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Autore: Voglioungufo    29/03/2020    5 recensioni
TimeTravel!AU
Naruto finisce indietro nel tempo e decide che tutto merita un'altra possibilità.
"Nessuno ucciderà nessuno!" sbottò con stizza, incrociò le braccia e guardò il cielo con esasperazione. "Vorrei evitare di avere Uchiha emotivamente isterici in questa linea temporale, è chiedere troppo?!"
Oppure: Obito voleva solo distruggere il mondo, Naruto glielo ha impedito e ora si trova a essere un padre di famiglia e Shisui gli chiede consigli d'amore.
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Itachi, Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Obito Uchiha, Shisui/Itachi | Coppie: Asuma/Kurenai, Naruto/Sasuke
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Lungo sproloquio dell’autrice perfettamente evitabile:
È successo: sono passato al lato oscuro delle Time Travel dopo averne lette di ogni tipo su ao3, ho quindi deciso di provare a cimentarmi con la mia personale idea. A dispetto del titolo serioso, non è nulla di serio. Non vi spiego molto su come funzionerà, perché conto che sia tutto chiaro nella storia, voglio solo dare alcune coordinate per i tag.
Avvertimenti: ho segnato “violenza” ma non sarà niente di più di quella che compare nel manga. Ovviamente sono shinobi, ovviamente ci possono essere sbudellamenti vari, tutte cose che se avete sopportato nel manga immagino possiate sopportare anche qui xD Ma per ogni evenienza io metto l’avvertimento. L’OOC sta perché, per quanto io tenga l’IC, dobbiamo tenere conto che è tutto un mega What If che può condizionare i personaggi e i loro caratteri: tipo Obito che diventa buono, Itachi che non fa la strage Uchiha.
Rating: ho messo l’arancione per le stesse motivazioni di cui sopra. Calcolo la probabilissima presenza di scene violente e possibili squartamenti, quindi questo alza il rating. Non è per la presenza di scene lime/lemon (se mai volessi inserirle, le metterò come spin-off a parte in one-shot).
Il genere: ho messo generale e avventura. Avventura perché siamo comunque nel mondo di Naruto, ci sono missioni e avventure da superare. Generale perché si passa tranquillamente a scene slice of life a scene di “guerra”. Insomma, ha un po’ di tutto, dall’introspezione, al comico, angst, avventura, battle, romentico…
Le coppie: non sono la cosa fondamentale della storia, davvero. Le metto solo perché io sono una persona debole e in quale altra storia trovo l’occasione di mettere tutte le OTP? Ma credo sia il caso di farvi alcune precisazioni. La ObiNaru coinvolge il Naruto del Futuro (Nozomi), mentre la SasuNaru i due bambini (e per questo non aspettatevi di vederli scopare come ricci e fare cosacce perché sono bimbi tenerelli ecco). Le altre verranno scelte nel corso della narrazione, ma posso assicurarvi la presenza della ShiIta. In ogni caso compariranno quando sarà arrivato il momento giusto, quindi non aspettatevele già dal secondo capitolo.
Credo di aver detto tutto?
 
Spero che la storia vi piaccia abbastanza da continuarla. Cuori e commenti sono sempre graditi <3 non siate timidi, che ho bisogno di sapere se il mio delirio ha senso hahahah
Ora finisco questo sproloquio e vi lascio alla storia ^^
 






 
Prologo
 
 
 
«So am I still waiting for this world to stop hating?
Can’t find a good reason, can’t find hope to believe.»
(Still waiting – Sum 41)
 
 
 
Non ricordava l’ultima volta che si era sentito così sfinito, con il chakra vicino all’esaurimento e la stanchezza che gli intorpidiva le membra. Trasportarsi con il kamui in quella grotta era stato l’ultimo sforzo che aveva compiuto e, a giudicare dal sangue che colava sullo zigomo, il suo occhio sembrava risentirne.
Era così stanco che si guardò a malapena attorno. Conosceva quella grotta, un buco su una montagna che costeggiava il confine del Paese dei Fulmini, l’aveva usata già altre volte come base di emergenza dopo scontri particolarmente violenti. Come quello. Per quanto conoscesse le sue abilità, si era spinto troppo oltre in quelle ultime settimane, senza concedersi nemmeno una pausa, e ora ne pagava le conseguenze.
Sarebbe rimasto lì per la notte, il tempo necessario per dormire dopo un mese di veglia ininterrotta e ristabilire il proprio chakra.
Accese un fuoco e sussultò quando le fiamme proiettarono un’ombra umanoide sulla parete irregolare di fronte e a lui, rivelando che nella grotta non era solo. Si alzò in piedi pronto a fronteggiare la probabile minaccia, il poco chakra concentrato nell’occhio per vedere nel buio.
Era impossibile che ci fosse qualcuno vicino e non se ne fosse accorto, doveva essere per forza uno shinobi particolarmente abile nel celare la propria presenza.
“Tobi…” parlò lo sconosciuto e sentì il proprio respiro arrestarsi. Chiunque fosse, sapeva chi era lui.
 L’intruso fece un passo avanti e, aiutato dal calore delle fiamme, il suo viso non fu più un’ombra sulla parete.
Per un momento credette di trovarsi davanti a un fantasma. Quegli occhi, quei capelli e quella postura… appartenevano a una persona che aveva conosciuto molto bene. Ma quella persona era morta a causa sua.
Non poteva essere.
“Chi sei?” chiese quindi, un ringhio minaccioso.
Il fantasma fece un altro passo avanti, il fuoco disegnava ombre sul suo viso serio e illuminava occhi blu accesi di determinazione.
“Sono Uzumaki Naruto”, disse, “e vengo dal futuro”.
 
La risata lasciò lugubre la sua gola e risuonò per la caverna prima che potesse controllarla. Si piegò su se stesso con le spalle, l’occhio rosso che trapassava la figura del sedicente viaggiatore del tempo. Il quale abbassò il viso, gli occhi puntati sulla mano che aveva fatto scivolare sulla custodia di shuriken.
“Non sono qui per combattere, Obito” disse calmo.
Sentirsi chiamare con il proprio nome di nascita lo destabilizzò un poco, ma non lasciò che quella frase lo turbasse.
“Obito? Tobi? Sembri confuso su quale sia il mio nome” lo sbeffeggiò. Distrattamente si chiese se fosse il caso di usare la fastidiosa personalità di Tobi.
Il ragazzo biondo non ribatté subito, preferì sedersi a gambe incrociate davanti al fuoco. Grazie alla luce poté notare che indossava sgargianti e logori abiti arancioni, nessuna fascia sulla fronte indicava la sua fedeltà a qualche villaggio.
“A volte hai usato un terzo nome” borbottò fioco, alzò gli occhi penetranti su di lui. “Ma so che Madara è morto dopo averti allenato”.
L’opzione del viaggiatore del tempo non gli parve più così assurda, non davanti alla consapevolezza che sapeva della loro alleanza. Non si sedette al falò come aveva suggerito l’altro, lo osservò attento ancora una volta, ma il suo sharingan aveva già appurato che non si trattava di un genjutsu. Quindi il suo aspetto era davvero quello di un giovane uomo dagli spettinati capelli biondi, acconciati in quel modo così familiare, i lineamenti morbidi con le guance attraversate ciascuna da tre cicatrici parallele e due rotondi occhi blu.
Uzumaki Naruto… il marmocchio di Minato-sensei.
“I viaggi nel tempo sono impossibili” disse lugubre.
Il presunto Naruto rise. “Sì, me l’hai già detto in futuro. Eppure eccomi qui”.
Assottigliò l’occhio al tono spensierato, come se stesse chiacchierando con una vecchia conoscenza davanti a una tazza di tè. Lui, a suo contrario, aveva i nervi a fior di pelle e i muscoli tesi, pronti alla battaglia.
Non c’era verso che potesse credere a una cosa così assurda.
“Perché sei qui?” chiese quindi.
 La spensieratezza sparì dal viso dell’altro mentre tornava a guardarlo, nelle iridi la serietà mortale di un vecchio soldato.
“Sono qui a impedire che tu faccia una sciocchezza”.
Trattenne un verso stizzito tra i denti. “Che sciocchezza?”
Tsuki no Me”.
Rimase in silenzio, valutando quella nuova informazione. Quest’uomo conosceva cose che solo lui e Zetsu avrebbero dovuto conoscere. Ancor di più, l’opzione del viaggio del tempo non gli parve impossibile.
“Cosa sai dello Tsuki no Me?” ringhiò sulla difensiva.
“Molto più di te e Madara” rispose pacato. “So che non porterà a quello che speri, nessuna pace e sogno perfetto. Solo la distruzione di questa terra come la conosciamo e la rinascita di un essere immortale di nome Kaguya, la madre del chakra”.
Il suo fiato cominciava a condensarsi all’interno della maschera, rendendogli difficile respirare.
“Che cosa stai dicendo?” sbottò. “Queste sono stronzate, Madara…”
“Madara si è sbagliato, è stato manipolato, e quando è riuscito a completare il suo piano ho visto con i miei occhi il ritorno di quest’essere spaventoso” lo interruppe Naruto, il tono fermo. “Lo Tsuki no Me è un errore. E anche tu lo capirai in futuro”.
Obito scattò prima di rendersene conto. Le sue dita non scivolarono però sugli shuriken, ma sull’ultimo kunai che gli era rimasto. Si lanciò contro il ragazzo oltre il fuoco per colpirlo, ma si sentì subito bloccare con violenza. Il contraccolpo lo costrinse a chiudere gli occhi e quando li riaprì rimase senza fiato, la presa sul kunai tremò al punto che gli scivolò via dalle dita.
Una mano fatta di puro chakra lo aveva fermato al polso poco prima che potesse colpire il viso di Naruto, il quale era rimasto impassibile al suo posto circondato da una forte luce gialla irradiante puro potere. La mano che lo aveva bloccato era collegata direttamente a lui.
Occhi rossi, non più azzurri e dalla pupilla ferina lo trapassarono, come se potessero vederlo oltre la maschera.
“Ho detto che non sono qui per combattere” replicò ferreo.
Il chakra gli ustionava la pelle, perciò sciolse la tensione e arretrò. Nel vederlo abbandonare la posa offensiva, il braccio di chakra si dissolse e gli permise di allontanarsi. Scacciò anche il chakra che lo aveva circondato, smettendo di risplendere e tornando con gli abiti sgualciti con cui si era presentato.
Obito deglutì al potere che aveva sentito impregnare l’aria improvvisamente, un chakra del genere poteva appartenere solo al Kyūbi.
Non stava mentendo, era davvero Uzumaki Naruto.
“Mi ascolterai adesso?” chiese più gentile vedendolo arretrare.
Ancora scosso dall’adrenalina provata in quel secondo, annuì con cautela. Il ragazzo che aveva davanti era potente, mentre lui esausto. Meglio assecondarlo e salvare le sue scarse riserve di chakra nel caso avesse dovuto affidarsi a una rapida fuga con il kamui. Inoltre, se davvero veniva dal futuro, quello che aveva da dire poteva meritare la sua attenzione.
Vide Naruto sospirare di sollievo e rilassare la posa delle spalle.
“Bene. Sarà molto lungo e non crederai a metà delle cose che ti dirò, ‘tebayo” brontolò.
Obito inarcò un sopracciglio, poi si sedette a sua volta davanti al fuoco.
“Ti ascolto”.
“Dunque,” iniziò socchiudendo gli occhi, “fra circa nove anni inizierai a catturare sistematicamente i Bijū, approfittando dell’Akatsuki. Riuscirai a prenderli quasi tutti, tranne  Giyūki e Kurama”.
“Quali?” chiese con fastidio.
Naruto sembrò sussultare. “Intendo l’Hachibi e il Kyūbi, sono i loro nomi”.
“Nome? Hanno un nome?” non riuscì a nascondere la sorpresa nel tono.
“Ogni Bijū ne ha uno” replicò e sembrò risentito. “Non sono oggetti o armi, sono esseri viventi con un proprio nome e una propria personalità e…” si bloccò e scosse la testa. “Dopo,” decretò, “andiamo con ordine”.
Obito si ritrovò a essergli grato, il suo cervello si stava ancora abituando all’idea di dover accettare che questo ragazzo davanti a lui fosse Uzumaki Naruto, il figlio del suo sensei, quando sapeva che al momento il marmocchio aveva sei anni.
“Appunto, dicevo, mancavano solo loro due. Allora hai deciso di dichiarare guerra alle nazioni ninja perché te li consegnassero. Io… be’, lo sai: io sono il Jinchūrike di Kurama e nel mentre mi sono allenato a usare il suo potere e abbiamo anche iniziato a collaborare. E anche Killer B con Otto-chan andava molto d’accordo…”
Se questa era l’idea di ordine di Uzumaki era davvero molto confusa e sbagliata. Si schiarì la gola, riportandolo nella giusta carreggiata. Con uno sguardo imbarazzato, Naruto ricominciò da capo, raccontandogli della Konoha della sua infanzia, delle sue prime missioni con il team 7, dell’attacco di Suna e della morte de Terzo Hokage, il tradimento di Sasuke e il suo allenamento con Jiraiya. Parlò del team Kakashi – una stretta al cuore di Obito che ribolliva di rabbia – e dei suoi primi scontri con l’Akatsuki. La sua voce si incrinò quando iniziò a contare le prime morti di quella guerra appena iniziata, tra cui il suo maestro, e poi passò al suo scontro con Nagato subito dopo aver imparato l’arte eremitica.
Rimase sorpreso nello scoprire che l’attuale alleato lo avrebbe tradito dopo essere stato sconfitto da Naruto e convinto dalla sua determinazione. Voleva interromperlo per saperne di più, ma lui proseguì imperterrito nel raccontare il cammino di Sasuke nell’oscurità, di Itachi e la strage degli Uchiha, di come Obito ne avrebbe approfittato a suo favore. Arrivò quindi al summit de Kage dove avrebbe dichiarato guerra a tutte le nazioni principali, unitesi per contrastarlo nell’Alleanza Shinobi.
Arrivò quindi alla guerra.
A questo punto non riuscì più a provare a interromperlo o screditare le sue parole. Ogni cosa era descritta con limpida chiarezza, un dolore tangibili nelle iridi azzurre e nella voce appena tremolante davanti alle perdite. Se ne convinse mentre gli raccontava del suo allenamento per imparare a controllare il chakra del Kyūbi, dell’Edo-Tensei e del suo avvicinamento con i Bijū catturati.
Uzumaki Naruto veniva davvero dal futuro.
 
Naruto si interruppe in un breve silenzio quando arrivò al momento in cui lui, Obito, sarebbe diventato il Junchūriki del Jūbi. Tenne qualche secondo gli occhi sul danzare delle fiamme prima di riprendere a parlare.
“Non ci siamo arresi, ovviamente. Abbiamo continuato a combattere con tutte le nostre forze e alla fine ci siamo riusciti, ci siamo avvicinati abbastanza da afferrare il chakra dei Bijū dentro di te e iniziare un… tiro alla fune con il chakra”. Tornò a guardarlo e sul momento non capì la tristezza negli occhi. “In quel momento i nostri chakra sono entrati in contatto e… ho visto il tuo disprezzo per questo mondo, il tuo dolore per Rin…”
Sussultò e sentì la ferita ancora aperta bruciare, consumarlo dall’interno.
“Non osare dire il suo nome…” sibilò.
Naruto non si ritrasse al suo tono sprezzante, continuò a fissarlo dritto sull’unico occhio visibile.
“Devo raccontarti com’è andata…”
“So com’è andata” sputò interrompendolo. “So che si è suicidata per sua scelta, che l’avevano trasformato nel Jinchūriki del Sanbi…”
“Isobou” borbottò. “Il suo nome è Isobou”.
Non l’ascoltò. “So che ha dovuto farlo per proteggere Konoha, ma questo non cambia nulla. Anzi, è stato questo ad aprimi gli occhi su quanto questo mondo sia sbagliato, corrotto, un…”
“Inferno” completò per lui Naruto.
“Un mondo dove le persone sono sacrifici per la guerra e gli amici tradiscono le proprie promesse non può essere reale”.
Sembrava stanco. “Sì, Obito, ma questa è solo una parte della verità”.
S’incurvò di nuovo teso a quelle parole.
“Non ti sei mai chiesto come la Nebbia potesse avere un Bijū a portata, quando Madara è una delle pochissime persone in grado di catturarli e controllarli?” lo pungolò Naruto, risvegliando vecchi dubbi che aveva sempre sepolto nella sua mente. “Avere un Bijū è difficile, eppure decidono di darlo via sigillandolo per pura fatalità nel corpo della tua compagna di squadra, che sempre per pura fatalità è arrivata a una distanza sufficiente perché tu la raggiungessi. Senza contare i Zetsu” soggiunse ironico, “fedeli a Madara eppure decidono di tradirlo facendoti arrivare convenientemente nel momento in cui è avvenuta la tragedia”.
Obito cominciò a faticare a respirare mentre ogni singola parola affondava dentro di lui.
“Cosa vuoi dirmi?” chiese.
Sapeva la risposta.
“Madara ha manovrato tutto in modo che tu scegliessi lui e il suo piano”.
Riuscì appena a sentirlo sopra il ruggire del sangue per tutto il suo corpo, il battito del suo cuore nelle orecchie... un cuore che improvvisamente tornava alla vita per battere e sanguinare puro dolore.
“No, non è vero” mormorò ostinato. “Madara mi ha salvato, mi ha mostrato la verità, mi ha allenato…” si preoccupava per me, avrebbe voluto aggiungere, ma quelle parole sembravano incastrarsi nella gola.
La pena negli occhi azzurri lo fece sentire solo più miserabile.
“Tu eri disposto a uccidere il tuo amato sensei” sussurrò. “Hai minacciato me, suo figlio, e più avanti hai tentato di uccidere il tuo migliore amico… solo per il bene di questo piano. Credi che Madara non sarebbe stato pronto a sacrificare lo stesso?”
Lo avrebbe fatto.
Era questa la risposta giusta, la sapeva fin troppo bene e una parte di lui forse aveva sempre avuto quel dubbio, lo stesso che ora Naruto gli aveva schiaffeggiato in faccia. Ma lo aveva sempre sepolto, per il bene dello Tsukiyomi, perché se avesse avuto successo quelle menzogne sarebbero sparite, a favore di un mondo perfetto.
Se avesse avuto successo.
Obito si sentì come se avesse mille anni sulle spalle, anziché venti, quando ricordò l’ammonimento di Naruto su un essere immortale di nome Kaguya.
“Poi? Cos’è successo?” chiese stanco.
“Abbiamo… parlato” mormorò. “Mentre lottavamo per il chakra dei Bijū, siamo riusciti a vederci nei propri cuori. Ti ho capito e ho deciso che non volevo combatterti. Tu… ti sei arreso alla fine. Hai lasciato andare la presa”.
“Mi sono arreso” ripeté.
Annuì. “Sì, hai capito il tuo errore e hai voluto rimediare. Hai deciso di fidarti di me”.
“Di un ragazzino”.
Rise. “Sono molto persuasivo” acconsentì.
Ripensò a quanto aveva detto anche su Nagato, del suo tradimento, e scosse la testa rassegnato.
“Quindi? Avete vinto, cos’era quella storia di Kaguya?”
Naruto sospirò. “Non abbiamo vinto. Tu ti sei arreso, ma non Madara”.
“Hai detto che stava combattendo con Hashirama”.
Annuì. “Dovevamo sigillarlo, ma lui ci ha preceduti. Te l’ho detto? In quel momento tu avevi il rinnegan…” la sua voce si affievolì e Obito capì cosa stava per dire.
“Rinne Tensei” sussurrò. “Sono morto e lui è rinato”.
Fu sorpreso di vedere Naruto scuotere la testa.
“Madara è rinato, ma tu non sei morto. Immagino tu abbia sfruttato le tue cellule di Hashirama e lo Zetsu nero, in quel momento era aggrappato a te per manovrarti nella tecnica… Ti ha dato abbastanza forza per continuare a vivere”.
Annuì sollevato. “Poi?”
“Madara si è ripreso i Bijū che ti avevamo strappato, anche… Kurama” mormorò, una mano appoggiata allo stomaco a stringere le sue vesti.
Obito inorridì. “Ma non sei morto”.
Sospirò. “Resistenza Uzumaki e Sakura-chan, un ottimo medico a guardarmi le spalle. Sono rimasto in uno stato di pre-morte finché tu non mi hai salvato”.
Ci mise più di un secondo per capire realmente le sue parole. “Io?” echeggiò incredulo. “Ma…”
“Mio padre prima di morire aveva sigillato dentro di sé una metà del chakra di Kurama” non batté ciglio Naruto. “Mentre Madara non aveva capito che tu lo avessi tradito, credeva fossi solo stato sconfitto… Sei riuscito a coglierlo di sorpresa, perfino a rubargli un po’ del chakra di Shukaku… intendo l’Ichibi” chiarì al suo sguardo vacuo, “e di Gyūki, i Bijū che mi mancavano. Allo stesso tempo hai estratto il chakra di Kurama da mio padre, mi hai portato nella dimensione del kamui e… magia, eccomi ancora in piedi ‘tebayo” scrollò le spalle.
Obito lo fissò incredulo, tutto quello era assurdo quanto il viaggio del tempo.
“Ho fatto tutto questo dopo aver eseguito il Rinne Tensei?”
Non si aspettava che Naruto gli lanciasse un sorriso luminoso e gli facesse l’occhiolino.
“Sei un tipo tosto”.
Si sentì ancora più scombussolato a quella reazione, decise di ignorarla e passare oltre. “Così sei tornato in vita. Poi?”
“Ecco, c’è da dire che pure Sasuke nel mentre non se la stava passando molto bene. Madara lo aveva infilzato” confessò. “E mentre eravamo entrambi in questo stato di pre- morte, abbiamo incontrato un… vecchietto interessante”.
Obito aveva paura di chiedere chi.
“Il Saggio delle sei vie!”
Fu un po’ troppo. Si tolse la maschera con un gesto secco e prese una lunga boccata d’aria, entrambe le mani davanti agli occhi.
“Ora il viaggio del tempo è la cosa meno assurda” borbottò.
 
Ascoltò il resto con un misto di incredulità e rassegnazione. Conosceva già la storia di Idra e Ashura, del loro giro di reincarnazioni. Madara gliela aveva raccontata, quindi non faticò a seguirlo su quel punto. Rimase solo sorpreso di scoprire che il figlio di Minato e uno dei mocciosi di Fugaku sarebbero stati i destinatari di quel ciclo e che ne avrebbero ricevuto i pieni potei dal padre degli shinobi.
Arrivato a quel punto, la rinascita di Kaguya non lo sorprese più del dovuto. Rabbrividì però nel saperlo e provò un profondo turbamento nel rendersi conto che anni di pianificazione e sacrifici erano destinati al fallimento totale. Non stava portando il mondo verso la pace, ma alla sua rovina.
Naruto diventò sempre più triste, un lungo silenzio precedette le sue successive parole.
“Lo Tsuki no Me si attivò subito, chi non riuscì a mettersi in salvo venne intrappolato nella tecnica. In pochi secondi, eravamo stati decimati. In tutto il mondo, sopravvivemmo solo noi e un’altra manciata che era riuscita a mettersi in salvo dalla luce riflessa della luna. Abbiamo combattuto contro Kaguya”.
“Ma non potevate vincere” indovinò.
Gli occhi azzurri si macchiarono di dolore. “No, non potevamo. Kaguya trasformò gli shinobi catturati nel genjutsu in Zetsu e ci attaccò con quelli. Abbiamo provato a resistere, ma più di noi cadevano più il suo esercito si ingrossava. Il viaggio del tempo è stato proposto con scherzo, ma… presto è diventato l’unica soluzione”.
Obito sospirò. “Com’è possibile?”
Naruto rise. “È… complicato. È un jutsu spazio-temporale che agisce combinando l’hiraishin con il kamui”.
Aggrottò gli occhi nel sentir nominata la tecnica del suo Magekyo.
“Spiegati meglio”.
Agitò le mani. “Quello che ti sto dicendo è il frutto di un brain-storming tra te, mio padre e Orochimaru, io mi sono limitato a imparare come si fa.” Fece una pausa, poi continuò. “Il tuo kamui si sposta tra le dimensioni e il tempo è una dimensione. L’hiraishin è una tecnica di teletrasporto che annulla il tempo. Ma se cambi il sigillo del tempo, se invece dell’istantaneità inserisci un conto all’indietro?”
“Non funzionerebbe” borbottò Obito. “L’hiraishin ha bisogno di marcare il punto di arrivo ”.
“Ma il kamui no”.
Tacque, perché era vero e improvvisamente tutti i pezzi stavano combaciando al loro posto. Ma…
“Tu non ha un Mangekyo sharingan”.
Seppe la risposta ancora prima che Naruto sospirasse, prima che infilasse la mano all’interno della sua sacca per tirare fuori un contenitore di vetro. Tra i liquido si trovavano due occhi sharingan perfettamente conservati.
“Sono i tuoi” bisbigliò. “Del te del futuro. Me li ha dati prima di partire”.
“Perché a te?” domandò, lo sguardo fisso su quella raccapricciante visione. Quegli occhi rendevano tutto il racconto più reale, erano la prova finale.
“Perché ero l’unico ad avere abbastanza chakra per compiere il viaggio mentre Sasuke teneva occupata Kaguya”.
Il dolore nei suoi occhi era tangibile, simile a una cascata straripante. Fissava il contenitore con lo sharingan come se fosse una maledizione.
“Non volevo venire qui” mormorò. “Speravo davvero di poter salvare il mio mondo, ma… ormai non c’era più niente da salvare. Li ho abbandonati, è questa la verità”.
Obito rimase a lungo in silenzio chiedendosi come rispondere a una costatazione del genere. Nonostante l’assurdità della situazione, gli credeva. Non aveva mai visto nessun altro parlare con una tale sincerità negli occhi, con una trasparenza così dolorosa. Solitamente i ninja tendevano a schermare le proprie emozioni, a rendere impossibile indovinare le loro intenzioni. Invece questo Naruto non se ne preoccupava. Non sapeva se fosse per idiozia o una spropositata fiducia.
“Mi dispiace” disse alla fine.
Onestamente non sapeva ancora come considerarlo, se nemico o amico. Era qui per fermarlo a quanto diceva, ma nel suo futuro erano stati alleati.
Naruto sorrise. “È oka…” si bloccò, si morse le labbra per non dire quella bugia. “È uno schifo” ammise. “Sono stato giorni a piagnucolare su quello che ho perso prima di rendermene conto che… be’, non potevo. Sono morti per dare una speranza a questo mondo, a questo tempo, e mi hanno affidato questa speranza. Non posso restare in disparte e vedere lo stesso futuro accadere. Posso evitare la guerra, salvare le mie persone preziose, proteggere il mondo degli shinobi…”
“Da me” mormorò Obito. “Ecco perché sei qui”.
“Esatto” ammise. “È stato frustrante aspettare un momento in cui fossi… predisposto ad ascoltarmi”.
Capì subito cosa intendesse e provò un profondo turbamento. Per quanto tempo lo aveva seguito senza che ne accorgesse? Era rimasto sempre nell’ombra in attesa di un suo momento di debolezza in cui non avrebbe potuto combatterlo.
“Quindi?” chiese piatto. “Perché non mi hai ucciso e basta?”
Si rese conto di non essere spaventato o arrabbiato all’idea di essere arrivato al capolinea. Il suo piano era un fallimento, aveva passato gli ultima anni a sporcarsi le mani senza una possibilità di redenzione. Tutto quello che aveva fatto non era più giustificabile in onore dello Tsukiyomi. Tutto quello che aveva fatto era stato inutile. Il mondo era ancora marcio, ma ora era anche privo di soluzione. Morire era più accettabile, almeno si sarebbe ricongiunto a Rin e non avrebbe più dovuto sopportare una tale realtà.
Naruto rimase confuso alla sua domanda. “Cosa?”
“Perché sprecare tempo a parlarmi, avresti potuto uccidermi fin da subito”.
“Non voglio ucciderti”.
Le fiamme gialle danzavano dentro gli occhi blu, agitati di turbamento. Obito scosse la testa, incredulo che fosse scosso all’idea della sua morte.
“Ho ucciso i tuoi genitori, scatenato il Kyūbi contro il tuo Villaggio e sono il motivo del mostro dentro di te. Da quello che hai detto, porterò il mondo sull’orlo della distruzione dopo una guerra tremenda. Perché non mi uccidi e basta? È la soluzione più semplice”.
Naruto indurì la presa della mascella, quella linea dura lo rese ancora più simile a Minato-sensei e fu difficile mantenere il contatto visivo. Era come avere il suo fantasma davanti.
“È la sua soluzione più semplice,” confermò, “ma non quella giusta”.
Uno sbuffo simile a una risata trattenuta lasciò le sue labbra.
“Non esistono soluzioni giuste, solo quelle convenienti” tagliò corto.
Ignorò la calda luce esasperata che brillò negli occhi dell’altro, come se avesse sentito un discorso contro cui aveva già combattuto e vinto.
“Esistono, ma sono quelle più difficili e per questo raramente vengono prese. Siamo fortunati che io sia abbastanza ostinato da non mollare mai la presa, ‘tebayo!” assicurò con un sorriso pieno di sicurezza. “Non perderò l’occasione di salvare anche te e permetterti di riscattare le tue azioni!”
“Riscattare” ripeté e sentì una fitta di odio risvegliarsi nel suo petto. “Riscattare cosa? Questo mondo è marcio e corrotto fino al midollo, lo è nella sua natura, quindi perché dovrei provarci?” ringhiò nell’ultima frase, il discorso di Madara ancora impresso nella mente. Solo in un sogno le ombre potevano essere cancellate, non nella realtà. Il mondo, ogni singolo individuo è duale e questo non poteva essere cambiato dalla pura ostinazione.
“Perché ci sono altre brave persone che ci provano ogni giorno” ribatté sicuro. “Tutti lottiamo per la pace. Se questo mondo non ti piace, allora cambialo”.
“Ogni brava persona che ho conosciuto è stata uccisa, corrotta e distrutta” non mollò la presa. “Non puoi restare lo stesso all’inferno. È stato provato già moltissime volte e cosa puoi fare tu, che non abbiano già provato? Parlare? Hashirama ci ha provato, ma poi ha dovuto scavalcare cadaveri per avere un surrogato di pace temporanea”.
“Solo perché non c’è mai riuscito nessuno prima, non è detto che io non possa riuscirci!”
Obito socchiuse agli occhi al tono ostinato, pregno di una testardaggine che si rifletteva in tutta la sua espressione. In quel momento i suoi occhi sembravano essere pura determinazione.
“Cosa puoi fare tu da solo…” sibilò.
E, contro ogni previsione, Naruto sorrise. Stirò le labbra in un modo così genuino da essere quasi disarmante, non ricordava l’ultima volta che aveva visto qualcuno sorridere così.
“Ma io non sono solo” lo contraddisse dolce. “Ho Kurama con me”.
“Voi due soli allora” ringhiò, come se quell’ottimismo lo stesse ferendo. “Gli uomini odiano e temono i Bijū e i loro Jinchūrike. Non vi ascolteranno mai”.
“No, Obito, no” scosse la testa esasperato. “I Bijū sono nove, lo sai bene, e tutti loro hanno viaggiato con me. Avevo il loro chakra” gli ricordò,“e ricordano quello che ricordo io. Ho già controllato, appena sono saltato mi sono ritrovato nella dimensione condivisa dai Bijū”.
Obito era stanco di chiedere informazioni, ma più parlavano più scopriva cose che non sapeva.
“Dimensione condivisa dei Bijū?” echeggiò.
Ridacchiò. “Ecco, è come una grandissima stanza vuota dove i Bijū possono trovarsi per parlare, indipendentemente dalla loro posizione. Possono portare anche il loro Jinchūrike se sono abbastanza amici. Appena Kurama si è ripreso siamo andati lì e tutti ricordavano. Li ho portati indietro nel tempo con me, perché è il chakra che può viaggiare e i Bijū sono esseri di puro chakra”.
Annuì senza chiedere altre spiegazioni. Non aveva capito niente di come funzionasse quel sigillo e l’uomo era una merda a spiegarsi.
“Quello che voglio dirti” riprese Naruto, “è che sappiamo cosa vogliamo evitare. Per colpa della Quarta Guerra i Bijū hanno sperimentato la mortalità e il proprio annullamento. Non è qualcosa che nessuno di loro è disposto a ripetere”.
“Non cambia nulla” mormorò, gettò la testa all’indietro e socchiuse gli occhi verso il soffitto della caverna. “Uno, due, tutti e nove… I Bijū sono temuti nel loro insieme. Nessuno di loro verrebbe ascoltato”.
Naruto rimase in silenzio qualche secondo, come a volergli dare il tempo di aggiungere altro. Obito non lo fece, perciò iniziò lento: “I Bijū, i Jinchūrike… siamo da sempre stati usati come deterrente per la guerra, ma la verità è che non ha mai funzionato perché noi Jinchūrike siamo sempre stati disprezzati, i Bijū usati solo come armi. Ma se Jinchūrike e Bijū collaborano in una vera partnership, come me e Kurama, non c’è niente che possa fermarci. Avremo il potere di influenzare la politica”.
Obito inarcò un sopracciglio e tornò a guardarlo. “Suona paurosamente simile alla rivoluzione”.
Accennò un sorrisetto. “Non era questo l’obiettivo iniziale dell’Akatsuki?”
“Che è fallito” rispose più incerto di quanto volesse sembrare. “Ogni tentativo di rivoluzione è fallita”.
“Perché non ha mai avuto il sostegno dei Bijū”.
Obito cadde in un lungo silenzio contemplativo, lo sguardo puntato sul fuoco ma la mente impegnata a elaborare quanto sentito. Per quanto stesse cercando di contrastare la proposta, era già al lavoro per capire come procedere in una situazione simile e vagliava tutta la sua conoscenza.
Alla fine, era stato convinto ancor prima che se ne rendesse conto.
“Come procederesti?” chiese infine cauto.
Naruto sorrise e socchiuse gli occhi a quella concessione, si rilassò e lo guardò eloquente.
“Dovrei essere io a chiedertelo. Sei tu l’esperto della politica di questo periodo”.
Non ricambiò il sorriso. “La Nebbia insanguinata” disse. “Sto tenendo il controllo di Yagura, il Mizukage, ma non è solo sua la politica crudele. Consiglieri e gradi alti, lo stesso Daimyo… È per questo che mi è stato così facile manovrarlo. Kiri ha una storia alle spalle fatta di sangue”.
Naruto abbassò gli occhi, improvvisamente triste e malinconico. “Yagura era solo un ragazzino quando è morto nel mio tempo” sussurrò.
“È un pazzo violento” disse Obito. “Lo è da prima che cadesse nel mio genjutsu. Kirigakure è un Villaggio corrotto fino alle ossa. Se vuoi iniziare a cambiare il mondo, devi partire da lì”. Lo osservò attento, l’occhio nero che brillò brevemente di cremisi. “Quindi, come procederesti?”
Naruto si portò una mano ai capelli, allontanò i lunghi ciuffi biondi dagli occhi.
“Non so esattamente se siamo in anticipo o in ritardo, ma nella mia linea temporale Momochi Zabuza tentò un colpo di stato contro Yagura. Purtroppo fallì e divenne un nuniken”. Si morse le labbra prima di continuare. “Se non è troppo tardi, possiamo aiutarlo. Faremo vincere questa rivoluzione e installeremo un Mizukage più affidabile”. Lo vide sorridere affettuoso. “Ho già una persona in mente, una tipa tosta che ha tentato di cancellare il passato da incubo di Kiri. Nella mia timeline era il quinto Mizukage. Secondo me potrebbe piacerti”.
“C’è già stato il colpo di stato” lo fermò Obito prima che iniziasse a progettare troppo. “Il Demone della Nebbia ha già lasciato il Villaggio ed è un nuniken”.
L’espressione di Naruto cadde. “Sono arrivato troppo tardi anche per questo?”
“Non necessariamente” considerò. “Zabuza avrà anche abbandonato il villaggio, ma  non il suo obiettivo. Ora è un mercenario con i fratelli demone, in cerca di risorse per riprovare il colpo”.
Il suo interlocutore s’illuminò di nuovo. “Sarebbe ottimo” confermò. “Significa che ha anche già incontrato Haku!”
Obito non aveva la più pallida idea di chi fosse Haku, ma non gli importò. Stava continuano a macchinare, cercando falle e possibili soluzioni.
“Manderò Kisame a cercarlo, facevano parte della stessa squadra. Riuscirà sicuramente a trovarlo”.
Si sorprese nel vedere lo sguardo diffidente di Naruto, ma poi ricordò quello che gli aveva raccontato e si rese conto che per lui non doveva essere facile fidarsi dei membri di Akatsuki.
“Kisame sa tutto” disse tranquillo. “Anche dello Tsuki no Me, mi ha visto in faccia e mi ha seguito perché vuole un mondo senza bugie”.
Naruto annuì, ma aveva ancora la posa delle spalle rigide. Capì subito perché dal sussurro successivo.
“Nagato…”
Chiuse gli occhi brevemente, capiva quale fosse l’incertezza nel viaggiatore del futuro. Aveva ingannato Nagato, dicendogli che era la reincarnazione del Saggio dei sei cammini e la persona che avrebbe portato la pace nel mondo shinobi. Lo aveva detto per spingerlo a fare esattamente quello che voleva lui, quello che gli aveva raccontato erano tutte bugie. Come avrebbe reagito anche alla sola notizia che il rinnegan non era suo?
“Vedrò” disse alla fine.
In fondo, non era come se avesse davvero accettato di collaborare con questo Uzumaki Naruto dal futuro. Tutto quello che si erano scambiati era solo un’ipotesi su una probabile ma non già decisa collaborazione.
“Ho bisogno di tempo per pensare” continuò.
Naruto sorrise. “E per dormire” concordò in un tono dolce.
Forse era stato quel tono mansueto, ma improvvisamente Obito si sentì tranquillo, l’adrenalina che fino a quel momento lo aveva sostenuto nonostante la stanchezza smise di pompare nelle sue vene. Chiuse gli occhi e si ritrovò addormentato prima che se ne accorgesse.
 
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Spalancò l’occhio e nell’oscurità della caverna brillò il cremisi macchiato dai tomoi neri. Obito scandagliò l’ambiente attorno, il fuoco stava lentamente morendo e dall’altra parte anche Uzumaki sonnecchiava incauto. Con una rapida occhiata si assicurò che fossero soli nella caverna. Fuori aveva iniziato a piovere, sentiva il rimbombo della pioggia e dei tuoni echeggiare dall’entrata del cunicolo. Gli era impossibile capire quanto avesse dormito, ma sentiva di aver ripristinato abbastanza chakra da poter tentare qualcosa.
Solo che non sapeva ancora cosa.
Silenzioso si alzò e puntò il viso verso il corpo addormentato del suo accompagnatore. Nel sonno sembrava assolutamente innocuo, ignaro di quello che lo circondava. Se voleva scappare, quello era il momento adatto. Anche se si fosse svegliato in tempo, con il kamui poteva seminarlo.
Invece, rimase a fissarlo. Da così vicino, poteva notare anche le similitudini con Kushina. I colori erano tutti di Minato, ma i suoi lineamenti morbidi ricordavano quelli della donna e anche il suo carattere impetuoso, da quel poco che aveva visto, era in perfetto stile Uzumaki.
Forse rimase a fissarlo troppo a lungo con lo sharingan attivo e dovette rendersi conto di qualcosa, perché improvvisamente Naruto aprì gli occhi. Ma invece di specchiarsi nelle pozze blu a cui si era abituato, si immerse in un’iride rosso sangue.
Il secondo dopo sentì il proprio sharingan attivarsi e si ritrovò in un posto che non era la caverna dove si era nascosto. Con i sensi in allerta si osservò attorno, chiedendosi cosa fosse quel posto che assomigliava così tanto a una fognatura, con una bassa acqua che gli arrivava alle caviglie e tubature che attraversavano tutta la sua struttura. Il continuo gocciolare dell’acqua fu improvvisamente interrotto da un ringhio.
Obito sussultò e prima che se ne rendesse conto si trovò a fronteggiare un muso peloso su cui spiccavano due enormi occhi rubino, la pupilla affilata come quella di un demone. Fece un passo indietro alla vista dell’imponenza della Kyūbiko.
Uchiha…” ringhiò il mostro fendendo l’aria attorno a lui con una coda.
Obito si preparò a mettersi in posizione di attacco, ma l’enorme volpe dal pelo scuro si spostò e la sua attenzione fu catturata da una delle code. Era arrotolata in se stessa, come a formare un nido, su cui era accoccolata l’immagine mentale di Naruto. Stava dormendo, proprio come la sua controparte fisica, e Obito capì che se poteva permettersi di appisolarsi in modo così incauto era per via della bestia che vegliava al suo posto.
“Kyūbi” replicò ricordando l’ultima volta che l’aveva incontrato. All’epoca era riuscita a costringerlo nel suo genjutsu, ma sospettava che questa volta non ci sarebbe riuscito. Del resto non aveva riguadagnato abbastanza chakra.
La volpe strinse gli occhi infastidita e mostrò le zanne.
Naruto ti ha detto il mio nome, usalo”.
Ricambiò lo sguardo con altrettanto sospetto, ma alla fine concesse:
“Kurama”.
Il demone, però, non abbandonò la sua posa offensiva. Le sue code continuavano a muoversi nervose, come pronte a essere lanciate contro di lui per spazzarlo via.
Allora, hai preso la tua decisione?” lo pungolò.
Obito abbassò gli occhi verso il ragazzo accoccolato nella pelliccia. “Non lo so. Mi sembra troppo ingenuo, il mondo non si cambia con il solo ottimismo”.
Inaspettatamente, una risata lasciò le zanne della bestia.
Stai parlando di Naruto, il moccioso che chiama i Bijū per nome e li tratta come amici” lo avvisò. “Non crederai quanto può essere in grado di sorprenderti”.
Scosse la testa. “Prima o poi verrà anche lui spezzato da questo mondo, proprio come è successo a me. Madara ha solo accelerato i tempi, ma è qualcosa di inevitabile”.
Il demone lo derise ancora, socchiudendo gli occhi sprezzante.
Voi Uchiha siete tutti dei muli ostinati. Vi vantate così tanto dei vostri occhi e poi non sapete nemmeno usarli” sputò. “Naruto ti ha raccontato la sua storia, quello che ha passato fin da bambino a causa mia, di tutte le sue perdite, della guerra… eppure niente l’ha spezzato. E non credere che io non abbia provato a tentarlo! Non sai quante volte ho provato a spingerlo a lasciarsi andare alla distruzione, ho provato per anni a farlo cedere alla sua rabbia interiore e guarda com’è finita” brontolò. “Non solo con me. Anche tu, durante la guerra, hai tentato di rompere la sua determinazione e portarlo dalla tua parte… e alla fine sei tu che sei passato dalla sua”.
Obito fece una smorfia incerta, non si rese nemmeno conto di arrossire.
E anche se non fossi ancora convinto: la tua futura guerra ha distrutto Konoha e ucciso i suoi amici, eppure ora lui è qui a proporti una collaborazione senza pensarci due volte. Si fida di te. Se vuoi sperare nel cambiare questo mondo, Naruto è la carte vincente e te ne devi essere reso conto. Quindi, moccioso Uchiha, dimmi qual è il vero problema” terminò minaccioso.
Obito si sentì spaventosamente simile a un bambino sgridato, ma non commentò quel tono. Il suo occhio era puntato su Naruto, sul suo volto era comparsa una smorfia e sembrava sul punto di risvegliarsi.
Carta vincente, mh?
Con un sospiro, ammise: “Non voglio cedere alla speranza e vedermela strappare via di nuovo…”
Kurama ruotò le orecchie, apparentemente divertito.
Non succederà, non se Naruto te l’ha promesso”.
“Come fai a esserne così sicuro?” domandò esasperato.
Il ghigno della volpe mise in mostra le sue zanne, ma non sembrava minaccioso, solo orgoglioso.
Perché il cucciolo non viene mai meno alla parola data” assicurò. “Perché questo è il suo modo di essere un ninja”.
Sbuffò incredulo a quella risposta, ma ormai Naruto si era svegliato e non riuscì a replicare nulla alla volpe.
“Ohi” sbadigliò il ragazzo scendendo dal suo nido. “Non stavate litigando, vero? Devi scusarlo, a Kurama voi Uchiha non state simpatici…”
Obito non replicò mentre si avvicinava calpestando l’acqua a grandi passi. Quando se lo trovò davanti si accorse che lo superava di un centimetro. Naruto gli stava sorridendo genuino, gli occhi pieni di fiducia come se sapesse già la risposta di Obito.
“Allora?” chiese comunque alla fine tendendogli la mano. “Sei con me? Mi aiuterai?”
Fissò la mano, ancora un poco pungolato dall’incertezza. Ma poi sospirò, rendendosi conto che se avesse voluto scappare l’avrebbe fatto prima. Se non era successo era perché voleva credergli.
Afferrò la mano. “Sì”.
Il sorriso di Naruto si espanse, sembrò illuminarlo tutto dalla gioia e ricambiò la stretta con forza. Ma poi chiuse gli occhi e parve spegnersi di colpo, un solco amaro tra le sopracciglia contratte.
Obito non ebbe nemmeno il tempo di sorprendersi di quel brusco cambio che qualcosa lo trapassò al petto. Fu così veloce che il dolore arrivò dopo, quando si accasciò in avanti privo di forza e con del sangue che colava dall’angolo delle labbra. Sentì l’odore nauseante del chakra che bruciava la sua pelle artificiale.
“Mi dispiace, Obito” fu l’ultima cosa che sentì. “Mi dispiace”.
Poi crollò nell’oscurità, la luce di quel sorriso sbiadì nell’incoscienza.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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