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Autore: EleAB98    29/03/2020    4 recensioni
(SERIE 1*) Hollywood U è una delle università più prestigiose della California.
Jane McMiller, ragazza ambiziosa dotata di grande talento, ha un sogno: diventare un'affermata regista. C'è solamente un ostacolo che s’interpone tra lei e il suo sogno. Thomas Hunt, infatti, il professore più in gamba dell'università, non le darà certo vita facile.
E come se non bastasse, la giovane ragazza si ritroverà, ancora una volta, a scegliere tra l'amore e la carriera.
Due mondi apparentemente inconciliabili, uniti da un filo sottile. Due mondi destinati a scontrarsi con la forza più misteriosa e allo stesso tempo più potente. La forza dell'amore.
Di un amore proibito che li sconvolgerà totalmente...
NOTA: Sono presenti delle citazioni tratte dal romanzo Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'Alunna e Il Professore'
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Quella mattina sembrava che, ovunque Jane posasse lo sguardo, regnasse intorno a lei il caos e la confusione. Nei corridoi intravide i suoi colleghi conversare tra loro a proposito del signor Wilson e persino in aula questi non si lasciarono sfuggire delle considerazioni negative riguardo quell’uomo dalla personalità dalle mille sfaccettature. 'Quel' Jack Wilson veniva giudicato dai più come un uomo freddo e calcolatore, un uomo che raramente riusciva a farsi scrupolo di un qualcosa di apparentemente sbagliato.

Già, anche questa volta la sua amica Addison aveva provveduto a raccogliere delle accurate informazioni su quel personaggio tanto enigmatico quanto beffardo, in determinate circostanze. Sembrava quasi che fosse lei l’agente segreto, non Ethan Blake.
Ovviamente, si trattava soltanto di una vociferazione che poteva non avere alcun fondamento... Però, qualcosa diceva a Jane che quelle informazioni fossero del tutto veritiere. Il tono con cui Hunt aveva parlato di lui a lezione, infatti, non aveva mai lasciato presagire nulla di buono riguardo quel soggetto. E la percezione degli studenti pareva essere esattamente la stessa.

Tornando allo scenario prospettatosi agli occhi della ragazza, le acque non sembravano affatto calmarsi, anzi. Se qualcuno non avesse saputo dell’imminente ispezione, chiunque si sarebbe domandato cosa sarebbe accaduto di lì a poco: quella situazione di estremo disordine non avrebbe giovato al buon nome dell’università.
Il preside Cook, infatti, si sentì in dovere di intervenire per tentare di porre un freno al putiferio che si era creato.

“Studentesse e studenti, per favore, vi prego di calmarvi! È mio preciso dovere mantenere e professare ordine e disciplina all’interno di questa struttura, com'è indubbio vostro dovere rispettare le decisioni elaborate dal consiglio di istituto in sede di riunione. L’ispezione del signor Wilson durerà al massimo una mezz’ora, non un minuto di più, non un minuto di meno. Pertanto, vi chiedo massima serietà e collaborazione.”

Gli studenti continuarono a esprimere apertamente il proprio dissenso: sembrava stesse per scoppiare un ‘tumulto studentesco’ che, ben presto, avrebbe potuto sfociare in qualcosa di ben più grave. In tal caso, ciò avrebbe comportato non pochi problemi all’interno dell’apparato accademico. Problemi di cui i vari membri della facoltà avrebbero dovuto senz’altro discutere.
Stranamente, il diverbio tra gli studenti e il preside si spense non appena Thomas e Priya varcarono i corridoi, attirati dalle urla degli stessi studenti.

Senza nemmeno proferire una parola ma avvalendosi di uno sguardo assai tagliente, i due docenti avevano fatto in modo che i discenti comprendessero i loro errori nell’esternare la loro attitudine in modo così aggressivo e spropositato. Non sarebbe stata certamente quella la soluzione migliore per evitare quel maledetto sopralluogo. E d’altronde, la colpa non era stata nemmeno del preside Cook.

'Quel' Jack Wilson godeva ancora di un’ottima influenza all’interno della commissione universitaria, non c’era quindi da stupirsi se avesse provato con tutte le forze a imporre delle feree modalità di attuazione che concernevano il suo operato.
Oltretutto, l'uomo poteva persino contare sull’appoggio di una persona ancora più influente di lui, sebbene quest’ultima non fosse direttamente correlata al mondo universitario: Malcom Stone. Il signor Stone, uomo sulla quarantina di bell’aspetto, aveva avuto recentemente un aspro quanto acceso dissidio con Thomas a proposito di un compito che lo stesso Hunt avrebbe dovuto assolvere.
Sembrava proprio che Wilson e Stone facessero di tutto per rendergli la vita impossibile: dapprima l’ispezione, idea peraltro condivisa da entrambi, e poi... la supervisione delle sceneggiature di alcuni suoi ex studenti.

A quanto pare, Malcom era soltanto un regista, proprio come Hunt e Wilson, eppure era riuscito – senza che il docente conoscesse minimamente le modalità di questa sua straordinaria ascesa - a dichiararsi in qualche modo come ‘il superiore’ di Thomas.
Quel Malcom avrebbe dovuto, suo malgrado, valutare definitivamente il suo operato. Vi era però un piccolo aspetto positivo concernente tale giudizio: c’era infatti da aspettarsi che, se con Wilson fosse andato tutto liscio, lo sarebbe stato altrettanto con il signor Stone.

Non appena Thomas entrò in classe, un silenzio inquietante invase la stanza.
D'altro canto, Jane riuscì a captare una sorta di agitazione impressa nei lineamenti del suo volto dall’espressione decisamente contratta, sebbene l’uomo facesse di tutto per nascondere questo suo stato d’animo.
In quale situazione sarebbero incappati gli studenti? E in quale situazione sarebbe incappato il professor Hunt?

“Benissimo ragazzi, è tutto pronto. Fra pochi minuti il signor Wilson farà il suo ingresso in questa classe. Vi prego di essere rispettosi e, come sempre, dimostrarvi disponibili alle eventuali domande che potrebbe rivolgervi. Farò finta di non aver visto quanto successo poco fa nei corridoi. Nel frattempo, continuerò a trattare l’argomento della stessa lezione precedente, estendendolo però al concetto di campo cinematografico.”

Il professore supervisionò rapidamente i volti di ciascuno studente: sembrava che tutti - o quasi - avessero calmato i bollenti spiriti. In particolare, Jane sembrava visibilmente più rilassata rispetto al giorno prima, sebbene egli non potesse dire con certezza di trovarla in ottima forma, come aveva invece dimostrato nei giorni precedenti quella strana crisi – supponeva psicologica – che aveva avuto in classe.

Pochi attimi prima, nel corridoio, aveva visto un cospicuo numero di ragazzi visibilmente più agitati degli altri: il docente aveva stentato nel riconoscere la loro condotta. Non si sarebbe mai aspettato una reazione così forte da parte di quegli studenti che conoscevano – o almeno così credeva – il valore dell’educazione civica e del rispetto per il prossimo.

Non era affatto compito suo ammonire quegli individui che avevano mostrato quella spiccata immaturità di cui solitamente avrebbero potuto dare testimonianza dei semplici ragazzini di scuola elementare. Con il tempo, i discenti avrebbero senz'altro avuto modo di comprenderlo da soli, ma qualcosa gli diceva che lo avevano già fatto.
La ritrovata compostezza degli studenti fu, in effetti, il primo passo perché Hunt recuperasse la motivazione e la voglia di impartire la sua lezione.

Comunque, da una parte, le pregresse quanto recenti vicende mattutine erano apparse ai suoi occhi come perfettamente normali, nonostante avesse rimproverato ai suoi studenti eccessivo zelo per quella questione. In fondo, i ragazzi avrebbero dovuto essere semplicemente loro stessi, nient’altro.
Nemmeno lui, comunque, poteva dirsi totalmente tranquillo: percepiva nel suo animo un vago senso di preoccupazione, cui cercò comunque di non dare troppo peso. Sapeva che sarebbe stato in grado di affrontare intoppi di qualsiasi natura. Aveva ormai maturato la giusta esperienza per farlo.

Acceso il videoproiettore, Thomas si apprestò a cominciare la sua lezione.

“Bene ragazzi, partiamo dal concetto di campo. Avete domande sulla scorsa lezione?”

I ragazzi non risposero, per cui Hunt proseguì con la spiegazione di nuovi concetti alla luce di quelli già esposti. In poco tempo, l’intera classe sembrò mostrare assoluta concentrazione e tale situazione venne giudicata estremamente positiva dal professore.
All’improvviso, però, Thomas si accorse, dallo sguardo vagamente assente degli studenti, che il direttor Wilson doveva essere finalmente arrivato.
Si voltò: il regista si trovava a pochi metri da lui, appostato alla porta.

“Buongiorno, signor Wilson. Entri pure, la prego.”
“Spero di non disturbarla.”

Hunt colse nel suo tono di voce quella sua caratteristica e pungente vena di ironia, dato che il regista era entrato proprio nel bel mezzo della sua lezione e non all’inizio, come gli aveva invece assicurato.

“Si figuri.”

Con passo furtivo e con fare spavaldo, si diresse vicino la cattedra.

“Buongiorno a tutti, ragazzi.”

Gli studenti risposero in coro, alzandosi in piedi. Jane, però, fu l’unica persona a non farlo.

È di nuovo distratta, pensò Hunt. Avrei dovuto immaginarlo. Magari un colpo di tosse la aiuterà a rendersi conto del contesto in cui si trova. Thomas cercò di attirare l’attenzione di Jane, ma invano. La ragazza aveva lo sguardo fisso sul suo quaderno di appunti, in un totale stato di ipnosi.

“Signorina, le dispiacerebbe alzarsi?”

Il tono del signor Wilson fu così squillante che la ragazza si riscosse pesantemente dai suoi pensieri.

“Ehm, certamente, mi scusi tanto. So che non è una giustificazione valida, ma non ho dormito molto, questa notte.”

“Potrebbe gentilmente dirmi il suo nome?”

“Mi chiamo Jane. Jane McMiller.”

“Da dove viene?”

Perché mai mi sta facendo il terzo grado?

“Vengo da Oxford.”

“Benissimo. E quale sarebbe il suo sogno, guardando al futuro?”

“Diventare una regista, ovviamente.”

“Beh, non mi pare che lei stia prendendo molto a cuore questo suo desiderio. Si ricordi che la distrazione non è mai un buon punto di partenza.”

Colta da un elusivo senso di imbarazzo, Jane si scusò, non mancando comunque di dichiarare con forza e determinazione quanto non fosse importante giudicare una persona dalle apparenze.
In quel preciso momento, Thomas rivolse a Jane uno sguardo abbastanza severo, ma la ragazza parve scorgere in lui un barlume di soddisfazione nei suoi occhi. Chissà, magari in parte era felice che lei avesse risposto a tono al signor Wilson che, a seguito di quella dimostrazione di forte audacia, parve cambiare insolitamente registro:

“Lei ha ragione da vendere, signorina. E devo confessarle che, in un certo senso, ammiro il suo atteggiamento così motivato e così propenso all’azione. Spero che sfrutterà tale peculiarità per costruirsi un futuro degno di questo nome... Sempre che lei riesca a fronteggiare le conseguenze delle sue azioni o di eventuali gesti che potrebbero ai più apparire sconsiderati.”

Jane apparve molto confusa. A cosa si riferiva esattamente il signor Wilson? La ragazza guardò nuovamente il professor Hunt. Distintamente, si capiva che quell’affermazione lo aveva in qualche modo reso nervoso. Quale poteva essere il motivo? Wilson si stava per caso riferendo a lui?

Durante il breve periodo antecedente la conclusione della sua ‘investigazione accademica’ Wilson, noncurante della presenza del professor Hunt, trovò spesso il modo di interrompere la sua lezione, giustificando preventivamente le sue azioni e interrogando man mano gli altri studenti.
Il docente sapeva benissimo che il gesto dell’uomo era sicuramente dettato dall’invidia e dai dissapori tenuti con lui in passato, e quindi non ci badò. A Thomas interessava esclusivamente l’opinione finale che sarebbe scaturita da tale ispezione.

Trascorsa la prima ora, i ragazzi uscirono dall’aula e i due poterono parlare con la dovuta calma.

“Sarò sincero con lei, professor Hunt. Devo dire che ha fatto un ottimo lavoro nel catalogare perfettamente gli studenti in base alle loro peculiarità caratteriali.”

Thomas parve alquanto sorpreso da questo suo atteggiamento, però ammetteva di sentirsi molto sollevato. Durante la lezione, non gli era affatto sembrato che Jack avesse intenzione di riconoscere l’impegno da lui profuso riguardo quella complessa operazione di selezione dei discenti.

“Sono felice che il mio compito sia stato assolto nel modo più giusto.”

Wilson sorrise.

“A proposito di quella ragazza... Jane McMiller.”

“Cosa vuole sapere, esattamente?” ribatté Hunt, cercando di nascondere la propria curiosità.

“Ha un bel caratterino. Si riferiva per caso a lei quando mi quel giorno mi ha detto di nutrire delle certe aspettative riguardo una studentessa in particolare?”

Thomas cercò di analizzare le intenzioni del signor Wilson, senza però minimamente riuscirvi. Quel suo sguardo di ghiaccio non lasciava intravedere la benché minima emozione, o quantomeno i pensieri del momento. Che cosa voleva che gli dicesse? Quale trappola stava architettando, questa volta?

Non c’era tempo per riflettere: doveva rispondere escludendo qualsiasi tentennamento potesse affacciarsi nella sua mente.

“Esatto. Mi riferivo proprio a lei. Posso chiederle il motivo di questo suo interesse?”

“Sa, mi chiedo soltanto per quale motivo lei non abbia richiamato la sua attenzione nel momento stesso in cui tutti gli studenti - eccetto lei - si sono alzati in piedi in segno di benvenuto. Insomma, imporre la disciplina è sempre stato uno dei suoi obiettivi. O sbaglio?”

Jane, nel frattempo, si trovava dietro la porta dell'aula a origliare la conversazione. In cuor suo, sapeva che non avrebbe dovuto farlo, ma non aveva resistito all’impulso di voler scoprire l’esito dell’operato del suo professore.

“Vede signor Wilson, ieri pomeriggio, a lezione, la ragazza ha avuto una giornata pesante: si è sentita poco bene. Dunque è uscita per prendere un po’ d’aria e quando è tornata sembrava stesse meglio. Evidentemente non era così. Non mi è sembrato comunque il caso di rimproverarla per l’ennesima volta davanti agli altri studenti.”

“Da quando in qua si interessa così tanto delle condizioni di salute dei suoi discenti? Si ricordi che questa è un’università, non un semplice liceo.”

Thomas gli rispose in tono piatto.

“Signor Wilson, non si disturbi. Conosco perfettamente il mio compito, così come la signorina McMiller conosce i suoi doveri di studentessa. Ciò non significa, comunque, che un professore non debba immedesimarsi nei problemi degli studenti o comunque infischiarsene totalmente del loro futuro professionale. Sa, da un lato mi dispiace di non riuscire a comportarmi esattamente come lei.”

Wilson colse, nelle affermazioni, di Hunt, un attacco più o meno diretto riguardante la sua personalità e il suo modo di concepire il rapporto con gli studenti. A seguito di tale affronto, egli cercò comunque di rispondere in modo freddo e distaccato, terminando l’esposizione del suo pensiero nei riguardi di quella ragazza.

“Ognuno ha il proprio modo di vedere le cose, caro professor Hunt. E io sono certo di aver visto in lei uno sguardo severo nei confronti di quella giovane, nel momento in cui lei stessa ha avuto il coraggio di ribattere alle mie affermazioni. Malgrado questo, non ha avuto la compiacenza di intervenire.”
“Avevo raccomandato caldamente agli studenti di starsene tranquilli e mostrare tutto il rispetto che merita.
replicò lui, con velato sarcasmo. Non lascio mai che le mie vicende personali influenzino l’opinione che le altre persone possono avere di lei o di chiunque altro.”

In quel momento, Jane non poté fare a meno di esprimere un sordo pensiero correlato al concetto che Thomas aveva appena espresso.

Ma guarda un po’, questo Hunt non si smentisce mai! Un momento prima sembra che ti difenda a spada tratta, mentre un momento dopo sembra che faccia di tutto per giustificare le proprie azioni. In realtà, sono pronta a scommettere che lui sia stato addirittura contento del fatto che io abbia avuto il coraggio di controbattere alle accuse di quel Wilson.

L’atmosfera si fece ancora più tesa. Dopo quella affermazione, l’atteggiamento di Wilson cambiò totalmente e l’uomo rivelò la sua vera natura:

“Un gesto molto nobile da parte sua. Ma avanti professore, si risparmi le buone maniere. Con me non funzionano. So benissimo che tra noi due non scorre buon sangue. In passato ho fatto qualcosa che non avrei dovuto...”

D’un tratto, Thomas si fece serio e i suoi occhi si tinsero di una leggera aggressività. Sapeva che Wilson avrebbe aspettato il momento giusto per rivelare ciò che davvero pensava in realtà.
E quel momento era arrivato.

“Speravo di non arrivare a questo punto ma, se devo essere sincero, infischiarsene dei sentimenti altrui è sempre stata una delle sue prerogative. A quanto pare, la situazione non è affatto cambiata. Comunque, mio caro Wilson, si risparmi di rivangare il passato. Ciò che è accaduto non ha più alcuna importanza, ormai.
“Lei crede? Eppure, qualcosa mi dice che lei non si è ancora ripreso del tutto. Il passato torna sempre a tormentare chiunque non gli abbia posto un freno a tempo debito.”

Hunt sorrise con disprezzo alla sua risposta.

“Esatto. E il passato è proprio qui davanti a me. Lei, signor Wilson, è il passato, sebbene in questo preciso momento rappresenti persino il presente.”

“Non faccia l’erudito, adesso.”

“Sa che le dico? Immaginavo che non sarebbe affatto cambiato nel corso degli anni. È rimasto esattamente lo stesso uomo di allora.”

“Potrei dire lo stesso di lei. Comunque, prenderò ciò che ha appena detto come un complimento, perché le conviene. Non penso che a qualcuno farebbe piacere conoscere il suo sporco segreto, altrimenti... la sua carriera di regista sarebbe nuovamente in pericolo.”

Thomas espresse senza alcuna paura le proprie convinzioni:

“Non c’è nulla di scandaloso nel mio passato, né tantomeno nel mio presente. Non devo vergognarmi di nulla, anzi. Se ne vuole parlare, può farlo liberamente.”
“Ammiro la sua sicurezza, e forse ha ragione. Non deve affatto vergognarsi che la credibilità delle sue scelte sia stata messa più volte in discussione, né tantomeno che lei possa nuovamente apparire come un tipo altamente influenzabile da interventi esterni.”

Jane era esterrefatta. Quale misterioso segreto nascondeva il professor Hunt? Cosa non avrebbe potuto essere rivelato? Ma soprattutto, cos'era effettivamente accaduto in passato tra i due uomini?

“Avanti, non si professi come l’uomo perfetto, perché non lo è. Anch’io conosco alcune cose sul suo conto che potrebbero non fare piacere a molti. A Priya, per esempio.”

A quelle parole, Wilson si fece scuro in volto. Pareva che, per la prima volta in vita sua, fosse rimasto senza parole davanti alla figura di quel professore per cui non aveva mai nutrito la benché minima stima.
L’uomo, però, non si arrese e non intendendo affatto darla vinta a Thomas, sfoderò la sua arma più potente. Quell’arma che avrebbe potuto colpire il professore dove faceva più male: il suo cuore.
Con tono altamente denigratorio, cercò infatti di evidenziare un dettaglio importante della sua vita che avrebbe senza dubbio provocato in lui la più fuorviante insicurezza.

“Come non ha fatto piacere alla sua famiglia il momento esatto in cui lei ha scelto la sua strada  professionale abbandonandoli totalmente a loro stessi.”

Hunt aveva uno sguardo di fuoco.

“Non le permetto di parlare così della mia famiglia, né tantomeno accusarmi di cose che non mi sono mai sognato di fare. Io non ho affatto voltato le spalle ai miei familiari, anzi. Non ha bisogno di appellarsi alle mie vicende personali con la vana speranza di scrollarsi la paura di dosso. Quella paura che ho appena insinuato in lei non appena ho minacciato di raccontare tutto a Priya. Quello che dunque le consiglio, caro signor Wilson, è di lasciarla in pace. È una brava persona, e io non credo affatto nelle sue buone intenzioni. Questa conversazione tra noi lo dimostra.”

“Non si lasci ingannare dalle apparenze. Quella donna è felice con non lo era da tempo. Non lo ha forse notato? Non penso che lei troverà il coraggio di rovinare tutto. Come non credo che ci possa essere qualcun altro in grado di amarla come ha fatto lei. Amarla in modo blando, senza provare per lei un reale sentimento.”

Hunt manifestò, in parte, la sua sorpresa.

“È questo ciò che le ha detto Priya?”

Wilson sorrise con soddisfazione.

“Potrebbe essere... o magari no. Sta a lei tirare le conclusioni. In ogni caso, adesso ci sono io per lei e farò tutto il possibile perché non soffra di nuovo.”
“Le ripeto che non credo nelle sue intenzioni e ancora meno nelle sue sporche parole. Inoltre, ciò che è accaduto tra me e Priya non dovrebbe affatto essere una questione di sua competenza.”
“Ciò che crede lei non è importante. È quello che Priya pensa di me a interessarmi maggiormente. Buona giornata.”

Wilson s'incamminò, e Jane corse giù per le scale. Thomas, nel frattempo, si perse nelle sue riflessioni. Aveva cercato di essere il più possibile professionale con il direttore ma avrebbe dovuto sapere che, prima o poi, sarebbe trapelato da parte sua il rancore e l’ostilità. Hunt aveva inutilmente sperato di non dover arrivare a quel punto, ma in realtà aveva solo rallentato il flusso di quegli eventi che, prima o poi, sarebbero senz'altro accaduti.

Il professor Hunt, comunque, non aveva affatto mostrato quel finto buonismo perché avesse timore di qualcosa: aveva semplicemente dimostrato quella professionalità di cui sempre disponeva. Aveva avuto tutta la pazienza del mondo e ne avrebbe ancora avuta, perché perdere il controllo non faceva per lui. Ma se quel vile avesse fatto soffrire Priya, allora sì che l’avrebbe pagata molto cara.

Perché Thomas Orson Hunt non aveva paura di niente e di nessuno. Al momento giusto, Wilson avrebbe senz’altro scontato tutti i suoi errori.
 

 
***

 
Non appena Jane incontrò Addison per i corridoi, la ragazza si accorse fin da subito che qualcosa non andava.

“Jane, cos’hai? Mi sembri sconvolta.”
“Lo sono infatti. Senti, devi promettermi che di ciò che sto per dirti non farai parola con nessuno.”

“Lo prometto, sarò una tomba.”
“Thomas Hunt è stato minacciato dal signor Wilson. Hai presente quel tizio che quella volta abbiamo visto nel bar insieme al professor Hunt?”
“Certo. Cosa è successo?”

“Il signor Wilson parlava di un segreto riguardante il passato del mio professore. E a quanto sembra, non è una cosa molto pulita, ecco.”
“Cavolo. Di quale segreto potrebbe mai trattarsi?”
“Non ne ho idea. Ma l’atmosfera tra i due era piuttosto tesa.”

“Posso chiederti una cosa?”

“Spara.”

“Mi sembra che tu stia mostrando fin troppo interesse per Hunt. In fondo, è solamente un professore con delle numerose esperienze alle spalle e, perché no, dei segreti che non meritano necessariamente di essere conosciuti da noi studenti.”
“È proprio questo il punto. Wilson ha detto che, se tali segreti venissero rivelati, la carriera di Hunt sarebbe a rischio.”
“Davvero? Beh, in tal caso la faccenda deve essere tremendamente seria.”

Jane meditò ancora una volta sulla strana questione.

“Eppure, Hunt non mi sembra il tipo da nascondere chissà quale segreto. Non nutro molta simpatia per lui, come lui stesso non la nutre per me, però...”
“Però cosa?”
“Credo che sia un bravo insegnante. Questo non posso negarlo.”
“Lo so ma, in fondo, quello che i professori fanno fuori di qui non è affatto un nostro problema.”

A quelle parole, il volto di Jane s'illuminò improvvisamente di un riflesso che piacque ben poco alla sua amica Addison.

“Addi, sei un genio!”
“Perché? Non ho detto nulla di così geniale.” rispose la ragazza, sperando che non accadesse l’inevitabile.
“Invece sì. Chissà, magari potremo scoprire i suoi segreti se...”

“Non dirlo Jane, non dirlo!”

“Se lo seguissimo.”

Addison sospirò.

“Jane, sei impazzita per caso? No, non ci sto. Questa è una follia! Potremo essere espulse, te ne rendi conto? E poi perché vorresti conoscere questo suo maledetto segreto?”
“Voglio conoscerlo, punto e basta. Ed Ethan ci aiuterà. Avremo il nostro personale agente segreto e...”

La ragazza non poteva continuare ad ascoltare le idiozie di Jane. Doveva riuscire a farla ragionare, altrimenti avrebbero passato dei guai seri.

“Basta Jane, non fare la bambina, non è da te! Adesso hai superato il limite... Non puoi mettere in mezzo noi due.”

“Noi due? Ho sentito bene?” replicò Jane, guardandola con velata malizia.

“Ehm... volevo dire che non puoi coinvolgermi in qualcosa che non sono disposta a fare.”

“Ok, ho capito. Ma aspetta un attimo… Sbaglio o ti stai preoccupando per Ethan?”

“Io? Affatto.”

Jane non riuscì a nascondere un sorriso.

“Non mentire, ti conosco troppo bene.”

Addison cercò di offuscare il suo imbarazzo, ma la sua reazione non passo certo inosservata alla sua amica, che sorrise alla cosa in modo sarcastico.

“Cara Jane, ti sbagli. E adesso perdonami, ma devo scappare.”
“D’accordo Addi, mi racconterai un’altra volta. Ma non la scamperai, prima o poi dovrai raccontarmi questo tua improvvisa considerazione per Ethan!”

Addison si limitò a non risponderle e uscì in tutta fretta dall’università, lasciando Jane nell’atrio a riflettere sul da farsi.
   
 
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