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Autore: EleAB98    28/03/2020    4 recensioni
(SERIE 1*) Hollywood U è una delle università più prestigiose della California.
Jane McMiller, ragazza ambiziosa dotata di grande talento, ha un sogno: diventare un'affermata regista. C'è solamente un ostacolo che s’interpone tra lei e il suo sogno. Thomas Hunt, infatti, il professore più in gamba dell'università, non le darà certo vita facile.
E come se non bastasse, la giovane ragazza si ritroverà, ancora una volta, a scegliere tra l'amore e la carriera.
Due mondi apparentemente inconciliabili, uniti da un filo sottile. Due mondi destinati a scontrarsi con la forza più misteriosa e allo stesso tempo più potente. La forza dell'amore.
Di un amore proibito che li sconvolgerà totalmente...
NOTA: Sono presenti delle citazioni tratte dal romanzo Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'Alunna e Il Professore'
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Priya Singh entrò nella sua classe e, come di consueto, interrogò preventivamente gli studenti riguardo alla prosecuzione del compito che aveva loro assegnato. Inutile dire quanto Addison fosse agitata: lo avevano notato tutti, persino Mike, lo studente più disattento della classe.

Nel corso della lezione, gli studenti esposero i vari problemi concernenti il loro lavoro ma, quando fu il turno di Addison, la ragazza riuscì a malapena a formulare una frase di senso compiuto. La professoressa, essendo piuttosto avvezza a situazioni di questo genere e facendo appello alla sua sensibilità di donna, comprese la situazione e decise di passare oltre, interpellando in maniera piuttosto scrupolosa gli altri colleghi.

Uno fra tutti, in particolare, non sembrò affatto catturare nell’immediato la sua simpatia.

“E lei, signor Smooth, potrebbe riferirci quale difficoltà ha incontrato durante l’elaborazione del suo progetto?”

Il ragazzo rispose in modo spropositato alla domanda rivoltagli dalla sua insegnante.

“Vede, professoressa Singh, modestamente credo di non averne incontrata nessuna.”

“Ne è assolutamente sicuro?" ribatté la Singh con fare sarcastico. "Se vuole, posso affidarle il progetto che al momento risulta di effettiva competenza della signorina Sinclair, dato che sembra così convinto delle sue capacità. Potreste scambiarvi i progetti, che ne dice? Un ragazzo come lei non si farà certamente dei problemi.”

A quelle parole il giovane rimase di stucco, ma lo rimase senza dubbio molto di più Addison, la quale stentava ancora a credere che, dopo la figuraccia precedente, la professoressa Singh l’avesse nuovamente tirata in ballo. Chiunque, in quella classe, sapeva che il suo progetto era senza alcun dubbio quello più impegnativo. Dunque, nessuno avrebbe voluto addossarsi la responsabilità di dirigerlo.
Dopo una certa titubanza, Smooth riprese a parlare.

“Ecco, vede professoressa... Riflettendoci meglio, penso di aver incontrato una piccola difficoltà...”
“Così va meglio.” rispose la donna. “Vorrebbe farci l’onore di esporre i dettagli del suo problema alla classe?”

Alcuni ragazzi la presero sul ridere. ‘Imbrogliare’ la professoressa Singh sarebbe stato come far credere a qualcuno che gli asini fossero in grado di volare.
La sua esperienza con gli studenti era, indubbiamente, senza pari. In ogni singola situazione, sembrava che la donna sapesse sempre cosa dire, cosa fare, o come rapportarsi con i suoi discenti.
Smooth colse il sarcasmo della professoressa Singh ma, comunque, decise di concederle ‘l’onore’ di spiegarle le asperità riguardanti il suo lavoro.

“Presumibilmente, credo sia di carattere estetico. Per un ragazzo moderno come me, perlomeno nel modo di vestire, temo non sarà affatto semplice creare un prototipo di abito appartenente all’epoca degli anni 50’. Ma sto chiedendo consiglio a mio nonno, chissà che non possa risolvere la situazione...”

La classe scoppiò a ridere. Smooth non riusciva proprio a non fare ‘il simpatico’. Comunque, la professoressa apprezzò solo in parte la sua battuta di spirito e gli consigliò caldamente di concentrarsi al meglio se non avrebbe voluto inaugurare l’anno accademico con una grave insufficienza.

“Mi sono spiegata, signor Smooth? Oppure devo ripeterglielo?”

Il giovane rispose naturalmente, in parte imbarazzato e in parte sollevato che la sua battuta non fosse stata oggetto di aspre critiche da parte della sua insegnante. In fondo, lui amava scherzare, ed era sempre stato definito un burlone da chiunque lo conoscesse almeno un po’.

“È tutto chiaro, professoressa. Le prometto che non si pentirà di aver riposto fiducia in me.”
“Lo spero proprio. Bene, adesso possiamo finalmente cominciare la lezione... Non prima però, di avervi spiegato in dettaglio la modalità di valutazione di questo progetto.”

Con il cuore in gola, Addison cercò di ascoltare la conversazione, cercando di apparire il più tranquilla possibile.

“Innanzitutto, ci tengo a precisare che il voto, in sé e per sé, non è così importante. Siete qui per migliorare le vostre abilità artistiche al fine di poter diventare un giorno dei bravi - anzi ottimi - stilisti. Siete qui per dimostrare al mondo la vostra grande passione per questa splendida forma d’arte. E le complicazioni ci sono adesso, come ci saranno sempre. Ammettere l’esistenza di tali problematiche è il gesto più nobile che uno studente possa fare.”

Addison e Smooth si guardarono per un instante: entrambi credevano che la professoressa si stesse riferendo a loro. Effettivamente, Priya aveva rivolto a entrambi una rapida occhiata prima di proseguire il suo discorso.

“La cosa più importante è non arrendersi al primo ostacolo. La valutazione del progetto avverrà mediante la presentazione dello stesso e si esprimerà in trentesimi. Per ora, non è stata fissata alcuna prova orale. Detto questo... Possiamo finalmente cominciare.”

La lezione fu davvero interessante, e Addison aveva a poco a poco riconquistato la giusta serenità che le avrebbe permesso di continuare a svolgere il suo compito con maggiore consapevolezza. Proprio quando stava per uscire dalla classe, però, successe quel che più temeva.

“Signorina Sinclair, potrei parlarle un momento?”

La ragazza rispose prontamente, sebbene non avesse ancora del tutto recuperato il giusto spirito per affrontare una conversazione con la sua insegnante.

“Non si preoccupi, sarò breve. Volevo solo dirle di credere maggiormente in se stessa e nelle sue capacità. Altrimenti, nessuno lo farà. A parte io, s’intende.”

Addison sembrava sorpresa, sebbene la sua insegnante avesse già speso quelle incoraggianti parole nei suoi confronti.

“Dunque, lei... Lei crede davvero che possa riuscirci?”
“Certamente ma, come ho detto, è lei che deve crederlo ancor prima che possano farlo gli altri. Solitamente non intrattengo delle chiacchierate con i miei studenti predicando delle inutili arringhe che possano infondere loro del coraggio. Stavolta, però, ho deciso di fare un’eccezione perché credo che, almeno in questo caso, non sia affatto cosa futile. L’ho vista molto agitata quando le ho chiesto come andasse con il suo progetto. Mi sbaglio?”

Alla ragazza non sembrò il caso di mentire. In fondo, era stata proprio la sua insegnante a esigere dagli studenti la massima sincerità. Inoltre, lei stessa si stava mostrando, a suo avviso, fin troppo disponibile, perciò dirle la verità era il minimo che potesse fare.

Addison non amava affatto mostrare agli altri le proprie debolezze. In questo, la giovane assomigliava tantissimo alla sua amica Jane. Ci sono delle volte in cui, però, ammettere tali debolezze può rappresentare un valore aggiunto - nonché un grande slancio di maturità -. Ed era proprio questo che Priya le stava chiedendo. Parlare liberamente dei suoi problemi, senza riserve.

“Purtroppo non si sbaglia affatto. In ogni caso, vedrà che il progetto sarà ultimato prima dello scadere del tempo prefissato.”

Priya accennò un lieve sorriso, ben felice di quella risposta.

“Visto? Non era poi così difficile parlarne, no? Se vuole dirmi qualcosa in più, sarò ben felice di ascoltarla.”

Addison acconsentì alla richiesta.

“Ecco... forse le sembrerà una cosa stupida, ma il mio problema riguarda essenzialmente la mia abitudine nel disegnare abiti prettamente femminili. In buona sostanza, questa è la prima volta che mi appresto a realizzare un bozzetto associato per lo più al mondo maschile.”

“Quello che hai detto non è affatto una sciocchezza.” rispose lei. “Pensi che, prima di lavorare come insegnante, ho fatto parte di numerose case di moda in cui veniva richiesta la creazione di eleganti vestiti femminili. Di punto in bianco, però, il mio capo mi chiese di progettare anche degli abiti maschili, in vista della stagione autunno-inverno. Può immaginare lo smarrimento iniziale cui sono andata incontro. Con un minimo di conoscenze e un pizzico di passione, comunque, è sicuramente possibile raggirare le difficoltà e cavarsela al meglio, almeno agli inizi del proprio percorso lavorativo. Non dubito che anche lei, dunque, riuscirà nell’impresa.”

Addison rimase indubbiamente meravigliata da quell’inaspettata confidenza, ma allo stesso tempo fu molto riconoscente alla sua insegnante per averle infuso maggiore sicurezza. La ragazza, dunque, ringraziò sentitamente la professoressa per la fiducia, promettendole che non ne sarebbe rimasta delusa.

 
***

 
A seguito di quel colloquio, la ragazza poté finalmente rilassarsi, concedendosi una breve pausa caffè nel bar dell’università. La tranquillità iniziale, però, aveva ceduto nuovamente il posto all’insicurezza: Addison non sapeva ancora come avrebbe potuto pianificare al meglio il proprio lavoro.
Non sapeva nemmeno, però, che sarebbe stata proprio quella breve pausa a fornirle l’ispirazione giusta per terminare il suo difficile compito.

Qualche minuto più tardi, Ethan entrò nel bar, e non appena la vide la salutò con un cenno del capo. Rimase straordinariamente colpito quando la studentessa lo chiamò per sedersi al suo tavolo. E pensare che, fino a pochi giorni prima, non lo considerava nemmeno.
Comunque, il giovane non poté negare di esserne davvero felice.

“Buongiorno Addison, come va?”
“Non bene, a dire la verità. E...”
“E avevi bisogno di qualcuno con cui sfogarti, non è così? Beh, eccomi qua. Racconta.”

Addison sospirò, e in quel sospiro il ragazzo poté cogliere il profondo sconforto che in quel momento attanagliava la studentessa. Dal canto suo, lei non avrebbe mai pensato che si sarebbe sfogata prima con Ethan che con la sua amica del cuore. Ma non poteva fare altrimenti: aveva bisogno di parlare con qualcuno pronto ad ascoltarla. E quel qualcuno era proprio davanti a lei.

“Oggi la professoressa Singh è venuta in classe, e prima di cominciare la lezione ha chiesto a ognuno di noi quali difficoltà avessimo incontrato nell’elaborazione del lavoro da lei assegnatoci.”
“D’accordo. Continua.”
“Quando è toccato a me esporre il problema, non sono riuscita a formulare una frase che avesse un minimo di senso. Sono un disastro, un fallimento su tutta la linea...”

Ethan cercò di riscuoterla da quel pensiero, costringendola a guardarlo momentaneamente negli occhi.

“Hey, non dire così. Non dirlo mai più. Non sei un disastro, capita a chiunque di avere delle giornatacce. Pensa che io, quando andavo al liceo, non riuscivo mai a parlare normalmente durante l’interrogazione di matematica, tant’è che i miei compagni di classe pensavano parlassi nella mia lingua di origine, ovvero in senegalese.”

A quelle parole, entrambi scoppiarono in una fragorosa risata, tanto che il barista rivolse loro un’occhiata di lieve disapprovazione. Ethan comunque, era riuscito nel suo intento prima del previsto. Era riuscito, per la prima volta, a vedere completamente il bellissimo sorriso di quella splendida ragazza che aveva di fronte.
Dopo pochi istanti, l’atmosfera si fece nuovamente seria e i due ripresero a parlare della questione principale.

“Tornando alle cose serie, cosa è successo dopo?”
“Dopo la lezione, dici? La professoressa ha voluto parlare con me. Lei crede che possa riuscire a concludere il compito nei tempi previsti, inoltre ha espresso il fatto di essersi accorta del mio stato d’animo non appena ho tentato di rispondere alla sua domanda iniziale.”
“Sai cosa ti dico? Anch’io sono convinto che ci riuscirai. E io ti aiuterò... Se me lo permetterai, s’intende.” disse Ethan con sentito entusiasmo.

Addison rimase interdetta dalla proposta del giovane.

“Lo faresti davvero?”
“Certo. Credi forse che io stia scherzando?”
“Ethan, non so cosa dire...”

Il ragazzo le venne in soccorso, dimostrando ancora una volta la sua incontestabile simpatia.

“È molto semplice. Devi solamente pronunciare una parola di assenso... Vediamo, quale potrebbe essere? Aiutami a trovarla Addison, al momento non riesco a ricordare come si dica quella parola in lingua inglese...”

La ragazza alzò gli occhi al cielo, lasciandosi sfuggire proprio quella brevissima quanto, agli occhi di Ethan, bellissima parola.

“Sì certo, come no...”

Il ragazzo esclamò trionfante.

“Ecco, l’hai detto!”
“Detto cosa?”
“Di sì. Hai detto ‘sì’, l’ho sentito con le mie orecchie... E non provare a negarlo.”

In quell’istante, Addison diede al ragazzo una pacca sulla spalla.

“Ahi! Sei impazzita, per caso?”
“Non più di tanto.” rispose lei sarcastica. “Mi hai ingannata, perciò meritavi una punizione.”
“Io una punizione? Dopo averti offerto la mia gentile disponibilità cosa mi merito? Una punizione?”

Addison rise di nuovo e Ethan non poté fare a meno di rincarare la dose.

“Ok, allora poi ci mettiamo d’accordo... Ma adesso usciamo dal bar, prima che il proprietario ci denunci per disturbo alla quiete pubblica.”

La giovane convenne con la sua affermazione trattenendo, a stento, un’altra risata.

“Già, forse hai ragione. Andiamo.”
 

 
***

 
Thomas Hunt entrò in classe e, ancor prima di cominciare la solita lezione, profuse un avvertimento ai suoi studenti:

“Buongiorno, ragazzi. Come certamente saprete, l’ispezione di questa classe da parte del direttor Wilson è imminente. Mancano solo due giorni e finalmente potrete dichiararvi sicuri di appartenere effettivamente alla sezione cui, almeno per il momento, fate parte.”
“Cosa intende dire con ‘almeno per il momento’?” domandò un ragazzo.

“Intendo dire che al signor Wilson spetterà, purtroppo, l’insindacabile giudizio di poter disporre come meglio crede voi studenti nella sezione che lui giudicherà più opportuna, una volta aver preso visione di entrambe. Spero vivamente che Wilson non apporti alcuna modifica, sebbene nella peggiore delle ipotesi la mia speranza risulti vana.”

“Ma se quel tizio nemmeno ci conosce!” intervenne un altro.

Hunt, nonostante condividesse in pieno le ragioni dei suoi studenti, non poteva fare altrimenti.

“Comprendo le vostre ragioni, davvero. Vi ho già spiegato, però, che nonostante i miei numerosi tentativi di opposizione riguardo tale azione da me giudicata irriverente, non ho potuto contrastare in alcun modo il prestigio di cui, almeno per ora, gode il signor Wilson all’interno di quest’università. Sono sicuro però che, in ogni caso, ve la caverete e avrete la responsabilità di mostrarvi ai suoi occhi come dei ragazzi maturi e consapevoli dei propri limiti, nonché delle proprie abilità. Dunque, vi raccomando caldamente di non farvi influenzare dalla sua presenza, a tratti inquietante. Vi garantisco che è solamente apparenza.”

In realtà, Thomas sapeva che non era affatto così. In passato, i due avevano avuto delle accese discussioni ed erano stati, in qualche occasione, persino colleghi di lavoro. Hunt conosceva fin troppo bene il suo carattere per non comprendere che quel regista avrebbe fatto di tutto per compromettere il suo operato.
Doveva essere pronto all’eventualità che qualche studente avrebbe ben presto cambiato sezione, sebbene sempre lui sarebbe stato l’insegnante. Comunque, convinse se stesso che quella bugia che aveva appena proferito sarebbe stato l’unico modo per tranquillizzare gli studenti. D’altra parte, Jane aveva capito i reali sentimenti di Hunt. Qualcosa le diceva che, dietro l’avvertenza del professore, si celasse molto più di quello che lui aveva dichiarato.

La sua espressione facciale, infatti, lasciava presagire dell’astio nei confronti di quel signor Wilson. Sicuramente, se fosse stata lei a dover affrontare il cambio di sezione, ne sarebbe rimasta molto dispiaciuta. Stava appena instaurando una conoscenza profonda con alcuni colleghi coi quali, tra l’altro, aveva trovato dei numerosi punti in comune. Ma avrebbe dovuto essere pronta a qualsiasi cosa.
Ciò che più la consolava, però, era la ferma convinzione che alcuni legami, se sinceri, non si distruggono a causa della lontananza, anzi: molto spesso si rafforzano. E lei e Seth ne erano la prova vivente. Insieme ne avevano passate tante, eppure i due continuavano, seppur saltuariamente, a parlarsi come due perfetti amici.

Amici.

In un certo senso, le suonava strano considerare il loro rapporto come un’amicizia. Fin dall’inizio, i due sprigionavano una sintonia che andava ben al di là di un sentimento di questo tipo. Con il tempo, però, le cose si erano affievolite fino a scomparire quasi del tutto. Quella fatidica sera di luglio, infatti, i due si lasciarono definitivamente per seguire ognuno la propria strada. Era bello, però, che i due fossero rimasti in buoni rapporti, dopo un primo periodo in cui entrambi avevano smesso di parlarsi. In fondo, quei legami considerati importanti non finiscono così dall’oggi al domani, ma sono spesso destinati a trasformarsi e dunque a evolversi in qualcosa cui non avevamo minimamente pensato. E quel qualcosa, nel suo caso, era proprio l’instaurarsi di una nuova amicizia. Un’amicizia scaturita a seguito della sua precedente relazione amorosa.

“Bene ragazzi, adesso possiamo cominciare. Questa lezione verterà sul fatidico paragrafo di cui abbiamo discusso la volta scorsa. Approfondiremo, dunque, la questione dell’inquadratura e di come essa possa essere sfruttata al meglio durante la produzione di un film.”

Il professore estrasse un oggetto dalla sua valigetta: una bellissima telecamera. Hunt la mostrò, con un certo orgoglio, alla classe.

“Questa telecamera ha la bellezza di tredici anni... Pensate che l’ho utilizzata per la prima volta a vent’anni, quando stavo lavorando al mio primo film, sebbene fin da piccolo avessi inutilmente tentato di comprenderne l’effettivo funzionamento.”

Hunt si lasciò sfuggire un genuino sorriso.

“Ancora oggi, quest’aggeggio mi fa compagnia durante i miei lavori, ricordandomi cosa sono diventato oggi e com’ero ieri.”

Jane guardò il professore e vide, nei suoi occhi, quella passione che da tempo non aveva visto riflessa nel volto di qualcuno: Hunt teneva cautamente in mano la telecamera, come se fosse il gioiello più prezioso che avesse mai potuto ricevere.

“Questo è il primo strumento che voi dovrete imparare ad utilizzare. So che molti di voi probabilmente si professeranno dei grandi esperti al riguardo... Ma vi assicuro che, per diventare dei veri professionisti, necessiterete di anni di studio e di perfezionamento. Persino io, quando cominciai concretamente a utilizzarla, non avevo la benché minima idea di quante funzioni avesse... Ho dovuto sperimentare. Non ci vorrà poi molto a impratichirsi, ma sarà l’esperienza a suggerirvi il tipo di inquadratura che si addice a una scena piuttosto che a un’altra.”

Gran parte degli studenti stentava dal trattenere la propria meraviglia. In particolare, Jane rimase tremendamente affascinata dal discorso del suo professore. Non poteva non ammirare il modo semplice e naturale con il quale egli riusciva a comunicare con i suoi studenti.

Era pur sempre un tipo dalla personalità assai misteriosa e particolare, ma quando si trattava di esporre argomenti inerenti il mondo della regia e della cinematografia sembrava trasformarsi in una persona completamente diversa, perfettamente a proprio agio nella sua dimensione professionale.
Dopo aver riposto con estrema cura la telecamera nella sua valigetta, il docente riprese a parlare.

“Bene, partiamo dal concetto di inquadratura. Sapreste definirmela in parole semplici?”

Sul momento, nessuno rispose.

“Il segreto è uno solo: un qualsiasi film non è altro che una sequenza di inquadrature montate ad arte tra di loro. Nel caso dell’applicazione di queste alla figura umana, vi sono vari tipi di inquadrature che si possono prendere in esame. Ne conoscete qualcuna?”
“Il primissimo piano?” domandò Jane.

Il professore annuì.

“Esatto. Altri tipi?”
“Il primo piano.” intervenne un altro.
“Perfetto.” rispose Hunt. “Ne esistono altre due che, forse, avrete sentito nominare: Il piano americano e il piano medio. Per quanto riguarda il primo - il cui utilizzo è riversato soprattutto nel campo dei film western - la figura umana viene inquadrata dalle ginocchia fino alla testa. Mentre nel secondo, il personaggio viene inquadrato a mezzo busto. Queste diapositive chiariranno meglio il concetto.”

Thomas accese il videoproiettore, mostrando agli studenti i vari tipi di inquadrature applicate concretamente alle scene del film che gli studenti stavano visionando.

In quel frangente, Jane quasi stentò dal trattenere un sussulto.

Non poteva credere che il film in questione fosse proprio il suo preferito, ‘Pioggia di Meteore’. Quel film che la studentessa aveva menzionato anche nel questionario conoscitivo che Hunt aveva proposto loro esattamente una settimana fa.

Si trattava soltanto di una straordinaria coincidenza?
Indubbiamente sì.

Quelle diapositive del professore erano state senza dubbio create negli anni precedenti.

Istantaneamente, quella visione riportò, nella mente della studentessa, innumerevoli ricordi legati alla sua infanzia. Successe proprio come nel giorno del questionario: ripensò a quel momento in cui sua nonna si trovava in ospedale, in condizioni critiche, e lei non poteva fare nulla per aiutarla. Suo padre si trovava vicino a Jane e, in quel momento, le aveva rivolto una domanda:
“Sai che cosa ha fatto Jack, nel momento in cui sua sorella stava per morire?
La ragazza sapeva che suo padre si stava riferendo al film che tanto amava, al film che i due avevano visionato insieme il giorno di Natale.
“Sì, me lo ricordo.” rispose lei, in lacrime.
“Jack si è avvicinato a sua sorella e, stringendole forte la mano, le ha ribadito la sua presenza costante. Per ricordarle che, in ogni caso, lei sarebbe rimasta nel suo cuore per sempre. Avanti, Jane, fallo anche tu.”
Il padre della bambina sapeva che sua madre stava per morire. Jane, dopo un momento di titubanza, acconsentì alla sua richiesta ben sapendo che poco dopo, sarebbe scoppiata in un pianto disperato.
Avvicinò la sua mano a quella della nonna e, ancor prima che lei potesse stringergliela, accadde qualcosa di inaspettato. La nonna aveva clamorosamente anticipato il suo gesto.

Aveva sentito la presenza di sua nipote Jane, nonché di suo figlio.

Aveva sentito quella presenza di cui aveva tanto bisogno.

In quel momento, sembrava che il tempo si fosse fermato. L’anziana donna aveva stretto la mano di Jane così forte che sembrava quasi che la bambina fosse sul punto di morire, non lei. La forza di quel gesto aveva ricordato alla giovane che nella vita, ciò che conta davvero sono i reali sentimenti e la forza con cui si è in grado di trasmetterli. Allora Jane era solamente una bambina e doveva ancora affrontare la vita e le sue mille difficoltà. Aveva soltanto dieci anni.

Eppure, la vita l’aveva già posta di fronte a una situazione spiacevole. Una situazione che lei non era ancora in grado di affrontare.
Sua nonna, invece, aveva rappresentato per lei la persona più forte che avesse mai conosciuto. E nella fragilità delle sue misere condizioni, aveva ancora dimostrato di avere il coraggio di una leonessa.
Quando sua nonna mollò la presa, Jane scoppiò a piangere e si rifugiò tra le calde braccia di suo padre: l’anziana signora aveva appena varcato la soglia del Paradiso, ne era assolutamente convinta. E suo padre non poteva esserlo altrimenti.

Quell’improvviso ritorno al passato fu per Jane un vero e proprio shock, tant’è che la ragazza, inizialmente, non sembrò ascoltare la persona che stava richiamando con insistenza la sua attenzione.

“Signorina, signorina!”

Dopo qualche secondo, Jane si ridestò da quei pensieri. Per l’ennesima volta, Il professor Hunt si era accorto della sua disattenzione. La studentessa, comunque, tentò di minimizzare l’accaduto cercando di formulare una scusa convincente.

Ancor prima che potesse proferire parola e contrariamente a quanto si aspettava, però, il professor Hunt non la rimproverò, anzi. Sembrò addirittura mostrare un minimo di preoccupazione per lei.

La mia faccia è veramente così terribile? pensò Jane, in cuor suo.
“Signorina, si sente bene? Non ha una bella cera. Se ha bisogno di uscire un attimo, posso concederglielo.”

A Jane non sembrava vero che il professore le avesse prospettato quella libertà. Perciò, acconsentì immediatamente alla sua proposta.

“La ringrazio professore, effettivamente avrei bisogno di un po’ d’aria. Non si preoccupi, non starò via molto.”

Hunt fece un cenno di assenso e riprese la sua lezione. Avrebbe terminato tra pochi minuti, e forse non avrebbe nemmeno rivisto la ragazza rientrare in classe. Sembrava che la giovane avesse visto un fantasma.

Cosa poteva esserle successo?

Sul momento, parve che Thomas non riuscisse a trovare una spiegazione ragionevole a quell’insolito stato di trance in cui era caduta la ragazza.
D’un tratto, però, gli venne in mente una possibile motivazione. Inizialmente, lui non si era affatto ricordato che le scene riguardanti il film preferito della sua studentessa si trovavano proprio all’interno di quelle diapositive che, pochi minuti prima, aveva mostrato a suoi studenti.

Forse alcune immagini rappresentate sullo schermo avevano fatto riaffiorare in lei dei ricordi passati tutt’altro che piacevoli?

Hunt scosse la testa e prima che potesse formulare altre plausibili spiegazioni a proposito dello stato psicologico della signorina, ella stessa si ripresentò nuovamente in classe. Sembrava stesse decisamente meglio: il colorito roseo delle sue guance aveva di nuovo ravvivato il suo volto.
Jane si sedette nella sua postazione, pronta a proseguire l’ascolto della lezione. Nel frattempo, il professore non aveva smesso di parlare neppure per un minuto e si chiese addirittura come avesse fatto a proseguire la sua dissertazione, dato che il suo cervello aveva cercato di associare l’atteggiamento di Jane a un suo avvenimento personale.
In ogni caso, tutto era tornato alla normalità, dunque non vi era più alcun motivo di riflettere ulteriormente sulla questione.

“Pertanto,” proseguì Hunt concludendo la spiegazione “uno degli obiettivi di questo corso sarà, appunto, quello di approfondire tali tipi di inquadrature, nonché imparare a utilizzarle concretamente nelle esercitazioni che si terranno verso l’inizio di Gennaio. Per ora vi basti sapere qualche concetto teorico inerente questo aspetto della cinematografia.”

Scoccarono le ore 10:00.

Questa volta, Hunt non assegnò alcun compito particolare. Nutriva inconsciamente la fiducia che i suoi alunni avrebbero studiato, nonché approfondito per proprio conto i concetti da lui esposti durante la mattinata.
   
 
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