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Autore: Maura85    11/05/2005    1 recensioni
Questa fic l'ho scritta un anno fa, tentando di immaginare una qualche vecchia amicizia di Severus Piton quando ancora era studente... Forse è meglio che vi spieghi il mio personaggio, Zaria: è una serpeverde imbranata come pochi a scuola, ma abilissima al Quidditch. Ha conosciuto Severus durante la notte di natle, scambiandolo per un ladro ed immobilizzandolo (e ovviamente lasciandocelo fino a fine incantesimo, dato che non ricordava più la formula per scioglierlo...), ma questa è un'altra storia, che posterò magari... beh se vedo che vi interessa ;)
Sono mooolto graditi commenti e consigli!
Genere: Avventura, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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2.

“Ma cosa cavolo stai facendo?” Zaria si esibì in una profonda virata, aiutando Severus a riacquistare l’equilibrio. “Sei capace a stare su di una scopa?”
Lo sguardo che lui le rivolse fu a metà tra una risposta ed una promessa di omicidio. E allora lei capii perché il provino che Severus aveva sostenuto tre anni prima per essere ammesso alla squadra di Quidditch fosse ancora una leggenda che faceva sbellicare gli studenti più anziani.
Si sporse, afferrando con fermezza la punta della sua scopa ed orientandola nel modo giusto.
“Ecco, così dovresti evitare di precipitare, credo.” le sfuggì un sorriso. “ E non guardarmi così! Sei uno studente brillante in tutto, che importa se ti supero con le scope?”
“Già, ma in quel gran bell’ambiente che è la nostra scuola pare che il sapere conti ben poco… ma in fondo è meglio sapere cosa è un bezoar, che essere l’idolo di tutti!, non trovi?”
Zaria, che ignorava nel modo più totale cosa diamine fosse quel bezoqualcosa, preferì non ribattere, impegnandosi nella ricerca del punto più adatto dove atterrare; e cercando ciò che aveva lasciato nel bosco.
“In effetti”, proseguì lui, imperterrito, “Questo discorso può essere discriminatorio nei confronti di chi non capisce Pozioni nemmeno con tre ore di ripetizioni da parte degli amici…”
“Se non la pianti ti disarciono.” Lo interruppe Zaria, che forse un po’ tarda lo era, ma l’allusione l’aveva colta subito. “Ti disarciono e ti lascio dove caschi.”
“Coda di paglia, Signorina Guytt?”
“Cosa? No, la mia scopa è di saggina…”
“Grazie per aver confermato le mie tesi riguardo le capacità intellettive dei giocatori di Quidditch.”
“Non capisco…”
“Grazie per l’ulteriore conferma.”
Ancora un poco confusa ma chissà perché convinta d’aver fatto la figura della cretina, Zaria scelse finalmente una piccola radura quasi nascosta dagli alberi, ed insieme inziarono la discesa.
Eccoli lì, due studentelli di Hogwarts, lui fin troppo alto e scarno, lei così bassa ed esile, soli di notte nella Foresta Proibita…
“Aghiacciante.” commentò piatto Severus, poggiandosi la scopa sulla spalla. “Allora, dove siamo diretti? Cerchiamo di fare in fretta!”
“Beh, ecco…”
“Non dirmi che ti sei persa…”
“No, non è questo! E’ solo che… insomma, mi devi promettere che non dirai una sola parola di quello che vedrai stanotte! Me lo prometti?” lui le rivolse uno sguardo di sufficienza, ma dentro la sua testa molte rotelle avevano già preso a girare, formulando le ipotesi più disparate, da ha-ucciso-qualcuno-e-ne-ha-nascosto-il-corpo a magari-vuole-dirmi-che-le-piaccio. Scartò immediatamente quest’ultima.
Zaria si avviò verso la fine della radura, addentrandosi nel fitto della foresta, seguita da quell’ombra nera che era Severus, silenzioso e carico di adrenalina per la scoperta che di lì a poco avrebbe fatto.
Camminarono così, per circa dieci minuti, fino a quando non giunsero ad un maestoso albero, dal tronco bicentenario, sotto al quale… sotto al quale…
Sotto al quale era accucciato un cucciolo di unicorno, dallo splendido colore dorato e una profonda ferita lungo il fianco. Qualcuno lo doveva aver ferito e lasciato a morire lì.
Zaria si chinò su di lui e questi, appena l’avvertì, emise un dolce verso, a metà tra un nitrito e un belato. Era una nobile creatura; sapeva che erano lì per aiutarlo.
“E’ per lui che siamo qui?” sibilò Piton. “E’ per questo… coso che scappavi nel cuore della notte nella Foresta Proibita?”
“Sì, per lui” Zaria fece scorrere una mano sul suo morbido manto, attenta a non sfiorare la ferita. “L’ho notato oggi mentre sorvolavo questa zona con la scopa, durante l’allenamento.”
“Ci vedi bene.”
“Ho visto il suo riflesso dorato, m’è sembrato il boccino. Quando ho capito cos’era e che era ferito, mi sono ripromessa di venire qui, a curarlo.”
“Che schifo; non è che sei una Grifondoro infiltrata, eh?”
“Sapevo che mi avresti preso in giro; chiunque prenderebbe in giro una Serpeverde che cura un unicorno! E’ per questo che sono venuta di notte.”
“Ma… ehm… ma non ti è nemmeno passato per la mente di dirlo all’insegnante di Cura delle Creature Magiche?”
“Cura delle Creature Magiche? Cos’è?”
“Oh, è vero, sei solo al secondo anno… Non hai ancora materie facoltative…” Si accucciò con gentilezza accanto a lei. Ma guarda in che situazione stupida si era andato a cacciare, perché aveva voluto accompagnarla a tutti i costi?
Perché mandare una ragazzina sola nella Foresta Proibita significava averla sulla coscienza; e allora Piton una coscienza l’aveva ancora: non troppo immacolata, forse, ma c’era.
“E’ la cosa più bella che io abbia mai visto.” parlava in un sussurro, quasi avesse reverenza per quell’indifesa creatura.
“Inutile negarlo: sei proprio una Grifondoro infiltrata!” Le sue parole erano state dure, ma dentro di sé non poté evitare di pensare che, sì, era davvero bellissimo. Zuccheroso da far venire il diabete, ma bellissimo. “Cosa avresti intenzione di fare, adesso?”
“Incantesimo Guaritore!” esclamò, felice di avere, per una volta, la risposta giusta.
“Se mi permetti un’osservazione, è un incantesimo che in mano tua potrebbe rivelarsi… ah… distruttivo?… Posso?” senza aspettare una sua reazione, allungò la mano verso la ferita del cucciolo, mormorando parole in antico idioco, la lingua dei druidi del nord Africa. A poco a poco, la pelle dell’animale si animò, cominciando a riparare quelle grande e feroce spaccatura.
Piton poggiò l’altra mano a terra, mentre l’incantesimo di guarigione risucchiava inesorabile gran parte delle sue energie; energie che stava impegnando per curare un unicorno. Ridicolo; stupido e ridicolo. Però Zaria aveva un’espressione di pura gioia stampata in volto, e per un attimo lui si domandò se mai la ragazza avrebbe guardato così lui e non un animale.
Erano molte le sbruffoncelle cui, negli anni precedenti, aveva chiesto di uscire, beccandosi ogni volta una sonora risata in faccia; ah, ah, ah, stare con te? Non essere ridicolo…
E Zaria non sarebbe certo stata diversa, così giovane, ma così carina da attirare come avvoltoi ragazzi anche molto più grandi… come lui…
Il piccolo unicorno tentò a fatica di sollevarsi sulle quattro zampe, operazione che portò ad un risultato piuttosto traballante, ma che in ogni caso li riempì di letizia.
“Sta meglio! Hai visto, sta meglio! Bravo!” Gli prese la mano e gliela strinse energicamente, sballottandolo su e giù, senza capire che guarire quella bestiaccia lo aveva quasi del tutto prosciugato.
“Grazie, sì…” balbettò mentre il mondo aveva preso a girare come una trottola “Ora che ne diresti di… ehm…” E tutto divenne buio.
  
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