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Autore: Rugiada_in_Love    03/04/2020    0 recensioni
Il ritorno a scuola, a Hogwarts, a quella che molti chiamano casa non è come lo si immagina. Almeno, non per tutti. E' rimesso a nuovo, il castello, come se nulla fosse successo, pronto a salutare i suoi nuovi studenti. Ma per qualcuno quelle crepe invisibili all'occhio umano, sono incise sul cuore. E fanno male. Terribilmente male.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Capitolo II: “[…]Spesso si sente l'odore dei ricordi, di porte rimaste chiuse per molto tempo, una sorta d'intimità pesante e nostalgica, che può risultare soffocante e opprimente.” Jonathan Coe.




 

Quando arriviamo il portone di legno scuro è già aperto per noi, ci stava aspettando. Così grande, alto, possente, sembra voler dire "entrate, vi proteggerò io" ma so bene che non è così.

E vederlo così pulito, senza incrinature, fa male.

Oltrepassarlo fa male.

Ed entrare nell'ampio salone fa male.

Il profumo di Hogwarts, il profumo di casa mi investe, mi riempie i polmoni. È caldo, mi scalda dall'interno e riesce, come solo il profumo di casa può fare, a scrollarmi via un po' del freddo che sento nelle ossa. Ma è anche doloroso perché è un profumo diverso. È cambiato nel corso degli anni, e dall'ultima volta che sono stata qui, quando zampilli di fuoco illuminavano l'aria, e ceneri imbrattavano il terreno, è completamente diverso.

E fa male, perché ho la consapevolezza che forse, quella diversa sono io.

E così come uno straniero, non riconosco più il profumo di casa.

E mi viene da piangere.

Dopo mesi di nulla. Dopo mesi in cui mi obbligavo ad essere forte. A non piangere perché c'era sempre qualcun'altro con più dolore del mio, con più diritto a piangere di me. A essere una spalla per chiunque e la ragazza calma e pragmatica. Dopo mesi in cui mi imponevo di piangere nel silenzio e nella solitudine della mia camera, ora nulla può fermare le due lacrime, lo gocce traditrici che mi solcano il viso.
Escono beffarde dei miei comandi, e attraversano le mie guance, bagnandole. Arrivano alle labbra e sono salate, sono amare come il nodo che mi stringe lo stomaco. Sono silenziose, non un lamento, non un singulto le accompagna. Non avrebbero dovuto uscire, ora non posso farci più nulla. Ma non permetterò loro di rubarmi anche un gemito.
Resto immobile a piangere la mia Hogwarts in silenzio e sola, come ora lei non è, chiassosa e piena di vita proprio come un primo giorno di scuola qualsiasi. Ma in un barlume di lucidità, so di non essere sola. Affianco a me, Draco Malfoy non si è perso la scena, ne sono sicura. Come può lasciarsi sfuggire il momento quando per anni ha provato lui a farmi piangere?! Ma so che non posso rinfacciargli questo, non ora, anche io probabilmente avrei guardato. Così senza remore, senza sapere perché ho voglia di sfidarlo, mi giro a guardarlo, senza asciugarmi gli occhi, senza asciugarmi le guance. Mi mostro così, triste come forse non mi ha mai vista.

E mi sorprendo, perché mi scopro a guardare due occhi che di felice per la loro vittoria non hanno nulla.

Anche loro sono tristi.

Mi guardano, è vero, ma penso che in realtà non mi vedano veramente.

Penso che Draco Malfoy non stia guardando Hermione Granger piangere, ma solo una ragazza soffrire.

E forse mi sta usando.

Sta usando me per versare quelle due lacrime, quelle due gocce salate che lui non si sarebbe mai permesso di piangere.

E quindi lo fa attraverso me.

E quindi ne piango ancora due.

Due anche per lui.


*****

 
Ma il momento passa, interrotto dal brusio e dal tonfo delle porte che si chiudono, imprigionandoci in questo anno tutto da affrontare. Distolgo lo sguardo dai suoi profondi occhi grigi e finalmente, finalmente mi prendo una rivincita su quelle traditrici di lacrime asciugandole via con rabbia, le rendo quasi inesistenti, presenti solo sulla manca del mio mantello.
È tardi, abbiamo perso la cena e la cerimonia di smistamento ma non mi importa. Vorrei solo ripercorrere ogni meandro del castello, questo castello che lo sento mio ma che so potrei trovarlo diverso. Inconsciamente rivolgo lo sguardo verso le scale che portano al mio dormitorio e penso al perché io abbia rifiutato l’incarico da Prefetto. Ora avrei una camera solo mia, in un’ala solo mia e un bagno solo mio…

Forse in fondo sono un po’ iprocrita.

E inconsciamente ho ripudiato l’isolamento…

Vorrei quasi ridere di questa consapevolezza. Ma non la trovo divertente. Non ci capisco nulla e ora temo quelle scale che mi condurranno in una camera che dovrò condividere, in un’ala che brulicherà ogni giorno di persone. Non voglio percorrerle perché non so cosa mi aspetterà… chi mi aspetterà… Ma so solo che mi ritroverò, ancora una volta, l’ennesima volta negli ultimi mesi, a dover fingere.
Ma i miei pensieri vengono interrotti da una voce che ho aspettato tanto per risentire. Una voce che è stata guida in molti momenti bui e tristi. Una voce che mi ha insegnato, mi ha sgridata, mi ha lusingata.
Anche questa voce sa di casa, ma questa volta il peso che sento nel cuore lo riconosco anche nel tono delle sue parole. Non sono l’unica quindi a sentirsi un po’ persa in questa nuova… Hogwarts…

In questa nuova casa.

< Signorina Granger, Signor Malfoy, mi fa piacere rivedervi, entrambi. > dice affabile la Professoressa McGranitt, ora divenuta Preside. E il fatto che abbia dovuto specificare l’”entrambi” un po’ mi mette tristezza. Non mi sono fermata a pensare a cosa debba voler dire per Malfoy questo momento. Mi sono fermata a riconoscere nel suo sguardo, nei suoi occhi un po’ di quello smarrimento che sento io, ma credo non sia esattamente la stessa cosa. Chissà se oltre a vederla cambiata, Hogwarts la veda ancora come casa. Sicuramente le male lingue non tarderanno ad arrivare, e so che Malfoy non si lascerà intimidire, però ora ho una consapevolezza maggiore. Io mi sento come lui, ora, un po’ un’emarginata, e so che forse lui così ci si è sempre sentito.

E fa male.

Vorrei girami a guardarlo, per capire come lui veda questa scena, guardarla attraverso i suoi occhi. Ma non ce la faccio.

Ho già paura del mio dolore.

Non credo sopporterei anche il suo. Così faccio un leggero, flebile sorriso a Minerva. Ma non so cosa dirle. Tutto mi sembra scontato. Tutto mi sembra inutile. Tutto mi sembra poco. E troppo.

< Sono contenta siate riusciti ad arrivare, anche se in ritardo. Mi dispiace abbiate perso la carrozza. Vi ho voluti aspettare per… beh, darvi il bentornato… anche se, è tutto un po’ diverso no?> continua, ed ora vorrei piangere. Ancora. Io di sicuro sono diversa.

< Comunque, avrete modo di salutare tutti domani mattina a colazione. Per ora andate nelle vostre camere, è tardi. Signorina Granger sa dove andare, e lei Signor Malfoy conosce già l’ala dei prefetti, dormirà lì d’ora in poi. Spero… Cercate di riposare. Buona notte, ragazzi. > con l’ultimo saluto si sbilancia un po’, prima di voltarsi e allontanarsi con il mantello leggero che le cade dritto attorno, come se non avesse il coraggio di muoversi. Non so, forse con quel saluto voleva dirci qualcosa, voleva farci capire qualcosa, ma mi  dispiace Professoressa, ero troppo distratta dal suo profumo per capirci qualcosa. Il suo profumo lo riconosco, non è cambiato affatto. E forse mi aiuta. Forse mi fa sentire un po’ meglio perché inizio a ragionare sulle cose che mi succedono attorno. E mi rendo conto che ora Malfoy è diventato Prefetto. Non ci sono altre spiegazioni alla sua nuova sistemazione. Vorrei congratularmi, ma non credo lo apprezzerebbe. E non credo neanche ne sia troppo contento. Mi arrischio a guardarlo, ma come al solito non capisco quello che pensa. Così torno a guardarmi attorno e il mio sguardo si sofferma ancora sulle scale. Già un anno mi era capitato di arrivare tardi, ma all’ingresso ad attendermi c’era qualcuno, ad aspettare il mio arrivo c’era un abbraccio, un bacio sulla guancia e una risata d’emozione nell’orecchio.

Ora sono qua. Siamo qua, soli. Ad aspettare non so cosa. Perché ho la certezza che nessuno, in fondo, ci stia aspettando.

Ma va bene così. La vita cambia. E mi trova cambiata.

< Buona notte, Granger. > il saluto di Malfoy è sottile, come se non lo avesse voluto davvero pronunciare ma gli fosse scappato. Chissà, forse si è reso conto che gli unici che si sono aspettati per un saluto, in mezzo al salone, siamo noi.

L’uno per l’altra. E va bene così.

Non gli rispondo. Né un sospiro, nè una parola escono dalle mie labbra. Sono chiuse, forse per paura di parlare, di mostrare una debolezza, la debolezza delle parole, della voce, che mi umilierebbe. Le lacrime per oggi possono bastare. Mi incammino sulle scale e raggiungo velocemente il quadro della Signora Grassa, e dopo aver detto la parla d’ordine, entro e mi avvio verso la mia camera. La porta è chiusa, e credo che ancora una volta questa giornata non voglia rendermi le cose facili. Questa volta un sospiro mi serve, mi serve per prendere coraggio e girare la maniglia. Un suono, un suono leggero che preannuncia il suo aprirsi e un secondo dopo sono dentro. Solo due letti sono occupati, uno da una ragazza che non conosco. Mi sorride, forse mi riconosce perché i suoi occhi brillano, e forse dice anche qualcosa sul fatto di ammirarmi molto ed essere felce di essere finita in camera con me, ma io non la ascolto. Non la guardo. Non ho orecchie che per lei. Occhi che per lei che seduta sul suo letto, al lato opposto della stanza rispetto al mio, mi dà la schiena. Lo sa che sono entrata. La vedo irrigidirsi ma…

Non si volta.

Penso che però in un qualche modo mi abbia aspettata.

E penso che, ancora una volta, Hogwarts non vuole rendermi le cose facili.

  
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