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Autore: Nope1233    26/03/2020    1 recensioni
Cosa porta un essere umano a perdersi nei meandri della propria mente?
Può l'unica persona al mondo di cui ti fidi toccare il fondo senza che tu abbia modo di salvarlo?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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ISAAC FOSTER's POV

 

Aprii gli occhi data la forte luce proveniente dall'unica finestra presente in quella polverosa soffitta e la prima cosa che udii furono dei lievi colpi tosse provenire da T/N, così mi voltai nella sua direzione per vedere come stesse.

Notai subito che il suo volto era particolarmente arrossato ed leggero strato di sudore le imperlava il viso. Mi stranii del fatto che potesse avere caldo, l'estate era già passata da un pezzo e in quella soffitta di notte faceva tanto freddo da far condensare il respiro.

Piegai la testa di lato mentre pensavo alla possibile causa e la chiamai per svegliarla ma non ottenni risposta. Le toccai una spalla e dissi nuovamente il suo nome, ma non accennò ad aprire gli occhi. 

Iniziai a preoccuparmi. Lei era l'unica persona su cui facevo affidamento, l'unico mio appiglio nella mia pessima situazione. Quando riuscivo ad essere totalmente onesto con me stesso mi rendevo conto che l'incontro con lei era stata l'unica cosa bella da quando avevo avuto la maledizione di nascere. Non riuscivo ad immaginare come sarei stato in quella dannata casa senza di lei. 

"Svegliatevi! Si torna a lavoro, vi voglio di sotto entro cinque minuti!" gridò l'uomo bussando con forza dal piano inferiore.

Mi inginocchiai iniziando a scuotere T/N con forza continuando a chiamarla e fortunatamente poco dopo la vidi aprire gli occhi vitrei per poi posarli su di me.

"Isaac...Che succede?" mormorò.

"Il tizio ha detto di alzarci. Va...Va tutto bene?"

"C-Certo..." disse mettendosi seduta e mostrandomi un sorriso forzato.

Qualcosa dentro di me mi informò che stava mentendo, non stava andando tutto bene.

"Perchè mi dici le bugie?" domandai.

La bambina trasalii e si passò una mano tra i capelli.

"H-Hai ragione...In effetti non mi sento molto bene." rispose. "Ma posso comunque lavorare, non preoccuparti."

"Sicura?"

"Certo! Stai tranquillo." concluse alzandosi e mostrandomi quel suo solito sorriso di circostanza.

"Va bene..." sospirai.

Dopo esserci alzati bevemmo entrambi un pò d'acqua dal secchio e ci dirigemmo al piano inferiore per le prime consegne della giornata. Quando la donna ci si parò davanti, notai subito che i suoi occhi caddero sulla medicazione che avevo fatto a T/N la sera prima ma fortunatamente non disse nulla al riguardo.

Ci ordinarono di andare a finire il lavoro con la catasta di legna ed eseguimmo l'ordine dirigendoci al magazzino a testa bassa. Io tagliavo i ceppi mentre T/N li metteva al loro posto sulla piramide già ordinata all'interno del capanno. 

La bambina era stranamente taciturna e me ne stupii dato che di solito una qualche frase d'incoraggiamento me la diceva sempre e, nonostante non le avessi mai risposto, mi accorsi che mi mancavano parecchio. La mattinata passò in fretta e dato che eravamo stati veloci e che con assoluta certezza avremmo finito il nostro compito entro la giornata, venimmo premiati con una manciata di riso in bianco. Mangiammo entrambi con foga per poi essere rimandati subito a lavoro, ma mentre ci dirigevamo verso al capanno notai che T/N ansimava parecchio.

"Va...Va tutto bene?" domandai.

"S-Si...Tranquillo." rispose afferrando dei ceppi rimasti a terra ed iniziando a portarli nel magazzino.

Era strana. Non l'avevo mai vista così apatica e rimasi ad osservarla mentre entrava nel capanno. Sospirai e mi voltai per riprendere il mio lavoro ma sentii un forte tonfo alle mie spalle. 

Riportato lo sguardo su T/N, la vidi a terra circondata dai ceppi che fino a pochi secondi prima stava tenendo tra le braccia ed un fortissimo brivido mi percorse la schiena. Corsi nella sua direzione e la voltai chiamandola e scuotendola con forza, ma non riuscii a svegliarla. 

Gridai il suo nome con tutto il fiato che avevo in corpo e così tante volte che i due tizi della casa corsero a controllare cosa stesse succedendo. L'uomo mi afferrò per una spalla e mi spinse lontano da T/N per poi soffermarsi a guardarla.

"Cosa è successo?" domandò furiosa la donna.

"C-Credo che non si senta bene!" gridai spaventato.

"Tutte scuse." sorrise malevolo l'uomo. "Lo fa solo per non lavorare."

"N-No! Non è così!"sbottai cercando di riavvicinarmi a T/N, ma venni nuovamente spintonato e caddi a terra.

L'uomo, che puzzava tremendamente di alcool, iniziò a colpirla con forti schiaffi per farla svegliare mentre io venivo trattenuto dalla donna e non potevo fare altro che sentirmi impotente. Vedere quella bambina così buona con me riversa sul pavimento costretta a subire le violenze di quell'uomo schifoso mi dava il volta stomaco e cercai di dimenarmi il più possibile per liberarmi ed allontanarlo da lei, ma ogni mio tentativo fu vano.

Nel frattempo T/N aprì gli occhi e cercò di scansarsi dalle percosse dell'uomo che però non accennava a lasciarla andare.

"Direi che è abbastanza." disse la donna alle mie spalle e finalmente la bambina riuscì a liberarsi per poi cercare di allontanarsi strisciando mentre ansimava e si contorceva per il dolore. "Isaac, porta T/N di sopra a sdraiarsi e poi torna a finire il lavoro. Subito."

Corsi da T/N e cinsi un suo braccio intorno al mio collo per aiutarla a camminare per poi accompagnarla alla soffitta. Vedere il suo volto stretto dal dolore mi donò una forte fitta al cuore e nella mia testa mille pensieri presero il sopravvento.

Era giusto che tutto questo accadesse? Lei era una bambina così buona, perchè avrebbe dovuto meritarsi tutto questo? Ma soprattutto, potevo io fare qualcosa per liberare sia me che lei da questo problema? Percepivo chiaramente che il mio pensiero aveva dei limiti, come se la risposta giusta si trovasse dall'altro lato di un muro che non potevo superare in quel preciso istante nonostante lo volessi fin nel profondo.

Giungemmo in soffitta ed aiutai T/N a sdraiarsi e, alzando lo sguardo verso la finestra, notai che il cielo stava cominciando a rannuvolarsi. 

"G-Grazie..." mormorò la bambina portando la mia attenzione su di lei.

"Mi avevi detto che andava tutto bene." dissi. "Perchè continui a dirmi bugie?"

"Ci sono...Ci sono bugie e bugie, Isaac. Non volevo farti preoccupare. Ti chiedo scusa." 

"Ma a me puoi dirlo...Voglio che tu mi dica la verità, quindi non mentirmi più. Neanche su queste cose."

"V-Va bene..." biascicò.

"Di cosa hai bisogno per stare bene?" domandai sperando di trovare una soluzione alla mia portata.

"Medicine, ma non credo che i due te le daranno tanto facilmente." 

"Non preoccuparti di questo." conclusi alzandomi. "Riposati." 

Uscii dalla stanza e mi diressi verso il capanno per concludere il lavoro mentre il cielo diventava man mano sempre più grigio e una leggera brezza muoveva la chioma degli alberi intorno alla casa.

Per tutto il pomeriggio la mia mente vagò alla ricerca di un modo di ottenere le medicine per T/N, ma non giunsi a nessuna risposta soddisfacente. Mi maledii per questo, soprattutto perchè non riuscivo a fare a meno di sentirmi uno stupido.

Giunse la sera e venni chiamato in cucina per svolgere l'ultimo compito della giornata. Avrei dovuto scavare una buca in giardino e seppellire un sacco nero abbastanza pesante di cui non conoscevo il contenuto. Iniziai a scavare davanti alla finestra che dava sul salotto sotto l'occhio vigile della donna che però dopo qualche minuto se ne andò, probabilmente per il freddo pungente di quella sera. Scavai per infiniti minuti quando con mia sorpresa la punta della vanga andò a colpire qualcosa di duro nascosto sotto al terreno. Non riuscii subito ad identificarlo, ma osservando meglio scoprii che si trattava di un teschio umano. Capii quello che era successo ai predecessori miei e di T/N e, non so bene perchè, ma non ne rimasi colpito. 

Quando però realizzai che se non avessi fatto qualcosa quelle ossa sarebbero potute essere le sue un brivido mi percorse la schiena. Non doveva succedere.

I due adulti andarono a dormire e spensero le luci del salotto, così entrai all'interno della casa. Ad ogni mio passo sporcavo il pavimento di fango ed in quel momento la cosa non mi importava: l'immagine di T/N senza vita mi perseguitava e la mia impotenza al riguardo mi feriva sempre di più ogni secondo che passava. Sentivo però di essere tremendamente vicino alla soluzione finale ed i miei occhi vagarono per il salotto alla ricerca della risposta alle mie domande. Durante i giorni precedenti avevo visto l'uomo guardare qualcosa di strano in televisione, un qualcosa che mi aveva particolarmente incuriosito. Così la accesi e premetti il pulsante sul registratore come avevo visto fare un sacco di volte dal gestore della casa.

Una scena strana mi comparve davanti agli occhi: un'uomo ed una donna isolati in un bosco che non udirono in tempo l'avvicinarsi di un uomo con indosso un lungo cappotto ed un cappello. L'uomo poi li uccise entrambi con un coltello ed un grande schizzo di sangue si vide chiaramente dentro lo schermo.

Mi affascinò all'istante e tutti i pezzi andarono al loro posto con una semplicità estrema. Finalmente avevo superato quel maledetto limite e la soluzione mi parve più che chiara. Sapevo quello che dovevo fare.

Raccolsi un grande coltello dalla cucina, mi diressi nella stanza dove dormivano i due padroni di casa ed alzai l'arma sopra le loro teste.

Li uccisi. Martoriai i loro corpi infinite volte mentre grandi schizzi di sangue sporcavano la stanza. Era piacevole, tremendamente piacevole. Come liberarsi da un peso enorme che fino a quel momento mi aveva gravato sulle spalle e tutto il mondo intorno a me sparì lasciando che la mia mente si concentrasse sulla meravigliosa sensazione che stavo provando.

 

Proprio come Zack, il protagonista della storia di T/N, avevo scelto di essere forte, ero cresciuto e avevo affrontato i miei demoni vincendo con un grande e rabbioso sorriso sulle labbra.

   
 
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