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Autore: EleAB98    30/03/2020    6 recensioni
(SERIE 1*) Hollywood U è una delle università più prestigiose della California.
Jane McMiller, ragazza ambiziosa dotata di grande talento, ha un sogno: diventare un'affermata regista. C'è solamente un ostacolo che s’interpone tra lei e il suo sogno. Thomas Hunt, infatti, il professore più in gamba dell'università, non le darà certo vita facile.
E come se non bastasse, la giovane ragazza si ritroverà, ancora una volta, a scegliere tra l'amore e la carriera.
Due mondi apparentemente inconciliabili, uniti da un filo sottile. Due mondi destinati a scontrarsi con la forza più misteriosa e allo stesso tempo più potente. La forza dell'amore.
Di un amore proibito che li sconvolgerà totalmente...
NOTA: Sono presenti delle citazioni tratte dal romanzo Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'Alunna e Il Professore'
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Ed ecco che, finalmente, il tanto atteso mercoledì sera si prospettò agli occhi del professor Hunt, pronto a concedersi una rilassante serata all’insegna della lettura di un buon libro. In effetti, la settimana che aveva dovuto affrontare si era rivelata ricca di impegni nonché – a suo dire – di strani avvenimenti. La proposta di Malcom lo aveva lasciato davvero interdetto, sebbene ne sospettasse vagamente la ragione.

La competizione tra lui e Wilson era stata, anni addietro, molto accesa e nel contempo davvero stimolante. 
O forse, serbava qualche altro piano in mente. Un piano cui, in ogni caso, Hunt si sarebbe rifiutato di prendere parte. Per quanto riguardava la delicata situazione creatasi con Barbara, il professore si dichiarò ovviamente dispiaciuto per le speranze disattese della donna, sebbene in realtà egli avesse già compreso le sue reali intenzioni ancor prima che lei potesse rivelargliele. 
Quelle parole e quei complimenti che gli aveva riservato avevano, in effetti, lasciato presagire qualcosa di più di una semplice amicizia.

 
È vero, Hunt pensava realmente che quella donna fosse un concentrato di virtù, ma aveva già chiarito da tempo a se stesso di non voler instaurare più alcun legame di tipo amoroso. Non sarebbe stato in grado di sostenere l’impegno derivante da una relazione del genere, aveva già fin troppi affari di cui occuparsi.
Ma adesso non voleva più pensarci: doveva resettare la mente e godersi quel momento di perfetta, seppur effimera, beatitudine. A cuor leggero, entrò nella sala e, come di consueto, Grace e gli altri membri del gruppo si mostrarono ben lieti della sua presenza.

“Buonasera Thomas, prendi pure posto.” esordì Grace. “Cominceremo tra qualche istante.”

Thomas si accomodò e, nel frattempo, cominciò a sfogliare il libro di Jane Austen. In realtà, l’uomo non aveva resistito all’impulso di dare un’occhiata al terzo capitolo dell’opera e la tentazione di leggere, in quel preciso istante, anche il capitolo successivo, si presentò più volte nella sua mente. Ma suo malgrado, doveva difendersi da quell’irresistibile richiamo: in fondo, aveva già letto più capitoli del dovuto. Doveva armarsi di grande pazienza e conoscere il procedere della storia con la giusta calma.

A ogni modo, Thomas si scoprì alquanto bravo nel nascondere la sua impazienza agli occhi dei presenti, che d’altro canto continuavano a conversare allegramente come se si trovassero in un vero e proprio salotto letterario. Peccato che gli argomenti oggetto di discussione non fossero inerenti al mondo della scrittura o della letteratura. In effetti pareva proprio che, ovunque Hunt porgesse l’orecchio, egli riuscisse soltanto a captare una vasta terminologia rapportata senz’altro al contesto lavorativo. Fortunatamente per lui, quella sorta di ‘pausa caffè’ anticipata non durò a lungo e tutti i presenti, dopo il richiamo all’ordine di Grace, presero finalmente posto.

“Benissimo. Adesso che siamo tutti pronti, possiamo cominciare. Prima, però, avrei qualcuno da presentarvi: una persona nuova che da oggi in poi farà parte del nostro club.”

Come da tradizione, la ‘tanto misteriosa’ persona comparve da dietro una tenda. Schiaritasi la voce, questa cominciò a parlare.


 
***

 
“Ehm... Buonasera a tutti... Mi chiamo Jane McMiller, ho ventuno anni e fin da quando ero bambina coltivo una grande passione per la lettura. Ecco, sono qui perché mi piacerebbe condividerla con voi.”

Tutti i membri del club la accolsero con un grande sorriso, ma la ragazza appariva decisamente imbarazzata, nonostante tentasse in tutti i modi di nascondere il suo stato d’animo. Nessuno poteva, in effetti, comprendere appieno la ragione del suo comportamento, così come nessuno poteva immaginare la sua sorpresa nel vedere il suo professore di Cinematografia seduto tra il pubblico.

Non appena Jane aveva incrociato il suo sguardo, aveva provato una strana sensazione e un leggero brivido le aveva attraversato la schiena. Quell’occhiata fulminea che il professor Hunt le aveva riservato aveva provocato in lei grande stupore ma, allo stesso tempo, la più totale incomprensione nei suoi riguardi.

Jane aveva sempre pensato che quegli occhi, quei suoi penetranti occhi color nocciola, non esprimessero la benché minima emozione e che, dunque, fossero in qualche modo indecifrabili. Nonostante quell’insolito scambio di occhiate che le avevano mostrato tutta l’impassibilità di Hunt, Jane aveva comunque provato a mantenere la calma.

In fondo, si trattava soltanto del suo professore, perciò non avrebbe dovuto sentirsi in alcun modo inadeguata o giudicata dalla sua presenza incombente. Con decisione, si apprestò a stringere la mano a tutti i presenti e, quando fu il turno di Thomas, per un attimo la ragazza ebbe l’impressione che l’uomo cercasse di leggerle nel pensiero.

I due si guardarono di nuovo negli occhi, questa volta con maggiore intensità.
Cosa poteva aver mai pensato, in quel preciso istante, il professor Hunt? Che cosa ci faceva in quel luogo? Possibile che anche lui coltivasse la sua medesima passione?

Non appena si sedette, Jane cercò di analizzare ulteriormente l’assurda situazione nella quale si trovava. A dispetto di ciò che aveva detto durante la sua presentazione, la giovane si era recata nel club anche per un altro scopo... Desiderava distrarsi da ‘quel’ pensiero che ultimamente non faceva altro che tormentarla, impedendole sonni tranquilli.

Soltanto attraverso la lettura, in effetti, aveva sempre sperimentato quella solida serenità che le avrebbe permesso di proseguire i suoi studi al meglio delle sue possibilità. Certamente, non intendeva dimenticare ciò che le stava accadendo. Voleva soltanto concedersi un diversivo; quel diversivo che adesso stava apparendo ai suoi occhi come una specie di incubo.

No, questa volta non stava affatto sognando: vedere quel professore che sedeva proprio di fronte a lei le arrecava un certo timore, eppure, allo stesso tempo, una strana curiosità che non riusciva a spiegarsi, una sorta di attrazione alla quale non riusciva a dare un nome. In effetti, vederlo con il libro di Jane Austen tra le mani continuava a suscitare in lei delle sensazioni ancora più strane. Non avrebbe mai creduto che, tra tante persone, avrebbe incontrato proprio il suo professore, come probabilmente non lo credeva lui.

Avrebbe dato qualsiasi cosa per sapere cosa avesse pensato di lei nel momento esatto in cui si era presentata ai membri del club. Non che le interessasse poi molto la sua opinione – continuava a ripetersi, cercando di convincersene -. In realtà, la giovane non voleva apparire ridicola agli occhi di nessuno, ma durante la sua breve presentazione si era sentita proprio un pesce fuor d’acqua.

Insomma, tutte quelle persone erano decisamente molto più grandi di lei sebbene Hunt, secondo i suoi calcoli, non doveva avere più di trentacinque anni.

D’improvviso, la voce di Grace risuonò nella stanza riportandola, ancora una volta, alla realtà:

“Tutto bene, Jane?”
“Sì, certamente... Sono solo un po’ emozionata.”
“Tranquilla, è del tutto normale esserlo, all’inizio. Vedrai che ci farai l’abitudine.”

Jane ricambiò quell’affermazione con un sorriso forzato mentre la donna sintetizzò, ancora una volta, la trama del libro che stavano per leggere.

“L’intreccio generale è il seguente. Cinque fanciulle in età da marito si apprestano a ricevere la visita di un certo Bingley, un ricco scapolo trasferitosi a Netherfield. La storia ruota attorno alle vicende di questa famiglia, e in particolare sul rapporto conflittuale di amore e odio tra i due assoluti protagonisti del romanzo: Elizabeth Bennet e Fitzwilliam Darcy. Il pregiudizio e l’orgoglio... L’orgoglio e il pregiudizio. Due facce della stessa medaglia. Due facce che, peraltro, fanno da titolo a questa meravigliosa opera. Ma adesso, carissimi, basta perdersi in chiacchiere...”

Grace aprì il suo libro e con l’aria impaziente di una bambina piccola rivolse ad Arthur, fanatico seguace del club, la tanto attesa domanda di rito:

“Vuoi cominciare tu, per favore?”
“Certamente, Grace.”

L’uomo cominciò dunque a leggere il primo capitolo, alternando le battute con altri due individui. Nonostante Jane cercasse di concentrarsi sulla lettura, però, sentiva sempre fisso su di sé lo sguardo autoritario del suo professore. Ma era solo un’illusione: Hunt appariva decisamente concentrato e assorto nella lettura, tanto che la ragazza si meravigliò della sua perfetta indifferenza.

Non appena Rosamunde terminò di leggere il secondo capitolo, Grace si apprestò a leggere il terzo, facendo però appello a Jane e al professor Hunt. La scena che i due avrebbero dovuto leggere e, in qualche modo, interpretare come due perfetti attori, riguardava l’incontro tra il signor Bingley, un giovane scapolo in cerca di una moglie, il suo amico Darcy e la famiglia Bennet, composta da cinque sorelle, tra cui l’ardita e ribelle Elizabeth.

“Bene. Eccoci dunque al nocciolo della questione: il primo incontro tra Elizabeth Bennet e Fitzwilliam Darcy. Thomas e Jane, siete pronti?”

In quel momento, la giovane avrebbe tanto voluto rispondere di no. Non si sentiva affatto a suo agio in quella situazione. Ma come avrebbe potuto uscirne?

Thomas, dal canto suo, sembrava fosse perfettamente tranquillo, nonché pronto a interpretare il ruolo di quel Darcy.

Beh, è normale, pensò Jane. Qui sono io quella di troppo.

“Allora Jane, sei pronta?” ripeté Grace, aspettando con viva impazienza la sua risposta.
“Sì, certo.” rispose la giovane, con poca convinzione.
“Perfetto. Ricordate di immedesimarvi nel contesto del tempo. Vi trovate in una sala da ballo e il signor Bingley, che verrà interpretato dal nostro Lucas, invita Darcy a farsi avanti e a ballare con qualche dama, in modo da poterla conoscere. La risposta di lui è, ovviamente, tutt’altro che incoraggiante.”

Il signor Lucas lesse la sua battuta, cui seguì immediatamente quella del professor Hunt:


 
“Andiamo Darcy, voglio che tu balli. Odio vederti stare in piedi da solo in maniera così stupida. Faresti molto meglio a ballare.”

 
“Non ci penso proprio. Sai quanto io detesti il ballo, a meno che non conosca molto bene la mia dama. A una festa come questa, sarebbe insopportabile. Le tue sorelle sono impegnate e non c’è nessun’altra donna in questa sala alla quale non sarebbe un vero castigo per me fare da cavaliere.”


“Non sarei schizzinoso come te per tutto l’oro del mondo!” proseguì Lucas. “Parola d’onore, non ho mai incontrato così tante belle ragazze come stasera in tutta la mia vita e ce ne sono molte particolarmente graziose.”


“Tu stai ballando con l’unica ragazza graziosa della sala.”


“Oh, è la creatura più bella che abbia mai visto! Ma c’è una delle sorelle seduta proprio dietro di te: è molto graziosa e, immagino, molto simpatica. Lascia che chieda alla mia dama di presentarti.”


 
In quel preciso istante, il cuore di Jane sussultò: purtroppo, contrariamente a quanto scritto nel libro, lei si trovava proprio di fronte a Hunt. Fra qualche istante, lo sguardo del professore si sarebbe posato sul suo e lei sarebbe dovuta rimanere impassibile, interpretando perfettamente il ruolo di Elizabeth. La cosa sarebbe stata decisamente troppo imbarazzante. Ma doveva cercare di mantenere la calma: tra qualche istante, sarebbe tutto finito.
 
Con tono deciso, Hunt fece di nuovo le veci di Darcy:

 
“Quale intendi?”

 
Thomas alzò lo sguardo e incrociò di sfuggita quello di Jane che, nel frattempo, si era persa ad ascoltare la sua voce profonda ma, allo stesso tempo, tinta di un tratto incredibilmente delicato. La ragazza tirò un sospiro di sollievo: Hunt l’aveva guardata a malapena e probabilmente non si era nemmeno accorto del suo reale stato d’animo.

 
“È passabile,” proseguì Hunt ma non abbastanza bella da tentare me; e al momento non sono dell’umore adatto per dare importanza a ragazze che sono ignorate da altri cavalieri. Faresti meglio a ritornare a goderti i suoi sorrisi, visto che con me stai perdendo il tuo tempo.”

 
A quella battuta, Grace sembrò davvero entusiasta e non poté fare a meno di interrompere stemperando quell’atmosfera che fino a poco prima sembrava essere opprimente, o almeno così era per Jane.
 
“Perfetto. Interpretazione magnifica, Thomas!”

In quell’istante, al professore scappò un sorriso e persino Jane non riuscì a trattenersi, seppur silenziosamente, dal ridere. Insomma, la tensione che poco prima attorniava la sua mente sembrava essersi sciolta in un attimo, come neve al sole. Quella donna era decisamente fuori di testa, ma doveva ammettere che era altrettanto carismatica e solare. Insomma, aveva dei tratti comuni con lei, sebbene in quel momento la sua esaltazione le apparisse alquanto esagerata.

Per un istante, Jane guardò nuovamente il suo professore. Dalla sua espressione, pareva proprio che l’uomo la pensasse esattamente come lei.

Cavolo, era forse riuscita – per la prima volta - a comprendere cosa si nascondeva dietro i suoi penetranti occhi color nocciola? Era davvero riuscita a leggervi dentro? Ricordava ancora il giorno in cui lei e Hunt avevano avuto l’ultima discussione e il momento esatto in cui i suoi profondissimi occhi si erano posati sui suoi, accompagnati da quella sorta di domanda implicita che lui le aveva rivolto:
 
“Si domandi, se non lo ha già fatto, il motivo per il quale lei si trova qui, proprio in quest'università. Sono convinto che troverà immediatamente la risposta a tale domanda. E sono altrettanto convinto che, se lei non ne avesse avuta almeno una, a quest'ora non sarebbe certamente qui. Dunque, rifletta bene su ciò che le ho detto.”
 
Quella domanda era, in realtà, un implicito riferimento alla motivazione della sua scelta accademica. Una scelta che Jane aveva compiuto con estremo rigore dando, però, fermamente ascolto alla voce del proprio cuore.

“Ragazzi, vi faccio nuovamente i miei complimenti per l’ottima interpretazione.” ribadì Grace, interrompendo, ancora una volta, i pensieri della giovane. “Quanto a te, Jane, avrai modo di rifarti molto presto sulla sfacciataggine del signor Darcy.”

“Non vedo l’ora.” rispose la ragazza, accennando un sorriso.

Tutti i membri del club si alzarono e Jane comprese che quel consueto incontro serale del mercoledì era ormai terminato. Pertanto, anche la giovane si apprestò ad andarsene: prese la sua giacca e salutò tutti i presenti ma, quando incominciò a incamminarsi verso l’uscita, ecco che sentì qualcuno pronunciare il suo nome.

“Signorina Jane.”

La ragazza si voltò, ben sapendo di chi si trattasse.

“Salve, professore.”

A seguito di un momento di silenzio, il docente continuò a parlare.

“Sa, non avrei mai pensato di trovarla qui, signorina. Non sapevo amasse leggere.”

Thomas aveva mentito. Non era passato infatti molto tempo da quando aveva visto la ragazza seduta al bar dell’università intenta a leggere il libro della Brönte.

“Potrei dire lo stesso di lei. È da molto che viene qui?”

Hunt alzò un sopracciglio. Non si aspettava che la signorina rispondesse alla sua affermazione con una domanda. Ma non era forse la solita Jane McMiller?

“Sì, vengo qui da molto tempo. Conosco questo posto come le mie tasche, ormai.”

Jane annuì e nel mentre si avviò verso la porta, profondendogli i suoi saluti.

“Beh professore, adesso devo proprio andare. Ho la macchina qui fuori e non vorrei che mi facesse il brutto scherzo di non partire... Mi è successo fin troppe volte, ultimamente.”

“Certo signorina, vada pure...” convenne Hunt. “Non intendo trattenerla oltre il consentito. Volevo solamente ricordarle di compilare il modulo delle esercitazioni pratiche del corso che si terranno...”

“All’inizio di Gennaio, lo so. Non si preoccupi, credo che l’intera classe lo abbia capito perfettamente, dato che non ha fatto altro che ripeterlo nel corso della lezione precedente.”

Hunt scosse la testa, nascondendo un mezzo sorriso. Un sorriso nel quale Jane riuscì a intravedere un misto di sorpresa e fastidio, sensazioni immediatamente confermate dalla sua immediata contestazione.

“Forse perché voi studenti siete talmente distratti da non comprendere le responsabilità che noi docenti siamo costretti ad assolvere, cara signorina.”

La ragazza convenne con lui, sebbene non intendesse dargliela del tutto vinta.

“Non ne dubito, professor Hunt. Perdonate il mio ardire, ma la prego di riservare un poco più di fiducia nelle nostre capacità... Vedrà che non ne resterà affatto deluso. Domani stesso avrà tra le mani il modulo inerente la mia partecipazione. Arrivederci, professore.”

“Perfetto... Quanto al suo consiglio,” ribatté Hunt con aria di sfida “voglio proprio vedere se quelle speranze e aspettative da lei decantate verranno o meno deluse. Arrivederci, signorina.”
   
 
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