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Autore: EleAB98    01/04/2020    4 recensioni
(SERIE 1*) Hollywood U è una delle università più prestigiose della California.
Jane McMiller, ragazza ambiziosa dotata di grande talento, ha un sogno: diventare un'affermata regista. C'è solamente un ostacolo che s’interpone tra lei e il suo sogno. Thomas Hunt, infatti, il professore più in gamba dell'università, non le darà certo vita facile.
E come se non bastasse, la giovane ragazza si ritroverà, ancora una volta, a scegliere tra l'amore e la carriera.
Due mondi apparentemente inconciliabili, uniti da un filo sottile. Due mondi destinati a scontrarsi con la forza più misteriosa e allo stesso tempo più potente. La forza dell'amore.
Di un amore proibito che li sconvolgerà totalmente...
NOTA: Sono presenti delle citazioni tratte dal romanzo Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'Alunna e Il Professore'
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“Buongiorno ragazzi, mi auguro che ieri abbiate studiato a fondo il capitolo 12 che vi avevo assegnato la scorsa lezione.” esordì il professor Hunt, non mancando di rivolgere un’occhiata a Jane. “Le esercitazioni pratiche si avvicinano e mi auguro che voi abbiate a disposizione tutto l’occorrente - nonché le nozioni fondamentali – per poter sfruttare al meglio questi laboratori formativi. Innanzitutto, qualcuno di voi non possiede forse una telecamera?”

Nessuno rispose, dunque ognuno dei discenti doveva possederne almeno una.

“Benissimo,” proseguì il professore “qualcuno sa dirmi la prima cosa cui bisogna fare attenzione una volta che si ha tra le mani una cinepresa?”
“Beh, credo bisogni stare attenti a non farla cadere.” rispose un alunno con fare divertito.
“Signor Clark, non credo le convenga scherzare con me.” replicò Hunt, visibilmente stizzito. “Sta presenziando alla mia lezione universitaria, dunque non le è concesso di fare battute, per quanto divertenti possano essere. Sono stato chiaro?”
“Chiarissimo, prof.” ribatté il ragazzo, per nulla imbarazzato.

La classe, comunque, non poté fare a meno di soffocare una risata, mentre Jane pensò a quanto risultasse antipatico il suo professore. Insomma, sembrava proprio che per lui mantenere la compostezza fosse una questione di primaria importanza. Certo, all’interno di quel contesto era perfettamente lecito, ma ridere di tanto in tanto non poteva certo fargli male.

“Dunque, come stavo dicendo,” riprese Thomas, “quale aspetto primario occorre tenere in considerazione quando si sta per utilizzare una telecamera?”

Nessuno proferì parola, sebbene qualcuno tentasse di elaborare in sordina una possibile risposta.

“La lucentezza ragazzi, la lucentezza!”

Hunt marcò quella parola con una certa enfasi.

“La lucentezza dello strumento è un aspetto di vitale importanza se si vogliono effettuare delle riprese quantomeno decenti. Non lavorate mai senza aver controllato preliminarmente e scrupolosamente la telecamera e il suo grado di pulizia. Non sottovalutate questo aspetto, mi raccomando. È sempre possibile apportare delle modifiche a ciò che appare imperfetto.”

Non ne dubito, pensò Jane sebbene non possa pensare lo stesso del suo carattere. È sempre così maledettamente razionale, così...

“Hey, Jane!” una voce maschile interruppe i suoi pensieri.

“Hey ciao, Kevin!”

“Posso sedermi vicino a te? So di essere terribilmente in ritardo, ma sembra che il professor Hunt non se ne sia accorto.”

Il ragazzo, però, non fece nemmeno in tempo a sedersi che il docente lo aveva già colto in flagrante.

“Signor Kevin, è lei?”

Ma come diavolo ha fatto? pensò il giovane, colto alla sprovvista.

“Ehm... Sì sono io professore.”

Hunt si voltò.

“Sorpreso? Sappia che posseggo ancora l’abilità di sentire il flebile rumore dei passi degli studenti che entrano di soppiatto durante la mia lezione.”
“Scusi professore, ma come diav... Cioè...” si corresse il giovane “Come ha fatto a sapere che si trattava di me?”

Thomas posò il gesso sulla cattedra.

“Intuito... ed esperienza. Non mi sembra sia infatti la prima volta che lei ritarda nelle mie lezioni. Poco male, comunque: non siamo ancora arrivati al punto focale di questa dissertazione. E adesso segua la lezione e veda di non dare credito alle affermazioni della signorina McMiller.” disse Hunt, guardando Jane con la coda dell’occhio.

A quelle parole, la ragazza avrebbe voluto rispondere con un insulto ma, per fortuna, riuscì a mantenere la calma mostrando come non mai la sua perfetta maturità sebbene, questa volta, non potesse fare a meno di chiedersi cosa avesse fatto di così tanto grave per essere nuovamente ripresa dall’insegnante.

“Benissimo. La caratteristica appena enunciata possiamo darla per assodata. Ben presto, un mio caro collega vi impartirà un corso supplementare riguardante le principali tecniche di pulizia della strumentazione atta alla cinematografia. Scopo primario di questo corso è, infatti, imparare tutto il necessario per saper padroneggiare con sicurezza una telecamera conoscendone perfettamente le funzioni.”
“Scusi professore,” fece un ragazzo “quando sapremo la data di inizio del corso coordinato dal suo collega?”
“Il corso del professor Bertrand?” Il professore ci rifletté un momento. “In verità, le date sono ancora da definire. In ogni caso, il tutto verrà affisso nell’atrio, nella bacheca degli avvisi.”

Il giovane fece un cenno di assenso e in quel preciso istante scoccarono le ore 9:00. Sfruttando la pausa accademica, Jane si avvicinò alla cattedra del professore che, intento a revisionare gli appunti concernenti la sua lezione, non si accorse nell’immediato della sua presenza.

“Mi scusi il disturbo, professore” esordì Jane. “Come promesso, le consegno il modulo di partecipazione alle esercitazioni.”

Hunt non si mostrò affatto sorpreso.

“Sono lieto di appurare che si ricorda ancora di ciò che è importante, signorina.”

“Certamente professore, in fondo ognuno ha i propri doveri. E non mi sembra che io oggi abbia ovviato a qualche regola. Mi sbaglio?” gli domandò, con una punta di sarcasmo.

“Se si riferisce a ciò che ho detto prima al suo vicino, può benissimo stare tranquilla.” ribatté Hunt in tono piatto.

“Allora mi permetta di capire il motivo della sua vorace battuta.”

Hunt sospirò.

“Veda signorina, l’unica cosa di cui lei deve preoccuparsi è prepararsi in vista della verifica trimestrale che si terrà alla fine di questo mese. Non sarà facile, l’avverto.”

In quel momento, Jane guardò nuovamente gli occhi del professore. Nessuna emozione, nessun pensiero che potesse trasparire da quel suo sguardo di ghiaccio.
D’un tratto, Thomas ruppe il silenzio.

“Le serve altro, signorina Jane?”

“No, professore.” ribatté lei, leggermente confusa.

“Allora si sieda, la prego. La pausa accademica è ufficialmente terminata.”

La ragazza si limitò a obbedire ma, ancor prima che potesse tornare al proprio posto, Hunt riprese a parlare.

“E comunque... A quanto pare avevo ragione io. Ben pochi studenti all’infuori di lei mi hanno già consegnato la delibera relativa al corso successivo.”

Jane si voltò, mostrando un leggero sorriso.

“Abbia fiducia, professore. In fondo, la lezione non è ancora finita.”

 
***

 
No questa volta proprio non ci voleva. Cosa le era saltato in mente? Per quale assurdo motivo Priya lo aveva interrotto nel bel mezzo della sua lezione? Hunt non riusciva a capacitarsi di quel comportamento a suo dire inaccettabile. No, la sua ex fidanzata doveva aver perso la testa, ne era più che sicuro.

“Scusami Thomas, ma è piuttosto urgente.”

L’uomo la seguì, manifestando comunque il proprio disappunto.

“Priya, sai che adesso sono in servizio... Ma cosa ancora più importante, sai benissimo quanto io odi essere interrotto sul lavoro.”
“Lo so e ti chiedo scusa, ma dovevo parlarti immediatamente.” continuò la donna. “Siediti, per favore.”
“Mi devo spaventare?” fece Hunt. La sua non era affatto una battuta.
“Affatto. Volevo solo dirti che io e Wilson... Ci siamo baciati. Ti prego, dimmi che sei felice per me.” disse lei, speranzosa.

Hunt non credeva alle sue orecchie.

“Tu e lui... Cosa?”
“Sì, hai capito bene. Io e Jack ci siamo baciati.”

Per la prima volta dopo tanto tempo, Thomas regalò a Priya uno sguardo pieno di sorpresa e, in parte, risentimento. Quel bastardo era riuscito nel suo intento.

“Priya... Non dirmi che mi hai chiamato solamente per questo motivo!”
“Beh, in realtà no.” ribatté lei, cercando di rimanere calma. “Volevo chiederti una cosa riguardo a ciò che è successo tra di voi.”
“Cosa sarebbe successo?” rispose Hunt, mostrando la sua più perfetta indifferenza.
“Non lo so, dimmelo tu. Avanti, so che tra voi due non scorre affatto buon sangue. Ti conosco, so che hai sicuramente dei validi motivi per considerarlo con così tanto disprezzo.”

Sul momento, Thomas cercò di comprendere le ragioni del suo improvviso interesse per ciò che ormai apparteneva al passato. Dopo qualche secondo, l’uomo le rivolse l’ennesima domanda.

“Cosa ti ha detto di preciso il signor Wilson? Ti ha riferito forse qualche dettaglio inerente le nostre discussioni?”
“Avrebbe dovuto farlo?” rispose Priya con sospetto.
“Beh, no. Io non c’entro proprio niente con voi due.”

A quelle parole, la donna si alzò dalla scrivania.

“Ho capito, non vuoi parlarmene. Ma dimmi solo una cosa: è così grave quanto è accaduto in passato?”

Thomas le rispose immediatamente.

“No Priya, affatto. Come ti ho detto, tra noi due albergano delle profonde differenze di carattere professionale. Abbiamo quasi dieci anni di differenza, dunque credo che ciò risulti lecito. Non c’è altro.”

La donna sorrise.

“Ne sono felice. Ma non mi hai ancora detto cosa ne pensi del...”
“Del bacio?” la interruppe lui. “Cosa dovrei pensare? Conosci già la mia opinione. Ma so anche che tale opinione non influenzerà in alcun modo i tuoi pensieri. Insomma, conosco perfettamente la situazione. In questo momento ti sentirai euforica e starai scoppiando di felicità. È normale.”
“Sei nervoso?”
“Perché dovrei?” le rispose Hunt, guardandola nuovamente negli occhi.
“Perché stai girovagando su e giù per la stanza. Ti senti forse a disagio?”

Hunt ridacchiò.

“A disagio io? Ti sbagli Priya. Cerco solo di analizzare la situazione. Da tempo non ti vedevo così felice. Da un lato, mi sento in colpa.”

A quell’inaspettata dichiarazione, Priya mise una mano sulla spalla di Thomas.

“E perché mai? Dovresti essere felice per me.”
“È proprio questo il problema. Non lo sono. Ma non dovresti cercare la mia approvazione a quanto successo, comunque.”
“Lo so... Ma lo vedo dal tuo sguardo, che non ne sei affatto entusiasta.” sentenziò Priya, cercando di nascondere la sua delusione.
“Perdonami, ma non ci riesco... Non so se riuscirò mai a fidarmi di quell’uomo.”

In quel momento, lo sguardo di Hunt si tinse di un’espressione che la donna non avrebbe saputo definire. Il suo tono di voce si rivelò essere, come al solito, perfettamente neutrale. L’atmosfera si appesantì, dunque Priya tentò di spostare la conversazione su un altro argomento.

“Non preoccuparti Thomas, in parte ti capisco. Ma ti chiedo soltanto di fidarti di me, d'accordo? Adesso, però, parliamo un po' di te... Com’è andato l’appuntamento con Barbara Reeves?”
“Non male, a dire il vero.” rispose Hunt, assecondando il desiderio di Priya.
“Aspetta, come hai detto? Non male?”

Thomas rise divertito.

“La fantasia di una donna è molto veloce, passa dall’ammirazione all’amore e dall’amore al matrimonio in un attimo. Quanta verità in queste parole.”

“Scusami, ma non credo di capire.” replicò Priya, cercando di nascondere la sua sorpresa nel vedere quell’insolito slancio di spontaneità.

“Sono le parole di Jane Austen. Tratte dal romanzo ‘Orgoglio e Pregiudizio.’”

La donna spalancò gli occhi.

“No, non ci credo! Leggi i libri di Jane Austen?”
“Un uomo deve forse precludersi il piacere di leggere un classico della letteratura prettamente rivolto al genere femminile?” ribatté il professore, senza battere ciglio.
“Assolutamente no, è che... Non ti facevo un tipo così...”

“Sentimentale? Wilson mi ha detto esattamente la stessa cosa. In effetti non lo sono poi molto, sebbene possa a dire a mia discolpa che, di tanto in tanto, persino un uomo ha bisogno di dedicare parte del suo tempo alle proprie passioni.”

“Ciò che trovo strano non è il fatto che ti piaccia leggere.”
“Ho capito,” annuì Hunt “trovi strano il fatto che io legga romanzi rosa. Sappi, comunque, che non sarà né il primo né l’ultimo.”
“Sei davvero un uomo pieno di sorprese.”

In quel momento, Thomas notò un barlume di ammirazione negli occhi di Priya. No, la donna non aveva affatto smesso di ammirare la sua persona. Ciò, almeno in parte, non poteva certo non fargli piacere.

“Comunque, riguardo l’incontro con Barbara, non è accaduto nulla di particolare. C’è stato, però, un reciproco quanto insolito scambio di complimenti.”
“Wow, allora avevo ragione quando ho supposto che le sue reali intenzioni non riguardavano questioni di ambito lavorativo.”
“Già. Ti hanno mai detto che forse avresti dovuto fare la detective?”
“Adesso sono io che mi lascio sfuggire un ‘wow’. Poco fa sembravi terribilmente arrabbiato con me.”

Il tono dell’uomo si fece nuovamente serio e, a tratti, la sua espressione parve pensierosa.

“Beh, ti confesso che mi hai colto alla sprovvista... A dire il vero, ultimamente ci sono davvero fin troppe cose che mi colgono impreparato. È proprio vero che la vita non smette mai di sorprenderci.”

“Esatto. E quali sarebbero queste cose?”

“Niente di così importante.” rispose Hunt, evasivo, rievocando per un attimo nella mente l’immagine della studentessa al club di lettura.

“Se lo dici tu.”

Detto questo, la donna uscì dall’ufficio, dispensando un sorriso. Un sorriso che lasciava intravedere un minimo di dubbio di fronte alla risposta alquanto vaga del professore. Un sorriso che lasciava presagire, ancora una volta, il proprio interesse per quell'uomo a suo giudizio straordinario.
   
 
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