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Autore: EleAB98    02/04/2020    6 recensioni
(SERIE 1*) Hollywood U è una delle università più prestigiose della California.
Jane McMiller, ragazza ambiziosa dotata di grande talento, ha un sogno: diventare un'affermata regista. C'è solamente un ostacolo che s’interpone tra lei e il suo sogno. Thomas Hunt, infatti, il professore più in gamba dell'università, non le darà certo vita facile.
E come se non bastasse, la giovane ragazza si ritroverà, ancora una volta, a scegliere tra l'amore e la carriera.
Due mondi apparentemente inconciliabili, uniti da un filo sottile. Due mondi destinati a scontrarsi con la forza più misteriosa e allo stesso tempo più potente. La forza dell'amore.
Di un amore proibito che li sconvolgerà totalmente...
NOTA: Sono presenti delle citazioni tratte dal romanzo Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'Alunna e Il Professore'
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“Hey Ethan, aspetta un attimo!”

Il ragazzo si fermò di scatto riconoscendo immediatamente la voce di quella ragazza che, da ben due settimane, non aveva avuto il piacere di incontrare.

“Oh, ciao Addison. Come va?” esordì il giovane mostrando, ancora una volta, il suo contagioso sorriso.
“Tutto bene. Ma dov’eri finito? È due settimane che ti cerco per i corridoi.”
“Scusami Addison, forse avrei dovuto dirtelo... Ero in missione speciale. Moriyama ci ha assegnato il compito di sorvegliare i sotterranei dell’università. Niente male come prima missione, non trovi?”

La ragazza sorrise. A tratti, l’entusiasmo del giovane le ricordava la sua stessa dedizione per il mondo della moda.

“Sono felice che ti sia divertito. Quello che volevo dirti è che...”
“Hey Addi, dove ti sei cacciata?”

Addison sospirò.

“Cavolo, sta arrivando la mia migliore amica. Ti dispiace se ne parliamo più tardi?”

Il ragazzo fece un cenno di assenso, cercando di mostrarsi indifferente a quella brusca interruzione.

“Certo che no Addison, vai pure. Ci vediamo più tardi.”

Il giovane sparì all’istante, quasi avesse compreso il reale desiderio della ragazza. Già, Ethan credeva proprio che Addison si vergognasse di lui, o quantomeno avesse timore di mostrare quel cambiamento che lei stessa aveva palesato nei suoi confronti negli ultimi tempi. In effetti, analizzando il suo sguardo allarmato, il ragazzo aveva subito capito quanto non le avrebbe fatto piacere che Jane potesse vederli insieme.

Colto da un improvviso senso di tristezza, Ethan si accinse a entrare in classe. Era vuota e l’atmosfera terribilmente solitaria. Proprio come lui. In quell’istante, Ethan si sentì come immerso in un gran deserto alla disperata ricerca di un sorso d’acqua o, comunque, un qualcosa che potesse spingerlo a stare meglio. Eppure, nemmeno osservare quegli aggeggi da spia che sempre suscitavano in lui gran meraviglia nella vetrina dell’aula servì a placare il suo stato d’animo.

Perché mai qualcuno doveva vergognarsi di lui? Davvero il colore della sua pelle poteva rappresentare un pregiudizio per gli altri? Oppure era la sua presenza incombente, il suo contagioso buonumore, a rendere infelici gli altri? Perché Addison non poteva semplicemente rivelare a Jane la verità? Perché non poteva rivelarle che lui era stato, almeno in parte e come lei gli aveva confidato, l’artefice del suo successo con la Singh?

È vero, la ragazza non gli aveva ancora rivelato il riscontro derivante dalla verifica affidatale dalla docente, ma comunque il giovane era convinto che il risultato della suddetta prova fosse stato più che positivo. E, cosa altrettanto sicura, egli lo avrebbe certamente saputo da lei in un momento di perfetta calma e tranquillità, lontano da sguardi indiscreti e corridoi affollati da studentesse e studenti.

 
***

 
“Buonasera accaniti lettori, siamo tutti pronti?” esordì Grace con la sua solita verve. “Perfetto, possiamo cominciare allora.”

I membri del club si sedettero, visibilmente ansiosi di immergersi nella lettura del romanzo. Jane, nel frattempo, continuava a fissare il suo professore. Composto come al solito, estremamente impassibile e naturale, si apprestava ad aprire il suo libro. Non appena vide il segnalibro di Hunt, fu colta da un’irrefrenabile curiosità. Sembrava ci fosse una persona ivi raffigurata.

Di chi poteva mai trattarsi?

La ragazza scosse la testa. Da quando in qua gli studenti amavano ficcare il naso nella vita privata dei loro professori?

Un particolare, però, impediva a Jane di scostare lo sguardo dalla sua figura. Quella sera, Thomas non indossava il suo solito abbigliamento formale. Indossava una camicia a quadri e un gilet color beige: nessuna cravatta all’orizzonte. I suoi pantaloni, anch’essi color beige, erano abbinati a delle semplicissime scarpe. Insomma, era veramente strano vedere il professor Hunt vestito in ‘abiti civili’.

Ciononostante, la sua classe e la sua eleganza potevano essere notati da chiunque, in quel luogo. E cosa ancora più sorprendente, Thomas sembrava perfettamente a proprio agio nell’indossare quegli abiti. Finalmente, Jane abbassò lo sguardo prima che il professore potesse accorgersi del fatto che, almeno per un paio di minuti, lei non gli aveva staccato gli occhi di dosso.

Vi era in lui qualcosa di ‘strano’, un qualcosa che la ragazza non riusciva minimamente a decifrare: intorno a quell’uomo, aleggiava un mistero che lei non era ancora riuscita a svelare. Quanto a se stessa, Jane non riusciva ancora del tutto a spiegarsi cosa si celasse realmente nel suo intimo ma, soprattutto, perché mai le importasse così tanto conoscere la reale personalità.

Agli occhi di tutti, il suo professore appariva a dir poco perfetto e, allo stesso tempo, estremamente naturale in quella sua paradossale compostezza - a detta di Jane fin troppo eccessiva, per lo meno in ambito accademico -. Nel luogo in cui si trovavano, invece, Hunt pareva mostrarsi come una persona completamente diversa.

Ugualmente inflessibile, eppure ‘diversamente rilassato’.

“Benissimo,” riprese Grace “chi di voi vorrebbe espormi le proprie personali sensazioni derivanti dalla lettura dei capitoli che vi ho assegnato la settimana precedente? Thomas, tu che cosa ne pensi, in particolare, dei nostri due protagonisti?”

Il professore non si attardò molto nel rispondere. Come al solito, aveva preparato un suo discorso; un discorso intriso di spontaneità ma, allo stesso tempo, costruito a regola d’arte, preciso e accurato in ogni sua parte.

“Beh, Grace, ti confesso di aver già letto il libro qualche anno fa, sebbene ora lo stia facendo con maggior spirito critico. Le personalità dei due protagonisti, pur sembrando molto diverse, presentano in realtà degli aspetti comuni. Due facce della stessa medaglia, come hai detto tu la volta scorsa. I due sono entrambi molto orgogliosi ma, soprattutto, è profondamente radicato in loro   il pregiudizio tipico dell’età adolescenziale sebbene, in realtà, i due abbiano già superato da un pezzo questo stadio della loro vita.”

Grace annuì mostrando, ancora una volta, la sua forte ammirazione per Thomas.

“Invece... Che cosa ne pensi del comportamento del signor Darcy?”

“È stato indubbio scortese nei confronti della signorina Elizabeth, ma non posso non giustificare, almeno in parte, il suo comportamento. In fondo, non si trovava perfettamente a suo agio nell’ambiente in cui...”

“Questo non lo giustifica affatto.” lo interruppe Jane, incapace di contenersi. “Darcy non avrebbe mai dovuto giudicare Elizabeth dalle apparenze.”

“Indubbiamente.” rispose Hunt rivolgendole uno sguardo imparziale che, come al solito, non lasciava intravedere la benché minima emozione. “Ma converrà con me che, molto spesso, è il tempo la chiave di accesso per conoscere davvero una persona. Nessuno può conoscere, o almeno, non ancora, i reali pensieri di Darcy, né tantomeno la motivazione che lo ha spinto a valutare preliminarmente e in modo così superficiale la signorina Elizabeth.”

A quelle parole, Grace rimase di stucco. Una cosa, in particolare, le parve strana. Per quale motivo Thomas si stava appellando a una giovane ragazza dandole del lei? Gli altri membri del club non avevano certo fatto lo stesso.

“Apprezzo il suo punto di vista.” ribatté la giovane con disinvoltura. “Ma ribadisco anche quanto sia stato inappropriato trattare una donna in quel modo. Spero proprio che lei non sia solito giustificare atteggiamenti di questo tipo.”

“Mi dica una cosa, signorina...” riprese Hunt. “Stiamo parlando di me o del signor Darcy?


Lo sguardo tagliente del professor Hunt era ormai puntato su di lei. Ma non solo... Persino i presenti non smettevano di contemplare la scena.

“A dispetto di quello che crede, signorina” continuò “sono e sarò sempre un gentiluomo. Non dubito che il signor Darcy riuscirà a mutare, nel corso del romanzo, il proprio atteggiamento. Quel che non so è se potrà mai riuscirci lei, cara Jane.”

In quel momento, la ragazza avrebbe voluto strangolare il suo professore con tutte le forze.

Come si era permesso di dirle una cosa del genere?  Lei doveva cambiare il proprio comportamento? E perché mai? Con quali pretese?
No, questo era davvero troppo. Il suo pregiudizio nei suoi confronti era davvero troppo.

“Come penso che non potrà mai cambiare lei, carissimo Thomas.” replicò Jane, dandogli ‘il benservito’.

In quell’istante, Thomas si irrigidì. Sentir pronunciare il suo nome da lei e in quel modo così impertinente suscitò in lui una sensazione sconosciuta e, nel contempo, piena di sbalordimento. I suoi occhi, infatti, espressero momentaneamente tale sorpresa. Prima che egli potesse risponderle, però, Grace fece loro una domanda, indubbiamente balenata anche nella mente degli altri presenti.

“Scusate l’intrusione, ma... Per caso vi conoscete, voi due?”

“No.” sì affrettò a rispondere Hunt, mentendo spudoratamente.

Nel bel mezzo di quella risposta, Thomas continuò a scrutare  con insistenza l’espressione di Jane, quasi volesse esaminare la sua reazione. La ragazza, però, si limitò a confermare ciò che aveva detto Hunt e, con perfetta indifferenza, cercò di concentrarsi sul reale oggetto di discussione della serata: le caratteristiche comuni e al contempo discordanti di Elizabeth e Darcy.

 
***

 
Jane accostò la macchina e, percorrendo il viale che costeggiava il suo dormitorio, ripensò per l’ennesima volta a ciò che era accaduto tra lei e il professor Hunt al club di lettura. La ragazza era verde di rabbia: come poteva averla, ancora una volta, giudicata male per la sua indole così spontanea e naturale?

Sembrava proprio che in lui albergasse un pregiudizio veramente forte nei suoi confronti. Ma non era forse questo ciò che accomunava i due, al di là della passione per la lettura e la cinematografia? In fondo, anche lei credeva di aver ormai catalogato ogni singolo aspetto della sua persona, nonché i suoi più ‘singolari’ comportamenti. O almeno, così aveva asserito davanti ai suoi genitori e alla sua amica Addison.

Eppure, al club di lettura aveva notato in lui qualcosa di diverso. Qualcosa che esulava dal contesto accademico... No, non si trattava affatto del suo modo di vestire. Il professore aveva mostrato una certa perdita di compostezza nel replicare alle sue affermazioni, nonché quella stessa spontaneità cui lei si appellava costantemente, in ogni singola situazione. Perché mai, allora, egli avrebbe voluto che lei modificasse il proprio comportamento?

Jane posò la testa sul cuscino, esausta. Quella serata si era trasformata in un vero e proprio inferno.
Ma ciò era perfettamente normale. Lei e Hunt non si sopportavano, e forse sarebbe stato meglio farci l’abitudine.

In ogni caso, se il professore intendeva davvero modificare la sua attitudine, sarebbe stato meglio che si fosse cercata un’altra vittima sacrificale. Lei non era affatto disposta a rinunciare al proprio modo di essere.

Persino a costo di rischiare un’espulsione.
   
 
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