C'era già un chiacchiericcio diffuso, voci che si sommavano una all'altra, risate piene e ridolini emozionati, in attesa.
Raphael
spaziò con lo sguardo attorno, registrando i già
molti invitati
presenti, che salutavano i nuovi arrivati, che prendevano posto, che
mostravano ad altri le decorazioni e le preparazioni fatte in tempo
di record.
Le
facce stanche e tirate dei suoi familiari e amici spiccavano nella
folla, -avevano fatto i salti mortali per preparare tutto nelle poche
ore che gli erano rimaste una volta raggiunta la fattoria la sera
prima,- eppure sorridevano così tanto da essere quasi
raggianti.
Leo
faceva da chaperon ad un folto gruppo che comprendeva Usagi, Tomoe,
Gennosuke, Faraji, Tora, Adam e Joi, tutti impegnati in una fitta e
animata chiacchierata che probabilmente verteva sul nexus e sulle
lotte. Dal modo in cui Joi si teneva al braccio di Adam capì
che tra
i due dovesse esserci qualcosa di più che semplice amicizia
e la
cosa non poté che fargli piacere.
Splinter
stava intrattenendo una pacata e noiosa conversazione col Daimyo,
incredibilmente senza scorta per una volta, Leatherhead, Honeycutt,
il Professore e Traximus. tutti seri e impettiti a dirsi
chissà che.
Uè,
il figlio del Daimyo, invece era tutto un sorriso, mentre Steve
emozionato gli presentava la sua famiglia, suo padre Howard, suo
fratello minore Patrick e la sua sorellina Olivia: la piccola si
azzardò a toccare un orecchio a punta del principe della
dimensione
Nexus quando quello si inchinò a salutarla, e Steve
squittì di
imbarazzo, rosso come un pomodoro, mentre l'amico rideva della sua
reazione, per nulla offeso; anzi, aveva preso Olivia in braccio con
naturalezza, permettendole di studiarlo meglio.
Steve,
se possibile, era diventato ancora più rosso.
Raphael non poté fare a meno di ridere quietamente alla scena, prima di voltarsi a guardare i Jones: Casey seguiva come un disperato Carl che correva da tutte le parti con un cestino di petali in mano, che avrebbe dovuto spargere solo appena prima del passaggio della sposa, ma che in realtà faceva volare in ogni dove con gioia; April si era finalmente decisa ad intervenire e aveva passato un semi-addormentato August tra le braccia di Donnie lì accanto ed era scattata alla rincorsa del marito e del figlio maggiore, cercando di tenere su una facciata arrabbiata, ma fallendo miseramente alle espressioni dei due.
Soli,
seduti nell'angolo più lontano dall'arco di fiori dove si
sarebbe
celebrata la cerimonia, c'erano gli Shisho: Chikara, Kon, Hisomi,
Juto e l'Antico, in silenzio e tensione, i loro occhi normali e umani
si guardavano intorno con sospetto e forse perfino timore.
Raphael
non li voleva lì, non li avrebbe mai invitati nel giorno
più
importante della sua vita, li detestava, -forse li odiava perfino,-
gli avevano fatto così male, lo avevano portato quasi alla
pazzia
con le loro azioni. Ma Isabel aveva insistito così tanto, e
lui non
sapeva dirle di no. Era stata convincente.
Gli
aveva detto che erano rinati, che erano diversi, che dovevano dar
loro una seconda chance e provare a ricostruire un rapporto almeno di
rispetto, per il futuro non solo loro, ma anche del ninjitsu. E poi,
aveva continuato, l'Antico l'aveva un po' aiutata, ed era un po' come
fosse il loro nonno, era di famiglia.
Raph
continuava a non fidarsi di loro, ma sapeva che ormai erano
praticamente innocui e che se avessero anche solo provato a
starnutire nella direzione sbagliata, Isabel li avrebbe polverizzati
all'istante, senza riportarli in vita subito dopo.
Osservò
con stupore la madre di Casey che si avvicinava al gruppetto di ex
Dei del ninjitsu, con baldanza e sicurezza tipica dei Jones, e
iniziava ad intavolare una discussione con loro, cercando di farli
sentire a proprio agio.
Un
punto per la vecchia Jones.
Erano
già quasi tutti lì, Angel e Sam erano con Isabel
per aiutarla a
prepararsi, ovviamente, gli unici che per Raphael erano dei perfetti
estranei erano la giovane donna e il vecchietto alle sue spalle,
entrambi vestiti di una tonaca gialla, entrambi quieti e sorridenti e
incredibilmente calmi per essere appena arrivati in mezzo ad un folto
gruppo che comprendeva mutanti, alieni e un robot che un tempo era
stato un alieno dalla forma umana.
Non
li conosceva, ma li aveva già visti nei ricordi di Isabel:
la
giovane donna coi biondi capelli così ricci da sembrare
vortici, che
poi era diventata amica di Isabel, nonostante l'inizio burrascoso, e
il vecchietto canuto e dall'aria apparentemente fragile, che era poi
diventato il reggente del regno e che lo controllava al suo posto.
Michelle
e Jervis, entrambi maghi, entrambi officianti della cerimonia.
Isabel
gli aveva spiegato che il loro matrimonio sarebbe stato un miscuglio
tra un rito civile normale e alcune pratiche e formule del regno dei
maghi e Raphael aveva fatto attenzione a studiare per bene i
procedimenti per non fare brutte figure.
Comunque,
l'apparente calma dei due era sconcertante.
La
giovane donna si accorse che lui la stava osservando e gli rivolse un
gran sorriso cortese.
“Ehm,
noi... non ci siamo presentati, io sono Raphael, lo... sposo”
tentennò a dire, davvero poco da lui, valutando le loro
reazioni. I
due non fecero una piega, ma gli sorrisero perfino di più,
con un
lieve inchino nella sua direzione che Raph reputò eccessivo.
“È
un piacere conoscervi, la nostra Regina ci ha parlato molto di
voi”
disse affabile il vecchietto, con uno scintillio furbo negli occhi
chiari.
Gli
fece strano sentir chiamare Isabel 'Regina', ma era quello in
effetti, per loro.
“Mi
chiedevo in effetti come poteste essere così calmi in mezzo
a...
tutti noi” rispose con un lieve ghigno, cercando di fare
spallucce.
Poi si ricordò che non voleva che l'abito si spiegazzasse e
si
limitò ad un gesto vado con la mano.
“Oh”
esalò Michelle, che aveva capito cosa lui intendesse.
“No, non ci
ha parlato del vostro aspetto, ma non ha alcuna importanza per noi.
Ci importa solo della felicità che date alla nostra
Regina.”
Raph
arrossì suo malgrado, in imbarazzo, e piegò la
testa per nascondere
la sua espressione ai suoi ospiti, anche se seppe con certezza che
loro stessero seguendo ogni più piccola variazione sul suo
viso.
Erano
davvero strani, i maghi. Ne era certo sin da quando aveva conosciuto
Isabel, ma in quel momento ne ebbe la completa conferma.
“Se
siete preoccupato per la cerimonia, state tranquillo, non
sarà
troppo strana e noi vi diremo passo passo cosa fare.”
Gli
sorrise con gratitudine, anche se non era certo quello a renderlo
nervoso.
“Grazie,
mister Jervis. Ma per favore mi dia del tu, sono semplicemente
Raphael.”
Il
vecchietto scosse piano la testa, gli angoli della bocca rugosa
piegati all'insù e quello scintillio negli occhi sempre
presente.
“Non
sarebbe opportuno. State per diventare Principe Consorte di un regno
potente, se la Regina Isabel non è riuscita a farsi dare del
tu
nonostante io l'adori come fosse mia nipote dubito che ci riusciate
voi, Altezza.”
Principe
Consorte. Non ci aveva minimamente pensato, l'idea non lo aveva
nemmeno mai sfiorato e in quel momento, unito all'agitazione del
matrimonio, gli bloccò quasi il respiro.
Principe
Consorte di un regno. Lui, Raphael. Gigantesca tartaruga mutante con
problemi di gestione di rabbia, meno di prima, ma sempre presenti.
Avrebbe riso se non fosse un pensiero paralizzante. Si chiese cosa
avrebbero mai detto i suoi futuri sudditi nel vederlo.
Poi,
però, si disse che non era importante. Non lo era affatto e
non gli
importava davvero.
Non
gli importava che Isabel fosse una regina e che nella sua vita fosse
compreso un regno lontano che la venerava, perché non era
una cosa
che la definiva.
Isabel
era solo Isabel e lui l'amava infinitamente, più di
qualsiasi altra
persona al mondo, e sposandola avrebbe accettato ogni sfaccettatura
di lei, ogni sfumatura, anche quelle che non conosceva.
“Spero
di essere all'altezza” mormorò con un lieve cenno
del capo nella
loro direzione e le loro espressioni soddisfatte gli dissero che era
proprio quello che loro volevano sentirsi dire.
Di
essere all'altezza di Isabel, di renderla felice e metterla sempre al
primo posto.
L'agitazione
era sempre lì, nel plesso solare appena più su
dello stomaco e
ormai era tutto pronto, tutti avevano preso posto, perciò
non
mancavano che pochi attimi ancora prima dell'inizio della cerimonia.
Ingoiò
a vuoto, con le mani sempre più sudate e tutto il corpo
teso.
Sentiva i mormorii dei suoi amici e degli invitati, sussurri flebili
che scivolano di posto in posto fino a lui, ma non si faceva
distrarre da nulla: tutta la sua attenzione era solo sulle tende
svolazzanti alla fine dello spazio, da dove lei sarebbe dovuta
entrare.
Tutto
il resto non contava.
“Ehy,
amico, rilassati” disse Casey, poggiandogli una mano sulla
spalla
per attirare la sua attenzione.
Gli
gettò un'occhiata distratta, cercando di non pensare a come
lo
smoking non donasse affatto all'amico. Era un tipo più
sportivo e
con un abito elegante sembrava come uno scimmione vestito. In senso
buono, se esisteva un senso buono di una cosa del genere.
Trasse
un grosso respiro per cercare di calmarsi.
“Voglio
dire, non è che tarderà o non si
presenterà” esclamò, cercando
di rassicurarlo, con le parole sbagliate.
“Sta
zitto, Case'!”
L'omone
gli sorrise, nonostante lui avesse usato un tono vagamente seccato, e
rafforzò la presa nelle dita, stringendogli la spalla in una
morsa
affettuosa.
“Non
sarebbe giusto se non fossi ansioso, credimi.”
“Perché
dovrei essere ansioso? Se un idiota come te si è sposato,
perché
non dovrei farlo io?”
Casey
non rispose alla sua provocazione, ma gli sorrise, comprendendo il
suo nervosismo.
“Vado
alla postazione musica al posto di Mikey, ci vediamo dopo”
gli
disse invece, dandogli una pacca affettuosa sul braccio. Il fratello
spiegò alcune cose all'amico, alcuni bottoni e tempistiche,
a quanto
pareva dal gesticolare enfatico di Mikey, poi quello lo raggiunse,
con un gran sorrisone felice.
Michelangelo
emanava felicità pura, tutta quella che lui non riusciva ad
esprimere a parole.
“Sta
per arrivare, fratello. Ed è bellissima, aggrappati a
qualcosa
perché rischi di svenire” chiosò, con
una strizzatina d'occhio
complice.
Raphael
rollò gli occhi al cielo, intimamente grato della presenza
del
fratello, che sapeva farlo rilassare. Tuttavia non cadde nella sua
esagerazione, sapeva già quanto bella fosse Isabel, nessuno
la
conosceva come lui, nessuno conosceva tutte le sue espressioni, tutte
le splendide fossette e linee del suo corpo, le sfumature che
prendevano i suoi occhi ad ogni diverso stato d'animo.
Eppure
si sbagliava e ancora non lo sapeva.
Con
uno schiarimento di gola, Casey attirò l'attenzione e fece
partire
la musica, un lieve trillo di pianoforte, leggero e melodico, mentre
il piccolo Carl si incamminava piano per lo spazio centrale tra le
file di sedie, gettando manate di petali con poco garbo, tirandoli
quasi in faccia alla gente.
Raph
scoppiò quasi a ridere, si trattenne solo con un enorme
sforzo.
Le
tende sul fondo si scostarono leggermente e Sam apparve, un po' in
imbarazzo e impacciata, di certo poco felice di essere al centro
dell'attenzione: Mikey squittì d'emozione al suo fianco, e
Raph si
ritrovò a rollare gli occhi al cielo per la seconda volta in
nemmeno
cinque minuti. I due non si staccavano lo sguardo uno dall'altra, e
in un'altra occasione Raphael avrebbe preso in giro il fratello, ma
in quel momento non era importante.
La
tenda oscillò ancora e questa volta fu Angel a raggiungerli,
camminando elegantemente sul tappetto di fiori: lei e Sam erano
vestite con due abiti della stessa forma, ma di due diversi colori
pastello e Raph notò distrattamente che anche April ne aveva
uno
simile, ma era seduta tra Don e Leo con in braccio August, forse
preferendo lasciare il suo posto da damigella a Sam.
Lo
trovò un gesto molto carino per far sentire la nuova
arrivata come
una di famiglia.
Entrambe
le donne presero posto di fronte a lui e Mikey, ma un po' scostate, e
gli mandarono un ghigno compiaciuto.
La
musica cambiò, il classico squillo di trombe nuziali si
sparse in
ogni dove e Raphael si irrigidì, inconsciamente, lo sguardo
fisso
sulle tende che sventolavano nella lieve brezza.
Fu
Splinter a scostare la tenda per l'ultima volta, permettendo alla
donna al suo braccio di passare prima di lasciarla ondeggiare ancora.
Trattenne
il fiato e si maledì per non avere creduto a Mikey.
Era...
bellissima era riduttivo. Splendida. Meravigliosa. Eterea e perfetta.
Radiosa. Sembrava brillare da quanto sorridesse e per una volta non
per merito della magia.
Non
conosceva abbastanza parole per descriverla e non aveva le
facoltà
mentali in quel momento per provarci, riusciva solo a guardarla e a
bearsi della sua presenza che scivolava verso di lui, incontro a lui,
per legare la sua vita alla propria.
Il
suo abito da sposa era ampio e vaporoso sotto, mentre la parte di
sopra era un un corpetto stretto e ricamato di perline scintillanti,
il cui pizzo saliva poi sulle spalle, coprendola fino a mezza manica;
era bianco perla e così fine ed elegante da complimentare la
sua
figura e la sua carnagione chiara, creando un bel contrasto con i
capelli scuri fermi da un'acconciatura alta molto elaborata e
impeccabile.
Il
suo bouquet era un colorato tripudio di dalie di tutti i colori,
spezzato solo dal bianco di piccoli fiorellini candidi, legato nel
gambo da un nastro di color prugna.
Gli
unici gioielli che portava erano la collana degli amanti, che anche
lui indossava sotto lo smoking, il bracciale con le due tartarughine
che le aveva regalato all'anniversario, l'anello che aveva comprato
tempo prima, tanto tempo prima quando per la prima volta aveva
pensato di chiederle di sposarlo, prima che pensasse di averla persa
per sempre, e una corona piccola e dalle linee semplici, eppure
sfavillante come fosse fatta solo di diamanti, poggiata sul capo.
Sembrava
un essere fatato, una Dea incarnata in donna.
Lasciò
andare il respiro trattenuto, mentre il cuore continuava a battere
all'impazzata, quando il suo sguardo si soffermò sul viso di
lei.
Il
sorriso di Isabel non era mai stato più bello e totale,
irradiava
felicità pura. Vide lo scintillio nei suoi occhi scuri,
mentre lo
osservava nel suo smoking nero, e ci lesse dentro sorpresa e
apprezzamento e amore e Dio, nessuno nella sua intera vita lo aveva
mai guardato in quel modo.
Non
poteva essere davvero così fortunato, che aveva fatto per
meritarsi
quella donna e il suo amore? E se un giorno fosse finito? E se un
giorno si fosse svegliato solo per scoprire che era stato tutto un
sogno, che lei non esisteva davvero, che nessuno poteva davvero
amarlo così, in una maniera totale e spiazzante?
Splinter
gli porse la mano di Isabel, e gli sorrise, ignaro del magone che gli
pressava il cuore e nel secondo in cui lui la strinse, e lei
rafforzò
la presa di rimando, quella paura e tutti quegli stupidi dubbi si
sciolsero.
Lei
era vera, era reale, ed era sua.
I
loro occhi erano incatenati e non si lasciarono un attimo, nemmeno
quando la voce di Jervis si fece strada nel silenzio, alla fine della
musica.
“Benvenuti,
amici, famigliari, anime affini, in questa giornata magica per essere
testimoni dell'amore di due persone. Oggi due anime diventeranno una,
legate da promesse eterne.”
Raphael
era attento solo a metà, sapeva cosa stesse succedendo,
tutti i
solenni convenevoli che Jervis o Michelle dicevano, ma la maggior
parte del suo essere e delle sue attenzioni erano solo per Isabel, su
Isabel, sul modo in cui i suoi occhi scintillavano alla menzione di
promesse eterne, sul suo sorriso al sentire della loro vita futura
assieme, in bene o in male, sempre presenti uno per l'altro, e seppe
che anche lei era persa in fantasticherie come lui, che non vedeva
l'ora che fosse tutto finito per potersi finalmente baciare.
Isa
interruppe il contatto visivo e si sporse alla sua sinistra per
lasciare il bouquet nelle mani di Angel, prima di prendere il calice
che Michelle le porgeva; alzandosi verso l'alto lo poggiò
sulle sue
labbra, offrendogli il vino all'interno con garbo.
“Sarò
il sorso d'acqua quando avrai sete, sarò la fonte che ti
offrirà
ristoro quando le tue fatiche ti presseranno, sarò la
pioggia che
laverà via il tuo dolore quando si metterà sul
tuo cammino”
mormorò lei dolcemente, inclinando con delicatezza la coppa
mentre
lui prendeva un sorso, senza staccare gli occhi da lei.
E
una volta afferrato il calice dalle sue mani fece lo stesso con lei,
ripetendo le stesse parole, e benché fosse strano, fossero
parole
che non aveva mai sentito pronunciare in una cerimonia matrimoniale,
le trovò bellissime e vere, piene di emozione.
Michelle
ritirò la coppa dalle sue mani mentre Jervis offriva ad
Isabel un
piccolo dolcino intrecciato, una sorta di ciambella sottile, quasi a
forma di fiore. Lei lo afferrò con delicatezza e lo
portò alla sua
bocca, di nuovo, offrendoglielo con riverenza e amore.
Raph
ne prese un morso, metà del dolcino, ed era dolce e amaro
allo
stesso tempo, con un retrogusto di lavanda.
“Sarò
il tozzo di pane quando avrai fame, sarò il nutrimento
quando ti
sentirai svuotato di ogni sentimento, sarò il dolce a fine
pasto al
termine di una giornata interminabile, il tuo premio in un momento
buio.”
Raphael
prese il resto della ciambellina e lo portò alla bocca di
lei,
ripetendo le stesse parole, e quando il dolce fu scomparso, divorato
in due morsi da Isabel, le pulì le labbra con il pollice,
lentamente, senza staccare lo sguardo scintillante e pieno di malizia
dal suo.
Dio,
come desiderava baciarla. Ma avrebbe atteso la formula di rito a fine
cerimonia, il “puoi baciare la sposa”, per quanto
gli costasse.
Jervis
si schiarì la gola, attirando la loro attenzione ed entrambi
sussultarono e si voltarono a guardarlo, cercando di ignorare le
risatine in sottofondo dei loro ospiti.
L'anziano
mago sorrideva fino alle orecchie, poi fece un cenno ad Isabel,
segnalandole che poteva continuare il passo successivo della
cerimonia e lei annuì, e la corona ondeggiò un
poco sul capo, prima
di voltarsi ancora verso Raphael.
“Ti
amo, Raffaello. Penso che questo racchiuda tutto quello che vorrei
dire nelle mie promesse, perché sono solo tre parole, ma per
me
esprimono tutto.
Ti
amo, amo quello che sei. Amo quello che fai. Amo ogni più
piccolo
pregio e ogni più grande difetto. Amo la tua testardaggine,
amo il
tuo grande cuore. Amo i tuoi dubbi e le tue paure, amo che nonostante
tu abbia dubbi e paure non ti risparmi mai per cercare di fare la
cosa giusta. Amo il tuo coraggio, amo la tua dolcezza nascosta, amo
la tua sensibilità che non mostri a nessuno, se non a me. Ti
amo
come non ho mai amato nessuno in tutta la mia vita e ringrazio ogni
giorno quel benedetto incontro che ti ha messo sulla mia strada, quel
settembre sotto la pioggia. Perché se non ti avessi
conosciuto, non
avrei mai saputo cosa fosse l'amore e non sarei mai stata
così
felice.
Ti
amo, e so che potrà suonare vano e pretenzioso da parte
mia dirlo, ma ti prometto che ti amerò per sempre, che ti
starò
accanto ogni giorno della mia vita. So che ti amerò per
sempre.
Grazie per essere la mia felicità, Raffaello.”
Stava
piangendo, lacrime di commozione, mentre sorrideva e gli straziava il
cuore di dolce dolore con le parole più belle che qualcuno
gli
avesse mai detto. Sapeva
di stare piangendo anche lui, lacrime solitarie che lei si
premunì
di asciugare sol dorso della mano.
Avrebbe
voluto urlare, il suo petto era pieno di così tante emozioni
che
rischiavano di farlo implodere, il pressante desiderio di dirle
così
tante cose, l'incapacità di esprimere tutto quello che
avrebbe
voluto con parole così belle e poetiche.
Trasse
un grande respiro spezzato, cercando di riprendere la calma, e le
rivolse un grande sorriso, incurante degli occhi umidi e che tutti
potessero vederli.
“Non
vivevo davvero, prima di conoscerti. Esistevo, sì, ma non
ero vivo.
Ero rabbia e paure e caos. Non ho mai vissuto, prima di incontrarti,
Isabel. Poi tu sei piombata nella mia vita, mi sei letteralmente
piombata addosso e niente è più stato lo stesso
da quel momento.
Se
solo potessi tornare indietro e dire al me stesso del passato che
quella ragazza spaurita e scheletrica gli mostrerà
cos'è davvero
vivere e amare e cosa sia la vera felicità, lo farei, e
forse allora
non sarei stato così duro e scorbutico con te all'inizio,
non avrei
cercato di forzare la serendipità che ci spingeva uno verso
l'altra.”
Si
bloccò un attimo per prendere un respiro commosso, e per
godersi la
risatina acquosa di Isabel alla menzione della serendipità,
certo
che anche lei stesse pensando ai loro primi incontri, a loro due
così
giovani e inconsapevoli che il loro incontro avrebbe portato tutto
quell'amore, a quell'epilogo.
“Tu
mi hai mostrato cos'è l'amore. Mi hai insegnato che non sono
un
mostro solo per come appaio e che anche se mi nascondo nelle ombre,
merito la felicità come chiunque altro. Mi hai insegnato ad
amarmi.
A rispettarmi. A volermi bene.
Ti
amo, Isabel. So che non ho mai amato nessuno e che non amerò
mai
nessun altro, come amo te. Sei perfetta nelle tue imperfezioni, sei
umana e divina, più testarda di quanto io non
potrò mai essere.
Ti
resterò accanto ogni secondo che mi concederai assieme a te,
venerandoti e amandoti con ogni singola cellula del mio essere, fino
a che tu lo vorrai.
Grazie
per essere la mia felicità, Isabel. Grazie per avermi
insegnato a
vivere davvero.”
Un
paio di raschiamenti di gola commossi risuonarono nell'aria e
Michelangelo si soffiò il naso rumorosamente alle sue
spalle,
infrangendo l'aura solenne ed eterea delle promesse e Isabel rise tra
le lacrime, così bella e vera, e Raphael si sporse in
avanti,
prendendole il viso tra le mani e poggiando la fronte sulla sua,
chiudendo gli occhi con trasporto.
Non
l'avrebbe baciata, ancora no, per quanto volesse. Ma era ad un tiro
di bacio e mormorò sulle sue labbra: “ti amo,
Isa.”
E
dopo un respiro brusco ed emozionato, la sentì rispondere un
delicato: “lo so”, che lo fece scoppiare a ridere
quietamente ed
era un momento solo loro, fronte contro fronte, a ridere tra sospiri
e scemenze che nessun altro poteva sentire, scambiandosi declamazioni
di amore.
“Maestà,
Altezza, è il momento delle collane” li interruppe
Jervis a
malincuore, dopo qualche altro attimo.
Entrambi
spalancarono gli occhi e Isabel rise più forte al vedere la
sua
espressione sorpresa al sentirsi chiamare Altezza.
Lei
si deterse le lacrime col dorso della mano, stando attenta al trucco,
traendo un gran respiro per calmarsi, prima di sporgersi verso di lui
e afferrare il cordino che spuntava dal colletto della camicia,
sfilando delicatamente verso l'alto la collana.
La
pietra viola pulsava ritmicamente, a pochi centimetri dal suo viso,
poi lui sfilò quella al collo di lei e la tenne alta accanto
alla
sua e anche la pietra di Isabel si illuminò della stessa
luce, allo
stesso ritmo.
“Quello
che un tempo è stato separato ritorni uno, due cuori si
uniscano,
due anime si leghino, in un'unica entità che respiri allo
stesso
ritmo, per sempre. E quel che è mio sarà tuo, e
quel che è tuo
sarà mio: siano gioie o dolori, sia felicità o
tristezza, sia
salute o malattia. Accetterò ogni cosa si parerà
sul mio cammino,
se tu sarai al mio fianco.”
Raphael
ripeté le sue parole e avvicinò la pietra alla
sua gemella: la luce
le avvolse, un vortice di magia, e rimase incantato a guardarle
unirsi in un unica pietra più grande, dello stesso colore,
piena di
sfaccettature e lati che riflettevano la luce magica. Il bagliore si
snodò e si avviluppò alle loro mani e si
inerpicò per le loro
braccia e lui e Isabel si ritrovarono avviluppati dalla magia e dalla
luce, uniti nel rito, uniti come nella simbiosi magica, respirando
all'unisono, sentendo l'uno l'amore dell'altra e viceversa.
Non
seppe dire quanto durò, gli era sembrato un secolo eppure
solo un
secondo, quando la grande pietra smise di brillare e cadde innocua
nel palmo della mano di Isabel, prima che lei la mettesse via in una
piega dell'abito.
Gli
sarebbe mancata la collana degli amanti, ma in quel momento il
pensiero non era importante.
“Isabel
Aurora Charmillion, Regina splendente del regno di Amòra,
volete
prendere Raphael Hamato come vostro sposo, in magia e
regalità, fino
a che le vostre anime non cammineranno assieme oltre il
velo?”
prese la parola Jervis, con un sorriso tutto per la donna di fronte
a lui.
“Lo
voglio” sussurrò emozionata lei.
Michelangelo
apparve al fianco di Raph e gli porse un anello e Raph lo
infilò
all'anulare di Isabel, con solo appena un tremolio nelle mani.
“Raphael
Hamato, onorato membro del clan Hamato, volete prendere Isabel Aurora
Charmillion come vostra sposa, in magia e regalità, fino a
che le
vostre anime non cammineranno oltre il velo, diventando di fatto il
Principe Consorte del regno di Amòra e promettendo di
sostenerla nel
compito di regnare se la situazione lo
richiederà?” incalzò
Jervis, ignorando di proposito la sua occhiata stranita alla piccola
clausola aggiunta nella sua formula.
Isabel
provò a fulminare il vecchio con un'occhiataccia, ma Jervis
fece
spallucce e aggiunse quasi sottovoce: “È la
procedura, Maestà,
non faccio io le regole.”
Raphael
sorrise e annuì, scuotendo appena la testa.
“Certo
che lo voglio” esclamò con voce potente, lasciando
ben poco dubbio
alle sue intenzioni.
Isabel
infilò il grande anello che Mikey le passò nel
suo terzo dito, non
aveva propriamente un anulare, ma dato che niente era normale nelle
loro vite o in quella assurda cerimonia, non se ne curarono davvero.
Jervis
sembrò contento e li guardò con affetto, prima di
fare un passo
avanti, gesticolando affabilmente alla folla.
“Amici,
parenti, anime affini che volete bene a questi due giovani, siete
stati testimoni delle loro promesse, del loro rito di legamento,
dell'amore che provano l'uno per l'altra, del loro desiderio di
iniziare una vita assieme. Tutti voi siete testimoni dei loro
giuramenti, tutti voi li benedite con la vostra presenza in questo
giorno cardine del loro cammino come coppia, come famiglia.
Perciò
è davanti a voi che io dichiaro Isabel e Raphael, sposo e
sposa,
Regina e Principe Consorte, Marito e Moglie!”
Si
voltò velocemente verso Isabel, con uno scintillio furbo.
“Potete
baciare la vostra tartaruga mutante, Maestà. Vostro marito,
intendo.”
Isabel
scoppiò a ridere, e anche Raph non riuscì davvero
ad arrabbiarsi
che quello strambo vecchio avesse cambiato il finale della cerimonia,
e con una risata potente lasciò che Isabel lo attirasse a
sé,
facendo finalmente incontrare le loro labbra nel tanto agognato
bacio, incurante dell'applauso in sottofondo, allacciando le braccia
alla vita sottile di lei e stringendo tanto da sollevarla dal suolo.
Il
bacio gli sembrò interminabile e quando finì lei
ne poggiò uno
casto e dolce sulle sue labbra, seguito da un altro e un altro
ancora.
“Sei
mio marito” sussurrò prima di un altro bacio,
aprendo infine gli
occhi e piantandoli nei suoi.
“Sei
mia moglie” rispose lui, dandole un altro bacio ancora.
Ridacchiarono
uno sulle labbra dell'altra, ebbri d'amore.
“Ragazzi,
un bell'applauso per il signore e la signora Hamato”
annunciò
Michelangelo, interrompendo il loro idillio ed entrambi si voltarono
sulla folla che in piedi li applaudiva e gridava di
felicità, e
presto si ritrovarono accerchiati e stretti in mille abbracci,
ricevettero mille complimenti, pacche felici e pianti emozionati
sulle loro spalle.
Ci
volle un po' perché l'euforia scemasse e potessero ritornare
uno
accanto all'altra, stretti nell'emozione di tutta quella
felicità.
Vennero
scattate foto, tantissime foto, ci fu un brindisi e poi si spostarono
tutti verso la zona del banchetto, sotto due grandi gazebo bianchi
vicino alla casa, con lunghe tavolate ben apparecchiate e pronte ad
accogliere le milioni di portate che Michelangelo aveva preparato con
l'aiuto di Angel, April, Donnie, Leo e della mamma di Casey.
Fecero
tutti onore al cibo, mangiarono tutto quel ben di Dio con gusto,
inframmezzando il pasto con discorsi sulla coppia, alcuni spassosi,
come quello di Mikey, altri commoventi, come quello di Splinter, si
sprecarono le risate e le lacrime in egual misura e la
felicità di
tutti era così palpabile che avrebbero potuto tagliarla con
un
coltello.
Al
taglio della torta, uno spettacolo di panna e fiori di zucchero
colorati che Mikey doveva avere impiegato tutto la notte a fare,
Raphael addentò tutta la fetta che lei gli porse prima di
baciarla
con ancora la panna sulle labbra, sporcandola di proposito.
Si
prese i rimproveri per nulla veritieri che lei gli fece, prima di
macchiarlo con una manata di panna sulla guancia, schizzando via a
razzo con uno strilletto acuto.
La
inseguì ridendo delle incitazioni dei suoi fratelli, e
quando la
prese, -sapeva che lei si era fatta raggiungere di proposito,- la
baciò
ancora e ancora, prima di consentirle di pulirlo.
Mikey,
che aveva preso posto alla postazione da DJ, annunciò che
era il
momento del lancio del bouquet, prima che gli sposi potessero aprire
le danze con il loro primo ballo e perciò esortò
le donne single a
raggrupparsi nella pista da ballo, sotto un'enorme tendone bianco
poco distante, decorato da mille piccole lucine fatate nelle colonne
e nella struttura, rendendolo quasi magico.
Alcune
donne sembrarono riluttanti a quella particolare tradizione, ma in
poco tempo, convinte da altri o spinte a viva forza, tutte si
trovarono raggruppate, poco distanti da Isabel.
C'erano
Angel e Sam, Joi, Michelle, Tomoe, e dopo qualche attimo si
unì una
grintosa signora Jones, squadrando le giovani con occhio cinico.
“Tu
no, Ma'!” gridò Casey esasperato, a bordo pista.
“È per donne
single, in età da marito!”
“Potrei
sempre risposarmi, Arnold, non dimenticarlo” rispose sua
madre,
usando il suo primo nome di battesimo, facendogli andare la saliva di
traverso per la sua affermazione, mentre gli altri ridevano.
Isabel
si voltò decisa, dando le spalle al gruppetto, e fece
oscillare su e
giù il bouquet, come per calibrare il peso prima del lancio.
Raphael
la sentì mormorare delicatamente, tra sé e
sé, e si sporse verso
di lei per sentire bene.
“Che
porti fortuna a qualcuno, che doni felicità a chi lo
prenderà” la
sentì dire con emozione e se possibile la amò
ancora di più, per
la sua premura.
Il
bouquet oscillò ancora una volta, poi nella parabola
ascendente lei
lo lasciò infine andare e quello volò con
eleganza e leggiadria
nell'aria, il nastro color prugna che sventolava come la coda di una
cometa, morbidamente.
Raphael
lo seguì nella sua caduta, lo vide dirigersi verso il
gruppetto di
donne in attesa e se prima erano sembrate poco propense a prenderlo,
ora che lo vedevano arrivare dritto verso di loro gli occhi
scintillavano tutti di meraviglia e desiderio di possederlo: vide i
loro muscoli tendersi per prepararsi al salto, i loro sguardi sempre
incollati alla preda.
Isabel
al suo fianco si era voltata e seguiva con lui quello che succedeva,
stringendogli il braccio con emozione.
Saltarono
tutte in tempi diversi, tendendosi verso l'alto con tutta la loro
forza e con mani bramose, cercando di afferrare, ma il bouquet
rimbalzò sul palmo di una troppo lenta, sul dorso di
un'altra che
aveva sbagliato mira e infine sulle dita di un'altra troppo in basso,
acquisendo velocità e spinta che lo portò lontano
da loro, dritto
tra le braccia di Donatello, immobile a bordo pista con espressione
attonita.
Il
genio strinse il bouquet per riflesso, prima ancora di rendersene
conto.
Esplose
un boato improvviso, risate incredule e strilli indignati, e il
povero mutante di ritrovò nel bel mezzo di una diatriba se
fosse
giusto o meno che lui lo avesse preso, chi si congratulava con Don
per dover esser il prossimo a sposarsi e chi chiedeva che il lancio
fosse ripetuto.
Isabel
si avvicinò al cognato e quello fece per porgerle il
bouquet, come a
restituirle qualcosa che fosse suo, ma lei lo risospinse tra le sue
mani, con garbo.
“Il
lancio è valido ed è stato Donnie a
prenderlo” annunciò a voce
alta. “Spero ti porterà fortuna”
aggiunse poi sottovoce,
sporgendosi per dargli un bacio sulla guancia.
Don
arrossì e piegò la testa, e strinse il bouquet a
sé dopo qualche
attimo, mormorando un timido ringraziamento.
Ovviamente
le risate e le battute si sprecarono e Donnie rispose a tono ad
ognuna di loro, sarcastico come solo lui sapeva essere, quando
voleva.
“Ok,
ragazzi, lasciamo perdere i pronostici per il prossimo matrimonio,
perché adesso non è importante” disse
la voce di Mikey,
distogliendo infine l'attenzione dal fratello, che gliene fu
infinitamente grato.
“Adesso
è il momento del primo ballo degli sposi, il loro primo
ballo come
signore e signora Hamato, anche se dubito che Raph abbia mai fatto
ballare Isabel in assoluto, ha la grazia di un elefante.”
“Mikey!”
tuonò Raphael, suscitando solo risate nel loro pubblico.
Isabel
lo prese per un braccio, facendogli dimenticare i propositi omicidi
verso il fratellino e insieme si portarono al centro della pista, uno
di fronte all'altra: Raph le cinse la vita con un braccio e prese una
mano portandola in alto, aspettando l'inizio della musica, come un
vero ballerino di coppia.
“È
stato lo sposo a scegliere la canzone per il loro primo ballo, quindi
Isa spero che ti piaccia, e se così non fosse prenditela con
tuo
marito” annunciò ancora Mikey, prima di far
partire la musica, un
lieve trillo seguito da un delicato squillare di trombe.
Raphael
iniziò a guidarla nel ballo, lentamente, quando la voce di
Frank
Sinatra si sparse attorno, e le prime parole la fecero sussultare,
prima di sorridere con emozione repressa negli occhi scuri.
“September
in the rain, davvero, Raffaello?” chiese con un filo di voce,
lasciandosi guidare da lui con totale fiducia sulle note melodiose e
dalla voce velluta, con passi calmi, nemmeno troppo meravigliata che
lui potesse essere così elegante nel ballo.
“È
perfetta per noi, ammettilo, Isa” sussurrò
spavaldo Raph, chinando
il capo per baciarla teneramente, prima di lasciarla andare per farla
volteggiare sulle note delicatamente ritmate.
La
strinse di nuovo a sé, con bisogno e possesso, e insieme
danzarono
persi uno nell'altra, dimentichi delle persone attorno a loro che li
guardavano con commozione e felicità, scambiandosi baci
rubati tra
una scivolata e un volteggio, sulla musica che ricordava loro quel
settembre, sotto la pioggia, in cui tutto era cominciato.
Ci
fu un grande applauso per loro al termine della canzone e poi tutti
si riversarono sulla pista, pronti a scatenarsi nelle danze assieme a
loro.
Ballarono
ancora e ancora, la canzone successiva e quella dopo ancora, e poi un
ballo di gruppo, pressati gli uni agli altri nell'euforia, tra risate
e mosse assurde, e stanchezza che diventava di nuovo vigore
nell'essere tutti assieme.
Raphael
ad un certo punto venne preso di peso da un gruppetto di uomini e
lanciato in alto e Isa assisté impotente, mentre facevano
baldoria,
prima di provare a prendere anche lei per lanciarla: svicolò
in
fretta dalle loro grinfie, mandando loro una linguaccia e fermandosi
a riprendere invece fiato finalmente dopo non sapeva nemmeno quanto.
Fece
una giravolta su sé stessa, facendo gonfiare la gonna
dell'abito e
si guardò attorno con felicità e meraviglia.
Era
circondata dalla sua famiglia, da visi felici e risate, chiacchiere e
affetto e non poteva essere più euforica di così.
Più
fortunata di così.
Se
quello era un sogno, sperò solo di non svegliarsi mai. Di
restare
per sempre in quel paradiso perfetto.
Scivolò
leggera tra la ressa di ballerini e schivò un paio di
offerte di
ballare, andando verso il rinfresco al lato della pista: si
versò un
drink, sventolandosi con una mano mentre lo centellinava.
Lo
sguardo catturò la luce del sole che si rifletteva su una
capigliatura dorata familiare e si accorse di Sam, seduta sul
corrimano del portico qualche metro più in là,
che guardava
distrattamente attorno facendo ondeggiare avanti e indietro le gambe e
così la lunga gonna.
Isabel
poggiò il bicchiere, sollevò appena la gonna e si
diresse verso di
lei. Samantha si accorse ovviamente che si avvicinava a lei e scese
dal corrimano con un gesto fluido, senza creare nemmeno una piega al
bell'abito.
“Cosa
fai qua tutta sola?” domandò Isabel quando l'ebbe
raggiunta.
Samantha
le sorrise con affabilità, facendo spallucce.
“Mikey
è dentro per mostrare ad un certo Tora dov'è il
bagno” rispose
tranquillamente, riportando lo sguardo verso la pista da ballo. La
vide sorridere al notare Steve che faceva volteggiare la sorellina
con concentrazione e euforia.
“Allora
ti sequestro per un po'” saltò su Isabel,
prendendola per un polso
e trascinandola verso il centro della pista.
“Cosa?
Non so ballare questo genere di musica!” protestò
l'amica,
indicando verso l'alto, come se Isabel potesse vedere materialmente
le note della canzone lenta e tuttavia frizzante.
“Condurrò
io! Non puoi rifiutare una richiesta della sposa”
incalzò Isabel
decisa, portandola in mezzo alle altre coppie che ballavano.
Notò
i loro sorrisi a vedere le due donne allacciarsi con solo una lieve
titubanza, poi Isabel la guidò attraverso la pista e la
musica.
Forse
non erano propriamente perfette, ma erano comunque uno spettacolo da
vedere.
“Parla
con me, Sam. Come stai?” mormorò Isabel mentre
volteggiavano da
una parte all'altra.
La
ragazza fece una lieve smorfia, un leggero piegamento delle
sopracciglia, prima di riportare gli occhi grigi in quelli castani.
“Mi
sento... colpevolmente felice” confessò suo
malgrado.
Non
riusciva a mentire a Isabel e comunque sarebbe stato inutile,
perché
sapeva che aveva già capito.
La
sposa le rivolse un sorriso, dolce e tuttavia triste.
“Le
persone che ci hanno amato e non ci sono più sarebbero
felici di
sapere che abbiamo trovato altro per andare avanti. Altre persone da
amare. Altri scopi e altri affetti. Altri sorrisi e
felicità” le
disse con gentilezza e calma, portandola con una lieve piroetta verso
un altro angolo. “Melissa sarebbe felice di saperti felice,
non
devi sentirti colpevole.”
La
presa nella mano nella sua si rafforzò per un attimo, mentre
gli
occhi di Sam si inumidivano.
“Eppure
mi sento in colpa. Non dovrei essere così contenta, non
dovrei-”
La
voce le morì in un sospiro spezzato, tuttavia strinse i
denti e
lottò per non piangere e i successivi secondi trasse dei
grandi
respiri per calmarsi.
Isabel
lasciò andare la sua mano e le circondò il viso
con entrambe,
poggiando la fronte sulla sua, chiudendo gli occhi, assorbendo un po'
del suo dolore con la magia.
“Invece
devi. Devi vivere ed essere felice, devi essere schifosamente felice
e continuare a combattere per esserlo. Anche per Melissa. E se
glielo lascerai fare, Michelangelo ti renderà la donna
più felice
del mondo, ogni giorno della vostra vita.”
La
sentì sorridere e le sue mani cingere le proprie, con
affetto.
“Sei
una tipa strana, lo sai? Ma in effetti lo siete un po' tutti”
disse
Sam senza malizia, con una risatina acquosa eppure più
leggera.
“Certo
che lo siamo. Siamo la famiglia migliore del mondo,”
rivelò
Isabel, aprendo gli occhi e piantandoli nei suoi, “e anche tu
ne
fai parte ormai, cognata.”
Samantha
arrossì al suo titolo, e scosse la testa per cercare di
nascondere
l'imbarazzo; Isabel la lasciò andare e dopo averle fatto
fare una
nuova giravolta, la trascinò verso le altre due donne della
sua
vita.
Angel
e April erano a bordo pista, impegnate a chiacchierare tra loro, la
più grande col suo secondogenito in braccio pacificamente
addormentato.
“Acchiappale!”
comandò Isabel a Sam e le due si allungarono per prendere
per un
braccio le donne ignare.
Si
ritrovarono tutte e quattro allacciate in un piccolo girotondo, il
piccolo August carezzato da mani gentili e delicate e amorevoli.
“Stavo
dicendo a Sam che ormai fa parte della famiglia e non può
più
lasciarla” esclamò Isabel prima che le altre due
potessero
chiedere spiegazioni per l'improvviso rapimento.
“Suona
come una minaccia mafiosa, messo così”
sospirò incredula Angel,
scuotendo la testa. Le altre tre scoppiarono a ridere, quietamente.
“Comunque
ha ragione, perché se credi che Mikey rinuncerebbe a te
facilmente,
allora non hai capito nulla del piccolo di casa Hamato”
incalzò
April verso Samantha, con sincerità.
“E
nemmeno noi ti lasceremo andare mai via.”
La
corazza da dura di Sam si sgretolava scheggia dopo scheggia, col loro
affetto e la loro presenza. E ancora si chiedeva se se lo meritasse
davvero, se si meritasse tutto quello.
“Quindi,
anche se è stato Don a prendere il bouquet, ci aspettiamo
che il
prossimo matrimonio sia il vostro” buttò
lì Isabel con un ghigno
furbo.
April
sembrò incupirsi un attimo, quasi in pena.
“Spero
che Donnie trovi presto l'anima gemella, se lo merita. È
così dolce
e gentile, si merita di essere amato” mormorò
triste, cullando
August.
“Anche
Leo. Se lo meritano entrambi e speriamo succeda presto. Voglio vedere
tutti i nostri ragazzi felici!” aggiunse Isabel, carezzando
la
guancia di April con premura e affetto.
“Ehy
Angie,” si intromise Sam, facendo scivolare il soprannome
sulle
labbra con naturalezza, “tu sei single, dovresti provare.
Scegli:
il genio o il leader?”
April
e Isabel trattennero il fiato, mentre Angel si tingeva di rosso,
avvampando completamente.
“N-
Nessuno dei due!” farfugliò in imbarazzo,
sciogliendosi
dall'abbraccio di gruppo e svicolando via in fretta.
Samantha
la guardò spiazzata, poi si voltò verso le altre
due con
un'espressione di stupore così comica che quelle le risero
in
faccia.
“Oh,
non prendertela. Fa sempre così, ogni volta che parliamo dei
fratelli Hamato in quel modo: si imbarazza e arrossisce, si arrabbia
o va via” rivelò April, quando le risa si spensero.
“Sul
serio? E non lo trovate strano? Non pensate che possa esserci
qualcosa sotto?” domandò Sam incredula, con un
sopracciglio alzato
di scetticismo.
Isabel
e April si scambiarono un'occhiata perplessa, confuse, poi
spalancarono gli occhi colpite dalla rivelazione.
“Pensi...”
“...che
Angel possa...”
“...di
Leo...
“...o
Donnie?”
Si
erano alternate, troppo sconvolte dalla possibile verità da
riuscire
ad articolare per bene.
“Beh,
spero che sia o Leader o Einstein, perché se fosse Mikey non
glielo
lascio di certo! E dubito Isa le lasci suo marito, dopo tutta la
cerimonia” sbuffò Sam con una scrollata di spalle.
Poi rivolse
loro un sorriso smagliante.
“Vado
ad indagare. E a darle fastidio!”
Sparì
in un lampo, urlando “Oh, Angie” a voce alta,
seguendo la
fuggitiva con velocità e decisione.
“Possiamo
essere state così stupide da non vedere la verità
per tutto questo
tempo?” chiese April quando i loro sorrisi si infransero.
“Forse
non stupide, ma non avevamo motivo di sospettare... spero solo che
sia vero! Se Angel fosse davvero interessata ad uno di loro e quello
ricambiasse... sarebbe un sogno!” ridacchiò
euforica Isabel, fuori
di sé dalla gioia.
“Sembra
tutto una favola, in effetti.”
Isabel
si voltò a guardarla e April notò il luccichio
furbo nello sguardo.
“E
non vuoi aggiungere nulla a questa favola?”
sussurrò cospiratoria,
così basso che solo l'amica la potesse sentire.
April
si bloccò, presa in castagna, poi si portò una
ciocca rossa
sfuggita all'acconciatura dietro l'orecchio.
“Sapevo
che lo avevi capito... non so come dirlo a tutti. Insomma, August
è
ancora così piccolo e noi-”
“E
cosa pensi che diranno? Saranno felicissimi di sapere che sei di
nuovo incinta!” la rassicurò Isabel, afferrando la
sua mano.
“È
il terzo! Non lo avevamo programmato! Ma eravamo così felici
quando
sei tornata da noi e nei festeggiamenti io e Casey potremmo non
essere stati molto attenti e-”
“Ok,
sono felice! Ma non voglio sapere i dettagli di come lo avete
concepito, Ape!”
Ridacchiarono,
mentre la tensione si scioglieva dalle spalle della maggiore, con
sollievo per come lei l'avesse presa.
“Tu
e Casey siete felici?”
April
annuì, gli occhi verdi che scintillavano.
“Allora
non hai nulla di cui preoccuparti.”
La
mano dell'amica strinse la sua, forte, e Isabel la guardò
con
confusione.
“Mi
dispiace” mormorò, abbassando lo sguardo, come se
le avesse fatto
un torto.
E
Isabel capì e lasciando andare la sua mano, la
circondò invece
piano, per non far male al bimbo stretto nel loro abbraccio.
“Non
devi. Io e Raffaello non possiamo avere figli, è vero, ma
amiamo i
vostri come se fossero i nostri. E abbiamo voi e tutti gli altri,
abbiamo abbastanza amore attorno.”
April
singhiozzò piano sulla sua spalla.
“Speriamo
che questa sia femmina e non prenda troppo da Casey, per lo
meno”
mugugnò nemmeno troppo seria, facendo sorridere Isabel.
Rimasero
abbracciate per un po', ondeggiando lentamente a ritmo della musica.
“Ok,
la sposa non deve rimanere qua a consolare una donna incinta in preda
agli ormoni” disse alla fine April, tirandosi su e asciugando
una
lacrima solitaria. “Deve ballare con tutti e godersi la
festa. E
ballare soprattutto con suo marito!”
Isabel
girò lo sguardo e vide che Raphael era nelle spire di Casey,
Adam,
Leatherhead e il padre di Steve, tutti gli uomini che discutevano
animatamente di qualcosa che loro non potevano sentire oltre il
frastuono della musica.
“Credo
che per ora mio marito sia off-limits” mormorò con
un sospiro.
“Posso
invitarti io a ballare?” si intromise una voce alle loro
spalle,
calma e pacata.
Splinter
le offriva una mano con garbo, attendendo una sua risposta.
“Sarebbe
un onore, padre” soffiò emozionata Isabel,
afferrandola con
decisione.
Il
vecchio maestro la portò al centro della pista e la
guidò con una
sicurezza che non la stupì, per quanto potesse essere
assurdo vedere
volteggiare con quella leggiadria un ratto umanoide gigante.
Ballarono meravigliosamente, in silenzio e sorrisi scambiati, fino
alla fine della canzone, quando Splinter la lasciò andare e
le
rivolse un inchino, prima di stamparle un bacio sulla fronte, sentito
e accorato.
“Grazie,
figlia mia. Grazie di cuore” le disse semplicemente.
Ma
Isabel capì tutto quello che quel semplice grazie voleva
dire e non
pensava di meritare di essere ringraziata, -semmai era lei che
sentiva di dover ringraziare loro e ogni buona stella che l'aveva
indirizzata sulla loro strada,- ma piegò la testa e
accettò le sue
parole, gli occhi umidi di emozione repressa, stringendo le mani
dell'anziano padre adottivo, ormai suocero, con affetto.
Il
successivo a prenderla per ballare fu Steve, sorprendentemente: il
piccolo, ma nemmeno poi tanto ormai, visto che la sovrastava di
almeno dieci centimetri e continuava a crescere, si muoveva
decisamente impacciato, ma era divertente; era cresciuto
così tanto,
e non solo fisicamente: era diventato più maturo e sicuro di
sé,
fronteggiava a testa alta quello che gli si parava davanti e lottava
per difendere quello che gli era caro.
Non
riusciva a credere che l'anno seguente avrebbe già compiuto
diciotto
anni.
Il
giovane la lasciò andare alla fine della canzone, dandole un
bacio
sulla guancia come saluto e Isabel non resistette all'impulso di
scompigliargli i capelli con fare affettuoso, sicura della sua
reazione: Steve arrossì e iniziò a lisciarli
compulsivamente,
mentre andava verso Uè. Isabel vide il giovane principe
della
dimensione Nexus sorridere affettuosamente al disastro che erano i
capelli dell'amico, prima di aiutarlo a metterli a posto.
Steve
si imbarazzo di più e Isabel rise senza ritegno.
Danzò
anche con Casey, ridendo ad ogni passo sgraziato che l'amico le fece
fare, pure se con aria immensamente concentrata: Isabel
captò il
ghigno di Raphael che li guardava, mentre ballava poco distante con
Angel, al vederla avere a che fare con quello scimmione di Jones. Gli
mandò una linguaccia e continuò a farsi condurre
nella
sconclusionata coreografia di Casey, apprezzando almeno il suo
sforzo.
Tuttavia,
quando la musica cessò ne fu intimamente grata.
“Tocca
a me!” esclamò la voce squillante di Michelangelo,
mentre la sua
mano aveva già afferrato quella di Isabel, attirandola verso
di sé.
Gli
finì dritta fra le braccia e in un secondo si trovo
trascinata in un
ballo frenetico. Ma Mikey era un ballerino fantastico, si muoveva con
un ritmo invidiabile. Non solo, con gesti accorti e prese studiate
riuscì a far ballare anche lei sulla melodia senza farla
stancare
troppo, nel contempo sorridendo come un matto.
Isabel
non credeva di averlo mai visto così sereno e felice come in
quella
giornata.
“Se
anni fa qualcuno mi avesse detto che un giorno avrei ballato con mia
cognata al matrimonio di mio fratello, ti giuro che gli avrei riso in
faccia e avrei detto che fosse il più grande comico del
mondo”
iniziò a dire Mikey tra un passo e l'altro, senza neppure il
fiatone.
“Eppure
eccomi qui, con te, mia adorata sorellina, e a rendere questo giorno
ancora più straordinario, c'è una fantastica
ragazza che ricambia i
miei sentimenti e so che tu pensi che non sia così, ma io so
che è
tutto merito tuo.”
Isabel
scosse la testa con forza, rischiando di far cedere l'elaborata
acconciatura e cadere la corona, e perdendo un po' il ritmo.
“Ma
io non c'entro nulla! Tu hai salvato Sam, sei stato tu a farla
innamorare di te, essendo solo il magnifico uomo che sei. E te lo
meriti, quest'amore che ti sei faticosamente guadagnato!”
Michelangelo
la guardò come mai prima, un misto di dolcezza e
serietà, nascosto
tra bagliori di allegria nei suoi occhi.
“Niente
di tutto questo sarebbe stato possibile se tu non fossi entrata nelle
nostre vite, questo è poco, ma certo. Lo so io e lo sanno
gli altri.
Grazie, sorellina, per aver reso le nostre vite fantastiche.”
Era
inusuale per Mikey lasciar cadere la sua maschera da buffone per fare
un discorso maturo, non che non ne fosse capace, ma generalmente era
una cosa che lasciava fare agli altri se poteva. Ma quella era una
cosa che voleva dirle di persona.
Isabel
si sorprese e dopo un attimo si alzò
cospiratoria in punta di piedi per sussurrargli all'orecchio:
“Non
vedo l'ora anche io di poter ballare con il mio fratellone nel giorno
del suo matrimonio con una certa biondina.”
Mikey
arrossì e perse il ritmo, trascinandola con sé e
sulla coppia alla
sua destra, facendo rovinare tutti a terra. Isabel si trovò
incolume, tenuta su dalle braccia di Mikey, a guardare giù
verso il
cognato in stato di ilarità misto a imbarazzo.
“Isabel!
È stato un colpo davvero basso” la
sgridò senza cattiveria,
mentre lei rideva senza ritegno, ormai.
Lui la attirò a sé e le stampò un
grosso bacione sulla guancia,
ridendo con lei, prima che Sam accorresse insieme ad Angel per
aiutarli a rimettersi in piedi.
Isabel
si sistemò la gonna con ampie pacche, mentre con la coda
dell'occhio
captò Michelangelo e Samantha che si abbracciavano, con
naturalezza
e quasi bisogno, prima di scambiarsi un tenero bacio a fior di
labbra.
Le
si strinse il cuore di dolcezza, di deliziosa felicità
riflesso
della loro.
Anche
Angel al suo fianco aveva assistito alla scena, ma l'espressione sul
suo viso era indecifrabile e Isabel si morse la lingua per non fare
una domanda di troppo.
L'amica
comunque si accorse del suo sguardo, evidentemente, perché
spalancò
gli occhi, come se fosse stata presa in castagna a rubare la
marmellata e con le guance rosse si affrettò a scappare via
con una
scusa.
Isabel
non sapeva proprio che pensarne, Angel era un mistero a cui avrebbe
dedicato il suo tempo nel futuro, nel tentativo di svelarlo
completamente.
Nel
frattempo si trovò a ballare ancora, perché tutti
sembravano voler
danzare con la sposa. Il padre di Steve fu gentile e accorto,
Traximus cortese e calmo nonostante la mole, e la madre di Casey
ballava esattamente come il figlio, in maniera sconclusionata, ma
divertente.
"È
il mio turno, se non ti dispiace” soffiò una voce
non troppo
convinta, quando si trovò a girarsi attorno chiedendo se
qualcuno
volesse ancora ballare con lei.
Donatello
attese che lei annuisse prima di allungare la sua mano e attese
ancora che lei la prendesse con garbo, prima di attirarla con
gentilezza a sé, come se fosse una cosa preziosa da
maneggiare con
cura.
Poi
la condusse sulla melodia chiara e limpida, ritmata quanto bastava,
con naturalezza.
Era
strano vedere l'adorabile e a volte assurdo genio muoversi con tutta
quella sicurezza in un ballo di coppia, non se lo era mai immaginato,
forse troppo abituata a vederlo chiuso nel suo laboratorio o
nell'officina con strumenti e provette in mano, per figurarlo a suo
agio in una pista da ballo.
“Quindi
dottor Donnie ha anche la voce ballerino tra i suoi pregi. Dovresti
smetterla di essere così perfetto: ninja, genio, dottore e
ballerino
e poi che altro? Non dirmi che salvi cuccioli di foca nel tempo
libero o costruisci orfanotrofi a mani nude, perché giuro
che
sfociamo nelle qualità di un principe azzurro”
esclamò lei,
facendolo ridere e arrossire nello stesso istante.
Eppure
c'era un velo di tristezza nei suoi occhi, che Isabel sperò
di stare
solo immaginando.
“Lo
sai che sei magnifico, vero?” gli confessò,
sinceramente.
Donnie
piegò il capo con modestia, troppa modestia, nascondendo il
suo
sguardo dagli occhi inquisitori di lei.
“Sono
io a doverti fare i complimenti, e non tu. E dirti che sei
bellissima, perché è vero, sei stupenda, Isabel,
non sono riuscito
a dirtelo prima.”
Lei
schioccò la lingua contro il palato e lasciò
andare un sospiro
lieve che il genio non sentì.
“È
l'effetto dell'abito da sposa, chiunque farebbe questo effetto se lo
indossasse, perfino Casey” sbottò semi-seria, e
venne ripagata da
un grugnito divertito da Donatello, che si era di certo immaginato la
scena.
“Allora,
hai preso il bouquet, secondo la tradizione sarai il prossimo a
sposarti” continuò poi, sollevando un sopracciglio
cospiratorio.
“È
molto più probabile che sarà Mikey il prossimo a
sposarsi, a dire
il vero, per quanto questa frase sia assurda e non riesco a credere
di essere stato proprio io a dirla a voce alta”
provò a scherzare
lui, e Isabel capì che cercava solo di distrarla.
“Va
bene, allora il prossimo dopo Mikey. O intendi farti soffiare il
posto da Leo?”
Don
fece un buffo gesto che voleva essere un'alzata di spalle, ma
interrotta dal movimento nella danza, e piegò la testa di
lato,
teso.
“Non
credo che mi sposerò mai” confessò suo
malgrado, con la sua voce
dolce e gentile che strideva con la tristezza nelle sue parole.
E
Isabel ci lesse l'umiltà che permeava l'intero essere che era
Donatello Hamato, ma anche tanta insicurezza.
Questa
volta il suo sospiro fu pesante e Don lo sentì in pieno,
perché
sollevò lo sguardo, incontrando il suo.
Gli
occhi di Donnie erano dello stesso colore verde scuro di Raphael e
lei non sopportava di vedere occhi così simili a quelli del
marito
dipinti di quella tristezza.
“Se
lo dici perché non sei interessato a sposarti, ok, comprendo
e
rispetto la tua scelta” lo rassicurò, annuendo
piano per fargli
capire che quel pensiero era valido e giusto come qualunque altro.
“Ma
se dici una cosa del genere perché pensi che non troverai
mai
l'amore, che non meriti di essere amato, allora permettimi di
dissentire, perché qualunque donna, o uomo, o alieno o
qualsiasi
altra forma di vita ruberà il tuo cuore sarà
indubbiamente e
sfacciatamente fortunato, uno dei più fortunati al
mondo.”
Don
trattenne il fiato, forse di emozione, e lei notò il suo
colorito
verde oliva scurirsi nelle guance, la sua bocca si aprì un
paio di
volte per provare a ribattere, ma sembrò ripensarci e con un
timido
ringraziamento strinse più forte la presa nella sua mano e
la
condusse in silenzio, la sua mente persa in chissà quale
ragionamento o pensiero, troppo complicato per poterlo esprimere a
parole.
O
forse era solo paura.
Isabel
rispettò il suo silenzio, rispettò la sua
modestia e sperò solo
che le sue parole, che pensava sul serio, fossero arrivate
all'insicurezza del cognato, incrinandola anche solo un po'.
Donatello
meritava felicità, tutti loro la meritavano, ma Donnie le
era sempre
sembrato il più triste e malinconico dei quattro, come
rassegnato, e
quella era una cosa che le faceva male.
Che
non riuscisse a vedere quanto fosse magnifico.
La
musica finì e Don le rivolse un lieve inchino col capo,
prima di
pensarci e sporgersi verso di lei e poggiarle un timido bacio sulla
guancia, lasciandola andare.
Le
sorrise con affetto, allontanandosi dalla pista con sguardo
meditabondo e sognante e Isabel si chiese cosa mai pensasse.
“Posso
avere anche io un ballo con la sposa?” domandò una
voce conosciuta
alla sua destra, attirando la sua attenzione, facendole dimenticare
all'istante di Donatello.
Si
voltò verso Leonardo, in silente attesa di un suo cenno o
risposta e
si limitò a sorridergli: lui le tese la mano e la
attirò piano a
sé, con gesti calcolati e fluidi, nessuna esitazione o
errore.
“Sei
bellissima” le disse semplicemente, mentre le note di un
valzer si
spargevano intorno. Piuttosto inusuale, ma non era il peggio che
Mikey avesse messo fino a quel momento.
Leonardo
comunque non ne sembrava minimamente scoraggiato, anzi, le sue pose e
i suoi movimenti erano perfetti, degni di un ballerino provetto,
perfino il modo in cui piegava la testa, e riuscì a guidare
lei, una
totale frana in un ballo del genere, quasi con naturalezza.
“Grazie,
anche tu stai decisamente bene in smoking” rispose Isabel
sinceramente, cercando di fare attenzione ai passi senza guardarsi i
piedi come una pivella.
Ed
era vero, Leo in smoking stava scandalosamente bene, e non solo lui,
anche i suoi fratelli e in special modo Raffaello erano
indecentemente attraenti, e quello era un pensiero che avrebbe
portato nella tomba.
Leo
ringraziò distrattamente, ogni attenzione al ballo, e Isabel
si
sentì come se non stesse toccando il pavimento da quanto
veloce lui
si muovesse e la facesse muovere, e lei dava l'impressione di sapere
quello
che stesse facendo.
“Ok,
è assurdo, devo chiederlo: dove diamine avete imparato tutti
a
ballare così bene? Non è possibile che vi
muoviate tutti con
un'eleganza e una sicurezza che non ci sia aspetta di certo da
quattro gigantesche tartarughe mutanti!”
Leonardo
la occhieggiò impassibile per un secondo, altero nella sua
statuaria
bellezza.
Dio,
avrebbe potuto partecipare ad una gara di ballo da sala e vincere
anche. Tuttavia Isabel notò l'angolo delle sue labbra che
lottava
per non incurvarsi all'insù,
“Fa
parte dell'allenamento da ninja, a dire il vero. Abbiamo imparato da
piccoli a lottare, sparire nelle ombre, lanciare shuriken e
ballare”
disse infine con tono sostenuto, quasi come se fosse vero.
Isabel
scoppiò in una grossa risata e fu gratificata dal sorriso
che infine
Leonardo si lasciò scappare, per averla fatta divertire.
Volteggiarono
delicatamente, ridendo quietamente tra loro.
“Sei
felice?” le chiese Leo, d'un tratto, facendola scivolare
sulle note
della musica.
Isabel
piantò gli occhi nei suoi e annuì.
“Sì,
sono davvero felice.”
Rimasero
a fissarsi per qualche altro attimo, mentre la canzone arrivava quasi
alla sua fine, le note melodiose e tristi.
“E
tu, Leo?”
Lui
piegò la testa, e non per effetto della coreografia, e i
suoi occhi
scuri scintillavano di dolcezza.
“Sì,
lo sono. Sono davvero felice per voi. Ve lo meritate, tutto questo e
anche di più. Sono felice, cara cognata”
confessò, rimanendo ad
ammirare il sorriso emozionato che apparve nel viso di Isabel al
sentirsi chiamare così da lui.
Con
un gesto deciso, ma gentile, la accompagnò nell'elegante
casquè,
tenendola in sospeso con un tocco fermo sulla schiena per qualche
secondo.
Sentirono
entrambi dei lievi applausi in sottofondo, ma non ci fecero caso.
Quando
Leo la riportò su, le circondò delicatamente il
viso con le mani e
le piantò un bacio lieve sulla fronte, fraterno.
“Stagli
dietro, ok? Ti darà il tuo bel daffare, ma tu non farti
mettere i
piedi in testa. Se c'è una che può farcela, sei
tu” le disse
ritornando a guardarla, con divertimento e affetto.
Isabel
annuì commossa, non fidandosi più di tanto della
sua voce al
momento.
Leonardo
la lasciò andare e le prese una mano, facendole un lieve
inchino,
pronto a congedarsi.
“Posso
avere mia moglie indietro?” chiese gentilmente una voce
profonda di
fianco a loro.
Si
voltarono entrambi ad osservare Raphael, con una mano tesa in
avanti, aperta e in attesa, come un perfetto gentleman.
I
due uomini si scambiarono un'occhiata, poi Leonardo mise la mano di
Isabel che ancora teneva nella sua su quella del fratello.
“Con
piacere, è tutta tua, Raph” esclamò, un
occhiolino complice,
lasciandola andare.
Il
sorriso di Raphael era lo specchio di quello del fratello maggiore, e
con un cenno lieve della testa gli disse più di quanto non
riuscisse
a fare a parole.
Il
leader sparì in un lampo, lasciandoli da soli al centro
della pista,
mentre le note di una nuova canzone si diffondevano attorno a loro.
Isabel
conosceva quella canzone e l'amava.
Raphael
la circondò per la vita e lei allacciò le sue
braccia al collo di
lui, lo sguardo perso in quello del marito.
Danzarono
lentamente sul ritmo lento e dolce, fronte contro fronte, spezzato
ogni tanto dal suono graffiante delle trombe, senza bisogno di dirsi
nulla, godendosi ogni istante dell'inizio della loro vita assieme.
Se
solo pensavano a tutto quello che avevano dovuto passare per arrivare
a quel momento di pura felicità, sembrava davvero tutto solo
un
sogno.
“Sei
felice?” sussurrò Isabel.
“Perché io lo sono. Sono
schifosamente felice, Raffaello.”
Il
mutante sorrise alle sue parole dolci e tuttavia crude, come solo lei
sapeva essere.
La
presa sulla sua vita si fortificò per un attimo, quasi con
possesso.
“Non
credo di essere mai stato più felice in tutta la mia
vita” ammise,
anche se sapeva di suonare sdolcinato. Ma con Isabel poteva essere
anche quello senza vergogna.
Il
sorriso che illuminò il viso di Isabel mentre si sporgeva
per
baciarlo era tinto di amore e una punta di malizia, prometteva
dannazioni e benedizioni insieme.
“E
aspetta di vivere il resto della nostra vita insieme, Raffaello, il
meglio deve ancora venire” proferì, prima che le
sue labbra si
chiudessero su quelle di lui, in un bacio totale.
La musica finì, ma loro non se ne accorsero e continuarono a danzare, ignari perfino degli applausi fragorosi e dei fischi dei loro amici e della loro famiglia, tutti uniti nel giorno più bello della loro vita.
Note:
In principio Isabel doveva chiamarsi Aurora, un nome che amo e che avrei voluto mettere ad una mia ipotetica figlia, se mai ne avessi avuto una, ma dato che c'erano già Angel e April che iniziavano con la lettera 'A' poi il nome è stato cambiato, comunque Aurora è rimasto come suo secondo nome.
Jervis
e Michelle sono riapparsi per la cerimonia, e mi è piaciuto
ritrovarli un po'.
Raph
Principe Consorte è buffo come concetto, e non è
importante in
effetti, ma sì, il nostro Raph ha sposato una regina, quindi
è
entrato nella famiglia reale.
Questo
capitolo è ridondante, non so nemmeno quante volte si
ripetono le
parole ridere, sorridere e abbraccio, in tutte le loro declinazioni,
è puro fluff, ma penso che dopo tutto il dolore di questa
storia
fosse necessario e io l'ho trovato come un balsamo per il mio animo.
Spero
che a voi sia piaciuto.
Spero
che questo epilogo vi sia piaciuto, che siate stati contenti di
ritrovare certi personaggi, delle loro reazioni, di tutta la
cerimonia in generale.
Non
riesco a credere di aver finalmente finito questa storia dopo cinque
anni.
È
passato così tanto tempo, sono successe così
tante cose, ma ho
continuato a pensare a questa storia, al desiderio di finirla.
Sono
davvero molto felice di esserci riuscita, sento un senso di
completamento, eppure mi sento anche un po' triste. Mi
mancherà
infinitamente.
Ora,
'Don't let me go' è terminata, ma la serie 'Heart's
Mutation' non è
ancora completa.
Manca
l'ultima storia, “The best is yet to come”, che
viene citata alla
fine di questo capitolo: la canzone che Isa e Raph ballano alla fine
è “The best is yet to come” di Frank
Sinatra, e la promessa che
lei gli fa “il meglio deve ancora venire”
è proprio la sua
traduzione.
Non
so quanto ci metterò a finirla, non voglio fare promesse che
non so
se riuscirò a mantenere, ma sappiate che la
finirò. Ci metterò
anni, forse, ma la finirò.
E
il primo capitolo è già postato, corretto a tempo
record, bruciavo
dalla voglia di iniziare una nuova storia insieme a voi, per chi
vorrà seguirla.
Ringrazio
tutti voi che mi avete accompagnato in questa avventura, con pazienza
e gentilezza, e spero che stiate bene, soprattutto in questo periodo
duro.
Vi
abbraccio digitalmente, l'unico contatto concesso in questo periodo
buio, ma un abbraccio sincero e pieno di affetto.
C'è
sempre la luce dopo l'oscurità più nera.
Abbraccio,
Switch