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Autore: Luana89    30/03/2020    0 recensioni
«Shùra se ti butti lì dentro e stai almeno un minuto ti darò diecimila dollari, parola di Misha» non piansi sentendo nuovamente quelle parole a distanza di anni, mi feci semplicemente forza sorridendo.
«La tua parola non vale un cazzo, ma voglio fidarmi. Accetto». Scoppiammo a ridere entrambi guardandoci per un lungo istante, fu Misha a riprendere ancora una volta il discorso.
«Quindi adesso temi che la tua anima possa congelarsi?» sorrisi sghembo scrollando le spalle.
«Sono ancora alla ricerca della mia anima, la troverò al quinto soviet probabilmente, mi aspetta rinchiusa in quello specchio da vent’anni ormai. Ah, prima che dimentichi ..sei carino quando sorridi, fallo più spesso». Mi spinse contrariato e imbarazzato.
«Shùra, cosa mi porterai dal tuo viaggio? Mi aspetto almeno un cazzo di regalo». Mi fissò seriamente.
«Non saprei, cosa vorresti?». Scrollai le spalle, nei nostri conti vi erano adesso trenta milioni di dollari, non c’era nulla che non potessi donargli.
«Portami l’orizzonte»
Quando tutto sembrava essersi concluso ecco che le carte tornano a mescolarsi. Shùra e Misha dissero addio alla bratva, ma la bratva aveva davvero detto loro addio?
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Era l’alba quando la nostra stanza d’albergo divenne finalmente silenziosa. Dopo la venuta di Dimitri eravamo rimasti tutti e quattro nel salone comune a fissarci senza sapere cosa dire, tutti non riuscivamo a staccare gli occhi da Misha. Il nostro Misha. Che di rimando non accennava a dare spiegazioni su cosa avesse fatto, come fosse sopravvissuto, e nessuno di noi sembrava intenzionato a chiedere nulla. Nadja era rimasta attaccata a lui tutto il tempo, i suoi occhi glaciali così familiari si spostavano dal suo ventre al mio viso e quello di Sophia che non riusciva a trattenere le lacrime. Poco prima di sprofondare nell’incoscienza mia moglie mi aveva guardato dicendo semplicemente ‘’c’è ancora speranza per noi’’, per la prima volta dopo mesi riuscii a respirare davvero.
Quando accostai la porta della mia camera lo trovai seduto nel medesimo divano a fumare e bere, la sua schiena contratta e ingobbita, riuscivo a leggere il lavorio dei suoi pensieri tutti concentrati sulla sorella.
«Ho provato ma ho fallito.» Mi sedetti dirimpetto versandomi da bere, Misha mi fissò aspirando una lunga boccata, sapeva mi riferissi a Irina e alla sua scelta di rimanere con Dimitri.
«Quando tutto sarà finito, lei tornerà qui. Con noi. La sua unica famiglia.» L’accendino scattò tra le mie dita incendiando la brace della mia sigaretta, restai in silenzio senza esporre le mie paure. Avevo visto i suoi occhi, ma soprattutto avevo visto quelli di Dima.. e francamente non riuscivo a credere a ciò che avevo letto. La guardava come io guardavo da anni Sophia, ma con della follia e morbosità in più. L’avrebbe lasciata andare?
«Non ti dirò cosa abbiamo passato dalla notizia della tua morte.» Lo fissai con gravità e rabbia, almeno a me avrebbe dovuto dirlo, mi sarei risparmiato la seconda morte della mia anima.
«Tu sei Shura..» mi sorrise sghembo e vidi la sua mano tremare. «Tu puoi perdonarmi ogni cosa.» Incassai la testa tra le spalle stringendo i denti, avrei desiderato un singolo momento in totale solitudine per poter cedere e crollare, e poi rialzarmi più forte di prima ma non sembrava essermi concesso in quella girandola impazzita.
«Dobbiamo accettare l’accordo di Dima, anche se questo ti farà incazzare.» Aspirai dalla sigaretta quasi del tutto consumata, parlavamo a bassa voce come se potessimo frantumare ogni cosa alzando il tono di una singola ottava. Lo vidi combattere con se stesso. «Potrà non essere oggi, potrà non essere Dimitri ma prima o poi dentro un auto che esplode ci sarai davvero tu, o io.. o Sophia e Nadja.» Il solo pensiero mise nei nostri occhi la medesima angoscia. Lo sentii soffocare un’imprecazione stringendo tra le dita contratte il bicchiere.
«Se me lo avessero detto qualche mese fa non ci avrei mai creduto.. noi alleati a Dimitri Cernenko.» Soffocai una risatina amara ingollando una generosa dose di vodka. «Come te la sei cavata in mia assenza?» Ci guardammo nella penombra e io percepii il suo bisogno di sapere, di essere confortato e anche amato.
«Non è andata, semplicemente. Senza di te non esiste vita Misha, quindi vedi di restare su questa fottuta terra fino alla mia morte almeno.» Rise a bassa voce annuendo.
«Non un giorno di più Shura, te lo prometto.» Sollevammo i bicchieri brindando silenziosamente e quando anche lui si ritirò in camera finalmente cedetti affossandomi contro la poltrona. Che liberazione.
 

 

Dimitri POV

 
 
«Quanto pensi ci metterà la notizia della resurrezione di Misha ad arrivare alle orecchie di Sergej?» Allargai le narici senza dar cenno di aver sentito quella domanda, versandomi da bere con gesti secchi e nervosi. Il punto era proprio quello, il Vor non doveva sapere nulla per il momento almeno fino a quando il piano non sarebbe arrivato al suo apice e finalmente avrebbe salutato quella terra facendomi la cortesia di togliersi dai coglioni e lasciarmi le redini della Fratellanza.
«Suppongo lo saprà il minuto prima di morire.» Mi voltai trovando Yuri a fissarmi sbieco e arcigno, di sicuro neppure lui aveva apprezzato quel tiro mancino ai suoi danni. Scoppiai a ridere aumentando la sua indisposizione nei miei confronti. «Devi ammetterlo amico, è stato un tiro magistrale fingersi morto.» Scrollai le spalle allargando le braccia, tra tutti non avrei scommesso nemmeno un centesimo su Misha, eppure..
«Suppongo che tutti quegli anni con Shura abbiano dato qualche risultato.» Annuii accondiscendente sedendomi scomposto, riflettendo attentamente sulla situazione. Nonostante tenessi il fiato sul collo di quelle due piaghe e di Sergej, ciò che mi distraeva era Irina. Con Misha ancora vivo tutti gli equilibri venivano a mancare, e io potevo ritrovarmi con un pugno di mosche in mano prima di quanto pensassi. Per la prima volta nella mia vita temevo di perdere qualcosa o qualcuno, sarei stato in grado di tenerla accanto a me? Bevvi avidamente fissando la porta che si aprì come richiamata dal mio pensiero, Irina mi guardò intensamente e sembrò leggermi dentro.. e forse per questo tornò a chiudere la porta. Era una risposta silenziosa quella? Chiusi gli occhi stringendo le palpebre tra le dita, mi sarei volentieri cavato gli occhi pur di non vedere arrivare quel momento.
 
Quando entrai in camera la trovai a darmi le spalle, le ginocchia incollate al petto e il respiro regolare. Mi spogliai in silenzio senza staccarle gli occhi di dosso.
«Mi fai male.» La sua voce attutita mi strappò un sorrisino malevolo, era forse una novità? Non le avevo fatto altro che male dal mio primo sguardo.
«Non puoi fuggire da me, Irina.» Si alzò con veemenza e io vidi i suoi occhi arrossati da pianto e ira.
«Io non voglio fuggire da te, Dimitri.»
«Ma?» C’era sempre un ‘’ma’’ tra di noi, lì presente ma silenzioso in ogni istante della nostra relazione.
«Ma cosa mi stai chiedendo di scegliere? Te o mio fratello? L’unica persona che mi ama a questo mondo.» Lessi ogni mia colpa in quegli occhi, l’ennesimo dardo infuocato ai miei danni. Sorrisi senza gioia piazzandomi sul bordo del letto, la mia mano si allungò velocemente catturandole il polso con forza e violenza strattonandola fino a farla arrivare vicino a me. Provò a dibattersi ma l’altra mano si chiuse con forza sul suo mento.
«Siamo ancora a questi mezzucci Irina? Vuoi sentirti dire che ti amo?» Mi fissò e improvvisamente scoppiò a ridere, le lacrime scendevano copiose dai suoi occhi, il suono di quella risata così grottesco e folle da farmi allentare la presa sul suo viso.
«Non ne ho bisogno Dimitri, non capisci? Tu mi ami.» Restai in silenzio stringendo i denti. «Il punto è che sei capace d’amare solo.. così.» Sputò l’ultima parola come fosse un cancro da estirpare, mi sentii dilaniato da denti aguzzi e affilati, dritti nella mia carne.
«Così? Il mio modo non ti piace, principessa?» La beffeggiai e non schivai il suo schiaffo che arrivò dritto alla mia guancia infuocandola. Ci guardammo ansanti.
«Non esiste una vita insieme a te, cosa pretendi che diventi? La moglie del boss? Pregando ogni giorno affinché tu non uccida decine di anime innocenti? Portando dentro il mio ventre.. qualcuno come te.» La spinsi con forza facendola ricadere sul letto, vidi la paura nei suoi occhi mentre torreggiavo su di lei, ma l’orgoglio ancora più forte non le permise di retrocedere o chinare il capo, fronteggiandomi.
«Sei sicura? Sei sicura io sia il cattivo nella nostra storia? A volte penso sia tu la vera carnefice.» Restò in silenzio incassando quella triste verità, per quanto le mie mani fossero sozze e insanguinate lei non era meglio di me, e lo sapeva benissimo. Mi chinai a baciarla, morse le mie labbra con rabbia provando a divincolarsi, le mie dita si chiusero sul suo collo togliendole l’aria e i suoi occhi di ghiaccio divennero lucidi.
«Pagherò ogni giorno per i miei peccati, Dimitri. Il mio inferno è appena iniziato.»
«E come pagherai?» Le lacrime bagnarono le sue guance scarlatte, mollai appena la presa sul suo collo.
«Amandoti ogni secondo fino al mio ultimo respiro.. che spero arrivi presto.» Quando lo disse non ebbi bisogno di chiederle spiegazioni, lo sperava perché sicura che avrebbe passato il resto della vita senza di me. Quella notte dormii sul divano.
 
 
«Hai pure altre espressioni in repertorio, o ti è venuta una paralisi?» Fissai Misha con un mezzo sorrisino sghembo che non ricambiò occhieggiandomi ancora più trucemente.
«Sai cosa? In fondo io ti stimo, hai fatto saltare in aria il camion dove stavo convinto di ridurmi concime per la terra, e nonostante questo sei seduto qui di fronte a me come se niente fosse.» Scrollai le spalle con finta modestia a quell’altrettanto finto complimento, sospirando.
«Che posso dirti? E’ una dote.»
«La piantate entrambi?» Shura si intromise sbattendo la mano sul tavolo, il fratello lo fissò colpevole e io risi divertito. C’eravamo dati appuntamento in una camera di motel per definire gli ultimi particolari del piano, ma tra una frecciatina e l’altra sembravamo a una fase di stallo.
«La situazione sta procedendo bene, ho avuto parecchie riunioni interessanti in questi giorni.» Li vidi farsi attenti e mi sporsi verso di loro abbassando il tono. «L’era di Sergej dentro la famiglia è ormai finita, il malcontento gira da troppo dentro la fratellanza, ma soprattutto dentro le famiglie esterne alla Bratva.» Shura annuì senza stupore sul viso.
«Sono anni che gestisce male gli affari, ha ucciso troppa gente immotivatamente e questo non si perdona facilmente.» Stavolta toccò a me concordare, il Vor sembrava essere divenuto paranoico di giorno in giorno, più il suo potere aumentava e più lui sembrava insoddisfatto. Sarebbe successo anche a me? Sorrisi arcigno a quel pensiero.
«Quindi sono disposti ad appoggiare la tua ascesa?» Misha mi fissò e stavolta non scorsi tracce di sarcasmo.
«Esattamente, ma non sembrano avere molta pazienza quindi suppongo dovremo accelerare i tempi.» Massaggiai pensieroso il mento riflettendo sul punto della situazione, avevamo deciso di tendergli un’imboscata attirandolo con Shura a fungere da esca. Fissai il sicario ma la voce di Misha mi distrasse.
«Dobbiamo decidere chi sparerà a quel figlio di puttana, e io mi candido volentieri.» Risi di gusto versandomi da bere.
«Seriamente sei sopravvissuto al mio agguato? Mi è ancora impossibile da credere.»
«Se vuoi ti ficco la mia scarpa su per il culo, così ti diventerà credibile di colpo.» Alzai le mani in segno di finta resa e Shura sospirò insoddisfatto.
«Seriamente mi state snervando, perché non parlate chiaro una volta per tutte?» Sapevo cosa volesse Misha, e mi divertiva vederlo impazzire.
«Irina vorrebbe vederti.» A quel nome divenne improvvisamente attento mettendo su un’espressione addolorata che provò a camuffare male.
«Pensi sul serio ti lascerò mia sorella alla fine di questa storia?» Lo disse come a voler enfatizzare l’incredulità della cosa, senza capire che già a dirlo risultava poco credibile.
«Pensi sul serio di poter scegliere per lei?» Si alzò scaraventando il bicchiere per terra, il viso contratto dalla rabbia.
«Lei non ha possibilità di scelta.» La voce si alzò divenendo assordante, feci una smorfia di fastidio mettendomi in piedi.
«Fai il bravo Misha, e magari ti lascerò sparare a Sergej.» Gli feci l’occhiolino osservando Shura trattenerlo poco prima che si slanciasse verso di me, supponevo la riunione fosse appena finita.
«NON AVRAI CIO’ CHE VUOI DIMITRI, RICORDATI QUESTE PAROLE.» Oh le avrei ricordate eccome, Misha non lo sapeva ma quella frase mi era stata ripetuta sin troppe volte. Talmente tante da averci iniziato a credere pure io, mio malgrado.
 
 
 

Mikhail POV

 
 
Mi sentivo come un fottuto leone in gabbia, adesso sapevo cosa provavano chiusi in quelle gabbie del cazzo negli zoo. Avevo consumato le suole a furia di girare in tondo per quella stanza che mi soffocava. Ma a soffocarmi ancor di più il silenzio di Irina, dovevo vederla, dovevo parlarle, dovevo convincerla.. dovevo..
«Devi calmarti.» La voce di Nadja mi riscosse da quei pensieri, la fissai scendendo poi sul ventre ormai enorme, neppure la consapevolezza di aver generato una vita riusciva a distrarmi per più di poche ore.
«Come posso calmarmi? Mia sorella vive in casa di quel mostro, e sai qual è la cosa più assurda? Ci vuole stare per sua scelta. Per sua fottutissima scelta.» Mi scompigliai i capelli, le sue mani esili le tolsero gentilmente stringendole tra le proprie, mi baciò e io respirai il suo odore così familiare.
«Ho avuto paura di non vedere più te e lui..» toccai la sua pancia facendola sorridere, ma nei suoi occhi ancora il dolore provato in tutti quei mesi.
«Sei così sicuro sia maschio?» Mi punzecchiò divertita, sapeva decisamente come distrarmi.
«Ovviamente, Aleksandr Volkov come ti suona?»
«Spero prenda un minimo di responsabilità del suo padrino, piuttosto che dal padre.» Storsi le labbra in una smorfia, non potevo biasimarla. Se fosse nata una testa di cazzo come me sarebbe stato un grosso problema. «E se fosse femmina?»
«Povera lei, mi toccherà chiuderla in una torre.» Scoppiò a ridere sedendosi con fatica, mi misi accanto a lei stendendomi sulle sue gambe, mi piaceva poggiare l’orecchio e provare a sentire il battito di mio figlio, l’unica cosa buona della mia vita.
«Supereremo anche questa, e quando tutto sarà finito potremo finalmente goderci la vita.. tutti insieme.»
«Anche Irina?» La sua mano stoppò per un secondo le carezze di cui mi faceva oggetto, quando riprese sentii il suo respiro acquietarsi nuovamente.
«Anche lei, ne sono sicura.»
 
Irina arrivò davvero, inaspettata come solo lei riusciva a essere. Me la ritrovai davanti la porta della camera, torceva le dita con fare impacciato e io provai ancora una volta quel moto di tenerezza e protezione che da sempre mi teneva legato a lei. Ci guardammo in silenzio finché non si decise ad entrare piazzandosi al centro esatto del salone comune, guardandosi attorno come se fosse la prima volta che vi entrava. Probabilmente perché l’ultima volta i suoi occhi erano impegnati a guardare altro. Sembrò leggere i miei pensieri e le sue labbra si curvarono in un sorriso pieno di scuse.
«Durante la strada mi ero preparata tutto un discorso, ma adesso..» adesso semplicemente le parole non uscivano, forse perché non ce ne stavano di giuste o di sbagliate.
«Sei qui, è questo che conta.. ho avuto paura di non rivederti più.» Mi afferrò le mani stringendole con forza e affetto, portandole alle labbra quasi a volersele tappare per non pronunciare parole dolorose. Sentii il mio petto scavare la carne con sofferenza.
«Anche se volessi spiegarti non potresti mai capire..» odiavo vederla piangere, soprattutto a causa mia ed era proprio ciò che stava succedendo.
«Perché sposarlo Irina.. non lo capirò mai.» Scossi il capo sconsolato sciogliendo la presa delle nostre mani, come a mettere una distanza metaforica tra di noi.
«Io lo amo Misha.. lo amo davvero.» Provai a mantenere la calma contando mentalmente fino a dieci, proprio come mi aveva insegnato Sophia un tempo che sembrava non essere esistito mai. «Ma allo stesso tempo so bene chi è, lo so meglio di quanto lo saprai mai tu..» sembrò leggere la mia domanda dall’espressione interdetta del mio viso. Perché diavolo ci stava allora? «Non si sceglie chi amare, tu hai scelto Sophia?»
«Oh che fottuto colpo basso, stai proprio prendendo lezioni da tuo marito.» Alzai le braccia storcendo le labbra in una smorfia sprezzante. Non desistette rimettendosi davanti a me.
«Io sono tua sorella, Misha. Sei riuscito a lasciare andare il tuo grande amore, no?» Non risposi e non capii perché. «Lo hai fatto, vero?» Guardai la camera chiusa di Shura e annuii con convinzione e sincerità.
«L’ho fatto, si.»
«Allora proverò a farlo anch’io.» Non risposi sentendo uno strano dolore al petto, perché mi sentivo come un boia che emette la condanna per la sua stessa carne?
«Un giorno capirai che questa è l’unica scelta sensata.» Ci fissammo e io non ebbi la forza di asciugarle le lacrime, lo fece da sola tirando su col naso e sorridendomi.
«Ci vediamo presto…»
 

 

Aleksandr POV

 
 
Il tanto temuto giorno era finalmente arrivato, la chiamata di Dimitri era stata breve e lapidaria. L’esca era stata gettata e Sergej si accingeva a darmi il suo ultimo saluto, respirai profondamente afferrando la pistola che caricai con un colpo secco sentendo in quel momento degli occhi familiari fissarmi. Sophia poco distante mi guardava come se da quello sguardo dipendesse la sua intera esistenza, quanti mesi mancavano ormai al parto? Circa due. Mi avvicinai a lei ignorando Misha alle prese con Nadja e la propria arma.
«Tornerò da te, è l’unica promessa che manterrò sempre.» Mi toccò il viso e io mi persi in quella carezza respirando il suo odore che sapeva confortarmi e farmi sentire amato.
«Portami con te..» la sua disperazione sembrò coltello rovente che dilaniava la mia carne, le afferrai il viso con forza costringendola a guardarmi.
«Devi rimanere qui e aspettarmi, quando tornerò ..» le parole mi morirono in bocca fissando i suoi occhi pieni di lacrime, la baciai con trasporto desiderando altri due minuti di quella dolce sofferenza, ma ancora una volta il tempo mi era nemico e la voce di Misha che richiamava il mio nome me lo ricordò. Mi allontanai da lei con quella frase in sospeso, perché sapevamo bene come non avessimo bisogno di riempirla con altre parole. Era questo che ci aveva sempre distinto dagli altri, Sophia era nata per me, era stata modellata da Dio solo e soltanto per me e così sarebbe stato fino al giorno del mio ultimo respiro. E forse anche dopo.
«Sei pronto?» Mi bloccai in corridoio strattonandolo per attirare la sua attenzione.
«Ho bisogno che tu mi prometta una cosa.» Misha scosse il capo come se prevedesse già ciò che volevo dirgli.
«No, non lo farò. Non osare o ti giuro che—» non lo feci continuare spingendolo contro la parete, afferrandolo per il bavero della giacca.
«Se qualcosa dovesse andare storto, se dovesse succedermi qualcosa.. devi solo fuggire e tornare qui, prendere Nadja, la nostra Sophia e sparire.» Continuava a scuotere la testa come in preda a una specie di loop meccanico. «Misha, promettimelo.»
«Come puoi chiedermi una cosa simile.. tu mi lasceresti lì?» Lo fissai e come tante volte nella mia vita mentii con freddezza.
«Si. Perché ho una moglie che amo e due figli che mi aspettano, e lo stesso tu.» Mi fissò incredulo mentre muovevo passi forzatamente sicuri verso l’ascensore.
«Sei un figlio di puttana bugiardo, e io prendo le scale non ci vengo con te pezzo di merda.» Sorrisi tristemente a quei dispetti infantili così tipici di lui, fissandolo con il dito sul pulsante.
«Lo hai promesso Misha, ricordalo.» Premetti con forza osservando i suoi occhi lucidi e dolenti mentre le porte si chiudevano lentamente, restando solo nell’abitacolo angusto.
 

 

Dimitri POV

 
 
Per la prima volta nella mia vita non sapevo come si sarebbe concluso quel piano che io e Shura avevamo definito ‘’suicida’’. Le risorse di Sergej non erano da sottovalutare, e inoltre non ero più sicuro di quanto si fidasse di me e questo era un elemento importante per la riuscita del piano, lo sapevamo bene tutti. Aleksandr sarebbe stato la cavia perfetta, e avevo anche contemplato la possibilità che morisse prima di poter uccidere Sergej, non che mi cambiasse poi molto in realtà. Certo perdere il famoso sicario in quel modo era un peccato, ma se serviva al raggiungimento dei miei scopi a che pro rimuginarci? Irina mi fissava stesa sul letto in silenzio, non parlavamo più da quella notte probabilmente perché entrambi avevamo solo parole dolorose da dirci e lo sapevamo. Mi ero rifiutato di portarla con me stavolta, e lei non aveva obiettato stranamente. Mi domandavo se l’avessi ritrovata al mio ritorno, e quel pensiero mi bloccò sul posto costringendomi a guardarla, lei ricambiò e tra noi passarono parole silenziose.
«Torna sano e salvo..»
«Mi aspetterai?» Sorrise stancamente e sembrò quasi sul punto di allungare la mano per afferrarmi.
«Ti aspetterò per sempre, Dimitri Cernenko.»
 
L’appuntamento era stato concordato al molo, all’interno di un capannone in disuso, quando arrivai non una ma ben dieci macchine sostavano parcheggiate, sorrisi sprezzante guardando Yuri.
«Quanto ci metteranno ad arrivare i nostri?» Si guardò attorno nervosamente prima di fissarmi.
«Dovrebbero essere già qui, usciranno al nostro segnale.» Annuii sistemandomi la giacca e aprendo la portiera, quando entrai l’aria era satura di sporcizia e umidità nella penombra vidi la sagoma familiare di Aleksandr che si voltò al mio arrivo. La sua espressione però cambiò quando vide qualcosa dietro di me, non ebbi bisogno di girarmi per capire chi fosse.
«Hai mantenuto la tua parola, Dimitri. Iniziavo a pensare di non potermi più fidare di te.» Sorrisi arcigno voltandomi a guardare Sergej, il suo tono era sporco di menzogne. Capii che dentro quel capannone non voleva freddare solo Shura ma anche me.
«Spero non ti dispiaccia se mi unisco alla festa.» La voce di Misha rimbombò da un angolo della grande stanza, lo vidi avanzare con l’arma tra le mani e Sergej sorrise.
«Fin da quando ti trovai in quel soggiorno lercio, a fissare tua madre morta, capii che la tua scorza era dura Misha.» Il suono di un click mi distrasse, osservai Shura estrarre l’arma seguito a ruota da me. Puntammo di fronte a noi osservando Vania piazzarsi accanto al Vor.
«Che figlio di puttana.» Mi leccai le labbra ridendo con incredulità.
«Non lo sai? In una vita come la nostra fidarsi è sempre un errore Dima..» la voce di Sergej trasudava gentilezza da ogni poro. Era così quindi? Vania mi aveva tradito, e probabilmente aveva detto i miei piani senza tralasciare nulla. Sarebbero arrivati davvero gli uomini che avevo assoldato? Con la coda dell’occhio vidi Shura guardare Misha, gli parlava silenziosamente di qualcosa che a me era precluso e che all’altro sembrava provocare dolore. Ma cosa? Improvvisamente capii, voleva Misha scappasse non appena le cose si mettevano male.
«Il mio indirizzo lo conosci, giusto?» Guardai quello stronzetto arrogante inarcando un sopracciglio, aggrottò la fronte confusamente. «Quando arrivi troverai ciò che cerchi, prendilo e portalo con te.» Capì in quel momento mi riferissi a Irina restando in silenzio. Sergej estrasse l’arma puntandola contro Shura che avanzò sorridendo.
«Aspetto questo momento da anni..» colui che per una vita gli aveva fatto da padre lo guardò senza un guizzo di sentimento.
«Avrei dovuto occuparmene io sin dall’inizio, riposa in pace Aleksandr Petrov.» Un forte rumore di spari mi distrasse, guardai fuori osservando i miei uomini arrivare in soccorso. Giusto in tempo? Non ne ero più sicuro.

 
 

Irina POV

 
Saltai giù dal letto afferrando la valigia dentro l’armadio, iniziando a mettere dentro gli abiti alla rinfusa mentre le lacrime non smettevano di cadere dai miei occhi bagnando le mie mani. Non mi rendevo neppure conto di singhiozzare finché il suono non sembrò squarciare il mio stesso petto in maniera dolorosa. Come avrei vissuto senza di lui? Non ne avevo idea, ma sapevo di doverlo fare. Il sordo bussare mi colse di sorpresa, non poteva essere Dimitri. Mi asciugai alla meno peggio le lacrime aprendo e fissando con mia grande sorpresa Sophia, la sua mano si piazzò sull’uscio come a impedirmi di chiudere e nei suoi occhi lessi una ferocia mai vista.
«Portami da loro.»
«Cosa..» la guardai confusamente muovendo un passo indietro, mi afferrò con forza per il braccio strappandomi un urlo di dolore, strattonandomi ed estraendo la pistola che mi puntò dritto in faccia.
«Portami. Da. Mio. Marito. ADESSO.»

 
  
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