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Autore: Esca_    27/03/2020    2 recensioni
Hermione vide Joyce, se stessa, e un nuovo risvolto della sua vita, positivo o negativo che fosse. Holden.
Era pericoloso, lo sapeva, ma avrebbe potuto aiutarla ad andare avanti.
Andare oltre Ron e Michael, oltre tutto ciò che aveva scritto e che si portava dentro. Oltre tutto ciò che nemmeno lei sapeva di avere dentro di sé.
Nonostante tutto, però, era pur sempre Malfoy, serpe o furetto che fosse.
E lei, poi, era una Grifondoro come mai lo era stata prima. Fiera e testarda come sempre, mai disposta ad abbassare la testa.
Forse, però, questa volta sarebbe stata costretta a farlo.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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CAPITOLO XV - FOGLI SPARSI

Steso nel buio di una domenica mattina, Harry fissava la pergamena sparsa sul suo letto.
La storia di Joyce, ancora senza un titolo, giaceva silenziosa attorno a lui. Per la terza volta in poco tempo, il segreto di Hermione era venuto di nuovo alla luce e le sue parole erano state lette e rilette.
Adesso, in quel momento speciale in bilico fra la notte e l’alba, Harry ebbe quasi l’impressione che le pagine lo stessero osservando. Attraverso le parole scritte in fretta e le lettere accavallate le une sulle altre, gli sembrava che lei stesse lì a guardarlo e che aspettasse solo di essere capita.
Una parte di sé sentiva di aver violato quel lato così intimo che gli era stata nascosto fin’ora. Quando Ginny gli aveva mostrato il cofanetto ricolmo di fogli, Harry aveva arretrato istintivamente di un passo, quasi inorridito al pensiero di invadere una parte così profonda della sua migliore amica senza che lei lo sapesse. Il suo spirito leale era divampato all’improvviso e lo aveva combattuto per ore, ripetendogli che quelle parole erano di Hermione e basta e che lui non avrebbe dovuto leggerle.
A riscuoterlo era stata, sì, la paura per quella sparizione improvvisa, ma soprattutto, anche se non lo avrebbe mai ammesso a voce alta, la profonda gelosia che lo aveva infiammato. L’idea che Malfoy avesse conosciuto quel lato di Hermione prima di lui era insopportabile, per quanto Ginny gli ripetesse che non era poi così malvagio.
«Ginny, è Malfoy. Per favore, Malfoy.» le aveva ripetuto esasperato, fino a quando non era rimasto solo con la scatola e quella storia nascosta. E anche dopo, in realtà, aveva continuato a ripeterlo per un po’ prima alla porta e poi a se stesso.
Ora che si guardava attorno, con la bocca secca e gli occhi gonfi di sonno, Harry cercò di scendere a patti con quelle sensazioni così diverse fra loro e nate poco a poco, parola dopo parola. Il sollievo per aver capito finalmente cosa avesse vissuto Hermione in tutto quel tempo si mischiava al senso di colpa per non averla aiutata e alla rabbia per i sentimenti che provava per Malfoy, per quanto a parlare fosse solo Joyce.
Alla luce della sua bacchetta, tornò a guardare quel miscuglio di fogli e pensò che, tutto sommato, anche lei doveva aver combattuto. Se con se stessa o con Malfoy, non avrebbe saputo dirlo.
Sfogliando le innumerevoli pagine sulla rottura con Ron, passò delicatamente le dita sulle tracce delle lacrime asciutte sull’inchiostro sbavato, come a voler accarezzare la ragazza fragile e disillusa che le scriveva.
Pagina dopo pagina, aveva finalmente collegato tutti gli strani atteggiamenti di quel periodo e ogni volta il suo cuore si era stretto un po’ di più. Hermione con la gonna più corta, con gli occhi gonfi o persi nel vuoto e con la divisa che le stava sempre un po’ più larga. Tutte queste versioni di lei avevano preso senso una dopo l’altra, accusandolo in silenzio di non essersi accorto di nulla.
Persino quella nuova elettricità degli ultimi giorni non era più un mistero.
Alla fine, erano sempre Harry ed Hermione, gli stessi che si aiutavano con una sola mano e parlavano senza bisogno di parole. Adesso che sapeva di Malfoy e del libro, Harry diede un senso all’eccitazione nascosta dietro ai libri, al suo perentorio sedersi di spalle ai Serpeverde e alle sparizioni in mezzo ai corridoi. Un’ulteriore fitta al cuore gli fece rendere conto del perché stesse scoprendo solo adesso quelle nuove sfaccettature della sua migliore amica.
Lui e Draco erano nord e sud e sempre lo sarebbero stati, lei lo sapeva benissimo.
Eppure, una parte di sé gli fece promettere di ringraziare Draco, subito prima di minacciarlo, magari. E se li avesse mai rivisti vivi.
Cercando di riflettere sul da farsi, Harry tornò all’ultima pagina della storia, un po’ sperando in qualche nuovo indizio, un po’ per capire cosa diavolo ci trovasse in uno come il Furetto.

Quel mattino, mangiando la marmellata, Joyce aveva capito che Michael non esisteva più.
Con la stessa semplicità con cui stava imburrando il suo toast, si era resa conto che aveva smesso di pensarlo, di cercarlo per i corridoi e persino di sognarlo.
Si era liberata di Michael chissà quanto tempo prima e se ne accorgeva solo ora.
Aveva alzato la testa soddisfatta e guardato Ginny, pronta a riferirle questa nuova scoperta, ma il sorriso le era morto sulle labbra. Da qualche tavolo più in là, Holden la stava fissando.
Persino da quella distanza Joyce vide i suoi occhi grigi e limpidi e si sentì stringere il cuore.
Holden la guardava come un animale braccato che pregava il suo cacciatore per un po’ di cibo.
Se tutto questo era difficile per lei, quanto doveva esserlo per lui?
Continuando a guardarlo, poteva quasi vedere la battaglia sanguinosa che andava avanti dentro di lui da giorni. Vedeva l’orgoglio combattersi con il suo amor proprio e il Serpeverde strisciare contro il Grifondoro, forse per ucciderlo, forse per stringerlo più forte.
Occhi negli occhi, Joyce si alzò dal tavolo e lui la imitò istintivamente. Il suo cuore scalpitava ed era quasi sicura che, senza tutte quelle persone lì attorno, avrebbe sentito anche quello di Holden.
Si trovarono all’ingresso della Sala Grande, quasi fianco a fianco ma senza parlarsi.
Lui le andò contro la spalla.
«Attenta, Collins, o potresti farti male.»
«L’unico a farsi male potresti essere proprio tu, Murray.»Due mani strette sotto il mantello e una promessa velata per quella notte, si allontanarono in direzioni opposte. Quando Joyce si affacciò dal terzo piano, Holden aveva già lo sguardo rivolto in alto a cercarla. Argento e oro, una promessa silenziosa.

Harry sospirò un’ultima volta.
Appena trovata, Hermione avrebbe dovuto spiegargli parecchie cose.

Quel mattino, la Sala Grande era in fermento.
I posti vuoti di Hermione e Draco spiccavano come non mai, persino in quel sabato mattina.
Scambiandosi degli sguardi silenziosi e consapevoli con Ginny, Harry comprese ulteriormente cosa avesse vissuto la sua migliore amica. Sapendo di non poter ancora parlare davanti a Ron, i due si limitavano a guardarsi e a rimandare la conversazione ad un altro momento.
Harry sorseggiò il suo caffè in silenzio, indeciso sul da farsi, fin quando Ginny non gli sferzò un calcio sotto il tavolo con un cenno d’urgenza con la testa.
Per l’ennesima volta in quella mattinata già infinita, Harry sospirò.
«Ron, amico, io e Ginny andiamo a studiare. Devo aiutarla con Pozioni.»
Ron lo guardò stralunato fermando a metà strada la forchetta. Dopo un secondo di indecisione, poi, scrollò le spalle.
«Contento tu. Attento, quando si tratta di Pozioni diventa una vipera.»
Harry alzò lo sguardo verso Ginny, che già gli sorrideva alle spalle del fratello, e strinse le labbra per non sorriderle a sua volta.
«Beh, immagino starò attento. A dopo.»
Gli lanciò un ultimo sguardo lasciando la sala, confortato dal vederlo così impegnato nella colazione. Salendo per le scale, lui e Ginny non parlarono, aspettando di arrivare in camera.
Harry si sentì più leggero quando vide la Sala Comune silenziosa e si chiese per quanto tempo ancora sarebbero riusciti a mantenere il segreto.
Prendendo la mano di Ginny, la trascinò nella sua camera e chiuse la porta a chiave, stringendola subito a sé. Il suo corpo non gli era parso mai così bello come in quegli ultimi due giorni segreti. Sentendola sorridere fra le sue labbra, Harry si allontanò e la ammirò alla luce del sole.
«Ad ogni bacio che ti do, mi sento stupido per quelli che non ti ho dato prima.»
«Allora continua a baciarmi, così saprai che avevo ragione io.»
Stesi lì vicini, al sicuro da occhi e orecchie indiscrete, i due ripresero finalmente il discorso in sospeso. Ginny raccolse con cura le pagine della sua amica e le depose nella scatola di legno.
«Alla fine non hai retto, eh?»
«Già. Lo avrò letto almeno tre volte e ancora non ci capisco nulla. Tu sei davvero sicura che Holden sia Malfoy?»
«Harry, me lo ha detto lei stessa. E poi, avessi visto quando il Furetto è venuto per chiederle altre pagine. Era disperato, te lo dico io.»
«Malfoy disperato per Hermione. Gin, è inutile. Non ci crederò finché non lo avrò visto con i miei stessi occhi.»
Ginny ridacchiò, dandogli un colpetto sulla spalla.
«Piuttosto, dobbiamo tirarli fuori dai guai.»
«Lo so, Ginny, lo so. Credo che Bellatrix abbia lanciato qualche maleficio a Draco. E anche abbastanza doloroso, per farlo urlare in quel modo.»
«Quindi che si fa? Una gita nel reparto proibito della biblioteca stanotte?»
«Immagino di sì. Io farò una gita, tu non andrai da nessuna parte. Se Gazza dovesse beccarci sarebbero guai seri stavolta.»
«Ah ah. Non fosse stato per me saresti ancora a zero. Io vengo con te, non si discute.»
Harry guardò la sua nuova ragazza scoraggiato.
Sarebbe stata una ricerca molto lunga.

  
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