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Autore: MagiaOscura    04/04/2020    2 recensioni
Andromeda Tonks è sicuramente la pecora nera della famiglia Black mentre Bellatrix soprattutto fu la seguace più fedele dell'Oscuro Signore e Narcissa è stata principalmente madre e moglie. Ma come sono cresciute le tre sorelle? E come potrebbe essere stata la loro infanzia? Magari la stessa Andromeda sarebbe potuta diventare come Bellatrix, se non avesse incontrato sulla sua strada Ted Tonks. E' della loro giovinezza che parlerò quì, e porterò un ritratto inedito di Bellatrix, Andromeda e Narcissa Black.
Genere: Dark, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Andromeda Tonks, Bellatrix Lestrange, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy, Ted Tonks | Coppie: Lucius/Narcissa, Ted/Andromeda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Era già iniziata la sporadica riunione familiare della famiglia Black, e Andromeda aiutava gli zii e i genitori nei preparativi.
“Druella cara – esclamò la voce squillante squillante di Walburga Black – dovreste prendere un elfo domestico. Non è da maghi addobbare i tavoli”
“Zia, non ti preoccupare. Per me è un piacere servirvi” disse Andromeda, rivolta agli zii.
“Ma figurati, cara – disse Walburga Black, rivolta alla nipote – solo che certe cose sono da elfi, ma è un piacere vederti in famiglia”
Sirius invece era seduto vicino a Bellatrix, che divertiva ad aizzarlo. Il ragazzino era una peste che mancava di rispetto a tutta la famiglia, rispondendo con arroganza agli zii e ai genitori, ma tutto gli era concesso in quanto unico erede maschio della famiglia Black, e Bellatrix approfittava di questo. Uno dei suoi svaghi preferiti era lanciare cibo verso i parenti, e anche stavolta non ne potè farne a meno e ovviamente il suo bersaglio preferito era Narcissa.
“Sirius, hai rotto!” reagì quest’ultima, quando il cugino maggiore le lanciò contro l’ennesimo pezzo di pancetta. La ragazza però dovette incassare l’ennesimo boccone amaro quando il padre si schiarì la voce facedole capire di dover subire in silenzio i dispetto del cugino, dato che era l’unico erede maschio dei beni di famiglia, come le ripeteva sempre. Non le mancò però il sostegno di Regulus Black, fratello minore di Sirius, che le strinse la mano per infonderle coraggio.
“Bellatrix, come va la ricerca di un marito? Tuo padre ci ha comunicato che hai trovato marito” le disse Orion Black.
“Ah, ma davvero? Non ne sapevo nulla” disse Bellatrix, facendo chiaramente la finta tonta per far imbestialire il padre.
“Ma come! Non essere timida. Come si chiama il tuo fidanzato? Les…aiutami”
“Zio, ma io non ho nessun fidanzato”
“Si vergogna, Orion. Capiscila” disse Cignus Black, digrignando i denti per la rabbia, ma deciso a mantenere la calma.
“Bellatrix Black che si vergogna? Questa mi giunge nuova” disse Walburga Black, ridacchiando in modo assai fastidioso.
“Zio…io invece sarò un Mangiamorte. Il più fedele del Signore Oscuro!” esclamò Sirius, interrompendo la madre, che stava per scatenare l’ennesima lite tra Bellatrix e i genitori.
“Sirius, intanto devi cominciare col frequentare Hogwarts, essere smistato tra i Serpeverde e poi diplomarti. Sono sicuro che il Signore Oscuro saprà attenderti” disse Orion Black al figlio maggiore, che si aspettava maggiore considerazione da parte del padre. Era presente anche Alphard Black, che tuttavia sembrava completamente assente dalle discussioni di famiglia, preferendo essere concentrato sul suo piatto. A dire il vero Alphard Black era quasi sempre poco partecipe alle discussioni di famiglia, che vertevano quasi sempre su: nati babbani che fanno schifo e il matrimonio di Bellatrix, che pure sembrava non arrivare mai.
“Sono sazio – disse Sirius, alzandosi dal tavolo – vado a farmi insegnare qualche incantesimo da Bellatrix”
“Sirius, ma il dessert?” chiese Walburga Black al figlio, che a tutto pensava tranne che al dolce.
“Accidenti, madre! Non ho fame! Bella, andiamo!” sbottò Sirius, mentre Bellatrix seguì immediatamente il cugino senza protestare, anche per evitare ulteriori intromissioni nella sua vita privata.
Andromeda chiese rispettosamente invece di andare nella sua stanza, sentendosi tranquilla per Narcissa che sarebbe rimasta con Regulus, che era decisamente il suo cugino preferito.  La figlia di mezzo dei signori Black, quando fu nella sua stanza e credendo di essere da sola, estrasse la rosa che le aveva donato Ted. Erano particolari le sensazioni che sentiva dentro il suo cuore: era come se si sforzasse di disprezzarlo, pur non volendolo fare fino infondo.
“Posso entrare?”
Andromeda, in preda al sussulto e allo spavento, nascose immediatamente la rosa di Ted sotto il cuscino, assumendo un’aria innocente.
“S…si, certo”
Il fatto che fosse lo zio Alphard calmò un pochino Andromeda, ma non era decisamente il caso di dare nell’occhio con uno suo parente, per quanto lei potesse essergli affezionata.
“Non sembravi in vena di discussioni oggi, ti è successo qualcosa?”
“Co…sa? – Andromeda sapeva benissimo che lo zio Alphard fosse molto bravo a capire lo stato d’animo delle persone, ma allo stesso tempo anche lei era brava a nascondere le sue emozioni – no…certo che no. E tu? Come mai non sei rimasto con i parenti?”
“Oh…non mi piace come trattano Bellatrix e le pressioni che fanno su di lei per farla sposare. Poi odio le parole che usa tuo padre quando si rivolge a lei. ‘Sguattera, degenerata’…insomma, è sua figlia, per diamine”
“Già…io ci provo ma è inutile” disse amara Andromeda. Se c’era una cosa che apprezzava dello zio Alphard, quella era la sua avversione ai metodi di Cignus Black, ma gli mancava la volontà o il coraggio di schierarsi apertamente contro il cognato. Si sapeva dopotutto che opporsi contro la famiglia Black significava venire rinnegati, e Andromeda come lo zio Alphard non erano pronti a questo. La candidata a tale destino era decisamente Bellatrix, che sarebbe stata sicuramente capace di sposarsi con un nato babbano solo per far imbestialire il padre.
“Mi sono abituato ad ignorarli. Chiamami anche codardo, ma  non mi va proprio di vivere come un reietto rinnegato dalla sua famiglia” disse Alphard Black, con tono colpevole.
“Zio…senti. Detta in confidenza: cosa ne pensi di amicizie o di possibili rapporti civili tra purosangue e nati babbani?”
Alphard Black squadrò sospettoso Andromeda, e quest’ultima non seppe sul momento come interpretare il suo sguardo: se come un rimprovero o se come semplice timore di dire la sua opinione.
“Ti hanno detto i tuoi genitori di scoprire cosa ne penso? Si, certo – disse Alphard Black, con tono deluso – naturalmente avranno visto che non sono molto coinvolto dal loro giubilo per le morti di nati babbani, e ti hanno chiesto di scoprire se sono contrario per rinnegarmi. Ma non te lo dico” tagliò il discorso Alphard Black, facendo per andarsene via dalla stanza della nipote, ma fu fermato da Andromeda.
“Zio, no! Non sto facendo la spia – disse Andromeda, desiderosa di confidarsi con lo zio, che sembrava essere l’unico non imbevuto fino al midollo delle idee di famiglia – io…insomma…”
“Cosa, Andromeda? O per caso ti piace un nato babbano? Non sai cosa ti succerebbe se i tuoi genitori o i tuoi zii ne sospettassero qualcosa???” disse lo zio Alphard col tono preoccupato, guardando serio Andromeda.
“Zio…un nato babbano mi ha regalato questo per Pasqua – gli disse Andromeda, mostrandogli la rosa che le aveva regalato Ted – io non gli do confidenza comunque. Ma…vorrei un tuo parere”
“E non l’hai buttata? Deve essere proprio speciale questo nato babbano” disse Alphard Black, guardando stupito la nipote, che invece era imbarazzata quanto quasi impaurita dalla reazione dell’uomo.
Non riuscendo a decifrare il pensiero dello zio, Andromeda si sentiva tremendamente a disagio e cominciò a sudare leggermente. E se lo avesse detto ai genitori? Ma così non fu.
“Quindi capisco. Il nato babbano è abbastanza interessato da te al punto di regalarti una rosa e tu mi vuoi sapere cosa ne penso di un’eventuale fraternizzazione, giusto?” le chiese Alphard Black, che pure era a disagio.
“S…si. Questo”
L’uomo estrasse bruscamente la bacchetta di tasca, e sigillò le finestre e la porta della stanza di Andromeda, in modo che nessuno potesse scoprire il suo parere su ciò.
“Ora posso esprimermi, ma immagino che se mi chiedi questo non è per fare la spia coi tuoi genitori. Quindi ti dirò la verità: per me non dovresti in nessun modo farti condizionare dai pregiudizi che ti ha inculcato la tua famiglia” le disse il signor Black, visibilmente a disagio riguardo questo tema.
“Quindi…non ti faccio schifo?”
“Oh…ma piantala, Dromeda. Tu non potresti mai farmi schifo, ma non posso esimermi dal metterti in guardia dai tuoi genitori e dai tuoi zii: loro non sono tolleranti e aperti come me”
“Tollerante e aperto, tu?” gli chiese meravigliata Andromeda, che mai avrebbe immaginato lo zio in qualche modo tollerante verso i non purosangue.
“Ma si…ah no, scusa. Si, diciamo che non conosci questo lato di me.  Non ho mai condiviso questo fanatismo della nostra famiglia, ma non mi sono mai esposto pubblicamente per evitare di vivere in povertà. Sono codardo, si”
“Ma zio, io non ti ho mai visto come un codardo. Neanche io vorrei essere rinnegata dalla nostra famiglia…ma, quel nato babbano sembra diverso. E’ difficile per me”
“E cosa vorresti fare? La scelta è tra la famiglia e lui. Le due cose sono inconciliabili, a meno che tu non voglia mantenere la tua amicizia di nascosto”
A Andromeda è come se fosse venuta un’illuminazione dalle ultime parole dello zio: poteva aprirsi maggiormente a Ted senza farlo sapere a nessuno. Ma le spezzava il cuore dover mantenere un segreto a Bellatrix e Narcissa, che erano le sue adorate le sorelle. Ma in questo modo avrebbe potuto benissimo smettere di essere fredda verso Ted, che l’aveva in qualche modo toccata con i suoi ultimi gesti e al tempo stesso evitare di essere la pecora nera della famiglia, almeno fino all’inevitabile matrimonio con Lestrange e quando sarebbe diventata fedele serva del Signore Oscuro, ma a quello avrebbe pensato dopo.
“Senti, Dromeda. Io non dirò nulla ai tuoi così come credo nemmeno tu, ma stai attenta. Walburga è una legilimens, potrebbe benissimo leggerti nella mente. Ti prego…”
“Si, zio – lo tranquillizzò Andromeda, che forse aveva trovato in famiglia qualcuno con cui sfogarsi quando avrebbe avuto delle crisi esistenziali – forse sarà meglio smettere di parlarne. La zia Walburga potrebbe insospettirsi”
“Si, certo” disse il signor Black, riaprendo le finestre e la porta della stanza della nipote, per evitare di insospettire la sorella maggiore, che già sospettava del suo poco entusiasmo nelle vicende inerenti all’Oscuro Signore.
Quando Andromeda uscì dalla stanza, decise di andare fuori a prendersi un poco di aria fresca, ma il suo proposito di rilassarsi fu reso impossibile da Sirius, che volava sulla scopa che il padre gli aveva regalato per il compleanno, ed era armato di una mazza mentre Narcissa indietreggiava da dove si trovava Sirius.
“Sirius no, Sirius NO!” urlò Andromeda, ma era troppo tardi, perché il cugino colpì con tutta la forza il bolide, che finì per colpire Narcissa in pieno viso, che cadde a peso morto, quasi svenuta e con il sangue che le grondava dal naso e dalla bocca.
Sirius si spaventò un pochino, e atterrò per andare verso Narcissa ma ricevette un ceffone da Andromeda, che non aveva mai alzato la mano sul cugino. Bellatrix invece stava aiutando Narcissa a riprendersi, la quale aveva il naso rotto.
“Io…non…vol…”
“Volere? Io e te poi faremo i conti” disse Bellatrix a bassa voce, minacciosa. Tra le tre sorelle era quella che non conveniva far arrabbiare, e Sirius sapeva benissimo che se Bellatrix si arrabbiava erano guai. Due cose erano infatti quelle che Bellatrix non tollerava: nati babbani, ibridi e mezzosangue e quando qualcuno toccava le sue sorelle. E quando si assicurò che Narcissa stesse bene, parti alla rincorsa di Sirius, armata di bacchetta.
“Io…prima o poi…gliela faccio pagare. Cascasse il mondo…” diceva Narcissa con tutto l’odio che provava verso Sirius.
“Cissy, non dire così. E’ nostro cug…” provò a parlare Andromeda per calmare Narcissa, ma quest’ultima la interruppe immediatamente.
“Lui non è mio cugino e loro non sono miei parenti. Io ho due sorelle, un cugino e uno zio – disse la ragazza riferendosi a Regulus e Sirius – gli altri sono soltanto degli estranei. Li odio tutti”
 
 
“Padre, padre! Aiutami! Bella mi vuole uccidere!!!” urlava Sirius, nascondendosi dietro il padre per scappare dall’ira di Bellatrix.
“Bellatrix! Bellatrix! Lascia stare Sirius – urlò Walburga Black, mentre Cignus e Druella Black evitavano di intromettersi per l’imbarazzo – lui è il primogenito!”
“Io sono nata prima di lui! Quindi ora me la vedo io con lui! Togliti! Lo lascerò vivo!” urlò Bellatrix, puntando la bacchetta contro il cugino.
“Crucio!” disse deciso Cignus Black, puntando la bacchetta contro la figlia maggiore, che cadde al suolo in preda a tremendi spasmi che percorrevano il suo corpo, ma non urlava.
“Tu! Abominio, lurida e schifosa traditrice del tuo sangue, abominio…”
“Cignus, è tua figlia – provò ad intervenire Orion Black, mentre Sirius si era voltato dall’altra parte per non guardare Bellatrix sofferente, sentendosi in colpa – stai esagerando!”
“Adesso basta, Orion! Io esagero, io sono il cattivo! E’ lei che mi fa disperare da quando è nata, da quando non è nato l’erede maschio che desideravo! E ora si rifiuta di concedermi un’erede…basta! Crucio!!”
“Padre, padre!” entrò Andromeda, supplicando il genitore di fermarsi, ma la madre le puntò la bacchetta addosso, intimandole di non intromettersi. Fuori dalla sala pranzo, dove Cignus Black stava punendo Bellatrix, c’erano Narcissa, Alphard Black e Regulus,  che non osavano intromettersi. Il ragazzino stringeva con tutta la sua forza il polso di Narcissa.
La punizione, o meglio la tortura di Bellatrix una buona mezz’ora, fino a quando il padre non decise di lasciarla in pace e uscire in giardino con i cognati e Sirius. Quest’ultimo era piuttosto turbato, ma sembrava anche sollevato al tempo stesso per aver evitato l’ira della cugina maggiore. Andromeda si caricò sulle spalle Bellatrix che era svenuta con l’aiuto di Alphard Black e Narcissa, e la accompagnò nella sua stanza, restando a farle compagnia anche quando riprese i sensi ma la figlia maggiore dei Black non disse nulla, fissando il soffitto con sguardo che Narcissa definì folle.
 
Qualche ora dopo, quando gli zii e i cugini se ne andarono, Bellatrix si sveglio in piena notte, come se fosse sonnambula, ma era pienamente cosciente e in sé. Si infilò la bacchetta e si smaterializzò in un luogo buio ma nel quale ci fu qualche settimana prima con le sorelle, Dolohov e Lestrange: Casa Black.
“Chi è lì?” disse una voce a Bellatrix familiare, quella di Rodolphus Lestrange.
“Non ti interessa, voglio vedere il tuo padrone, conducimi da lui, ora!” gli ordinò Bellatrix
“Io…cosa? Ma cosa ti è saltato in testa? C’è una riunione con tutti i Mangiamorte…il Signore Oscuro sta tenendo un rapporto sulle no…”
“Non mi interessa!!! Togliti di torno!!!” lo spinse da un lato Bellatrix, ed era incredibile la sua forza fisica. Qualcosa era cambiato nella ragazza, dopo quanto subito da parte dei genitori, qualcosa che l’aveva cambiata come persona. Era agitata e arrabbiata, e neanche lei sapeva perché desiderava vedere Voldemort. Corse da una stanza all’altra, con Rodolphus Lestrange che tentava inutilmente di fermarla, mentre lei era una furia, entrando dentro ogni stanza come se fosse una folla.
“Lasciala entrare, Lestrange” disse la voce gelida di Voldemort, quando Bellatrix entrò dentro quella che sembrava fosse stata una volta la sala da pranzo della famiglia Riddle, mentre Rodolphus Lestrange teneva per un braccio Bellatrix.
“Mio Signo…”
“Silenzio – disse Voldemort, visibilmente infastidito da Rodolphus Lestrange – Bellatrix Black, non credevo di rivedere proprio te e proprio adesso”
E evidentemente non era il momento ideale, dato che intorno alla grande tavolo sedevano intorno a Voldemort tutti i mangiamorte, almeno i più importanti. Bellatrix guardava il Signore Oscuro con sguardo quasi folle, e non sapeva nemmeno cosa volesse da lui e da tutti i mangiamorte, che a dire il vero le facevano tutti ribrezzo.
“Bene, Bellatrix Black. A cosa è dovuto il tuo brusco arrivo proprio ora che stavamo per uccidere due babbani?” disse Voldemort, con voce fredda, indicando due persone in ginocchio poco distanti dai mangiamorte e da Voldemort.
Erano un adulto e un ragazzo, sui quindici anni che sembravano essere un padre e un figlio, dato che si guardavano negli occhi con il capo chino per farsi coraggio.
“Voglio unirmi a voi, ora” disse Bellatrix, con tono di sfida e deciso, facendo scoppiare
Tutti i mangiamorte iniziarono a ridere, sia i più anziani che i più vecchi tranne Lucius, che sapeva benissimo cosa potesse fare Bellatrix se arrabbiata e Voldemort, che non rideva mai, ma la guardava freddo e con un’espressione indecifrabile.
“Unirci a noi? E cosa saresti pronta a fare per me, per servirmi, Bellatrix Black?”
“Qualsiasi cosa…qualsiasi cosa che mi ordinerete” rispose prontamente Bellatrix, anche se non sapeva cosa avrebbe dovuto fare per Voldemort.
“Qualsiasi cosa, bene. Uccidi questi due babbani. Li hanno catturati Dolohov e Lestrage, un padre e un figlio. Lo accompagnava a scuola, che genitore modello” disse Voldemort con sarcasmo.
La sua richiesta colse impreparata Bellatrix, che cominciò a sentire il suo cuore battere all’impazzata, ma si fece coraggio ed estrasse la bacchetta.
“Non lo farà…la ragazzina non avrà mai il coraggio di farlo…cosa volete che faccia…” erano i commenti ad alta voce che arrivavano dai mangiamorte, mentre Bellatrix guardava negli occhi coloro che forse sarebbero diventate le sue prime vittime.
“Ti prego…uccidi prima me, non mio figlio. Fammi solo questo favore” le disse il uomo, che aveva il volto tumefatto per le percosse subite.
“Allora, Bellatrix Black? Lo vogliamo soddisfare al nostro ospite. O per caso non hai cora…” le disse Voldemort, con il suo solito tono asciutto, ma fu interrotto da Bellatrix, che pronunciò l’anatema che uccide.
“Avada Kedavra!” urlò Bellatrix per due volte, chiudendo gli occhi. Ed entro pochi secondi padre e figlio erano morti.
“Ma bene, ti ho sottovalutata, Bellatrix Black. Porgimi il tuo braccio. Lucius, porta via queste due carcasse” ordinò Voldemort.
Bellatrix gli ubbidì, così come fece Lucius, anche se non sembrava molto felice. Quando Voldemort le puntò sull’avambraccio la sua bacchetta, lei sentì un bruciore che le penetrò fino alle ossa, mentre tutti i presenti erano in silenzio.
“Questo è il Marchio Nero – ricominciò a parlare Voldemort, guardandola dritta negli occhi, mentre un tatuaggio raffigurante un teschio con un serpente che gli usciva dalla bocca le compariva sull’avambraccio – ogni volta che necessiterò dei tuoi servigi ti brucerà. Se mi sarai fedele allora sarai anche ricompensata, ma se la tua fedeltà in qualche modo scricchiolerà o verrà meno, allora ti punirò. Il Signore Oscuro sa tutto, Bellatrix Black”
“Ai…ai vostri ordini” balbettò Bellatrix, con gli occhi lacrimanti per il bruciore, ma tentò di farsi forza, anche perché il Signore Oscuro sembrava apprezzarla per le sue capacità, e non la vedeva come un mezzo per continuare l’esistenza del proprio nome. Bellatrix, ancora in ginocchio, lo guardò negli occhi rossi che non trasmettevano alcuna emozione, ma dentro di sé sentiva il bisogno di renderlo orgoglioso di lei, e fu così che giurò sulla propria vita che mai e poi mai avrebbe deluso il suo Signore, colui che l’ha accolta tra la sua cerchia di seguaci.
   
 
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