Ship: Abeforth/Minerva
Fuori dalla gabbia
Abeforth è grande, anzi no: è vecchio.
Non ha ancora capito appieno il dramma della vita però, se davanti alla tomba del fratello pensa ancora ai loro rancori e alla gelosia che prova.
“So quanto dev’essere dura per te, Minerva. Tu e Albus…”
La donna volta il capo di scatto e lo fissa con gli occhi sgranati. “Io e Albus cosa? Cosa stai insinuando?”
Abeforth la fissa di rimando e gli viene da ridere. Gli viene da ridere quando dovrebbe piangere. Possibile che ha sempre frainteso ogni cosa? Dopo Ariana, ha continuato a odiare Albus a causa di un’inerzia chiamata Minerva, mentre si trattava solo di una bugia, di una proiezione astrale della sua mente vissuta troppo a lungo fuori dal mondo.
“Quindi tu e Albus non…?”
“Stupido!” lo interrompe Minerva, secca.
Si guardano negli occhi a lungo, finchè Abeforth non scoppia davvero a ridere. È una cosa atroce da pensare ma la morte di Albus lo rende in qualche modo libero – di uscire dalla gabbia di inferiorità in cui si è auto recluso e di osare appropriarsi di qualcosa che credeva gli fosse precluso.
“Perché non vieni alla Testa di Porco, uno di questi giorni?”
A centoquindici anni, Abeforth non si arrende e continua a ridere.
La donna che ama in silenzio da oltre vent’anni ha messo piede nel suo locale solamente due volte in vita sua, ma questo non importa al momento. Non se lei sorride di rimando.
“Mi piacerebbe molto, Abeforth”.