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Autore: EleAB98    02/04/2020    4 recensioni
(SERIE 1*) Hollywood U è una delle università più prestigiose della California.
Jane McMiller, ragazza ambiziosa dotata di grande talento, ha un sogno: diventare un'affermata regista. C'è solamente un ostacolo che s’interpone tra lei e il suo sogno. Thomas Hunt, infatti, il professore più in gamba dell'università, non le darà certo vita facile.
E come se non bastasse, la giovane ragazza si ritroverà, ancora una volta, a scegliere tra l'amore e la carriera.
Due mondi apparentemente inconciliabili, uniti da un filo sottile. Due mondi destinati a scontrarsi con la forza più misteriosa e allo stesso tempo più potente. La forza dell'amore.
Di un amore proibito che li sconvolgerà totalmente...
NOTA: Sono presenti delle citazioni tratte dal romanzo Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'Alunna e Il Professore'
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Quella domenica Thomas si svegliò, come al solito, di buon’ora. Quasi immediatamente, il suo sguardo gli cadde sul comodino. Il libro di Jane Austen era ancora lì, marcato da quel segnalibro ormai rovinato che egli aveva utilizzato innumerevoli volte per tenere il segno ai suoi libri. Fra tre giorni si sarebbe di nuovo recato al club di lettura con l’unico scopo di rilassarsi o, almeno, era quello che sperava. Ripensando al caratteristico temperamento di Jane c’era da aspettarsi, in effetti, che i due si sarebbero nuovamente confrontati durante quell’imminente incontro, anche in un modo piuttosto acceso.

Buono a sapersi... pensò Hunt.

Avrebbe continuato a conoscere meglio le peculiarità di quella giovane per poi tentare di modificarne quella componente di spontaneità che non le avrebbe affatto giovato, all’interno del contesto accademico. In fondo, egli era un professore esperto e capace. Quale migliore responsabilità poteva assumersi, se non quella di conoscere qualche aspetto sgradevole di un suo studente cercando di porvi rimedio? Non che questo significasse necessariamente imporre ai discenti di non essere fedeli a loro stessi, anzi.

Le critiche riguardanti determinati aspetti di una persona, se costruttive, possono condurre lontano. Ed era proprio quello che lui intendeva fare con i suoi studenti. Voleva far comprendere loro la necessità di essere se stessi; una necessità coniugata, però, all’importanza di adottare comportamenti appropriati, in ogni situazione. Infatti, l’uomo aveva imparato, nel corso della sua giovinezza, a dominare ogni singolo eccesso di impulsività, per poi trasformarlo a proprio esclusivo vantaggio.

E i risultati parlavano da soli. Riguardo alla signorina McMiller, Thomas sapeva fin troppo bene che la giovane non avrebbe sempre dato ascolto ai suoi consigli, sebbene in cuor suo nutrisse la speranza che il suo carattere potesse in qualche modo modificarsi all’interno di un contesto spietato come il mondo del cinema. Imporsi e far valere la propria autorità era senza dubbio questione di primaria importanza, ma abbandonarsi totalmente all’impulsività poteva essere pericoloso e autodistruttivo. Thomas conosceva fin troppo bene questo lato del suo carattere, pur essendo un lato ormai appartenente al passato.

In effetti, quando la sua relazione amorosa con Yvonne era terminata, un senso di profonda rabbia e delusione aveva preso possesso di lui. Quella rabbia che, inizialmente, non era riuscito a dominare, si era riversata sul lavoro e, inevitabilmente, sull’intera produzione del suo secondo film, che si rivelò fallimentare. Nessuno aveva rivelato al mondo questo suo fallimento per via dell’immagine che il regista si era costruito negli ultimi due anni, eppure, Thomas rimembrava ancora la perfetta sensazione di sentirsi uno sconfitto, un fallito che si era abbandonato alla totale frustrazione di non essere riuscito a mantenere in piedi quella relazione da lui giudicata così importante.

Era stata tutta colpa sua?

Difficile a dirsi. Alle volte, è così difficile conoscere se stessi, le proprie paure e i propri limiti. Forse perché alberga in noi il sentito timore di non essere all’altezza e di non poter superare, nemmeno volendolo, le difficili prove che ci propone la vita. È vero, lui era riuscito, dopo molti sforzi, a padroneggiare perfettamente quel sentimento di impulsività trasformandolo, infine, nell’elemento chiave del suo successo. Ma aveva pagato un prezzo.

In effetti - a seguito di un breve periodo in cui Thomas aveva perduto quasi del tutto se stesso, concedendosi delle avventure amorose occasionali senza alcun risvolto importante - egli prese, all’età di ventiquattro anni, una decisione che avrebbe cambiato per sempre la sua vita. Avrebbe concentrato le proprie energie esclusivamente per guadagnarsi un successo professionale atto alla focalizzazione del suo unico obiettivo: potersi occupare con dedizione alla sua passione più grande, ovvero la cinematografia.

Per qualche anno, riuscì nell’intento. Un nuovo film stava per prendere forma nella sua mente quando, all’età di circa trent’anni, ebbe la fortuna di conoscere la donna che adesso poteva, a tutti gli effetti, considerare la sua più cara amica: Priya Singh. Fin dall’inizio, la donna non aveva mai smesso di credere in lui e nel suo potenziale successo: ciò lo aveva spinto a buttarsi a capofitto nella realizzazione del suo nuovo film, ignorandone però le conseguenze che, di lì a poco, ne sarebbero scaturite. Dopo circa tre anni, anche quella relazione amorosa terminò bruscamente, in contemporanea all’abbandono del progetto cui l’uomo stava lavorando ormai da mesi.

Ripercorrendo con la mente questo breve flashback mentale, Thomas si ricordò di dover ancora ricontrollare le sceneggiature dei suoi ex studenti, esprimendo il suo inflessibile e imparziale giudizio al riguardo. Almeno nel suo lavoro di insegnante intendeva essere preciso e puntuale, per cui doveva terminare a tutti i costi quell’incarico.

Con fare propositivo, si recò nel salone e accese il computer portatile. Dopo qualche istante, aprì la cartella contenente i file degli aspiranti registi ma, con sorpresa, si accorse che un suo ex-studente, ormai affermato direttore, gli aveva inviato uno scritto fin troppo familiare.
 
Carissimo professor Hunt,
so che forse non apprezzerà ciò che sto per scriverle, ma non posso fare a meno di esprimerle ciò che da tempo avevo intenzione di dirle. Ormai sono anch’io un affermato regista e, proprio come lei, cerco di indirizzare i miei studenti verso la concreta realizzazione dei loro progetti cinematografici. Lavoro a San Francisco, alla Board Academy School. Il posto è decisamente fantastico, sebbene mi manchi moltissimo la California e i suoi meravigliosi scenari... Ciò che mi accingo a raccontarle è un aneddoto molto curioso che spero lei possa ricordare: non appena mi sono laureato alla Hollywood U, circa otto anni fa, lei stesso ha consegnato a me e alla classe una sorta di ‘testamento’ o, per meglio dire, una sorta di augurio che lei ha proferito a noi studenti.

L’augurio di riuscire a concludere, sempre e comunque e nonostante le difficoltà, ciò che si è iniziato. Le dirò, queste ‘ineluttabili difficoltà’ si sono presentate ai miei occhi ogni singolo giorno della mia ascesa verso il successo professionale cui aspiravo. Eppure, proprio come mi ha insegnato lei stesso, non ho mai mollato e sono riuscito, dopo moltissimi anni, a mettere in scena il mio primo film. Può immaginare l’emozione cui sono andato incontro: avevo finalmente realizzato il progetto che custodivo nel mio cuore fin dalla più tenera età. Qualche giorno fa, immerso nella pulizia della soffitta di casa mia, ho trovato inaspettatamente un vecchio scatolone con all’interno numerosi ricordi afferenti l’università.

Tra quei ricordi, ho trovato anche una sua vecchia sceneggiatura... Una sceneggiatura che lei aveva dipinto come un vero e proprio fallimento e che ci consegnò come esercizio al fine di sviluppare le nostre abilità di correzione di quegli errori da lei giudicati tanto gravosi quanto ingenui. Nonostante i miei sforzi, io non riuscii proprio a comprendere quali errori potesse mai contenere quel suo scritto. Le dirò che, malgrado la mia esperienza acquisita e comunque non paragonabile alla sua, non mi riesce tuttora di rintracciare quei ‘clamorosi errori’ di cui lei parlava. Questo interrogativo rimane tuttora un ‘residuo insolubile’ nella mia mente e confesso che, ai tempi, avrei tanto voluto insinuarmi nella sua testa al fine di risolvere questo enigma.

Alla fine, però, lei ci disse una cosa che forse oggi, alla luce delle mie competenze, sono in grado di interpretare: “Cari ragazzi, non sarò io a dirvi ciò che di sbagliato si cela all’interno di questa sceneggiatura poiché, almeno tecnicamente, non sembra proprio che in essa siano presenti errori di sorta. Magari, un bel giorno, qualcuno di voi comprenderà che, alle volte, fermarsi in superficie senza analizzare nel profondo uno scritto o una determinata situazione può risultare fatale, per ognuno di noi. L’apparenza non è la cosa più importante, ciò che conta davvero è la sostanza, il contenuto e le caratteristiche particolari di cui ognuno dispone. Siate sempre voi stessi: è proprio questo, ciò cui tutti voi dovrete appellarvi durante il vostro emozionante viaggio verso la vita.”


Sul momento, non compresi che cosa intendesse realmente dirci con quel discorso. Adesso però, a distanza di anni, credo di avere un vago sospetto al riguardo. Credo che lei intendesse dare prova del fatto che non sia poi tanto importante l’assoluta precisione o meticolosità nell’elaborare un progetto di qualsiasi tipo. La cosa più importante è saper trasmettere un insegnamento a livello contenutistico, in qualsiasi circostanza ci si trovi a operare. In ogni caso, so bene che lei ha sempre manifestato un reale e profondo disprezzo per quella sceneggiatura (a mio giudizio straordinaria), e solo lei può conoscerne veramente il perché. Con sincerità, vorrei però esprimerle un mio desiderio in vista del nuovo anno: mi piacerebbe moltissimo che lei continuasse a redigere tale sceneggiatura. Sono sicuro che ne verrebbe fuori un qualcosa di meraviglioso.

Un caro saluto, James Wellis.
 
Thomas richiuse il computer, in parte scioccato dalla corposa mail che aveva appena ricevuto. Non riusciva a credere che un suo carissimo ex-studente si fosse ricordato di quella lezione particolare. Una lezione che lui, tra l’altro, non teneva ormai da qualche anno. Aveva soltanto venticinque anni quando era riuscito a guadagnarsi un posto di prestigio alla Hollywood U. Ed erano ormai passati tredici anni dalla creazione del suo primo film, quello che aveva sancito il suo avvio alla solida carriera di regista.

Quella sceneggiatura di cui parlava James non era altro che un esperimento mal riuscito o, almeno, così ‘amava’ definirlo Hunt. Il ragazzo aveva però espresso il suo desiderio di vederla realizzata, quella sorta di sperimentazione incompiuta, e non solo. James gli aveva ricordato i suoi stessi insegnamenti, quelli di cui sempre si sarebbe fatto portavoce, nonostante egli avesse smesso, quasi del tutto, di crederci.

Thomas aveva, però, una personalità forte e determinata, nonostante tutto e tutti. Era infatti pienamente convinto che, un bel giorno, avrebbe portato a compimento una nuova idea, quell’idea ispiratagli da una nuovissima - quanto emozionante - esperienza.

In quell’istante, Thomas sorrise tra sé.

Ammetteva quanto gli avesse fatto piacere ricevere quella mail da parte di un suo ex-studente, ora promettente regista. D’impulso, si alzò dalla scrivania e corse in camera sua, stranamente desideroso di aprire ‘il cassetto proibito’ contenente i suoi ricordi di gioventù. Numerose foto gli balzarono agli occhi ma, una fra tutte, suscitò in lui una spiacevole nostalgia.

Lui e Yvonne sul set cinematografico, mano nella mano. Entrambi con un sorriso smagliante e cieco di fronte qualsiasi ostacolo o difficoltà potesse presentarsi sul loro cammino.

Hunt distolse velocemente lo sguardo ma, sotto il suo campo visivo, scorse la sua vecchia sceneggiatura, quella che gli aveva allegato il suo ex-studente.

“Ricominciare” recitava il titolo.

Ricominciare... Era veramente possibile ricominciare? Si poteva davvero riconquistare se stessi e il proprio successo?
Thomas rilesse attentamente il proprio elaborato. La sua opinione al riguardo non era affatto mutata: credeva davvero che quella sceneggiatura rappresentasse un errore, un incidente di percorso nel quale mai più avrebbe voluto incappare. Il motivo? Chissà, magari nemmeno lui conosceva una risposta definitiva a questa sua convinzione. Ripensando all’atmosfera che si respirava sul set ai tempi di quel film, sentì crescere in lui un vago senso di colpa. In quel periodo, non aveva esercitato al meglio il proprio lavoro e, ironia della sorte, lo aveva ricordato poco prima che leggesse la mail del suo vecchio studente.

Ma adesso lui era un uomo diverso e, fortunatamente, più incline al razionale controllo dei suoi stessi sentimenti. Quella sceneggiatura era ormai il passato, e niente e nessuno avrebbe potuto riportarlo a quella condizione ormai tramontata: nemmeno uno dei suoi studenti più meritevoli.

Thomas, infatti, avrebbe indubbiamente continuato a profondere grandi insegnamenti ai suoi studenti ma avrebbe, nel contempo, tenuto fede alla sua nuova prospettiva di vita.
Una vita dedita all’insegnamento e alla cinematografia e magari, un bel giorno, alla produzione di un nuovissimo film che potesse prospettargli soltanto un radioso presente.
   
 
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