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Autore: EleAB98    28/03/2020    6 recensioni
(SERIE 1*) Hollywood U è una delle università più prestigiose della California.
Jane McMiller, ragazza ambiziosa dotata di grande talento, ha un sogno: diventare un'affermata regista. C'è solamente un ostacolo che s’interpone tra lei e il suo sogno. Thomas Hunt, infatti, il professore più in gamba dell'università, non le darà certo vita facile.
E come se non bastasse, la giovane ragazza si ritroverà, ancora una volta, a scegliere tra l'amore e la carriera.
Due mondi apparentemente inconciliabili, uniti da un filo sottile. Due mondi destinati a scontrarsi con la forza più misteriosa e allo stesso tempo più potente. La forza dell'amore.
Di un amore proibito che li sconvolgerà totalmente...
NOTA: Sono presenti delle citazioni tratte dal romanzo Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'Alunna e Il Professore'
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“Addison! Addison, aspetta!”

La ragazza si fermò di scatto, di fronte all’aula del professor Hunt.

“Hey Jane, buongiorno eh! Come mai tanta fretta? Manca ancora parecchio tempo all’inizio della lezione.”
“Lo so benissimo, ma è successa una cosa incredibile che merita senza dubbio di essere raccontata!”
“Per entusiasmarti così tanto, deve essere per forza accaduto qualcosa di interessante... Dai racconta, non tenermi sulle spine!”
“Non crederai mai a quello che ho visto! Il professor Hunt tra le braccia della Singh!” esclamò Jane con enfasi.

“No, non è possibile!” ribatté Addison, incredula. “Ma stai scherzando? Li avrai certamente confusi con qualcun altro.”
“Non sono stupida Addi, ti dico che li ho visti... Non so di cosa stessero parlando, ma si sono scambiati un abbraccio, e...”
“D’accordo, ma null’altro, giusto? È stato sicuramente un semplice abbraccio tra amici. È perfettamente normale.”
“Sì, può essere. E pensare che ieri sera mi stavo addirittura preoccupando per lui...”

Addison sembrava non capire.

“In che senso ‘ ti stavi preoccupando per lui’? Ti ricordo che è un semplice professore...”
“Lo so, ma anche lui avrà dei sentimenti, no? Ti spiego...”
“Già... Sono proprio curiosa di sentire le ‘tue spiegazioni’.”

Jane alzò gli occhi al cielo, ignorando lo spirito satirico dell'amica.

“Ecco, ripensavo ai suoi discorsi dell’altro giorno riguardanti l’impossibilità di innamorarsi all’interno del contesto lavorativo, e...”

“E allora?”

“Da come ne ha parlato, sembrava che ne fosse uscito veramente a pezzi dalla relazione con Priya... Invece no, a quanto pare.”

“Ma sei proprio sicura che stesse parlando di lei? Perché magari si riferiva a un’altra donna... A una donna che forse ha conosciuto molto tempo prima di lei.”

Jane si mostrò assai dubbiosa, benché dovesse ammettere l’esistenza di quell’eventualità.

“In effetti, a questo non avevo minimamente pensato... Però l’abbraccio tra i due c’è stato, e...”

“E non credo siano affari che la riguardano, signorina.”

A Jane si gelò letteralmente il sangue. Chiaramente, quella voce non era di Addison. Il professor Hunt si trovava proprio dietro di lei.
 

Quanto aveva effettivamente ascoltato di quella conversazione?

 
Addison scrutò Jane con la coda dell’occhio pensando all’inevitabile disastro che, di lì a poco, si sarebbe creato. Avevano sbagliato entrambe a intavolare una conversazione proprio davanti alla classe del professore di cui stavano sparlando. Con coraggio, Jane si voltò, e lo sguardo severo e autoritario di Hunt non fece altro che aumentare a dismisura la sua agitazione.

Calma e sangue freddo, si disse.

Il professore riprese il meticoloso ‘intessimento’ del suo breve quanto rigido predicozzo per altri pochissimi secondi, che a Jane parvero essere interminabili.

“Dovrebbe essere a conoscenza del fatto che alimentare pettegolezzi riguardo i suoi amici, colleghi o... qualunque altra persona che faccia parte di quest’università non è certo questione di sua competenza, signorina.” riprese il professore, accompagnato dal suo solito autocontrollo condito, però, da un tono decisamente contrariato. ”E ora la prego, entri in classe. Avrei bisogno di effettuare una verifica orale immediata.”

Verifica orale?

Immediata?

Era questa la punizione che il professore aveva architettato per lei? Oppure, la ragazza aveva dimenticato di adempiere ai suoi doveri accademici?

Jane diede un ultimo sguardo ad Addison la quale, essendo molto dispiaciuta e preoccupata per lei, cercò di ricambiare la sua occhiata con un’espressione rassicurante.
La cosa non parve funzionare, comunque. L’agitazione di Jane stava palesemente aumentando.

“Bene ragazzi, spero per voi che abbiate letto ciò che vi avevo assegnato la scorsa volta in classe. Pagina 32, sezione 5, paragrafo 3.” esordì Thomas, non appena entrato in aula.

Diamine, me ne ero proprio dimenticata!

Jane maledisse se stessa per aver trascurato l’importante compito che le spettava quei giorni addietro. Adesso come avrebbe fatto a cavarsela e a spuntarla contro ‘l’indistruttibile’ professor Hunt?

“Bene signor Moore, vorrebbe esporre alla classe i contenuti salienti di tale paragrafo?”

Wow, era stato più facile di quanto pensasse. Thomas non si era affatto vendicato di lei, come aveva inizialmente pensato.

“E lei, signorina Jane...”

Come non detto.

“Dato che ama molto intrattenersi in istruttive conversazioni, nonché approfondire la conoscenza di numerosi particolari... le dispiacerebbe ampliare i concetti esposti man mano dal suo collega, nel frattempo ch’egli si appresta a redigere il suo discorso?”

In quell’istante, Jane doveva assolutamente inventare una scusa plausibile o, perlomeno, tentare di mostrarsi abbastanza convincente in modo da evitare un altro pesante rimprovero da parte di Hunt.

“Mi scusi professore, ma non mi sento molto bene. Le dispiace, se...”

Thomas la guardò dritto negli occhi, con aria di sfida.

“Davvero? Eppure mi è sembrato che, fino a pochissimi secondi fa, lei stesse benissimo. O sbaglio?”
Proprio quando Jane stava per controbattere alla sua affermazione, Hunt fece un qualcosa di decisamente inaspettato.

“Signor Chan, vuole venire in soccorso alla sua collega?”

La ragazza tirò un sospirò di sollievo, ma non poteva dirsi ancora del tutto tranquilla. È vero, lo studente William Chan aveva acconsentito alla richiesta del professor Hunt; ma se quest’ultimo avesse, nel frattempo, annotato la sua totale mancanza di preparazione nella sua agenda o, ancor peggio, avesse ben presto preso dei provvedimenti disciplinari che avrebbero potuto metterla in guai seri?

Doveva assolutamente scusarsi con il professore: dopo la lezione, sarebbe andata a parlargli. Ma con quale coraggio?

A stento, Jane guardò il professor Hunt: apparentemente, l’insegnante sembrava aver già dimenticato ciò che poco prima era successo. Ma nel profondo, lei sapeva benissimo che non era affatto così e che quel professore gliel’avrebbe fatta pagare al momento giusto.
Comunque, l’ora di lezione trascorse fin troppo velocemente perché Jane potesse accorgersi che il momento delle fatidiche scuse era inevitabilmente arrivato.

La ragazza si alzò lentamente dalla sua postazione. Il professore, nel frattempo, stava rimettendo a posto le sue cose nella valigetta e, per un breve istante, Jane pensò che non fosse il caso di disturbarlo.
Scosse la testa con viva disapprovazione nei riguardi di se stessa. Ormai, lei non poteva più tirarsi indietro. Doveva farlo, altrimenti avrebbe senz’altro peccato di codardia. E lei non era affatto una codarda, anzi. Aveva fegato da vendere.

Inoltre, profondergli delle scuse era assolutamente il minimo che potesse fare per evitare – o quantomeno illudersi di poterci riuscire – le possibili conseguenze che senz’altro sarebbero derivate dal suo recente comportamento, sebbene la ragazza fosse convinta che ciò sarebbe servito a ben poco.
Con grande coraggio, Jane si avvicinò ulteriormente alla cattedra di Hunt ma, ancor prima che la studentessa potesse cominciare a elargire il famigerato discorso che aveva preventivamente e accuratamente preparato, Thomas anticipò le sue giustificazioni.

“Se lei ha intenzione di parlare con me per porgermi delle scuse, può benissimo risparmiarsele.”
“Mi dispiace professore, io non...”
“E se stava venendo qui in cattedra per domandarmi se ho registrato la sua totale mancanza di preparazione, come suppongo che sia, può benissimo risparmiare il fiato anche per questo. Non ho apposto alcuna nota negativa sul suo conto soltanto per il semplice fatto di dovermi in qualche modo giustificare da quegli insulsi pettegolezzi di cui stava discorrendo con la sua amica. Non sono un tipo così superficiale da non comprendere che, molto spesso, i ragazzi del primo anno provengono ancora da un retaggio prettamente liceale e si prestino dunque, a tale gioco. Io non sono affatto un tipo vendicativo, sebbene lei lo abbia chiaramente pensato.”

Allora - pensò Jane - a cos’era dovuto il motivo della sua pungente ironia, mostrata nell’esatto momento in cui Hunt le aveva rivolto la domanda concernente quel maledetto paragrafo?

“Ma devo dirle una cosa, signorina McMiller. Deve assolutamente modificare la sua attitudine, per lo meno all’interno del contesto universitario, se vuole che la sua futura carriera proceda, almeno idealmente, senza alcun intoppo. Lei ha delle grandi responsabilità e se non reputa se stessa in grado di assolverle, sarà meglio che prenda in considerazione la decisione di lasciare la Hollywood U.”
“Mi sta per caso incoraggiando a farlo?” domandò la giovane con aria confusa e in parte spaventata a causa di quella forte affermazione.

Thomas si avvicinò maggiormente a Jane. In quel momento, la ragazza poté notare i suoi intensissimi occhi color nocciola scrutarla a fondo. Scrutare il fondo dei suoi pensieri, di quei pensieri cui nemmeno lei, in quel frangente, riusciva a dare totalmente ascolto.

“Vede signorina McMiller, lei e soltanto lei è padrona delle sue scelte. Si domandi – se non lo ha già fatto – il motivo per il quale si trova qui, proprio in quest’università. Sono convinto che troverà immediatamente la risposta a tale domanda. E sono altrettanto convinto che, se lei non ne avesse avuta almeno una, a quest’ora non sarebbe certamente qui. Pertanto, rifletta bene su ciò che le ho detto.”

Il professor Hunt stava impartendo a Jane l’ennesimo insegnamento, o almeno così sembrava. Pareva proprio che Hunt non smettesse nemmeno per un secondo di ricoprire il ruolo di docente e consigliere degli studenti.
Jane rifletté velocemente su quello che Thomas le aveva appena detto: credeva davvero che lei non fosse all’altezza della situazione e che la giudicasse immatura a tal punto da non poter essere aspirare a quella professione che, un bel giorno, sarebbe andata a esercitare?

Oppure, dietro quelle sue imparziali affermazioni si nascondeva una riflessione ben più profonda, una concezione alla quale soltanto il professore poteva conferire una definizione precisa?

Per quanto si sforzasse, la ragazza non riusciva ancora a comprendere del tutto la reale personalità del suo professore. Il suo discorso voleva essere un consiglio, una critica, o entrambe le cose?

Sfortunatamente, i suoi occhi penetranti non lasciavano presagire nessuna delle due opzioni, dunque Jane ipotizzò che la sua ramanzina avesse un duplice fine.

“La ringrazio, professor Hunt, per questo suo spunto di riflessione. Ma ho già in mente quella risposta di cui lei sta parlando.”
 
Thomas si allontanò da lei, e Jane riprese finalmente a respirare.
 
“Immaginavo, signorina. Adesso può anche andare, ma veda di studiare il paragrafo, la prossima volta. Ed eviti, inoltre, di accampare delle scuse tutt’altro che convincenti. Veda, in futuro, - anche se ovviamente glielo sconsiglio - di inventarsi qualcosa di plausibile e dimostrare maggiore fantasia, se proprio ha l’impellente necessità di giustificare i suoi errori.”

Jane avrebbe voluto sprofondare. Era la prima volta che un professore, per giunta universitario, le ricordava di svolgere i compiti da lui assegnati. Ma d’altronde, se l’era cercata: il professore era riuscito nuovamente a metterla in imbarazzo. In ogni caso, ella avrebbe dovuto cogliere quello screditamento di Hunt come un qualcosa di positivo, come uno sprono a continuare risolutamente il suo percorso.

Non sarebbe stato affatto semplice, però. La giovane, infatti, avrebbe voluto in parte rispondere a quella sua ardente provocazione e difendersi da quelle accuse che, suo malgrado, erano in tal caso veritiere. Tuttavia pensò che se avesse dato ascolto al suo orgoglio rispondendogli a tono, si sarebbe prestata al suo gioco. E lei non gli avrebbe certo dato questa soddisfazione.

A ragion veduta, Jane si limitò a rispondere come una perfetta studentessa modello.

“Non mancherò di farlo professore, promesso. Arrivederci.”

Dove ho già sentito queste parole?, pensò tra sé il professore, visibilmente colpito dall’autocontrollo mostratogli dalla studentessa.

Ovviamente, dall’ultima conversazione che aveva avuto con Jane, solamente qualche giorno fa. Oppure, nei casi più gravi, da una moltitudine di persone ciarlatane e in realtà totalmente immotivate, almeno dal suo punto di vista. Un agghiacciante punto di vista spesso confermato a seguito di un determinato lasso di tempo.

In effetti - e in particolare negli ultimi anni - parecchi studenti gli avevano rifilato fin troppe promesse che, tra l’altro, erano risultate poi rivelarsi totalmente tradite e persino smentite. Eppure, Thomas non aveva mai perduto la fiducia nei confronti dell’istituzione accademica e dell’importante funzione educativa che le competeva.

In cuor suo sperava, infatti, che Jane e gli altri studenti sarebbero riusciti a mantenere la promessa riguardo quegli impegni cui avevano ‘prestato giuramento’, nonché a scongiurare il pericolo di farsi risucchiare dall’inesorabile vortice della notorietà e dalla brama di volerla possedere, a qualsiasi costo.

Persino a costo della loro integrità.
   
 
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