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Autore: Kameyo    30/03/2020    5 recensioni
Ogni essere vivente ha un'anima gemella, ma in mondi tanto vasti è difficile che tutte le coppie riescano a incontrarsi. Per questo, a ogni neonato di ogni pianeta viene regalata una bussola speciale, l'ago punta solo in direzione del proprio spirito affine. Le anime gemelle condivideranno ogni sensazione fisica almeno finché non s'incontreranno e potranno stare insieme.
"Sasuke credeva di aver ricevuto una bussola rotta. Sentiva le sensazioni dell'altra persona su di sé, poteva percepirla, era viva, esisteva, ma l'ago continuava a girare a vuoto come se non riuscisse a trovarla, e Kathréptis era un pianeta fin troppo piccolo perché questo fosse possibile. Ma forse era proprio Kathréptis il problema.
[AU!Soulmate][La raccolta potrebbe contenere delle OS]
Genere: Erotico, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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17.
Invisibile
 
 
 
 
Kathréptis è una verde distesa di quiete, l’alba ne ravviva i colori e annuncia l’imminente risveglio della vita. Indra guarda la capitale illuminarsi pian piano, gli edifici scuri brillare al sorgere del pallido sole, il cielo diventare tenue smeraldo; vede il mare, scuro petrolio, segnare l’orizzonte, mentre la giungla si anima e i piccoli villaggi iniziano un nuovo giorno.
Un punto luminoso di una vasta galassia, un pianeta distante anni luce dal luogo a cui appartiene, la sua gabbia dorata, l’esilio imposto come regalo d’addio, ecco cos’è Kathréptis, il suo regno nell’Universo.
«Chiedo scusa per i problemi che ho causato, non si ripeterà.»
Sasuke tiene il capo chino, i capelli gli sono cresciuti davvero molto dall’ultima volta che l’ha chiamato nelle sue stanze, è più alto, più robusto, diventerà presto un adulto.
«Shisui ti ha dato proprio un bel pugno» gli risponde guardandolo, evitando di sorridere divertito.
Sasuke si rimette lentamente dritto, ha le orecchie rosse e un’espressione imbarazzata sul viso. Se Ashura fosse stato lì, gli avrebbe dato una poderosa pacca sulle spalle e avrebbe riso di gusto tentando in ogni modo di metterlo a suo agio, ma c’è solo lui in quella grande stanza vuota, e non sfiora qualcuno da troppo tempo.
«Partirai, dunque?» gli chiede quieto.
«Sì» è la risposta secca, decisa.
Ashura, alle spalle di Sasuke, sorride compiaciuto, sembra dirgli Te l’avevo detto. Indra resiste all’impulso di scuotere la testa e roteare gli occhi, come quando era un ragazzino, ma permette alle sue labbra di incurvarsi verso l’alto. Se sarà Sasuke a partire, qualcun altro potrà finalmente trovare un modo per essere felice.
«Era quello che speravo. Adesso vai, Madara e Obito ti aspettano per iniziare l’addestramento.»
Sasuke china di nuovo il capo in un movimento elegante ed esce dalla stanza in silenzio, richiudendosi la porta alle spalle.
Indra aspetta di non sentire più i suoi passi nel corridoio, e lento si avvicina ad Ashura, lo guarda, il suo sorriso è ancora lì, fermo, statico sulle sue labbra, rassicurante, ma anche lontano, talmente lontano da non essere più sicuro di saperlo riconoscere. I suoi zigomi si sollevavano in quel modo? Era quella la luce che albergava nei suoi occhi?
Ha paura di dimenticarlo, di confondere i ricordi con l’immaginazione. Ha paura di non essere più capace di ricordare la sua voce, il suono della sua risata. E che sapore avevano i suoi baci? Quelli si sono persi nel tempo, lasciandogli solo il gusto amaro delle cose dimenticate.
E se non riuscisse a raggiungerlo? Se il suo piano fallisse e non avesse altro che quel quadro per ricordarlo? Che cosa ne sarebbe di lui a quel punto? Della sua vita a metà?
Sfiora con l’indice i contorni di quel viso amato. Si chiede se in tutti quegli anni sia cambiato, se ci sia qualcosa di diverso nei lineamenti che lo hanno accompagnato fino a quel momento. S’innamorerà di lui ancora una volta o sarà come se fosse passato un solo giorno dal loro addio?
Vorrebbe averlo tra le braccia, adesso, proprio in questo istante. Vorrebbe abbracciarlo così forte da potersi fondere con lui, unire ogni organo, nervo, osso, lembo di pelle solo per non doversi più separare; non gli importerebbe di perdere il suo corpo, gli basterebbe sapere di non doverlo più lasciare.
«Vorrei che tu fossi qui.»
Le sue mani gelide si posano su quelle dipinte, il ricordo del calore del suo corpo è andato perduto per sempre, gli è solo rimasto il freddo dell’assenza, del posto vuoto al suo fianco. Lo stesso freddo che sente nel cuore da quando è stato costretto all’esilio.
«Vorrei che tu fossi qui» ripete a quegli occhi allegri che lo guardano dal passato. «Vorrei poterti bac-»
Il respiro si mozza in gola, gli occhi si spalancano, un meraviglioso calore gli scalda la guancia destra, sente un tocco lieve su di essa. Un dolce torpore che credeva non avrebbe più percepito.
«Ashura?» domanda incredulo, la voce ridotta a un lieve tremolio.
Esitante poggia una mano sulla guancia sinistra, la paura e l’aspettativa gli attanagliano lo stomaco, lo sta immaginando o è reale? Una stretta al polso destro gli fa cedere le ginocchia. E lì, lo sente.
«Ashura» pronuncia sicuro, il cuore in tempesta. «Ashura. Posso sentirti. Sei qui.»
Indra si abbraccia, conficca le unghie nella carne fino a farsi male, Ti prego, dimmi che è vero. Un dolore simile lo attraversa in punti vicini alle sue mani, ma quelle unghie che sente non sono le sue.
Sorride, tra le lacrime che bagnano il suo viso.
«Verrò a prenderti» promette.
 
 
Dall’altra parte di quell’abbraccio invisibile, Ashura è in ginocchio sull’erba gelida, sorride come in un quadro a una vita di distanza da lì.
«Ti aspetterò» sussurra al vento.
  
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