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Autore: SaraFantasy98    29/03/2020    2 recensioni
Tra gli alberi secolari della Foresta di Boundary, che tutti nel piccolo villaggio omonimo temono, è custodito un segreto.
Un segreto capace di rubare il cuore e i sogni a chiunque arrivi a scoprirlo, un segreto che è lì da sempre, ma che nel corso dei millenni è stato protetto a dovere: nessuno infatti lo conosce, almeno in questo mondo.
Emma e Jeremy, due gemelli rimasti orfani pochi mesi dopo la nascita, vengono inconsapevolmente attirati verso quel luogo tanto affascinante quanto misterioso. Ciò che ancora non sanno è che la foresta, assieme a ciò che contiene, potrebbe finalmente svelare l'enigma che da sempre circonda la storia della loro nascita, la vera storia dei loro genitori. Storia a cui entrambi cadranno dentro, inesorabilmente.
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Jeremy

Mi decido ad aprire gli occhi solo quando percepisco il calore di un raggio di sole sfiorarmi il viso.
È giorno.
Resto per qualche istante immobile, tutto raggomitolato nelle coperte, ad ammirare la bellezza della polvere che mi danza davanti agli occhi.
Sottili fasci di luce si fanno strada tra le piccole fenditure delle persiane, creando un'atmosfera che ho sempre reputato bellissima; mi piacerebbe riuscire a catturarla in uno dei miei disegni o dipinti, ma è un soggetto troppo difficile per me.
Forse nonna Ada ci riuscirebbe: lei è una pittrice ed è molto più brava del sottoscritto. È stata lei a trasmettermi l'amore per l'arte e a insegnarmi tutto quello che so in materia, iniziando a darmi lezioni fin da quando la mia mano è stata in grado di reggere matita e pennello.
Tra l'altro fu proprio dipingendo che conobbe nonno James.
Il suo sogno da giovane era sempre stato quello di riuscire a ritrarre il suo angolo preferito di Hyde Park, a Londra, la città in cui è nata, di notte.
Naturalmente i suoi genitori non le avrebbero mai permesso di uscire da sola di sera, era il 1971, ma quando l'unica amica alla quale avesse confessato la sua cotta per un conoscente aveva avuto una relazione con il ragazzo in questione alle sue spalle, era così arrabbiata che prese cavalletto, tela e colori ed uscì di nascosto.
Voleva fare una bravata, la prima della sua vita: per una notte voleva sentirsi anche lei una ribelle.
Il destino volle che quella notte nonno James, studente di medicina all'ultimo anno con la passione per l'astronomia, bazzicasse per lo stesso parco con un piccolo telescopio sotto il braccio per studiare le stelle come faceva spesso.
I due si sposarono l'anno seguente e si trasferirono in un piccolo paesino vicino a York, città nella quale il nonno aveva ottenuto un incarico.
Lì rimasero fino a quando mia madre... Beh, non voglio pensarci ora.
Oggi è il mio compleanno, il nostro compleanno.
Scendo dal letto con un balzo -la mattina sono sempre molto attivo- e mi precipito a spalancare le persiane, venendo immediatamente inondato dall'intensa luce di questa meravigliosa mattina di giugno.
Chiudo gli occhi per un attimo gustandomi il tepore del sole sul viso, poi ammiro la mia piccola città, Wells, estendersi oltre la staccionata in ferro del giardino, perfettamente visibile dalla mia finestra: la nostra casa infatti si trova sul pendio di una bassa collina e gode di una bellissima vista.
Guardo le guglie della cattedrale gotica, i giardini del Palazzo del Vescovo, la piazza del mercato e sorrido, perché sì, io adoro vivere qui, nella città più piccola d'Inghilterra*.
Mi vesto in fretta e scendo in cucina pieno di buonumore, la malinconia di ieri sera dimenticata, dove trovo i nonni affaccendati nelle loro solite attività mattutine.
«Il festeggiato è qui!» dico entrando nella stanza illuminata dalla calda luce del sole filtrata dalle tende bianche.
La nonna, che oggi ha legato i capelli biondi anche se ormai tendenti all'argento in un elegante chignon, è intenta a togliere dal fuoco la teiera, ma non appena i suoi occhi castani si posano su di me la ripone in fretta sul tavolo apparecchiato per corrermi in contro e abbracciarmi.
«Jeremy, sei qui! Tantissimi auguri di buon compleanno tesoro!» mi dice stringendomi.
Il nonno nel frattempo ha ripiegato il quotidiano e ha alzato il suo buon metro e ottanta di altezza dalla poltrona per venirmi in contro.
Nel suo caso i capelli canuti hanno già vinto la loro battaglia contro quelli castani, ma i suoi occhi grigi hanno mantenuto la stessa luce di un tempo.
Fino a ieri avrei detto che avevano mantenuto anche la loro allegria, ma quella oggi proprio non riesco a scorgerla nei tratti del viso dell'uomo che mi sta dando una vigorosa pacca sulla spalla dicendo:
«Auguri Jeremy, ragazzo mio, sei un uomo ormai.»
«Smettila James, lui è ancora il nostro bambino, vero Jeremy?» ribatte la nonna sorridendo.
La conosco troppo bene per non capire che non dice sul serio.
Sto per risponderle scherzosamente quando mi accorgo che la sua affermazione ha improvvisamente cambiato l'atmosfera festosa di un attimo fa: il nonno si è incupito ancora di più e guarda intensamente sua moglie, il sorriso della quale ha lasciato il posto a due occhi marroni pieni di lacrime.
«Nonna ma che succede? Cosa ti ha turbata?» chiedo preoccupato e confuso cercando di capire cosa stia accadendo.
Li per lì lei cerca di balbettare qualcosa, ma viene salvata da Emma che fa il suo ingresso in cucina con ancora il pigiama addosso e sbadigliando come un ippopotamo.
"Se solo passasse le notti a dormire!" penso ridacchiando, ma mi rendo immediatamente conto che toglierle quei momenti notturni sarebbe come toglierle l'ossigeno: lei ha bisogno di viverla la notte, non di usarla per dormire.
«'Giorno a tutti!»  esclama lei con ancora la mano davanti alla bocca.
«Emma, cara, tantissimi auguri anche a te!»  le risponde la nonna ricacciando indietro le lacrime e andando ad abbracciarla seguita poco dopo dal nonno.
«Grazie tante, vi voglio bene!»  risponde lei sorridendo.
«E tanti auguri anche a te, Jeremy!» esclama rivolgendosi a me.
«Buon compleanno sorellina», le rispondo io col preciso intento di farla arrabbiare: mi ha proibito di chiamarla così già a cinque anni, è una cosa che la manda in bestia.
«Non è affatto detto che sia nato prima tu, fratellino», ribatte lei incrociando le braccia e facendo la finta offesa.
«Nonna, ti prego, risolviamo questa cosa: chi di noi due è nato per primo?»  domando scoppiando a ridere mentre ci sediamo tutti a tavola dove ci aspettano pancakes e sciroppo d'acero.
Pochi istanti di silenzio, poi la rabbia.
La sento nascere dalle viscere del mio essere più profondo e risalire facendomi serrare la mascella e stringere i pugni.
Ora basta.
Abbiamo il sacrosanto diritto di sapere come diamine siamo venuti al mondo, sono stufo di silenzi e vaghe risposte a domande che mi perseguitano da una vita!
E io so che i nonni conoscono molte delle informazioni che io e mia sorella vogliamo; non tutte, certo, ma tante sì. So che è così.
Non mi interessa davvero sapere chi tra me ed Emma sia nato prima ovviamente, ma il fatto stesso che la nonna non conosca la risposta a questa semplice domanda svela che lei e il nonno non erano presenti quando successe, contrariamente a quanto ci avevano sempre detto, e che quindi probabilmente non siamo nati nella casa di Boundary, il paesino vicino a York dove loro vivevano con nostra madre.
Eppure loro hanno sempre affermato che è proprio lì che siamo venuti al mondo.
Perché ci hanno mentito?
Perché tanto mistero?
Cosa c'è dietro?
E chi era davvero nostro padre?
«Non lo sai, non è così?»
Emma spezza il pesante silenzio che si era formato con tono freddo e duro, sorprendendomi non poco: di solito sono io quello che si arrabbia di più durante conversazioni di questo tipo, sono io ad alzare la voce; nonostante le sue parole di ieri anche lei adesso deve aver perso le staffe.
«Vi deciderete mai a raccontarci la verità su quello che successe ai nostri genitori? Cielo, conosciamo a mala pena i loro nomi, perché tanta segretezza? Io proprio non capisco!» continua lanciando sul piatto il tovagliolo che prima aveva stretto nervosamente tra le dita.
La nonna continua tuttavia a tenere lo sguardo basso: ha di nuovo gli occhi lucidi.
«Non parliamo di questo oggi, ragazzi, vi prego», interviene allora il nonno poggiando la propria mano sopra a quella della nonna.
«Ciò che successe fu un duro colpo per noi, non è facile ripensarci! Abbiate fiducia in noi, non manca molto: solo un attimo ancora di pazienza. Ada mi prendi il succo d'arancia in frigo per favore?» continua poi per cambiare discorso.
Io ed Emma ci guardiamo: solo un attimo ancora.
 
Note:
In Inghilterra con "città" si intende qualunque centro urbano munito di cattedrale. Wells, che esiste davvero, è il centro urbano munito di cattedrale più piccolo d'Inghilterra.
   
 
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