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Autore: EleAB98    01/04/2020    7 recensioni
(SERIE 1*) Hollywood U è una delle università più prestigiose della California.
Jane McMiller, ragazza ambiziosa dotata di grande talento, ha un sogno: diventare un'affermata regista. C'è solamente un ostacolo che s’interpone tra lei e il suo sogno. Thomas Hunt, infatti, il professore più in gamba dell'università, non le darà certo vita facile.
E come se non bastasse, la giovane ragazza si ritroverà, ancora una volta, a scegliere tra l'amore e la carriera.
Due mondi apparentemente inconciliabili, uniti da un filo sottile. Due mondi destinati a scontrarsi con la forza più misteriosa e allo stesso tempo più potente. La forza dell'amore.
Di un amore proibito che li sconvolgerà totalmente...
NOTA: Sono presenti delle citazioni tratte dal romanzo Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'Alunna e Il Professore'
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No, quella del lavoro part time non era affatto una bugia. Doveva assolutamente racimolare dei soldi per suo fratello e per la sua famiglia. Ne avevano un disperato bisogno. Non che fossero al verde, anzi: i suoi genitori le avevano spedito l’importo per pagare le tasse universitarie esattamente una settimana fa; dunque, riguardo la prosecuzione dei suoi studi, non vi erano certo dei problemi.

Il problema serio era un altro: da quando Jane aveva appreso la gravità della sua situazione familiare, la ragazza non aveva fatto altro che pensare a una possibile soluzione per procacciarsi del denaro in modo da aiutare ulteriormente la sua famiglia. Apparentemente, non ve ne era nessun’altra all’orizzonte, se non quella di potersi ‘candidare’ per lavorare in un bar almeno durante i weekend.

Jane guardò l’orologio: era appena scoccata la mezzanotte. Ma la notte è giovane, si sa. Scrutando gli angoli del bar, si poteva ancora vedere l’ombra di qualche ragazzo visibilmente ubriaco o comunque stordito da pinte e pinte di birra, o peggio, dei vecchi barboni dall’aria vaneggiante e tutt’altro che amichevole.

Sì, più che un bar, la ragazza avrebbe definito quel posto come un semplice ritrovo per alcolisti anonimi. Da un lato, la ragazza trovò davvero bizzarro il fatto che nessuno l’avesse ancora importunata o, quantomeno, provato a intavolare una conversazione con lei. Aveva avuto una gran fortuna, si diceva. Quel posto non sembrava affatto esente da pericoli concernenti episodi di violenza e feroci scontri verbali. Poco prima aveva, infatti, assistito a una furiosa rissa tra due clienti assidui del bar.

Fortunatamente, il suo datore di lavoro aveva provveduto a calmare le acque e a placare nell’immediato la situazione. Non era chiaramente estraneo a quel genere di avvenimenti. In ogni caso, Jane avrebbe sempre dovuto tenere gli ben occhi aperti: persino il proprietario del bar non le sembrava, in effetti, un tipo raccomandabile. La paga, però, era abbastanza allettante, per cui lavorare in quel posto si prospettava, a suo giudizio, come la sua unica possibilità di salvezza.

Dopo qualche istante, l’ombra di un uomo sembrò avvicinarsi al bancone. Prima che Jane potesse vederne i lineamenti, si voltò verso il banco di lavoro, pronta a soddisfare la sua ordinazione. A giudicare dal timbro profondo della sua voce non doveva essere un anziano, ma nemmeno un ragazzo di giovane età.

“Ecco a lei la sua birra ghiacciata.”

Non appena posò il bicchiere sul bancone, Jane alzò gli occhi, incrociando lo sguardo di quell’uomo. Non poteva crederci. Il professor Hunt? A quell'ora? Cosa diavolo ci faceva il suo professore in un posto come quello?

“Buonasera... Professor Hunt.” farfugliò la giovane, mostrando la sua sorpresa.

“Buonasera, Jane.” rispose il professore, anch’egli visibilmente sorpreso. Dopo qualche istante, Thomas ruppe il silenzio.

“Dunque, signorina... Sarebbe questo il suo lavoro part-time?”

“Qualche problema?” ribatté Jane, in tono secco.

Thomas sorseggiò la birra. A giudicare dalla sua espressione, la ragazza doveva essere decisamente stanca e poco incline alla conversazione.

“Affatto. Mi chiedevo soltanto per quale motivo lei lavorasse qui.”

“Sa, mi domandavo lo stesso anch’io. Insomma... Lei qui, a quest’ora della notte, in questo posto a dir poco...”

“Inquietante?”

Jane annuì.

“In un certo senso sì. Lei come lo giudicherebbe?”

In quell’istante, Thomas cercò, senza successo, di trovare un termine adatto a definire quella specie di luogo in cui si trovavano.

“Non saprei.” replicò il professore, con fare distaccato. “Ma se lei lo trova così conturbante, per quale motivo lavora qui? Se mi è concesso di chiederlo, s’intende.”

Un altro momento di silenzio scandì quella situazione così strana e, in un certo senso, particolare. Il professore sembrava davvero curioso di conoscere le ragioni della sua studentessa, sebbene cercasse in qualche modo di nasconderlo. Chi lo avrebbe mai detto... Hunt che le chiedeva delle spiegazioni. L’alcol doveva avergli già fatto effetto, non vi era alcun dubbio.

Hunt, nel frattempo, continuava a sorseggiare birra dal suo boccale cercando, negli occhi della giovane, una possibile risposta. Le luci soffuse del locale non gli permettevano di interpretare quello sguardo, lo sguardo di quella studentessa che, in prima approssimazione, avrebbe giudicato come dubbioso e interrogativo. Effettivamente, non si sbagliava: la ragazza non sembrava affatto propensa nel raccontargli i propri problemi personali. In fondo, stava parlando fondamentalmente con uno sconosciuto.

“Professore, non credo sia il caso di parlarne. Posso soltanto dirle questo: non sempre ci è concesso di scegliere il posto migliore. Inoltre, credo di dover essere io a domandarle il motivo per il quale lei si trovi qui in questo posto. Insomma, si guardi intorno: ci sono ubriachi ovunque.”

“Concordo sulla prima questione. Non si può sempre aspirare a qualcosa di meglio.” rispose il professor Hunt con estrema tranquillità. “Comunque, apprezzo il fatto che lei non mi consideri un poco di buono. Ci mancherebbe solo questo, in aggiunta ai problemi con cui convivo quotidianamente...”

“Anche lei ha dei problemi in famiglia, professore?”

In quel momento, Jane avrebbe voluto mordersi la lingua. Come gli era saltato in mente di fargli quella domanda così inappropriata?

“Dunque si tratta di questo.” ribatté Hunt, ignorando la sua domanda e scrutando a fondo il suo sguardo.

“Mi scusi” ribadì Jane “ma, come le ho già detto, non ho alcuna voglia di parlarne.”

“Capisco.” disse Hunt con un pizzico di comprensione e un tono di voce che lasciava presagire il senso di ovvietà scaturito dalla risposta della sua studentessa. “In ogni caso, non credo le interesserebbe sapere il motivo della mia presenza qui. Insomma, sono qui solamente per sorseggiare un drink. Nient’altro. In ogni caso, mi perdoni se sono stato in qualche modo inopportuno, signorina. Non volevo certo essere invadente. È indubbio ammirevole il fatto che lei aiuti la sua famiglia... Ma non perda di vista l’obiettivo.”

Ed ecco che si fa largo nuovamente il celebre professor Hunt, pronto a elargire altri mille consigli conditi da qualche rimprovero... pensò Jane.

“Stia tranquillo. Non succederà.” dichiarò lei con forte decisione. “Comunque sì, sto lavorando qui per poter dare un’ulteriore sostegno alla mia famiglia.”

Hunt annuì. D’improvviso, gli occhi gli caddero su un particolare che aveva inizialmente ignorato. A lato del bancone, vicino alla cassa, poggiava il libro di ‘Cinematografia e Arti Visive’ e il romanzo di Jane Austen.

Jane Austen.

Thomas aveva quasi dimenticato di leggere i capitoli che Grace aveva loro commissionato. La straordinaria notizia che sua sorella gli aveva dato, gli aveva fatto completamente perdere la cognizione del tempo.

“Ha già letto i nuovi capitoli?” domandò Hunt senza pensarci e indicando il libro.

Jane gli rispose immediatamente, mostrandosi in parte sorpresa da quel suo acuto senso di osservazione. Insomma, Hunt non sembrava affatto stordito dalla pesante atmosfera di quel luogo, anzi. Sembrava fin troppo abituato a destreggiarsi in situazioni caotiche, nonché a mostrarsi perfettamente a suo agio in dei luoghi, a suo giudizio, alquanto inospitali e completamente opposti al suo modo di presentarsi, così elegante e raffinato.

La risposta della giovane suonò, comunque, come un sussurro, quasi temesse di esporsi troppo.

“Sì, lì ho già letti.”

“E li ha trovati interessanti?”

“Decisamente.” rispose Jane, distogliendo gli occhi dal libro e rivolgendo di nuovo lo sguardo verso il professore che, nel frattempo, continuava a bere la sua birra con estrema lentezza. “Le personalità dei protagonisti sono così diverse, eppure...”

“Complementari...” concluse Hunt.

“Esatto.” convenne la giovane. “Ma ho ragione di credere che per entrambi ci vorrà ancora del tempo... Immagino che non si abbandoneranno poi tanto facilmente al loro sentimento. Perché di sicuro, entrambi provano attrazione l'uno per l'altra...”

“Immagina bene, signorina... Comunque, non le anticipo altro.” rispose lui, nascondendo un sorriso.

“Anche lei ha già letto i nuovi capitoli?” domandò Jane, a seguito di quella risposta.

Hunt stava per risponderle quando, d’un tratto, una voce familiare interruppe quella sorta di stato ipnotico cui la giovane era caduta.

“Jane, hai finito il tuo turno, puoi andare!”

“D’accordo!” rispose la giovane, dopo qualche secondo. “Sistemo i bicchieri sul bancone e vado via.”

Finalmente, Hunt terminò la sua birra e si accinse a uscire dal locale. Sul momento, l’uomo non si era accorto di essere rimasto in quel bar più del previsto. Aveva addirittura dimenticato di dover ancora ricontrollare le ultime sceneggiature e di dover spedire un suo giudizio a quegli ex studenti che aspettavano pazientemente una sua risposta. Beh, quegli aspiranti registi avrebbero dovuto attendere ancora. In fin dei conti, l’indomani sarebbe stata domenica e lui avrebbe avuto tutto il tempo per poter revisionare quei lavori. Adesso, non gli restava altro che andare a dormire.

“Quanto le devo, signorina?”

“Cinque dollari.” rispose Jane con fare distratto, mentre si accingeva a pulire accuratamente il bancone dai residui di alcolici.

“Ecco a lei. Tenga il resto.” disse Hunt, porgendole il denaro. La ragazza lo prese, sfiorandogli di sfuggita la mano. Quel gesto li fece guardare profondamente negli occhi e, per un momento che sembrò interminabile, furono entrambi assorti nella reciproca contemplazione dei loro volti. Dopo qualche istante, la ragazza riprese a parlare, accennando un sorriso.

“La ringrazio, professor Hunt. Arrivederci.”

Thomas dispensò un leggero cenno di saluto e si avviò verso l’uscita del bar. Poi, come scosso da un ricordo improvviso, si voltò.

“Per quanto riguarda la sua domanda... No, non ho ancora avuto modo di visionare i nuovi capitoli. Comunque, non dubito che avremo il tempo per poterne discuterne animatamente al club di lettura. Buonanotte, signorina.”

La giovane ricambiò la buonanotte, ancora scossa da quell’inaspettato incontro. Sembrava proprio che il professor Hunt avesse il potere di scatenare in lei la più totale confusione e, allo stesso tempo, farle sperimentare un insolito stato di tranquillità.
Un improvviso e perfetto stato di armonia interiore. Uno stato d’animo cui non sapeva ancora dare una vera e propria spiegazione.

Insomma... Chi era davvero il professor Hunt?

Sembrava proprio che quella domanda non avrebbe trovato, ancora per molto tempo, una decisiva risposta.
   
 
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