Crossover
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Autore: rosy03    01/04/2020    3 recensioni
[Crossover: MHA, Naruto, Fairy Tail, One Piece]
• Il Centro è un’organizzazione volta alla difesa della pace e dell’armonia tra gli Universi.
Ma cosa succederebbe se qualcosa andasse storto? Se tra le loro fila vi sia un demone di Abyss che sembra intenzionato ad aprire la Porta che conduce nel suo mondo, liberando così ciò che di più malvagio esiste?
Ivar e i suoi sottoposti non possono nulla contro Artemi, è un demone troppo potente e spietato.
Ma presto arriverà la soluzione: se loro, semplici esseri umani, non possono sperare di sconfiggerlo allora basterà chiedere a chi di umano ha ben poco, giusto?
Combattenti forti nello spirito, ecco di chi il Centro ha bisogno... comincia così un’avventura, una lotta contro il tempo per impedire ad Artemi di aprire quella Porta.
La Porta che si trova su Antilia.
• La storia è attualmente in revisione
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anime/Manga
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Battaglia dei Mondi'
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La Battaglia dei Mondi

La Porta per Abyss


Capitolo 04

Paura e Coraggio
 
 
 
[ Inizio Flashback ]

– E poi Raine ha sparato e... Ka-Boom! – esclamò, tutto eccitato, agli adulti attorno a lui.
Questi ultimi risero non tanto per ciò che stava raccontando ma, più che altro, per lo spirito che ci satva mettendo a narrare le gesta della sua adorata sorella maggiore.
Era piccolo, lui, aveva solo dodici anni e viveva lì assieme a Raine e a molti altri che non avevano una casa. Come Amanda, per esempio.
Che giusto in quel momento ascoltava scocciata la storia.
Lui la notò e corrucciò la fronte – Perchè quella faccia? –
– Ho sentito questa storia centinaia di volte! – fece lei – e non fai altro che parlare di tua sorella, cambia per lo meno argomento! –
Alcuni annuirono, perfettamente d’accordo con Amanda.
Il ragazzino gonfiò le guance e a mise il muso, offeso a morte. Quando però un paio di mani cominciarono a fargli il solletico da dietro gli angoli della bocca si risollevarono e cominciò a dimenarsi come un’anguilla.
Non c’era bisogno di vederla in viso per capire che era lei – Raine! –
Ogni volta che sua sorella entrava nella sua stessa stanza i suoi occhi azzurri come il cielo brillavano di una luce intensa e nonostante alcune lamentele riguardo il solo e unico argomento di conversazione del piccoletto, chiunque lì dentro invidiava il loro legame.
Erano praticamente identici. Biondi, pelle candida.
Ed entrambi portavano lo stesso orecchino, l’uno all’orecchio dentro e l’altra a quello sinistro.
– Cosa stai combinando, eh? Non ti avevo detto di lasciar lavorare gli altri agenti? – lo rimbeccò gentilmente.
Lui sorrise – Per la verità li ho trovati che chiacchieravano –
– Davvero? – fece e guardò gli altri con un sorrisetto divertito, chiedendo conferma con lo sguardo.
C’era chi guardava altrove, chi alzava le spalle in segno di scuse e chi immediatamente si rimise a lavoro. Raine scoppiò a ridere, un sorriso luminoso che presto contagiò tutti gli altri.
C’era chi credeva che quella ragazza avesse il potere di far tornare chiunque di buonumore. Amanda ne era quasi convinta, e il capo Ivar le aveva confidato che presto anche suo fratello sarebbe riuscito a fare ciò. Con un semplice sorriso.
I loro occhi erano chiarissimi ma non per questo inespressivi, erano pieni di luce.
E vita. E gioia.
– Che ne dici se andiamo in mensa, eh? – gli chiese infine, prendendolo per mano.
Lui annuì e si lasciò guidare, salutando intanto tutti gli altri, Amanda inclusa che restò lì.
– Ti voglio bene, Raine! – esclamò, d’un tratto.
La ragazza abbassò lo sguardo verso di lui e gli sorrise grata – Anche io ti voglio bene, Ayan – poi si inginocchiò alla sua altezza e gli prese il viso tra le mani – Adesso però svegliati

 
[ Fine Flashback ]

Raine
Schiuse gli occhi e la prima cosa che vide fu il cielo. Poi sentì freddo, tanto freddo.
Cercò di muoversi ma era bloccato, qualcosa glielo impediva e fu solo allora che ricordò cos’era successo. Una montagna di ghiaccio l’aveva travolto ed era stato sconfitto.
Raine? – ripetè, stanco.
Dov’era? Che fine aveva fatto? Perchè non era con lui?
Si guardò intorno e ciò che vide lo stranì. Erano tutti a terra, addormentati. Dentro di lui sentì un dolorosissimio fastidio al petto.
D’un tratto si sentì soffocare. L’unica consolazione era il cielo. Azzurro.
Svegliati Ayan – sentì nuovamente la sua voce e sgranò gli occhi.
Il ragazzo tentò di muoversi, di liberarsi da quella prigione di ghiaccio ma l’unico risultato che aveva ottenuto era quello di sentirsi peggio di prima, infinitamente più debole e stanco.
Doveva raggiungere Raine... ma dov’era? Perchè aveva la sensazione di sapere dove si trovasse ma di non poterlo ricordare? Che poi, chi era Raine?
Il suo cervello sembrò andare in frantumi. Qualcosa pulsava, lottava per uscire ma non capiva di cosa si trattasse. Gli faceva male la gola e il petto, diverse immagini si sovrapponevano nella sua mente.
Lei. Lei e solo lei. Poi una donna dalle incredibili abilità magiche, un ragazzo più grande di lui che gli ordinava... gli ordinava di uccidere una Colonna. Sentì di stare impazzendo.
Ce la puoi fare – la sentì nuovamente – Rompile
No. Non puoi ricordare. Non puoi. Ti prego.
Rompi le catene
Ayan spalancò gli occhi, non accorgendosi che fino ad allora li aveva chiusi nel cercare di dare un senso a tutto ciò che stava provando. Ma ciò che vide non fu più il cielo, ma un paio di occhi.
Non riusciva a vedere bene la sua fisionomia perché aveva la luce del sole alle spalle ed era ancora intontito ma si trattava senza dubbio di una figura femminile dai lunghi capelli che gli solleticavano la faccia.
– Ciao Ayan – gli disse, tranquilla – Sei Ayan, vero? Non ne sono sicura, quel tipo poteva darmi una foto così non avrei perso tempo a chiedertelo –
Il biondo non disse niente, come al solito.
A quel punto lei sorrise contenta – Eh sì, sei tu. Mi aveva detto che non parlavi molto –
Aprì la bocca per dire qualcosa ma ne uscì un flebile sospiro.
Ayan, rompi le catene. Ti prego
Aggrottò le sopracciglia, confuso – Le... catene? –
Lei piegò la testa – Cosa hai detto? Certo che sei strano forte, tu –
Se non lo farai adesso lo rimpiangerai
– Mi stai ascoltanto oppure no? –
Ayan, ti prego
La ragazza sbuffò una risatina, poi si guardò attorno.
– Rompere questo ghiaccio non sarà facile... ma non preoccuparti, ti libero e torniamo alla base, okay? – spiegò senza smettere un attimo di sorridere.
Aveva i capelli spettinati, come se si fosse appena alzata dal letto, lunghi e color ciliegio. Ma nonostante la sua figura esile e l’apparenza da ragazzina spensierata, era in realtà una donna fatta e finita... che pochi giorni prima aveva stretto il patto con il vero demonio.

---

Attaccare direttamente quella strega non avrebbe portato a niente di buono, soprattutto perché continuava a dissolversi in una moltitudine di farfalle ogni volta che Bakugou le sparava addosso una delle sue esplosioni.
Di positivo c’era che gli insetti bruciavano.
Dovevano darsi una mossa e sconfiggere la donna nel minor tempo possibile, altrimenti quella si sarebbe trasformata in una guerra di logoramento. Certo, le esplosioni di Bakugou diventavano sempre più potenti man mano che il tempo passava ma le sue braccia non potevano resistere all’infinito.
Questo lo sapeva lui, come l’aveva capito la strega.
– Questi Quirk hanno un qualcosa di sorprendente, mi piacerebbe fare degli esperimenti con voi due ma non sono portata per queste cose, a differenza di mia sorella – disse lei.
Il biondo sbuffò, infastidito dal suo chiacchiericcio.
Claudia si teneva a debita distanza da lei ma Midoriya le rimaneva vicino, pronto a difenderla in qualsiasi momento.
Tra l’altro, ora poteva muoversi come voleva e stava attento a non farsi toccare nuovamente da lei.
Doveva agire, sconfiggerla.
Echo mostrò ancora una volta il suo falsissimo sorriso – Ad ogni modo – iniziò a dire di scomparire e poi ricomparire sull’alta ringhiera che circondava il terrazzo – Per me è ora di andare –
Bakugou ghignò – Cosa? Hai paura? –
Con tutta la calma del mondo lei lo guardò scuotendo la testa.
Doveva ammetterlo, quei ragazzi erano straordinariamente resistenti e combattivi, ma era stata richiama all’ordine da quello lì e, sebbene non vedesse l’ora di portare a termine la sua missione, si vide costretta a ubbidire.
Torna, Echo – le aveva detto tramite la telepatia.
Fece appena in tempo ad aprire bocca che un proiettile le perforò la spalla destra, il sangue cominciò a uscire a fiotti e lei rimase per un attimo interdetta.
Si voltò e vide Isuke su quello che sembrava un overboard volante.
Midoriya si ammutolì. Era riuscito a colpirla e ferirla!
– Ma che maleducato – lo rimbeccò lei.
Isuke sghignazzò – A quanto pare funzionano. Sono proiettili che il mio capo ha ottenuto grazie a un tipo strano con la maschera – spiegò e ripuntò l’arma nella sua direzione – Adesso dimmi cos’ha intenzione di fare Artemi, perché vuole distruggere la Via? –
– Non lo so proprio – rispose.
Isuke digrignò i denti – Non mentirmi –
La strega portò la mano sulla ferita, mascherando l’espressione di dolore con uno dei suoi soliti sorrisi – Sto dicendo la verità. A me non ha detto niente, forse non si fida ancora del tutto –
Il suo era un ragionamento del tutto azzeccato. Era vero, Artemi difficilmente si fidava degli altri ma non era quella l’unica ragione.
– Piuttosto, voi, sperate davvero di poter difendere la ragazzina per sempre? – ghignò – Scordatevelo –
Isuke avrebbe sparato un altro colpo ma fu in quel momento che successe. Un’opprimente aura maligna si abbattè sui presenti e il corpo dell’agente prese a tremare in maniera innaturale.
Aveva gli occhi sgranati e il terrore dilagava nel suo animo.
I due studenti della U.A. presero a guardarsi intorno affannosamente, loro non sapevano cosa stava succedendo e certamente non avrebbero potuto sapere cosa sarebbe accaduto da lì a pochi secondi.
Una figura alta e snella era apparsa al fianco della strega, che lo guardò con un sopracciglio alzato.
Sul serio? Non si fida di me a tal punto di presentarsi qui come se niente fosse?, pensò indignata.
Quando Claudia incrociò i suoi occhi, di un verde estremamente chiaro, si ritrovò a tremare. Una scarica l’attraversò e capì che non era solo paura.
Quegli occhi incutevano timore, certo, ma anche qualcos’altro. Non sapeva come identificarlo, era qualcosa che sentiva dentro e mischiata alla paura.
– Non avevi detto che i tuoi poteri non erano ancora tornati ed è per questo che ti saresti tenuto lontano dalla battaglia? – gli chiese Echo, stranita.
Lui la guardò malissimo. Certo, quello poteva essere un indizio e un vantaggio per i buoni.
Echo si accorse di aver parlato troppo e ridacchiò – Ops, scusa, Artemi –
Claudia sgranò gli occhi.
Non si sarebbe mai aspettata di vederlo così presto, il mostro che vorrebbe ucciderla. Distruggere la Via e conquistare gli Universi... se possibile tremò ancora più forte e si nascose dietro Midoriya.
Artemi.
Ecco perché Isuke è così sconvolto...!
Indossava dei normali abiti neri, in netto contrasto con la pelle chiara e portava i capelli rossi leggermente spettinati, con alcuni ciuffi troppo lunghi: era come se non li tagliasse da troppo tempo.
Non si era resa conto di averlo osservato per tutto quel tempo e quando anche lui posò gli occhi su di lei il suo istinto le urlò di scappare. Per un attimo le era parso di morire di paura.
Perchè si sentiva così? Era bastato uno sguardo.
Un paio di occhi non le avevano mai fatto un simile effetto.
Fece un passo, lui, e nello stesso istante Izuku deglutì: anche lui risentiva di quell’aura, aveva la gola secca e non riusciva a spiccicare parola. Devo farcela, se non riesco a rinquorarla e a difenderla non potrò mai essere un vero eroe...! si disse, deciso.
– Ehi, bastardo!! – abbaiò Bakugou – Non pensare di venire qui e fare i tuoi comodi! –
Artemi si voltò a guardarlo e per un attimo sembrò sorpreso.
– Dato che sei qui sbrighiamoci a ucciderla così potrò tornarmene alla mia vendetta – disse Echo.
Ma il ragazzo scosse la testa – Non è il momento –
La strega aggrottò le sopracciglia.
Non sarà che ha decifrato quella tavola?, si chiese. Ma non potevano discuterne lì e per questo si limitò a un’alzata di spalle – Come vuoi –
– A-Aspetta... – gracchiò Isuke, fino ad allora rimasto in silenzio.
Il nemico alzò lo sguardo verso di lui, finalmente.
Lo vide. Ma si limitò a un ghigno, poi sparì assieme alla stega.
Claudia crollò sulle ginocchia, esausta. Sarebbe svenuta se non ci fosse stato Izuku a sostenerla.
Ignorò le imprecazioni di Bakugou masticate a voce non troppo bassa e si limitò a lanciare un’occhiata preoccupata all’agente, ancora sconvolto.
Era come se avesse visto un fantasma. O peggio, il ricordo di un fantasma.
Ma questo Claudia non poteva saperlo e aveva come l’impressione che non l’avrebbe mai saputo. Ciò le spezzava il cuore. Si fideranno mai abbastanza di me per raccontarmi tutto?, si chiese con le lacrime agli occhi.
In quelle poche ore ne aveva passate tante e lei provava un miscuglio di emozinoi che, ne era certa, prima o poi sarebbero scoppiare. Lei sarebbe scoppiata.
Come un petardo.
Ma in quella situazione non poteva permetterselo.
Doveva resistere, non voleva essere ulteriormente un peso per gli altri.
Non poteva...

---

Lei annuì, pronta anche a quella missione.
Al suo fianco c’era il suo partner, le mani affondate nelle tasche dei pantaloni e l’espressione stranamente seria.
– Partirete questa sera stessa – annunciò Kid, avvolto nel mantello nero – Conto su di voi, amici –
– Non sarebbe meglio mandare anche Stein con loro? – chiese a quel punto Liz, preoccupata per la sorte dei due ragazzi – Si tratta dopotutto della sorella di Medusa e Aracne, è un tipo pericoloso. Shinigami non è stato in grado di ucciderla, ma solo di sigillarla –
Kid la osservò con i suoi occhi d’ambra, rimanendo serio come al solito – Mandare Stein è impensabile. Per la sicurezza di Death City è meglio che rimanga qui assieme a Spirit, Black⋆Star è in missione e gli unici che saranno sicuramente in grado di battere una strega sono loro –
Patty annuì vigorosamente – E poi dubito che la professoressa Mari lo lasci partire! – esclamò per poi scoppiare in una fragorosa risata, al che sua sorella dovette darle ragione.
– Mio padre non è riuscito a ucciderla – cominciò a dire Kid, poi si rivolse alla coppia dinanzi a lui – E io non posso abbandonare la Shibusen incustodita, ragion per cui lascio tutto nelle vostre mani. Soul, Maka, cercate di tornare tutti interi –
La ragazza sorrise – Certamente! Lascia fare a noi! –
– Sconfiggeremo quella strega e ti riporteremo la sua anima. Dopotutto siamo una Death Scythe e una delle più forti Master, no? –

---

Una volta le capitò di leggere una frase di un certo Gregory Roberts. Recitava: “La paura è l’emozione più difficile da gestire. Il dolore si piange, la rabbia si urla, ma la paura si aggrappa silenziosamente al cuore”.
Si era chiesta mille volte da cosa nascesse quel sentimento. La paura.
Lei aveva paura di molte cose: dei ragni, dell’altezza, di sbagliare, di perdere la fiducia di qualcuno, avrebbe potuto stilare una lista infinita. Ora si era aggiunta la paura di morire.
Nelle ultime ore era successo di tutto e lei era stanca.
Stanca di farsi proteggere, stanca di vedere i suoi amici farsi male a causa sua, stanca di avere paura.
Con quel pensiero in testa si alzò dal letto su cui le era stato detto di riposarsi e sorpassò la figura di Amanda, addormentata sulla sedia al suo fianco. La guardò prima di aprire la porta, aveva la fronte corrucciata e forse stava facendo un sogno non propriamente felice.
Spalancò la porta e seduto dinanzi a lei, a terra e con la schiena rivolta al muro c’era Isuke. Pensò stesse dormendo anche lui ma si dovette ricredere quando lui alzò lo sguardo. La inchidò sul posto e non perché la guardò male, sembrava esausto. Aveva gli occhi stanchi.
– Come stai? – le chiese.
Claudia abbozzò un sorriso – Bene, grazie. Recovery Girl mi ha rimesso a nuovo la gamba – e per provare la veridicità di ciò che aveva detto spostò lo sguardo sulla zona che poco prima era ustionata dall’acido. La pelle era tornata perfettamente liscia e chiara.
Isuke annuì, più a se stesso che altro. Sembrava volesse dirle qualcosa ma non trovava il coraggio.
Coraggio. Un’altra bellissima parola.
Claudia pensò di non averne, almeno ne aveva per lanciarsi a capofitto nel pericolo.
– Artemi e Ayan erano agenti del Centro –
Isuke non la stava guardando, aveva gli occhi azzurri fissi sul pavimento e lei si sentiva impietrita.
Il nemico... era un agente? Cioè, un loro collega, un amico?
La persona (o il mostro) che l’aveva fatta tremare come una foglia con un solo sguardo era...
– E... – la voce le morì in gola, deglutì e si prese del tempo per formulare una domanda sensata – Perchè vuole uccidermi... e distruggere la Via se prima era... –
Lui abbandonò la testa contro il muro e poggiò i gomiti sulle ginocchia, neanche lui sembrava se la stesse passando bene. Anzi, pareva ancor più stremato di lei – Bella domanda –
– Erano tuoi... amici? – si azzardò a chiedere.
Lo vide mordersi l’interno della guancia prima di annuire.
– Mi dispiace se non te l’abbiamo detto sin da subito. Hai tutto il diritto di sapere che... –
– Va bene. Non cambia niente se... – ma venne interrotta a sua volta, questa volta da Amanda che sbucò alle sue spalle.
La guardò male – E invece dovrebbe importarti! – esclamò.
Claudia aprì la bocca per dirle qualcosa ma lei la bloccò nuovamente – Quello che è successo oggi succederà altre volte. Devi affidarti a noi ma non puoi continuare ad abbassare la testa e dire sempre ‘sto bene’ o ‘va bene’, cazzo! Se hai paura, dillo. È vero, non siamo dei simpaticoni, tutta questa situazione sta facendo impazzire anche noi ma se c’è qualcosa che ti turba devi dircelo. È il nostro compito aiutarti, l’hai dimenticato? –
Era tutto il giorno che tratteneva le lacrime, le urla, e ora Amanda le stava dicendo che, se avesse voluto, l’avrebbe ascoltata? Il nodo che si formò in gola non le permetteva di respirare correttamente.
– Scusaci, Claudia – fece Isuke, alzatosi da terra.
Lei scosse la testa, ormai le lacrime avevano iniziato a scorrere lungo le guance – Scusatemi voi –
Amanda sospirò e sorrise sinceramente – Da quand’è che ti trattenevi, eh? –
Le sfuggì una risata, ciò diede il tempo ad altre lacrime di uscire.
Portò entrambe le mani agli occhi alzando gli occhiali sulla fronte e cominciò a piangere, con tanto di singhiozzi. Sentì la mano di Isuke posarsi delicatamente sulla sua testa e, se possibile, pianse ancora più forte.
– Sfogati pure, Claudia. Ti prometto che ti diremo tutto da ora in avanti – fece la bruna, gli occhi lucidi – Così potremo ricominciare –

 
---

Poteva sembrare strano ma si sentiva meglio. Dopo aver pianto, aveva una voglia matta di ridere.
Quando lo disse ad Amanda questa scoppiò in una risata che contagiò persino l’altro agente. Venti minuti dopo erano dinanzi alla U.A., tutte le persone del festival erano state portate in ospedale e gli studenti ancora svegli erano tornati ai dormitori.
Il preside Nezu e Midnight li avevano aspettati all’ingresso per gli ultimi saluti, ai quali si aggiunse anche All Might successivamente.
– Mi dispiace di non potervi essere d’aiuto – iniziò a dire – E dato che non posso combattere, è bene che Endeavor resti qui. Qualcuno deve pur difendere il paese –
Claudi capì perfettamente e annuì.
– Per la verità avrei un’idea – disse all’improvviso il topo.
Tutti, meno Midnight che già era a conoscenza della cosa, si voltarono in contemporanea verso di lui, in attesa.
Quello sorrise e alzò le spalle – E se portaste con voi alcuni studenti? –
All Might spalancò gli occhi e per un attimo si augurò che il preside stesse scherzando – Non sarebbe meglio scegliere qualcuno con più esperienza? –
Nezu scosse la testa – Beh, alcuni di loro hanno già dimostrato di essere all’altezza difendendo Claudia da quella Donna Farfalla, no? –
La Colonna trattenne il respiro. Non ci poteva credere.
– Molti eroi sono ancora addormentati, quelli rimanenti servono qui – poi guardò Claudia in modo strano e allora la ragazza capì che lui aveva capito – E poi questa ragazza sa molte più cose di quello che ci è dato sapere –
Colpita e affondata.
Stava per parlare ma Amanda la interruppe, aveva sempre avuto questo vizio – E chi vorresti consigliarci? –
A quel punto il preside sorrise ampiamente per poi indicare alle spalle dei due agenti, dove due figure con in mano una valigetta ciascuno si stavano avvicinando. Da lontano non li riconobbe subito, anche perché erano in controluce, ma le bastò ascoltare le loro voci per comprendere.
Oh mamma, quei due? Cioè...
– Non siamo in ritardo, vero? – domandò educatamente Midoriya.
L’altro non si premurò neanche di salutare.
Il preside Nezu li indicò sorridente – Izuku Midoriya e Katsuki Bakugou, sono sicuro che saprete aiutare gli agenti del Centro nella loro missione –
Il primo annuì, determinato a fare del suo meglio e a non deludere le aspettative, mentre il secondo si limitò a sibillare un insulto rivolto alla strega e all’altro tizio coi capelli rossi.
Amanda non sembrava convinta e per questo si rivolse al topo con un sopracciglio alzato – Passi per il tipo educato, ma siamo sicuri che quell’altro non ci dia soltanto dei problemi? –
Quell’altro di cui tu parli, maledetta mocciosa, ti farà il culo se continui a rompere – ringhiò il biondo, mentre il suo compagno di scuola cercava di calmarlo.
La bruna lo guardò schifata, non aveva mai sentito tanta maleducazione fuoriuscire da una singola persona, era persino peggio di Isuke quando imprecava ad alta voce.
Quest’ultimo, per evitare di dover tirare fuori la pistola per calmarli, cambiò repentinamente discorso – Promettiamo di riportarli vivi e vegeti – disse, vedendo l’espressione preoccupata di All Might che aveva assistito a quel tristissimo scambio di battute.
Claudia non disse niente. Anche perché non sapeva cos’altro dire.
Accanto a lei gli apprendisti eroi sembravano davvero pronti a tutti e lei non potè che sentirsi lusingata da tanta attenzione da parte loro, ancora non si capacitava di avere a che fare con i veri personaggi di un manga!
Osservò con cipiglio curioso i due e sorrise.
La loro era un’avventura pericolosa, alla ricerca di altre persone che li avrebbero aiutati a sconfiggere un nemico pericolossisimo. Un mostro, come l’aveva deifinito Ivar.
Fu allora che le balenò un pensiero.
Anche Ivar aveva omesso di dirle che Artemi era stato un loro compagno? Che questo centrasse con il fatto che molti degli agenti avevano lasciato il lavoro al Centro? Erano tutti diventati come Ayan, suoi sottoposti?
E, a proposito di quello strano ragazzo, dov’era finito? Perché il ghiaccio di Todoroki era stato distrutto così facilmente? Era forse stato Artemi?
Claudia chiuse gli occhi e sospirò, troppi pensieri ad affollare la sua piccola testolina.
Ma una cosa era certa: Non è il momento, aveva detto Artemi.
Non era ancora il momento di ucciderla, perché?
E, soprattutto, Artemi... che tipo di mostro sarà?

---

Echo sbuffò un’ennesima volta.
Quella ferita alla spalla le doleva moltissimo e aveva come la netta sensazione che per recuperare avrebbe dovuto stare a riposo per qualche giorno.
Maledetto Shinigami!!, pensò irritata.
– Allora? – chiese – Hai decifrato la tavola? Cosa diceva? –
La stanza in cui erano era piccola, il salottino di una casa in mezzo alla montagna innevata. A pochi passi da lei scoppiettava il fuoco nel camino, riscaldando l’ambiente.
Ayan era seduto, come al solito immobile e silenzioso, sulla poltrona accanto ad esso: era ancora infreddolito e quella strana donna, Kuchisake Taira, l’aveva coperto con due plaid e gli aveva dato una bevanda calda.
Tutte quelle attenzione per un tipo apatico mezzo congelato e a lei che sanguinava ancora non ci pensava?
– Sì, l’ho decifrata – disse – Secondo l’iscrizione, la Porta per Abyss potrà essere aperta nel momento esatto in cui la Via collasserà. In altre parole non possiamo uccidere la Colonna se non siamo pronti ad aprire quella dannata Porta –
– Quindi? –
Artemi alzò gli occhi verdi sulla sua figura – Quindi dovrò aspettare di tornare in forze e, intanto, rapire la Colonna. Se in questo lasso di tempo riuscite a uccidere qualche nemico, tanto di guadagnato –
A quel punto la voce di Taira trillò – Direi che è stato un colpo di fortuna quello di esservi imbattuti in avversari tanto insidiosi, no? –
Echo sbuffò una risata amara – Quei mocciosi sono delle gran facce toste, ma ognuno di loro ha i suoi punti deboli –
– Beh, ad ogni modo voi due siete KO per ora – concluse allegra.
La strega la guardò malissimo e, forse per istinto, tentò di attivare i suoi poteri e metterla a tacere per sempre ma Artemi la fermò con un singolo gesto della mano.
– Hai intenzione di sconfiggere il Centro, uccidere la Colonna e aprire la Porta con solamente noi tre? Non è un progetto un po’ troppo... ambizioso? – chiese ancora Echo.
In verità era sempre stata curiosa del suo strano modo di agire. Non le aveva raccontato chissà cosa ma aveva capito che per riuscire nella sua impresa, quell’esimio numero non sarebbe bastato.
Stavano parlando della Porta per Abyss, un posto che persino lei conosceva.
Di certo non il più bello del mondo.
– Per questo ho parlato con una persona che ci aiuterà – annunciò Artemi.
Spero che non sia un tipo strano come questa qui, pensò afflitta lanciando un’occhiata a Kuchisake.
– Prima o poi mi dovrai spiegare come fai a convincere gli altri a seguirti – continuò a dire la donna – Io ho deciso di aiutarti perché il potere di Abyss mi fa comodo per la mia vendetta e tu hai acconsentito a lasciarmene un pezzetto. A dire la verità non mi sembri uno che vuole sottomettere il mondo, o i mondi, grazie a quell’immenso potere. Quindi... perché lo fai? –
Erano uno strano gruppetto, loro, senza dubbio.
Taira battè le mani un paio di volte prima di parlare – L’ospite è arrivato! –
La porta della baita si aprì, Echo si voltò giusto per vedere una figura interamente bianca fare la sua apparizione. Una persona particolare, non c’è che dire...
– Che posto squallido – disse quest’ultimo guardandosi attorno.
Entrò ma non era solo.
– E quei tre? – chiese Artemi, rivolgendosi al nuovo arrivato.
Questo assottigliò gli occhi perlacei per poi mostrare un ghigno – I miei figli –
 









 
Coraggio non vuol dire avere la forza di andare avanti, ma di andare avanti anche quando non si ha nessuna forza.
- Theodore Roosvelt
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
# Ebbene, ho appena deciso che gli aggiornamenti avverranno ogni due settimane (tra il martedì e il mercoledì): quando posso e riesco, anche una volta alla settimana. Ad ogni modo cercherò di evitare pause troppo lunghe tra un capitolo e l’altro.

So bene che questo non è troppo lungo, vogliate perdonarmi, ma avevo bisogno di soffermarmi più che altro alcuni punti: 1) Claudia ha paura, una paura matta e quando vede Artemi non riesce a smettere di tremare dopo aver avuto uno scambio di sguardi, 2) I cattivi sono dei cattivi con delle motivazioni e un po’ alla volta verranno a galla, date tempo al tempo.

Cosa ve ne pare? È già comparso Artemi, wow! Ve lo immaginavate così? Per la verità ci sarebbe molto altro da dire su di lui, eh... ma non ora: dovranno passare taaaaanti capitoli prima di saperne di più!

Nuovi personaggi apparsi: Kuchisake, (Artemi, ovvio), un nuovo tipo con i suoi 'figli' e... alcuni personaggi di Soul Eater!

E a proposito di questo, ci tengo a precisare che è ambientato DOPO la fine del MANGA, perchè, come penso sappiate voi fan della serie: manga e anime seguono un percorso del tutto differente!

Ringrazio dal più profondo del cuore chi legge e chi recensisce ogni capitolo, non potete immaginare quanto mi rendere felice! A quanto ho capito il personaggio di Bakugou non è molto amato (non che lui si impegni a rendersi simpatico) e spero di riuscire a farvelo apprezzare almeno un poco, cercando di non stravolgerlo troppo ^^ sono sicura che possa essere piacevole in fondo... sottolineamo in fondo almeno trecento volte!

Questa sera non ho molto tempo, per cui mi sbrigo a lasciarvi in pace ^^ ma prima, le immagini:

Maka Albarn



Soul Eater



Death the Kid



Elizabeth Thompson ‘Liz’ e Patricia Thompson ‘Patty’
(Liz è quella coi capelli lunghi, Patty con i capelli corti)



Kuchisake Taira



Artemi

 

 
 
Bye ^^

rosy
  
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