Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Lost In Donbass    28/03/2020    1 recensioni
Le sigarette, le canne, l'alcol e le pastiglie. Le fughe in macchina nella notte, la musica rock nelle casse, le incomprensioni, le liti, i baci appiccicosi. Le merende preparate dalla mamma, le feste sfrenate, la depressione post-adolescenziale, l'anoressia, l'odio per le regole, le paure incomprensibili, gli innamoramenti, l'identità sessuale da scoprire. E soprattutto, le camicie di Oliver.
Sono i ragazzi di Sheffield, distrutti, isterici, depressi e scavezzacollo. Sono la generazione distrutta e questa è la loro storia.
Genere: Angst, Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Universitario
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO SESTO: GIARDINETTE SCASSATE

It's hard to know what's real
Lack of iron and not sleeping
I've seen your face before
But now I feel so used
[Bring Me The Horizon – Like Seeing Spiders Running Riot On Your Lover's Grave]

 

Denis si stava chiedendo cosa stesse succedendo. Era in macchina. Con Oliver. Di notte fonda. Diretti chissà dove.

Si passò una mano tra i capelli e lanciò uno sguardo interrogativo al suo amico, che fissava la strada e stringeva il volante, la camicia appena slacciata e i capelli spettinati. Ovviamente, era contento. Non avrebbe mai pensato che proprio Oliver lo coinvolgesse in una fuga notturna a bordo di una giardinetta decisamente male in arnese. Strofinò le mani contro la stoffa dei jeans e sfarfallò gli occhi. Non c'era quasi nessuno sulla strada, mentre filavano in mezzo alla campagna. Oliver era arrivato da lui poco dopo cena e aveva semplicemente detto “facciamo un giro, Den?”. Denis non se l'era fatto ripetere due volte e l'aveva seguito come un cagnolino, senza porsi domande e ora erano lì, insieme, in silenzio, senza davvero aver capito il perché.

-Oli, dove stiamo andando?- chiese Denis, guardando fuori dal finestrino la campagna inglese che correva veloce.

-Ashford.

-E perché?

-Non so.

Rimasero zitti per minuti interminabili, e Denis si chiese se forse non lo volesse uccidere e buttare nella spazzatura. Sospirò. Intanto la sua era una vita inutile, finire morto nell'umido o meno non faceva differenza.

-Mettiamo un po' di musica? Tipo, la vaporwave? È rilassante.

Oliver scosse la testa, cercò alla cieca nel cruscotto e tirò fuori un cd. Era dei The Jealous Sound. Denis odiava quel disco.

-Metti questo.

-Non mi piace.

-Ma a me sì. Mettilo.

Denis sbuffò ma obbedì e presto la musica di Kill'Em With Kindness invase l'abitacolo. Oliver mosse la testa a ritmo, cominciando a fischiettare e abbassò il finestrino, lasciando l'aria gelida della sera farli tremare. Denis sorrise appena, e poggiò una mano sul ginocchio dell'amico, che, con sua grande gioia, non lo scacciò. Era una sensazione surreale, quella di essere su una giardinetta, con lui, accompagnati da musica rock leggera, nella tetra notte inglese.

-Oli, perché io?

Oliver si voltò verso di lui e per un attimo Denis vide un'ombra oscurargli il viso. La macchina decelerò un pochino mentre prendevano la via trasversale che portava ad Ashford.

-Non fai domande. E sei fuori di testa.

-Non ti piaccio, vero?

-Non lo so.

Denis si ritrovò a sorridere, perché, per una volta, Oliver non gli aveva abbaiato contro un infuriato “no”.

-Oli. Sono depresso.

-Lo so, Den. Cosa posso farci?

-Portami più spesso in macchina con te.

-Sei fuori.

-Lo so.

La macchina cominciò a sobbalzare finché non superarono il cartello “Ashford”. Oliver posteggiò la macchina lungo la strada, spense il disco e scesero, tremando appena nell'aria gelida della notte. Si guardarono, e Denis pensò che era un posto inquietante, perché potevano esserci lupi mannari appostati in giro, in quella campagna solitaria. Poi pensò che avrebbe voluto essere strafatto di LSD, con la sua vaporwave, vestito da coniglietto e un coltello infilzato nello stomaco. Avrebbe spalmato il sangue sulla macchina e poi sul suo stesso viso, lasciandosi morire in una trascendenza dei sensi. Magari Oli sarebbe stato lì con lui a leccargli il cioccolato fuso dalla pancia.

Oliver lo spinse delicatamente verso una stradina secondaria che si snodava su una piccola collinetta e i due cominciarono a salire in silenzio, fianco a fianco. C'era la mezzaluna che illuminava la strada ma spesso inciamparono, o si ritrovarono a tremare quando il sordo schiocco di qualcosa risuonava nel silenzio. Arrivarono dalla chiesa del paese, circondata dal cimitero, il solito, bellissimo, cimitero inglese. Era aperto, nessun cancello a vietare loro l'accesso.

-Oli, perché stiamo entrando nel cimitero di notte?- chiese Denis, stringendosi le braccia attorno alla vita.

-Chiediti perché non dovremmo.- gli rispose Oliver, inoltrandosi in mezzo alle lapidi, tirando finalmente fuori una torcia e guidando l'amico lungo un sentiero muschioso.

Denis si strinse nelle spalle e lo seguì, guardandosi intorno, osservando con crescente inquietudine la chiesa stagliarsi contro il cielo. Si chiese se qualcuno lassù non stesse pensando di fulminarli.

-Eccoci, Den.

Oliver stava illuminando una piccola tomba dietro alla chiesa. Sulla tomba c'era scritto Anastasia Griffiths, insieme alla foto di una ragazza con i capelli rossi.

-Chi é?

-Mia cugina.

-Oh.

Oliver si sedette per terra, accanto alla lapide, e Denis lo imitò, raccogliendo le gambe al petto e osservando la foto della giovane. Era molto bella.

-Si è suicidata quando avevo quindici anni.

-Oh. Mi dispiace.

-Quando mia madre era venuta in camera a dirmelo, mi stavo masturbando. Mia madre non mi ha più guardato nello stesso modo, dopo.

Denis e Oliver si guardarono a lungo in silenzio, bagnati dalla luna, prima che Denis gli dicesse

-Vuoi che ti faccia una sega?

-Denis, sei fuori di testa.

-Me lo dicono tutti.

-No, intendo dire. Tu sei su un altro piano. Sei alieno a qualunque senso del pudore.

Denis si strinse nelle spalle e lasciò una breve risatina prorompergli dalle labbra.

-Non so perché ti ho portato qua.

-Non mi dispiace.

-A me sì. Andiamo via.

-Oliver.

-Cosa?

-Eri innamorato di Anastasia?

-Non lo so.

-E io ti piaccio?

-Non so nemmeno questo.

-Hai pianto al suo funerale?

-No. Ho sputato per terra per la prima volta, però.

Si alzarono e si incamminarono nuovamente verso la giardinetta. Scesero la collina in silenzio, le mani che si sfioravano, gli occhi fissi sulla strada. Quando arrivarono dalla macchina, Oliver si strinse nelle spalle

-Forse è stato un errore averti portato qui.

-Ma ero l'unico che potevi portare.- ribatté Denis – L'unico che non avrebbe fatto domande e che non ti avrebbe compianto.

-Sei strano, Denis.

Denis lo baciò, e Oliver non si staccò. Non seppe perché non lo spinse via, perché non lo scacciasse, perché rimanesse lì, ancorato a quel bacio che sapeva di follia, di LSD, di vaporwave lo-fi, di cioccolato fuso. Denis gli mise le mani tra i capelli e Oliver lo strinse e sé, in un gioco di lingue che sapeva di sporco. Forse lo stava facendo solamente per togliersi dalla mente il ricordo della ragazza suicida, o forse perché in fondo Denis era la cosa più assurda che si poteva sperimentare. Sentì la mano di Denis scivolargli dentro ai pantaloni e si staccò dal bacio.

-Cosa stai facendo, Denis?

-Ti sto toccando, Oli.- Denis gli sorrise, con quel suo sorriso storto. - Mi vuoi?

Oliver non sapeva se davvero voleva Denis, o se poi si sarebbe pentito, ma in quel momento decise che ci avrebbe provato. Si tirò giù i jeans e sbatté Denis contro la macchina, armeggiando con la cerniera degli skinny.

-Denis, tu non stai bene.

-Ma mi vuoi.

Oliver non ribatté, e lo baciò di nuovo, chiedendosi di nuovo il motivo di tutto ciò. Lui non era gay, e sicuramente non era attratto da Denis. Un gemito gli sfuggì dalle labbra quando la mano di Denis cominciò a toccarlo. Poi successe. Denis che si tirava giù gli skinny, lui che lo voltava, e poi tutto quello che ne conseguì. I gemiti di Denis, i suoi ansiti, gambe leggermente aperte e un'eccitazione sbagliata che scorreva sottopelle mentre lo prendeva così, di notte, contro la giardinetta scassata, mentre sprofondava dentro di lui e pensava che scopare Denis fosse una cosa strana e speciale, mentre si chiedeva se non stesse impazzendo anche lui. Fu il primo a venire, soffocando un gemito contro il collo di Denis.

Si staccò da lui e si tirò su i pantaloni, fissando il corpo sporco dell'amico e una chiazza biancastra sulla portiera della macchina.

-Den, mi hai sporcato la macchina.

-Ne è valsa la pena.- ribatté Denis, rivestendosi a sua volta.

A Oliver parve di aver vissuto una sorta di sogno. Denis era etereo, era vaporwave e anche quel loro rapporto era stato etereo, quasi falso. Non sentiva il piacere che ne conseguiva, non sentiva il sudore, non sentiva niente. Sapeva solamente di aver scopato Denis contro la macchina, di notte fonda, ad Ashford. Basta.

-Ti stai chiedendo il perchè di tutto questo, credo.

-Sali in macchina.

Salirono in macchina e mise in moto, rimettendo il disco di prima e facendo inversione per tornare a Sheffield. Guidò per un po' in silenzio, e gli parve che Denis si fosse addormentato, la testa poggiata contro il finestrino.

-Den. È tutto uno sbaglio.

-Non ti è piaciuto?

-Non so.

-Magari la prossima volta …

-Non ci sarà una prossima volta.

-Perché no?

-Perché … dormi.

Silenzio, che durò per un tempo interminabile, finché la voce semi addormentata di Denis non lo fece sobbalzare.

-Oli?

-Cosa vuoi?

-Credi che io sia matto?

Oliver non rispose.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Lost In Donbass