacrificio da regina. Per Nuka, Asante e la sua famiglia avrebbe dato la vita. Le dispiaceva solo che quel suo sacrificio non potesse servire a riportare da lei il suo amato.



   
 
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