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Autore: vincey_strychnine    03/04/2020    0 recensioni
Avevamo solo sedici anni, allora. Avevo baciato una ragazza per sbaglio, e un’altra per una scommessa, anche se mi piace pensare che se non fosse stato per te sarei stato il Casanova del sesto anno. Ma tu mi hai avuto in pugno fin da quando avevamo undici anni, e ci siamo conosciuti da Olivander. Era destino che tu fossi mia. Non lo hai saputo finché non abbiamo avuto sedici anni, ma era come in uno di quei libri babbani che ti piacciono tanto. Io, il nobile, magnifico, talentuoso ed esilarante principe azzurro, tu una bellissima principessa da un altro regno, bella come un oceano: tumultuosa e potente. I nostri occhi si incontrarono, e in un istante ci eravamo innamorati.
Fred Weasley X OC
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, George Weasley, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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Parte 2: Purgatorio romantico

 

Sta’ zitto Weasley!”

 

Ahia! Nolton, mi hai fatto male.”

 

“Non è colpa mia se ti comporti da idiota.”

 

Questo bastò a zittirlo, almeno per un po’. Rebecca era ancora fumante di rabbia quando si infilarono di soppiatto nel reparto di Ricerche Erbologiche. Hestia aveva lavorato lì dopo essersi diplomata ma aveva abbandonato dopo un anno perché erano ‘burocrati bigotti col cervello in pappa’ e ‘piedipiatti’. Il signor Weasley li aveva portati con sé a sbrigare qualche commissione a Londra, e loro dovevano essere al café dall’altra parte della strada e restarci. Dico sul serio, Fred, non come l’ultima volta. Fred aveva sogghignato alle parole del padre, perché ovviamente sarebbe stato come l’ultima volta. Fred era abbastanza tentato di afferrare la spalla di Rebecca e spaventarla, ma voleva davvero vedere cosa ci fosse nel laboratorio e quindi non lo fece per paura che li scoprissero. Avrebbe potuto fare un incantesimo silenziatore, ovviamente. E non avrebbe avuto importanza perché Rebecca l’avrebbe perdonato dal momento che era ‘soltanto uno stupido ragazzino immaturo’ e le pagliacciate di Fred erano diventate quasi piacevoli per lei nel corso della loro amicizia.

 

“Lumos,” bisbigliò Rebecca alla sua bacchetta. Illuminò il suo viso in un modo che fece rabbrividire Fred e gli gelò il sangue, ma per qualche motivo si sentì attratto più vicino a lei, le ombre sotto gli occhi mentre teneva la bacchetta per illuminare targhette e documenti, e occasionalmente scattava qualche foto alle catene di DNA. Sembrava il ritratto macabro di una principessa. Dorian Grey durante la sua discesa nel peccato. Fred fu immediatamente attirato dalle ombre che le scavavano le guance e affondò nei suoi occhi scuri. Voleva toccarla, allungare la mano e percorrere la sua schiena da spalla a spalla, arrotolarsi una ciocca di capelli color miele attorno al dito. Ma non lo fece.

 

Hestia avrebbe adorato tutto ciò, Rebecca spesso scherzava sul fatto che la matrigna si sarebbe volentieri trasformata in una pianta se ne avesse avuta la possibilità. Era triste vedere la donna voltarsi per ridere assieme a Nicholas quando Rebecca faceva qualche battuta. La signora Nolton si sforzava di mantenere il sorriso sul volto, fingendo di non aver appena rabbuiato l’atmosfera, ma era piuttosto palese. La sedia dove era solito accomodarsi era vuota: nessuno vi sedeva più, come per paura di essere inghiottiti. Non era solo il contegno di Hestia che mostrava i segni di quel dolore mai del tutto sfogato, anche l’animo di Rebecca sentiva il peso dell’assenza del padre, ma cercava in tutti i modi di far sì che Hestia non se ne accorgesse. Aveva già fatto abbastanza acconsentendo a tenerla con sé nonostante non avessero alcun rapporto di parentela sanguigna.

 

Finalmente Fred si protese verso di lei, quando guardarla e non toccarla divenne troppo difficile per lui. Le sorrise debolmente quando lei gli rivolse uno sguardo indagatore. 

 

“Ho paura del buio.”

Non gli fece domande. Sapeva che stava scherzando, ma Fred era altrettanto consapevole del fatto che se avesse preso la mano di Angelina o Katie, cosa che comunque non avrebbe mai fatto, gli avrebbero gridato di tenere le mani a posto. Il che avrebbe certamente attirato l’attenzione delle guardie nell’ingresso, il che li avrebbe fatti finire nei guai con suo padre. A Fred non importava, era tutto a posto, no? Insomma, era Fred fottuto Weasley, Fred ‘pericolo è il mio secondo nome’ Weasley, non teme l’autorità, affronta qualsiasi conseguenza con una risata. Lei si aspettava che lui fosse sicuro di sé, ma chissà per quale motivo Fred non riusciva mai a trovare il coraggio di dirlo. “Sono maledettamente innamorato di te, Nolton.” No, troppo aggressivo. “Nolton, ho notato che non vai mai con nessuno ad Hogsmeade…” no, lui non era Ron. Non si sarebbe ridotto a pungolare la sua futura ragazza per convincerla ad uscire con lui. Rebecca era… cos’era? Di classe, spiritosa, perfetta. Cosa avrebbe mai potuto dirle? Lei lasciò andare la sua mano.

 

“Hai sentito?” chiese voltandosi a fargli una fotografia e scansandosi quando lui provò di nuovo a prenderle la mano.

 

“Sentito cosa?” Fred agganciò il dito nel passante dei pantaloni di lei.

 

“Hanno iniziato a testare le cure per la licantropia sugli umani.” Fred contrasse le labbra ma non smise di camminare. Rebecca si voltò e chiuse la sua mano attorno a quella di lui, per farlo camminare accanto a lei.

 

“Beck, fanno sempre cure di ogni genere per la licantropia. Ma sono come le cure miracolose per l’acne, tesoro, non esistono.” Fred sfregò il pollice contro le nocche della ragazza, ma non sembrò calmarla abbastanza. “Vuoi tornare indietro?” lei sorrise amaramente e scosse la testa.

 

“Sono più forte di così, Weasley. Non devi trattarmi come se fossi di vetro,” Rebecca agganciò le braccia attorno a lui, appoggiando la testa sulla sua spalla. “E poi ti serviva… cos’è che ti serviva?” Fred annuì.

 

“Erba libellula, Hestia non vuole vendermene nemmeno un po’, non so perché…”

 

“Sai perfettamente perché.”

 

La matrigna di Rebecca era contro la preparazione di filtri d’amore per soldi, cosa che Rebecca trovava saggia. Fred le aveva fatto vedere il prodotto finito: era rosa chiaro, argentato quando la luce lo colpiva, ed emanava un leggero vapore biancastro che odorava di caprifoglio, pergamena, cannella e aghi di pino. Rebecca sarebbe cascata di testa nel calderone se Fred non avesse chiuso il coperchio. Non era un totale idiota, non avrebbe mai dato dell’Amortentia a Becky, nemmeno in questa versione estremamente diluita. I gemelli avevano proseguito con le ricerche e ben presto ‘filtri d’amore’ era stato aggiunto alla lista dei prodotti che avrebbero venduto nel loro futuro negozio. Fred e George non volevano che si sapesse così presto che avevano intenzione di aprire un negozio, ma non potevano fare a meno di parlarne. Becky gli aveva fatto sapere che la professoressa Cooman riconduceva questo fatto a tutti i pianeti in leone nel suo tema natale. A quel punto Fred l’aveva sbeffeggiata e aveva definito la professoressa un vecchio uccellaccio e l’aveva paragonata a un pipistrello, al che Rebecca lo aveva informato che i pipistrelli erano animali notturni, non ciechi, e questo fatto lo aveva irritato e aveva iniziato a lamentarsi del fatto che Rebecca era saccente e che doveva avere l’ultima parola in ogni discussione. Anche se non poteva essere troppo sorpreso, che altro aspettarsi da una Corvonero?

 

“Merda, Nolton, sta’ giù!

 

“Cosa?” 

 

Rebecca non si nascose in tempo, la porta si aprì proprio mentre Fred stava afferrando un angolo del suo cappotto per trascinarla giù. Entrò un mago che indossava un camice bianco da laboratorio.

 

“Oh, salve signore, non credo ci siamo ancora presentati,” disse cercando di sembrare innocente, impugnando un annaffiatoio mentre si avvicinava all’uomo, pregando che ci cascasse. In fin dei conti era estate, e una grande struttura come il Ministero della Magia sicuramente aveva stagisti che entravano e uscivano in continuazione, giusto? Non era del tutto inconcepibile. “Sono la nuova stagista, Bella King,” una ragazza di Serpeverde al terzo anno. “Sicuramente conosce mia madre, una donna un po’ robusta? Capelli biondi, lavora qui.” Rebecca aveva infilato la mano nel cappotto, cercando di puntare la bacchetta con discrezione verso l’impiegato del ministero mentre sussurrava un incanto Confundus e osservava i suoi occhi offuscarsi per un attimo.

 

“Ah ma certo, la signora King, donna adorabile,” disse con un sorriso da allocco. Rebecca sorrise appena.

 

“Sì signore, beh, ho quasi finito di innaffiare le piante ma,” ridacchiò portandosi il palmo della mano alla fronte, “non riesco a trovare il cespuglio di Erba Libellula, sono proprio una sciocca!” L’uomo annuì con compassione, prendendola per il gomito e portandola dietro a una tenda trasparente verso un’altra stanza.

 

“Ma certo, ma certo, la teniamo in una stanza più fredda, vede, perché l’Erba Libellula non risponde bene al calore.” L’impiegato del ministero sorrise e salutò Rebecca.

 

“Freddie! Puoi uscire adesso!” lo chiamò, osservando le foglie iridescenti della pianta tanto desiderata.

 

“Sei geniale,” Fred la strinse in un abbraccio che vibrava di irrequietudine, e le baciò la guancia. Si voltò verso il cespuglio e rise passandosi la mano nei capelli. “Rebecca Nolton, ce l’hai fatta di nuovo,” le mise un braccio attorno alle spalle. “Esperta di scherzi, menti ai lavoratori del Ministero e rubi per me, devo ammettere Nolton che ho avuto una meravigliosa influenza su di te.” Rebecca alzò gli occhi al cielo e si scrollò il rosso di dosso.

 

“Fred Weasley, sappi che mentivo alle autorità anche molto tempo prima di conoscerti, non darti troppe arie,” disse lei pensando a tutte quelle volte in cui aveva detto al padre che andava a giocare in giardino mentre in realtà con sassi, fango e il sangue degli animali morti che trovava si esercitava negli incantesimi proibiti che le aveva insegnato la nonna. Lui sorrise e staccò un ramo del cespuglio per ripiantarlo. 

 

“Se ci va bene ce ne saremo andati da un po’ prima che se ne accorgano,” disse Fred, indicando il liquido blu che colava dal punto dove aveva tagliato la pianta con la bacchetta.

 

“Non sarà un problema, ma adesso dobbiamo andarcene,” Rebecca lo prese per mano per arrivare più in fretta alla porta, “tuo padre presto verrà a cercarci, dovremmo ordinare qualcosa al café così non si insospettirà troppo.”

 

La coppia riuscì ad uscire dal Ministero senza causare troppi danni, anche se come si aspettavano fecero girare parecchie teste dal momento che erano le uniche due persone in tutto l’edificio sotto ai diciassette anni. Quando il signor Weasley ebbe finito di sbrigare i suoi affari, Rebecca e Fred sedevano con due cappuccini, lei leggeva un libro e ascoltava il mangianastri del signor Weasley, e Fred indossava l’altra cuffia e leggeva con lei. Ogni tanto la sua mano si sollevava per fermarla dal girare la pagina e lei aspettava pazientemente che lui finisse di leggere. Fred talvolta faticava a concentrarsi, ma era alla pari di qualsiasi Corvonero anche se non era altrettanto studioso. Rebecca era l’opposto poiché amava leggere. Era in grado di leggere per giorni senza batter ciglio, ma Fred ogni tanto si stufava.

 

Nell’ultimo anno Rebecca aveva iniziato a chiedersi perché Fred non la facesse finita. Si comportava come se lei fosse stata la sua ragazza, non uscivano con nessuno, ma comunque non uscivano neppure assieme. Era come un terribile purgatorio. Angelina, Alouette e Katie non le erano di alcun aiuto. Non voleva smettere di passare del tempo con Fred così che poi lui si trovasse qualcuno migliore di lei. Quando era iniziato il loro quinto anno Rebecca aveva già iniziato a perdere le speranze che Fred potesse mai essere più di un amico per lei.

 

“Bene ragazzi, sarà meglio tornare, tua madre si starà chiedendo che fine abbiamo fatto.” Rebecca sorrise al signor Weasley e mise in pausa il mangianastri. “Vi siete divertiti?” Fred condivise un’occhiata di sbieco con Rebecca e il signor Weasley decise di ignorarla.

 

“Sì papà, ci siamo divertiti molto,” Fred mise il braccio attorno alle spalle di Rebecca e il trio si strinse nella macchina del signor Weasley, tornando rapidamente alla Tana.

 

Rebecca non ebbe nemmeno il tempo di respirare o parlare prima che Molly la stringesse in un abbraccio soffocante. Aveva passato almeno una settimana delle vacanze estive alla Tana sin dal suo primo anno e Molly era rapidamente diventata come una madre per lei, al pari di Hestia.

 

“Oh cara! È magnifico vederti di nuovo! Ma sei dimagrita? Eccome, ma mangi abbastanza? Siedi, siedi! Ti preparerò del tè e un sandwich al prosciutto,” Rebecca sedette rivolgendo un un caloroso sorriso alla signora Weasley, incrociando elegantemente le caviglie e osservando mentre la donna si muoveva per la cucina.

 

“Mi è mancata anche lei, signora Weasley, Hestia dice che lei e il signor Weasley siete i benvenuti per il tè quando volete,” notò che gli occhi di Molly si erano rattristati al solo menzionare la signora Nolton.

 

“Ma certo cara, Arthur le manderà un gufo immediatamente e quando voi sarete alla Coppa del Mondo Hestia ed io passeremo la giornata assieme. Non ci siamo viste abbastanza da quando…” lo sguardo di Molly si fece imbarazzato, e una strana tensione si diffuse nell’aria, come sempre quando qualcuno alludeva alla guerra.

 

“Beh, passa davvero troppo tempo con la fauna, penso che un po’ di compagnia umana le farebbe bene,” Rebecca si schiarì la voce imbarazzata e avvolse le mani attorno alla tazza di tè che Molly le aveva dato.

 

“Becky, ci facciamo una partitella a Quidditch in giardino! Sei dei nostri?”

 

“Ehm… sì Fred, arrivo subito, aspettatemi!”

 

Udì un mezzo grugnito e intese che Fred l’avrebbe aspettata finché non fosse diventato troppo impaziente.

 

“Farai meglio ad andare o tutte le posizioni da cercatore saranno prese,” Molly le sorrise dolcemente, come tutti coloro che erano stati amici di Nicholas Nolton intravedeva un barlume del padre della ragazza in lei. “Il tuo panino sarà pronto quando voi ragazzi avrete finito, e di’ a Fred e George che se rompono un’altra finestra passeranno le pene dell’inferno,” Rebecca sorrise e diede un bacio sulla guancia a Molly.

 

“Mi assicurerò che lo sappiano, signora Weasley.”

 

Rebecca scattò in piedi e prese la sua scopa dal patio, non l’aveva nemmeno messa a posto dalla partita del giorno precedente.

 

“Avete già fatto le squadre?”

 

C’erano Fred e George, Ron, Harry, Ginny, Rebecca e qualche ragazzino delle case vicine in visita dalla nonna per l’estate.

 

“Sei con me, Becky. Io sono il battitore, James e Ron cacciatori, Hart portiere e tu naturalmente cercatrice, carissima,” disse Fred sorridendo.

 

“Li hai costretti tu a separarsi?” chiese lei a Ron, che si lamentava sempre che avere Fred e George nella stessa squadra fosse un vantaggio ingiusto.

 

“No, sapevamo che avrebbe cominciato a frignare e quindi l’abbiamo fatto da soli senza che ce lo chiedesse,” Rebecca inarcò un sopracciglio alla frase di George.

 

“Sorprendentemente maturo da parte vostra Weasley, sono impressionata,” George fece spallucce.

 

“Bene ragazzi, cominciamo?” Rebecca passò la pluffa a Ginny, “il giocatore più giovane lancia la pluffa.”

 

Ginny sorrise orgogliosa quando sentì il cuoio della palla sulle mani. Non che non sapesse prendersi cura di sé stessa, ovviamente ne era più che capace. Ma Rebecca ogni tanto temeva che fosse trascurata da Ron e dal suo trio sempre impegnato a salvare il mondo, e da Fred e George che spesso non sembravano neppure reali, così al di sopra di ogni emozione e comportamento normale e umano. Anche se lo stesso si poteva benissimo dire di Becky, ma lei non se ne accorgeva perché era sempre persa nei propri pensieri.

 

“Vediamo di giocare pulito, eh!” disse Ginny, imitando quasi alla perfezione il ruggito di Madama Hooch. Salì a cavallo della scopa e lanciò la palla, e Ron si lanciò in avanti e la prese. Harry e Rebecca si alzarono in aria alla ricerca del boccino. 

 

Nolton!” Rebecca si voltò giusto in tempo per vedere il bolide diretto proprio verso di lei. Rilassò la stretta sulla scopa e dondolò il corpo appendendovisi come un bradipo, e il bolide la superò.

 

“Grazie per l’avvertimento, Freddie!” il ragazzo in questione alzò i pollici verso di lei e Rebecca continuò la ricerca del boccino d’oro.

 

La partita proseguiva senza che nessuna delle due squadre andasse in vantaggio. Quando la squadra di George segnava, poco dopo lo faceva anche quella di Fred. Erano in pareggio quando Rebecca vide qualcosa balenare con la coda dell’occhio. “Ci si vede Harry!” gridò, mandando al ragazzo un ghigno malefico. Harry capì subito cos’era successo. Le era dietro di almeno cinque metri quando lei si gettò sul boccino, aveva tentato di avvicinarsi, col braccio teso, ma Rebecca l’aveva preso per prima. Lei cadde a terra, emettendo un lamento quando strisciò su un punto pieno di sassi, ma si alzò in piedi con un largo sorriso. Fred esultò, correndo verso Rebecca e sollevandola in aria.

 

“Becky ti giuro che potrei baciarti!” disse Fred deponendola a terra e tenendole il viso tra le mani delicatamente, ancora esaltato dalla vittoria. “Oh merda, ma stai sanguinando?” la gioia sparì dal volto di Fred e tutta la sua attenzione si concentrò sul lato destro della faccia di Rebecca.

 

Il cuore di lei ancora sobbalzava per il commento che Fred aveva fatto poco prima di informarla che si era ferita gravemente mentre cadeva dalla scopa. Sospirò, infastidita ma non sorpresa.

 

“Oh beh è molto probabile. Non finisco sempre con del sangue addosso?” mise il boccino in mano a Fred e si tolse i guanti, toccandosi le guance con le mani che in effetti, si tinsero di rosso. “Devo essermi tagliata con quei sassi,” si affrettò ad entrare per prendere la bacchetta ma Fred la fermò facendo comparire la sua.

 

“Bel trucchetto, non è vero? Me l’ha insegnato Charlie. Devo avere sempre la bacchetta sottomano considerato quanto spesso ti fai male. Onestamente, sei così dedita alla partita che potrei scambiarti per una Grifondoro,” la punzecchiò Fred, poi puntò la bacchetta ai tagli irregolari sul viso di Rebecca mormorando l’incanto Epismendo. Le prese il mento e ammirò il suo lavoro. “Ecco, molto meglio.”

 

“Grazie Fred.”

 

Si girarono e videro George e Ginny che sorridevano loro con aria sorniona, mentre gli altri se ne erano andati quando la signora Weasley aveva comunicato che era pronto da mangiare. Fred si schiarì la voce e Rebecca abbassò lo sguardo.

 

“Ho sentito che c’è la torta di mele,” disse Rebecca a Fred.

 

“Davvero? Adoro la torta di mele,” Rebecca fece un cenno d’assenso ed entrambi si affrettarono ad entrare, evitando di incrociare gli sguardi di Ginny e George.

 

Fred e Rebecca erano talmente di fretta che entrambi passarono dalla porta nello stesso momento anche se con grandi difficoltà, dato che l’ingresso non era abbastanza grande da permettere a due persone di starvi in piedi nello stesso momento, ma loro ci riuscirono. Quando finalmente entrarono in sala da pranzo la conversazione si fermò. La signora Weasley aveva un sorriso ambiguo quando disse loro di sedersi, poiché gli unici posti disponibili erano uno accanto all’altro. Harry almeno aveva la decenza di mostrarsi imbarazzato del fatto che stessero inequivocabilmente parlando di Fred e Rebecca prima che entrassero, ma gli altri continuarono a fare battutine e strani commenti per tutta la durata di quel pranzo decisamente imbarazzante.

 

Quando Rebecca ebbe finito si scusò dicendo che aveva dimenticato di dar da mangiare ad Azzie e corse al piano di sopra, con Ginny alle calcagna. C’erano due letti nella stanza di Ginny, uno matrimoniale che lei ed Hermione condividevano e un lettino appoggiato al muro opposto dove Rebecca dormiva da quando aveva undici anni.

 

“Azzie?” lo chiamò sommessamente, guardando sotto al copriletto per vedere dove si nascondesse.

 

“Tu e Fred sembravate terribilmente intimi in giardino,” Rebecca sobbalzò quando udì Ginny parlare. Si tirò in piedi e guardò la rossa che si era accomodata sulla sua sedia, a braccia incrociate e con lo sguardo indagatore. “Ma non è l’unica volta che vi ho visti così.”

 

“Non so proprio di cosa tu stia parlando,” Rebecca ostentò nonchalance alzandosi e spazzandosi la gonna con le mani.

 

“Dai Becky, ti conosco da anni e Fred è mio fratello, non sottovalutarmi,” Becky realizzò che Ginny non era arrabbiata per l’idea che Fred e Rebecca si piacessero. Ginny era solo arrabbiata che le avessero mentito. “Non sono una ragazzina stupida, Becky.”

 

Rebecca sospirò e si passò una mano sulla coda di cavallo. “Lo so Gin, mi dispiace. È solo che è… è un po’ più complicato di così.”

 

“In che senso?”

 

“Beh, perché tu non hai detto ad Harry che ti piace?”

 

Ginny arrossì, e la sua rabbia svanì in un secondo.

 

“Ma è diverso, lui è…” sospirò, “Sì, suppongo di poter capire. Solo, non mentirmi.”

 

“Non lo farò più. Ora, puoi aiutarmi a cercare il gatto?”

 

Azzie si era accoccolato in mezzo alla collezione di orsetti di pezza di Ginny e masticava la zampa di Mr. Finn. Le due ragazze faticarono a staccarlo dal povero orsacchiotto ma alla fine ci riuscirono. Il resto del pomeriggio trascorse tranquillo, Ginny puliva la bacchetta dal lato opposto della stanza rispetto a Rebecca, che aveva la testa sepolta in una copia di Il Popolo dell’Autunno di Bradbury. Ogni tanto lo schianto di un’esplosione risuonava dalla stanza di Fred e George, anche se loro avevano usato un incantesimo silenziatore così che il rumore non fosse troppo forte. Ma Rebecca cominciò a scocciarsi dopo al quarta esplosione. Si lamentò e si sedette di colpo, con le sopracciglia aggrottate per il fastidio. 

 

“Tutto a posto?” chiese Ginny alzando la testa dalla bacchetta.

 

“Sì, tutto a posto. Cercherò un altro posto dove leggere.” Ginny sorrise e tornò a preoccuparsi della sua bacchetta. “Azzie,” chiamò Rebecca mentre apriva la porta. Azazel si pose obbedientemente al fianco della sua padrona e la coppia si diresse verso il giardino della signora Weasley.

 

Era piuttosto tranquillo fuori sotto il salice piangente, se si era in grado di ignorare i nani, naturalmente. Ma Rebecca aveva fatto amicizia con uno di loro, che aveva chiamato Sir Bob. Talvolta lui sedeva poco distante da lei e la guardava leggere. Una volta, quando era rimasta lì per più di quattro ore, aveva alzato lo sguardo e lui sedeva solo a dodici centimetri di distanza. Era stato quel giorno che lei aveva deciso che doveva dargli un nome. Puntuale come sempre, dopo che si era seduta da pochi minuti Sir Bob emerse da dietro le petunie della signora Weasley. Rebecca sorrise mentre lui camminava goffamente verso il suo solito posto.

 

“Salve,” la ragazza salutò il nano, che la fissava con i suoi occhietti piccoli e brillanti, prima di tornare al suo tomo. Sedette lì fuori per un po’, lasciando che Azzie vagasse, mentre la sua stretta sul libro si faceva più forte man mano che la storia raggiungeva il momento clou.

 

Ahia! Merda! Brutto stronzetto!” Rebecca scattò, lasciando cadere il libro e puntando la bacchetta verso l’intruso.

 

Fred saltellava su una gamba sola, cercando di scrollarsi di dosso Sir Bob che si era aggrappato al suo stinco.

 

“Stupeficium,” disse Rebecca guardando con tristezza mentre Sir Bob veniva scagliato lontano da Fred. “Stai bene?” 

 

“Sì, tutto a posto, ero venuto solo per dirti che la cena è pronta poi quello stronzo mi ha attaccato,” lei guardò tristemente Sir Bob, che stava giusto recuperando il suo portamento.

 

“Ha un nome, sai?”

 

“Cosa? Hai dato un nome al nano?”

 

Rebecca sospirò quando Sir Bob la guardò arrabbiato. L’aveva tradito, dopotutto. “Sir Bob.”

 

“Non è nemmeno un gran bel nome, Nolton. Onestamente credevo di averti insegnato meglio.”

 

“Fred Weasley permettimi di informarti che a me piaceva un sacco quel nome, e ora guarda! È arrabbiato con me,” disse con un broncio. Fred d’altro canto sembrava alquanto divertito.

 

“Scusa Becky, cercherò di non farmi mordere dal tuo nano rabbioso la prossima volta,” disse tentando di togliersi di dosso la bava di nano, arrendendosi quando si accorse che non c’era verso. “Andiamo adesso, la mamma starà aspettando,” le mise un braccio attorno e la condusse dentro alla Tana.

 
  
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