Anime & Manga > Mo Dao Zu Shi
Segui la storia  |       
Autore: xxzicohh    03/04/2020    0 recensioni
Essere l'erede del clan Wen e del clan Nie può essere molto stressante, specialmente se, da un momento all'altro, i tuoi genitori vengono a dirti che vogliono separarsi. Liuxian voleva passare la sua intera vita ad allenarsi con la sua sciabola e parlare con sua cugina, eppure una moltitudine di eventi cambieranno la sua vita per sempre.
Insieme a gli altri Giovani Padroni dei vari clan, la piccola Nie proverà a fare luce sul mistero che avvolge l'improvvisa scomparsa di un'intero clan e a sconfiggere l'assassino che ha macchiato le sue mani con del sangue secolare.
- - - -
Attenzione: questa storia continiene OC!
Genere: Angst, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Jin Ling/Jin Rulan, Lan Yuan/Lan Sizhui, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

I mesi successivi a quell’episodio passarono certamente troppo velocemente, secondo Liuxian. La ferita alla gamba guarì qualche settimana dopo, ma suo padre mantenne la parola di lasciarla rinchiusa in camera, facendola uscire solo durante gli allenamenti con la sciabola. Ormai non mangiava neanche con suo padre, il pranzo e la cena le erano recapitate in camera e i piatti erano ritirati solo dopo mezz’ora.

Dire che lei era arcistufa di quella situazione era una dichiarazione più che ovvia. Oltre a leggere, scrivere lettere e poemi, e ogni tanto provare a ricamare e suonare, non poteva fare nulla.

Un’altra cosa che era successa era che le era stato vietato il permesso di andare a Qishan, quell’inverno, notizia che non accettò per nulla. Sin da quando era nata, lei andava sempre a Qishan da sua madre per sfuggire al clima glaciale di Qinghe, dove ogni singola cosa diventava ghiaccio, anche se era raro che nevicasse, come invece succedeva ogni anno a Gusu.

Il rapporto tra lei e Mingjue cambiò quasi radicalmente. Dato che lei era in sostanza rinchiusa nella sua stanza, vedeva suo padre poche volte la settimana, riusciva persino a contare i loro incontri sulle dita d'una mano, e quelle volte che si vedevano lei riusciva a percepire la freddezza nei suoi gesti. Quand’era stata l’ultima volta che l’aveva abbracciata? Probabilmente era passato troppo tempo, ma aveva deciso di non fare parola fino a quando lui non avesse deciso di trattarla un po’ meglio. Insomma, erano passati mesi interi e lei non aveva fatto altro che comportarsi in modo impeccabile!

Una delle poche cose che riuscivano a sollevarla era il cappotto che quel ragazzo le aveva regalato (prestato?) quella notte. Aveva perso il suo odore già da qualche tempo, e la cosa le seccava parecchio, ma quello strano tepore continuava a esserci, e lei lo stringeva sempre al proprio petto prima di dormire. Aveva osservato con attenzione il tessuto quando non aveva avuto nulla da fare, ma non vi era nessun colore che avrebbe potuto collegare a un clan, era semplicemente nero, e quello non aiutava per nulla. Voleva rivederlo…la faceva sentire quasi al sicuro, anche se lei era più che capace di cavarsela da sola.

Poteva parlare solamente con Liudan ormai, anche se non le dispiaceva passare ore su ore a “bere tè” (in pratica la più grande si assicurava di tenerla aggiornata su quello che succedeva fuori dalle quattro mura in cui era segregata).
Quello che era cambiato, a dirla tutta, erano le lettere che le erano recapitate dalla nonna di sua cugina, il famosissimo Ragno Purpureo, o Madame Yu.

Ricordava di averla vista qualche volta da bambina, quando visitava Lotus Pier e andava in giro solo attaccata ai pantaloni di suo padre, e le aveva messo sempre timore. Non ci aveva mai parlato direttamente, non essendo sua parente ma ogni volta che andava in giro per le strade di Yunmeng riusciva sempre a farsi raccontare le sue imprese, quando era giovane e non era ancora sposata con Jiang Fengmian, il Capo Clan Jiang.
Perciò sì, era una grande sorpresa vedere una lettera indirizzata proprio a lei e scritta dalla matriarca di Yunmeng. Il contenuto era probabilmente più sorprendente. Le chiedeva come stava e come si trovava a Qinghe, essendo venuta a sapere da suo zio, Nie Huaisang, che era scappata e che era stata ferita. Dopo questa piccola introduzione, iniziò a parlare del vero motivo di quella lettera.

Come lei ben sapeva, ogni cinque anni i clan più ricchi mandavano i propri figli a Yunmeng oppure Lanling per un allenamento intensivo, sia in termine fisico che culturale, sotto le cure di Madame Yu e Madame Jin rispettivamente. I ragazzi che ne prendevano parte avevano sempre tra i quattordici e i diciotto anni massimi, e raramente i clan respingevano un’offerta tanto generosa.

E Liuxian, a un passo dal compiere quattordici anni, aveva ricevuto l’invito per parteciparvi.

Non sapeva bene come rispondere a tale richiesta, siccome non riceveva mai lettere tanto formali e importanti, e che queste cose erano soprattutto trattate dai propri genitori.

Fissò il pezzo di carta scritto con grazia e precisione per quasi un’ora, persa nei propri pensieri, per poi piegarlo e rimetterlo nella busta, pensando fosse meglio aspettare di vedere il proprio padre e comunicargli la notizia, e fortunatamente l’occasione arrivò prima del previsto.

Quella sera, invece che mangiare da sola come sempre, le fu comunicato da un servo che il Capo Clan Nie voleva mangiare con lei e che le aveva concesso il permesso di uscire dalla stanza. Eppure, per quanto felice da tale novità, ci rimase un po’ male che suo padre non glielo avesse detto di persona, che non fosse venuto da lei.
Ebbe solo il tempo per mettersi qualcosa di più formale e afferrare la busta, quando Liudan arrivò nella sua stanza e si offrì di portarla nella sala pranzo, notando come la sua gamba, anche se ben guarita, fosse un po’ debole dall’assenza di movimento. Liuxian si sentì libera solamente ritrovandosi in uno dei lunghi corridoi della residenza, salutando chiunque passasse accanto a loro quasi docilmente, aggettivo che lei trovava ripugnante per descriverla. La sala da pranzo era completamente vuota, c’era solo suo padre in fondo alla stanza, già seduto al proprio posto e le mani appoggiate sul tavolino in legno scuro, il suo sguardo puntato sulla sua figura non appena lei entrò.

"Okay, magari i nostri ospiti avevano ragione a sentirsi intimiditi da A-Die…"

Una volta assicurata che Liuxian fosse ben comoda e a suo agio, Liudan si scusò ed uscì dalla sala chiudendosi la porta alle spalle.

La più giovane guardò Mingjue con la coda dell’occhio, sperando che lui avesse già iniziato a mangiare per fare lo stesso, ma notò come anche lui la stesse guardando, o almeno, cercava di non farlo notare troppo.

Restarono in un silenzio imbarazzante per un paio di lunghi minuti, nei quali Liuxian sperava davvero di poter vedere proprio padre alzare una mano per impugnare le bacchette e mangiare, almeno sarebbero stati in silenzio per un buon motivo!
Un colpo di tosse bloccò i suoi pensieri e girò la testa verso di lui, notando come si stava passando una mano tra i capelli, guardando da tutt’altra parte.

-Come sta la tua gamba? Liudan ti stava portando qua.- Chiese Mingjue un po cautamente, afferrando la tazzina di ceramica e bere qualche sorso di tè, per poi riempirla e ripetere l’azione.

-La ferita è guarita, ma non mi muovo molto, perciò la gamba è un po’ debole.-

-Hm, bene. Mangiamo.-

E solo dopo aver sentito le ultime parole, Liuxian si rese davvero conto del peso sul petto che le si era sollevato in quel momento, facendola sentire un po più leggera di prima. I piatti erano, stranamente, i suoi preferiti (che suo padre stesse cercando di farsi perdonare?) e lei mangiò tutto con gusto, pur cercando di mantenere un certo decoro. Sì, era la figlia di Nie Mingjue, il generale che aveva decapitato il primogenito di Wen Ruohan, e che era riconosciuto per essere molto focoso e irascibile, oltre che “poco educato” secondo alcune persone, però l’educazione le era stata insegnata e non voleva assolutamente innervosirlo per una cosa così banale.

Il momento in cui si servì della terza tazzina di tè della serata, sentì finalmente suo padre parlare di nuovo, quella volta con più sicurezza.

-A-Cai, penso tu lo sappia già, ma sia qua sia a Qishan è arrivata una lettera da parte di Madame Yu che parla del tuo possibile allenamento a Lotus Pier dopo il compimento del tuo quattordicesimo anno. Io e tua madre ne abbiamo parlato.-

In quel momento, lei voleva solamente sedersi accanto a lui proprio come aveva sempre fatto, invece che starsene a qualche metro da distanza, ma ricacciò dentro quei pensieri per star meglio ad ascoltare. Annuendo, tirò fuori la busta che teneva dentro una delle ampie maniche del vestito e la posò sul tavolo, dicendo che anche a lei era arrivata una lettera probabilmente da qualche giorno, ma che lei non aveva mai notato.

Con un cenno della mano, le fece segno di raggiungerlo per dargli la lettera, azione che compì senza lamentarsi troppo, d’altronde la gamba si era mezza addormentata in quel momento, quando era sola mica si sedeva composta a mangiare.

-Vogliamo mandarti a Lotus Pier.- Le disse non appena le sue dita presero la busta che lei gli stava consegnando.

-Ma, A-Die, non avevi detto che volevi lasciarmi chiusa in camera..?- Chiese un po’ confusa, ma soprattutto per rinfacciargli come aveva vissuto per qualche mese.

-A-Cai, ho deciso. Torna a sederti.- Le disse seccamente, gli occhi impegnati a leggere la lettera a cui lei non aveva ancora risposto.

-A-Die, non mi hai mandato da A-Niang a Qishan, perché vorresti mandarmi—

Una delle sue mani sbatté forte contro il tavolino, facendo cadere la teiera in ceramica piena di tè e qualche piattino, e Liuxian, pur contro voglia, si zittì.

-Nie Liuxian, se io dico che tu vai a Lotus Pier, tu vai a Lotus Pier. Non so se tornerai a Qishan molto presto, tua madre è molto occupata e tuo zio non può sempre starti attorno per assicurarsi che tu non combini pasticci.-
"A-Die, quello che hai appena detto non ha il minimo senso, lo sai?" Pensò, ma tenne per se quel pensiero, sapendo bene che non era conveniente farlo arrabbiare.

-E ora va a dormire, da domani tornerai a mangiare in camera tua.- Disse, mettendo un punto alla conversazione e smettendo di guardarla, anche se dai suoi occhi vedeva che stava fissando lo stesso carattere da quando aveva aperto la busta.

Trattenne a malapena un sospiro, per poi inchinarsi e uscire lentamente dalla sala, quasi aspettandosi un augurio di buonanotte, ma niente.
Liuxian era seccata, arrabbiata e soprattutto nervosa, non erano emozioni sconosciute da quando suo padre aveva iniziato a trattarla così, ma quella sera sembravano quasi amplificate al cubo. Liudan era sicuramente già a dormire e il massimo che lei poteva fare era andare in stanza e urlare nel proprio cuscino, ben sapendo che fare i capricci alla sua età era una cosa ridicola.
La sua stanza era stata arieggiata, mentre era via, e adesso l’unica finestra aperta era quella accanto al suo letto, dove le sottili tende si muovevano a seconda del vento. Era marzo e l’aria serale era fredda, ma magari le avrebbe schiarito le idee, in un modo o nell’altro.

La sua camicia da notte era già sul letto, piegata elegantemente, e le candele accese, un po’ ovunque, permettendole di guardare dove andava senza avere il pericolo di inciampare in qualche libro e rischiare di farsi male di nuovo. C’era anche del tè su un tavolino, e dall’odore che sentiva, pareva essere zenzero, uno dei suoi preferiti.
Ma hey, la parte più bella della serata doveva ancora arrivare!

Si cambiò alla svelta, sia per il freddo pungente sia per l’impazienza, per poi prendere la tazzina di tè e berla tutta d’un fiato, solo per poi tossire qualche secondo dopo per la strana amarezza che conteneva. Probabilmente era tanto tempo che non lo beveva e le sue papille gustative dovevano di nuovo abituarsi a quel sapore forte, eppure quello non la fermò dal bersi altre due tazzine consecutive, promettendosi di farsi riscaldare il resto per la mattina dopo. I vestiti che aveva lanciato dalla fretta sul letto erano finiti sul pavimento, e lei non voleva davvero sentire Liudan poi dirle che i vestiti andavano subito sistemati, perciò sospirò e si convinse a metterli nell’armadio, anche se senza un vero ordine.

-Wow, probabilmente mia sorella si rivolterebbe nel suo letto, se venisse a scoprire come tratti questi vestiti, e lei ne ha di molto meno costosi.- Disse una voce alle sue spalle, dall’altra parte della stanza.

Liuxian, quasi per riflesso, afferrò la sua sciabola, Kaijun, che era poco lontana da lei e si girò verso la figura, seduta sul davanzale della finestra in modo scomposto, una gamba a penzoloni fuori e l’altra piegata in modo da poterci appoggiare sopra l’avambraccio. Sembrava veramente a suo agio, pur essendo, quasi, nella stanza di una ragazza, senza permesso.

-Chi sei tu?- Chiese la ragazza con fare cauto. –E come sei entrato?-

-Dai principessina, pensavo fosse chiaro. La finestra era aperta e io mi sono arrampicato, e ho fatto centro al primo tentativo, dovresti davvero darmi un premio per questo.-

-Non hai risposto alla prima domanda! Rispondi oppure mi metto a urlare, e posso assicurarti che ogni singolo membro del clan si presenterà qua.-

Il ragazzo scoppiò a ridere, saltando dentro la stanza e camminando in giro come se fosse casa sua, spegnendo le candele una a una con tranquillità, come se non ci fosse Liuxian pronta ad attaccarlo. Il che era molto ironico, dato anche il fatto che lui stesso aveva una spada in bella mostra legata su un fianco.

-Sono solo qua a prendermi qualcosa che mi appartiene, permetti?-

-Una cosa che ti appartiene? Ma se non ti ho mai—EHI METTI GIÙ QUEL CAPPOTTO!- Urlò presa alla sprovvista, scattando in avanti per afferrare l’indumento, pur tenendo la lama a pochi centimetri da lui, non si fidava a lasciargli troppa libertà.

-Ehi, hai detto che non avresti urlato.-

-Tu! Non l’ho mai detto!-

Il ragazzo rise e lanciò il cappotto giù dalla finestra, e Liuxian si sarebbe aspettata di tutto, ma non che quel…quel…lui! buttasse un oggetto di proprietà altrui via senza nemmeno stare ad ascoltare la padrona (o pseudo padrona, in quel caso)! Il suo sguardo slittò velocemente verso il più alto, con un palese sguardo pieno di omicidio negli occhi, immaginandosi quanto dovesse essere appagante poterlo lanciare dalla finestra nello stesso modo! Oh, si sarebbe divertita tanto, peccato che lei fosse quasi trenta centimetri più bassa e non sembrava mettergli ansia o paura, neanche timore!

-Ora va a riprenderlo! L’hai sporcato e a me quel cappotto serve!- Disse nel tono più serio che riusciva a formare, ma a quanto pare lui sembrava estremamente divertito dalla cosa, dato che non riusciva a smettere di ridere per neanche un secondo.

-Sei davvero divertente, principessina. Oddio, quello è il mio cappotto, non ti ricordi? Te l’ho prestato mesi fa.- Disse invece lui con semplicità dopo aver calmato la propria risata ed essersi asciugato una lacrima dall’angolo di un occhio.

"Il suo…cappotto? Quello che mi ha prestato..? No aspetta! Cai torna in te! Ti sta solo prendendo in giro, non vedi quanto si sta divertendo?!"

-N-non mentire, tu! Ed esci da qua!-

Per qualche secondo, il ragazzo non rispose, ma si limitò solamente a togliersi la sopravveste che aveva e posarla sulle sue spalle, per poi camminare verso la finestra. Peccato che Liuxian fosse troppo impegnata nei propri pensieri, riconoscendo pian piano l’odore di quell’indumento. Era lo stesso del cappotto prima che perdesse l’odore!
Lei mise via la sciabola e si girò per dire qualcosa, ritrovandosi però da sola nella stanza, senza il minimo segno del ragazzo che era là con lei fino a qualche secondo fa.
Corse alla finestra e guardò in giro, leggermente delusa dal non vedere nessuno all’interno del giardino. O almeno, fino a quando non notò una strana ombra per terra e alzò lo sguardo verso il tetto, dove c’era lui che ghignava divertito, il cappotto su una spalla. Sembrava quasi aspettarsi questa sua reazione, come se sapesse che lei sarebbe corsa alla finestra. E fu in quel momento che Liuxian arrossì per la seconda volta, notando come la luna illuminava il suo viso abbastanza bene per notare delle caratteristiche che, mesi prima, non era riuscita a cogliere.

-Xue Yang.-

-Eh?- Chiese lei confusa, troppo immersa nei propri pensieri per rendersi conto che lui le aveva davvero parlato, e questo doveva divertirlo parecchio, a giudicare dal ghigno che si allargava sempre di più.

-Mi chiamo Xue Yang, o Xue Chengmei, non m’interessa molto. Tratta bene quella veste, è una delle poche che posso usare per delle cerimonie e che non sono totalmente o rovinate o inaccettabili, va bene?-

Liuxian si ritrovò solo ad annuire impercettibilmente, priva di vederlo scomparire nel nulla. Le sue gote erano ancora rosse e calde, poteva sentirlo, e il suo cuore batteva troppo velocemente per sembrare qualcosa di normale.
"E’ troppo veloce…non mi piace, e cos’è questa sensazione nel mio stomaco?? Non mi piace non mi piace non mi piace! Dannatissimo Xue Yang! Lo odio e l’ho appena incontrato!"

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Mo Dao Zu Shi / Vai alla pagina dell'autore: xxzicohh