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Autore: laolga    07/08/2009    4 recensioni
Ed ecco a voi un'altra ff! È una storia d'amore, un intreccio di segreti, bugie, amiche false, amori impossibili... un casino, insomma. Ma non crediate che si tratti di una storiella qualsiasi, copiata dai soliti libri -Twilight, per esempio... quanti di voi si ritrovano a leggere fic uguali a questa serie ma con nomi diversi, magari? O altri libri come Harry Potter? Quanti di voi, eh? La vecchiettina là in fondo ha alzato la mano... quindi, una persona... anche quel biondino lì... e siamo a due... poi quel tizio lì col riporto... e tre...su su non vergognatevi, alzatele manine, su!- Ehm, dicevo, non è una storiella qualsiasi, no! Perciò leggetela senza farvi pregiudizi negativi premettendo che ci ho messo il cuore, in questa ff, davvero. Vi chiedo solo di provare. Grazie.
Genere: Romantico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CHAPTER EIGHT




Qualche giorno dopo mi ritrovai a pensare con una certa ansia a Thomas: una parte di me era preoccupata per il mio ragazzo, l’altra sollevata che non ci fosse.
Chissà dov’era, chissà con chi! Quella notte mi si era ripresentato l’incubo, e mi era parso ancora più somigliante a Tom.
Sapevo che un collegamento c’era, ma non riuscivo proprio a farmene una spiegazione.
Gli avevo scritto il giorno dopo la sua partenza, ma non mi ha mai risposto. Non che l’idea di messaggiare con Thomas m’intrigasse molto, ma il fatto che non mi rispondesse era poco rassicurante.
Invece forse era un bene che non ci fosse, perché certamente si sarebbe accorto del biondino…
Sì, prorprio quel biondino, che avevo scoperto si chiamava Max.
Max oramai era quasi un’ossessione: me lo trovavo davanti ogni sessanta minuti, al cambio ore e all’intervallo.
Ciò che mi turbava maggiormente non era solo la sua presenza assidua, ma piuttosto la sua schiattezza.
L’altro giorno, mercoledì credo, dopo scienze, si è messo a chiedermi cosa avevo in programma per quella sera, se mi andava di uscire eccetera, e gli ho risposto con un secco:-Sparisci.-
Lui ha sorriso, per nulla offeso (il labbro inferiore si era sgonfiato in fretta, oramai mi ero già pentita di averlo aiutato a medicarsi la bocca…), e mi ha risposto che se davvero fosse sparito, se avesse smesso di venirmi a trovare, certamente ci sarei rimasta di merda.
L’ho guardato senza capire per mezzo secondo buono, poi mi sono ripresa e l’ho scacciato di malomodo…Era la cosa giusta?
No, non lo era: aveva solo detto che io tenevo alla sua presenza, il che era anche vero…uffa!
Avevo paura di affezionarmi a quel corteggiattore maniaco!
Avrei dovuto pur dirgli che se osava ancora provarci mi sarei incazzata di brutto!
Ma sarebbe stata la verità? Mi avrebbe fatto piacere?
Sì, certo che sì, io amo Tom!
E allora cos’ avrei dovuto fare?
Ah, quanto mi mancava Cri!! Ero quasi del tutto sicura che se fosse stata qui avrebbe saputo come comportarsi.
E invece ha lanciato la moda in tutte le ragazze del liceo di odiarmi.
Ora anziché evitarmi come una volta, mi perseguitavano.
E io ci stavo anche male!
Mi prendevano in giro per tutto: perché mi vestivo così, perché facevo i compiti cosà, anche perché Max ci provava!
Decisi di scrivere un sms a Tom, sapendo che non mi avrebbe risposto, perché avevo bisogno di sfogarmi con qualcuno.
Sì, lo decisi, perché a voce mi sarei resa ridicola, ma almeno la certezza di essermi confidata con qualcuno ce l’avrei avuta.

Poi andò a finire che non scrissi una sola lettera, tanta era la mia timidezza.

Quella sera stavo studiando, china sui libri, quando mamma mi chiamò.
Quasi me ne ero scordata, ma dovevo ancora chiudere i conti con lei e con le sue fissazioni per quella notte passata in casa dello zio di Cri.
-Vera! Domani hai l’appuntamento con il medico!!-
Sbuffai. Il medico, un ometto basso e pelato, che mi aveva fatto aprire le gambe in modo imbarazzante, che mi aveva spalancato la bocca e con una lucina viola aveva cercato chissà cosa, aveva affermato che non ero stata violentata, né tantomeno ero incinta, ma mia madre aveva preso un secondo appuntamento, poco sicura che fosse la verità.
Non credevo si fidasse così poco di me.
-Mamma, è ora di piantarla con sto medico! Insomma, non è successo nulla quella notte, te lo vuoi mettere in testa sì o no?-esclamai, esagerando un tantino.
Mia madre non battè ciglio, fingendo di non aver sentinto nulla.
Era una buona tecnica, ma suscitava nella vittima solo più rabbia e furore.
-Alle tre, ricordi? E cerca di non arrivare in ritardo!-, disse lei, come se non le avessi mai parlato.
Non risposi: io a quell’appuntamento non ci sarei andata, fosse costato anche cento bigliettoni, ma io lì non ci rimettevo piede!
-Però ci andrai da sola-, aggiunse, il tono della voce meno autorevole, quasi colpevole, -perché io e papà partiamo fra poco.-
Un sorrisetto perfido mi si spiattellò sulle labbra, e con voce fasulla rassicurai mia madre che sarebbe stato tutto a posto, che anche se non c’erano loro a contrrollarmi ormai ci andavo, era deciso, sì sì.
Mia madre lasciò la stanza con una ramanzina, perché con mia immensa gioia partivano per una settimana buona, e quindi dovevo badare a me stessa e far da mangiare, e pulire la casa, e non fare casini alle feste…insomma: la solita ed inutile ramanzina.


Ero a scuola, terza ora, quando con orrore sentii la tasca destra dei jeans comunciare a vibrarmi i modo osceno.
Presto partì la suoneria, e tutta la classe rivolse il suo sguardo verso l’ultimo banco in fondo, cioè il mio, dove una me sicuramente rossa come un peperone non aveva il coraggio di muovere un muscolo.
La prof di latino sollevò gli occhi grigi dai compiti che stava correggendo, e mi lanciò un’occhiataccia furibonda che mi fece venire la pelle d’oca.
-Spegni quell’aggeggio, Monfort!-mi urlò, quando oramai il motivetto del cellulare cominciava a diventare insopportabile.
Io obbedii con le mani tremanti, e fui ben felice quando come punizione mi buttarono fuori dalla classe per il resto dell’ora, lasciandomi però con il telefonino in mano. Dopotutto, poteva andarmi molto peggio.
A complicare le cose fu, però, la comparsa di Max, che dopo qualche minuto attraversò il corridoio per raggiungere il bagno dei ragazzi, poco distante da me.
-Ehi!, guarda un po’ chi si rivede!-esclamò, stupito di avermi trovata con tanta facilità.
Non risposi, mordendomi un labbro: cercavo di capire chi mi avesse chiamato durante l’orario scolastico, premendo a raffica i tasti del cellulare.
-Sei un po’ nervosetta, oggi, dev’essere collegato al perché sei fuori dalla tua classe…-,continuò Max, sgranando i suoi occhi azzurri per cercare di capire.
Continuai a non rispondere, premendo il tasto”chiamate ricevute”.
Scorsi rapidamente l’elenco, ed in cima vi trovai un numero assai familiare.
Dopo le prime tre cifre fui sicura di conoscerlo alla perfezione.
-Tom!-, esclamai, dimentica del biondino di fronte a me.
Thomas, il mio ragazzo, mi aveva chiamata!, era successo qualcosa di grave?
Ovvio, altrimenti non mi avrebbe telefonato a quest’ora…
-Chi è Tom?-, mi chiedeva intanto Max, con una punta di preoccupazione nella voce. -Il mio ragazzo!-spiegai, senza tanti giri di parole,-Lui…mi ha telefonato poco fa…è per questo che mi hanno buttata fuori…-
Max scosse la testa, contrariato, -Io non l’avrei mai fatto, te lo garantisco!-
-Ma neanche lui lo avrebbe mai fatto!, è per questo che mi preoccupo, capisci?-dissi,
alzandomi di colpo in piedi e capendo cos’avrei dovuto fare.
-Ascolta,-proseguii,-devi far in modo che nessuno mi veda mentre telefono al mio ragazzo, ok?-
Il biondo sorrise con aria complice ed annuì, tutto ad un tratto interessato e preso dall’impresa.
-Sì-mi rassicurò,-ma prima c’è un motivo per il quale mi trovavo qui che devo sbrigare al più presto…-
Ridacchiò e corse nella toalette maschile, sbattendo la porta per la fretta.
Mi venne da ridere, ma poi riprese il sopravvento l’ansia per Tom.
Dopo poco Max era già uscito e mi faceva segno di entrare al suo posto: sarebbe rimasto di guardia davanti alla porta mentre telefonavo.
Ringraziai timidamente ed entrai con ribrezzo nella stanzetta buia e puzzolente piena di vespasiani attaccati alle pareti.
Premetti il cellulare sull’orecchio ed attesi che rispondesse il mio ragazzo.
-Pronto?-
Tirai un sospiro di sollievo: almeno c’era.
-Pronto, Tom? Perché mi hai telefonato?-
-Cosa? Vera? Ma non dovresti essere a scuola a quest’ora?-
La sua voce era pastosa, come se non fosse ancora del tutto sveglio, e mi appariva più che mai colto di sorpresa, come spaventato dalla mia chiamata.
-Sì, sono nel bagno maschile, infatti…allora, perché hai telefonato?-
-Cosa?! Io? No, devo essermi sbagliato, allora!, Scusami…-urlacchiò dall’altra parte del telefono.
Una risatina femminile interruppe la sua frase, e io sentii stringermi il cuore con una morsa glaciale.
-Ma con chi sei, scusa?-esclamai.
-No, io…ma perché sei nel bagno dei maschi?-rispose lui.
-Rispondi!!-gridai.
-Oh…(altre risatine divertite)piantala!, ti ho detto di non farlo!!-
Cominciava a formularsi un’immagine ben chiara nella mia mente: il MIO ragazzo a letto con una o più altre, loro che ridacchiavano e lui che mi faceva soffrire.
-Di fare cosa con chi??-mormorai, la voce rotta dal dolore che mi attanagliava sia il petto che la gola.
“Non devo piangere, non devo piangere, non devo piangere”, continuavo a dirmi, eppure mi sembrava tutto così ingiusto!,
-Scusami, Vera, ma ora proprio non posso parlarti. Puoi richiamarmi?-
Una lacrima amara mi rigò le guance, mi morsi un labbro e strinsi i pugni fino a farmi male.
Quella era la classica bugia dello stallone in attività, la classica cavolata maschile che celava chissà quali segreti al suo interno.
Thomas mi stava tradendo.
Il mio ragazzo mi stava tradendo.
Mi sentii malissimo, come sul punto di vomitare, e mi aggrappai ad un cesso viscido per non cadere.
-allora mi richiami tu?-insistette la voce dall’altra parte del telefono.
-No!Bastardo!Solo perché sono più piccola!Traditore!figlio di puttana che non sei altro, spero prorpio che quella con cui mi tradisci sia all’altezza per te, coglione!!!-Gridai con tutto il fiato che avevo, poi chiusi con uno scatto la chiamata ed aprii furente la porta della toalette.
-Quello stronzo mi sta tradendo!-sibilai a Max, che mi guardava terrorizzato.
-Ehi, ehi, calma…sono cose che capitano, non è il caso di urlare così!-, cercava di tranquillizzarmi, prendendomi una mano come se fossi fuori di senno.
-Oh, ma non capisci! Lui era così…lui era tutto per me! Non posso tollerare una cosa del genere, proprio non posso!!-
Max mi sorrise, comprensivo, anche se sapevo che sotto sotto ci godeva.
-Sai che ti sente tutta la scuola?-mi disse, sussurrando per mettere in evidenza il tono della mia voce.
-Cosa vuoi che me ne freghi! La scuola è solo un’istituzione creata dal governo per far rincoglionire chi è obbligato ad andarci!- esclamai, ma questa volta più cautamente.
Lui rise, rise di gusto, ed allora mi parve più che mai bello: i suoi occhi limpidi e sinceri brillavano di ilarità, il suo sorriso leggermente sfigurato era come quello di un bambino, e la sua risata era tenera ed allegra.
Tom tradiva me, e io forse tradivo lui…
-Smettila.-soffiai, -smettila di ridere a quel modo!-
Lui smise all’istante, facendosi serio e colpevole.
-scusa-, mormorò.
Mi sedetti sul pavimento, lasciandomi scivolare contro la parete ruvida e mal dipinta.
-Oh, scusami tu, Max, sto impazzendo…-borbottai, cercando di frenare lacrime rabbiose che partivano dal groppo che non riuscivo a mandar giù nella mia gola.
-Figurati, ti capisco benissimo, capita…-
Sentii il suo corpo scivolare vicino al mio e con disprezzo ricordai la serata della festa quando Cri mi aveva abbandonato con lui.
-Eri ubriaco, quella sera?-gli chiesi, come se da ore stessimo parlano di quella festa.
-Alla festa?-
Non risposi, e lui lo prese per un sì.
-Beh, non del tutto…diciamo che non ero in me, ecco, ma l’alcool non c’entrava poi così tanto.-spiegò, il tono più duro e sofferente.
-e cosa c’entrava, allora?-chiesi, certa che non aspettasse altro che una domanda simile.
-Beh, c’entrava la mia ex, c’entrava il mio compleanno più merdoso della storia, e c’entravi anche tu.-
Arrossii: da questo punto di vista lui non era il perfido biondino maniaco, ma solo una vittima delle conseguenze e dell’amore.
-Ah…-sospirai, non trovando cos’altro dire.
-Sei stata la mia salvezza, quella sera.-borbottò, rosso d’imbarazzo,-cioè, saresti stata la mia salvezza se d’un tratto non avessi visto il tuo favoloso tipo e te ne fossi scappata a dormire con lui in casa dello zio dell’amichetta.-
Mi morsi un labbro, colpevole.
-Era tutto architettato?-domandò, con un tono fin troppo offeso.
-no-
-No?-
Non risposi.
In quel momento la campana della terza ora trillò, e Max saltò in piedi e corse alla sua classe, mentre io non mi mossi, aspettando il richiamo della prof.

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Allora: capitolo duro per Vera!!
Tom l’ha tradita? Perché? Con chi?
Come andrà a finire con il biondino??
E ora passiamo ai ringraziamenti: RINGRAZIO TUTTI COLORO CHE HANNO MESSO QUESTA STORIA FRA LE PREFERITE, SEGUITE, E SOPRATTUTTO CHI HA RECENSITO.
Graaaaaaaaaazie!!!!!!!

Ps.i ringraziamenti individuali ve li farò man mano, perché adesso come adesso ho internet che s’impalla ogni tre secondi e non mi conviene recensirvi in questo momento catastrofico.
Comunque vi prometto che passerò da ognuna di voi. Ancora mille grazie a tutti.

CIAOOOOOOOOOOOOOO!

   
 
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