Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Eryah    28/03/2020    0 recensioni
Bozze di storie, frammenti raccolti di ciò che è stato scritto, di ciò che non lo è stato e di ciò che non lo sarà mai.
Leggete pure, o fingete di non averlo mai fatto se vi duole troppo aver tentato.
-I temi trattati riguardano principalmente avventure sullo stile dnd/pathfinder-
Genere: Avventura, Fantasy, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Glicine e carta
Radici, sassi e memorie.


 



Un guizzo blu, forse violaceo o forse rosso, ondeggia sinuoso fra le scintillanti increspature scure.
Sale, sale, fino a sfiorare il velo tortuoso che circonda ogni cosa, per poi ripiombare giù, infondo dove nulla più brilla, o almeno nulla che io possa vedere.
Perché tutto è uno scrosciare di luci e riflessi, che scorrono avanti veloci nello specchio, rallentando ancor più la piccola scialuppa lignea – d’abete o magari pino, non né conosco la differenza - su cui siedo.
Non fanno che sfuggirmi i piccoli puntini che scattano casualmente da un lato all’altro della mia visuale.
Così, quasi per dispetto, porgo il mio sguardo altrove, dove di puntine luminose ce ne sono a volontà, ma immobili – o così pare – e che si lasciano senza troppa vergogna o timore, ammirare.
E di cosa dovrebbero aver paura? Che qualcuno possa catturarle?
Sarà per questo che son così lente nel loro vagare, una stella è ben più difficile da pescare-
«Circa mezz’ora signorina, circa mezz’ora le dico, ed attraccheremo» la voce stanca mascherata dal tono deciso della gola, mi distrae dalle mie annoiate constatazioni.
Ammirare un così bel paesaggio sarebbe tipico di me, se non fosse che l’acqua mi scorre incessantemente attorno da almeno mezza giornata.
«Ebbene, cosa sarà un minuto in più, o trenta?» Rispondo seccata, con la stessa ironia d’un porcospino che punge una volpe, non perché voglia farlo, ma perché costretta.
Sento il bofonchiare della figura che m’è di fronte, in piedi, ma non ne decifro il significato. Le parole si mescolano al suon del mare, che tira su e rimescola, con i soli remi.
Ben vestito, nonostante tutto, in camicia viola, e stirati pantaloni larghi, d’un grigio tipico delle Tortore, che a quest’ora pare cenere. Il volto fin troppo comune, aveva l’unico difetto d’esser rettangolare. Accentuato dalla forte luce della lanterna al mio fianco, che lo colpiva lateralmente dalla mascella sbarbata all’estremo angolo del sopracciglio scuro. Non pareva un marinaio, non lo pareva affatto, figuriamoci un pescatore di- Come li aveva chiamati? …
Non importa.
Un rivolo d’aria mi si para davanti, come fosse il fumo d’un sigaro che si consuma, disperdendosi dopo pochi attimi nella brezza salata.
Due monete d’oro aveva chiesto, ed io ancora sono qui, seduta fra reti e strani aggeggi appuntiti di dubbia origine, a navigare verso le cascate gelide di Akrial, il cui suono – fortunatamente – inizia a farsi più intenso alle mie spalle.
Mezz’ora aveva detto, ma dal gran rumore che sento saranno poco meno di quindici minuti. Sebbene in quei quindici minuti avrei già dovuto essere fra le coperte calde, in attesa di spegnere una candela sul comò al mio fianco.
Ah, il tempo, quale misteriosa creatura, che non avrebbe dovuto essere per un uomo d’acqua salata.
Ma non sono affari miei. I miei affari invece son proprio dietro di me. Fra le punte di mattoni e le arcate illuminate, lì in alto. A sovrastare il variopinto porto d’un pittore, e le rocce muschiose del suo collega paesaggista.
Generata dai figli del signore dell’oceano, che s’erano stancati d’esser perennemente bagnati, o magari dai più grandi architetti elfici, non importava chi avesse posto il primo mattone, Akrial è oramai un punto fisso per ogni viaggiatore ed avventuriero che si volesse ritener tale. Un’intera città sulle alte coste, una giuntura fra terra e mare, alcuni direbbero anche il cielo, ma non credo di potermi trovar d’accordo. Ho visto torri più alte, e sentito il peso di molte più scale.
Nonostante ciò, vi sono molti altri titoli di cui potersi vantare, uno di questi è il mercato più grande dell’intero impero centrale. L’altro, è il ponte che collega Akrial con la Capitale.
Uno degli unici due passaggi ancora esistenti per la città più importante e prestigiosa mai esistita. O così direbbe qualcheduna delle mie conoscenze, causando una serie di opinioni contrastanti in altre delle tante facce che conosco e ricordo.
«La capitale» rantolo appena, spostando il peso del mio corpo verso i bordi della barca. Osservando in lontananza quel prato, dai colori spenti dalla notte, che prende a mischiarsi con radici, sassi e memorie.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Eryah