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Autore: Manocoll    03/04/2020    0 recensioni
Jury Devlin, provetto subacqueo, è entusiasta dell'offerta di lavoro ricevuta. E' stato infatti contattato da Henrick Notron, famoso biologo marino, per un delicato incarico nel Mediterraneo. L'unico scoglio che deve superare è covincere la moglie Ann, abile fotograva che da tempo desidera un bambino, a seguirlo nell'impresa. Quando finalmente ci riesce, pensa di avere risolto ogni problema, ma i guai sono in agguato. Prima di partire per il mar Egeo, dove dovrano immergersi, Jury riceve una telefonata minatoria, e lcuni incidenti che accadono loro una volta giunti a destinazione li convincono che devono esserci in gioco grossi interessi. Cosa c'è di così prezioso in quei fondali e chi è tanto malvagio da non esitare a uccudere purché il segreto resti inviolato?
Genere: Azione, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2


 
Giunsero ad Atene senza altri incidenti e raggiunsero il porto del Pireo in tassì. Alcune ore dopo, dalla ringhiera del traghetto, videro stagliarsi l’isola di Xanthos, un paradiso di spiagge dorate, accoglienti calette e colline boscose.

«Quella è la casa di Henrich Notron», disse Jury, indicando una villa turistica sulla collina che sovrastava il piccolo porto. «Corrisponde alla descrizione di Henrick. Da lassù si deve godere una vista magnifica!»

Mentre attraversarono il paese, sentirono l’ipnotica musica greca fluire da una taverna con l’ingresso decorato da tranci di vite. La strada per la casa di Henrick si dipartiva a poca distanza dal porto e risaliva la collina, snodandosi fra i pini resinosi e fragranti cespugli di rosmarino.

Henrick Notron li accolse cordialmente, felice di avere un po’ di compagnia e Ann trovò assai simpatico quello che in seguito descrisse come un “vecchio signore dall’aria paterna”.

Mentre finivano di fare le presentazioni, furono interrotti dall’arrivo di una giovane greca. Dopo essersi scusata per l’intrusione, la ragazza annunciò in un inglese quasi perfetto che la cena era pronta.

«Grazie Xenia,» disse Henrick cortesemente. «Vogliamo trasferirci sulle terrazza, signori?»

La tavola era stata preparata sulla terrazza, dove si sarebbero potuti godere il fresco della sera e la magnifica vista. Alla fine del pranzo Henrick descrisse il lavoro che li attendeva, aggiungendo che non sarebbe mancato loro il tempo per lo svago.

«Anche se il mio battello, il Marlin, è molto accogliente, durante i giorni liberi potrete usufruire di un villino che ho affittato per voi e che potrete usare a piacere.»

Ann e Jury ringraziarono, piacevolmente sorpresi da tanta sollecitudine.

«Per caso, avete visto dei subacquei al largo di Xanthos?», chiese poi Henrick.
«No, messuno», rispose Jury. «Ma ne ho notato qualcuno sulle isole intorno al Pireo.»

«Là ce ne sono sempre,» osservò Henrick. «Ma da queste parti?»

«Se ce n’erano, non li abbiamo visti.»

«Te l’ho chiesto perché è probasbile che Nilved venga a fare ricerche in questa zona.»

«Per quella famosa alga?», chiese Jury.

«Sicuro, forse sta cercando di “soffiarmela”, sorrise Henrick. «O magari di trevisare il significato della mia scoperta. Da parte di quell’individuo c’è da aspettarsi di tutto.»

Poi, cambiando argomento come se temesse di avere parlato troppo, disse a Jury che avrebbero fatto bene a familiarezzare con il Marlin. Prima di congedarli, volle dare loro un ultimo consiglio.

«L’immersione, specialmente se unita alla fotografia, può essere molto pericolosa. Cercate si non esagerare… ossia di non restare sott’acqua oltre i limiti consentiti. Siamo d’accordo?»

Tutti e tre assicurarono che sarebbero stati prudenti.

Durante i giorni seguenti effettuarono numerose immersioni e il tempo passò in fretta. Seguendo scrupolosamente la regola principale del subacqueo, “mai immergersi soli”. Tommy scese con Jury e rimase sempre nei pressi mentre suo fratello scattava le fotografie.

Ann rimaneva sul ponte a studiare le carte nautiche che Henrich aveva fornito loro. Riproducevano la conformazione del fondo marino e l’ubicazione dei più noti relitti, e lei ne era affascinata. Oltre a cucinare e a lavare, s’immergeva con suo marito quando giudicava che Tommy fosse stanco, ma le restava parecchio tempo libero in cui poteva sdraiarsi al sole e fantasticare.

 
Durante uno di quei momenti, si accorse all’improvviso che un piccolo battello a motore si avvicinava a loro. Poiché si trovavano lontani dalla costa, non aveva gettato in mare il galleggiante che indicava la presenza di subacquei e non poteva lamentarsi se un’imbarcazione si avvicinava a loro. Ma, mentre prendeva il binocolo, la barca si allontanò rapidamente e lei fece appena in tempo a leggere il nome scritto sulla poppa, Klero. Aveva la poppa molro larga e sulla fiancata c’era una scaletta. Poteva trattarsi di un battello di subacquei, pensò Ann. In futuro avrebbero fatto meglio a gettare il galleggiante.

Fra un’immersione e l’altra andavano in paese. C’erano due caffè, ciascuno con la sua clientela, e una taverna che offriva una cucina superba.

Un giorno mentre Jury e Ann si trovavano in paese, Tommy andò a esplorare la costa e incontrò un gruppo ri ragazzi inglesi appena arrivati sull’isola. Poco dopo delle grida disperate attirarono la sua attenzione. Uno dei ragazzi si era tuffato e sembrava in dificoltà.

Essendo un esperto nuotatore Tommy si gettò immediatamente in acqua e trascinò il ragazzo a riva, apparenttemente privo di sensi. Gli altri ragazzi gli si affollarono intorno e lo esortarono a praticare la respirazione  bocca a bocca.
Ma come Tommy ebbe cominciato a insufflare aria nei polmoni, il presunto vuttima gli gettò le braccia al collo e lo baciò avidamente, quindi scoppiò a ridere e scappò via con i suoi compagni.

Tommy si raddrizzò lentamente, furibondo e imbarazzato. Mentre lo guardava, il bel ragazzo che lui aveva “salvato” si fermò e agitò la mano. Tommy gli girò la schiena e si allontanò a passò svelto, risoluto a non voltarsi.

Non parlò dell’incontro a Jury e Ann, perché si vergognava di essere caduto in quella ingenua trappola. Ma quella notte, mentre si rigirava nella sua cuccetta, non potè fare a meno di pensare all’eccitazione che lo aveva pervaso quando il bel sconosciuto lo aveva baciato con le sue labbra morbide e calde.

 
Un paio di giorni dopo Jury e Ann erano andati a riva per fare il loro rapporto a Notron, mentre Tommy era rimasto a bordo per controllare il materiale. A un tratto vide un nuotatore solitario dirigersi verso il battello. Quandi fu vicino lo riconobbe come il ragazzo che gli aveva giocato lo scherzo.

Se quello sfacciato si aspettava un’accoglienza calorosa, si sbagliava di grosso! Aveva un bel coraggio ad andargli nuovamente vicino. Il ragazzo si accostò al battello e posò la mano sulla scaletta.

«Vorrei parlarti. Posso salire?», chiese spigliatamente.

Aveva una bella voce carezzevole e un po’ velata. Nel suo candido costume era assai attraente, ma furono i suoi occhi a vincere la riluttanza di Tommy.

Durante il loro primo incontro erano stati chiusi, ma ora Tommy si trovò a guardare negli occhi più belli che avesse mai visto. D’un profondo castano con pagliuzze d’oro e ambra, apparivano così contriti che lui non poté ignorarne la supplica. Senza dire una parola, aiutò il ragazzo a salire a bordo e il ragazzo rimase immobile sulla tolda, guardandolo gravemente.

«Mi chiamo Alan», disse dopo un lungo momento. «Ho visto in tuoi amici andare a riva e ho capito che eri solo. Mi è parso una buona occasione  per…», esitò un momento, poi aggiunse tutto d’un fiato: «Per scusarmi per quello che è successo l’altro giorno. Mi dispiace moltissimo, ho fatto una grossa sciocchezza e me ne vergogno.»

Vi fu un breve silenzio, poi Tommy con freddezza: «Non stai recitando un’altra commedia, per caso?»

Il ragazzo lo fissò allibito, perché non si aspettava una simile replica. 

«Sei libero di non credermi!», disse infine alzando le spalle. «Bene, ti ho fatto il mio discorso adesso me ne vado.» 

Si accostò alla ringhiera e fece per tuffarsi, ma in quel momento Tommy lo chiamò per nome.

«Alan!»

Lui si fermò e si voltò a guardarlo.

«Mi chiamo Tommy… Tommy Devlin.» Si presentò lui tendendogli la mano.

Il ragazzo lo fissò un attimo con stupore, poi sorrise. Gli diede fiduciosamente la mano e la successiva stretta sancì la nascita di una nuova amicizia.

«Be’ non posso lasciarti andare senza offrirti un drink, no?», disse lui con scherzoso formalismo. «Il nostro Marlin è una barchetta ospitale, nel caso non lo sapessi.»

 
Nella lontana Scozia le notizie dei subacquei venivano attese con ansia da Rob e Elaine Devlin, da zio Frank e da sua moglie Margot per non parlare del figlio di quest’ultima Xander.

Quell’estate con la prospettiva di una lunga vacanza, Xander era tornato a casa pieno di speranza. Finalmente avrebbe potuto rivedere Tommy. Erano separati da troppo tempo e lui intendeva farsi perdonare per quella separazione forzata.

Era rimasto molto male, scoprendo che lui era partito per il Mediterraneo. Perché nessuno l’aveva informato?

Nel tentativo di consolarlo, Frank gli parlò del suo amico Henrick Notron spiegandogli che si era ammalato e aveva richiesto l’aiuto di esperti subacquei per effettuare un certo lavoro. Con sollievo di Frank, il ragazzo ascoltò attentamente, quindi lo interrogò sull’attività e sugli scritti di Henrich.

«Credo che passerò qualche giorno a Glasgow», disse infine. «Vorrei fare una piccola ricerca in biblioteca.»

Pareva che fosse invitato a casa di un’amica, Kimel Eirmoc. Quando lo seppe, sua madre non sollevò obiezioni  e l’accompagnò alla stazione augurandogli una buona vacanza, quindi tornò, quindi tornò a casa con aria trionfante.

«Xander è partito allegro come una Pasqua» disse a Frank. Che cosa ti dicevo? Se l’avessi avvisato che Tommy stava per partire, se la sarebbe presa… ma di fronte al fatto compiuto, lo ha già dimenticato. E credo che l’abbia dimenticato anche lui.

La medesima impressione era condivisa anche da Jury e Ann, che avevano notato l’nteteresse di Tommy per quell’inglesino residente all’ostello. In effetti Tommy trovava Alan diverso da tutti tagazzi che aveva coosciuto in passato. Completamente disinibito, partecipava con le sue amiche alla vita del villaggio. Tommy tendeva a restarsene in disparte, ma ammirava la sua comunicativa e invidiava la sua conoscenza della lingua. A volte lui gli dava lezioni di greco, ma lo aveva avvisato che non capiva una parola del dialetto locale.

«Comumque le cose più importanti non hanno bisogno di parole», gli assicurò durante una passeggiata. «È sono sicuro che sai di quali cose si tratta.» Diede in una risatina provocante, poi si fermò nel cuore del bosco e gli sfiorò il braccio nudo. «Che cosa ne diresti di riposarci un pochino, Tommy?» Si lasciò andare sul soffice tappeto erboso sotto un pino e Tommy gli si sedette accanto mentre Xander si appoggiava al tronco, esalando un sospirò di soddisfazione. «Oh che luogo meraviglioso! Così tranquillo, silenzioso e pieno di… mistero,Tommy? Non senti il fascino dell’antica Grecia?»

«Sì, lo sento», mormorò lui con un sorriso così felice che Alan gli prese la mano e la strinse forte.

«Lo sapevo Tommy», bisbigliò con voce velata. «Sapevo che condividi le mie emozioni.»

Tommy si appoggiò al tronco del grande pino, abbandonandosi al delizioso languore che l’aveva pervaso. Più tardi, quando gli sfiorò le labbra con un bacio, sorprese Alan con la delicatezza del suo tocco.»

 
A parte l’inebriante piacere del tempo che passava con Alan, Tommy era entusista del suo lavoro.

Avendo deciso di studiare archeologia e antropologia all’università, si interessava in particolare modo ai “tesori” che si trovavano sul fondo marino. Spesso si imbatteva in cocci di anfore e altre testimonianze delle antiche civiltà. Avevano ormai completato l’esplorazione delle zone più vicine a Xanthos senza trovare traccia dell’alga che stavano cercando, ma Henrick Notron continuava a incoraggiarli. Dalle prove che aveva racconlto, era sicurissimo che l’alga si trovasse in quella parte del Mediterraneo.

Una sera, dopo aver cenato da Henrick con Jury e Ann, Tommy si sarebbe dovuto incontrare con Alan. Era impaziente di rivederlo, perché durante gli ultimi giorni aveva sentito moltissimo la sua mancanza. Avevano esplorato dei fondali a est di Xanthos e lui non dormiva a terra da tre notti.

Prima di partire, aveva convinto Alan a tenersi libero per la sera del suo ritorno.

Mentre si avvicinavano alla casa di Henrick, Jury, Ann e Tommy sentirono della musica fluire dalla villa, accompagnata da allegre risatine. Si acambiarono un’occhiata perplessa e Ann disse:

«Mi fa piacere che Henrick abbia compagnia. Ha bisogno di uscire un pochino dal suo guscio, questa vita solitaria non fa per lui.

Jury ritenne che un po’ di cautela non sarebbe stata fuori luogo.

 
«Ci conviene stare attenti a quello che diciamo», li ammonì sottovoce. «Non fate parola della nostra attività. A meno che Henrick non vi autorizzi.

«Perché?», chiese Ann con stupore.

«Adesso non posso spiegarlo. Ti chiedo soltanto di non parlare del nostro lavoro, a meno che Henrick non ci dia via libera. Siamo d’accordo?

Per quanto perplessi, gli altri due annuirono. Più tardi ci sarebbe stato il tempo per le spiegazioni.

Tommy li precedette sui gradini della veranda ed entrò nella vasta stanza passando attraverso la porta-finestra spalancata .Con la candida chioma rifulgente alla luce della lampada, Henrick Notron se ne stava sprofondato nella sua poltrona preferita, rivolto verso la porta interna. A un tratto Tommy vide entrare un ragazzo biondo con un vassoio di bibite. Sorrideva e i suoi occhi turchini esprimevano un amichevole affetto per l’uomo che lo stava aspettando.

Tommy soffocò un grido di stupore e gli altri due si girarono a guardarlo.

«Xander!», esclamò lui, non credendo ai suoi occhi.

Ann è Jury fissarono il ragazzo attoniti, ma Xander guardò soltanto Tommy, mentre Henrick li informava che il figlio del suo amico era inaspettatamente arrivato a Xanthos per le vacanze.

«Naturalmente lo conoscete bene e immagino che sarete felici di vederlo.»

Senza aspettare la risposta, chiese a Jury di servire le bibite che Xander aveva deposto su un tavolino. Lui andò ad aiutarlo mentre gli altri due si sedevano a parlare con il padrone di casa.

«Ascolta, Jury!», bisbiglò Xander con ansia. «Ho una lettera per te.» Lui lo scrutò in viso e gli passò un bicchiere pieno che lei depose sul vassoio. «Porta la dicitura “strettamente personale”», aggiunse Xander. “Esclusivamente per Jurys Devlin”. Hanno sbagliato a scrivere il tuo nome», osservò di sfuggita.

Jury sbirciò gli altri, notando che Ann e Tommy erano assorti nella conversazione con Henrick.

«Dove l’hai ricevuta?», domandò sottovoce, ringraziando il cielo che il ragazzo avesse avuto il buon senso di parlargliene in privato. «Non l’hai detto a Henrick, verò?

«No. L’ho ricevuta al Pireo, qualcuno me l’ha… infilata nella tasca. È ancora là.
«Bravo ragazzo», mormorò lui con sollievo.

«Venite, voi due!» li chiamò Henrick vivamente. «Stiamo morendo di sete!»

«Arriviamo!» gridò Jury, poi si rivolse a Xander e aggiunse sottovoce. «Non parlare a nessuno di tutto questo. Mi darai la lettera più tardi.»

   
 
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