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Autore: Vale__91    07/08/2009    6 recensioni
Tutto ciò che sappiamo di Akito Hayama e Sana Kurata non esiste. Loro non si conoscono, sono ragazzi adulti e vivono esistenze molto differenti.
Accadde però, che una sera gli occhi di lui incontrarono quelli di lei e tutto cambiò.
ULTIMO CAPITOLO
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Sana Kurata/Rossana Smith
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Trascorse un mese dal giorno in cui Akito e Sana vennero a sapere della gravidanza di Nami. Da quel giorno non si sentirono, non si scrissero. Il niente assoluto.
Sana cercò un’occupazione in qualche negozio. Che fosse una profumeria o altro non le importava, qualsiasi cosa sarebbe andata bene pur di allontanare i suoi insistenti pensieri che non facevano altro che portarla indietro nel tempo. Aveva anche l’intenzione di riprendere gli studi e magari iscriversi alla facoltà che aveva da sempre sognato.
Avvertiva ogni giorno come più pesante di quello precedente. Tutte le volte che sentiva suonare il telefono o bussare alla porta sperava con tutto il cuore fosse lui. Era il suo maledetto orgoglio e la paura che l’affliggeva a non farla muovere di lì, altrimenti non ci avrebbe pensato due volte a volare fino a Tokyo per dire ad Akito quanto l’amava e quanto avrebbe voluto cancellare quell’ultimo mese.
Hayama aveva fatto come le aveva detto. Se l’amava doveva lasciarla andare e così fece, ma non c’era momento in cui non si malediceva per non essere riuscito a muovere un muscolo in quel momento. Ritornò a lavorare alla palestra, ma tutto sembrava così spento, non c’era cosa che riuscisse a ridargli la forza di un tempo.  In quel periodo era tornato a vivere nella casa che aveva condiviso con Nami, mentre lei si trasferì da Charlie. Per quanto tra i due ex non corresse più buon sangue cercarono di mantenere i rapporti se non altro per il bambino che sarebbe nato e che sarebbe anche potuto essere suo.
Mancava ancora un mese al test che Nami avrebbe dovuto fare per sapere chi fosse il padre di suo figlio. L’attesa per Akito iniziò a diventare estenuante. Ogni giorno controllava il calendario per essere sicuro che i giorni diminuissero invece di aumentare.
Letteralmente ossessionato da ciò che gli stava accadendo, una sera decise di andare a trovare Hitoshi, l’amico che in più di un’occasione l’aveva tirato fuori dai guai.
Una volta che gli ebbe raccontato tutto, al ragazzo fu ancora più chiaro quanto Akito ormai fosse innamorato di Sana.
<< Possibile che siate così testardi? >>
<< Testardi? >>
<< Sì, e anche un po’ masochisti se volete. Non vi vedete, non vi sentite… Vi state solo facendo del male >>
<< Lei mi ha detto di lasciarla andare se l’amavo. Diceva che sarebbe stata male avendomi accanto e io non potevo vederla soffrire ancora >>
<< E tu che le dai anche ascolto. Ti conosco bene Akito, uno come te l’avrebbe raggiunta persino a piedi >>
<< C’è anche Nami poi, che con la storia del bambino mi trattiene qui >>
<< Balle >>
<< Beh ok, non mi va di essere cacciato da lei un’altra volta. So benissimo che è lei che voglio, che passerei attraverso un vulcano per stare con lei, ma quelle sue parole ora sono più forti di tutta la mia buona volontà. Mi impediscono di reagire >>
<< Sei solo un po’ intorpidito. Se proprio non riesci a far nulla, allora aspetta almeno il test, forse dopo saprai cosa fare. Akito sono sicuro che non te la lascerai scappare, quindi smettila di pensare che te la dimenticherai >>
<< Sarà impossibile che succeda. Anche se venissi rifiutato, non potrei mai scordarmi di lei >>.
Una volta tornato a casa restò al buio sveglio nel suo letto a fissare il soffitto, come se potesse dargli una mano a risolvere i casini che gli tormentavano la mente. Le due porte nello spazio bianco che si era immaginato erano sparite, ora ce n’era solamente una, molto grande. Sopra non vi era scritto nulla, ma era chiaro cosa ci sarebbe stato dentro… La sua vita, insieme a una persona. L’unica.

*

Trascorse un altro mese e arrivò il giorno del test di paternità. Nami, Charlie e Akito si recarono all’ospedale dove avrebbero fatto tutti gli esami necessari. Quando ebbero finito dovettero aspettare quasi due settimane prima di sapere i risultati. Nami li andò a ritirare un lunedì mattina, da sola, ma non aprì la busta che conteneva la verità, aspettò di trovarsi di fronte a Charlie e Akito per rivelare quale sarebbe stato il futuro di tutti.
Seduti sul divano i tre fissavano la busta poggiata sul tavolo. Nessuno osava prenderla in mano o aprirla, ma l’avrebbero dovuto fare prima o poi.
<< Beh… Sarò io la madre, credo dovrei farlo io, no? >>
<< D’accordissimo >> risposero gli altri due.
<< È solo che potrebbe rimanere lì ancora un po’, non credete. Sì lo so, abbiamo aspettato molto, però… >>
<< Nami, prendi quella busta >> la esortò Charlie.
Lei annuì e alzatasi lentamente prese i risultati con mani tremanti .
<< Ok, ora apro >> disse staccando la linguetta che teneva chiusa la busta di carta.
Respirò a fondo, poi guardò a lungo i due ragazzi. Se l’era immaginato difficile come momento, ma non così. I tre presenti creavano un tale silenzio da essere diventato insopportabile. A Nami batteva forte il cuore. Una volta aperta non aveva il coraggio di estrarre i fogli che sembravano come infuocati. Se li avesse anche solo toccati, si sarebbe scottata.
Quando finalmente si decise a tirarli fuori Akito si alzò in piedi di scatto.
<< Ferma! >>.
Charlie e Nami lo guardarono sorpresi.
<< C-che stai dicendo? Proprio ora che mi ero decisa >>
<< No, non leggerlo >>
<< Sei impazzito, certo che devo leggerlo. Dobbiamo sapere >>
<< Certo, questo è chiaro, ma senza di me. Non posso rimanere qui >>.
I due giovani lo guardavano sempre più esterrefatti. Akito intanto si era avvicinato di corsa alla porta.
<< Ma dove vai? >>
<< Mi dispiace, ma devo fare una cosa importantissima. So bene quanto anche questo abbia la sua priorità, ma leggete pure voi con calma… Poi, poi mi informerete… >> disse frettolosamente.
Nami non ebbe il tempo di capire cosa stesse succedendo che lo vide schizzar via dall’appartamento.
<< Akito… Akito dove vai? >>.
Entrambi si avvicinarono alla porta per provare a fermarlo, ma non ci fu verso. Andò via dicendo quelle poche parole, senza far capire quali fossero le sue intenzioni.
<< Che diavolo gli è preso? >>
<< Non ne ho idea… Ormai è inutile corrergli dietro >> disse Charlie, poi guardò la busta che lei ancora teneva tra le mani << Leggiamo questi risultati? >>.
Insieme abbozzarono un sorriso, Nami annuì e tornarono al divano.

*

“ L’aereo, l’aereo… No, no ci vorrà troppo… La macchina, la macchina ”.
Akito scendeva le scale con tutta la velocità possibile. Raggiunta l’auto si buttò sulla strada premendo più che potè sull’acceleratore. Sapeva ci sarebbero voluto molto tempo per arrivare a destinazione, ma l’aereo gli avrebbe fatto passare ore di attesa estenuanti, mentre la macchina era il rimedio giusto per fare le cose in prima persona, raggiungere l’obiettivo lui stesso, con le sue stesse mani.
Non gli importava di superare il limite di velocità, di prendere multe. Avrebbe fatto attenzione, ma avrebbe corso il più possibile. Era arrivato il momento, ora non si sarebbe fermato.
Arrivò in città in tempo record. L’auto doveva aver patito parecchio il lungo e frenetico viaggio, perché appena arrivato ad Osaka il motore emise strani rumori e si fermò di colpo.
<< No, dai… Avanti parti >> disse premendo sull’acceleratore e girando più volte la chiave.
Non c’era nulla da fare, la macchina era morta. Per arrivare a destinazione ci sarebbe voluto ancora un po’, ma senza un mezzo che lo accompagnasse, l’unica cosa da fare fu quella di trasportare a mano l’auto da qualche parte e iniziare a correre. Corse come non aveva mai fatto in vita sua, corse pensando ad un’unica cosa. Ormai senza fiato raggiunse il palazzo in cui viveva la madre di Sana. Sapeva che l’avrebbe trovata lì.
Fortunatamente nello stesso istante in cui arrivò lui un uomo uscì dal portone, così che lui potè entrare senza alcun problema. Corse di nuovo a perdi fiato su per le scale… L’ascensore gli avrebbe solo fatto perdere un sacco di tempo.
Eccola lì la porta. Vi era davanti, non esitò un secondo. Bussò forte.

*

Erano ormai le tre del pomeriggio. Sana quel giorno sentì di avere un gran mal di testa e decise di rimanere a casa dal lavoro. Aveva trovato un posto come commessa in un negozio di lingerie.
Nonostante il dolore, passò l’intera mattinata a pulire e fare faccende di casa per dare una mano a sua madre che spesso la mattina andava a dare una mano a un’anziana signora, così da poter racimolare anche lei qualche soldo.
Per pranzo si preparò qualcosa di veloce, dopodiché si distese sul divano così da poter riposare. Sapeva benissimo il perché di quel mal di testa, non era certo la prima volta. Era contenta di essere rimasta accanto a sua madre, ma più passavano i giorni, più si rendeva conto che effettivamente le mancava qualcosa. Non c’era minuto in cui non si facesse domande che riguardassero Akito. Si chiedeva se già sapesse di essere il padre del figlio di Nami o se avesse scoperto di non esserlo, se a volte pensava a lei, se aveva ripreso la vita di sempre, se lui e la sua ex si erano innamorati di nuovo. Sicuramente così il mal di testa era difficile da mandar via, ma era inevitabile pensare quelle cose.
Passò una mezz’oretta sul divano ad occhi chiusi, provando a dormire, quando d’improvviso sentì qualcuno bussare forte alla porta. Presa dallo spavento sobbalzò e si alzò in piedi di scatto.
“ Chi diavolo è che mi fa prendere questi colpi?! ”.
<<  Arrivo >> disse con tono scocciato.
Raggiunta la porta non guardò nemmeno dallo spioncino ed aprì con veemenza.
Quando lo vide, poggiato allo stipite della porta con il fiatone, ebbe un tuffo al cuore. Non poteva essere lui, non poteva essere lì in quell’istante. Se lo stava solo immaginando, certo si era addormentata e stava sognando.
<< S-Sana… >> fece Akito ansimando.
Lei non rispose. Nonostante credesse di trovarsi in un sogno non si era mossa di lì, era come rimasta di pietra.
<< M-meno… M-meno male che sei… A c-casa >> disse prendendo fiato.
Entrambi si guardarono interdetti. Sana capì che era la pura realtà.
<< C-cosa ti è successo? >>
<< Non ci crederesti mai. Sono venuto fin qui con la macchina, poi si è spenta in mezzo alla strada e sono venuto qui di corsa… Il destino voleva mettersi contro di me >> disse abbozzando un sorriso.
<< N-non dovevi venire >> fece lei abbassando lo sguardo.
<< Non me ne importa niente del dovere o non dovere. Sono qui adesso, e non me ne vado finché non senti quello che devo dirti… Guardami, ti prego >>.
Lo implorava di guardarlo. Non poteva non concederglielo, così non evitò il suo sguardo. I suoi occhi color grano entrarono nei suoi.
<< Sana, io non ho mai amato tanto. Vivere a Tokyo, sapendoti qui è stato uno strazio, ma tu mi hai chiesto di lascarti andare e io pur di non vederti più soffrire ho lasciato che accadesse. Ci ho provato, ho tentato, ma quando ami così tanto una persona è impossibile fermarsi, altrimenti si ferma anche il tuo cuore… Non volevo morire così, volevo che il mio cuore continuasse a battere, magari insieme al tuo. Dio, mi sento così un’imbecille… Sicuramente sarò arrossito, ma non mi interessa… Quel giorno al bar, te lo ricordi. I nostri occhi si sono incrociati ed è accaduto qualcosa. I nostri occhi ora sono ancora qui, e io credo fermamente che ciò che successe quella sera, non si sia ancora estinto… E non avverrà mai, perché per quanto posso starti lontano, smettere di amarti per me è impossibile >>.
Sana piangeva guardandolo in silenzio. Era assurdo come per due lunghi mesi i due non fossero riusciti nemmeno a sentirsi.
<< Dì qualcosa, ti prego >>
<< Io non avrei mai voluto allontanarmi, questo voglio che tu lo sappia, ma sono così dannatamente fragile. Ho avuto paura di perderti, di perdere quello che stavamo costruendo insieme. Sarei corsa tutti i giorni da qui per venire da te, ma non ce l’ho fatta… In più quella storia del bambino… >>
<< Ma non mi interessa lo capisci? Che sia mio, che non sia mio… Affronteremo la cosa. Sei tu l’unica cosa che conta in questo momento, l’unica per cui vale la pena andar via un minuto prima di sapere i risultati del test di paternità, per cui vale la pena farsi non so quanti kilometri correndo come un pazzo, per cui vale la pena perdere qualsiasi altra cosa… Sei solo tu >>
<< Io… Ti amo >>.
Lo disse con un filo di voce, tremante, con il pianto a spezzarle ogni singola parola, ma l’aveva detto con tutto l’amore possibile, quello che si era nascosta dentro per troppo tempo.
Akito la guardò intensamente e la strinse a sé. Sentire il suo calore dopo tanto tempo era il regalo più bello che potesse mai ricevere. Cadde anche a lui una lacrima lungo la guancia, poi si staccò da lei e le sfiorò le labbra con un dito.
<< Devo dirti una cosa… Spero… Spero sia facile >>.
Sana per un attimo ebbe paura delle sue imminenti parole. Di cosa poteva trattarsi ancora?
Chiuse gli occhi come per tranquillizzarsi e quando li riaprì trovò Akito inginocchiato davanti a lei.
<< Sana Kurata… Vuoi sposarmi? >>.


Oddio non posso crederci che siamo arrivati alla fine!! è vero che ho iniziato questa FF moooooolto tempo fa, ma era diventata un po' "immortale" per me XD... Invece si conclude così, con un finale forse banale, ma che mi è balenato in mente esattamente in questa maniera ( perchè inizialmente l'idea nn era proprio questa )... Allora, una cosa per volta. Sono le 2.52 ( di notte ovviamente XD ) e il cervello un po' atrofizzato dalla stanchezza mi dice comunque di iniziare dai ringraziamenti. GRAZIEEEEEEEEEE!!! Siete degli angeli davvero... Sempre così tanti, così gentili. I ringraziamenti lunghi lunghi li farò quando ci sarà il prossimo capitolo, cioè l'epilogo, cmq per il momento ringrazio come al solito tutti i lettori e le 5 recensitrici: NinaFallenAngel, trixina, delichan123, ryanforever e stefola93!! Siete veramente indispensabili =) ...
Dopo i ringraziamenti passiamo alla FF vera e propria. Come avrete già capito, questa è davvero la fine. Ci sarà un epilogo entro breve, dopodiché si concluderà davvero un "capitolo" della mia "avventura" da scrittrice. Scrivere i sentimenti di Sana e Akito è sempre una cosa magnifica, mi riempie di alternative, di sensazioni diverse... Sono stata felicissima di intraprendere questa parte del mio viaggio =)! Spero sia piaciuto anche a voi, spero non vi sia sembrato banale. Certo una proposta di matrimonio di punto in bianco può sembrare una sciocchezza, ma io me lo sono proprio immaginata così... Quindi al diavolo con i pensieri contorti e viva l'amore XDDD... In fondo scrivere è l'unico modo per vivere, a volte in prima persona, ciò che magari non avviene nella realtà...
Ok si sono fatte le 3.00 e credo dovrò andare a riposare il cervello XD. Ci sentiamo molto presto, mi metterò a scrivere il prima possibile ! Grazie di nuovo a tutti!Bacioni..
Vale

   
 
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