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Autore: Aryapikkola    04/04/2020    1 recensioni
Come ogni fan di Twilight, Alex adora i libri. Li legge come rifugio da una vita che gli da solo delusioni sù delusioni. Un giorno uno sconosciuto gli dà l'opportunità di poter entrare dentro quel mondo che tanto adora, così la nostra protagonista si ritrova dentro Twilight al posto della protagonista.
Estratto dal primo capitolo
" Ero terrorizzata, ma non sapevo come comportarmi così dissi forse le parole che lei si aspettava, e non fu una scelta a caso che gli risposi proprio come continuava nel libro, mi sentii sollevata ad averlo letto così tanto.
Con un filo di voce dissi la frase, come se recitassi con un copione in mano
- Ci voglio andare. "
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Quando mi svegliai, era mattino. Ero ancora sul grande divano del salotto, con una coperta che mi copriva e mi teneva al caldo. Mi misi seduta, la casa sembrava vuota, cercai di capire cosa dovevo fare ma non ebbi neanche il tempo di riordinare le idee che Alice entrò nella stanza.

-Ciao Bella hai dormito bene?

-Si grazie Alice, potrei usare il tuo bagno?

-Certo vieni pure.

Andammo in camera sua il tempo di rinfrescarmi e vestirmi  ed eravamo pronte per fare altre chiacchere. Ci eravamo messe davanti al suo computer, mi faceva vedere quanti acquisti online stava per fare. Si occupava di comprare i vestiti per tutti, tranne che per Rosalie, lei preferiva sceglierseli da sola i vestiti. Passata un oretta decisi che era meglio tornare a casa. Dovevo passare a casa, studiare un po’ per domani , lì ero talmente distratta da tutti , che non mi era possibile concentrarmi per una cosa così noiosa come lo studio. Preparata la mia borsa ci incamminammo verso l’uscita di quella stupenda casa, ne sentivo già la mancanza. Non avevo ancora visto Edward da quando mi ero svegliata, e già mi mancava. Questo era un chiaro segnale di quanto fossi già presa da lui.

Varcata la soglia dell’uscita però lo vidi lì appoggiato alla sua volvo, più bello che mai. Indossava un maglione bianco e dei jeans chiari. Ovviamente io avevo un cappotto pesante e sembravo un pupazzo di neve, lui era così stupendo, il varco tra di noi era così enorme che mi faceva venire lo sconforto.

Appena mi vide mi sorrise affascinante.

-Vuoi un passaggio?

Non avevo battute pronte, nessun scherzo. Gli feci solo un cenno con la testa e un timido sorriso. Non era da me, un nodo allo stomaco stringeva duro e non mi lasciava andare. Capii subito perché mi sentivo così, ero in imbarazzo, ieri sera mi ero spinta davvero oltre. Ormai per lui doveva essere palese quello che provavo per lui, e questo mi faceva sentire terribilmente esposta, insicura. Ovviamente non sapevo cosa pensasse, e non osavo neanche sperare che lui mi contraccambiasse. Quindi mi infilai in macchina in silenzio e cercai di rilassarmi il più possibile.

Appena accese la macchina, sfilò via dal vialetto ad una velocità impressionante, quasi preoccupante e poi su via per la strada veloce.

-Divertita ieri sera?

La sua voce stupenda era leggermente tesa, forse anche lui ripensava a noi due abbracciati. Prima di rispondere non potei evitare di arrossire, è vero ero in imbarazzo ma non ero assolutamente pentita.

-Si molto, mi sento solo…

-Come?

-Ehm, in imbarazzo diciamo.

Lui volse il suo sguardo preoccupato verso di me, non si aspettava assolutamente una risposta del genere.

-Si, io non so se ho esagerato. 
Dissi quasi sussurando.

Mi misi una mano sul viso, adesso si che ero rossa in viso. Non avevo mai provato una cosa del genere, espormi in questa maniera non era assolutamente da me. Ma visto che ero così presa da lui, se lui preferiva solo un rapporto di amicizia dovevo capirlo subito prima di scottarmi del tutto. Non avevo il coraggio di guardarlo ovviamente. Ma appena ebbe l’opportunità si fermò ad una piazzola di sosta.

-Bella guardami.

Mi costrinsi a guardarlo, il suo sguardo era deciso. Non c’era esitazione nel suo sguardo.

-Se ti preoccupa il fatto che io non sia coinvolto emotivamente da te, beh non farlo. Ma credimi tutto ciò non è possibile, uno come me non è adatto per te. Ti meriti sicuramente di meglio, una vita normale. Tutto ciò che posso darti è la mia amicizia.

Finì il discorso quasi sospirando, io nel mentre sentii un crack, uno scricchiolio nel mio cuore. Il mio orgoglio ferito mi fece quasi salire le lacrime agli occhi. Cercai nella mia testa di razionalizzare il più possibile il suo discorso, ovviamente aveva senso, ma rinunciare a lui mi era quasi immaginabile. La parola amicizia mi aveva fatto venire la nausea.
Lui mi guardava sentivo il suo sguardo mi pesava come un macigno, io dal canto mio fissavo fuori dal finestrino senza avere il coraggio di guardarlo. Riprese a guidare, nessuno dei due adesso aveva di parlare.

 Mi accorsi che eravamo gia arrivati davanti a casa.

-Bella dimmi cosa pensi.

-Vuoi davvero che siamo amici?

-Credo sia la cosa migliore.

La sua voce era dura, quasi di ghiaccio.

-La cosa migliore per chi?

Non gli diedi il tempo di rispondere e scesi dalla macchina, ero arrabbiata. Ovviamente aveva ragione, ma non mi davo pace.
Salii nella mia camera e rimasi a letto a pensare. Sapevo che di certo non potevo pretendere che lui provasse le stesse cose che provavo io, insomma diciamo che per me era più facile lo conoscevo meglio di quanto lui conoscesse me. Ma l’attrazione che provavo per lui pensavo fosse reciproca, pensare che la provassi solo io mi fece davvero vergognare. Non era colpa sua ovviamente, ero arrabbiata con me stessa. Chissà che pensava di me, gli sarò sembrata una bambina che mette il broncio.
 
Il lunedì arrivò lentamente, nella mia testa avevo trovato un equilibrio razionale su come comportarmi con Edward. Mi sarei comportata bene, non era giusto da parte mia aspettarmi qualcosa da parte sua, mi sarei goduta il solo fatto di averlo vicino, di poterlo guardare, sentire la sua voce. Una volta preparata mi accorsi che fuori dalla finestra il panorama era cambiato, non c’era il solito vialetto bagnato di pioggia. Uno strato di neve ricopriva tutto, dalla mia finestra guardavo Charlie mentre metteva le catene alla mia macchina.

Ecco come era avere un papà che si preoccupava per te.

Non mi sarei lamentata più di niente, il solo vederlo mi scaldava il cuore. Ciò che mi aveva regalato questo miracolo non era solo di poter vedere i Cullen, ma anche di avere un papà che mi voleva sinceramente bene e che si prendeva cura di me. Tutto ciò aveva fatto migliorare il mio umore a terra, ma non durò a molto. Qualcosa nella mia testa cercava di dirmi qualcosa, un presentimento di qualcosa di cui dovevo ricordarmi.
Mi misi seduta sul letto e ad un tratto mi sentii una stupida a non averci pensato subito.
La neve.. il giaccio…
Mi sentii nel panico, ovviamente nel libro sapevo che sarebbe successo. La macchina che aveva quasi ucciso Bella se Edward non l’avesse salvata. La vedevo nella mia testa, mentre mi veniva addosso.
Panico, sentii solo panico. Non so perché ero così impaurita, non mi sarebbe successo niente. Non sarei andata, eppure non potevo certo saltare la scuola ogni volta che nevicava a Forks. Avrei studiato un piano appena il cuore si sarebbe dato una calmata, non appena i miei polmoni avrebbero preso abbastanza aria per respirare normalmente.
Sentii l’auto di Charlie uscire dal vialetto per andare al lavoro, mi misi seduta sul pavimento mi chinai con il viso sul marmo freddo, cercai di nuovo la mia razionalità ma per il momento dovevo solo calmarmi. Un rumore dal piano di sotto non fece che spaventarmi ancora di più, quando la porta della mia camera si aprii vidi Edward con gli occhi terrorizzati puntati verso di me.
Si avvicinò con un velocita non umana

-Bella oddio cosa è successo?

Le sue mani sospese sulle mie spalle senza toccarmi davvero.

-Tranquillo credo di aver avuto un leggero attacco di panico.

-Leggero? Cosa è successo?

La sua voce adesso tra l’ansioso e rabbioso. Lentamente mi mise seduta e mi mise una mano sulla schiena quasi a sorreggermi. Io chiusi gli occhi e valutando la situazione cercai di darmi una calmata e con la mente gli feci vedere l’immagine di una macchina che mi veniva addosso nel parcheggio della scuola.

-E’ quello che in teoria dovrebbe succedere oggi , o almeno quello che succede nel libro. Ovviamente starò attenta ma gli incidenti d’auto mi fanno venire il panico da sempre.

-Chi è che guida l’auto?

Cercai di ricordarmi, ci misi un minuto intero per fare chiarezza.

-Tyler, ovviamente è un incidente. Il ghiaccio nel parcheggio gli fa perdere il controllo dell’auto.

Sentii Edward armeggiare con il suo cellulare, stava chiamando qualcuno.

-Emmett, Tyler Crowley la sua macchina bucagli tutti i quattro i pneumatici. Sì dopo parliamo. Ciao.

Io lo guardavo allibita, era questo il suo modo di risolvere? In effetti non so se fosse del tutto sbagliata come soluzione, così si impediva che nessuno si fosse fatto del male.

-Vuoi restare a casa?

La sua voce adesso era calma, mi guardava con insistenza, mi studiava. Gli sarò sembrata una matta andare nel panico così.

-No no sto bene, mi sento più tranquilla adesso.

Feci per alzarmi, ma mi trattenne.

-Aspetta due minuti ancora, il tuo cuore va a mille.

Mi guardava preoccupato, la sua mano si alzò un attimo per toccarmi il collo. Ma ci ripensò, strinse il suo palmo in un pugno e lo appoggiò per terra. Così seduti per terra finalmente ebbi il coraggio di guardarlo mi fù così palese lui voleva toccarmi, sentiva la stessa attrazione che provavo io, si tratteneva per dovere, perché doveva.
Perché voleva proteggermi.
Mi sentii arrabbiata, avevo dato della sciocca a me stessa perché pensavo che lui non mi contraccambiava invece era così. Anche lui sentiva della chimica tra di noi.
Organizzai i miei pensieri e decisi che volevo essere sempre onesta, con me stessa e con lui.

-Come sapevi che ero nel panico?

Lui era spiazzato, non si aspettava una domanda del genere. Non rispose. Ma io non volevo cedere.

-Mi fai da guardia? Sai ho passato tutto ieri a darmi della stupida.

-Per cosa?

La sua voce era così bassa che facevo fatica quasi a sentirla.

-Tu, adesso, avresti voluto toccarmi? Con me ti stai trattenendo?

Mi avvicinai di più, lui smise di respirare.
Non voleva parlare ma non lo avrei accettato.
  
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