Preoccupazioni
Per Goten quella landa desolata non aveva alcun significato, ma
era ben diverso il discorso per Junior. Ritornare lì, dove aveva abbandonato Gohan per sei mesi prima di allenarlo da bambino, fece
salire al namecciano un mix di emozioni,
immediatamente represse.
«Sei
pronto?»
Goten fece una
smorfia: «Dipende per cosa…»
Junior
gli indicò il terreno: «Seduto a gambe incrociate.»
Il
ragazzo rimase ancora più perplesso, ma obbedì: «O-ok…»
«Chiudi
gli occhi e dimmi: cosa senti?»
Goten rispose confuso: «La roccia
spigolosa su cui sono seduto…»
Junior
gli diede una botta in testa: «Non fare lo sciocco! Parlavo delle aure!»
Il
ragazzo arrossì leggermente: «Ah, non avevi specificato!»
Si
riconcentrò: «Sento la tua.»
«E
poi?»
Goten corrugò la fronte: «Ci sono
delle persone nella città più vicina.»
«Quante?»
«Eh?
Ma che ne so!»
«Allora
rimarrai qui fino a quando non lo saprai.»
Il
ragazzo spalancò gli occhi: «EH???»
«Mi
hai sentito. Il tuo allenamento sarà concluso quando saprai dirmi quante
persone vivono in quella città. Fino ad allora non potrai muoverti da qua.»
Goten sbottò: «Ma è impossibile!
Neanche papà o Gohan hanno quel livello di precisione
nell’avvertire le aure!»
Junior
si mise nella stessa posizione di Goten, a gambe incrociate
di fronte a lui, e gli chiese: «Concentrati su di me per un momento. In quale
parte del corpo sto concentrando la mia energia?»
Il
ragazzo rispose senza esitazione: «Piede sinistro.»
«Ti
assicuro che né Goku né Gohan avrebbero saputo dirlo
con così tanta rapidità o precisione. Tu hai sviluppato una capacità unica, ma
è ancora acerba. Sei un adolescente troppo preso da pensieri e preoccupazioni…
devi imparare le giuste tecniche di rilassamento e meditazione. È quello che
hai cercato di fare d’istinto con Trunks, io posso
insegnarti i metodi più corretti.»
Goten rimase pensieroso per un po’: «È
questo che non hai insegnato a Gohan?»
«Lui
aveva bisogno di scatenare la sua rabbia. Tu hai il problema opposto, non
scateni il tuo potenziale perché sei troppo agitato, dai il meglio di te solo
se sei rilassato o sul punto di addormentarti. Se le persone intorno a te ti
agitano, devi imparare come isolarti e ritrovare la tua calma.»
Goten fece una smorfia: «È una parola,
non ricordo di esserlo più stato da anni…»
«Appunto,
è il momento di imparare.»
Per
un’oretta Junior gli spiegò le posizioni più adatte e le tecniche di
rilassamento del corpo e del respiro, poi, semplicemente, si mise di fianco a
lui e iniziò a meditare fluttuando in aria. Goten,
con un sospiro mezzo rassegnato, chiuse gli occhi e cercò di imitarlo,
chiedendosi se ci sarebbe riuscito senza addormentarsi. Dopo qualche momento di
perplessità, però, dovette ammettere che stare lì, a sentire il calore del sole
sulla pelle, lontano da tutto e da tutti, era davvero rilassante: nel silenzio
che lo circondava poteva udire bene gli uccellini cantare, e quasi gli sembrò
di sentire il fruscio delle foglie, seppure si trovassero in una zona per la
maggior parte deserta. Più riusciva a rilassarsi, più il nodo allo stomaco di
tensione e imbarazzo si scioglieva, più i suoi sensi si allargavano. Oltre
all’energia di Junior al suo fianco, gli sembrava ora quasi di poter avvertire
meglio gli animali intorno a loro, dai grossi dinosauri alle piccole zanzare
che giravano attorno a loro. Era quasi come se riuscisse, seppure a occhi
chiusi, a vedere cosa lo circondasse
attraverso l’energia emanata.
Junior,
sorpreso, aprì un occhio per osservare il ragazzo: in meno di un’ora e senza
allenamento era entrato in uno stato di meditazione molto profonda, simile a
quello che Trunks gli aveva descritto. Si era
leggermente sollevato da terra, con la bocca semiaperta, un respiro
leggerissimo, quasi come se non volesse davvero turbare il mondo con la sua
presenza, e la sua aura era completamente cambiata, divenuta d’un tratto più
tranquilla, regolare, mutevole come il soffio del vento. Nel giro di un’altra
ora Junior dovette fare affidamento solo sui suoi occhi per poter constatare la
presenza del ragazzo: l’aura di Goten era diventata
indistinguibile da quella di un comune albero o filo d’erba e una parte di lui,
irrazionalmente, temette quasi che se avesse perso di vista il ragazzo anche
solo per un istante lui sarebbe potuto scomparire.
Il
namecciano era combattuto. Goten
stava andando decisamente oltre le sue aspettative, il rischio che lo stato di
meditazione in cui si stava immergendo fosse così profondo da non poterlo più
svegliare era alto, ma la tentazione di vedere dove il ragazzo potesse arrivare fu più forte del buon senso. Quasi
come se gli avesse letto nella mente, Goten
improvvisamente parlò, con un sussurro che risuonò profondo e imperioso.
«Ventitremilasettecentocinquantasei.»
Junior
sobbalzò: «C-cosa?»
Goten, imperturbabile, rispose: «Gli
abitanti della città a ovest, come mi avevi chiesto. Sono ventitremilasettecentocinquantasei.
Anzi, no, aspetta…»
Il
namecciano osservò con timore reverenziale Goten concentrarsi ancora più profondamente per un istante,
fino a che un piccolo sorriso comparve sul suo volto: «Ventitremilasettecentocinquantasette.
Qualcuno è nato in questo istante a sud della cittadina. Una bimba, credo… la
sua aura è piccola ma bellissima, sembra una piccola stella…»
Poi,
come se si fosse reso conto di Junior solo in quel momento, esclamò,
spalancando gli occhi: «Stai bene? Ti sento agitato e…»
Goten piantò un urletto. Era sollevato
da terra di più di un metro e l’improvvisa luce del sole e l’impatto dei colori
a cui si era disabituato durante la meditazione lo intontirono al punto da
perdere l’equilibrio e crollare rovinosamente a terra.
Junior
tornò a respirare. In quel secondo di confusione, l’aura di Goten
era tornata normale, come se nulla fosse successo.
Il
ragazzo si massaggiò la schiena: «Ahia… l’avevo detto che c’era un sasso
spigoloso, qui, guarda che roba… mi sono fatto malissimo…»
Junior,
all’apparenza severo come al solito, chiese: «Come ti senti?»
«Te
l’ho detto, mi sono fatto male alla schiena…»
Il
namecciano alzò gli occhi al cielo, maledicendo i
geni di Goku nel DNA di Goten: «A parte quello, parlavo della meditazione!»
Il
ragazzo arrossì leggermente: «Ah, sì, quello! Bè, è stato… non so neanche come
descriverlo.»
«Sforzati
un pochino.»
Goten ci rifletté un secondo:
«Bellissimo. Mi sono sentito una cosa sola col mondo intero! Mi sembrava di
poter viaggiare lontanissimo pur rimanendo fermo, sentivo e… vedevo cose straordinarie!»
Junior
annuì: «Bene. Quello è lo stato in cui puoi dare il meglio di te. Te la sei
cavata molto bene, ma devo metterti in guardia.»
«Da
cosa?»
Goten era sinceramente sorpreso:
poteva una cosa così bella nascondere dei pericoli?
«Concentrarti
così profondamente come hai fatto prima senza allenamento è pericoloso, la tua
aura tende a concentrarsi in un unico punto e a rimpicciolire fin quasi a
sparire… potresti non riuscire più a svegliarti da una meditazione troppo
profonda, ci sei andato molto vicino.»
Il
ragazzo sbiancò, rendendosi conto del pericolo appena corso: «Ah.»
«Inoltre
devi svegliarti più gradualmente, un risveglio troppo brusco può portare
problemi.»
Goten ridacchiò, toccandosi ancora la
schiena: «Notati, grazie!»
Junior
fece per aggiungere che i problemi di cui parlava riguardavano principalmente
la salute mentale, ma decise all’ultimo di tenerlo per sé.
«Se
riesci a soddisfare queste due condizioni, l’ultimo passo da fare sarà riuscire
a muoverti mantenendo almeno uno stato parziale di meditazione.»
Il
ragazzo fece una smorfia: «Questo suona come difficile…»
«Un’ultima
cosa. Riesci a rifare quella barriera che hai fatto contro Trunks?»
Goten annuì: «Ci posso provare.»
Chiuse
gli occhi, prese un piccolo respiro e creò subito la barriera color verde
acqua. Il ragazzo sorrise soddisfatto: «Avevi ragione, Junior! Ora che sono
rilassato mi è venuta subito!»
Se
fisiologicamente avesse potuto sbiancare, il namecciano
lo avrebbe fatto.
Davanti
alla sua casa, Gohan, ancora in compagnia di Trunks, sussultò.
Il
ragazzo gli chiese: «Che succede?»
L’uomo
balbettò per un momento: «L-la senti questa energia? Vicino a quella di
Junior?»
Trunks annuì: «Sì… è strana: è nuova,
ma allo stesso tempo è molto familiare. La conosci?»
Gohan annuì lentamente, sudando
freddo: «È una copia identica della tua, Trunks.»
Il
ragazzo lo guardò di storto: «Cosa?»
«Un
attimo fa lì c’era Goten, ora sembra esserci una tua
copia.»
«Q-questa
sarebbe la mia aura? È la stessa che Goten aveva
emanato quando stava facendo la barriera per assorbire il mio colpo.»
Gohan sbarrò gli occhi. Non aveva mai
sentito di niente del genere, c’era un’unica creatura che ricordava in grado di
fare qualcosa di simile, e il ricordo non era affatto piacevole.
Anche
Junior per un momento pensò a Cell, ma evidentemente quello che stava facendo Goten era del tutto diverso. Stava imitando alla perfezione
l’aura di Trunks per ricevere senza subire danni un
suo eventuale colpo e trasformarlo in energia. Geniale quanto complesso, e
richiedente un’abilità di controllo dell’aura che non aveva mai visto in alcuna
altra creatura.
Goten, ancora col sorriso e non
rendendosi minimamente conto di cosa stesse passando per la testa al suo
allenatore, alzò gli occhi al cielo, rendendosi conto che era il tramonto. Non
appena il pensiero gli balzò in mente, la sua barriera tornò viola e la sua
aura tornò ad essere la solita.
«Accidenti!
È tardissimo! Mamma mi uccide, altro che un’ora, qua sono stato via tutto il
pomeriggio!»
Junior,
cercando di rimanere impassibile, disse: «Domani puoi continuare nella Stanza
dello Spirito e del Tempo.»
Goten gli fece un cenno con la mano,
prendendo già il volo: «Va bene, grazie di tutto!»
Nonostante,
volando come un razzo, fosse riuscito ad arrivare a casa giusto in tempo per
cena, una strigliata da parte di Chichi non gliela
tolse nessuno, ma questa volta Goten non se ne
preoccupò troppo. Invece che litigare o sbuffare, andò senza fare storie in
camera sua, prese le cuffie, le indossò, si mise a gambe incrociate sul letto e
provò nuovamente a meditare. Forse con la musica avrebbe evitato di
concentrarsi troppo ed avrebbe evitato i rischi a cui accennava Junior. Si
sollevò appena dal lenzuolo, si concentrò sulla sua respirazione e cercò di
isolarsi. Ecco, ora avvertiva le aure a lui più familiari, quelle di sua madre
e di suo padre. Chichi era in cucina, a lavare i
piatti, ne avvertiva i movimenti circolari delle mani mentre strofinava le
stoviglie; Goku, invece, con un pizzico di sorpresa da parte del ragazzo, si
trovava davanti alla porta della sua camera, con il braccio alzato come per bussare,
ma stranamente immobile. Sentiva dalla sua aura che qualcosa lo aveva sorpreso.
Forse…
forse avvertiva la sua meditazione?
Non
lo seppe mai, perché Goku, inaspettatamente, fece dietro front e tornò in
salotto. Seppure la cosa lo incuriosisse, Goten
mantenne la concentrazione e non uscì dalla sua piccola meditazione. Odiava
dare ragione a Junior, ma in quello stato si sentiva decisamente più a suo agio.
«Allora,
cosa ne pensi?»
L’uomo
sospirò: «Non so… va bene il controllo dell’aura, ma qua siamo ben oltre! Goten può trasformarla completamente… e neanche se ne rende
conto!»
Junior
sorrise: «Non esageravo, tuo fratello è un genio ai livelli di tuo padre, forse
anche un po’ di più, se si mette d’impegno. Oggi sembrava quasi essere un
tutt’uno con la natura.»
Gohan ridacchiò: «È dall’incidente che
non desidera altro che non nuocere alla Terra.»
Il
namecciano insistette: «Finora ho rispettato la
privacy di Goten e quando venne da me a chiedermi di
quella barriera non feci domande… ma per favore, ora sapere cosa ha cambiato
tuo fratello potrebbe essere fondamentale per guidarlo nella maniera più
corretta.»
L’uomo
sospirò, per poi raccontare, per la prima volta dopo sette anni, di quel
pomeriggio di allenamenti finito con un bosco in fiamme. Junior ascoltò in
religioso silenzio, per poi commentare solo alla fine.
«Interessante…»
Gohan si tolse gli occhiali e si
strofinò gli occhi: «Non so se lo sia… io al momento sono solo preoccupato. Se
prima lo ero per i suoi continui sensi di colpa, ora lo sono di questo
allenamento. Avrò fatto bene a spingerlo a tanto?»
Junior
gli mise una mano sulla spalla: «Assolutamente. Sprecare tanto potenziale
sarebbe stato un peccato non solo per lui stesso, ma per il mondo tutto. Oggi
ho visto in lui l’ombra di un grande saggio, di un condottiero, di un sovrano.»
Gohan ridacchiò: «Ha sedici anni, non
esagerare.»
«Tu
a dodici avevi già sconfitto Cell. Lui a quattro, in qualche modo, affrontava Majinbu. Non sottovalutare quel sangue sayan
che vi scorre nelle vene e che vi rende dei terrestri speciali. Quel cuore puro
di bambino in un genio di quel calibro potrebbe essere la chiave per quel
futuro pacifico di cui mi parlavi tempo fa.»
Gohan lo sguardò con un sorriso
furbetto: «Tu hai in mente qualcosa.»
Junior
rispose con un’espressione beffarda: «Non lo negherò.»
«Ma
non me lo dirai.»
«Non
è qualcosa che dipende solo da me, ma vedo del potenziale per rimettere le cose
nel loro ordine naturale.»
Gohan lo guardò perplesso: «E cioè?»
Junior
sorrise: «Per restituire la Terra ai terrestri a cui spetta.»
E rieccomi qua. Non so se fosse esattamente l’allenamento
a cui pensavate, ma sembra abbia prodotto degli effetti imprevisti non solo su Goten, ma anche su Junior. Se vi state chiedendo quando
arriva un po’ d’azione sarete abbondantemente accontentati nel prossimo
capitolo.
Ringrazio bulmasanzo
per il suo commento e vi aspetto al prossimo capitolo, dove finalmente vedremo
se questi strani allenamenti avranno dato i loro frutti!
Alla prossima!
Hinata 92