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Autore: EleAB98    02/04/2020    5 recensioni
(SERIE 1*) Hollywood U è una delle università più prestigiose della California.
Jane McMiller, ragazza ambiziosa dotata di grande talento, ha un sogno: diventare un'affermata regista. C'è solamente un ostacolo che s’interpone tra lei e il suo sogno. Thomas Hunt, infatti, il professore più in gamba dell'università, non le darà certo vita facile.
E come se non bastasse, la giovane ragazza si ritroverà, ancora una volta, a scegliere tra l'amore e la carriera.
Due mondi apparentemente inconciliabili, uniti da un filo sottile. Due mondi destinati a scontrarsi con la forza più misteriosa e allo stesso tempo più potente. La forza dell'amore.
Di un amore proibito che li sconvolgerà totalmente...
NOTA: Sono presenti delle citazioni tratte dal romanzo Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'Alunna e Il Professore'
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“Hai impacchettato tutto?”
“Credo di sì, Addi. Ti dispiacerebbe aiutarmi con questo scatolone?”
“Certo, ci mancherebbe.”

Una volta giunte sul pianerottolo del dormitorio, le ragazze si scambiarono i consueti saluti.

“Mi mancherai... Non sarà lo stesso senza di te.”
“Anche tu mi mancherai... Detesto ammetterlo, ma mi mancherà un sacco questo posto. Mi mancheranno persino i professori...”
“E dimmi un po’... tra questi professori è incluso anche il professor Hunt?” replicò Addi, con una certa malizia.

Jane sbuffò, soffocando una risatina.

“Cara Addi, sei davvero incorreggibile... Comunque, la mia assenza dall’università durerà solamente due settimane. Nel frattempo, cercherò di prepararmi al meglio in vista della sessione d’esame del professor Jones.”

“Beh, in questo caso, non mi resta che augurarti buona fortuna e buone vacanze!” rispose Addison. “Ci vediamo al tuo ritorno.”

“Contaci.”

Non appena Jane salì in macchina, ecco che le sue preoccupazioni familiari presero di nuovo il sopravvento. D’un tratto, la sua macchina cominciò a perdere il controllo, tant’è che la stessa stava per andare fuoristrada... Molto probabilmente, sarebbe successa un’enorme catastrofe se, proprio all’ultimo momento, la ragazza non fosse riuscita a frenare l’auto.
 
“Signorina, non guarda dove va? Ha quasi preso in pieno la mia macchina!” esordì severamente la voce di un uomo.

La ragazza aprì la portiera e, nel mentre, cercò di formulare una frase di senso compiuto.

“Mi scusi tanto, io non... No... Ancora lei?”

Jane non credeva ai propri occhi.

“Signorina McMiller... Non sapevo che lei rappresentasse anche un pericolo pubblico per la nostra città.”

“Ah, ah ah... Ma che simpatico il mio professore!” rispose la ragazza con aria sarcastica.

Hunt alzò gli occhi al cielo.

“Avanti, non mi sembra il momento di discutere in questo momento. Piuttosto, si è ferita? Le è successo qualcosa?”

“Wow, adesso è persino interessato al mio stato di salute?” domandò Jane in tono di scherno.

“Non renda tutto più difficile, signorina. Sto solamente cercando di essere gentile, sebbene lei non lo meriti affatto. Il suo essere così indisponente...”

“Ma senti chi parla! Oh già, dimenticavo... Lei merita senz’altro il meglio dalla vita... Senta, può andare professore, non ho affatto bisogno di lei.”

“Mi ascolti lei, invece... Crede davvero che io sia così meschino da lasciarla qui sola in mezzo alla strada con la sua macchina che, a quanto, pare, è tutt’altro che all’avanguardia? Avanti, mi dica cosa le è successo.”

Jane lo guardò profondamente negli occhi. Sembrava che il suo professore intendesse davvero aiutarla, e ciò le parve incredibile. Insomma, dopo tutto quello che lei gli aveva detto, lui si trovava ancora lì, in piedi, inerme come una perfetta statua di bronzo, aspettando che lei gli raccontasse l’accaduto.

“Come non detto.”

Hunt fece per andarsene ma, proprio quando stava per aprire la portiera della sua macchina, la ragazza cominciò a parlare.

“Aspetti... N-non saprei cosa dirle.” esordì Jane, cercando di elaborare una spiegazione sensata. “La mia macchina ha cominciato a non rispondere più ai miei comandi, e...”

“Mi faccia vedere...”

“S’intende di automobili?”

“Per chi mi ha preso?” rispose Hunt, per niente infastidito. “Mi è successo innumerevoli volte di trovarmi in mezzo a dei posti completamente sperduti e di riuscire a cavarmela in quelle situazioni apparentemente disperate. E non è certo questo il caso, per cui non dubito di riuscire a individuare il problema. Permette?”

Jane gli porse le chiavi della macchina, ancora allibita dal comportamento del professore.
Hunt provò a mettere in moto e, quasi immediatamente, notò un problema nel freno a mano.

“La macchina è andata... Almeno per ora.” concluse il professore.
“Come sarebbe a dire che è andata?”
“Non può continuare a guidare, potrebbe essere...”
“La ringrazio del consiglio professore, ma ho bisogno della mia macchina. Mi dia le chiavi, per favore.”

Vedendo la diffidenza di Hunt, Jane decise di strappargliele di mano. Il professore non oppose resistenza.

“Bene, faccia come crede signorina. Come sempre, del resto. Ma poi non dica che non l’avevo avvertita.”

La ragazza stava per mettere in moto ma, alla fine, qualcosa le suggerì che sarebbe stato meglio non procedere con la sua macchina. La ragazza sospirò, sconsolata.

“Cosa propone di fare, professore?”

“Dove dovrebbe andare?” domandò Hunt.

“A casa dei miei genitori.”

Thomas annuì.

“È molto distante da qui?”

“Non molto... Sono circa venti minuti di macchina.”

“Bene. Salti su.” gesticolò Hunt, indicando la sua autovettura.

“Sta scherzando?” rispose Jane, sbigottita.

“Affatto. Avanti, vuole raggiungere i suoi genitori o no?”

“E va bene. D’altronde, non ho scelta. Verrò a riprendere la macchina insieme a mio padre.”

“Saggia decisione.” rispose Thomas con disinvoltura.

Jane salì in macchina. Era davvero strano ricevere un passaggio dal professor Hunt, ma d’altronde, era pur sempre un gentiluomo. O almeno, così si professava lui. Dopo qualche istante, anche Hunt salì in macchina. Il suo profumo, delicato ma intenso, invase letteralmente l’auto. In quel preciso istante, Jane perse totalmente la cognizione del tempo e dello spazio. Quel profumo la rilassò e, quasi istantaneamente, la ragazza chiuse gli occhi. Di colpo, si sentì assalita da una profonda stanchezza. Aveva lavorato fin troppo negli ultimi tempi. Doveva concedersi un po’ di riposo, persino nel posto meno appropriato: la stilosissima macchina del professor Hunt.


 
***

 
Sul momento, per Thomas fu davvero strano guardarla dormire. La sua studentessa sembrava caduta in un profondo stato di spossatezza. Hunt avrebbe voluto svegliarla ma, per qualche strana ragione, non lo fece, perdendosi ancora per qualche istante nella soave contemplazione del suo volto. Questa volta, i suoi capelli non erano raccolti nella consueta treccia: erano mossi, tant’è che un piccolo ciuffo ribelle le era ricaduto sul viso, coprendole parzialmente l'occhio sinistro. D’istinto, l’uomo avvicinò lentamente la mano verso di lei come a volerlo scostare, ma poco dopo la ritrasse.

Cosa diamine stava facendo?

Ripensando all’impegno che avrebbe dovuto assolvere, Thomas ritornò in sé. Dato che la studentessa dormiva, come avrebbe fatto a condurla a destinazione? Ovviamente, egli non conosceva il posto dove la ragazza abitava. D’un tratto, però, si ricordò che nel sito web dell’università dovevano esserci tutte le generalità dei suoi studenti, compresi indirizzo e recapito telefonico.

Già, quelle assurde regole decantate dall’università continuavano a infestare le sue giornate. Questa volta, comunque, il tutto si sarebbe rivelato estremamente utile. Avendo cura di non far rumore, il regista estrasse il cellulare dalla tasca, inserì la password e, in un attimo, apparve l’elenco di ogni singolo studente.

Dopo qualche minuto, ecco che le apparve il volto di Jane McMiller. Ancora una volta, quei profondi occhi azzurri lo folgorarono. Per un istante, Hunt contemplò quella fotografia. Non si era mai soffermato a osservare i particolari fisiognomici dei suoi studenti, almeno fino a quel momento. In fondo, perché avrebbe dovuto farlo? A seguito di quella breve riflessione, Hunt scosse la testa.

Cliccò sull’opzione ‘profilo completo’ e le generalità della sua studentessa gli apparvero in un lampo. Lesse il suo indirizzo. Con grande sorpresa, constatò di conoscere molto bene il suo luogo di residenza. Soleva spesso recarvisi nel periodo della sua gioventù, soprattutto durante i suoi lunghi ed estenuanti periodi di riflessione concernenti il suo futuro professionale e privato.

Quel posto era, infatti, totalmente immerso nella pace e nel silenzio della natura. Quella natura che un tempo faceva, assieme alla lettura di un buon libro, da sfondo alla sua adolescenza.
Dopo circa una quindicina di minuti, Jane si svegliò. Immediatamente, si ritrovò dinanzi a una realtà che sembrava aver dimenticato, mentre dormiva. Una sicura realtà e, allo stesso tempo, incredibilmente surreale.

“Siamo quasi arrivati.” proruppe Hunt, con un tono di voce assai delicato.

“Scusi tanto, ma... Come ha fatto a sapere che...” gli domandò Jane, ancora intorpidita.

“Che abitava a St. Lake Street? Ho controllato il suo indirizzo nel sito internet dell’università.”

Caspita. Jane aveva quasi dimenticato che ogni singolo professore poteva avere accesso alle informazioni di qualsiasi studente. Insomma, una sorta di ‘stalkeraggio’ da parte della Hollywood U.

I due rimasero in silenzio per qualche minuto. La destinazione era ormai vicina e Jane cercò di mantenere la calma. Stranamente e per la prima volta in vita sua, uno insolito senso di disagio prese possesso della sua mente. Che cosa avrebbe dovuto fare, una volta giunta a casa sua? Ringraziarlo? Agire con perfetta indifferenza? Ancor prima che Jane potesse formulare una risposta concernente il comportamento che avrebbe dovuto adottare con lui, il viaggio terminò.

“Bene signorina, siamo arrivati. Si goda queste vacanze ma veda di prepararsi al meglio in vista del secondo semestre.” le disse Hunt, con il suo solito accento autoritario.

“Certamente... Comunque, la ringrazio molto. Probabilmente, se non fosse stato per lei, sarei stata ancora bloccata laggiù per un bel pezzo.” disse la ragazza, cercando di apparire spontanea e naturale.

“Si figuri.” si limitò a dire Hunt.

“Beh, buone vacanze anche a lei, professore.”

Nonostante un vago senso di imbarazzo, Jane gli porse la mano. Cordialmente e, allo stesso tempo, freddamente, Hunt gliela strinse, ma quel contatto suscitò in entrambi, per qualche istante, una perfetta fusione dei loro sguardi, dai quali sembrò trasparire una sorta di attrazione, nonché una reazione corporea alquanto intensa, per lo meno da parte della studentessa.

Era successo di nuovo.

In quel frangente, in effetti, Jane si ricordò di quel giorno nel quale aveva incontrato Thomas nel bar dove lavorava: nel momento in cui gli aveva sfiorato la mano, aveva infatti percepito un brivido intenso percorrerle la schiena.

Non appena Jane scese dalla macchina, che lentamente si allontanò dal vialetto, l’istinto le suggerì di avvicinare la sua mano - che era appena stata a contatto con quella del professor Hunt - vicino al suo naso. Nel momento in cui lo fece, la ragazza sentì di nuovo il suo profumo e lo inspirò profondamente. Era un  profumo caldo e avvolgente, contrariamente alla persona senza emozioni e, nel contempo, piena di passione, che lei aveva conosciuto al club di lettura e all’università.

Un profumo che sarebbe rimasto indelebile nella sua mente e che avrebbe mantenuto il mistero che aleggiava sulla sua imponente figura ancora per molto, molto tempo.
   
 
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